“Senza riserve”, di Raffaele Pappadà

“Senza riserve” (Musicaos Editore), il romanzo del giovane e talentuoso telecronista sportivo Raffaele Pappadà (Mediaset Premium), comincia dove iniziano e finiscono tutte le partite di calcio, dalle finali di Champions agli incontri settimanali di calcio a cinque: in uno spogliatoio. È lì che Thomas, al termine di un allenamento, cerca di fare un bilancio di quella che, al momento, è la sua esistenza. Un giovane, poco più che ragazzo, con alle spalle una storia d’amore fallita, da cui è nato un figlio bellissimo e un futuro tutto da giocare, sul campo, a forza di parate. Già, perché Thomas è l’ultimo uomo, il portiere, il calciatore che nel bene e nel male decide le sorti di ogni incontro calcistico.
Se un attaccante sbaglia, dopo un minuto ha occasione di rifarsi, i tifosi se ne dimenticheranno, avranno memoria corta, se sbaglia un portiere il suo errore è lì, sotto gli occhi di tutti, ci vorranno gli sforzi di altri dieci giocatori, bravura e un pizzico di fortuna, per recuperare o ribaltare il risultato. La particolare stagione della vita che Thomas si trova a vivere coincide con una stagione altrettanto particolare, quella della sua squadra, il Lecce, che è in Serie A, e vive un anno magico di scontri al vertice con le squadre più blasonate del paese, e soprattutto gioca i suoi incontri davanti al suo amato pubblico, al Via del Mare, stadio che compare anche nella copertina del libro. La vicenda di Thomas è raccontata in modo incalzante, sia dentro che fuori il campo da gioco, alternando le vittorie e le sconfitte di uno sportivo alle vicende di vita e sentimentali di un ragazzo che cerca la propria strada nel mondo, nell’amore, da sottolineare nuovamente il fatto che si tratta di un romanzo di esordio, perché l’autore dimostra già di conoscere bene i meccanismi del racconto, e sa tenere alta l’attesa e la concentrazione del lettore, alternando rapidamente i capitoli, quarantaquattro, quasi quanto un ideale “primo tempo”, di un incontro che, solo alla fine, rivelerà il suo risultato.
Non ci importa sapere, prima di immergerci in questa lettura avvincente, se si tratterà di una vittoria o una sconfitta, anche perché, come dice l’autore, “il calcio è una metafora della vita, più di altri sport, proprio per questo motivo: perché ammette il pareggio, e a volte esistono pareggi più significativi di certe vittorie”. Bella anche la musica, che fa sottofondo al testo, accompagnando il lettore nei viaggi e negli incontri di Thomas, in una terra, il Salento, che impariamo ad apprezzare anche dal punto di vista sportivo. Una nota che impreziosisce questo romanzo, infatti, è l’ispirazione diretta dell’autore, nata anche essa sui campi di gioco e nelle redazioni sportive, prima salentine (Telerama) e poi milanesi, la storia di Thomas è infatti liberamente ispirata alle vicende di Massimiliano Benassi, che ha militato nel Lecce negli anni 2010-2013 e 2015-2016, con 66 presenze. La sua storia sportiva è stata la traccia che ha ispirato e motivato l’autore, facendo nascere questo romanzo e fornendo i giusti elementi di corrispondenza e veridicità, anche nella finzione della storia inventata, non è un caso se al termine del romanzo è ospitato proprio il portiere, Massimiliano Benassi, con un’intervista, corredata da fotografie e ritagli di giornale, a testimonianza che la realtà può ispirare un buon romanzo e, allo stesso tempo, una bella storia può richiamare alla memoria, con passione, episodi sportivi di sicuro interesse.

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