57° Biennale d’Arte di Venezia _ 10 padiglioni da non perdere

Cover photo:Paadiglione dell’Austria

Viva Arte Viva è il titolo della 57° Biennale d’Arte di Venezia, curata da Christine Macel. Un percorso espositivo che mette al centro l’artista, attraverso una riscoperta di progetti site specific e di retrospettive. Per districarsi fra i numerosi padiglioni nella sede dei Giardini e dell’Arsenale vi propongo la mia personale lista dei dieci più interessanti.

1 Il Padiglione Italia, curato da Cecilia Alemani, espone una triade d’artisti: Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò. Il mondo magico è contraddistinto da inquetudine e intimità dei lavori presentati. In particolare l’arte di Roberto Cuoghi, che presenta l’opera imitazione di Cristo, si articola attravero una fabbrica che produce e moltiplica l’immagine del Redentore.

2 Il padiglione della Germania, Leone d’Oro per il miglior artista e partecipazione nazionale, accoglie gli spettatori con due doberman. Una struttura in vetro e acciaio è stata installata a modificare lo spazio del padiglione, dove il progetto di Anne Imhof mescola performance, pittura e scultura attraverso una coreografia coinvolgente e riflessiva.

3 Il Padiglione del Belgio sceglie una personale di Dirk Braeckman; una serie di scatti sui toni del grigio dal forte impatto, sui temi della produzione di massa e sul consumo d’immagini.

4 Il Padiglione dell’Austria viene affidato a Erwin Wurm, che invita i partecipanti a un’esperienza attraverso la “prova” delle sculture esposte, un’esperienza corporea, meccanica e mediale.

5 Il Padiglione della Serbia dedica una retrospettica a Vladislav Šcepanovic, Milena Dragicevic e Dragan Zdravkovic attraverso un percorso caratterizzato da differenti linguaggi e origini geografiche. Evidenziandone differenze e similitudini.

6 Il Padiglione della Korea mette in luce la contraddizioni del contemporaneo. Cody Choi e Lee Wan esaltano un’estetica sfarzosa e invitante, ma dal sapore amaro attraverso un lavoro apparentemente di facciata, però ricco di significati. Un autocritica culturale del Paese e del suo sviluppo interno.

7 Il Padiglione della Cina, curato da Qiu Zhijie, accoglie una collettiva che unisce tradizione e contemporaneità attraverso mezzi espressivi differenti, all’insegna della cultura millenaria del Paese. L’esposizione ruota attorno al concetto d’identità storica, proponendone una serie di avvenimenti e di leggende.

8 Il Padiglione dell’Australia installa, all’interno del nuovo spazio espositivo, una personale di Tracey Moffatt. My Horizont, è composta da due serie di fotografie e due video. È una visione che coniuga realtà storica, sociale e televisiva.

9 Il Padiglione della Nuova Zelanda, nello spazio dell’Arsenale, vive attraverso uno schermo lungo quaranta metri, dove viene proiettato il film di Lisa Rehiana che racconta il colonialismo e la storia del Paese.

10 Il Padiglione della Danimarca espone il progetto Influenza, dell’artista Kirstine Roepstorff, che modifica la struttura dell’area. Uno sguardo nel buio, dove l’oscurità dissolve e confonde attraverso un processo di metamorfosi.

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