Irina Razumovskaya: a new inner geometry

«Mi lascio guidare nel mio lavoro da emozioni e memorie di impressioni, ma non posso costringere il mio osservatore a sperimentarle allo stesso modo. Mi piace lasciare un’interpretazione aperta, poiché questo è il modo in cui io stessa amo vivere l’arte» Così descrive la propria pratica artistica Irina Razumovskaya che presenta i suoi raffinati lavori in ceramica nella mostra “Inner Geometry”  fino al 26 ottobre 2018, presso la galleria Officine Saffi, punto di riferimento milanese per l’arte ceramica contemporanea. Razumovskaya nasce a Leningrado, in URSS, nel 1990. Quando ancora ha pochi mesi di vita la realtà attorno a lei subisce un processo di cambiamento così radicale e rapido da risultare quasi prodigioso. La sua città natale riprende il nome imperiale di San Pietroburgo e la sua nazione quello ancestrale di Russia. Pur se troppo giovane per appartenere alla generazione della Ostalgia – cresciuta a cavallo di due sistemi politici e culturali, e immortalata in film come “Good Bye, Lenin!” (2003) di Wolfgang Becker o più recentemente da Natalya Kudryashova in “Pionieri-Eroi” (2016) – ciò nonostante la ventisettenne scultrice sembra subirne un fascino discreto. Riferimenti all’estetica del Vchutemas – la scuola d’arte moscovita che negli anni Venti divenne il centro di riferimento per l’avanguardia – riecheggiano infatti nell’uso di forme geometriche pure per le sue sculture in ceramica, restituendo un’idea quasi romanticizzata dell’estetica sovietica. Ma questa è per lo più un’opera di mediazione culturale tra generazione. I “dashing 90s”, con la loro carica dirompente di rigenerazione ma anche la loro instabilità, sono infatti quello che l’artista per lo più ricorda della sua infanzia. Riflessioni di matrice filosofica sull’invecchiamento, l’ineluttabilità del deperimento della materia, l’osservazione analitica di strutture architettoniche opposta a visioni sintetiche di paesaggi, sono alla base della ricerca artistica di Razumovskaya. La fascinazione per una bellezza non comune, per l’inatteso, la portano a descrivere nelle sue opere i profili essenziali di oggetti domestici, di parti di macchinari, o ancora dettagli di edifici con tutte le loro possibili sfumature di granulosità. Le semplici forme geometriche, punto di partenza di ogni sua scultura, vengono alterate dall’artista con successive modifiche e rotture. Durante la smaltatura il controllo iniziale sulla forma va progressivamente e inevitabilmente sciamando, man mano che la struttura evolve indipendentemente all’interno del forno di cottura, divenendo qualcosa d’altro, rispondendo a regole di una forma diversa di geometria. «Nel mio lavoro cerco di evitare il dinamismo, mentre favorisco la simmetria. Mi piace che i miei pezzi non abbiano un significato scontato e siano animati da una propria vita interiore». Con Inner Geometry” Irina Razumovskaya colleziona immaginari reperti provenienti da oniriche rovine contemporanee, edificate su visione di forme e simboli inconsci, ribadendo così la sua ferma convinzione che il lirismo consista più nel celare che nello svelare e che l’arte trovi la sua massima espressione “tra le linee” di una poesia, tra le crepe della ceramica, nel mistero, nel suo pieno senso etimologico di ciò che non deve – o non dovrebbe – essere rivelato.

Irina Razumovskaya
Inner Geometry
26.09 – 26.10.2018
Officine Saffi
Via A. Saffi, 7 – 20123 – Milano
www.officinesaffi.com

Photo Courtesy of Officine Saffi

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