ON STAGE!

 

Photography | Francesco Cavicchioli
Stylist | 3
Stylist’s assistants | Enrico Dal Corno, Carlotta Sorrentino
Grooming | Laura Marrazzo
Model | Tommaso Cataldi @YouWayManagement
Thanks Martina Bentivogli

 

@Riproduzione Riservata

 

 

 

 

ACQUA DI COLONIA

Ha più di tre secoli di storia, ma non li dimostra. L’Eau de Cologne uno dei classici della profumeria, dalle note domi- nanti di agrumi, nata come “Aqua mirabilis” acqua profuma- ta dalle proprietà medicamentose a ne ‘600, cambia pelle…

Colonia Club Travel Spray di Acqua di Parma

Flacone da viaggio, rivestito in pelle, per la nuova Eau De Cologne, ispirata ai club sportivi esclusivi, che si apre con le note agrumate di mandarino, limone e bergamotto che si fondono con quelle più opulente del neroli e petit grain, insieme a quelle fresche e croccanti della menta. Nel cuore le note aromatiche di geranio, lavanda e galbano. Il fondo é un tripudio di accenti legnosi del vetiver haitiano che si fondono con l’opulenza del muschio e dell’accordo di ambra grigia.

Fahrenheit Cologne di Dior

Tripudio di agrumi freschi e succosi in apertura: mandarino siciliano, berga- motto calabrese e limone. Sensuale patchouli e viola francese inebriano il cuore. Le note calde del vetiver di Haiti e del cedro della Virginia, e quelle speziate di noce moscata e cumino chiudono la fragranza.

Pour Homme Essence Aromatique di Bottega Veneta

Una rivisitazione della classica colonia che si apre con la freschezza del bergamotto italiano, mentre il cuore é sensuale: mix di patchouli indonesiano, narcotico e opulento, e accordo di pino siberiano. Nelle note di fondo il cedro del libano.

Neroli Portofino Forte di Tom Ford

Note di testa agrumate a base di ber- gamotto, arance sanguigne e lavanda, e ricordano il profumo dei pergolati di Porto no, a cui si aggiungono note di basilico e quelle silvestri del garbano. Il fondo della fragranza riproduce
il sentore del sottobosco costiero incolto con note boisé, un accordo di cuoio, ambra, assoluta di muschio di quercia. Per lasciare spazio in ne alla sensualità del suede e dei muschi che chiudono la fragranza.

@Riproduzione Riservata 

L’UOMO EROICO E ANTICONFORMISTA DI FAUSTO PUGLISI

A Pitti Uomo il debutto della prima capsule di moda uomo

Perfetto rappresentante di una New Italian Wave, la nuova generazione di designer italiani molti amati e seguiti a livello internazionale, Fausto Puglisi debutta a Pitti Uomo con la sua prima capsule collection per lui che sarà presentata insieme alla Resort donna 2017. Da sempre riconosciuto per la sua moda sensuale e impeccabile per i tagli sartoriali, l’estetica di Puglisi è da sempre ricca di contrasti che riflettono da un lato le sue origini italiane, dall’altro la sua poliedrica passione per la cultura americana. Fil rouge è il tocco di massimalismo e la maestria decorativa che si ritrova dai jeans fino agli abiti da sera. Una contaminazione creativa dallo spirito pop che è ben rappresentato dalla serie di inediti sketches in cui Fausto ha rappresentato i suoi look accanto ai modelli della statuaria greca o in pose che riprendono i canoni della bellezza classica rivisti con il suo linguaggio decorativo.

Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il nuovo progetto menswear.

Come è nata l’idea di una capsule uomo?
La trasversalità tra uomo e donna e il concetto di moda androgina sono da sempre nelle mie corde. E’ un concetto che era già ben presente negli anni Settanta. Alcuni capi donna dalle forme oversize erano acquistati anche dall’uomo. Così dalle prime richieste è nata l’idea per questa nuova avventura, una capsule di capi molto speciali.

Che tipo di uomo ti sei immaginato?
Voglio rendere omaggio alla bellezza e alla regalità del corpo maschile e alla libertà di un uomo eroico che asseconda i suoi desideri e il suo demone interiore. Ho ripensato agli ideali dell’uomo greco in modo contemporaneo. E’ un uomo che supera gli schemi buon gusto borghese. Una personalità sempre ricca di contrasti in cui convivono dimensioni opposte, la persona semplice come il re.

Parlando di contrasti e del tuo percorso, quali città senti più vicine?
Da un lato New York è la città che sento come casa e dove tutto può accadere. Dall’altro sento molto presente la cultura mediterranea con la sua energia e passione, da Napoli a Istanbul passando per il Sud America. Penso anche a luoghi come Miami dove a South Beach puoi vedere passare uomini dalle tipologie più differenti.

Per te la moda è…
La moda è un artigianato creativo di altissimo livello che si avvicina a una forma d’arte, specialmente quando viene comunicata in un certo modo. La moda è anche  costume sociale e fotografa bene lo spirito della società presente.

@Riproduzione Riservata

CINQUE MOTIVI PER SCEGLIERE MASERATI LEVANTE

Accativante, sportivo, italiano.
È il nuovo Maserati Levante, primo suv della casa del Tridente.
Basterebbero questi tre aggettivi per preferirlo ai concorrenti delle altre case automobilistiche, e se la passione non fosse suf ciente questi sono i 5 motivi per cui pensiamo sia la scelta giusta.
Il DNA. È una Maserati e si percepisce. Sportiva e senza la minima ombra con cambio a 8 rapporti e paddle ssi dietro al volante.
Facile dimenticarsi di essere alla guida di un suv.
Le sospensioni con molle ad aria e 5 livelli da terra. Una taratura impeccabile e costante dell’assetto. Aggiungiamo il baricentro basso, una distribuzione dei pesi al 50/50 e il risultato è una guida davvero entusiasmante.
È italiana ed è costruita in Italia. È assemblata a Mira ori, il motore benzina è costruito da Ferrari, gli interni sono in Alcantara e seta di Ermenegildo Zegna. Super uo aggiungere altro.
Il design. Muscolare, aggressivo e af lato all’anteriore, razionale e pulito sulla coda. In perfetto equilibrio.
Le portiere. Sì, le portiere. Senza cornici dei vetri come una sportiva di razza. Il dettaglio che chiude de nisce il concetto Levante in maniera perfetta.

Frank Gallucci International Web Influencer @frankgallucci
Cosa rappresenta Maserati?
Quando penso a Maserati il primo collegamento che mi riaf ora alla mente è il concetto di Made in Italy, concetto che abbraccia in toto quelli che sono i canoni che all’estero ci riconoscono: qualità, eleganza, classe, coerenza, stile, in una sola parola: ITALIA.

Com’è stato guidarla?
Fortunatamente non è la prima volta che collaboro con questa azienda per cui ho avuto la possibilità di guidare in prima persona diversi modelli. Quando mi si è presentata l’occasione di provare il nuovo della casa ho detto subito si per capire cosa si fossero inventati questa volta. Il risultato? Un Suv incredibile, un salotto paragonabile ad un lussuoso living all’interno del quale la creatività corre libera, dove le prestazioni non fanno mai da cornice ma sono punto di partenza importante nella de nizione di un auto di classe. Le linee e le forme sono molto eleganti grazie alla rotondità nella parte posteriore che fanno da contraltare all’incisività del frontale che esalta la grinta tipica di Maserati.

Il look giusto per la Levante?
Diciamo che una macchina così versatile per molti punti di vista, non impone una solo tipologia di look, anzi si può spaziare ampiamente. Se proprio dovessi scegliere un solo look di sicuro opterei per un completo con camicia, senza cravatta, un paio di stringate e un cappotto doppiopetto. Semplice e di impatto, proprio come l’auto.

www.maserati.it

Photography| Leo Iannelli
Stylist | Orsola Amadeo
Talent | Frank Gallucci
Videomaker | Alessio Caldara, Luca Perotta

@Riproduzione Riservata

MARCO PALVETTI: IDENTIKIT DI UN ATTORE

È stato Salvatore Conte in ‘Gomorra’. Carismatico, garbato e introspettivo Marco Palvetti, classe 1988, è uno degli interpreti più interessanti della scena italiana e internazionale.
MANINTOWN ha cercato di esplorarne la ricca personalità.

Lei è stato de nito la rivelazione del cinema italia- no nel 2014. Come ci si sente a ricevere un simile riconoscimento?
Quando si fa il proprio mestiere con amore come me ricevere un tale riconoscimento è non solo un privilegio, ma anche una responsabilità: ci si sente un po’ un esempio per tanti nuovi aspiranti attori.

Lei ha de nito Gomorra, ‘cinema’. Ci può far capire in che senso Gomorra supera i limiti della ction televisiva per diventare Cinema?
Ha un potenziale qualitativo molto alto, appun- to da cinema. È infatti serialità cinematogra ca. Ormai oggi questa è una realtà e rappresenta una modalità espressiva diversa da quella di un lungometraggio e le differenze riguardano sia la possibilità narrativa che l’impatto sul mercato.

Quanto c’è della sua preparazione teatrale nella sua elaborazione del personaggio di Salvatore Conte e in generale nella preparazione di qualunque ruolo da lei affrontato?
In realtà tutto parte dall’esigenza espressiva dell’attore di confrontarsi con diversi mezzi di comunicazione, che siano essi il teatro, il cinema o la ction. Quindi é una questione di sensibilità dell’attore. Personalmente amo molto sia il teatro che il cinema, quando recito posso vivere la vita di qualcun altro, ed è straordinario.

Dopo un ruolo così incisivo come quello di Conte in Gomorra ha già in cantiere nuovi progetti? Se sì potrebbe anticiparci qualcosa?
Sto valutando diversi progetti e sceneggiature ed è ancora prematuro parlarne. Mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino e Matteo Garrone ma anche con Tim Burton e Steve Mc Queen, sono talenti visionari.

Lei ha un aspetto molto curato sia sul set che fuori. Quanta importanza riveste il look nella sua attività artistica e perché a suo avviso?
Il look di scena è la somma di tanti fattori espres- sivi ed è importante in quanto racconta molto del personaggio. Per me un personaggio va rispettato e non ha mai un solo colore ma è vivo e, come la vita è carico di controsensi.

Qual è l’elemento che non può mai mancare nel suo guardaroba? Perché?
La giacca perché è un capo che mi accompagna e mi fa stare bene. Ma mi concedo sempre la libertà di poter scegliere senza uno schema prede nito.

Ci può parlare delle sue passioni maschili (viaggi, sport, hobby, ecc.)?
Amo molto leggere, scrivere e mi alleno ogni gior- no in palestra con un coach per tenermi in forma.

Un luogo del corpo e uno della mente che le appar- tengono in modo speciale?

Il luogo dell’anima è il mare, mi scuote dentro, mi fa paura e insieme mi affascina: mi tiene vivo. Il luogo sico è qualunque nuova destinazione di viaggio perché implica una crescita e vivere nuove emozioni.

Qual è l’esperienza artistica o esistenziale che l’ha segnata di più e dalla quale ha tratto il più profondo insegnamento?
Sicuramente il mio trasferimento a Roma a 18 anni per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” ha segnato la mia ‘svolta fondamentale’. Vivevo un momento molto delicato e proprio allora ho iniziato un percorso che mi ha dato tanto, soprattutto in termini di co- noscenza, per far germogliare dentro di me quella ‘pianta’, quel fuoco, quell’esigenza diabolica, intima e fragile che l’attore coltiva dentro di sé.

Lei ha un aspetto molto curato sia sul set che fuori. Quanta importanza riveste il look nella sua attività artistica e perché a suo avviso?
Il look di scena è la somma di tanti fattori espres- sivi ed è importante in quanto racconta molto del personaggio. Per me un personaggio va rispettato e non ha mai un solo colore ma è vivo e, come la vita è carico di controsensi.

Qual è l’elemento che non può mai mancare nel suo guardaroba? Perché?
La giacca perché è un capo che mi accompagna e mi fa stare bene. Ma mi concedo sempre la libertà di poter scegliere senza uno schema prede nito.

Ci può parlare delle sue passioni maschili (viaggi, sport, hobby, ecc.)?
Amo molto leggere, scrivere e mi alleno ogni gior- no in palestra con un coach per tenermi in forma.

Un luogo del corpo e uno della mente che le appar- tengono in modo speciale?
Il luogo dell’anima è il mare, mi scuote dentro, mi fa paura e insieme mi affascina: mi tiene vivo. Il luogo sico è qualunque nuova destinazione di viaggio perché implica una crescita e vivere nuove emozioni.

Qual è l’esperienza artistica o esistenziale che l’ha segnata di più e dalla quale ha tratto il più profondo insegnamento?
Sicuramente il mio trasferimento a Roma a 18 anni per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” ha segnato la mia ‘svolta fondamentale’. Vivevo un momento molto delicato e proprio allora ho iniziato un percorso che mi ha dato tanto, soprattutto in termini di co- noscenza, per far germogliare dentro di me quella ‘pianta’, quel fuoco, quell’esigenza diabolica, intima e fragile che l’attore coltiva dentro di sé.

Photography | Roberta Krasnig
Stylist | Stefania Sciortino
Grooming | Ilaria Di Lauro
Photography Assistant | Chiara Filippi
Post-production | Giovanna Di Lisciandro
Location | M3 Studio

@Riproduzione Riservata

the alpines

Gli Alpines, il duo formato da Catherine Pockson e Bob Matthew, sono una band che fa capo a nuova wave di pop britannico. Tra i loro fan ci sono artisti del calibro di The xxThe Maccabees e Florence Welch, e per molte buone ragioni. ‘Completely’, l’ultimo singolo è sicuramente una delle canzoni più sofisticate mai realizzate ad oggi, capace di mostrare, ora più che mai, una creatività senza limiti. Nella nuova lirica targata Alpines, la strada intrapresa è quella di un sound più sperimentale e raffinato che trascende definizioni di genere, in un equilibrio bilanciato tra appeal commerciale e sensibilità melodica, fatta di vocalizzi decisi e immersivi che si incontrano con una musicalità incalzante. La band è anche tuttavia spesso a contatto con il mondo della moda, avendo collaborato con brand All Saints, Paul Smith, Urban Outfitters, e magazine com Madame Figaro.

Li abbiamo incontrati per parlare di una canzone intensa dalle atmosfere ipnotiche e del loro stile ricercato e anti-convenzionale.

Perché il nome “Alpines”?
Farà sorridere ma entrambi amiamo la montagna. Uno dei nostri primi viaggi on the road è stato sulle Alpi ed è dopo essere tornati che abbiamo battezzato il nostro nome. Gli “Alpines” sono piccoli fiori che vivono in alte quota sui monti e sono incredibilmente resistenti, capaci di sopravvivere anche in condizioni estreme. Ci siamo fatti trasportare da questo simbolismo e dalle emozioni scaturite da un luogo magico. E proprio in quei momenti e per il significato che questo nome ci sembrava calzare a pennello.

La vostra musica viene influenzata da…?
Da ogni musicista e canzone che ci piace. Dalle persone che ci circondano e che amiamo e dai paesaggi. La Natura, con i suoi suoni e colori, è una fonte inesauribile d’ispirazione.

Le vostre icone musicali?
Bob: Brian Eno e D’Angelo.
Catherine: Prince ed Erykah Badu.

La vostra canzone preferita di tutti i tempi?
Bob: “Something” dei Beatles.
Catherine: “Blowing In The Wind” di Bob Dylan e “When Doves Cry” di Prince. 

Le cose positive e negative di fare parte di un duo?
Ci sono molti aspetti positivi,  hai sempre una cassa di risonanza e questo significa che puoi mantenere lo slancio e portare avanti le attività in maniera congiunta. Siamo così fortunati che tra di noi possiamo ricreare l’intero mondo del suono e del visual che vogliamo associargli. Significa che lavoriamo veramente tanto e non siamo per niente bravi a ritagliarci tempo libero o vacanze. L’unico aspetto negativo è che alcune volte può diventare veramente dura essere solo in due nella band, anche per questo è tuttavia fantastico suonare dal vivo, perché abbiamo le nostre parole chiavi per comunicare tra noi, quando per esempio deve partire una batteria ed espandere la dinamica musicale. 

Ci potete parlare del vostro stile? Quanto impegno mettete nella vostra immagine?
Supponiamo che il nostro stile possa essere definito in termini semplici come minimal, leggero e strutturato. Al momento non stiamo incorporando molti colori, riguarda più la silhouette, linee forti e fantasie stampate. Pensiamo molto alla parte visual della band. Vogliamo dare l’idea di un look che va a tempo con la velocità del nostro sound, così che si complementi l’uno con l’altro. Quando scrivevamo l’album avevamo una lavagna per i mood che includeva molte immagini di paesaggi desertici, architettura Bauhaus, edifici di Mies Van Der Rohe, collezioni di Alexander Mc Queen, lavori d’arte di Pierre Soulages e foto di Ansel Adams e molto altro! Siamo ispirati dall’arte e dalla ricerca iconografica che sono una parte importante per lo sviluppo del nostro sound e dello stile. 

Tra le vostre tracce quale scegliereste per diverse occasioni, a cosa vi fanno pensare?
Completely – Questo è il nostro ultimo singolo e lo suonerei mentre si guida verso un’uscita serale, riguarda l’abbracciare la verità di una situazione lasciandoti andare, rendendoti completamente vulnerabile con qualcuno.
No Other Lover – questa è una di quelle che suonerei per fare ballare la gente
Oasis – questa la suonerei d’estate quando il sole tramonta con gli amici intorno a bordo piscina, bevendo un cocktail e godendosi il momento.
Chances – questa è una di quelle che suonerei alla fine di una serata. Avete presente quel momento in cui tutti se ne sono appena andati a casa? Ha un umore che si addice a quella situazione. Parla che di quegli attimi in cui bisogna prendersi il rischio di stare con qualcuno pur sapendo che il sentimento potrebbe non essere corrisposto. Amiamo anche il remix che ne ha fatto Cyril Hahn.
Saviour – questa canzone parla di speranza e della capacità di accettare qualcuno che ti aiuta in periodi difficili.

www.alpinesmusic.com
@Riproduzione Riservata

REPORTING FROM THE FRONT

“REPORTING FROM THE FRONT” è il tema della 15° Biennale d’Architettura curata da Alejandro Aravena che apre oggi a Venezia. Il percorso espositivo fra gli spazi dell’arsenale e i padiglioni dei giardini appaiono come sconnessi e non sempre rispondono al topic proposto dal curatore anche se il ruolo del progetti sovrasta quello degli architetti in un ottica di accantonamento dei nomi noti. Di seguito vi propongo 10 padiglioni da scoprire fra gli spazi dell’arsenale e dei giardini per una panoramica complessiva sulla Biennale d’Architettura in corso.

  1. Progetto curato da Alejandro Aravena – perché è il padiglione da cui il tema della Biennale trae origini, accoglie i visitatori all’Arsenale e si pone come introduzione alla Biennale. Attraverso il riutilizzo di 10.000 mq di cartongessi e 14 chilometri di strutture metalliche il curatore utilizza i resti della precedente manifestazione. Il padiglione del curatore ruota attorno all’idea di reinterpretare e dare nuova vita e forme agli “scarti” generati dall’architettura.
  2. Padiglione del Regno Unito – Il padiglione inglese presenta il progetto “Economia domestica” con una serie di proposte per la vita in casa a seconda del tempo che si trascorre al suo interno: ore, giorni, mesi, anni o decenni. Un percorso e riflessione sulle necessità e sugli stili di vita in evoluzione.
  3. Padiglione Danese – all’interno della struttura ai Giardini della viene vengono presentati un insieme di modellini che invadono le sale attraverso un percorso temporaneo articolato in altezza.
  4. Padiglione Svizzero – progetto ad opera dell’architetto Christian Kerez si pone con un laboratorio di ricerca sullo spazio architettonico; l’architetto “è riuscito a esplorare i limiti di quanto è possibile fare in architettura, combinando tecniche artigianali e i più moderni processi riproduttivi in 3D” attraverso un architettura-scultura percorribile dai visitatori.
  5. Padiglione Italia – All’arsenale il padiglione curato da TAMassociati (Massimo Lepore, Raul Pantaleo, Simone Sfriso) dal tema “Taking care. Progettare per il bene comune” è suddiviso in tre le sezioni: capire i problemi delle aree in difficoltà, mostrare i progetti, presentare un intervento di soccorso.
  6. Padiglione Paesi Nordici – Presenta al proprio interno una struttura piramidale su cui si può salire e trovare una serie di informazioni e di materiali relativo alle architetture in questi paesi.
  7. Padiglione Corea – il padiglione coreano presenta una panoramica sulla situazione dell’architettura nei suoi territori ponendo l’accento sulla modernizzazione e sul contesto urbani in cui essa si colloca.
  8. Padiglione Egitto – Una struttura simile ad una rampa da skateboard blu è stata installata all’interno del padiglione ai giardini su cui sono collocate numerose prese di corrente per i visitatori; all’ingresso una ragazza timbra dei documenti per accedervi, simbolo della burocrazia egiziana attuale.
  9. Padiglione Ungheria – all’interno dei giardini si presenta come uno spazio collettivo dove documentarsi e vivere al meglio grazie all’architettura e a come essa dialoga con il contesto in un ottica funzionale.
  10. Padiglione Australiano – all’interno una piscina dove poter rinfrescarsi e rilassarsi dopo il lungo giro all’interno dei giardini. Il progetto vuole mettere il luce lo stile di vita australiano attraverso la sua stereotipazione.

 

Biennale d’Architettura da sabato 28 maggio a domenica 27 novembre 2016, ai Giardini e all’Arsenale, Venezia.

@Riproduzione Riservata

TOMMASO RINALDI, LO STILE DI UN CAMPIONE OLIMPIONICO

Il grande pubblico lo conosce forse più per la sua apparizione alla trasmissione “Si può fare!”, dove si è classificato terzo cimentandosi in prove ben lontane dal suo ambito quotidiano; i più attenti e amanti dello sport lo ricordano come uno dei protagonisti delle Olimpiadi a Londra nel 2012, come tuffatore della squadra italiana, con un palmares che ha compreso in passato anche medaglie importanti in campionati europei.Tommaso Rinaldi, classe 1991, in una pausa dai suoi impegni con la Marina Militare, si è prestato a posare per noi e a raccontarci un po’ il suo mondo, in attesa di rivederlo non a Rio, ma alle successive Olimpiadi in Cina.

Come ti sei avvicinato al mondo dei tuffi?
Porto avanti una tradizione familiare, essendo mio padre un tuffatore a sua volta. Quindi mi sono avvicinato a questo sport sin da piccolo.

Come è stata la tua esperienza televisiva?
Partecipare alla trasmissione di Rai 1, presentata da Carlo Conti, è stato molto divertente.
Ho conosciuto persone fantastiche ed ho avuto modo di mettermi alla prova in discipline lontane dal mio mondo.

Il momento più emozionante della tua carriera?
Direi quando al termine della gara alle Olimpiadi c’è stato l’abbraccio con mio padre, che è anche il mio allenatore. In quella occasione ci siamo tolti tutti e due una grande soddisfazione.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei programmi sono tutti concentrati sulla car- riera sportiva, finché il fisico e la mente lo permetteranno.
Ho fame di altre soddisfazioni!

Photography | Francesco Menicucci
Stylist | 3
Stylist’s assistant|Riccardo Terzo
Grooming | Alice Taglietti
Model | Tommaso Rinaldi
Thanks Brave Models


@Riproduzione Riservata

SUGGESTIONS

È arrivata all’edizione numero 90 la fiera di moda più importante d’Italia, ma più passa il tempo più si dimostra vivace e piena di iniziative, con un appeal capace di affascinare e portare a Firenze i nomi più importanti della moda mondiale. E questa volta sono davvero tanti gli appuntamenti da non perdere, una precisa attenzione agli stilisti giovani emersi negli ultimi anni nel fashion system italiano, ma anche ai designer conosciuti che scelgono Pitti per il tipo di pubblico presente, per l’atmosfera, per il clima ricco di fermenti e input.
Ecco i nostri momenti da non perdere di questi Pitti Uomo 90

“Epiphany” di Gucci a Firenze

Sarà presentato il 16 giugno durante le giornate di Pitti, presso il Gucci Museo di Firenze, dopo l’anteprima mondiale avvenuta il 5 maggio al Dover Street Market di New York, e a seguire anche quella del 12 giugno sempre al al Dover Street Market, ma di Londra. È “Epiphany” il nuovo libro di Gucci, edito da IDEA books in una edizione limitata di sole 1000 copie. La pubblicazione, divisa in tre parti, una centrale a colori e due in bianco e nero, raccoglie fotografie realizzate da Ari Marcopoulos durante un servizio scattato a Milano per illustrare le collezioni donna e uomo prefall 2016, disegnate dal Direttore Creativo di Gucci Alessandro Michele. Il libro è presentato dentro una busta a bolle plastificata decorata con un adesivo raffigurante il serpente di Gucci sul davanti e il logo del brand impresso su seta nera serigrafata sul retro, prevista inoltre la presenza di una tasca che ospita uno scatto di Marcopoulos e ogni copia è corredata anche di un poster ripiegabile. Un vero e proprio collector’s item che ha già fatto allertare i tanti fan di questa nuova era Gucci e che si prevede andrà a ruba. Se non riuscite a comprarlo la sera del 16, potrete provare nei punti vendita selezionati e a partire da luglio, anche sul sito di IDEA books.

www.gucci.com

Pitti Italics: Lucio Vanotti

Alla Dogana il giorno 16 un Pitti Italics molto atteso. Il programma della Fondazione Pitti Immagine Discovery che supporta le nuove generazioni di designer italiani con potenzialità internazionali, ha invitato a Firenze uno dei nomi più interessanti emersi nelle ultime stagioni dal panorama moda italiano: Lucio Vanotti. Dopo avere debuttato a gennaio scorso sulle passerelle nel prestigioso Armani/Teatro grazie all’invito di Giorgio Armani, Vanotti porta a Firenze il suo menswear. Lo stilista bergamasco, classe 1975 e diplomato all’Istituto Marangoni di Milano, stima molto Pitti e infatti ha così commentato: “É la manifestazione che permette di esprimere la propria visione della moda a livello nazionale e internazionale, tra tradizione e attualità, e su questi temi lavorerò per la prossima collezione. Cercherò di trovare la storia italiana attraverso l’attualità”. E Pitti Italics si conferma così un evento da non perdere.

www.luciovanotti.com

La s/s 2017 di Diktat a Pitti Uomo

Un trentennale know-how nella produzione di abbigliamento made in Italy come punto di partenza, la capacità di aggiornarlo alla contemporaneità, proponendo sempre capi di tendenza, capaci non solo di cogliere lo zeitgeist, lo spirito dei tempi, ma di piacere ad un pubblico attento, che cerca un look attuale, ma di qualità. Diktat porta le sue proposte all’edizione numero 90 di Pitti Immagine Uomo, confermando la cura nei dettagli, l’attenzione ai materiali naturali e l’utilizzo di tecniche produittive eco-friendly. Due i capi must-have della stagione s/s 2017: il pullover slim-fit a trama “retinata” in crepe di cotone nelle nuance del verde militare e del blu marine, a creare un contrasto grintoso e interessante, e quello a righe blu marine e azzurro polvere mélange, in cui il crepe di cotone è affiancato da una miscela di filato stampato in cotone misto lino, dall’animo più urbano. Linee essenziali, pulite, colori naturali, per una collezione dove confort e giusta vestibilità sono in primo piano.

www.diktat-italia.com

Gosha Rubchinskiy, dalla Russia il Menswear Guest Designer di Pitti 90

È un fashion designer, ma anche un fotografo e un film maker. Non disegna solo abiti, ma decide i modelli delle sue sfilate, produce le immagini per i lookbooks e persino delle fanzine. Quello che colpisce di Gosha Rubchinskiy è l’aspetto multimediale del suo lavoro, che corrisponde alla voglia di raccontare una precisa visione, non solo stilistica, ma di un mondo, di una ideologia. La sera del 15 giugno Rubchinskiy presenterà a Firenze la collezione per la s/s 2017, insieme ad un progetto fotografico creato ad hoc. Il Menswear Guest Designer di Pitti Uomo 90, la cui linea è prodotta e distribuita dal 2012 da Comme des Garçons, è una figura che ha debuttato nel giugno 2014 sulle passerelle parigine, acclamato dalla critica, e che in poche stagioni ha conquistato un nutrito gruppo di follower, grazie ad una estetica che combina elementi dal mondo dello sport con rimandi alla youth culture russa degli anni Ottanta e Novanta e con suggestioni cinematografiche. Gli skater e i graffiti artist di Gosha conquisteranno Firenze!

Il ritorno di Raf

Raf Simons è sicuramente legato a Firenze. Nel 2003 lo stilista insieme a Francesco Bonami curò in occasione di Pitti Immagine Uomo la mostra “Il Quarto Sesso. Il territorio estremo dell’adolescenza”, poi sono seguiti lo show, con video installazione e relativo libro, per festeggiare i suoi dieci anni di carriera nel 2005 e la sfilata di Jil Sander, brand di cui all’epoca era direttore creativo, nel 2010. Ora Simons ritorna a Pitti, e in un momento molto chiacchierato, visto che il suo abbandono della creative direction di Dior non ha ancora portato alla scelta di un sostituto ed è stata la prima di una serie di separazioni fra designer e note maison. Sono entusiasta di essere di nuovo a Firenze questa stagione, per presentare la mia collezione p/e 2017 e un progetto speciale che realizzerò proprio per Pitti”, ha dichiarato lo stilista e sono in molti ad attendere con ansia “FLORENCE CALLING: RAF SIMONS”, evento che si terrà alla Stazione Leopolda la sera di giovedì 16 giugno.

rafsimons.com

Ispirata a Gore Vidal la collezione Paolo Pecora Milano per la s/s 2017

È stato una delle menti più acute della letteratura americana, un intellettuale arguto, e dal forte impegno civile, capace di spaziare dall’analisi politica del suo Paese alla leggerezza delle sceneggiature hollywoodiane, noto anche per le sue battute pungenti. Gore Vidal amava l’Italia e dalla sua mitica villa, La Rondinaia di Ravello, guardava il mondo e ne parlava nei suoi saggi. Anche il suo stile era ben preciso e noto, una sartoria leggera e decostruita, un bon ton mai troppo eccessivo o chiassoso. Ed è proprio a questo personaggio, alla sua classe ed eleganza, che si ispira la collezione s/s 2017 che Paolo Pecora Milano presenta a Pitti Uomo. Giubbotti Ivy League in maglia leggera, polo in piquet colorate, camicie estive con inserti di maglia fantasia rigata e le maglie, per cui lo stilista è celebre, da abbinare ai denim block color. Un certo rigore, nei capi d’ispirazione militare, stemperato però da un leggero spirito retrò, che pervade la collezione e trova nei colori, il blu del mare cristallino, il giallo delle limonaie, il rosso del corallo di Sorrento, il tabacco, un chiaro rimando a giornate estive da trascorrere sul litorale campano.

www.paolopecoramilano.com

STYLE PREVIEW

AMERICAN VINTAGE
American Vintage, marchio francese ideato da Michael Azoulay, torna con una collezione all’insegna di colori caldi e vintage. Stile essenziale e materiali di primissima scelta, come il cotone Supima, proveniente dalle migliori coltivazioni australiane e degli States, per un look casual che si rinnova.
journal.americanvintage-store.com

ATELIER NOTERMAN
Atelier Noterman nasce nel 1946 ed è oggi il risultato della collaborazione di successo tra Luc De Maeght e la famiglia Noterman. Il brand ha come motto “Wear responsibly” e lo dimostra con il Detox Denim, realizzato in esclusiva collabora- zione con Italdenim, che prevede risparmio di acqua ed energia e riduzione dell’utilizzo di sostanze tossiche.
www.ateliernoterman.com

CIRCLE OF GENTLEMEN
Lo stile del contemporaneo gentiluomo britannico caratteriz- za le proposte di Circle of Gentlemen dalla nascita del brand nel 2006. Un’intelligente mix fra passato e presente caratte- rizza la collezione per la p/e 2017, in cui elementi preppy si uniscono ad un’attitudine urbana. Il risultato è un guardaroba quotidiano elegante, ma con un animo più graffiante.
www.circleofgentlemen.com

CIVIDINI
Dopo il successo dell’esordio invernale, Cividini Uomo presen- ta la collezione p/e 2017 dal nome “Peso Zero”. Polo extra-li- ght di lana seta, jacquard ad effetto pixel, giacche in maglia in punto Milano, il bomberino must-have in giro inglese, sono alcune delle proposte in cui i filati sono tessuti al massimo della leggerezza e maestria costruttiva.
cividini.com

LUMBERJACK
Lumberjack pensa le sue collezioni per gli UrbaNatures, per- sone che hanno una coscienza ambientale ed etica, capaci di trovare un compromesso sostenibile nel loro quotidiano anche urbano, così come le calzature firmate con la foglia d’acero invi- tano ad un nuovo equilibro tra urban e outdoor style. “Looking for UrbaNatures” è la nuova campagna che mira, grazie al web, alla ricerca di nuovi testimonial di qusta filosofia.
www.lumberjack.it

OXS
Una nuova generazione di calzature ultraleggere, pensate per la vita quotidiana e capaci di stimolare il movimento. OXS non perde di vista il suo DNA, ma accanto alla ri-edizione dell’i- conico boot Frank, propone modelli nuovi e grintosi come
il sandalo Airdrop, Woobie, la sneaker con suola in gomma
e micro ventose allover, e Amtrac, evoluzione dell’anfibio, in materiali inusuali.
www.oxs.it/it

EASTPAK presenta la nuova travel collection per l’estate 2016

Nata dal risultato di approfondite ricerche sui consumatori, la collezione Eastpak dedicata ai traveller è stata progettata per soddisfare le esigenze di ogni esploratore urbano.
Guidata dal nuovo trolley ibrido Tranzshell, leggero e indistruttibile, è completata dal versatile Tranverz, disponibile in quattro taglie a partire da 115 Euro, e dalla versione con 4 ruote Trans4, con cinghie di compressione laterali per ottimizzarne il volume.

Tutti prodotti costruiti per andare ontano, con dettagli tecnici per facilitare ogni spostamento e stampe e colori per viaggiare con stile (scopri online le altre novità di moda)!

www.eastpak.com

IL LATO GENTLEMAN DI CHEF RUBIO

Cover Natural Gentleman shirt & tie | Gabriele Pasini vest

Chef Rubio al secolo Gabriele Rubini (classe 1983) non è solo il protagonista e fenomeno televisivo di UNTI E BISUNTI in onda su DMAX, ma un uomo eclettico per cultura e interessi. Gabriele è un accanito lettore e viaggiatore, ama i libri intrisi di poesia e visioni oniriche: lo hanno formato autori come Murakami, ma anche Frey, Palahniuk e Welsh. La sua educazione inizia al liceo classico, in un ambiente multiculturale ricco di sub-culture tra punk e metallari. Vive la sua adolescenza tra musica, studio, sport e moltissima lettura. Lo sport arriva per motivi terapeutici in seguito a una brutta scoliosi. Sceglie il rugby, dopo aver tentato di praticare senza costanza judo, scherma e basket. Ricorda i primi tempi, in cui il rugby rappresentava per lui “fatica, sforzo, freddo e botte”, che si trasforma lentamente in qualcosa di cui non riuscirà più a fare a meno. “Dalla diffidenza alla dipendenza”, afferma lui stesso.
Tratto distintivo di Chef Rubio è senza dubbio l’ironia dai toni sarcastici e un carisma capace di coinvolgere le persone nei territori e nelle situazioni più differenti. Recentemente si è fatto ritrarre dalla fotografa Alessia Leporati a petto nudo con un agnellino sulle spalle. Una foto bucolica che nelle intenzioni voleva celebrare il carisma di Rubio come un pastore che guida le sue greggi di followers. Da qui si è innescata una reazione a catena tra giornali e web, tra polemiche e commenti entusiastici. Il risultato? Rubio è così immortalato nella sua versione statuetta da presepe nelle vesti di pastore. E commenta il maestro Marco Ferrigno, caposcuola nell’arte della terracotta partenopea e tra i più produttivi nel trasformare in pastori i personaggi della politica e dello spettacolo: “Con una posa così naturalmente presepiale mi è sembrato inevitabile un riconoscimento a Rubio che con il suo programma ha saputo dare la giusta evidenza alla tradizione culinaria che vive proprio qui, nei vicoli del nostro centro storico di Napoli, a San Gregorio Armeno”.
Rubio si conferma un instancabile viaggiatore e insaziabile ricercatore di sapori e tradizioni culinarie, superando confini e schemi. Col suo programma Unti e Bisunti, dai toni spesso irriverenti, è riuscito a lanciare un messaggio in cui il food è anche curiosità verso quello che ci circonda, una cultura accessibile a tutti, specchio di una società e non fenomeno elitario.

In esclusiva per MANINTOWN vi mostriamo il lato “gentleman” di Chef Rubio, anche attraverso le immagini del servizio diretto da Peter Cardona in cui lo vedrete in una versione inedita.

Com’è stata la tua adolescenza?

Ero un normalissimo ragazzo che affrontava gli studi del liceo classico e sono cresciuto in un ambiente con diverse etnie come metallari, punk o quelle che chiamano zecche a Roma. La musica è sempre stata presente durante l’arco del liceo e lo studio era sì presente, ma non era per me fondamentale.

La tua passione per lo sport?

In realtà è nata per fini terapeutici e di salute, poiché avendo avuto la scoliosi a dieci anni ho iniziato a praticare rugby, judo, scherma e basket. Poi iniziato il rugby non ho più smesso.

Come sei arrivato al mondo del food?

Ho fatto diverse esperienze come gourmand, viaggiando in Europa e in particolare nel Regno Unito. Tutti interessi un po’ sopiti perché pensavo alla carriera nel rugby. Poi col tempo è diventata una materia di studio e solo dopo un lavoro, grazie a un incastro di molteplici situazioni. Poi il fatto di poterlo raccontare con un programma è stata un’ulteriore occasione che mi ha confermato la necessità di mostrare un paese o un popolo senza prescindere dalla cultura di strada e dalla cucina povera.

Tra le città che hai visitato in quale vivresti?

Dal 2012 ho girato dodici nazioni prima dell’avventura televisiva, tra cui India, Cina, Corea, Giappone, Libano, Turchia, Israele. Tutte esperienze molto interessanti, anche sono molto affezionato all’Oriente e Tokyo è la città dove vivrei tranquillamente.

Com’è andata quest’ultima annata di “Unti e Bisunti”?

E’ stata la serie più seguita e la più complessa, sicuramente diversa dalla prima e dalla seconda. Nella progettazione del programma anch’io sono parte attiva, visto che comunque parla del sottoscritto e contribuisco all’ideazione dei contenuti.

Come scegli le città da visitare e in quali hai avuto più soddisfazioni?

Purtroppo non sempre posso scegliere perché ci sono delle esigenze di produzione, anche se il mio sogno sarebbe stato di andare all’estero per raccontare diverse città e realtà. Sicuramente Girona e la Costa Brava non erano tra le mie mete preferite, ma una volta lì ho scoperto una realtà fantastica. Non si finisce mai di imparare e di conseguenza si hanno a volte dei preconcetti di partenza quando invece poi si rivelano super interessanti.

La tua ironia ha suscitato polemica nella rete e tra i vegani.

Questa ira vegana non è mai esistita, è stato solo un titolo ripreso da alcune testate giornalistiche e da commenti che hanno criticato gli scatti in modo poco ortodosso. Così ho risposto a tono…di conseguenza si è scatenata una rivolta dei fan vegani, quando invece sono il primo ad avere amici vegani.

Nelle foto pastorali che hanno suscitato tanto scalpore ci sono immagini rurali legati al territorio di Parma, in cui tra l’altro ho vissuto e mi sembrava giusto rendere omaggio alla città.

Se apro il tuo guardaroba?

Troverai soprattutto magliette, shorts, infradito…da aprile a ottobre preferisco stare a piedi nudi, poi se il meteo rema contro mi metto pure le scarpe!

E l’eleganza….

L’ultima ricorrenza in cui mi sono vestito formale è stata a un matrimonio di un mio amico. Per questa e altre occasione scelgo sempre un abito su misura.

Il messaggio che vorresti lanciare col tuo programma?

Amare e rispettare il prossimo, rendere partecipe le persone che si hanno attorno e che tutto quello che eravamo e siamo stati non può essere dimenticato per un futuro migliore, ma ci deve essere una connessione tra passato e futuro che faccia vivere il presente nel miglior modo possibile. Il cibo è un fil rouge attorno cui ruotano temi sociologici e antropologici, ma traspare solo a chi vuole vuole approfondire il tema.

Photo | Roberta Krasnig
Style | Peter Cardona
Grooming | Veronica Caboni
Special Thanks | Lanificio Roma

@Riproduzione Riservata

GIANMARCO TAMBERI

Cover | Nike jacket; Dior Homme suit&shirt

Figlio e fratello d’arte, Gianmarco Tamberi è a tutti gli effetti una delle nuove promesse dell’atletica italiana: lo vedremo infatti alle Olimpiadi di Rio previste per il prossimo agosto nella disciplina del salto in alto. La passione per lo sport in Gianmarco, si sa, arriva tutta dal padre, primatista italiano indoor nel salto in alto, ma anche il rapporto con il fratello Gianluca, di due anni più grande, non fa che rafforzare l’intensità di questa dedizione, sebbene sia primatista nel lancio del giavellotto. Ha stabilito il record italiano in Germania la scorsa estate e subito dopo ha ammesso che il segreto, per lui, è non mollare mai e imparare dai propri errori per migliorarsi e trovare la propria chiave del successo. Gianmarco è convinto infatti che ognuno sia unico e differente, nella vita come nello sport, e che il talento e lo stile si nascondano proprio dietro al carattere. Forza di volontà e devozione dunque, oltre a un tocco di follia che non guasta mai: ecco il ritratto del giovanissimo atleta che si è raccontato tra uno scatto e l’altro.

Una famiglia di sportivi d’eccellenza alle spalle e una carriera straordinaria, il 2015 è stato un grande anno, cosa ti aspetti da quello nuovo?

Sicuramente è stato un anno fantastico nel quale sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni, ma considero il 2015 come un anno di passaggio. Il 2013 e il 2014 mi hanno portato un’infinità di infortuni che non mi hanno consentito di mettermi in gioco. Sono stati due anni di vera e propria frustrazione, mi allenavo ogni giorno al 200% senza mollare mai neanche un passo, ma poi ogni volta che stavo per fare il salto (in tutti i sensi) di qualità, puntualmente succedeva qualcosa: distorsioni, stiramenti e strappi muscolari mi hanno condannato a 730 giorni di continue cadute a terra! Ora sono tornato, e questo 2015 è stato come un nuovo punto di partenza. Le Olimpiadi di Rio 2016 sono un sogno troppo vero e vicino per essere soddisfatto di quello che ho già fatto! Non c’è giorno da quando ho iniziato questa preparazione in cui non pensi alle Olimpiadi, posso dire con sincerità che in questo momento Rio 2016 è la cosa più importante della mia vita e farò di tutto per conquistarla.

Cosa vuol dire stile per te e come definiresti il tuo?

Credo che il concetto di stile non si possa racchiudere in una sola semplice parola, ognuno di noi ha la sua personalità, come il suo stile. Certamente alcune persone possono assomigliarsi, ma non saranno mai uguali! Lo stile è rappresentato da tutto ciò che una persona è, dal suo modo di camminare, da come si veste, dal modo in cui affronta la vita, dal mondo che frequenta… è sempre questione di stile! Per me è fondamentale non imitare quello degli altri, ma tenersi stretto il proprio, perché ognuno di noi è unico ed è questo che ci rende interessanti… Poi se dovesse capitare che vi rasiate anche voi la barba a metà vi giuro che non me la prenderò!

Abbigliamento sportivo o casual? Quale preferisci e in quali occasioni?

Sportivo, casual, elegante…ogni abbigliamento ha la propria occasione! Fondamentale è saper indossare tutto e sentirsi a proprio agio sia in tenuta sportiva con una Red Bull in mano che in smoking con una coppa di champagne. Non andrò mai ad allenarmi in giacca e cravatta, ma non stupitevi se a una cena di gala mi presento in abito elegante con sotto delle Nike Jordan, dopo tutto… è questione di stile no?!

Photo | Pier Nicola Bruno
Style | Faio Ferraris
Grooming |Valeria Orlando @Hmbattaglia
Fashion Assistant | Simona Bolchini

@Riproduzione Riservata

UN GIORNO COL GIAGUARO: Jaguar presenta The Art of Performance Tour

E’ passato anche dall’Autodromo di Monza e non poteva essere diversamente visto che è il più importante circuito automobilistico d’Italia: “The Art of Performance Tour”, il primo evento itinerante pensato per esaltare le prestazioni e l’eleganza dei modelli della flotta Jaguar ha fatto perdere la testa anche fuori Milano.
Giro in pista e test drive per provare in prima persona l’esperienza di guida dei modelli più recenti e dinamici del giaguaro, anche in versione AWD con quattro ruote motrici (disponibile a richiesta nel mercato).
F-Pace: il primo crossover, molto performante, ideato e progettato per offrire l’agilità, la reattività e l’esclusività del brand: una chicca dalle dimensioni importanti.
Jaguar XF: un impareggiabile mix di design, lusso, tecnologia, efficienza e raffinatezza che le consentono di distinguersi tra i modelli della stessa categoria. Una berlina semplicemente straordinaria.
F-TYPE Coupé/Convertibile, caratterizzata da un design seducente, prestazioni eccezionali e agilità sorprendente, rappresenta la vera essenza della sportività Jaguar. Da provare almeno una volta nella vita.
In casa sono disponibili anche il modello XE, la più piccola, la più leggera e aerodinamica della flotta, e XJ, l’ammiraglia della flotta, perfetto mix di potenza e lusso, in grado di offrire un’esclusiva esperienza di guida e di comfort a bordo.
Il Tour arriverà al Salone dell’Auto di Torino, uno tra i più importanti saloni automobilistici all’aperto, arrivato quest’anno alla seconda edizione, che si terrà dall’8 al 12 giugno presso il Parco del Valentino. Oltre a questi primi tre importanti appuntamenti, durante i mesi estivi, Art of Performance Tour toccherà alcune delle principali località balneari come Forte dei Marmi (2 giugno) e Milano Marittima (11 – 12 giugno). Il tour proseguirà con un ricco calendario anche nei mesi invernali, animando le stazioni sciistiche delle più esclusive località di montagna.

www.jaguar.it

@Riproduzione Riservata