Cinecult: La Dea Fortuna di Ferzan Ozpetek

L’amore inclusivo, quello che unisce e non divide mai perché non conosce separazioni di genere, raccontato con poetica malinconia e lucido lirismo, in una società che ha annegato i sentimenti in una gabbia virtuale, in un bordello senza mura per citare Marshall McLuhan e che annulla le emozioni livellando le sfumature con il risultato di discriminare invece che abbracciare.

Di sfumature ce ne sono tante ne ‘La Dea Fortuna’ l’ultima pellicola di Ferzan Ozpetek distribuita da Warner Bros.Entertainment Italia, nei cinema per Natale.

Finalmente un film anti panettone che punta sulla psicologia, sull’infanzia e la maturità a confronto, una bella riflessione sull’identità maschile e sul concetto di paternità in una società fluida in cui una coppia gay non può adottare e a malapena può sposarsi, proprio come nel Medioevo più oscurantista.

Un Edoardo Leo in stato di grazia, oltre che assolutamente magnetico e super glamour, affianca un elegantissimo e viscerale Stefano Accorsi che già con il bel film ‘Il campione’ ha dimostrato di essere finalmente maturato artisticamente e di aver alzato l’asticella del suo percorso professionale grazie a lavori di rilievo che sicuramente prendono le distanze dal fast food cinematografico di oggi.

Perché il cinema è prima di tutto arte e non solo intrattenimento, e teniamo a sottolinearlo. Qui siamo in una vicenda un po’ complessa: due uomini, Arturo dotto traduttore (Stefano Accorsi) e Alessandro rustico idraulico (Edoardo Leo), coatto e molto sensuale, accettano la richiesta della loro amica Anna Maria (Jasmine Trinca, bella ed elegante) che li ha fatti incontrare.

La giovane donna siciliana, malata di tumore, chiede ai due amici del cuore di tenere per lei durante la sua degenza in ospedale i due piccoli figli Sandro e Martina. E lì nasce tutto l’intreccio. I nodi vengono al pettine.

Dopo 15 anni i due ragazzi si faranno del male e si dovranno rimettere in discussione facendo i conti con un vissuto fatto di bugie e compromessi nel tentativo di portare alla luce i motivi veri del loro innamoramento.

Perdersi per poi ritrovarsi, in mezzo ci sono le tentazioni, i fraintendimenti, le barriere create da apparenti dissidi che solo il vero amore sa superare. Sullo sfondo di una famiglia LGBT a tratti iconizzata con troppi generosi cliché, (lo avevamo già percepito ne ‘Le fate ignoranti’) spuntano due ragazzini figli del tablet e dello smartphone, cresciuti senza padre, teneri e forti, innocenti ma già fin troppo maturi.

Affidiamo alle parole del regista turco, ormai italianissimo, il compito di spiegare questo bel film: “In genere si racconta quasi sempre o la nascita di un amore, magari contrastato, oppure il momento in cui esplode la passione.

Io invece volevo raccontare due persone che stanno insieme da tanto tempo e stanno quasi per lasciarsi perché è passato il momento della passione. Sono quasi come fratelli, l’amore ha cambiato aspetto e loro non sanno più come conviverci. Il fatto che siano due uomini non è determinante, avrebbero potuto essere anche un uomo e una donna o due donne.

Ma quello che mi affascinava era proprio l’idea di come, una volta superato il sesso e la passione, un rapporto possa rigenerarsi in un modo diverso di stare insieme. Credo sia un tema che riguardi molte coppie, al di là degli orientamenti.

Ovviamente la Fortuna ci mette lo zampino facendo arrivare nella loro casa due bambini, figli di una amica che glieli affida per qualche giorno ma poi la loro permanenza si protrae.

I due protagonisti sono costretti a confrontarsi con qualcosa a cui non avevano mai pensato: non si erano mai immaginati “genitori” né la paternità era mai stata una loro fantasia o progetto. Gli capita tra capo e collo e proprio nel momento più delicato del loro rapporto”.

Insomma un gran pasticcio, apparentemente inestricabile, con un plot che prende le mosse da un fatto vero e che non vuole intervenire nel dibattito sulle famiglie arcobaleno (anche se chi scrive vuole sottolineare che invece una posizione andrebbe presa in un paese come l’Italia che non ha ancora una legge contro l’omofobia né un assetto normativo che consenta alle coppie gay di adottare dei bambini).

“Si è genitori dalla cintura in su, non dalla cintura in giù-prosegue il regista-con temi così importanti spero di aver fatto un film di emozioni coinvolgenti, sullo scoprirsi e il ritrovarsi, senza scadere nel sentimentalismo.

Nel gioco dell’alternanza tra commedia e dramma, riso e pianto, spero di essere riuscito a rispondere ai dubbi che mi avevano assalito quando mi capitò un fatto reale che è alla base di questo film.

Un anno fa mio fratello era gravemente malato. Sua moglie, a cui sono molto legato, mi aveva chiesto, nel caso fosse successo qualcosa di grave anche a lei, di occuparmi insieme al mio compagno dei suoi due figli.

Ha voluto che glielo promettessi. I miei nipoti, all’epoca dodicenni, sono bambini intelligenti, che parlano perfettamente altre lingue, si informano, leggono, sono curiosi, facili forse da gestire.

Eppure, questa richiesta mi ha spalancato un mondo di angoscia, di paure, di dubbi sulle mie capacità, mi ha aperto le porte su un mondo emotivo che non conoscevo e a cui non sapevo come avrei reagito. Questo film è stato un modo per esplorare quei dubbi e quelle emozioni. Per darmi delle risposte a domande molto personali”.

Divertente e macchiettistica, molto allegorica di un certo tipo di bigotto fanatismo molto radicato nel Sud Italia, la figura della vecchia Elena, interpretata da una impareggiabile Barbara Alberti, quintessenza di quello spirito tridentino, ipocrita e reazionario che ha istigato un figlio al suicidio e che pervade soprattutto la mentalità ancora troppo arretrata e provinciale soprattutto italica, per scoprire la bellezza di un amore che ancora oggi come diceva Proust “non osa pronunciare il suo nome”.

Nel cast troviamo inoltre la onnipresente Serra Yilmaz, il fascinoso Filippo Nigro, straordinario nel ruolo di uno smemorato sempre partecipe che corrobora la vis comica dei personaggi smorzando le scene più drammatiche, di Matteo Martari che è Stefano e che si sta facendo le ossa con un cinema di qualità e anche Cristina Bugatty, la transgender cool che da Pechino Express approda ora sul grande schermo con stile e ironia dando valore aggiunto a una sceneggiatura molto riuscita, firmata da Ozpetek, Gianni Romoli che è anche produttore del film insieme a Tilde Corsi, e da Silvia Ranfagni.

Ci auguriamo che molte coppie eterosessuali si riconoscano in questa vicenda struggente e intensa, descritta con un linguaggio mai troppo stucchevole né retorico, perché l’amore anche e soprattutto paterno è un diritto di tutti, non una conquista di pochi eletti.

Due parole le spenderemo sulla bellissima colonna sonora di Pasquale Catalano in cui brillano due brani cult: la ballata meravigliosa ‘Luna Diamante’ cantata dalla voce ricca di pathos della leggendaria Mina e tratta dall’album ‘Mina Fossati’ uscito a novembre, e ‘Che vita meravigliosa’ del cantautore Diodato, due perle a impreziosire un film dalla fotografia davvero suggestiva e vibrante, e quell’acqua che lava via tutte le imperfezioni e i drammi, riportandoci alla felicità primigenia.

Da vedere e se possibile da rivedere.

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Equinozio d’autunno: perché avviene il 23 settembre

Sappiamo bene che le stagioni cambiano e che da secoli ormai hanno delle scadenze predefinite in cui iniziano e in cui finiscono, ma non solo, ci sono anche gli equinozi durante l’anno solare: equinozio d’autunno ed equinozio d’estate, ma vi siete mai chiesti perché l’equinozio d’autunno avviene il 23 Settembre?

Se non lo avete mai fatto o ve lo siete chiesti senza poi invece trovare la risposta, qui vi spieghiamo il motivo, sperando di essere abbastanza esaustivi e di porre così fine alle vostre curiosità.

Cos’è l’equinozio

Cominciamo col definire cos’è il quinozio, parola che deriva dal latino “equi-noctis” e significa “notte uguale” al giorno. Anche se per motivi di rifrazione atmosferica, di semidiametro del Sole e di parallasse solare in realtà la lunghezza del giorno è maggiore di quella della notte. Spiegato in parole più semplici la lunghezza del giorno uguale alla notte si ha quando i raggi del sole cadono in modo perpendicolare all’asse terrestre

23 Settembre equinozio d’autunno

L’equinozio d’autunno avviene di solito fra il 21 e il 24 settembre, anche se l’ultima volta che avvenne il 24 settembre fu nel 1931 e dai calcoli avverrà il 21 settembre solo nel lontano 2092.

Dunque perché la data è quasi sempre il 23 settembre in cui cade l’equinozio d’autunno? La risposta è presto data perché le ore di luce e quelle di buio dovrebbero essere esattamente 12 quando si ha l’equinozio e questo avviene nel momento in cui si verificano i fattori astrologi sopra menzionati. In realtà come già detto, il giorno durante l’equinozio è più lungo e l’orario in cui avviene l’equinozio d’autunno non è mai lo stesso e questa variazione è dovuta alla diversa durata dell’anno solare e di quello di calendario.

Dobbiamo pensare che il nostro pianeta ci mette 325,25 giorni ad effettuare un’orbita intorno al sole per questo motivo l’inizio dell’autunno può variare in giorno e ora.

La stagione autunnale 2019 iniziata appunto il 23 settembre 2019 terminerà il 22 dicembre 2019 quando, come ben sappiamo (si spera dall’asilo) avrà inizio l’inverno.

Curiosità sull’equinozio d’autunno

Per gli amanti di miti e leggende vi raccontiamo che l’equinozio d’autunno in tempi antichi era legato ad esempio al simbolo del melograno, associato al mito di Demetra e Persefone, dove la mitologia narra che quest’ultima fu rapita da Ade che la voleva come sposa. La madre cercò di salvarla, ma Persefone aveva mangiato dei chicchi di melograno, che le furono offerti e così si era legata per sempre al mondo dei morti.

Un’altra leggenda invece collega le more all’equinozio d’autunno, essendo uno degli ultimi frutti di fine estate e secondo alcune credenze non andrebbero più mangiate dopo la fine di settembre, perché sarebbero caricate di energie negative.

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E a Miami Gianni Versace creò l’uomo

C’è chi è nato per seguire la corrente e chi invece è nato per rompere gli schemi e abbattere i muri in barba al consenso della comunità.

Gianni Versace apparteneva alla seconda categoria, un sognatore geniale e intellettualmente onnivoro, interprete di una eclatante svolta nel costume, creativo poliedrico e irriverente che ha saputo liberare gli uomini dai vincoli atavici di una divisa borghese asfittica e ormai anacronistica, segnando l’avvento di un nuovo rinascimento teatrale del menswear.

Prima negli anni’80 con il ‘soft suit’, la pelle lavorata e laserata e la maglieria da temerario condottiero, poi negli anni’90 con l’estetica esuberante delle sue stampe solari e opulente e del suo minimalismo sexy e glunge, lo stilista e costumista calabrese, beniamino dei divi e delle rockstar internazionali, ha ammaliato gli uomini creando per loro l’abito di una rivoluzione caleidoscopica che affidava all’egemonia salvifica del colore e ai decori più trasgressivi e originali, spesso mutuati da un’iconografia camp e per i tempi molto evoluta, il nuovo lessico dell’eleganza virile, sempre più ‘wild at hearth’.

Era in incubazione l’identità di un uomo meno macho e più gaudente, un edonista bellissimo e spavaldo che si diverte a stregare le donne con camicie foulard stampate dai mille colori che si spalancano su muscoli turgidi e scultorei, da abbinare a pantaloni jeans couture attillati anch’essi dai colori squillanti o in morbida nappa nera sado-chic, inconfondibile cifra del mondo Versace di ieri e di oggi.

Era il 1992, l’anno delle Colombiadi, e per la collezione maschile della primavera-estate 1993 presentata in estate a Milano Collezioni Uomo con la regia di Sergio Salerni in una memorabile sfilata-kolossal, il fotografo Doug Ordway realizzò degli scatti suggestivi oggi divenuti iconici per presentare e promuovere la nuova immagine maschile bold con cui Gianni Versace, il demiurgo iconoclasta e senza regole paladino di un ‘uomo senza cravatta’, si preparava a lanciare un nuovo sasso nello stagno traendo spunto dalla sua passione per Miami, quel nuovo Eden inesplorato e popolato di creature straordinarie dove lo stilista aveva fatto costruire il suo sontuoso buen retiro nella villa fatale denominata ‘Casa Casuarina’.

Camicie e gonne sarong per lui dalle fantasie sgargianti e dalle tinte tropicali si alternavano in pedana a giubbotti e gilet molto naked da abbinare a sandali da gladiatore e foulard dalle seducenti policromie, per definire un nuovo ‘adonismo’ che affondava le radici nel superamento della cosiddetta ‘grande rinuncia’ in favore di un uomo disinibito e radicale, consapevole dell’eloquente messaggio derivante dalla sua prorompente fisicità.

A Miami a dicembre del 2019 durante la design week Art Basel Miami, la maison della medusa ha riproposto, attualizzandolo con installazioni vivaci in bilico fra moda e design curate dall’eclettica interior designer americana Sasha Bikoff nell’ambito della splendida mostra ‘South beach stories’, quel concept travolgente che per molti gentlemen un po’ azzimati suonò come uno schiaffo: un ceffone coraggioso fatto di colore e sensualità pura, nel segno di una vibrante energia latina.

Una carica rigogliosa che si può ritrovare anche negli arredi presentati dalla mostra ‘South beach stories’ di scena lo scorso dicembre nel Design District di Miami e curata dalla Bikoff che ha già collaborato con Versace per il fuorisalone del 2019.

La mostra di Art Basel Miami ha previsto anche la partecipazione dell’artista talentuoso Andy Dixon. Una esposizione memore dei fasti di una passerella che spettacolarizzava una virilità eccentrica e trionfante.

I top model di quel momento, i più belli, amati e richiesti sulla scena internazionale dei Novanta, Marcus Schenkenberg, Steven Lion, Rick Arango, James Hyde, Brian Buzzini, Gregg Avedon esibirono come opliti di una falange stilosissima, la loro spregiudicata e testosteronica bellezza plastica di muscolosi tritoni associandola a una profusione inusitata e ipervisiva di forme, tessuti, decorazioni e cromie che non aveva e non ha ancora oggi precedenti nell’immaginario collettivo.

Un prezioso volume del marzo 1993 firmato Gianni e Donatella Versace, edito da Leonardo Arte e abbellito dalle opere di Mimmo Paladino e Alighiero Boetti, dalle foto di Bruce Weber, Doug Ordway e David Vance, dallo styling suggestivo di Angelo Azzena e dalle lussureggianti illustrazioni di Thierry Perez e Manuela Brambatti, ricorda a chi quel periodo non lo ha vissuto la portata dinamitarda di quei capi, di quei corpi, di quei volti cesellati ed esaltati da mille virtuosismi coloristici e da tatuaggi campiti come pennellate ad alto tasso erotico su muscoli guizzanti.

Laddove la prestanza fisica divenne il manifesto di un vitalismo ancestrale e paganeggiante, cifra stilistica di una nuova identità maschile aperta oggi molto attuale. Nuovo appuntamento in America: la sfilata cruise coed 2021 che avrà luogo il 16 maggio 2020. Stay tuned.

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Giochi di macchine: 3 migliori videogiochi auto

I video giochi sono un mondo che attira molte persone, dai ragazzini agli adulti, perché per giocare non c’è un età stabilita, e soprattutto, se si parla di giochi di macchine, spesso passa in primo piano la passione maschile che unisce

I migliori videogiochi auto sono quelli studiati per essere utilizzati su PS, XBOX One e PC gaming, ma quali sono quelli che ritenuti i migliori in assoluto? Ecco la nostra classifica.

3 migliori videogiochi auto: giochi di macchine

F1 2019 Anniversary Edition

Primo in lista non può essere che un videogioco auto del 2019 per la playstation, il F1 2009. Questo è infatti il gioco auto ufficiale del Campionato Mondiale di Formula 1 del 2019 uscito nell’agosto di questo anno. Non è il primo della serie, ma senz’altro di successo come le precedenti versioni, con un tocco in più.

In F1 2019 è stato migliorato il controllo e le funzionalità di gioco presentano delle novità, inoltre è possibile personalizzare i piloti e le auto, ad esempio è possibile pilotare la Ferrari F10 e mettere al volante Fernando Alonso o Felipe Massa, scegliere la McLaren MP4-25 e farla guidare da Lewis Hamilton o Jenson Button.

Assetto Corsa

Con Assetto Corsa ci si trova davanti ad un videogioco auto dedicato sia a chi è appassionato di videogame, ma anche a chi è meno esperto e vuole iniziare ad approcciare il gioco video. La prima versione nacque per PC, ma poi è diventato utilizzabile su console.

I comandi sono davvero molti e le simulazioni di gara auto sono state definite fra le migliori di sempre anche se qualcuno ha detto che avrebbe preferito un roster di automobili più ampio, ma insomma, non si può avere tutto e per iniziare è senz’altro uno dei migliori videogiochi auto con una simulazione davvero realistica.

Project Cars

Qui siamo di fronte ad un game auto fra i più amati al punto che i partecipanti alla community sono stati resi partecipi del suo sviluppo. Project Cars è uno dei pochi videogiochi auto che permette di scegliere a quale gara partecipare e con quale auto, in un catalogo davvero immenso, ma non solo: potrete creare anche il vostro pilota su misura.

Non finisce qui, perché per gli appassionati incalliti è anche possibile fare gare online col limite di 20 giocatori e partecipare a eventi e gare organizzate dalla community con tanto di premi veri per chi vince. Anche qui, come per Assetto Corsa, l’esperienza di guida è molto realistica al punto di scegliere anche se giocare in modalità giorno o notte oltre al tempo.

Sciare in inverno: i migliori hotel sulle piste

Tra nuove insegne e nomi storici della tradizione, questi hotel hanno tutto ciò che ci si aspetta da una struttura di montagna: sono sulle piste per cominciare la giornata all’insegna dello sport, sono dotati di spa e piscine sensazionali con vista bosco e infine ristoranti gourmet per passare la serata all’insegna della buona tavola. Da prenotare subito!

Hotel Lamm

L’hotel si trova al centro di Castelrotto, suggestivo paese ai piedi delle Dolomiti, sull’Alpe di Siusi, e c’è tutto ciò che occorre per ritornare in forma e godere di momenti davvero speciali, sulla neve, in spa o al ristorante. I vicinissimi impianti (175 km di piste da favola) sono l’ideale per mettere alla prova le proprie doti sciistiche, il miglior snowpark d’Italia (e 3° al mondo) con fantastici rail, kicker, box e whoop, 80 km di sentieri innevati da scoprire con gli sci di fondo o con le ciaspole: per gli amanti della montagna qui è un vero paradiso.

Hotel Lamm

Hotel Col Alto Corvara 

Fondato nel 1938 e, ancora oggi, amorevolmente gestito dalla famiglia Pezzei, il Col Alto si è sempre tenuto al passo con i tempi grazie ad accurati restyling, che ne hanno preservato l’atmosfera alpina aggiungendo un pizzico di glamour. L’ultimo step arriva quest’anno: l’hotel ha riaperto in occasione del weekend dell’Immacolata con 20 camere “Superior” completamente rinnovate. Il progetto, curato dall’architetto di Bressanone Gerhard Tauber, ha voluto puntare sulla creazione di un ambiente caldo e accogliente grazie all’utilizzo di legno di larice e del loden per i divani e i rivestimenti in stoffa. 


Hotel Col Alto

Hotel La Perla

Si trova direttamente sulle piste da sci, vicino agli impianti di risalita nell’accogliente angolo del paesino di Corvara, l’Hotel La Perla. L’albergo a conduzione familiare è conosciuto nel mondo per l’inconfondibile ospitalità e la straordinaria capacità di instaurare con gli ospiti un rapporto privilegiato che dura nel tempo. Nella gestione dell’hotel la famiglia Costa mette l’ospite sempre al primo posto.

Hotel La Perla

Thurnher’s Alpenhof  

Il Thurnher’s Alpenhof è una perla dell’ospitalità nelle Alpi austriache, sposa alla perfezione uno stile chic cosmopolita e rilassato. Il calore della famiglia proprietaria si riflette nelle attenzioni personali rivolte a ciascun ospite. Agli appassionati dello sci l’hotel offre lezioni gratuite con un istruttore e accesso diretto alle piste di Zürs, che regalano discese di tutti i livelli, nonché la possibilità di praticare altri sport invernali.

Thurnher’s Alpenhof

Comprensorio sciistico di Arabba

Una destinazione per chi fosse alla ricerca di neve perfetta su piste magnificamente battute, cielo azzurro, aria pulita e sole praticamente tutto l’anno. Questi impianti di risalita ultramoderni consentono di raggiungere alcune tra le location più belle e panoramiche di tutta l’area sciistica e, non da ultimo, tanto divertimento ed esperienze gourmet in alta quota. Questa è Arabba, il punto di riferimento a valle (Fodom) dello scenografico comprensorio sciistico di Arabba – Marmolada, che fa parte del celebre carosello Dolomiti SuperSki.

Arabba

Josef Mountain Resort

Oltre a offrire i vantaggi di una struttura glamour e accogliente, ha davvero tutto per un ideale “ski-in/ski-out”: dopo una golosa prima colazione a base di ingredienti locali e regionali, non resta che passare nella nuova ski-room riscaldata e calzare gli scarponi prima di tuffarsi, direttamente dalla soglia dell’hotel, nel mare bianco delle piste del comprensorio di Merano 2000. L’attigua stazione a valle della cabinovia Falzeben consente infatti di accedere a un’area sciistica con 40 km di piste da facili a medie, non senza qualche tracciato riservato agli sciatori più esigenti. Anche snowboarder e freerider di tutti i livelli e capacità troveranno come sempre tutto quello che desiderano su ampie discese, tratti impegnativi e soprattutto nello snowpark Merano 2000 con i suoi numerosi kicker, rail, tube e box.

Josef Moutain Resort


 Gardena Grödnerhof Hotel & Spa

Grazie alla sua posizione davvero privilegiata, l’hotel è senza dubbio un ottimo punto di partenza per vivere al massimo la neve ogni giorno. A soli 200 metri infatti si trovano gli skilift e i campi e la scuola di sci, la cabinovia dell’Alpe di Siusi e il modernissimo passaggio coperto, con scale mobili e tapis roulant, che porta alla cabinovia ad agganciamento automatico del Seceda, collegata allo splendido circuito sciistico della Val Gardena e alla celebre Sella Ronda.

 Gardena Grödnerhof Hotel & Spa

Alpina Dolomites

In una straordinaria posizione panoramica sull’Alpe di Siusi, nella splendida cornice delle Dolomiti, l’hotel offre un’ospitalità raffinata, servizi impeccabili e un comfort eccezionale. Uno sguardo particolare alla sostenibilità, infatti lo chalet è stato costruito nel pieno rispetto delle norme ecocompatibili e si fonde armoniosamente con la splendida natura circostante. Appartiene alla collezione di alberghi indipendenti e di lusso The Leading Hotels of the World.

Alpina Dolomites

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Gli influencer da seguire nel 2020

L’influencer è una figura in grado di influenzare scelte d’acquisto, politiche o decisionali di altre persone grazie all’autorevolezza, al carisma e alla competenza maturata in un determinato ambito. All’interno del settore scelto le principali attività di un influencer sono la creazione e la condivisione di contenuti originali, che seguono un piano editoriale ben preciso in modo tale da ottenere il massimo engagement possibile dalla community.

Le aziende sono sempre più interessate e propense a collaborare con loro, poiché sono in grado di intercettare target di mercato specifici e perché aiutano i brand ad avvicinarsi in modo più reale alla propria clientela, rispetto al classico “monologo” a cui eravamo abituati fino a qualche anno fa con le pubblicità sui mass media.

Giunti a fine anno noi di Manintown abbiamo selezionato una lista di influencer e personaggi pubblici da tenere d’occhio durante il 2020, perché siamo convinti che sapranno offrire diversi contenuti e spunti molto interessanti legati alla loro nicchia di appartenenza.

Marcello Ascani (@marcelloascani)

Prima i disegni animati, poi i vlog di viaggio, ora la produttività e la finanza personale. Marcello Ascani, youtuber e content creator dal 2013, nonostante la sua giovane età si sta facendo notare da diverso tempo per il suo carisma.

Federico Barengo (@barengo)

Youtuber legato alla moda sin dal suo esordio sul web, è la persona di riferimento per quanto riguarda il mondo dello streetwear in Italia. Grazie alla popolarità è riuscito a fare della sua passione un vero e proprio lavoro in ambito fashion.

Rowan Row (@rowanrow)

Influencer molto attivo sui principali social, attualmente si divide tra fashion e fitness, e per questo ambito ha anche un profilo secondario (@rowanrowfitness).

Fabio Barnieri (@douglas_mortimer_official)

Douglas Mortimer è un influencer fuori dagli schemi, che si pone come scopo la valorizzazione e la divulgazione della cultura del gusto e del buon vivere. “Gusto” inteso come la capacità di comprendere, riconoscere e apprezzare il bello. 

Clizia Incorvaia (@cliziaincorvaia)

Famosa come modella e influencer, ha all’attivo delle partecipazioni in TV e si è rivelata un’ottima DJ. La ex moglie di Francesco Sarcina, frontman de Le Vibrazioni, cura un sito dedicato a moda e viaggi che si chiama Il Punto C, e con l’amica Lola Ponce ha fondato il brand femminile Girls Speak!.

Paola Turani (@paolaturani)

Modella prima che influencer, Paola ha a che fare con il mondo della moda sin da giovanissima, quando a 16 anni venne notata da un’agenzia francese. Attualmente è una delle influencer più seguite in Italia e vanta numerose collaborazioni con brand importanti.

Roberto Valbuzzi (@notordinarychef)

Chef e conduttore televisivo, con il tempo ha acquisito sempre più seguito sui social network, in particolare su Instagram. È anche un volto noto in televisione, infatti negli ultimi anni è parte integrante del cast di ‘Cortesie per gli ospiti’.

Marco Ferri (@marcoferri5)

Modello e influencer italiano molto conosciuto all’estero, grazie alla partecipazione in programmi televisivi latino americani. Parla fluentemente 3 lingue, ama il marketing, i viaggi e ha fatto di una passione il suo lavoro.

Csaba dalla Zorza (@csabadallazorza)

Scrittice, autrice e redattrice da sempre appassionata del mondo della cucina. Viene definita la “specialista nell’arte dell’accogliere” e ovviamente un’esperta di lifestyle. Attualmente è giudice nel programma ‘Cortesie per gli ospiti’, in onda su Real Time.

Giulia Calcaterra (@giuliacalcaterra)

Dopo gli inizi come velina e alcune apparizioni televisive, Giulia è diventata una vera star di Instagram. La sua passione per lo sport, le attività adrenaliniche e i viaggi l’hanno trasformata in una delle più importanti travel e fit influencer del momento.

Nick Pescetto (@nickpescetto)

Nato in Brasile, Nick è un content creator appassionato al mondo del fitness e del travel ed è felicemente fidanzato con Giulia Calcaterra. Insieme viaggiano molto e sono ambassador di diversi brand. Ha un pagina secondaria (@nickpescettopresets), dove condivide i suoi preset per Adobe Lightroom.

Giorgio Giangiulio (@giorgiogiangiulio)

Appassionato di moda sin dall’infanzia, è il fondatore del blog “The Style Storyteller”. Attualmente è brand ambassador e consulente per diversi brand di prestigio, oltre che modello. La sua frase preferita? “Il principio della vita elegante è un alto pensiero d’ordine e d’armonia, destinato a trasmettere poesia alle cose” (Honoré de Balzac).

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Cinecult: Star Wars: l’ascesa di Skywalker di J.J. Abrams

Siete angeli o demoni? Sitts o Jedi? E siete per la libertà o per l’odio? Sono domande che cari lettori dovrete porvi vedendo per le feste di Natale l’ultimo epico capitolo della saga fantascientifica più osannata del mondo ‘Star Wars: l’ascesa di Skywalker’ diretto da J.J. Abrams e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures che nel 2012 ha acquisito la saga dal suo creatore George Lucas.

Per chi non lo sapesse si tratta dell’epilogo di una epopea siderale che affonda le sue radici nel lontano 1977 quando chi scrive aveva appena 5 anni.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

Star Wars ci ha accompagnato dall’infanzia alla maturità e continua a forgiare l’animo delle nuove generazioni, educando a incrollabili e solidi valori che oggi sono quasi antitetici alla propaganda sovranista e becera di Trump: l’inclusione, il multiculturalismo, l’estetica green, la tutela dei più deboli, l’uso della forza a beneficio di tutti, il rifiuto dell’odio e dell’imperialismo totalitario, la bellezza poetica della fantasia che tutto avvolge con la sua alchemica fascinazione.

Tutte componenti  che ritroviamo in questo nuovo, avvincente capitolo di questa fantastica e galattica epopea. Daisy Ridley, una conferma dopo il suo successo nel precedente capitolo, incarna la figura della nuova eroina della settima arte: la jedi Rey che salverà il mondo dal perfido imperatore del male Palpatine è una ragazza intrepida, sensibile e valorosa, capace di slanci e grande femminilità pur nei suoi abiti da oplita siderale, peraltro curatissimi, e complimenti ai costumisti.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

L’autocrazia è una minaccia anche nel futuro come nel presente, e il regista e gli sceneggiatori J.J. Abrams e Chris Terrio lo sanno bene: meglio la democrazia interplanetaria guidata dalla proba, saggia e virtuosa principessa Leia Organa che nel film è interpretata da una miracolosamente ‘riesumata’ Carrie Fisher scomparsa nel dicembre 2016 e che rivive sul grande schermo grazie a una speciale tecnologia denominata ‘rotoscoping’.

Interessante Adam Driver, attore pregevole e poliedrico, nel ruolo sfaccettato e non facilissimo di Kylo Ren: sarà cattivo oppure no? Diciamo pure che si tratta di un personaggio piuttosto fluido, abbastanza posh.

Interessante perché c’è un bel lavoro di definizione psicologica del personaggio, anche se non eccessivamente intimistica, ça va sans dire. Il ragazzo ha la stoffa e lo ha dimostrato a più riprese e a chi scrive la sua figura piace molto.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

C’è poi il dualismo fra Finn e Poe, ovvero rispettivamente i due eroi di sfondo della scena galattica interpretati da Oscar Isaac e John Boyega, che non fanno che bisticciare ma che sono amici per la pelle quando si tratta di difendere la Resistenza dagli attacchi del Primo Ordine.

A tratti sembra di vedere Space Vampires, a tratti Shining o l’Esorcista perché in certe scene cariche di tensione scenica e di thriller dove il lato oscuro ruba la scena alla forza, il regista sembra aver calcato un po’ troppo la mano.

Lo spettacolo in tutta la sua magniloquenza è assicurato anche dal ritorno di fiamma di Billy Dee Williams nei panni del generale Lando e da qualche cammeo qua e là, immancabile diciamo.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

Formidabile la macchina scenica che ovviamente punta sui virtuosismi tecnologici per stupire e sorprendere lo spettatore: ci sembra di esserci dentro nei duelli quasi 3D sullo sfondo dei flutti più impetuosi o negli inseguimenti nel deserto, magnifico.

Esilaranti i personaggi che sono ormai parte dell’immaginario dei fan della serie cinematografica: da C3Po molto sarcastico e sempre molto blasè, al gigante peloso Chubeka, fino ai mille animaletti e robot ai quali manca solo la parola.

Il film è suggestivo anche per la fotografia che non ha badato a spese: la pellicola è ambientata in parte in Giordania e in parte nei Pinewood Studios di Londra. Curiosità: il film è stato realizzato in Cinemascope ma anche in formato IMAX a scorrimento orizzontale, mentre la maschera fratturata nera che compare nel film si ispira all’arte giapponese del kintsugi che nel sol levante attraverso l’oro e l’argento serve a dar vita nuova a un oggetto rotto.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

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Cani piccolissima taglia pelo corto: 5 razze da scegliere

I cani sono degli animali da compagnia davvero speciali, così come i gatti. Le razze di entrambi sono davvero tantissime, senza contare che quelle dei cani si dividono anche in taglia grande, media, piccola e piccolissima oltre che ulteriori distinzioni per il pelo: lungo, corto e medio.

Se siete amanti dei cani piccolissima taglia e a pelo corto, ovvero quelli che non superano i 10 kg di peso da adulti, ma non sapete quali sono le razze e quale scegliere ve ne indichiamo qui a seguire 5.

Cani piccolissima taglia pelo corto: 5 razze fra cui scegliere.

I cani piccolissima taglia pelo corto sono senz’altro l’ideale per chi vive in appartamenti anche molto piccoli e vuole portarli sempre con sé anche se viaggia. Fra questi le razze sono:

Chihuahua

Sono fra i più piccoli in circolazione, dal carattere vivace e coraggioso sono anche cani molto svegli, indipendenti e con un udito molto attento.

Carlino

Questa razza di cane è molto tenera e affettuosa, anche se molto pigro. Si tratta di un cane ideale per i bambini, ai quali si affeziona subito. Sopporta le loro coccole e i loro continui giochi con estrema pazienza.

Jack russel terrier

Uno fra i cani di piccolissima taglia pelo corto dal carattere con istinti di caccia: è un insieme di energia e vitalità che ama molto giocare e necessita di moltissime attenzioni. E’ anche un cane molto intelligente che risponde a comandi molto complessi e che fa salti davvero eccezionali.

Pinscher nano

Questa razza di cane a pelo corto è di ottima compagnia, ma non lasciatevi ingannare dalla sua taglia, perché non è per nulla docile, ma se addestrato adeguatamente è un ottimo cane da guardia della casa. Riesce a farsi rispettare anche da cani di taglia più grande. Inoltre non ama molto gli estranei a cui tende ad abbaiare ed è molto diffidente. Le origini di questo cane sembrano risalire ai tempi dell’Homo Sapiens da recenti ritrovamenti ed è stato selezionato tra la fine dell’800 e inizio del ‘900 in Germania per la prima volta.

Bassotto nano

Anche questo è fra i cani di piccolissima taglia pelo corto con l’indole da cacciatore come il jack russel terrier. La cosa importante è educarlo fin dalla nascita, tendendo conto che non ama molto la presenza dei bambini. La sua longevità arriva circa ai 15 anni, soffre il freddo e per questo va asciugato subito dopo una passeggiata (in caso di pioggia e umido) e la sua cuccia è meglio se sollevata da terra perché teme l’umidità. Il bassotto nano ama muoversi, pertanto se amate andate a correre o fare attività all’aperto, portatelo con voi e lui sarà felice.

A Milano, 11 e 12 gennaio va in onda la moda sostenibile

Milano punta sulla sostenibilità con con WSM Fashion Reboot, un evento realizzato grazie al supporto di MISE e ICE – Agenzia, alla partnership con Confartigianato Imprese, l’11 e 12 gennaio 2020 al BASE Milano.

Il primo evento dedicato all’innovazione sostenibile e al fashion design, con lo scopo di fare da ponte tra la cultura della sostenibilità, il mercato e il pubblico finale.

Sinergia e interazione sono la chiave per capire WSM Fashion Reboot, un progetto che include installazioni, display, happening e un ricco calendario di attività e workshop per coinvolgere non solo gli addetti ai lavori, ma la stessa città di Milano. L’obiettivo è di promuovere un cambiamento concreto, grazie a un lavoro corale, frutto di una reale collaborazione.

Il progetto nasce dalla sinergia tra Camera Nazionale della Moda, WHITE, CBI Camera Buyer Italia, che insieme a Confartigianato Imprese intendono lanciare un nuovo paradigma della moda a Milano.

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Un’importante iniziativa di sistema guidata da WHITE per valorizzare il ruolo di Milano sulla scena internazionale con una vocazione precisa: diventare il primo appuntamento imperdibile dedicato al mondo della circolarità e sostenibilità della moda.

Tantissime i designer e le realtà coinvolte anche grazie a partner come Fashion Revolution, Cittadellarte Fondazione Pistoletto, il Politecnico di Milano, oltre al Comune di Milano, che sempre sostiene attivamente le iniziative di WHITE.

Tra le cose da non perdere per la prima volta a Milano a WSM – la mostra Sustainable Thinking organizzata dal Museo Salvatore Ferragamo e la Fondazione Ferragamo.

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Stay tuned su MANINTOWN per scoprire tutti i protagonisti dell’evento.

PUOI VISITARE LIBERAMENTE L’EVENTO CLICCANDO QUI:

https://www.wsm-white.com/?page_id=109

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A New York Moschino porta l’ironia della street couture

Street meets couture. È nel segno del sincretismo fra alta moda e look da ghetto fabulous che Moschino by Jeremy Scott debutta a New York in passerella.

Dopo l’en plein di Cinecittà del gennaio 2019 in omaggio al cinema visionario di Fellini, la location è ancora di quelle che non si dimenticano facilmente: quel geniaccio di Scott, per la prima volta del brand nella Grande Mela, ha scelto il New York Transit Museum di Brooklyn, dove qualche giorno fa hanno sfilato, come in un vagone della metropolitana, sia la precollezione donna che le proposte irriverenti dedicate a lui, in piena osmosi con il guardaroba per le Moschino girls.

Gag da passerella come le cerniere trompe l’oeil e le borse maxi a forma di stereo anni’90 ma anche tanti accessori sfiziosi corredano gli outfit co-ed più iconoclasti dello stilista americano che alcuni definiscono la reincarnazione del trasgressivo ed esilarante Franco Moschino.

La black culture si intreccia con lo stile altero e classy delle signorine di Park Avenue, sdrammatizzato in una carrellata di fogge antisciura ma molto sartoriali. Colori pastello e fantasie mimetiche si alternano mentre i print baroccheggianti invadono i jumpsuit agender da combinare con zainetti e marsupi in toni soft.

Il chiodo, altro elemento iconico dell’iconografia di Moschino, acquista una nuova grinta grazie a lavorazioni preziose come ragnatele di catene dorate ricamate sulla pelle e metallerie vistose molto rock ma anche un po’ Toy Boy, perché Jeremy Scott occhieggia all’estetica hard dei leather bar in cui i proseliti gay della ‘clone generation’ si riunivano alla fine degli anni’80 nei club malfamati ricavati dalle macellerie del Meat Packing district.

Tutto è ingigantito, esasperato, per un mood a tutto volume che non si prende mai sul serio in sintonia con la weltanschauung di questo dissacrante marchio che tanto lustro ha dato all’ascesa del Made in Italy.

La musica rap e il r’n’b scandiscono, insieme ai rumori assordanti delle subway newyorkesi, il ritmo delle vite di chi ha scelto di vivere nella città che non dorme mai.

Mentre i fourreau gioiello da vamp rifanno il verso alle mise ammalianti disegnate per Cher da Bob Mackie, il costumista di Elton John prima di Gianni Versace, i frac metallari body conscious da baronetto ribelle e i bomber strizzano l’occhio al Buffalo Style di Ray Petri con tanto di catenozze dorate d’ordinanza, fra cargo pants, giacche a vento color block e confortevoli tute full color virate in toni femminei.

Le stampe stereo ricordano un’epoca più analogica, quando, nell’afa estiva, i newyorkesi potevano sedersi sulle scalinate d’ingresso e ascoltare le canzoni delle estati passate, come nei film di Spike Lee, nella Harlem degli anni’90.

Dettagli cult: gli accendini giganti in stile “Bic” suggeriscono le forme delle borse da sera (abbastanza ampie da contenere non solo un pacchetto di sigarette ma un’intera stecca), mentre il tweed flirta con il denim, la grisaglia diventa sporty chic e le tenute workwear diventano iper glamour per la gioia dei membri della Moschino Community.

È l’energia di Manhattan ma anche della scena underground che riunisce ragazzi e ragazze pronti a mescolarsi e a divertirsi nella giungla d’asfalto con ironia provocatoria e trash couture fatta ad arte per épater les bourgeois.
Prossima fermata: Moschino street. Stay tuned.

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Energizzare la pelle: le migliori soluzioni

Energizzare la pelle è un’esigenza necessaria quando si avverte che il proprio aspetto è stanco, opaco, spento.

Il lavoro, lo stress, la frenesia della vita quotidiana contribuiscono a rendere la pelle disidratata e ruvida, rendendo quindi più che mai opportuna un’adeguata skincare routine.

Per energizzarla e rivitalizzarla, ci sono accorgimenti e prodotti per farla tornare uniforme, fresca e luminosa. Questi ultimi energizzano e migliorano l’aspetto della pelle restituendolo più tonico e compatto.

Gli ingredienti per energizzare la pelle

Per donare alla propria cute nuova vitalità, è necessario inserire nella propria skincare quotidiana determinati ingredienti contenuti in prodotti specifici, come ad esempio questa crema: Vichy.it/crema-energizzante-idealia.

Acido ialuronico e oli essenziali hanno funzione idratante e lenitiva, mentre estratti marini, caffeina, vitamine A e C e altri antiossidanti sono ingredienti che aiutano la pelle a riattivarsi e a riacquisire.

In particolare, le suddette vitamine restituiscono elasticità alla pelle e favoriscono la sintesi del collagene. Ci sono anche formule più esotiche che contengono estratto di Burnet, erba del bisonte e bacche di goji dalle capacità rigeneratrici e ideali per evitare i cedimenti cutanei attraverso il costante stimolo dell’attività cellulare.

La caratteristica fondamentale dei prodotti che li contengono è quella di agire tonificando l’epidermide, evitando così che i muscoli facciali si rilassino.

Le pratiche per una pelle vitale

Al mattino e alla sera il primo dovere basilare è quello di detergere il viso. Prima di passare all’idratazione, può essere utile preparare la pelle a ricevere gli ingredienti contenuti nella crema energizzante e idratante: poche gocce di tonico rapido sul viso può aiutare a rafforzare istantaneamente la cute.

Quindi, idratare la pelle: un passaggio indispensabile per una pelle sana, fresca e luminosa. Una pelle idratata risulta inoltre più protetta e resistente rispetto agli agenti esterni, come ad esempio l’inquinamento atmosferico e le aggressioni esterne.

Seguire una corretta alimentazione e dormire una quantità di ore sufficienti, cioè non meno di otto, sono altre buone pratiche che aiutano a mantenere una pelle vitale ed elastica. Una pelle spenta, imperfetta e disidratata può essere infatti conseguenza di uno stile di vita sregolato ed eccessivamente frenetico.

Tipo di pelle e crema energizzante

In caso di pelle grassa, il tipo più diffuso tra gli uomini, è consigliabile una crema con formula idratante e sebo-assorbente, ma non aggressiva evitando di spingere l’organismo a produrre ancor più sebo una volta che ne è stato sottratto troppo. Si può far ricorso anche a una maschera all’argilla.

Uomini con pelle secca devono cercare una crema che nutra l’epidermide in profondità, ad esempio ricca di oli vegetali. Questo perché la pelle secca è la più incline a una precoce comparsa delle rughe.

La pelle mista, infine, punta a riequilibrare la naturale produzione di sebo e al tempo stesso nutrire attraverso elementi non invasivi, in particolare la vitamina C che per i trattamenti del viso non può mai mancare.

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Moscot apre il suo secondo flagship store in Italia

MOSCOT, l’iconico brand di New York, con 105 anni di storia e istituzione nel mondo dell’eyewear, ha aperto il secondo flagship store in Italia. La nuova location, aperta lo scorso del 12 dicembre, occupa 65 mq in via Ponte Vetero 22 a Milano. Lo spazio combina lo stile distintivo del brand con l’atmosfera suggestiva di Brera, incarnando  lo spirito classico, storico e metropolitano del brand , nella capitale globale della moda e del design. In occasione dell’apertura abbiamo incontrato Harvey Moscot, il celebre CEO del brand.

Harvey e Zack Moscot

Moscot è un brand storico collegato alla città di New York. Cosa rappresenta questa città per il brand?

New York è la città dove tutto è cominciato, in un quartiere formato da artisti, registi, musicisti, e questo ha dato un’impronta decisiva per la storia del nostro brand. Questi sono stati i primi clienti che sono venuti nel nostro negozio e che abbiamo servito diversi anni, motivo per cui abbiamo rapporti con attori e musicisti famosi. New York inizialmente ci ha spinto molto, e penso che rappresenti anche tutti gli immigrati che sono giunti in America, il meltin pot e la diversità del nostro pubblico.

Come mai gli occhiali significano così tanto per l’ambito del fashion?

È partito tutto con gli occhiali da vista, che erano visti dalle persone come un dispositivo medico, e adesso se ci pensi sono la prima cosa che notiamo quando guardiamo qualcuno. Al pari dell’abbigliamento e degli accessori, non capisco perché sia necessario un solo paio di occhiali da vista e magari cinque cinture. In Europa gli occhiali sono visti come accessori da molto più tempo rispetto all’America, dove sono diventati un oggetto cool da meno tempo.

Quanto influiscono i social media sul vostro brand?

Moltissimo, se ne occupa mio figlio che ha molta attenzione verso il mondo del digitale. Per noi è un modo per interfacciarci e comunicare con i nostri clienti e amici in tutto il mondo. Abbiamo quasi 200000 followers su Instagram, e sono tutti organici. I nostri migliori influencer sono le persone che ci scelgono, ovviamente i cantanti (stranieri ma anche volti noti in Italia) musicisti ed esponenti del jet set. Non ci interessa adottare trucchi o eccessive strategie.

So che è anche appassionato di musica, in questo frangente ci sono nuovi progetti?

La musica è molto importante per me, suono la chitarra e scrivo canzoni. Per quanto riguarda le nuove aperture dei negozi cerchiamo di collaborare sempre con i dj, come è stato a Los Angeles con Chromeo e sempre con loro stiamo lavorando ad una potenziale collaborazione per il prossimo anno. 

Cosa significa per lei eleganza?

L’eleganza è un concetto senza tempo, fatto di capi classici e iconici. Quindi direi che per noi l’eleganza è “timeless design”.

Come mai ha scelto Milano come seconda città italiana per l’apertura?

Il nostro primo store è a Roma, ed era giunto il tempo di cogliere l’opportunità di aprire a Milano. Abbiamo sempre voluto essere in questa città perché è il centro della moda europea. Ci è piaciuta subito e per certi aspetti ci ha ricordato la nostra New York. 


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Cinecult: L’ufficiale e la spia di Roman Polanski

“Questo film dimostra che chi è accusato non sempre è colpevole”, così Emmanuelle Segnier ha chiosato lapidaria l’ultimo film del marito, il grande regista polacco Roman Polanski, di nuovo al centro di roventi polemiche.

L’uscita del film, distribuito da 01 Distribution e vincitore del Gran premio della giuria all’ultimo festival del cinema di Venezia, è stata preceduta in Francia da attacchi reiterati delle femministe contro Polanski che oggi ha 86 anni, a causa dell’accusa di stupro mossa al controverso regista di ‘Rosemary’s baby’ dalla ex attrice Valentine Monnier, per una vicenda che si è verificata 44 anni fa.

Ma con buona pace dei suoi detrattori il regista è un maestro indiscusso e con questo film che nei primi 4 giorni di proiezioni nelle sale francesi ha totalizzato 400 mila spettatori, anche Polanski sembra puntare il dito contro i suoi accusatori di ieri e di oggi: “è un film che è innanzitutto uno statement sulla tragicità contemporanea”, spiega con vigore e pathos Luca Barbareschi, coproduttore del film che è e resta indubbiamente un capolavoro, grande lavoro di ricostruzione di un’epoca e di una storia di razzismo e antisemitismo che divise la Francia, una delle pagine più buie e vergognose, oseremmo dire nella storia di una nazione quanto mai gloriosa, faro di civiltà per tutta l’Europa e stavolta responsabile di un ignominioso episodio di antisemitismo.

Quello stesso trend che oggi tanta ignobile destra sovranista sta cavalcando e riportando in auge anche nel nostro paese purtroppo, e che viene denunciato e stigmatizzato da Polanski in questo magnifico e rigoroso film di oltre 130 minuti.

L’affare Dreyfus è uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia, sviluppatosi in Francia tra il 1894 e il 1906 e vide protagonista il soldato ebreo francese Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di essere una spia tedesca e quindi processato per alto tradimento.

Dreyfus sostenne fermamente la sua innocenza combattendo contro un’intera nazione ma fu anche relegato nell’isola del Diavolo nella Guyana Francese. Il suo caso ebbe una notevole risonanza mediatica dividendo l’opinione pubblica del tempo, tra chi ne sosteneva l’innocenza e chi lo riteneva invece colpevole.

Tra gli innocentisti si schierò Émile Zola, il quale scrisse un articolo in cui puntava il dito contro il clima di antisemitismo imperante nella Terza Repubblica francese. Tale intervento venne intitolato proprio J’Accuse. In quel momento tutto poteva succedere e sul banco degli imputati alla fine salì un’intera classe politica.

Il film del geniale regista visionario concepito come un legal thriller e un kolossal elegantissimo tutto giocato sull’antinomia fra il rosso e il nero (magnifici i costumi e stupende le uniformi magistralmente ridisegnate da Pascaline Chavanne), pone l’accento, in una Francia in cui si pescava nel torbido e in una Parigi livida e volutamente imbruttita, sulla passione e l’intensità di un’indagine che svela i risvolti psicologici di alcune delle peggiori tare della società occidentale e non solo: l’antisemitismo, la xenofobia e l’omofobia che nel film si può pure cogliere, anche se non è assolutamente palese.

Il finale del film (la storia è nota) dimostra che alla fine, nonostante gli sforzi di Georges Picquart che nel film è interpretato dal formidabile Jean Dujardin (premio Oscar) che alla cieca obbedienza antepone la ricerca della verità e della giustizia, tutto è vano, l’omertà dell’esercito è stata smascherata ma tutto sommato, un ebreo in Francia resta pur sempre un ebreo e i suoi diritti non saranno mai riconosciuti purtroppo.

Una amara constatazione in un momento in cui i gilet gialli in Francia fanno scempio delle vestigia di un grande antinazista della storia francese. Picquart è un uomo dilaniato fra i suoi pregiudizi e la verità, abbraccia la causa del povero Dreyfus con onestà, anche se non è perfetto: ha una relazione con una donna sposata ma tuttavia si rivela un uomo integerrimo e molto umano.

La fotografia è straordinaria e meravigliosa la definizione dei personaggi, anche se a volte risulta quasi troppo perfetto e cerebrale, non privo di colpi di scena. Uno dei film più belli dell’anno, sicuramente da vedere, non foss’altro per l’attualità dei temi trattati: l’odio contro il diverso e soprattutto l’alluvione di fake news nell’informazione contemporanea che esisteva anche nella Francia ‘fin de siècle’, la Francia di Proust, del naturalismo francese e della nascita del cinema.

Condividiamo perfettamente l’opinione critica che ravvista nella pellicola “un’opera di impianto classico che trova la via del grande schermo in un momento storicamente giusto”.

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Marco Bocci: il nuovo testimonial di Harmont & Blaine

L’attore umbro, celebre volto di successi sia sul piccolo che sul grande schermo, interpreta il brand del Bassotto attraverso una campagna pubblicitaria omnicanale.

Bocci, protagonista del cortometraggio “…E se accadesse“ affidato alla direzione di Brando De Sica, figlio d’arte e giovane talento italiano, comunica i valori e l’identità del brand attraverso il proprio appeal e vestendo la nuova collezione autunno inverno.

Un volto, quello dell’attore, espressione di una vita sana e attiva, una personalità affascinante, emblema dell’italianità del brand; personaggio trasversale che abbraccia sia un pubblico maschile che femminile, unito ad uno spirito genuino e frizzante lo rendono il testimonial ideale per la nuova campagna invernale.

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“Ho da subito sposato l’idea del progetto Harmont & Blaine, di voler raccontare l’italianità attraverso il viaggio nelle più belle location d’Italia. – ha commentato Marco Bocci (ecco chi è). Raccontare l’Italia nel mondo attraverso una campagna e i suoi abiti, credo sia una strategia vincente per esportare il made in Italy in tutto il mondo” ha detto l’attore.

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Apre il Bottega Diner per Art Basel a Miami Beach

In occasione di Art Basel Miami e per celebrare l’inaugurazione del nuovo negozio Bottega Veneta situato nel Design District, il pop-up Bottega Diner sarà aperto a tutti – in esclusiva dal 4 al 14 dicembre – presso l’11th Street Diner di Miami Beach dove l’iconico vagone ristorante della Paramount in stile Art Deco sarà customizzato in stile Bottega.

In onore dell’apertura del primo negozio di Miami, Bottega Veneta trasformerà questo ristorante tipicamente americano, ricoprendone l’esterno in acciaio inossidabile con la colorazione oro emblematica della maison ed un’insegna al neon con il logo del brand in corsivo.

Il diner aperto 24 ore su 24 continuerà a servire il suo classico e amatissimo menu, ma che per questo periodo limitato verrà interamente servito in piatti esclusivi, dagli hamburger alle cannucce di carta, ai tovaglioli, alle tazze, alle bandierine e alle scatole di fiammiferi di accompagnamento.

L’oro, uno dei codici tipici del marchio, rappresenta la gioia, l’esuberanza e il lusso ma con un tocco di originalità, dai gioielli all’auto sportiva ricoperta d’oro e adesso anche un ristorante.

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It’s Christmas! Be bright

Oro, argento e… brilla! Parti col look giusto per distinguerti nei giorni di festa con l’accessorio o il capo che da grinta e luminosità a qualsiasi serata. Da mixare con cura con un denim o garbati passepartout da guardaroba come completi neri o l’intramontabile camicia bianca, sono i veri protagonisti di stagione caratterizzati da metalli e pietre preziose, borchie e design accattivanti. Orologi, scarpe, occhiali valigie e capi da passerella, alzano le regole del gioco per osare e splendere tutti i giorni, anche con qualche oggetto stravagante da portare con il carisma di Re Mida.

SALVATORE FERRAGAMO

Mocassino in pelle con classico morsetto oro.

COR SINE LABE DOLI

Il più originale nel mondo dei papillon è Cor Sine Labe Doli, famoso per i suoi esemplari in ceramica.

BOTTEGA TRECCANI

Penna Roller Idea finiture in oro, ideata in esclusiva per Bottega Treccani dal maestro Alessandro Mendini.

HUBLOT

Cronografo con cassa 45mm in ceramica lucidata e satinata. Lunetta in King Gold 18 carati lucidata e satinata. Cinturino in King Gold 18 carati e ceramica nera.

TIFFANY & CO.

Anello in oro con sigillo in onice nero della collezione Tiffany 1837™ di Tiffany & Co.

DOLCE & GABBANA

Scarpe stringate tempestate da borchie dorate di varie misure.

ERMENEGILDO ZEGNA

Ermenegildo Zegna sunglasses, montatura squadrata sulle lenti calde e l’iconico logo ‘XXX’ in versione gold illumina le aste in acetato nero.

HIDE & JACK

Hide & Jack, il cui nome è ispirato a Dr. Jeckyll & Mr Hyde sono le sneakers che hanno fatto del contrasto il loro comun denominatore.

TUMI

19 Degree Aluminium è un bagaglio ultra resistente realizzata in alluminio con angoli scolpiti, sistema di chiusura a due punti con 2 lucchetti TSA con combinazione a pulsante.

AHIRAIN

Materiali e tecnologie ricercate per i piumini impermeabili di casa toscana che mettono d’accordo stile e tecnologia.

LINGOT D’AMOUR

Un lingotto d’oro puro per i gemelli di Lingot D’Amour

GUCCI

L’orologio Grip di Gucci si ispira al mondo dello skateboard come suggerito dal nome, che richiama la superficie della tavola a cui aderiscono le scarpe dello skater. La cassa in PVD oro giallo presenta tre aperture, a indicare le ore, i minuti e la data, mentre il logo GG inciso decora il cinturino coordinato.

G-SHOCK

Il primo esemplare di G-Shock realizzato in metallo dorato è l’esclusivo modello G-D5000-9, in edizione limitata e in vendita solo presso selezionate boutique in tutto il mondo.

RIMOWA 

L’Attaché Gold in alluminio è stata interpretata dall’artista Daniel Arsham per la collaborazione “Eroded Suitcase”. Bordi accuratamente arrotondati e scanalature ben definite, un lucchetto a combinazione in metallo e la maniglia rispettano la monocromia di color oro massiccio.

D’ELMAR

Dark Desire è una fragranza di lusso alle note speziate di fiori d’arancio, olio di carota, cardamomo, cannella, cumino, insieme a sandalo e patchouli. In vendita presso Zhor Parfums nel cuore di Milano

PININFARINA SEGNO

Il modello Cambiano Gold conserva l’iconica silhouette di Cambiano nelle varianti in oro chiaro e in oro rosa, in un elegante stelo dello spessore di 0.30 micron. Con puntale in lega Ethergraf® che scrive per ossidazione, come una matita ma indelebile come l’inchiostro, è custodita in una scatola in noce massello.

24BOTTLES

24Bottles nella sua versione natalizia, é la bottiglia piú glamour della hydration industry, in acciaio riutilizzabile, mantiene le bevande fredde per 24 ore e calde per 12 ore, senza creare condensa.

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Quali sono le migliori t-shirt da uomo per il 2020? Ecco i nostri consigli

Uno dei capi di abbigliamento più personalizzabili in assoluto è la t-shirt da uomo. Nate come icona americana degli anni ’60, le t-shirt sono diventate un formidabile mezzo di espressione artistica, stilistica ed ideologica. È per questo motivo che molti dei brand di alta moda hanno iniziato ad inserire nelle loro collezioni t-shirt da uomo. Anche nella collezione invernale di quest’anno ci sono state molte novità, vediamo quali sono e cosa possiamo consigliarvi per la stagione

A meno che non si segua con molta attenzione un dato brand, è difficile scegliere una t-shirt da uomo vista l’immensa offerta nei negozi fisici e online. Tuttavia, nonostante le proposte siano state molto varie, alcuni prodotti ci hanno decisamente impressionato più di altri.

Maglie da uomo: l’originalità di Balenciaga

Balenciaga, ad esempio, ha proposto una collezione di t-shirt in colori molto vivi, a discapito delle tonalità che in genere dominano le collezioni autunnali. Tuttavia la scelta delle nuance per queste magliette uomo, le rende capo d’abbigliamento assolutamente indipendente: possono essere quindi indossate anche autonomamente.

Ha avuto molto successo la t-shirt a lupetto, e quindi con il collo alto, in particolare nel colore giallo acceso: abbinata ad un jeans o ad un pantalone bianco spiccherà per contrasto anche nelle fredde giornate invernali.

Tutti i modelli Prada 2019/2020: massima attenzione alla semplicità

Anche Prada, che in passato si è distinta per alcune scelte stilistiche molto eccentriche, ha realizzato per questa collezione alcune maglie molto interessanti. La collaborazione Prada x TheDoubleF ha portato alla creazione di t-shirt basic con una bellissima patch sul petto con su disegnata una rosa in forma stilizzata. La patch è disponibile sia nel colore fucsia che nel colore verde, in modo da garantire l’abbinabilità con diversi tipi di outfit. Per chi invece non voglia rinunciare né alla semplicità né al brand Prada, può optare per la linea di maglie basic di altissima qualità in diversi colori.

Polo | Paolo Pecora; Felpa | Paolo Pecora; Trousers | American; Vintage Shoes | Castaner; Sun glasses | Prada

Un altro trend che sempre Prada ha abbracciato calorosamente è la realizzazione di maglie in lana o in cashmere. Questi capi si differenziano nettamente dai maglioni in quanto sono più leggeri e meno pesanti da indossare: possono quindi essere un’ottima alternativa in caso di climi non troppo freddi. Molto bella la maglia realizzata a mano in lana Shetland, la fantasia un po’ vintage ed i colori pienamente autunnali come il giallo, il verde scuro e l’azzurro scuro vi faranno decisamente innamorare.

Salvatore Ferragamo: eleganza senza tempo

Il brand Salvatore Ferragamo ha invece proposto una collezione molto sobria che potrà incontrare anche i gusti dei millennials. La maglia leggermente oversize in colore nero e malva a strisce potrà tenervi caldo nelle giornate invernali, è molto comoda e soprattutto non rinuncia ad avere un design elegante e totalmente made in Italy. Le idee per gli abbinamenti, poi, non mancano. Essendo la maglia leggermente oversize, è possibile optare per un look molto tradizionale con una camicia a tinta unita ed un pantalone che ne ricorda i colori chiari.

In conclusione anche quest’anno gli amanti di Prada, Balenciaga, Salvatore Ferragamo e tanti altri brand potranno scegliere tra vari fatti da prodotti con un design innovativo e con una qualità sempre al top.

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Cinecult: The Irishman di Martin Scorsese

Affresco epico, fra la vita e la morte, ‘The Irishman’ presentato in anteprima alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma alla presenza del presidente della repubblica Mattarella, segna il ritorno di fiamma di Scorsese, 9 nomination e un Oscar per ‘The departed’, una pellicola al cinema e dal 27 novembre su Netflix.

Sullo sfondo della romanzata biografia di Jack Sheeran, protagonista del film e del romanzo omonimo che da questo è tratto (il libro ‘L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa’ scritto da Charles Brandt), scorre inesorabile la storia degli Stati Uniti che si dipana intrecciandosi con la malavita.

La monumentale pellicola (dura oltre tre ore) costata 160 milioni di dollari, prende le mosse dal racconto dell’irlandese Jack Sheeran, un sicario che fa carriera in politica e che ripercorre la sua vita dalla sua carrozzina, ormai vecchio e prossimo alla morte.

La sua voce narrante conduce lo spettatore in un mondo di affari loschi e di torbide collusioni fra politica e malaffare, laddove i boss di cosa nostra puntellano la causa del sindacato di Jimmy Hoffa, che negli anni ’50 in America era più potente di Elvis e che scomparve misteriosamente dopo essere uscito dal carcere.

Nel film la storia americana viene evocata in modo magniloquente e dolente insieme: dalla crisi missilistica della baia dei porci all’assassinio di JFK (eletto pare proprio grazie alla mafia italo-americana), la guerra del Vietnam e soprattutto il Watergate.

Era dal 1995 che il regista americano e Robert De Niro, che in questo film è Jack Sheeran, non lavoravano più insieme, esattamente dall’epoca di Casinò. Il cast punta tutto su un formidabile Al Pacino, diretto qui per la prima volta da Scorsese, e che per il suo ruolo di Jimmy Hoffa in questo film potrebbe, secondo molti autorevoli e bene informati, ambire a una statuetta come miglior attore protagonista.

La vita di Sheeran, grazie all’incontro con Russell Bufalino (uno straordinario e tragicomico Joe Pesci) cambia radicalmente: da addetto alle consegne di quarti di bue soprattutto ai boss della mafia diventa imbroglione e sicario della mafia, guardia del corpo e poi comprimario politico di Jimmy Hoffa che nella realtà scomparve misteriosamente.

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Bellissimo il racconto del rapporto fra Jack Sheeran e la figlia, testimonianza eloquente dei fallimenti del veterano di guerra che aderisce alla mafia e rinnega la sua famiglia nel tentativo di proteggerla.

Il film è una riflessione sulla lealtà e il tradimento, sul tempo che passa e la caducità degli eventi che tendono sempre a essere dimenticati dove la criminalità organizzata è analizzata solo nel contesto del film e con un punto di vista, un approccio più umano e vagamente melanconico dove prevale una tensione drammatica palpitante e un interessante ed eloquente lirismo, il tutto condensato in una tecnica registica formidabile e ben collaudata e in una fotografia magistrali.

Nel cast giganteggiano intorno al triumvirato dei titani del cinema, anche Harvey Keitel, Bobby Cannavale, Anna Paquin e Jack Huston. Netflix ha reso possibile questo film e Scorsese lo ha sottolineato energicamente consentendogli, grazie a degli effetti digitali sperimentali sviluppati da Industrial Light & Magic, di ringiovanire artificialmente gli attori, i suoi amici che Scorsese intendeva appunto valorizzare appieno, evitando di sostituirli sullo schermo con attori più giovani quando si risale indietro nel tempo di 30 anni.

“Oggi il cinema propone kolossal che paiono dei parchi giochi tratti dai fumetti ma è assurdo che questi film possano essere definiti cinema”, parola di Martin Scorsese, amatissimo da Giorgio Armani che varie volte gli ha affidato il compito di rappresentare la sua potente, distintiva identità.

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PETINTOWN: idee regalo da fare al tuo pet

Il Natale è alle porte e ciò significa solo una cosa: è il momento di stupire chi amiamo con regali meravigliosi. E per chi proviamo più sentimenti, se non per i nostri fedeli coinquilini a quattro zampe? E’ giusto che anche loro, quindi, trovino un pensierino sotto l’albero da scartare “a sei zampe” e trascorrano un momento speciale con noi.

Qui sotto qualche idea, adatta ad ogni budget, che ti permetterà di rendere felice chi spartisce con noi tempo ed emozioni, i nostri cani e gatti. Dai regali più tradizionali ed utili, a quelli più curiosi. Lasciati ispirare e poi corri a comprare ed impacchettare per la tua zampetta preferita, in cambio riceverai ancora più affetto! 

Per incantare i nostri cani ci siamo affidati a Toonpet, una boutique e-commerce di stile, fondata un anno fa e curata da veri dog enthusiast e fashion lovers, che selezionano oggetti e creano collezioni per far sentire i nostri cuccioli sempre più speciali e alla moda.  

DONUT BED

Questa cuccia pelosa e confortevole è progettata in modo da avvolgere il tuo cucciolo durante i suoi numerosi ed estremi pisolini e previene il deterioramento del suo pelo. Grazie alla sua forma rotonda, questa cuccia di alta qualità è l’ideale per gli animali che adorano rannicchiarsi! Il bordo rialzato crea un senso di sicurezza e fornisce supporto alla testa e al collo, mentre l’imbottitura super-morbida offre sollievo dal dolore articolare e muscolare. Accogliente, flessibile, rifinita con pelliccia sintetica e auto-riscaldante, ricorda la pelliccia di una madre! Toonpet ha selezionato per noi due modelli e una gamma di colori, rendendola un’aggiunta perfetta all’arredamento di ogni stanza. Rifinita con fondi resistenti all’acqua e allo sporco, aiuta ad evitare che i disagi accidentali raggiungano i tuoi pavimenti.

LARRY – THE WINTER PARKA

Larry – The Winter Parka

Vesti il tuo amichetto peloso e fallo sentire protetto dal freddo. Larry – The Winter Parka, è un accessorio stiloso, caldo e confortevole, dotato di una tasca posteriore che ti permette di portare con voi qualche croccantino o i sacchettini per raccogliere i suoi bisogni. Disponibile in blu e adatto per cani di taglia piccola e media.  Facile da indossare e da pulire! 

PET-A-PORTER

pet a porter
pet a porter
pet a porter

Da una giornata all’aperto insieme, agli spostamenti e ai viaggi tipici delle vacanze, Pet-a-porter, la collezione di borse luxury fatte a mano, è un must have per trasportare il tuo amico a quattro zampe in modo comodo e sicuro: ti permette di portarlo ovunque tu debba andare e gli consente di scoprire nuovi posti insieme a te. Clicca sul link per scoprire i diversi modelli stagionali disponibili in più colori, da quelli pastello per l’estate, o i polka per tutto l’anno, al tessuto Herringbone per un mood invernale. Sono tutti personalizzabili con il nome del tuo pet!

ACCAPPATOIO POSHY ME

L’inverno porta pioggia, neve e freddo e, ogni volta che tu e il tuo cane tornate a casa dalla passeggiata, si merita di tornare pulito con un bel bagnetto. Nella categoria Toon Spa trovi una selezione di accappatoi per far sentire il tuo cucciolo proprio come in un centro benessere. La fascia da annodare in vita ha ancora bisogno dell’aiuto di mamma o papà per essere legata. E’ realizzato in tessuto di spugna progettato appositamente per assorbire l’acqua.

Eat your Veggies PAJAMA

Eat your veggies pajama

Un cane comodo e al caldo è un cane felice. Toonpet ha creato Snoozy Pup, una capsule collection di pigiamini che avvolgeranno i vostri cuccioli in un totale comfort. Disegnato per i cuccioli, si adatta anche a razze di piccola e media taglia.

 

Non dire gatto se non gli hai ancora comprato il regalo di Natale! Per chi è amante dei felini, abbiamo selezionato dal web qualche oggetto con cui stupire subito il proprio micio

TIGRITO

Tigrito Alessi

Tigrito è la ciotola che ALESSI ha creato per il tuo micio. Disponibile in tre colori e composta da due scodelle, porta in casa l’allegria. Pensi che il tuo gatto ci si possa riconoscere? 
https://www.alessi.com/it_it/catalogsearch/result/?q=tigrito&gclid=EAIaIQobChMI2Nf3-Pue5gIVCIjVCh1ivQV9EAAYASAAEgIVT_D_BwE&gclsrc=aw.ds

ALBERO TIRAGRAFFI

tiragraffi

Con questo albero tiragraffi il tuo gatto avrà così tanto da graffiare, nascondersi e saltare da una parte all’altra durante la giornata che non ti assillerà più miagolando ogni 5 minuti facendoti gli occhioni dolci per ottenere l’ennesima ciotola di croccantini
https://www.miciogatto.it/shop/happypet-tiragraffi-albero-per-gatti-palestra-graffiatoio-sisal-grande-130-x-72-x-200-cm/

KONG SCRATTLES

gioco kong

Da sempre i gatti si divertono a correre dietro a qualsiasi cosa rotoli o abbia una coda. Per Natale, regalagli questo gioco dotato di una consistenza irresistibile e un tintinnio che stimola la voglia di giocare. All’interno contiene anche erba gatta. Lui si sta già leccando i baffi, tu cosa aspetti a comprarlo? 
https://www.robinsonpetshop.it/giochi-e-/6062-kong-gioco-di-natale-scrattles-per-gatti/kong/kong-gioco-natale-scrattles-per-gatti.html

AMACA DA FINESTRA

amaca da finestra

Se hai un gatto non puoi non aver notato quanto immensamente ami accovacciarsi davanti alla finestra e guardare fuori. Con questa amaca gli puoi permettere di farlo con il massimo del confort.
https://www.zoologos.net/cuccia-amaca-letto-da-finestra-per-gatti-colore-kaki.html

SPAZZOLA DA APPENDERE

spazzola da appendere

E tu hai mai beccato il tuo gatto grattarsi il musetto contro gli stipiti delle porte? Con queste innovative spazzole da appendere gli permetterai di grattarsi provando una sensazione di sollievo ed eviterai che si faccia male contro gli spigoli duri dei muri e delle porte. 
https://www.modamemorizzare.com/content?c=accessori%20per%20gatti&id=20

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Lamezia International Film Fest 6

Coerentemente con la linea artistica delle precedenti edizioni, al centro della manifestazione vi è stato il Premio LIGEIA nella sezione ESORDI D’AUTORE, dedicata ai migliori esordi del cinema italiano.

Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato al regista napoletano Mario Martone, reduce dal successo de Il sindaco del rione Sanità. Lo stesso Premio andrà, poi, all’attrice Isabella Ferrari.

L’ultima serata del Lamezia International Film Fest diretto da Gianlorenzo Franzì, ha visto la presenza di molti ospiti d’eccezione: l’attrice Isabella Ferrari, il regista Mario Martone, la sceneggiatrice Ippolita Di Majo, il regista francese Jean Jacques Annaud, e Le Coliche.

Proprio i fratelli Colica accompagnati dal loro regista, ci hanno raccontato episodi esilaranti della loro breve ma già intensa carriera, come quando inscenando una rapina per un clip di youtube, le persone intorno hanno realmente chiamato la polizia.

Alla Ferrari, che ha ritirato il PREMIO LIGEIA nella categoria ESORDI D’AUTORE, è stata inoltre dedicata la retrospettiva MONOSCOPIO che l’ha vista protagonista di numerosi film di successo da lei interpretati tra cui ‘Amatemi’, ‘La vita oscena’, ‘Romanzo di un giovane povero’, ‘Arrivederci amore ciao’.

Isabella Ferrari ha ripercorso la sua carriera parlando del suo rapporto con importanti registi come Ettore Scola – “Scola venne a teatro a vedere il primo spettacolo che feci a Milano e subito mi ha offerto il ruolo di protagonista nel film Romanzo di un giovane povero. L’inizio delle riprese, però, continuava a subire dei ritardi e nel frattempo rimasi incinta della mia prima figlia. A quel punto pensai che non avrei più fatto quel film a cui tenevo molto. Le riprese iniziarono e, nonostante fossi incinta di 5 mesi, Scola mi prese ugualmente. Mai avrei pensato di poter vincere la Coppa Volpi a Venezia, eppure successe”.

Attualmente la Ferrari è sul set della terza serie di Baby. “Nella prima serie ero una madre molto superficiale che non capisce nulla della vita della figlia, nella seconda si rende conto che sua figlia si prostituisce e non riesce a fare nulla per lei. Nella terza serie non mancheranno le sorprese. Il bello di questo mestiere è che diventano tutte delle meravigliose sfide. È sempre un salto nel vuoto”.

Con l’incontro con Sabrina Paravicini e Nino Monteleone che hanno presentato il film da loro diretto dal titolo Be Kind – viaggio all’interno della diversità, ricevendo anche il Premio LIGEIA nella sezione Esordi d’Autore. Un progetto nato dal desiderio della Paravicini di fare un regalo a suo figlio Nino, ma che con il tempo è diventato un vero e proprio film che racconta il viaggio da piccolo di una persona diversa all’interno della diversità, intesa non come differenza ma come ricchezza della varietà.

La mamma accompagna il figlio in un percorso fisico ma soprattutto emotivo dove ogni tappa rappresenta un incontro con persone che raccontano le esperienze attraverso la condizione delle proprie storie.

“Be Kind è un film che abbiamo voluto raccontare attraverso lo sguardo di Nino che all’epoca aveva 12 anni – ha affermato Sabrina Paravicini – mi piaceva l’idea di rappresentare la gentilezza intorno alla diversità perché nel nostro percorso abbiamo avuto la fortuna di incontrare tante persone gentili. Il film è nato come un’esperienza familiare perché volevo che Nino facesse una bella esperienza in piena autonomia. Giorno dopo giorno, però, diventava un film a tutti gli effetti. Da qui è nato anche il Be Kind World, un premio rivolto a tutte le professioni in cui le persone si sono distinte per gentilezza”.

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I regali beauty per lei

I cofanetti beauty per lei sono delle confezioni speciali che a Natale rendono prezioso ogni gesto di bellezza. Funzionali o più sontuosi, soddisfano i gusti di tutte raggruppando le linee iconiche dei brand o mettendo insieme delle fantastiche travel size per i viaggi imminenti. Per chi non amasse il genere, ci sono sempre le migliori novità del periodo, acquistabili singolarmente e garanzia di un regalo che non vi farà sfigurare.

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In The Cut: la campagna di Antony Morato dedicata all’inverno

Accostamenti materici, disarmonie cromatiche e tridimensionalità dello sfondo a contrasto con i look in primo piano sono le immagini della quarta campagna social di Antony Morato, dedicata alla parte più invernale della collezione fall winter 19/20.

In questo contesto i capi sembrano emergere spontaneamente dal fondale volontariamente alterato, l’ uomo contemporaneo abbatte i confini, reinterpreta il suo modo di vestire esaltando la sua personalità in contrasto con i canoni preimpostati.

Il risultato è una proposta che partendo dal capospalla, nelle versione bomber e in quella parka, propone il nero – colore simbolo dell’heritage del brand – accostato a volumi ampi e dettagli sportivi per conferire al look grinta ed esaltarne la sua contemporaneità. 

I materiali che compongono i capi sono ricercati e innovativi: dalle imbottiture in fibra vegetale Sorona Dupont alle maniche finger hole, dai tessuti tecnici sui bomber ai cappucci con doppio tessuto e patte antivento.

https://www.morato.it/it/

Sponsored content by Antony Morato

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Natale 2019: gli oggetti di design all’insegna del colore

Per questo Natale abbiamo pensato ad alcune idee regalo originali ispirate allo stile moderno e innovativo. Gli oggetti di design sono dei pensieri sontuosi quando vogliamo stupire i nostri cari, la scelta migliore per regalare al nostro soggiorno un tocco di stile ma anche dei perfetti regali dell’ultimo minuto. Scoprite la selezione nella gallery.

GAETANO PESCE

Le opere del grande Maestro Pesce non sono mai una uguale all’altra. Fatte a mano, questi splendidi oggetti di arte e contemporaneita’ sono accompagnati ciascuno dal certificato di autenticità firmato dal genio creativo. Nella produzione prolifica di sedie, armadi, poltrone, gli oggetti casa di Gaetano Pesce sono una linea accessibile al collezionista di gusto e stile. Da non perdere!

www.gaetanopesce.com

STEFANO GIOVANNONI

Il designer Stefano Giovannoni ha preso ispirazione proprio da questo significato per realizzare la Rabbit Chair Velvet: una seduta in grado di unire dolcezza e simpatia con comodità e fantasia. Una sedia in due versioni, adulto e bambino, in cui le orecchie del coniglio diventano schienale. In una terza versione la sedia Rabbit si illumina divenendo anche lampada.

https://qeeboo.com/it/rabbit-chair-velvet-finish-by-stefano-giovannoni

LATERAL OBJECTS BY STEFAN BECKMAN

Stefan Beckman Studio è uno studio di design con sede a New York specializzato in scenografia e direzione artistica per l’industria della moda. Il loro lavoro ha fatto parte delle più iconiche campagne pubblicitarie ed editoriali di moda degli ultimi quindici anni. Oltre a progettare sfilate per i più grandi nomi della New York Fashion Week stagione dopo stagione, progettano eventi, presentazioni di moda e mostre in tutto il mondo.

Lateral Objects è un laboratorio di design nato all’interno del Stefan Beckman Studio. Gli audaci colori pop della California Art degli anni ’60 e il movimento di design Supergraphics degli anni ’70 sono stati l’ispirazione per la prima collezione di oggetti che risultano ideali come regalo natalizio come i bicchieri gradiente soffiati a mano o i sottobicchieri da abbinare.

https://www.lateralobjects.com

https://www.stefanbeckman.com

@stefanbeckman @lateralobjects

MISSONI HOME

Missoni è la casa per eccellenza e un must-have per gli amanti dei pattern multicolorati a colori brillanti e tessuti di prima classe e eleganza. Ecco le migliori idee regalo per questo Natale:

Set americano in tessuto waterproof, a macro chevron multicolori. Tovagliolo abbinato in tinta unita.

https://www.missoni.com/it/missoni-home/set-americano-gift_cod46681538vu.html

Accappatoio unisex con cappuccio, in spugna di cotone qualità riccio/taglio. Motivo piccoli dadi multicolori. 100% cotone.

https://www.missoni.com/it/missoni-home/accappatoio_cod46646516xk.html#dept=hw_hmbthrbs

Plaid ricamato in Poliestere, con lurex a motivo chevron. Con frange. Misura 130×180 cm.

https://www.missoni.com/it/missoni-home/plaid_cod46649912vd.html#dept=hw_hmblnk

ALESSI

Food à porter è un lunch box che non sembra un contenitore per il pranzo, ma un elegante accessorio di moda. Un oggetto funzionale e bello, da portare come una borsa dal design ricercato.

https://www.alessi.com/it_it/

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A model’s talk: i gemelli Patriota

Come e quando è nata la vostra passione per la moda e carriera di modelli?

La nostra carriera da modelli è nata quando ci siamo trasferiti a Goiânia, la capitale del nostro stato. Uno stylist ci ha presentato ad un’agenzia di moda e da lì abbiamo cominiciato a lavorare e ci siamo innamorati del fashion a prima vista.

Le vostre città di origine e quelle che vi sono rimaste nel cuore?

Siamo nati a Porangatu-go e abbiamo viaggiato molto per cui non possiamo non nominare Hong Kong , Roma, Milano , Rio de Janeiro e New York City.

I posti che sognate di visitare?

Volevamo visitare l’Italia e ci siamo riusciti, ci piacerebbe andare in Nuova Zelanda, Australia, India e Giappone. Nel nostro paese invece bisogna assolutamente visitare Cristo Redentore a Rio de Janeiro, perché è una città meravigliosa con molte culture e diversità. In Italia invece ci è piaciuta Roma che è una città affascinante sia per storia millenaria, arte o gastronomia.

Nella vostra valigia cosa non può mancare?

Nella valigia, non può mancare l’asciugacapelli, filo interdentale, profumo, camicia, pantaloni, biancheria intima e i nostri accessori per la palestra.

I vostri consigli per tenersi in forma anche viaggiando?

Fare una sana colazione, allenarsi nella camera d’albergo, fare jogging al mattino o in strada o in spiaggia.

La vostra playlist?

Ci piace il jazz, il blues, la samba e il rock.

Photographer: Alisson Marks 
Stylist: Stefano Guerrini 
Grooming: Domenico Mastrodicasa
Stylist’s assistants: Daniela Cassis Peña, Francesca Minardi, Gergana Dimitrova
Models: Marcos e Marcio Patriota @Elite Uomo Milano

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Hair style: i consigli di stile di Stefano Terzuolo

I consigli di stile di Stefano Terzuolo, fondatore di Gum Salon Milano e artigiano dei capelli dall’animo british. Linee morbide e naturali, ispirazioni che arrivano dagli anni 90, ma anche dalle passioni che guidano e influenzano il suo lavoro.

Come sta evolvendo il progetto Gum?

Siamo partiti nel 2009 con il primo negozio ispirato ai saloni inglesi. Il nostro pubblico erano gli studenti delle accademie di moda, chi cercava qualcosa di davvero cool e fuori dalle righe o personaggi meno conformi ai canoni del classico parrucchiere.

Con il passare degli anni, per maturazione personale ma anche perché i tempi stavo cambiando abbiamo deciso di sviluppare il nuovo progetto, introducendo il concetto di experience.  Oltre che al semplice taglio ho implementato la linea di prodotti per capelli insieme allo skincare per trasformare il negozio in una sorta di hair spa, concetto che ad oggi funziona benissimo.

Quali sono i trend nei tagli maschili al momento?

Abbiamo assistito per molto tempo a tagli da barbiere anni 40 e 50  ispirati alla old school, ma oggi non è più così. Già da tre anni ho abbandonato quel mondo, poiché volevo abbracciare linee più morbide. Certamente, l’ispirazione attuale proviene dagli anni 90, c’è un grande ritorno del colore anche per l’uomo con la decolorazione e i ramati, mentre per i tagli vanno le frange destrutturate. I capelli si portano più lunghi ai lati e sulla nuca tenendo come riferimento alcuni grandi della musica, come David Bowie e gli Oasis.

Ovviamente, non è la regola fissa, ogni look è studiato sul cliente e questo ci permette di prendere un ampio bacino, dai più fashion addicted agli uomini che amano gli stili più classici.

Cosa evitare assolutamente per essere “out of style”?

Il taglio rasato con bordi molto alti e il ciuffo lungo. Meglio un look morbido e naturale. Quanto alla barba, assolutamente no alle barbe lunghe, per questo motivo l’anno scorso ho tolto il servizio barberia.

Dove nasce la tua ispirazione?

La mia ispirazione nasce principalmente dalla musica. Cerco nuove band inglesi soprattutto, con look non estremi ma da cui posso attingere spunti originali. E ovviamente da Londra, la mia città del cuore. Penso che molti trend nascano ancora da lì.

Destinazioni lifestyle da non perdere a Londra?

Torno in questa città molto spesso e nel mio giro non mancano mai la Summer House che è uno dei più importanti centri espositivi di arte contemporanea. Poi, il Broadway Market che si trova nell’East End a London Fields, una zona di tendenza  dove ogni sabato si tiene un mercato con prodotti davvero super selezionati che arrivano dalla campagna.

Brick Lane, perché adoro il vintage e lì ci sono dei negozi fantastici. Come esperienza di barberia consiglio invece Mardok, uno storico barbiere inglese per vivere un’experience d’altri tempi.

Milano riesce a reggere il confronto?

Negli ultimi anni questa città è davvero esplosa ed è al pari delle altre europee. Mi viene in mente un ristorante da non perdere, si chiama Motelombroso ed è nella zona del Naviglio Pavese. La cucina è di alto livello, ottima anche la cantina con  i suoi vini naturali e al suo interno organizzano spesso delle mostre.

Nuovi progetti legati a Gum?

Sto implementando la linea Supernova con un nuovo scrub a base di sale marino per i capelli, che andrà a lavorare sulla cute per riequilibrare la pelle dal sebo, ma è anche adatto a psoriasi e problematiche di caduta. Stiamo collaborando  inoltre con Depuravita che ha creato un integratore biologico e totalmente naturale per la pelle presente ora in negozio.  E visto che abbiamo parlato di musica un altro progetto personale a cui tengo è il mio ep musicale di cantautorato, si chiama “Di Notte” che al momento sta andando molto bene.

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Sex movie: 3 best film erotici da vedere

Il vasto mondo dei film è ricco di pellicole che hanno fatto la storia dai film storici, western, commedie, azione, thriller per ognuna di queste categorie vi sono sempre le top ten o le classifiche dei migliori fra questi non mancano di certo i sex movis con la classifica dei best film erotici da vedere ricchi di amore, passione ed erotismo.

Noi ve ne segnaliamo quattro di sex movis girati da registi degni di nota e con attori che hanno fatto e fanno ancora oggi in parte la storia del cinema.

3 sex movis best da vedere

Eyes Wide Shut

Film uscito nel 1999 il cui regista fu Stanley Kubrick e che come protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman, nelle parti di Bill e Alice. Recitano la parte di una coppia perfetta, ma dopo una festa la donna confessa al marito di essere stata attratta da un altro uomo. L’uomo che al momento sembra non essere toccato dalla confessione della moglie, si lascia andare dalle inibizioni che si porta dietro e si lasciare andare al corteggiamento di altre donne, partecipa ad un’orgia e si interessa alla prostituzione.

Stanley Kubrick regista di grande fama ha coronato la sua carriera prima di lasciarci con questo film erotico, definito come il più complesso racconto a sfondo sessuale apparso sullo schermo.

Ultimo tango a Parigi

Film del 1972 diretto da Bernardo Bertolucci, che porta sullo schermo Marlon Brando, nei panni di Paul un uomo che avanza con l’età e distrutto dalla morte della moglie, riprende a vivere dopo aver incontrato, quasi come uno scherzo del destino, la giovane ventenne Jeanne (Maria Schneider). Fra i due nasce una passione che si vede consumare giorno dopo giorno a Parigi all’interno di un appartamento sfitto.

Questa pellicola fece parlare molto segnando la storia del lungo metraggio, poiché definita la più scandalosa mai apparsa al cinema sino quel giorno oltre a veder Marlon Brando in una delle sue più grandi performance come attore.

Le Età di Lulù

Sex movis del 1989 di Almudena Grandes e portato sul grande schermo da Bigas Luna che sceglie come protagonista Francesca Neri, all’epoca molto giovane. Il film percorre le tappe dell’educazione sessuale di Lulù, la ragazza si innamora dell’amico di suo fratello Pablo, interpretato da Oscar Ladorie e più maturo di lei. Entra con lui nel mondo erotico non sapendone nulla, ma poi diventa insaziabile e padrona di tutto.

Una notte da Oscar a Cinecittà World con The Italian Wedding Stars

Venerdì 29 Novembre negli studi di Cinecittà World, che furono prima gli studi di Dino De Laurentis il grandissimo produttore cinematografico, sono andati in scena The Italian Wedding Stars, decretando il successo di Daniela Corti.

Non solo una wedding planner, ma un’organizzatrice di eventi di caratura internazionale, che giunta alla quarta edizione della manifestazione, non ha scelto la solita villa o castello, ma bensì un parco divertimenti che per la prima volta ha ospitato un Gran Galà.

Il concorso è rivolto a premiare tutte le eccellenze del settore: dal wedding planner all’allestitore alla miglior musica che quest’anno ha avuto un giudice di tutto rispetto per la categoria, ovvero ilo maestro Mazza.

L’occasione ghiotta del trovarsi nel tempio del cinema, ricordando che proprio li son stati girati colossal come Cleopatra, è stata quella di presentare il film di Mauro Cartapani “A_Mors”.

Una produzione indipendente capace di narrare con una qualità cinematografica, scenografica e fotografica assoluta, una storia ispirata a fatti realmente avvenuti, in scenari mozzafiato, tra lupi e foreste immense, dove la natura detta ancora le regole. A ricevere il premio speciale è stato proprio l’attore protagonista Cristian Stelluti.

wedding-stars-cinecittà
PH: Melissa Fusari

The Italian Wedding Stars ha coronato, anche quest’anno, il grande lavoro di Daniela Corti che, oltre a dedicarsi alla ricerca e alla selezione delle eccellenze nel wedding italiano, opera con grandissimo successo, in partnership con ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, a supporto di un fenomeno in grande espansione come il Destination Wedding Italiano.

Con il suo progetto Undiscovered Italy Tour, ha recentemente realizzato due impareggiabili wedding & press tour, guidando giornalisti e wedding planner alla scoperta delle meraviglie di due regioni straordinarie come Puglia e Umbria.

Son stati assegnati ben venti premi, tra categorie in concorso e premi speciali, tra cui ricordiamo quello al giornalista dell’anno 2019 a Fabrizio Imas, per l’essersi distinto in poliedria in diversi settori, come quello per l’appunto del destination wedding di lusso.

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Look da sci, i migliori alleati

La stagione sciistica è alle porte ed è subito caccia alle piste più belle e gli impianti più all’avanguardia. Dalla discesa perfetta per gli amanti della tradizione, a snowpark e fuoripista da brivido per i più audaci, l’importante è non farsi cogliere impreparati e scegliere gli alleati giusti per dare il cento per cento in tutte le condizioni. Per un trick sulla tavola o una performance da discesa libera, ecco le ultime innovazioni fresche da laboratorio, i top di gamma per dare il massimo in ogni disciplina e chissà, non tentare anche qualche evoluzione freestyle.

Oakley Clifden
Studiati per lo sci alpinismo, sono perfetti per proteggerti dalle condizioni climatiche più estreme grazie alla tecnologia delle lenti Prizm™ che offrono un contrasto ottimizzato e l’antiriverbero HDPolarized. Una montatura progettata con schermature laterali e meccanismo di bloccaggio del ponte per garantire la massima protezione.

The North Face
Si chiama Brigandine, con tecnologia Futurelight, mantiene la pelle asciutta mentre affronti la neve fresca nei percorsi fuori pista più inaccessibili.

Burton Step-On

Un attacco innovativo e super confortevole che consente al rider d’inserire e disinserire lo scarpone facilmente dagli attacchi, senza la necessità degli allacci convenzionali e concentrarsi sulla performance e il divertimento. Perfetto per i new beginners.

Tavola Burton
La Burton Free Thinker, caratterizzata dall’iconica grafica anni 90, è una twin-tip che consente la massima espressione creativa in qualsiasi direzione.

Lifaloft Jacket di Helly Hansen
Questa giacca è stata votata come Gold Winner ISPO Awards nel segmento Snowsports per il 2019 da una giuria composta da 43 giudici provenienti da 12 paesi di 3 continenti. Più leggera del 20% e allo stesso tempo più isolante, grazie a microscopiche sacche d’aria che catturano e trattengono il calore.

Garmin Fenix 6
Dispone di oltre 2.000 località sciistiche per lo sci alpino (con nomi e coefficienti di difficoltà delle piste). La funzione ClimbPro permette di analizzare il profilo altimetrico di un percorso, come quello di un’uscita scialpinistica, e rilevare tutte le sezioni di salita più impegnative del percorso. Presenti anche Smart Notification, pagamenti contactless tramite Garmin Pay™ e musica.

Rossignol Covershield Jacket 

Ha una struttura all’avanguardia che imita le corazze protettive degli animali. I componenti della giacca si sovrappongono e si articolano così da ricoprire le cuciture e garantire un’impermeabilità impeccabile. 

Briko Storm
Questo casco, dotato di 16 fori di ventilazione, combina diversi materiali di costruzione, come policarbonato e ABS, ottenendo così un mix ideale tra leggerezza e robustezza. Il fitting aumenta con lo Slim Rollfit che, grazie a una rotella regolatrice nella parte posteriore, garantisce la calzata ideale e l’adattabilità del casco a ogni tipo di testa. 

Patagonia Pow Slayer Bibs
Leggera e altamente traspirante, è realizzata in tessuto GORE-TEX® Pro a 3 strati in nylon, con superficie esterna completamente riciclata. Zip bidirezionali per una ventilazione ottimale, tasche cargo sono a prova d’acqua e pratiche da utilizzare e ghette per lasciare fuori la neve. 

Fischer Speedmax 3D
Questi sci sono progettati per ridurre l’attrito dell’asta sulla neve grazie all’utilizzo di un materiale sciolinabile anche sulle pareti laterali dell’asta molto sollecitata. Si tratta di equipaggiamento da Coppa del Mondo, sviluppato in collaborazione con i più forti atleti della disciplina.

Dynafit Tour 88
Hanno una larghezza di 88 mm al centro, creati per lo scialpinismo classico, sono dotati di eccellente manovrabilità, sciata stabile e utilizzo semplice su ogni terreno. Il peso leggero di appena 1.280 grammi (lunghezza di 166 cm) permette allo sciatore, anche nelle lunghe uscite impegnative, di risparmiare energia per la discesa. 

Julbo Cyrius

Questa maschera presenta una lente cilindrica senza telaio che garantisce un campo visivo molto ampio. Dal design moderno e leggermente squadrato, è dotata di lente fotocromatica Reactiv che si adatta alle variazioni della luminosità, garantendo così una ampia visibilità e una protezione elevata in ogni condizione atmosferica. 

Nordica Hands Free
Il suo sistema, permette di calzarlo come una pantofola perché ha una apertura di ben 40 gradi per infilare il piede senza aiuto. Spariscono i tradizionali 3 ganci anteriori a favore di un’unica leva posteriore, che si alza e si abbassa semplicemente con l’aiuto del piede o dei bastoncini da sci.
Inoltre il suo sistema Primaloft mantiene il piede al caldo, per i più freddolosi o per chi ha problemi di circolazione, HF ha a disposizione anche il sistema integrato di riscaldamento Therm-ic, che si regola tramite Bluetooth. Uno scarpone che farà gola non solo ai senior, ma a tutti quelli che vogliono sciare bene con meno complicazioni possibili.

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Natale 2019: i migliori regali beauty

Fragranze che si vestono a festa, skincare in combinazioni speciali e limited edition pensate appositamente per il periodo natalizio. Per il Natale 2019, la bellezza, nelle sue vesti più scintillanti ci regala sorprese che fanno sognare. È decisamente il periodo migliore dell’anno per gli esperti o appassionati di beauty!

DEPOT

Una nuova collezione di fragranze calde o fresche, legnose o leggermente fiorite, ambrate o fruttate, sempre evocative ed avvolgenti dedicate all’uomo contemporaneo con un appeal retrò.

BULLFROG

Chi ama la rasatura, si innamorerà della confezione The Cool Shaver che comprende la crema rasatura secret potion N.1 in formato da 250ml, l’autentico prodotto da barberia da usare con il pennello professionale e la ciotola da rasatura per montare la crema e il rasoio di sicurezza completo di porta rasoio in pelle, comodissimo da portare in viaggio.

COLLISTAR

Un cofanetto dedicato all’idratazione, con il Gel viso idratazione totale non-stop 24H 75 ml , Gel Doccia Tonificante 100 ml Schiuma da Barba, tutto nella travel-bag firmata The Bridge.

K DOLCE&GABBANA

Il cofanetto, rivestito di un elegante pattern damascato, include l’eau de toilette 50 ml e il balsamo dopobarba 75 ml, per celebrare al meglio il re della vita di tutti i giorni.

CAUDALIE

Il cofanetto Acqua di bellezza contiene, tre prodotti  immancabili per una pelle luminosa, come l’Eau de Beautè 100 ml la Mousse Nettoyante Fleur de Vigne nel formato 50 ml e la Masque Instant Detox nella versione 15 ml.

DYPTIQUE

Diptyque augura fortuna, protezione e armonia con le sue tre nuove candele. La loro composizione olfattiva utilizza piante e ingredienti dalle virtù benefiche rese note da un’antica leggenda dell’America Latina.

NUXE

Il cofanetto eccellenza uomo contiene prodotti anti-età come il fluido ricaricatore di giovinezza Nuxellence da 50ml, il contorno occhi multifunzione 15ml e il gel doccia multiuso 200ml. 

BRAUN

Con Series 8 Braun presenta un rasoio elettrico in grado di offrire una migliore esperienza di rasatura. Il design dalle forme pure ed essenziali permette agli uomini di sentirsi al loro meglio in modo semplice e veloce.

ACQUA DELL’ELBA

Un bouquet pensato per la casa sulle ‘Note di Natale’ con l’accordo magico creato con arancia, mandarino, ginestra, gelsomino, miele, cannella, noce e legni di macchia mediterranea.

PHILIPP PLEIN

Si chiama The Skull la prima fragranza del celebre stilista, ed è frutto di una co-creazione concepita dallo stesso Philipp Plein e il maestro profumiere Alberto Morillas, apprezzatissimo a livello internazionale. Presentato nella versione eau de parfum, il profumo è un tatuaggio olfattivo lussuoso e sensuale. ( Per questo Dicembre sarà disponibile solo in alcune boutique PHILIPP PLEIN selezionate e sullo store online in Europa e negli Stati Uniti ).

AUGUSTINUS BADER RICH FACE AND BODY DUO 

The Rich Cream 50ml & The Body Cream 170ml è un kit che comprende un trattamento viso e la crema corpo, per beneficiare di un’idratazione intensa “from head to toe”.

SHISEIDO MEN HOLIDAY KIT

Il cofanetto è dedicato alla tonicità e alla protezione anti-age per l’uomo con i prodotti iconici del brand.

FOREO LUNA FOFO

Questa combinazione all’insegna dello sport viene fornita completa di una pratica borraccia, detergente microfoam da 20ml e il piccolo ma efficace smart coach personale LUNA fofo. 

TRUSSARDI PARFUMS

Complementari ed intense, le fragranze in edizione limitata di Trussardi Parfums sono il regalo perfetto da fare ai rispettivi partner. Yin (nero) e yang (bianco), maschile e femminile.

AHAVA

Il marchio israeliano, famoso in tutto il mondo per la lussuosa collezione skincare a base di preziosi minerali e ingredienti del Mar Morto, firma un kit in esclusiva per l’Italia realizzato in collaborazione con Moleskine.

REN SKINCARE

Anche quest’anno, REN Clean Skincare ha scelto Silken Favours per la creazione dei Christmas Kit  con alcuni dei top seller del marchio skincare inglese a base di bioattivi,  racchiusi in simpatici cofanetti pronti da regalare o da regalarsi.

FIAT 500 FOR HIM

Esteticamente ispirata all’auto italiana più famosa nel mondo, la fragranza esordisce con note di pompelmo, pepe di Timur e pepe rosa, che lascia spazio ad un cuore fiorito di geranio e iris fiorentino. Lo shower Gel completa l’idea regalo.

ICEBERG FOR HIM

Ideale per chi ama le note aromatiche maschili di bergamotto, cardamomo del Guatemala e frutta secca, il cofanetto Iceberg For Him contiene la fragranza della maison e uno shower Gel che dona morbidezza e un profumo unico alla pelle.

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Cinecult: L’inganno perfetto di Bill Condon

Arriva nei cinema il 5 dicembre quello che potrebbe essere, e ce lo auguriamo, l’anti-cinepanettone per antonomasia, ovvero il film ‘L’inganno perfetto’ di Bill Condon, distribuito da Warner Bros. Il film è un gioiello di sceneggiatura e di acting sublime, d’altronde c’era da aspettarselo dato che riunisce per la prima volta sul grande schermo due titani della settima arte come Helen Mirren e Ian McKellen.

I due favolosi attori si sono misurati sul palcoscenico di Broadway in ‘The dance of death’ di Strindberg. Il film si innesta in uno spunto di grande attualità. In un mondo in cui tutto è fake, bisogna guardarsi sempre le spalle, e chi truffa a volte potrebbe essere… truffato?

Il genio della truffa Roy Courtnay (McKellen) ha messo gli occhi su una nuova preda: Betty McLeish (Helen Mirren), una donna da poco rimasta vedova che vale milioni di sterline. E Roy intende prendersi tutto. Fin dal loro primo incontro, Roy inizia a manipolare Betty con il suo collaudato modo di fare, e Betty, che sembra alquanto affascinata da lui, lo asseconda.

Ma questa volta, quella che sarebbe dovuta essere una semplice truffa si trasforma in un gioco del gatto con il topo, dove la posta in palio metterà in luce i più insidiosi inganni che li porteranno entrambi attraverso un campo minato di pericoli, intrighi e tradimenti.

Il film è basato sul bel romanzo di Nicholas Searle edito da Rizzoli e dimostra la caducità estrema delle macchinazioni: chi la fa l’aspetti, direbbe un adagio popolare. E quello che più piace nel film è questa ambiguità perenne, questo intreccio di suspence e di drammatico ricco di colpi di scena dove nulla è mai quello che appare proprio come nella società 4.0.

Magnifici i trench e gli abiti di McKellen, dandy iconico del cinema british che trasforma ogni inquadratura in uno spettacolo di stile e in un capolavoro di sublime undersatement. Oggi le donne subiscono quotidianamente torti e ingiustizie e anche se si parla molto di parità, non abbastanza si è fatto in questo senso.

Helen Mirren è una personalità ‘incontournable’, davvero irresistibile, e il film andrebbe visto anche solo per lei e per la sua sovrana eleganza. Non vogliamo spoilerare ma la scena della metro ambientata a Londra è davvero bella, anche per il modo impeccabile in cui è girata.

Brillante, ricco di ironia e di verità nascoste, il film scorre leggero e vitale lasciando lo spettatore incollato alla poltrona, fra arte e intrattenimento. La magistrale padronanza della macchina da presa e la fotografia intensa e vibrante lasciano senza fiato.

“È un thriller dall’atmosfera hitchcockiana, dove si intrecciano elementi di mistero, criminalità e passioni umane. La storia rivela l’affascinante patologia di un truffatore in carriera e la cosa più bella dei film come questo è che non sai mai cosa succederà e perché”, spiega il regista, che nel film rivela senza supponenza la sua vasta e riconosciuta sapienza teatrale, e chi scrive assicura ai lettori cinefili e non, che c’è assolutamente da credergli.

Le critiche stanno a zero perché il film non offre fianco a critiche. Quindi non perdetelo!

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Ciao Belli: intervista a Roberto Ferrari

È l’ esilarante voce radiofonica che accompagna con gag e il celebre sondaggio da più di vent’anni una generazione cresciuta con il suo programma. Roberto Ferrari, deus ex Machina di Ciao Belli è un “no ordinary man” che mette sempre tutto sé stesso in ogni cosa che fa.

Basti pensare che è stato il primo conduttore radio a trasmettere live dallo spazio (leggete l’intervista per capire come mai è così ossessionato dalla mancanza di gravità), detiene un guinness dei primati mondiale legato alla canoa e non sta praticamente mai fermo. In una piacevole conversazione telefonica con noi di Manintown abbiamo voluto celebrarlo.

Inoltre, gli amanti della musica anni Novanta sappiano che a partire da gennaio 2020 c’è un evento imperdibile organizzato da lui a ritmo dance che lo vedrà protagonista assieme alle regine della musica di quegli indimenticabili anni nelle piazze di tutto il Belpaese.



Ciao Belli è Un programma ventennale di culto che ti vede in prima linea con il sondaggio in compagnia di Digei Angelo. Il segreto del vostro successo?

Se lo ascolti evidentemente piace (sorride scherzando, ndr). Probabilmente sta nel fatto che noi cambiamo spessissimo il format. Oltre a Digei Angelo abbiamo con noi Nicola Savino, siamo un grande team e ogni anno cambiamo. C’è Roofio ad esempio, e altri personaggi che magari non si conoscono. C’è Albertino, che ogni tanto torna a trovarci. In pratica non si fa in tempo ad affezionarsi che noi rimescoliamo tutto e cambiamo. Forse è quello.

Sei un uomo, passaci il termine, futurista. Sei andato nello spazio, hai un Guinness dei Primati mondiale legato alla canoa, piloti aerei. Da dove nasce la fascinazione per l’adrenalina e la velocitá?

Sono sempre stato così. Adesso mi sono un po’ calmato. È una cosa nata da me direttamente. Una passione innata per lo spazio. Sin da quando ero piccolino avevo questo tarlo nella mente, riuscire ad andare nello spazio. Ho vissuto un’epoca, gli anni Sessanta, in cui c’è stata la guerra per andare nello spazio tra Urss e Usa. A quei tempi c’erano due canali di stato in tv, non si parlava d’altro. Era un tema molto sentito. 


Ho letto che hai iniziato a fare radio dai tempi del militare. Come é cambiato questo mondo essendone tu uno dei più amati protagonisti?

Non è cambiato moltissimo, la radio è sempre una cosa che sentiamo in macchina o in casa. Sono cambiati i media per ascoltarla adesso ci sono moltissime web radio e i famosi podcast. Prima c’era l’FM. Pochi network. Una cosa che probabilmente è cambiata è che prima il deejay era da solo, ora ci sono molte più coppie e terzetti per dare un ritmo più incalzante al tutto. Prima facevo programmi da solo come conduttore. Ora tutte le radio che ascolto i conduttori sono almeno due.

Cosa non manca mai nella tua valigia dato che viaggi molto?

La musica, mi tiene sempre compagnia ed è la passione che mi ha fatto venir voglia di fare la radio. Mia moglie reclama sempre sul fatto che non ascolto la musica che vorrebbe lei (mentre facevamo l’intervista al telefono erano insieme ed è nata un’esilarante gag sul fatto che porta la moglie dentro la valigia, ndr).

Parallelamente alla radio tieni molte serate come deejay nelle più celebri discoteche italiane. Il tuo pubblico ti segue ovunque. Qualche aneddoto divertente dell’estate trascorsa?

Mi diverto tantissimo a fare ancora serate, i miei colleghi della stessa età hanno smesso. Si sentono vecchi. Io no. Di personaggi ne trovo mille: c’è sempre quello nelle serate in discoteche che nonostante ballino tutti non gli va bene quello che stai mettendo.

Sei presente con una mattonella persino nel celebre muretto della città di Alassio al fianco di artisti come Arbore e Battiato. Che effetto ti fa?

Molto bello. Una Sensazione molto bella. Io sono stato presente nel comune di Alassio per diversi anni ho fatto delle cose artistiche ospite nelle loro manifestazioni. Per questo mi sono meritato la mattonella è una bella riconoscenza che mi rende particolarmente orgoglioso.

Qualche progetto in cantiere?

Il Live novanta. Il ritorno della musica anni Novanta tornerà ancora più forte nel 2020. Ho messo su un format considerando che la gente degli anni Novanta, allora teenager, ora ha l’età per ballare quella musica nelle piazze. Ho studiato una formula con le cantanti che hanno cantato in quell’epoca. Debutteremo l’11 gennaio 2020 all’Alcatraz di Milano e andremo avanti in tutte le piazze. Avrò con me Neja, Regina Nathalie dei SoundLovers e Kim Lukas. 

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I cocktail di Natale

Il Natale ha un’atmosfera magica e anche i bartender di tutto il mondo cercano di trasmetterla attraverso le creazioni particolari pensate appositamente per questo periodo dell’anno.
Di seguito alcune celebri etichette che potrete utilizzare per stupire amici e parenti nelle classiche serate in cui ci si trova tutti insieme per scambiarsi gli auguri.

Mare pumpkin flip

Ingredienti:
– 60 ml Gin Mare
– 1 uovo intero
– 30 ml latte
– 30 ml latticello
– 20 ml di birra di sciroppo di zucca
– Cannella in polvere

Procedimento:
Per la birra di sciroppo di zucca utilizzare una birra non troppo amara, versarla in un pentolino e mescolarla energicamente per rimuovere tutta la CO2. Aggiungere successivamente parti uguali di zucchero e polpa di zucca, scaldare e aggiungere cannella in polvere, mescolare fino a ottenere un composto liquido e omogeneo, successivamente lasciarla raffreddare.
Aggiungere tutti gli ingredienti nello shaker senza ghiaccio. Agitare per 10 secondi circa, successivamente aggiungere il ghiaccio e agitare energicamente per altri 20 secondi.
Filtrare in un bicchiere precedentemente raffreddato e spolverate con noce moscata. Guarnire con un pezzetto di zucca disidratata, un bastoncino di cannella e anice stellato.

Mantuano Punch

Ingredienti:
– 40 ml Diplomatico Mantuano,
– 30 ml to chai
– 30 ml succo di mela
– 30 ml succo di cranberry
– 10 ml di miele o sciroppo d’acero
– 2 dash angustura

Procedimento:
Preparare un’infusione intensa di tè chai utilizzando una quantità di tè doppia rispetto al normale. Versare tutti gli ingredienti nella punch bowl. Aggiungere fette di mela, fette di limone, bastoncini di cannella e alcuni baccelli di anice stellato, mescolare e servire caldo. Guarnire con uno spicchio di mela rossa, limone, un bastoncino di cannella e anice stellato.

Caorunn Alexander

Ingredienti:
– 37,5 ml Gin Caorunn
– 12,5 ml crema cioccolato bianco
– 25 ml di crema
– 12,5 ml latte

Procedimento:
Unire tutti gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio e shakerare per qualche secondo. Colare direttamente nel bicchiere.Guarnire con un bastoncino di cannella o anice stellate e una spolverata di noce moscata.
Bicchiere: coppa

Coupette

Ingredienti:
– 45 ml Riserva Carlo Alberto rosso
– 15 ml bitter alle noci
– 30 ml gin 209
– 20 ml moscato allo zenzero
– Albume

Procedimento:
Reverse Dry Shake & Strain. Guarnire con biscottino al pan di zenzero.

Full Moon

Ingredienti:
– 45 ml Bitter Rounge White
– 15 ml succo di lime
– 30 ml marmellata di mandarino
– 20 ml Plantation original dark
– Estratto di alchecheng

Procedimento:
Reverse Dry Shake & Strain. Guarnire con biscottino al pan di zenzero.

Familiare

Ingredienti:
– 30 ml Diamante Acqua di Cedro
– 30 ml Plantation 3 star
– 1 spoon di FraCk, Amaro serale. No alla Moda
– 30 ml succo di i limone
– 10 ml di sciroppo di zucchero

Procedimento:
Unire tutti gli ingredienti in uno shaker. Shake & Strain.

Il Capitano

Ingredienti:
– 45 ml Jefferson Amaro Importante
– 15 ml Akermes di Firenze
– 30 ml succo di limone
– 20 ml di sciroppo di zucchero

Procedimento:
Unire tutti gli ingredienti in uno shaker. Reverse dry Shake & Strain. Guarnire con un rametto di finocchio selvatico.

Pan di Zenzero

Ingredienti:
– 45 ml Jefferson Amaro Importante
– 15 ml Irish Whiskey
– 30 ml succo di limone
– 20 ml di sciroppo di zucchero
– albume

Procedimento:
Reverse Dry Shake & Strain. Guarnire con biscottino al pan di zenzero. 

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Tiramisu: la ricetta originale per farlo in casa

Il tiramisù è uno dei dessert più amati dagli italiani, ideale da degustare in estate con la stagione calda, ma anche durante le feste e in varie ricorrenze. Le sue origini risalgono intorno alla fine degli anni ’60 e pare avere origine dall’usanza dei contadini veneti di sbattere il tuorlo d’uovo con lo zucchero

Il tiramisù così come lo conosciamo oggi invece si deve al cuoco e pasticcere Alle Beccherie di Treviso, che dopo aver iniziato a lavorare presso un ristorante trevigiano, unisce l’usanza veneta a ricordi d’infanzia e crea il “Teramesù”. La sua creatività gli fa aggiungere anche il mascarpone, realizzando così la crema tiramisù tanto amata oggi.

Questa che vi ho raccontato è una delle storie sulla nascita di questo dolce, ma attenzione, a contendersi la creazione della ricetta originale del Tiramisù c’è anche il Piemonte e il Veneto.

Grazie a questo cuoco e al ristorante trevigiano, il Tiramisù è diventato un dolce diffuso in tutto il mondo e il nome è conosciuto in ben 23 lingue diverse inserito nel vocabolario di queste e si trova al quinto posto come la parola italiana più conosciuta.

Ricetta originale del Tiramisù

Preparazione facile del Tiramisù: tempo di preparazione circa 3 h

  • Ingredienti per 8 persone
  • 500 gr mascarpone
  • 300 gr di savoiardi
  • 250 gr caffè espresso
  • 200 gr zucchero
  • 80 gr di marsala
  • 4 uova
  • Cacao amaro q.b.
  • Sale

Preparazione del Tiramisù

Preparate abbondante caffè espresso, versatelo in una scodella, zuccheratelo aggiungendovi anche il Marsala, mentre questo si raffredda, prendete le uova e assicuratevi che i gusci siano puliti, poi separate i tuorli dagli albumi e metteteli in due ciotole diverse. Aggiungete ai tuorli un pizzico di sale e lo zucchero. Gli albumi teneteli sempre da parte.

Sbattete ora il tutto fino a quando non si ha una consistenza spumosa e chiara.  Aggiungete ora il mascarpone e mescolate con un cucchiaio.

Ora montate gli albumi con frusta elettrica o a mano. Una volta ben montati uniteli al composto precedentemente realizzato con i tuorli e il mascarpone e mescolate la crema dal basso verso l’alto.

Ora che la crema è pronta e il caffè è a temperatura ambiente, preparate il contenitore per il tiramisù (può essere un vassoio di alluminio, una terrina di vetro o di coccio, l’importante è che sia medio basso, ideale per fare 2 strati di tiramisù – circa 30×30 può andare bene).

Immergete i savoiardi nel caffè col marsala, 1 secondo per lato, e poneteli nella pirofila scelta sino a realizzare il primo strato. Non lasciate spazi vuoti.

Ora coprite lo strato di savoiardi con una parte della crema preparata e fate così con altri due strati di savoiardi e crema. Tutto sempre in parti uguali e ben adagiato.

Al termine ponete il tiramisù in frigorifero per circa 2 h e coperto da un foglio di carta stagnola.

Prima di servire spolveratelo con il cacao amaro, aiutandovi con un setaccio.

Pino Daniele: i 7 successi indimenticabili da ascoltare

Pino Daniele cantautore, e musicista è stato uno dei massimi rappresentanti del panorama musicale napoletano degli ultimi decenni, la sua musica spazia dal rock al jazz e al blues.

Cantautore poliedrico e molto prolifico le cui canzoni sono come una pennellata di musica e poesia con un ritmo molto caratteristico e riconoscibile, dando origine a uno stile tutto suo da lui soprannominato “tarumbo”, in cui si notano influenze di tarantella e blues.

Ecco a voi alcune alcuni dei maggiori successi del grande Pino Daniele.

7 successi indimenticabili da ascoltare di Pino Daniele

Anna Verrà

Una canzone dedicata ad Anna Magnani attrice che Pinodaniele amava moltissimo. Pubblicata nell’album “Mascalzone latino” del 1989. Il cantautore, con questo brano, intende ricordare la figura dell’attrice romana Anna Magnani scomparsa nel 1973.

Napule e’

Brano composto ed eseguito da Pinodaniele e inserito come traccia di apertura del suo album di esordio Terra mia, anno 1977. Parla di Napoli delle sue contraddizioni e di amarla anche con la sua amarezza, ma piena di vitalità e slancio verso la vita.

Je So’ Pazzo

Si ispira all’ultimo discorso pubblico di Masaniello, durante la rivolta del popolo Napoletano nel 1600. Pino Daniele è un nuovo Masaniello, che rivendica la propria libertà di denunciare e protestare senza mediazioni o giri di parole, per poter agire liberamente si definisce un pazzo che parla per dare sfogo al proprio disagio.

Sara

Sara è un brano musicale presente come quarta traccia dell’album Medina, pubblicato nel 2001 ed interamente dedicato alla figlia del cantautore: Sara Daniele.

Dubbi non ho

Brano musicale sempre scritto dallo stesso Pinodaniele e da lui interpretato.  Fa parte dell’album Dimmi cosa succede sulla terra, uscito nel 1997, parla dell’amore e dell’unicità di scegliersi, ritrovarsi e di come in amore le cose si fanno ma non si spiegano quasi mai con la mente.

Quanno Chiove

Una storia commovente, una storia vera che le parole di Pino Daniele trasformano in poesia. Racconta della quotidianità di una prostituta che si prepara per andare al lavoro. E si va anche quando piove, tanto l’acqua ti bagna e va tanto l’aria deve cambiare.

Nun me scoccia’

E’ considerato l’esempio più profondo di punk napoletano. E’ la storia di un artista e un uomo che, per quanto la vita lo abbia portato a girare il mondo, non ha permesso al suo spirito partenopeo di essere sfrattato dall’anima.

E voi quale brano musicale di Pinodaniele preferite?

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Concerto Umbria Jazz Pino Daniele Arena Santa Giuliana

Jean Pierre Xausa e gli ultimi dandy

Si fa presto a dire dandy. Se volete sapere cosa significa oggi essere un membro del club dei sofisticati e maledetti che da Lord Brummel in poi hanno loro malgrado segnato in modo indelebile l’arte del vestire al maschile, chiedetelo a lui, Jean Pierre Xausa.

Si aggira sbarazzino nei luoghi deputati alla celebrazione dell’effimero, fra Roma, Firenze, Milano, questo bizzarro gentleman dai modi cortesi. Ti sembra di vederlo ovunque , con i suoi baffi a manubrio di 34 centimetri, il pizzetto curatissimo raccolto in una treccina che gli ha valso la vittoria in varie gare di barba a livello internazionale, e dulcis in fundo, per vederci chiaro, gli occhiali tondi che fanno subito ‘intéllo’, gli stessi che portava il compianto Gianfranco Ferré.

“Sono una perla rara diciamo-spiega Xausa senza falsa modestia-solo in pochi nel mondo scelgono come me di modellare il proprio look sulla falsariga di un oracolo di stile quale era Oscar Wilde, martire del dandismo moderno che non a caso diceva: “Il dandismo è a modo suo il tentativo di affermare l’assoluta modernità della bellezza”. Una massima di vita che Jean Pierre ha fatto incidere, come mostra orgogliosamente, su un prezioso braccialetto dal quale non si separa mai.

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Parlare con Xausa, un dandy old school ma anche un hipster che pare uscito da una macchina del tempo, con la sua redingote damascata (o finanziera) completa di gilet, la cravatta di seta ma ça va sans dire, eco-friendly, la bombetta e il bastone da passeggio con pomello d’argento, significa fare delle inedite scorrerie nella storia della moda, ma anche, per certi versi, calarsi nell’attualità.

Perché i suoi proseliti, i dandy più accaniti in versione 4.0 che da ogni parte del mondo (Parigi, Chicago, Bombay e così via) convergono ogni anno ad Arezzo i primi di maggio, indossano sì completi super ricercati di allure sartoriale e di impronta vittoriana (o umbertina se preferite), ma poi li vedi sfrecciare come provetti motard sulle loro Harley Davidson o le Triumph, per mettere il turbo allo stile.

“Sono i centauri raffinati adepti del club ‘Gentleman’s ride’, una parata di uomini eleganti, impeccabili nei loro suit in tartan, che seguono una consuetudine nata in Australia, quella di sfilare in abito formale su una motocicletta, e lo fanno per scopo benefico -racconta Xausa-infatti raccolgono fondi che saranno devoluti alla ricerca per curare e debellare alcune malattie mentali e il cancro alla prostata, patologia tipicamente virile”.

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L’idea nasce dall’australiano Mark Hawwa. Invaghitosi di una foto che ritraeva Don Draper di ‘Mad men’ in un abito raffinato, Mark ha deciso di mutuarne i codici di stile fondendo l’eccellenza del classico e il gusto vintage trasfuso in una nuova estetica maschile, dinamica e disinvolta, ma per una buona causa. E Jean Pierre è proprio la tipica icona dei nostri tempi che con le sue giacche tre quarti di seta blu gessata e la sua cravatta dal nodo in eco pelle realizzata con stampante 3D, parla quel linguaggio colto e sostenibile.

Chi lo conosce sa che in realtà Jean Pierre si divide fra la sua attività di metalmeccanico e la sua passione per gli abiti. Il sacro fuoco della moda arde in questo curioso personaggio dall’aria dignitosa fin dall’infanzia, da quando cioè la madre, cuoca elegante e attenta alle mode, lo vestiva come il piccolo lord al quale perfino Yves Saint Laurent dedicò una collezione di haute couture. La divisa d’ordinanza sartoriale frutto delle fatiche materne, prevedeva: giacca di velluto, papillon e caschetto biondo.

Originario di Remanzacco, in provincia di Udine, classe 1971, Jean Pierre ha ricevuto un’educazione con tutti i crismi. “Ho studiato in Svizzera e ho affinato la mia creatività attraverso corsi specializzati in grafica e una speciale tecnica di realizzazione dei mosaici, e anche un corso di Belle Arti’.

E siccome la vocazione alla moda non nasce per caso, Jean Pierre ha deciso di declinarla in una linea di moda maschile bespoke, la ‘Mr. JP’ fatta ad arte sul fisico di chi la ricerca e la chiede. Un guardaroba da connoisseur che Xausa disegna e sviluppa dal 2016 in tandem con i suoi amici sarti siciliani, milanesi e friulani, e che si evolverà ben presto anche in un concept di moda femminile.

Un inno al vintage a all’artigianato più autentico che ha conquistato i social, perché oggi il gusto del passato è una vera scoperta per i più giovani: “la mia moda maschile segna la riscossa dei ‘pavoni’, di quei dandy che, sulla falsariga degli elegantoni dell’epoca vittoriana attualizzata, vedi camminare per le vie della Fortezza da Basso a Firenze durante Pitti Uomo, una manifestazione cult alla quale ho partecipato con le mie creazioni maschili e che ho deciso di accompagnare con una piastra elettrica di mia invenzione che consente di curare la barba in modo ottimale, un altro fiore all’occhiello di noi dandy postmoderni”.

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I vincitori dei Belgian Fashion Awards 2019

Ad Anversa sono di scena i vincitori dei Belgian Fashion Awards 2019, una premiazione che vuole riconoscere non solo i creativi, ma anche i professionisti e imprenditori della moda belga.

Un progetto arrivato alla terza edizione e organizzato da Knack WeekendLe Vif Weekend, Flanders DC (Flanders District of Creativity), MAD, Home of Creators e WBDM (Wallonie-Bruxelles Design Mode).

La cerimonia si è tenuta alla borsa di Anversa (Handelsbeurs) – il palazzo della borsa più antico del mondo – che è stata ristrutturata e riaperta per questa occasione.

Oltre alla cerimonia di premiazione è stata anche un’intera giornata dedicata alla moda belga con i Fashion Talks, una conferenza con numerosi interventi per capire come si sta evolvendo il settore.

Con questo progetto Flanders DC ha voluto stimolare il dibattito grazie alle voci di Raf Simons, Glenn Martens, Christopher Morency e Lucie Greene, tanto per citarne alcuni, che hanno parlato della loro visione sul futuro della moda.

Con questa iniziativa si riconferma il carattere indipendente e all’avanguardia della fashion belga, che sin dagli “Antwerp Six” ha rivoluzionato le regole, ma mantenendo forte il senso di appartenenza a un “community” pur nelle differenze individuali.

E proprio per riconoscere questo legame e particolare approccio ha vinto il prestigioso Jury Prize – consegnato da Patrick Scallon, Presidente della Giuria e Communications Director di Dries Van Noten – Dirk Van Saene, uno dei Sei di Anversa, premiato per il suo percorso coerente e lontano dai riflettori che ha privilegiato l’aspetto artistico e artigianale.

Van Saene rappresenta un importante pezzo nella storia della moda belga e come docente all’Accademia di Moda di Anversa ha un grande impatto sulla prossima generazione di stilisti.

Consegnato da Glenn Martens è il premio Designer of the Year che è stato assegnato a Christian Wijnants. La giuria ha evidenziato il suo essere rimasto fedele al suo DNA con la ricerca sui materiali, e in particolare il suo focus sulla maglieria. Il suo marchio è cresciuto in modo continuo e stabile.

Dopo aver aperto il primo negozio monomarca ad Anversa, Wijnants ha aggiunto la linea di calzature e una capsule di maglieria per uomo, che ha riscosso un ottimo successo.

Il premio Emerging Talent of the Year è stato assegnato a un giovane talento belga che lavora con un concetto forte di creatività. Il premio è stato vinto dalla menswear label Namacheko, formato dal duo Dilan e Lezar Lurr, fratello e sorella nati nel Kurdistan e cresciuti in Svezia, per la loro sperimentazione sulle forme e materiali.

Fondato nel 2017 la loro collezione è già venduta da top retailer in tutto il mondo. Pierre Debusschere si aggiudica invece il riconoscimento Professional of the Yearper la forza e originalità delle sue immagini. Il suo lavoro coniuga  arte e moda, rappresentando una voce distintiva nel mondo dei media, che spinge sempre più avanti il confine dell’immagine.

Il premio Entrepreneur of the Year è stato vinto da Sofie D’Hoore e Chantal Spaas per il loro successo internazionale e il modo davvero organico in cui stanno costruendo un business fondato sul prodotto e non sulla comunicazione. Tra 10 marchi tutti belgi ha vinto Arte, premium menswear label dallo spirito streetwear, il riconoscimento Fashion Brand of the Year. 

Infine come Most Promising Graduate of the Year la giurianon ha scelto un solo vincitore, ma ha ritenuto tutti ex aequo i sette finalisti selezionati: Bart Lapere, Dominique Rocour, Eve Delperdange, Maria Ossaba, Quinten Mestdagh, Samuel Quertinmont e Thurel Thonet. 

I due premi speciali – UPR prize e quello del Musée Mode & Dentelle – sono andati rispettivamente a Florence Cools e Artur Tadevosian per il marchio Damoy e all’Emerging Talent Namacheko che verrà incluso nella collezione permanente del Museo.

Un’edizione che ha voluto ribadire il ruolo della moda Made in Belgium come territorio in cui l’indipendenza di pensiero, spesso under the radar, restano alla base di approccio creativo sempre riconoscibile, anche nel passaggio tra le generazioni.

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Sakeya: il Giappone non è mai stato così vicino

Quando si parla di passioni legate a cibo e bevande, entriamo nell’ambito della ricerca di un sapore che sappia conquistare con la sua identità e raccontare nel profondo un mondo che appartenga solo a quel piatto. O di un percorso di gusto, tutto da versare, in cui si riflettano luoghi lontani e gesti diligenti che conducono a un risultato impeccabile, quello delle migliori etichette di “nihonshu” (quello che siamo soliti chiamare impropriamente sakè) mai assaggiate prima.

La parola sakè sta ad indicare tutte le bevande alcoliche, dal vino, alla birra e alla vodka. Questo e altri importanti dettagli vi avvicineranno sempre di più ai suoi segreti, nel luogo che coltiva e diffonde la passione per il sakè e l’arte culinaria giapponese, a Milano in via Cesare da Sesto, che vanta la cantina più grande d’Europa. (sakeya.it)

In una calda atmosfera un po’ retro impreziosita da oggetti d’antiquariato giapponese, lo chef Masaki Inoguchi vi condurrà negli svariati percorsi che può offrire un sakè più secco o profumato, e dunque adatto ad accompagnare anche piatti consistenti di carne, pesce o formaggi.

Un procedimento preciso che lo caratterizza e gli conferisce il suo speciale aroma, ha inizio dalla fermentazione del riso, precedentemente levigato in seguito all’aggiunta del distillato, può raggiungere tipologie di sakè molto raffinate come lo Hiyashibori fruttato aromatico (ha un profumo di banana), il cui riso viene levigato fino quasi al 50% lasciando solo il cuore dell’amido, questo procedimento speciale viene chiamato “daiginjo”.

A questa tipologia lo chef propone sashimi di ricciola marinata in salsa sesamo con chip di shiso (basilico giapponese), wagyu tataki (manzo giapponese) e uovo cotto a bassa temperatura da rompere e consumare come un’insalata. Solo uno degli esempi che il menù propone a tutti i curiosi che vogliono avvicinarsi a quest’affascinante bevanda alcolica o che semplicemente vogliono gustare un aperitivo o una cena sfiziosa guidati dalla sapiente voce di un sakè sommelier.

Il menù invece si compone di quattro sezioni. La prima comprende i piatti “Obanzai”, il tradizionale stile di cucina originaria di Kyoto come il Wagyu Tataki o il Goma Hiramasa (sashimi di ricciola marinata in salsa al sesamo bianco, tempura di shiso croccante).

La seconda propone Sumibi Kushiyaki, brace giapponese al carbone dove si può trovare anguilla, pollo, black cod, wagyu, salmone, pancetta di maiale e funghi cardoncelli, golosi spiedini perfetti anche per la condivisione.

La terza accoglie i piatti iconici dello chef Masa come il Kan Okoge (granchio reale dell’Alaska cotto al vapore accompagnato da riso soffiato croccante e crema di sedano rapa al miso bianco) e lo Yaki Tako (polpo in tre cotture con crema di zucca masala e chips di patate dolci viola).

La quarta presenta Masu Chirashi (riso aromatizzato allo shiso rosso con alga nori, sesamo tostato e salsa di soia) da accompagnare con salmone ikura ; qualche Sushi, Wagyu soba e Edo Ramen, oltre allo Shime Yaki-don (bowl di riso con uovo in camicia, porro e salsa teriyaki) servito con salmone, foie gras o pollo.

Promotori di questo format che apre le porte non solo allo straordinario mondo del sakè, ma anche alla tradizione culinaria giapponese quando non si limita al sushi, sono Lorenzo Ferraboschi, referente italiano per la SSA (Sake sommelier Association), e Maiko Takashima, Ambasciatrice della Prefettura di Yamagata del riso tsuyahime, un riso edibile di altissima qualità.

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Giornata Mondiale contro l’AIDS

In occasione del 1° dicembre 2019, Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS, ASA Associazione Solidarietà AIDS e Arci Gay, in collaborazione con ALA Milano e ANLAIDS Lombardia, organizzano una serata speciale in 10 Corso Como Tazzoli, per pensare in modo diverso alle persone che vivono con HIV e ribadire l’impegno contro lo stigma e il pregiudizio che ancora oggi le colpisce.

Con il patrocinio dalla Regione Lombardia e del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America, Asa presenta la nuova campagna #zerovirale sul tema U=U: Undetectable = Untransmittable, per confermare che un virus non rilevabile, Undetectable, non è trasmissibile: Untransmittable.

La campagna video è stata ideata da Marco Gucciardi, Art Director, che ha coinvolto diverse agenzie internazionali di comunicazione. Insieme hanno sviluppato un progetto creativo per riaffermare che le persone sieropositive in cura non possono trasmettere il virus. Un’iniziativa che si rivolge in particolare ai giovani, spesso disinformati sulle modalità di trasmissione della malattia.

Marco Gucciardi: «Oggi vivere con l’HIV significa vivere una vita normale, come tutti. Soprattutto se si ha carica virale zero. Partendo da questo principio quest’anno ASA ha sviluppato un progetto di comunicazione con DLV BBDO, una della più importanti e premiate agenzie di comunicazione internazionali. Una campagna multi-soggetto che verrà diffusa sui social, con l’obiettivo di sensibilizzare il target più giovane, un messaggio che invita a superare la diffidenza verso le persone sieropositive ancora soggette a discriminazioni».

Andrew Quinn, videomaker e Computer Graphic Artist australiano, ha ideato un video interattivo dal titolo “IN QUILT”, per celebrare Le Coperte dei Nomi che ASA raccoglie dal 1989. La collezione italiana di AIDS Memorial Quilts o delle Coperte dei Nomi, considerata tra le più estese opere collettive al mondo, è stata digitalizzata grazie alle tecnologie di Google Arts & Culture.

Da giugno Le Coperte dei Nomi (THE QUILT), coperte disegnate e ricamate da amici o parenti di vittime dell’AIDS, affinché il loro ricordo non vada perduto, sono fruibili da tutti e in qualsiasi momento sul sito Google Arts & Culture.

Numerosi artisti e fashion designer hanno creato esclusivi artwork per una limited edition di t-shirt. A questo progetto speciale hanno contribuito l’illustratrice Lucia Emanuela Curzi, autrice dell’immagine invito, l’artista Mariano Franzetti, le fashion label Andrea Pompilio, Salar Milano, Salvatore Vignola e Huge Underground Business. Alcuni fashion designer hanno interpretato il tema con grafiche ironiche (l’artwork di Mariano Franzetti) o più informative come Huge Underground Business, mentre altri si sono concentrati su slogan forti (“Discrimination has no sense” per Salar Milano) o messaggi di speranza per regalare coraggio nel quotidiano, come quello di Salvatore Vignola con il suo “Andrà tutto bene”.

Tutte le t-shirt sono state realizzate da Manuel Ritz, che rinnova il suo impegno attivo contro l’AIDS. La serata, affidata all’abile conduzione di Fabio Marelli, speaker di Discoradioha due testimonial d’eccezione: Fabrizio Sclavi e il Dj Claudio De Tullio, protagonista di uno speciale DJ Set. 

Conclude Massimo Cernuschi, Presidente di ASA: «Le persone in terapia efficace da almeno sei mesi non trasmettono il virus con i rapporti sessuali. Questa svolta epocale noi la sintetizziamo in U=U. Eppure in Italia i media e le istituzioni la ignorano. Con #zerovirale speriamo di dare una bella scossa».

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Intervista a Riccardo Maria Manera

Riccardo Maria Manera ha iniziato a recitare davvero prestissimo, a soli quattro anni, poi non ha pensato di fare questo mestiere fino all’età adulta. Ora non ha dubbi: la sua strada è questa e gli sta regalando tantissime soddisfazioni, infatti lo vediamo tra i protagonisti di “volevo fare la rock star su Rai2”.

Hai iniziato a teatro nel lontano ‘98 a soli 4 anni, portando avanti 180 repliche di “Pensaci Giacomino”. Che ricordo hai, se lo hai?

Confermo tutto! Diciamo che è il ricordo che qualsiasi altro bambino ha dell’asilo, ecco il mio è stato un po’ diverso, solo questo. Potrei dirti qualche sporadico flash sul palcoscenico, o qualche giochino per farmi rimanere in scena senza correre il rischio che scappassi via. Qualcosa dev’essermi rimasto per forza sennò non farei la stessa cosa a venticinque anni.

Diciamo che la tua carriera era già scritta o hai mai pensato di fare altro nel frattempo?

Non ho mai voluto far l’attore fino a vent’anni, essendo figlio di attori, ho dovuto ribellarmi al volere della famiglia e quindi sognavo di fare altre cose. Nonostante loro intravedessero un talento e volessero farmi fare dei corsi, io ho desistito dicendo di no. In realtà volevo fare il giornalista sportivo, poi il destino invece mi ha portato sul set, ed ho capito che questo era il mestiere più bello del mondo ed avrei voluto continuare così.

Quale è stata la scintilla che ti ha fatto capire che era questa la strada da percorrere?

Era l’opera prima di Irene Pivetti, ed avevo una figurazione speciale, nel preciso istante in cui mi son trovato davanti alla macchina da presa, non posso dire altro che me ne son innamorato.

Ora sei in tv con ‘Volevo fare la rock star’, ti senti un po’ rock?

Sono quanto di più distante dal mio personaggio, per me il massimo della gioia sono divano e zapping. Diciamo che ho dedicato molto tempo ad Eros per capirlo, lo definirei un bell’incontro. Mi ha fatto vedere la vita sotto un altro punto di vista travolgendomi completamente.

In prima serata su rai 2 portate in scena baci omosessuali, non è da poco, che hai pensato quando hai letto il copione?

Beh, mi son detto “che audacia!”, anche se essendo alle porte del 2020 non dovrebbe nemmeno più far parlare in quanto naturale e normale se vogliamo dire.

Pensi che iniziare a lavorare così presto ti abbia tolto qualcosa della vita di un ragazzino?

Assolutamente no, perché a parte il periodo dell’asilo che non ho fatto, poi grazie ai miei genitori condotto una vita molto normale. Ho fatto veramente tutto e anche peggio, tipo sei anni di liceo classico, son stato anche bocciato.

Dove ti senti più a tuo agio o comunque ti piace di più tra cinema, tv e teatro?

Il teatro forse dovrei approfondirlo, perché alla fine dei conti non ne ho fatto tantissimo a parte il periodo del centro sperimentale. La TV adesso è la mia casa, semplicemente perché ho una serie in corso, però non c’è nulla che metterei al primo posto.

Hai 25 anni, che rapporto hai con i social?

Sono cresciuto con loro, ho scoperto di essere un Millenial da poco, diciamo che Facebook non lo uso quasi mai e preferisco Instagram in quanto più immediato. Realmente non penso di essere molto capace, vedo che i miei cuginetti sono molto più bravi di me.

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Man’s world taste experience: il nuovo concept event che celebra le passioni maschili

 “Taste the Man’s World experience”: questo il fil-rouge dell’imminente Man’s World | Taste Experience, un concept event in cui provare esperienze esclusive e altamente personalizzate tra piatti gourmet, vini e distillati d’eccellenza, automobili e moto customizzate, fragranze sofisticate, abiti sartoriali e accessori hi-tech. Un concept event che mette insieme due eccellenze specializzate nel valorizzare passioni e gusti maschili: Man’s World, l’appuntamento internazionale dedicato all’universo maschile e giunto con successo alla terza edizione; e Taste, il rendez-vous che da ormai dieci anni fa incontrare l’eccellenza della ristorazione con i palati più esigenti.

Quattro giorni per ritagliarsi del tempo per sé stessi, divertirsi, scoprire i menu di rinomati ristoranti milanesi e vivere appieno le proprie passioni. L’appuntamento è da giovedì 28 novembre a domenica 1° dicembre a Milano, in un contesto all’avanguardia come quello di Superstudio Più (via Tortona 27), che per l’occasione diventerà “the place to be”: il luogo in cui liberare la propria curiosità grazie all’unico weekend (lungo) interamente dedicato ai gusti e alle passioni in tutte le loro forme, da trascorrere anche in dolce compagnia.

Forte delle ottantamila presenze delle ultime edizioni europee l’evento torna quindi in Italia per offrire a ogni uomo un’imperdibile occasione per riappropriarsi del proprio tempo libero e vivere intensamente le proprie passioni. Arte e cultura, food & beverage, toys e games, tecnologia e automotive, un hub esclusivo in cui immergersi in esperienze uniche e toccare con mano storie autentiche

L’organizzazione di Taste invece si presenta con unesperienza culinaria al maschile, che  non mancherà di attrarre l’attenzione femminile, in attesa delle celebrazioni per la decima edizione di Taste of Milano, in programma per la primavera 2020. L‘Experience vedrà partecipi 5 rinomati ristoranti della città: Attimi by Heinz Beck, Langosteria, Gong, La griglia di Varrone e Terrazza Calabritto.

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Natale 2019, idee regalo tra tech e lifestyle

Che ci piaccia o no il Natale si sta avvicinando anche quest’anno, e con esso l’irrefrenabile voglia di stupire i nostri cari con idee regalo utili e soprattutto non banali.
In questa gallery trovate alcune proposte interessanti tra tech e lifestyle, per non sfigurare durante le prossime feste.

MOLESKINE

La scatola da collezione David Bowie è ispirata dal talento unico e dal continuo reinventarsi di un iconico cantautore, un pensatore creativo e visionario. Questa Limited edition cattura l’identità in continua evoluzione del cantante con custodia con effetto cangiante che trasforma Aladdin Sane in Ziggy Stardust. All’interno si trova un taccuino numerato in edizione limitata che ritrae Bowie e il suo celebre logo.

SPARCO FASHION

Orologio Sparco sportivo da uomo, cinturino rosso in silicone con disegno pneumatico.

VALVERDE

Una bottiglia da collezione in Limited Edition realizzata dagli studenti del Polimoda. Il formato da 250ml è amato da un pubblico attento al gusto e alla forma, in grado di svelare un’anima innovativa e ricercata, fuori dai canoni tradizionali. 

JAGERMEISTER

Jägermeister Manifest, la prima referenza super-premium della gamma, nata per soddisfare i palati più maturi ed esigenti che amano un liquore più esclusivo, da assaporare in occasioni più rilassate. 

ESPOLON

Il Tequila Espolòn Blanco commemora la storia dell’Indipendenza del Messico in cui Guadalupe e Rosarita si unirono alla valorosa campagna militare di padre Miguel Hidalgo. Una qualità primaria ottenuta senza invecchiamento dal processo di distillazione del puro agave blu. 

NARDINI

La Grappa Riserva Selezione Bortolo Nardini Single Cask 22 anni completa la linea ultra premium “Selezione Bortolo Nardini”, frutto di un progetto che stabilisce una nuova soglia di qualità per il distillato nazionale italiano con la scelta delle grappe più morbide, profumate e dolci.

BORSALINO

Cappello in modello baseball. Maxi logo foliage con fodera interna.

PELTY

Pelty è l’unico speaker bluetooth al mondo azionato dal calore del fuoco per riprodurre la musica di ogni device, utilizzando energia pulita per il suo funzionamento.

U.S. POLO ASSN.

Modello stringata brown suede

RICHARD MILLE E PHARRELL WILLIAMS

Questo orologio, ispirato al cosmo, vede la collaborazione tra Richard Mille e Pharrell Williams ed è realizzato utilizzando materiali altamente tecnologici lavorati manualmente in miniatura, utilizzando la tecnologia più avanzata.

GPO

GPO Union Flag Phone si ispira all’iconico modello push button protagonista di tutte le case negli anni ’60, unendo design vintage, linee classiche e tecnologia moderna per un effetto british assicurato.

PAPIRHO

Lo sgabello in carta di Papirho dall’inconfondibile struttura a nido d’ape, pratico, leggero e allo stesso tempo resistente. Perfetto sia come seduta sia come tavolino d’appoggio nella zona living. 

ZACAPA

Rum Zacapa Reserva Limitada 2019 nasce dalla miscela di rum invecchiati tra i 6 e i 24 anni, affinati in botti da moscato appositamente selezionate. Il risultato è un distillato dalle note vivaci di vaniglia e legno, accompagnate da sentori agrumati e floreali. 

DISARONNO

“Disaronno wears Diesel” è una Limited Edition dallo stile contemporaneo e “grintoso” che riflette l’animo delle due realtà che la firmano, due aziende italiane apprezzate a livello internazionale, unite da una profonda vocazione all’innovazione e da un vivace spirito creativo.

WHISKY JOHNNIE WALKER BLUE LABEL RARE SIDE OF SCOTLAND

Bottiglia in edizione limitata del whisky più distribuito al mondo, appena lanciata in Italia per questo Natale. La grafica della bottiglia rende omaggio alle rarità e bellezze della Scozia, terra tanto cara agli appassionati del distillato.

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Weekend in Austria: la regione del Wörthersee

In un luogo da favola, nel sud dell’Austria riscopriamo i colori e le atmosfere dell’autunno, all’interno di un antico e famoso castello trasformato in un raffinato retreat di lusso dove tradizioni centenarie e architettura contemporanea convivono in perfetta armonia.

Un autentico castello sul lago

Il Falkensteiner Schlosshotel Velden è un luxury retreat 5 stelle appartenente alla catena Leading Hotel of the Worlds e si affaccia sul celebre lago Wörthersee. In questo contesto, il tempo sembra essersi fermato a contemplare uno scenario incantato dove il paesaggio unico e sorprendente ci avvolge in una struttura di charme.

Possiamo cominciare la nostra giornata con una prelibata ed elegante colazione con vista sul lago e proseguirla presso l’Acquapura SPA & MED, un tempio del benessere il cui leit motiv è “let it slow”. La lentezza, in questo caso, è intesa come il lusso di potersi rigenerare e abbandonare a trattamenti tailor made in una magnifica area benessere che dispone di 3.600 m² di superficie.

Anche la cucina ci seduce con i suoi sapori raffinati all’interno dei diversi ristoranti dove i piatti sono serviti in modo accurato e con grande attenzione ai dettagli. Il panoramico Seespitz è un elegante bistrot che si affaccia direttamente sul lago, mentre il Schlossstern è  un “atelier” in cui la varietà dei sapori della Carinzia e dei prodotti slow food selezionati nella regione Alpe-Adria vengono preparati secondo le modalità della cucina giapponese. Entrambi sono guidati dallo chef Thomas Gruber, che dimostra di essere un vero artista del gusto, in grado di sperimentare creazioni che stupiscono anche i palati più esigenti.

Cosa fare a Velden 

Velden am Wörthersee attrae soprattutto d’estate con il suo lido esclusivo e per il fatto di essere una destinazione mondana con tante proposte per lo sport e l’intrattenimento. Tuttavia in inverno durante il periodo dell’Avvento la cittadina incanta allo stesso tempo molti visitatori. 

Con il laboratorio degli angeli, il mercatino dell’artigianato, il battello dell’Avvento, la corona galleggiante nel lago possiamo immergerci in un paesaggio davvero idilliaco. La località, si è anche affermata come ritrovo carinziano dell’alta società e degli amanti delle feste. Il Casinò contribuisce certamente a questa fama con un ricco e variegato calendario di appuntamenti.

Visitare il Wörthersee

In auto o in battello invece si raggiunge la riva meridionale del lago dove sorge Maria Wörth, meta frequentata per i suoi centri d’eccellenza dedicati alla salute, ma anche per gli amanti delle escursioni. 

Dal punto più alto del paese domina la Pyramidenkogel Turm, una struttura che raggiunge oggi i 100 metri di altezza ed è la torre panoramica più alta del mondo.

Per gli amanti delle escursioni, due sentieri particolarmente apprezzati sono l’anello del Wörthersee e la via di pellegrinaggio mariano “Marienpilgerweg” in Carinzia, che conduce tra l’altro al santuario di S. Anna. I più romantici invece, apprezzeranno passeggiare sulla sponda del lago, alla ricerca di uno scatto perfetto immersi nel foliage autunnale.

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André Aciman: «I protagonisti dei miei libri amano bere, proprio come l’autore»

Lo scrittore dei capolavori ‘Chiamami col tuo nome’ e ‘Cercami’ è stato protagonista di una delle serate del Zacapa Noir Festival. Per l’occasione, a lui è stato dedicato il cocktail «La Recherche».

Incantevolmente innamorato. Dei suoi libri, della sua famiglia, della sua vita, della scrittura e delle città che ha conosciuto (tra tutte Roma, Milano e New York City, «che ha amato ma solo dopo averle salutate», ci tiene a sottolineare con il sorriso). 

André Aciman, lo scrittore di alcuni dei più belli capolavori letterari degli ultimi anni, tra tutti ‘Chiamami col tuo nome’ (diventato anche un film diretto da Luca Guadagnino, vincitore di un premio Oscar) e ‘Cercami’ (sequel del citato precedentemente) è stato protagonista di una delle serate del Zacapa Noir Festival, al Memo Restaurant di Milano, un luogo in cui convivono food e performance.

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I suoi libri sono diventati, in pochissimo tempo, classici della cultura gay e i lettori, innamorati dei suoi personaggi (tra tutti, Timothée Chalamet) e dell’amore moderno che si percepisce leggendo tra le pagine, sono diventati parte integrante della vita di Aciman.

«Mi scrivono lettere bellissime: mi raccontano di quando hanno provato la promessa dell’amore nella loro vita, ma anche dell’amore che avrebbero voluto provare dopo la lettura. Mi scrivono mail, lettere a mano, su Facebook». E gli regalano anche pesche mature (che richiamano una delle scene più sensuali del libro e anche del film). In questi giorni, lo scrittore è a Milano per presentare il nuovo libro ‘Cercami’, il sequel di ‘Chiamami col tuo nome’, ambientato 15 anni dopo il primo.

Una sintesi perfetta della sua poetica. Un inno all’amore senza tempo, classico, in tutte le sue sfumature. «Nelle due storie, c’è qualcosa di autobiografico, certo», svela Aciman. «Ma anche qualcosa che ho sentito, che ho visto vivere da altre persone vicine a me. Ho vissuto, in prima persona o in seconda, tutte le esperienze dei protagonisti dei libri». 

Importante, nella vita dello scrittore, è stata anche la figura del padre, un uomo moderno, che lo ha educato in tutte le sfere della vita: «Negli anni 60, un giorno, mi ha rivelato la seguente frase: una volta che ti sei spogliato, puoi fare tutto quello che vuoi, con il rispetto del prossimo, senza alcun tabù», ha confidato.

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In occasione del Zacapa Noir Festival, a Aciman è stato dedicato il cocktail «La Recherche» («I protagonisti dei miei libri amano bere, proprio come l’autore», ha svelato ridendo), che cerca di unire ingredienti di diverse zone geografiche, alla ricerca di un omaggio a vari paesi che hanno trovato un posto importante nella vita reale e letteraria dello scrittore.

La ricerca è anche parte dell’opera più importante di Proust, di cui Aciman è grandissimo cultore, oltre che parte integrante della sua vita accademica. Ecco la ricetta esclusiva del suo drink a base di rum Zacapa.

Il pandano come omaggio all’oriente africano, assieme al cardamomo e il caffè, il primo usato in nord Africa nel consumo del secondo. Lo sciroppo di Masala è un altro riferimento alle origini, mentre il basilico e la salamoia d’oliva sono un richiamo alla Liguria, dove sono ambientate le vicende del libro ‘Chiamami col tuo nome’. 

Per il cocktail La Recherche gli ingredienti sono:
30 ml Zacapa 23 
15 ml Pandano 
2 gocce Tintura di cardamomo al caffè 
15 ml Sciroppo di masala 
20 ml Zenzero 
1,25 ml Salamoia d’oliva 
20 ml Limone 
Foglia di basilico 

Assolutamente da provare.

Testo a cura di Angelo Ruggeri.


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#JoinTheFight – la raccolta fondi di UnoCashmere e LILT

UnoCashmere, l’esclusivo luxury brand di Simona Colombo è al fianco dell’Associazione LILT per diffondere l’importante messaggio #JoinTheFight – insieme si è più forti nella lotta contro i tumori – attraverso un’iniziativa di raccolta fondi.

Parte del ricavato delle vendite dello shopping solidale sarà destinato al sostegno delle attività di prevenzione e di diagnosi precoce dei tumori offerta da LILT attraverso le sue campagne di sensibilizzazione.

Lo shopping solidale di maglieria e accessori in cashmere UnoCashmere inaugurerà martedì 26 novembre presso Potafiori – Fiori Milano con un evento esclusivo durante il quale la cantafiorista Rosalba Piccinni canterà per gli ospiti.

Da segnalare per l’intero periodo la presenza di Giuseppe di Cecca, noto stylist internazionale, a disposizione per consigli di stile.

LILT Milano è un’associazione senza scopo di lucro che opera dal 1948 sul territorio di Milano e Monza Brianza. Oltre a sovvenzionare la ricerca, si occupa di prevenzione, diagnosi precoce e assistenza ai malati con l’aiuto di 700 volontari.

La maglieria UnoCashmere nasce nel 2008 dall’incontro tra le nobili fibre del cashmere, e la storia di Simona Colombo, psicologa, fondatrice e Art Director del brand. Questa maglieria è sinonimo di manifestazione di identità e personalità. Ogni capo è un intreccio sapiente di tradizione e sperimentazione, artigianalità ed emozione, unite per dare vita a piccoli pezzi speciali espressamente pensati e creati per chi li indosserà. Un nuovo concetto di concepire la maglieria, che si rinnova e acquista un twist contemporaneo.

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Al Lamezia International Film Festival trionfa Jean-Jacques Annaud

Jean-Jacques Annaud è forse uno dei registi più celebri e più simpatici al mondo, il vero francese cha ama la vita e tutto ciò che di bello può offrirle. La sua carriera inizia con un Oscar al suo primo film “Bianco e nero a colori”, come asserisce lui, difficile andare avanti con il supporto della critica, ma Annaud è riuscito egregiamente, lo abbiamo incontrato al Lamezia International Film Festival dove ha ritirato il premio Carl Theodore Dryer.

Hai vinto tutti gli awards al mondo, quale statuetta ti manca a casa?

Non posso assolutamente lamentarmi, ho avuto una carriera fantastica, non credo di aver bisogno di altri premi. Posso dirti una curiosità però a riguardo, ovvero sono sempre stato invitato al festival di Cannes, ma ho sempre rifiutato di andarci. Son sempre stato amico di tutti quelli che si occupavano della selezione e del management della manifestazione, il mio problema è che avendo avuto troppi successi precedentemente, sarei solo stato l’uomo da distruggere a Cannes. La questione è che c’è troppa stampa in quel Festival, e in ogni modo devono trovare qualcosa da dire. La mia problematica personale è che ho vinto un Oscar per il mio primo film, ed è difficile da superare come situazione, infatti sapevo che qualsiasi film avessi fatto avrei avuto la stampa contro.

Hai avuto colleghi con la stessa esperienza?

Sì, assolutamente, uno dei miei più cari amici è Luc Besson, ed ogni volta che è andato invece che ricevere applausi ha solo ricevuto pallottole da una macchina spara palle. Essere messi alla gogna non fa mai bene alla creatività di un artista.

Uno dei film più celebri rimane “Il nome della Rosa”, volevo sapere se avessi realmente girato realmente a Torino alla Sacra di San Michele il film.

La storia è che il film è ovviamente tratto dal romanzo di Umberto Eco, il quale, è poi diventato un carissimo amico, ed all’inizio ha voluto che visitassi il luogo che lo aveva ispirato. Ma poi non ho girato li, ho ricostruito tutto il set in studio a Roma con il grandissimo Dante Ferretti, il quale ne ha vinti più di me di Oscar. È costato una fortuna, infatti la produzione non era felicissima, ma poi i risultati son arrivati, quindi tutti contenti. Fu il più grande set mai costruito a Cinecittà dai tempi di Cleopatra. È stato impegnativo ma non riuscivo a trovare un posto che si avvicinasse a quello che mi ero immaginato quando ho letto il libro.

Hai fatto lo spot di Jadore di Dior con Charlize Theron, ed è subito diventato cult per i fashionisti, tutto quello che fai diventa magico.

Allora non ho fatto tutto da solo, è stata una sinergia di elementi messi insieme, in quanto Charlize era già testimonial per il brand. Io ho avuto l’idea di girare a Versailles, ma è molto difficile avere il permesso di fare una cosa del genere. Quando l’ho detto ad un meeting con Bernard Arnault, il proprietario del marchio LVMH, tutti i presenti mi hanno guardato come se fossi pazzo, nel frattempo Bernard si era alzato, ed io credevo fosse per andare in bagno, ma no è tornato è ha detto ok si gira alla “Galleria degli specchi”. Bisogna pensare ed osare nella vita.

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Mangiamo sano: 3 app per mangiare bene e restare in forma

Oggi c’è molta più attenzione da parte di tutti sull’alimentazione e il mangiare sano e in modo equilibrato, e alllo stesso tempo per il restare in forma facendo attività sportiva. Non tutti però possono permettersi di andare da un nutrizionista o di pagare un abbonamento in palestra, o semplicemente trovare il tempo che – per via di impegni familiari e di lavoro – non è abbastanza per dedicarsi a ore di attività fisica fuori casa o per leggere libri che parlano di alimentazione sana.

Ecco quindi venire in auto le App per mangiare sano e restare in forma.

Le App per mangiare sano sono davvero molte. e se vi collegate al vostro Google Play Store o all’App Store Apple, potrete trovarne a migliaia, ed è proprio per questo motivo che ne abbiamo selezionate solo 3, quelle che secondo noi sono le più affidabili.

3 app per mangiare sano e restare in forma

Lifesum: Dieta con conta calorie per perdere peso

Questa App per mangiare sano permette di realizzare una dieta personalizzata con piano alimentare, calcolo calorie e tante gustose ricette. Tutto in un’unica app. E’ scaricabile sia su Android che su iPhone.

Lifesum in breve ha le seguenti funzioni:

  • piano alimentare
  • ricette gustose
  • dieta personalizzata con controllo dei progressi
  • calorie e informazioni alimentari
  • conta calorie con consigli per mangiare sano e perdere peso.

Questa app per mangiare sano e restare in forma è free ma ha anche opzioni aggiuntive che si possono utilizzare solo scaricando le versioni con piani a pagamento.

Diario alimentare

App per mangiare sano che permette di verificare quanto si mangia controllando la dieta e tenere proprio come un diario scritto la lista dei cibi consumati, ideale quindi anche per chi vuole controllare eventuali allergie o intolleranze alimentari per poi riferirlo al proprio medico curante.

Inoltre controllare ciò che si mangia e quanto si mangia permette di aiutare a smettere di mangiare in modo eccessivo.

A portata di click si hanno consigli alimentari, il tutto con un design molto carino e con un database di prodotti alimentari davvero ricco e la possibilità di personalizzarlo aggiungendone altri.

Yazio

Yazio è disponibile sia per Android che per sistema iOS. Con questa App è possibile tenere sotto controllo le calorie ingerite giornalmente, basta inserire per ogni pasto cosa si è consumato e la quantità.

Ricorda anche che bisogna bere acqua e quanti bicchiere berne al giorno sulla base del proprio fabbisogno. Una volta scaricata va inserito il sesso, peso, altezza, età, attività fisica che si fa e obbiettivo da raggiungere, così calcolerà il vostro fabbisogno giornaliero. Traccia i valori corporei e le percentuali dei macronutrienti assunti durante la giornata.  

Se mancano dei cibi nel database si possono aggiungere manualmente e ci sono molte funzioni che a piacere potete aggiungere a pagamento, altrimenti la versione base è del tutto gratuita.

Yazio è un contacalorie e un diario alimentare ideale per chi vuole mangiare sano e tornare in forma.

Pancake americani: ricetta per farli in casa

La ricetta perfetta Pankake fatta in casa è facile da fare con ingredienti che probabilmente hai già a portata di mano. Pupi usare la ricetta anche per fare mix di pankake o frittelle di latte.

Ricetta per fare i pankake in casa

Ingredienti per pankake americani

  • 200g farina 00
  • 1/2 cucchiaino di lievito in polvere disidratato
  • 1 cucchiaio di zucchero semolato dorato
  • 3 uova grandi
  • 25g di burro fuso
  • Burro q.b.
  • 200 ml di latte
  • olio vegetale

Farcitura pankake

Per il condimento potete sbizzarrirvi: dallo sciroppo d’acero, pancetta cotta, bacon, gocce di cioccolato, mirtilli o burro di arachidi e marmellata.

pankake

Come preparare i Pankake americani

Mescolare la farina, il lievito, lo zucchero semolato e un pizzico di sale in una ciotola grande.

Creare un pozzo al centro con la parte posteriore del cucchiaio quindi aggiungere le uova, burro fuso e latte. Sbattere insieme con una frusta a palloncino, uno sbattitore a mano o elettrico fino a quando non avete ottenuto una pastella liscia ed omogenea. Versare in una caraffa.

Scaldare una padella grande e antiaderente con una piccola noce di burro e 1 cucchiaino di olio a fuoco medio. Quando il burro sembra schiumoso versare la pastella realizzata per i pankake in cerchi rotondi di circa 8 cm di diametro.

Cuocere i pancake sul loro primo lato per circa 1-2 minuti o fino a quando piccole bolle iniziano ad apparire sulla sua superficie. Capovolgere i pankake e cuocere per un altro minuto dall’altra parte. Ripetere fino a quando tutta la pastella è esaurita.

Servite i vostri pancake impilati su un piatto da portata e su un vassoio la farcitura che preferite utilizzare per gli stessi.

Ricordate che possono essere conservati in frigorifero per 2 o 3 giorni, messi sempre dopo che si sono raffreddati. Se invece ne avete fatti troppi e non volete buttarli potete anche congelarli e poi scongelarli a temperatura ambiente qualche ora prima del loro consumo o metterli nel forno per lo scongelamento.

Ideali consumati la mattina a colazione con un buon caffè americano, un tè caldo o anche per uno spuntino pomeridiano. Non manca anche chi li consuma come pasto farciti con condimenti salati come i salumi.

Stonehenge: 5 misteri della cittadina inglese

Il monumento megalitico di Stonehenge, di 5.000 anni fa nel Wiltshire, in Inghilterra, è stato esaminato dagli scienziati per secoli. E anche se la nostra comprensione della struttura è aumentata notevolmente, in particolare negli ultimi anni, persistono domande su chi abbia costruito Stonehenge. Ma vediamo ora quali sono i misteri della cittadina inglese.

5 misteri di Stonehenge

1. Al piano terra, le rovine di Stonehenge appaiono un po’ casuali e caotiche, ma una vista dall’alto rivela l’ordine circolare del monumento. Il sito iniziò modestamente intorno al 3100 a.C. come un ampio anello di pali di legno circondato da un fossato. Le enormi lastre di roccia, alcune portate da centinaia di chilometri di distanza, sono state aggiunte all’interno per un periodo di circa 1.500 anni.

2. Ha richiesto una delle gru più grandi d’Inghilterra per sollevare gli enormi architravi di Stonehenge durante un progetto di riabilitazione nel sito nel 1958. Le dimensioni delle pietre utilizzate per costruire l’antico monumento – alcuni pilastri sono lunghi 9 metri e pesano 50 tonnellate (45 tonnellate metriche) – e le distanze che sono state spostate hanno portato a teorie di coinvolgimento soprannaturale nella costruzione della struttura.

3. Resti preistorici trovati a Stonehenge e dintorni suggeriscono che i visitatori sono venuti sul sito non solo dal sud della Gran Bretagna, ma forse dall’Europa continentale. Il monumento mistico è ancora un faro per i pellegrini, dai Druidi ai pagani, dagli hippy agli edonisti, ai semplici curiosi. Qui, i festaioli circondano un respiratore di fuoco durante una popolare celebrazione del solstizio d’estate.

4. E’ un osservatorio astronomico se ne deduce dal fatto che quasi tutte le pietre di Stonehenge sono precisamente individuate e correlate a eventi significativi dei pianeti che orbitano come solstizi. Un suggerimento che Stonehenge è forse un luogo dove l’antica astronomia ha avuto luogo, forse in parte guidata dalla necessità di prevedere le stagioni agricole.

5. Allineamento delle pietre di Stonehenge quando avviene il solstizio d’estate sembra suggerire che qui vi facessero cerimonie e rituali legati proprio all’osservazione di luna e sole, inoltre gli studiosi legano questi rituali alla fertilità, alla morte, all’aldilà e alla vita.

Questi sono tutti misteri e supposizioni fatte da studiosi che da anni studiano il sito e le sue pietre, ma bisogna considerare il fatto che risale a oltre 1500 anni e il suo utilizzo e significato potrebbe essere cambiato di popolo in popolo passato su quelle colline.

stonehenge

Fazzoletto giacca: ecco come si piega in modo corretto

Il fazzoletto giacca è un must dell’abbigliamento uomo, utilizzato per abbellire la giacca e portato in diversi colori a seconda del colore dell’abito e dell’occasione richiede che venga piegato in modo corretto. Che dire un po’ come fare il nodo alla cravatta, i modi sono diversi ma devono essere corretti. Sono tutti articoli che servono icona di eleganza maschile.

 Voi sapete come si piega in modo corretto il fazzoletto giacca? Se la risposta è no vi spieghiamo a seguire 3 modi per piegarlo in modo corretto.

Breve accenno storico sul fazzoletto giacca

L’uso del fazzoletto da taschino non è recente ha origini antichissime che risalgano agli antichi Egizi, utilizzato poi nel Medioevo la cui funzione era quella di essere portato al naso per non sentire i cattivi odori, veniva imbevuto di profumo prima di essere indossato. Si ricorda poi Riccardo II re di Inghilterra che lo indossa in fantasie eccentriche, mentre Luigi XVI ne sceglieva ogni giorno uno diverso in base al suo umore.

2 modi su come si piega il fazzoletto da taschino

I modi di piegare il fazzoletto giacca sono davvero moltissimi ci vorrebbero giorni di lezione per spiegarli tutti e fare le prove qui ve ne spieghiamo 2.

Piega base per il fazzoletto giacca

Questo modo di piegare il fazzoletto è semplice ed è forse il più comune e si esegue in questi 5 semplici passaggi:

  1. Mettere il fazzoletto con la parte superiore rivolta verso il basso
  2. Piegare a metà da destra a sinistra
  3. Lasciano uno spazio sul lato destro ora piegare a metà da sinistra a destra
  4. Piegare a metà dall’alto verso il basso
  5. Piega la parte inferiore verso l’alto e dietro la parte anteriore.

Piegando in questo modo il vostro fazzoletto giacca si adatterà perfettamente alle dimensioni della tasca della vostra giacca.

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Piega a due petali

Questo modo di piegare il fazzoletto giacca e altrettanto semplice come il precedente ma molto elegante e perfetto per le occasioni come matrimoni e ricorrenze, insomma occasioni formali anche riunioni di lavoro.

Il fazzoletto da taschino migliore per sfoggiare questa piega è quello in tinta unita con colori brillanti e bordi in contrasto, meglio se di tessuto rigido che aggiunge un tocco di stile.

I passaggi per la piega sono cinque e sono i seguenti:

  1. Disporre il fazzoletto a forma di diamante su una superficie piana.
  2. Piegare il fazzoletto a metà diagonalmente, lo strato inferiore deve spuntare leggermente da quello superiore.
  3. Piegare l’angolo sinistro e quello destro verso l’alto.
  4. Piegare ora gli angoli laterali.
  5. Inserirle il fazzoletto nel taschino e sistemare bene i “petali”

Napoli tra cultura e musei

COSA VEDERE A NAPOLI

Se avete in programma un viaggio all’insegna della cultura e del buon cibo, Napoli è senz’altro la meta che fa per voi; dopo un primo tour gastronomico di cui consigliamo le tappe, e successivamente alla visita del Museo di Capodimonte, le destinazioni da non perdere sono queste e ve le raccontiamo con il cuore:

Museo Cappella San Severo

Incarnazione napoletana del dottor Faust, il Principe Raimondo di Sangro è certamente da annoverare come figlio della Napoli misteriosa. Gran Maestro massone, scrittore, alchemico, inventore, studioso devoto e curioso, la figura di Raimondo di Sangro è aleggiata da leggende fomentate da egli stesso.
Personalità eccentrica e intellettuale illuminista, il principe si dedica alle “macchine anatomiche”, testimonianza custodita all’interno della cappella di San Severo: due scheletri (un uomo ed una donna) che riproducono nel dettaglio il sistema arterovenoso, realizzato a metà settecento da Giuseppe Salerno, medico palermitano. Il principe avrebbe ottenuto la metalizzazione dei vasi sanguigni grazie all’iniezione di mercurio, trovata diabolica che lascia voci di una presunta attuazione quando i due corpi erano ancora in vita. Nella realtà, la ricostruzione esemplare si deve all’utilizzo della cera d’api e dei coloranti. 

Macchine anatomiche, Cappella San Severo

Star della Cappella di San Severo, il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino, opera in marmo datata 1753 dietro commissione del Principe Raimondo di Sangro, che mette lo zampino sull’ennesima leggenda intorno al capolavoro scultoreo. Seguito dalla fama di noto alchimista, il principe avrebbe insegnato allo scultore la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo, si credette quindi l’incredibile trasparenza del sudario fosse risultato di un procedimento alchemico di marmorizzazione; studi successivi hanno invece confermato che l’opera è stata scolpita da un unico blocco di marmo. L’illusione di quella leggerezza e dell’impalpabilità del tessuto, fece innamorare Antonio Canova che dichiarò:
Sarei disposto a dare dieci anni della mia vita pur di esser l’autore di questa simile meraviglia”.

Napoli, Cappella Sansevero, Cristo Velato




Palazzo Reale di Napoli

Dimora della dinastia borbonica dal 1734 al 1861, il Palazzo Reale di Napoli è simbolo della magnificenza e della bellezza di un patrimonio italiano ineguagliabile. Ubicato sulla bella Piazza del Plebiscito, racchiude al suo interno uno scalone d’onore definito da Montesquieu come il più bello d’Europa.

Lo scalone monumentale fu progettato dall’architetto Gaetano Genovese nel corso della ristrutturazione del palazzo dopo l’incendio del 1837, e compiuto da Francesco Gavaudan nel 1858. Conserva l’impianto della scala antica in piperno, costruita da Francesco Antonio Picchiatti al tempo del viceré conte di Onate tra il 1651 e il 1666.

Le pareti sono rivestite da marmi rosati: portovenere, lumachino di Trapani, mondragone, rosso di Vitulano, breccia rosata di Sicilia, su una base di breccia del Gargano. Ad essi si alternano bassorilievi di marmo di Carrara, con ornati e figure: a destra “La vittoria tra il Genio della fama e il Valore”, di Salvatore Irdi; a sinistra “La gloria tra i simboli della Giustizia, della Guerra, della Scienza, dell’Arte e dell’Industria”, di Francesco Liberti.
Ai lati si aprono quattro nicchie con sculture monumentali di gesso: la Fortezza di Antonio Calì e la Giustizia di Gennaro Calì; la Clemenza di Tito Angelini e la Prudenza di Tommaso Scolari. La volta a padiglione è ornata di stucchi bianchi su fondo bianco-grigio, con stemmi del regno di Napoli e della Sicilia.

La Prima Anticamera del Palazzo è dominata dal soffitto barocco, le porte sono dei grandi quadri decorati, dipinti a tempera su fondo oro e risalgono al 1774; la Sala del Trono, dallo stile impero e dall’arredo napoleonico, presenta una seduta imperiosa destinata all’autorità e risale al secolo XVIII, l’aquila che vi poggia sopra è di epoca sabauda. 


Interessante e bizzarra la Retrostanza con mobili napoletani ottocenteschi, in stile neobarocco dove protagonista è il leggio rotante della biblioteca della regina Maria Carolina (1791), un macchinario curioso, prototipo delle biblioteche monastiche, che permette di consultare contemporaneamente più volumi posti sui piani dei pensili mediante una manovella.

Realizzato in occasione delle nozze tra Ferdinando I e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, il vellutatissimo “teatrino di corte”, dove impereggia l’oro del palco e degli stucchi e il rosso porpora della sala.

Caffè Gambrinus

E’ membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia, le “sciantose” si ritrovavano prima di un concerto ai suoi tavolini a sorseggiare lo storico caffè, la “sempre a dieta” Principessa Sissi ordinava il delicato gelato alla violetta, la curiosa nobiltà napoletana ne delineava i contorni quale salotto letterario, e grandi artisti e scrittori quali Wilde, Sartre e D’Annunzio si lasciarono ispirare dalla bellezza dirimpetto del Palazzo Reale e di Piazza Plebiscito: è il Gran Caffe Gambrinus di Napoli. Elegante cafè di fine 800, il Gambrinus vi accoglie con una meravigliosa poesia del marchese Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio[2] (brevemente Antonio de Curtis), conosciuto come il grande attore comico Toto’:

A CUNZEGNA 

‘A sera quanno ‘o sole 
se nne trase 
e dà ‘a cunzegna a luna
p’ ‘a nuttata,
Ile dice dinto ‘a recchia 
“I’ vaco ‘a casa:
t’arraccumanno
tutt’ ‘e nnamurate”.




Caffè Gambrinus




Galleria Borbonica

Tra tutti i percorsi della Napoli Sotterranea, la più completa è certamente quella della “Galleria Borbonica” . Del personale preparato e membro dell’Associazione di volontari, ( io sono stata accompagnata al gruppo capeggiato da Gianluca Lamon) vi condurrà sotto il livello della città fino a 40 metri di profondità, portate con voi un golfino anche in estate perchè la temperatura scende ed è piuttosto umido; il tunnel scavato a mano con scalpello, picconi e martelli, venne realizzato nel 1853 dietro direttive del re Ferdinando II di Borbone, allo scopo di creare un rifugio sicuro in caso di pericolo durante i moti rivoluzionari del 1848. Durante la seconda guerra mondiale le ex cisterne vennero usate come ricovero bellico dei cittadini, che si rifugiavano tra queste vie di pietra sotterranea durante i bombardamenti tedeschi. Oggi è possibile vedere i vari ritrovamenti storici tra cui pitali, vasini, carrozzine, giochi e le prime caffettiere, perchè il vero napoletano, per alleviare i momenti di grave difficoltà e di ansia, non poteva rinunciare al rito del caffè, come se la magica azione propiziatoria fosse amuleto contro le disgrazie, panacea per tutti i mali, ritrovo conviviale e l’abbraccio fraterno di chi vive la stessa miseria. Ma era un caffè anomalo, fatto di cicoria e ceci, che del caffè ricordava solo il colore.

Dopo la guerra, la galleria divenne Deposito Giudiziale Comunale, pezzi di taxi e di moto sequestrate, formano uno strano puzzle, mezzo di trasporto del nuovo lavoro inventato dal brillante partenopeo che non se ne sta con le mani in mano: il trasportatore del ghiaccio. Un piccolo carretto legato a un motorino con sellino, è il mezzo dell’ingegno napoletano.

Potete scegliere il tipo di percorso, da standard ad avventura, vale davvero la pena addentrarsi nel buio delle grotte di pietra che vi obbligheranno al passaggio raso muro, muniti solo di una torcia e tanto coraggio, ma sempre in compagnia della vostra guida turistica! 

Proprio a Napoli, durante la pulizia della grotta e delle cisterne, una scritta sui muri portava un nome che apparteneva ad un anziano signore napoletano, chiamato a ripercorrere quella discesa dopo 70 anni. Raccontano gli uomini che lo hanno accompagnato, che l’uomo cercasse verso l’alto la sua scritta, dimenticando la sua statura di bambino, e che fermò lo sguardo verso il ricordo di quegli oggetti rinvenuti, con lacrime di dolore agli occhi. 

Il percorso della Galleria Borbonica non è solo un passaggio nei meandri della storia, ma è un percorso durissimo verso la profondità della propria coscienza. 

Caffè Libreria Berisio 


Dovessi immaginare una via magnetica, magica e in cui mi piacerebbe passeggiare notte e dì, avrebbe il 90% librerie e il 10% pasticcerie. A Napoli esiste, ma ahimè ognuno di questi negozi ha chiuso, fallito, scomparso nella distruzione dell’intelletto, nell’oscurità di un paese che evidentemente ama la cultura, che si porta il timbro (timbri personalizzati, scopri di più) di Luciano De Crescenzo, di Antonio De Curtis e dei grandi intellettuali napoletani, ma che i tempi hanno reso bui, facendoli fallire. Una sola ha resistito, trasformandosi poi in un luogo di tendenza, un locale dove poter gustare ottimi drink, con il nobile obiettivo di vendere anche pezzi unici, libri vintage, piccole chicche, sfogliandole tra una chiacchiera con gli amici e l’altra. Affascinante ambientazione, una predominanza di rossi, di luci da speak easy, scaffalature che toccano il soffitto, pianoforti a coda illuminati da lampade d’antan, un luogo unico dove fare un aperitivo prima di cena, passeggiando poi lungo le vetrine serrate, con le insegne arrugginite ma degne ancora della loro presenza, e finire sotto la statua di Dante che vigila, forse un poco rattristato.

Mercato di Pugliano, Ercolano

Se siete delle fashion addicted e amate il vintage, la ragione che vi porterà in questo luogo ogni week end a voi disponibile, è il mercato di Pugliano! Meta di stylist che arrivano da ogni parte del mondo e luogo di culto per i costumisti di cinema e tv, il Mercato di Pugliano offre costumi d’epoca, vintage firmato, denim anni ’80, una selezione vastissima di pellicceria usata e ricercata, borse in coccodrillo anni ’40 a prezzi accessibilissimi. Verrete chiamati a gran voce dai commercianti del posto, che un tempo usavano vendere la propria merce su delle bancarelle, mentre ora la stipano in piccoli negozi dentro cui dovrete rovistare, pazienza alla mano, ma ne resterete più che soddisfatti perché l’affare, se sapete trattare, è dietro l’angolo!
Un consiglio: partite da casa con una valigia vuota. Se intendi visitare Napoli potrebbero esserti utili gli orari della Circumvesuviana.



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(testo e foto @Miriam De Nicolo’)

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Profumi legnosi: i migliori da avere

Le fragranze legnose nei profumi, chiamati in gergo boisé, sono tipicamente maschili e sono caratterizzate dalla presenza nella piramide olfattiva di legni pregiati, come quello di cedro o di sandalo. A tratti romantiche, possiedono una combinazione di ingredienti che le rende avvolgenti senza perdere un fermo stampo di mascolinità. Risultano perfette per questo periodo perché riscaldano le giornate fredde e creano subito atmosfera. Tra legni, affumicati e bruciati, cuoio, tabacco e note aromatiche abbiamo davvero l’imbarazzo della scelta.

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Aspromonte di Mimmo Calopresti

Un film che parla di vita e verità, lontano dal clamore dei blockbuster miliardari, avulso dal circuito aulico del cinema divistico di massa, un film ‘Aspromonte, la terra degli ultimi’ distribuito da Italian International Film e prodotto da Fulvio e Federica Lucisano con Rai Cinema.

Una pellicola one of a kind e di turgido lirismo che non è sicuramente patinata, ma che è girata magistralmente e con indiscutibile raffinatezza, frutto del talento e dell’esperienza solida di un regista alternativo come Mimmo Calopresti, famoso per le sue pellicole di impegno e di denuncia etico-civile come ‘la seconda volta’ e ‘la parola amore esiste’, e dei suoi attori.

Marcello Fonte in primis, meraviglioso interprete che è poeta sul grande schermo ma soprattutto nella vita e, lo ricordiamo, Palma d’oro per ‘Dogman’ di Matteo Garrone, l’intensa e carismatica Valeria Bruni Tedeschi, una star internazionale che dopo le riprese ha scoperto che nella vita avrebbe voluto fare la maestra invece che l’attrice ma che recita sempre splendidamente.

E poi Sergio Rubini, altero e mai impettito nel ruolo del boss malavitoso di turno che vuole arginare il progresso, e Francesco Colella, attore portentoso che rivedremo in ‘Zero Zero Zero’ di Stefano Sollima, scelto dal regista per il ruolo di Peppe che insieme al figlio gestisce a livello drammaturgico una riflessione dolente e un’amara consapevolezza.

Infine emerge Marco Leonardi di cui ricordiamo gli esordi accanto a Ida di Benedetto in ‘Ferdinando uomo d’amore’ e soprattutto per ‘Nuovo cinema Paradiso’ di Giuseppe Tornatore e per ‘Anime nere’.” Aspromonte la terra degli ultimi è il racconto del Sud, del suo orgoglio, della forza della sua identità che diventa prigione, della grandiosa bellezza della sua natura che si intreccia con la miseria delle condizioni di vita, del suo isolamento e del sogno disperato dei suoi abitanti di far parte di un mondo più grande, è il racconto dell’impossibilità di un riscatto collettivo, della condanna all’abbandono e all’emigrazione come unica possibilità di rinascita.

Bisogna combattere per affermarsi, per esistere, per conquistarsi un futuro migliore e far vincere la civiltà sull’arretratezza di una vita buia e senza speranze. Bisogna darsi sempre una speranza, una via d’uscita, costruirsi una strada, un progetto per uscire da una situazione disastrosa che ti è stata assegnata da chissà chi. Alla fine, è un film che è il percorso di vita di un ragazzo che vuole cambiare il proprio destino, che intraprende un percorso di crescita e riscatto da una situazione difficile, che crede a una strada che lo possa portare verso la modernità.

Alla fine della sua vita di successi lontano da Africo e dalla sua terra (la Calabria), sentirà il bisogno di tornare per rivedere per l’ultima volta il posto dove è nato e cresciuto, per riassaporare l’aria di libertà che gli era rimasta attaccata addosso per tutta la sua vita. È un film che racconta non il rimpianto della propria infanzia, ma il ricordo di quello che si è stati, di quello che si sarebbe potuto essere, e soprattutto la bellezza di aver potuto vivere un sogno ed essersi nutriti del gustoso cibo dell’utopia con pienezza e soddisfazione.

Infine i vividi colori del paesaggio paradisiaco dell’Aspromonte vinceranno sul bianco e nero di una vita povera e senza speranza; gli ultimi della terra non si arrenderanno, consapevoli che solo combattendo tutti insieme possono vincere e affermare il loro diritto a un’esistenza soddisfacente e dignitosa”, scrive in modo eloquente il regista nelle sue note. 

Nella sua brulla magniloquenza, questo film strizza l’occhio al linguaggio crudo ed epico del western per elaborare un racconto asciutto ma romantico, virile e delicato, affresco corale che attraverso una narrazione nuda ma elegante propone l’urgenza insopprimibile della riflessione sulla insostenibile sperequazione sociale e del divario fra Nord e Sud.

Ma cos’è Aspromonte? È la terra lucente, dove non manca niente, come dice il poeta nel film: ci sono le montagne, il mare e c’è il silenzio. Una terra dove i sogni possono acquistare un timbro diverso, perché servono a farci sentire liberi, ci fanno essere quello che siamo. La storia, tratta dal romanzo ‘Via dall’Aspromonte’ di Pietro Criaco e scritta da Mimmo Calopresti e da Monica Zapelli, è ambientata ad Africo, un paesino arroccato nell’Aspromonte calabrese, negli anni ’50, dove una donna muore di parto perché il dottore non riesce ad arrivare in tempo a causa dell’assenza di una strada di collegamento.

Gli uomini, esasperati dallo stato di abbandono, vanno a protestare dal prefetto. Ottengono la promessa di un medico, ma nel frattempo, capitanati da Peppe, decidono di unirsi e costruire loro stessi una strada. Tutti, compresi i bambini, abbandonano le occupazioni abituali per realizzare l’opera coraggiosa. La questione meridionale non è mai stata così attuale e Calopresti fornisce la sua accorata e riflessiva lettura di questo tema spinoso con una forza espressiva che parla alla pancia e al cuore.

Un inno fulgido a una terra, la Calabria, dove è bello tornare anche quando tutto sembra sgretolarsi, ma i valori no, quelli no. Mai. Tensione civile, romanticismo rurale si intrecciano a comporre un affresco radioso e denso di umanità in cui le vite dei lavoratori della terra e dei pastori si dipanano sulle note di un luminismo possente eppure sempre garbato. La tessitura del film é esteticamente perfetta sia a livello di fotografia che per la sceneggiatura, abile la gestione dell’inquadratura condotta con una tecnica pittorica neoimpressionista.

La nobiltà della miseria e la sovrana eleganza della semplicità davvero disarmante sono al servizio di una storia di soffuso intimismo. Sobrio ma icasticamente efficace, lo storytelling è impreziosito da una musica vibrante, rigogliosa. Il poeta é la figura chiave che racchiude la saggezza di una comunità intera, umile ma pervasa da un’ancestrale dignità.

Il film vola alto e contrappone all’inesorabile destino di una terra bella ma amara e dimenticata, la magia delle letteratura. Una trama pastosa e mai stucchevole e una sinfonia di paesaggi eccezionali completano un quadro d’autore. Da vedere, e per certuni da rivedere, soprattutto per quella sinistra imborghesita che non ascolta il grido di riscatto del nostro Sud.

Aspromonte_di_MimmoCalopresti_una_scena_del_film_
Ph: Nazareno Migliaccio Spina

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Ceretta uomo: meglio rasoio, cerette o crema depilatoria

Un tempo gli uomini non pensavo alla depilazione che era preferenza femminile, ma negli ultimi decenni la depilazione o meglio la ceretta uomo fa parte delle pratiche di bellezza settimanali o mensili anche dell’universo maschile.

Oggi gli uomini vogliono mostrare molto di più il loro corpo rispetto al passato, braccia e pettorali scolpiti anche da intensa attività fisica in palestra e body building. Inoltre in presenza di tatuaggi eliminare i peli diventa davvero fondamentale in certe zone del corpo per un uomo.

Le tecniche di depilazione sono le stesse utilizzate dalle donne:

  • ceretta uomo
  • rasoio
  • crema depilatoria

ma di queste tre quale è la migliore per un uomo? Vediamo a seguire le caratteristiche di tutte e tre le tecniche depilatorie così che possiate decidere quale fa veramente per voi.

Ceretta uomo pro e contro di rasoio, ceretta e crema depilatoria

Ceretta Uomo

La ceretta permette di eradicare il pelo invece di tagliarlo, ci si può affidare a quelle fredde o calde con principi attivi chimici, ma anche del tutto naturali come ad esempio quelle con oli essenziali che leniscono il bruciore dovuto allo strappo.

Uomini non credete che la ceretta uomo sia tecnica di oggi, perché dalla storia si evince che era pratica già presente ad esempio nell’antico Egitto, dove donne e uomini praticavano un vero e proprio rituale di depilazione, con impacchi a base di succo di bacche di sicomoro ideali per calmare il bruciore.

Crema depilatoria

Non tutti amano la ceretta uomo, per questo un’alternativa è senz’altro la crema depilatoria uomo. E’ senz’altro meno dolorosa e irritativa, si trova anche quella da usare sotto la doccia ed è ideale per essere utilizzata anche nelle parti intime come nella zona inguinale. Come abbiamo detto però la depilazione a crema non eradica la radice del pelo, ma ne elimina la parte in superficie e il pelo ricrescere più velocemente.

Rasoio

Il rasoio sembra essere lo strumento preferito dagli uomini per la depilazione essendo pratico oltre che disponibile già per fare la barba e quindi la pratica nell’utilizzo è senz’altro maggiore rispetto agli altri due metodi per ceretta uomo. Inoltre oggi si trovano in commercio ottimi rasoi del tutto ergonomici che seguono le linee del corpo. Inoltre è possibile decidere la lunghezza di taglio.

Il rasoio poi non richiede l’aiuto di nessuno mentre ad esempio per la ceretta a caldo o a freddo spesso gli uomini si affidano ai centri estetici specializzati.

Tenete presente che come per la crema depilatoria si tratta sempre di spezzare i peli e non di eradicarne la radice.

rasoio-depilazione-uomo

Logo Nike: l’incredibile storia dello swoosh

Ogni logo che riesce a sfondare a a diventare parte della storia è stato creato da qualcuno e ha un suo racconto che spesso si ignora. Il logotipo Nike fa parte di questi, sapevate ad esempio che fu realizzato nel 1971 da una studentessa di Portland, in condizioni economiche precarie, Carolyn Davidson?! Ma scopriamo di più sulla nascita dello swoosh.

Logotipo Nike l’incredibile storia dello Swoosh

Phil Knight, uno dei fondatori della multinazionale Nike, incontrò Carolyn Davidson all’università e si accordarono perchè quest’ultima realizzasse il logo per il brand delle scarpe sportive per soli 2 dollari l’ora. La studentessa ci mise 17 h per realizzare lo swoosh logotipo Nike.

Sapete cosa rappresenta lo Swoosh? Nel complesso il logo Nike doveva rappresentare un’ala, simbolo della dea greca della vittoria e del movimento. Un simbolo che a quanto pare ha permesso con la sua forza energetica impressa di far diventare Nike azienda leader di scarpe e abbigliamento sportivo.

La prima scarpa col marchio dell’ala fu lanciata sul mercato nel 1972, ma solo nel 1975 la creazione divenne perfetta ed è quella che oggi vediamo sugli articoli in commercio.

Gli obiettivi di Nike erano quelli di creare scarpe leggere e resistenti per la squadra di atleti dell’Oregon il cui allenatore era Bill Bowerman, e anche co-fondatore della stessa azienda. Da un piccolo progetto negli anni Nike è diventata invece una multinazionale di abbigliamento e scarpe sportive tanto da trasformare l’idea dello sport in un vero stile di vita. Stile di vita e status symbol rappresentato dal logo realizzato da Carolyn Davidson.

nike-logo-swoosh

pensare che Knight ha avviato l’attività vendendo i primi prodotti nel bagagliaio della sua auto! Inizialmente l’azienda rivendeva scarpe sportive importate dal Giappone, dalla compagnia che sarebbe poi diventata la Asics.

A conti fatti il logotipo Nike Swoosh fu pagato solo 35 dollari, una cifra a dir poco ridicola se si pensa alla popolarità di Nike oggi, attenzione però che la creatrice del logo venne premiata diversi anni dopo anche con un pacchetto azionario e un anello di diamanti a creare il logotipo Nike. Carolyn Davidson venne si pagata poco all’inizio ma nel tempo ricevette una congrua ricompensa. Che dire da una piccola cosa si può creare un impero.

Vi lasciamo con un altro piccolo anedotto sul fondatore di Nike Phil Knight a testimone del fatto che non ci si deve mai arrendere. Lo stesso Knight vendeva le prime scarpe sportive che arrivavano dal Giappone tenendole nel bagaglio dell’auto e sapete di chi erano quelle scarpe? Niente meno che della poi Asics.

Juan Castano e i suoi uomini: l’intervista all’illustratore e tre opere esclusive

Ho conosciuto Juan Castano su instagram, sempre più fonte di scoperte interessanti e di ricerca, innamorandomi subito delle sue illustrazioni, così vicine al mondo manga, ma con dei riferimenti chiaramente europei. Trasgressivo e malizioso, ma anche molto pop, divertente e con uno humour tutto personale, il lavoro di Castano coinvolge subito chi si confronta con le sue opere, per una chiara immediatezza, per una leggerezza solo apparente, poi ci sono piani di lettura e interpretazione più profondi. Vicinissimo al mondo LGBT, ma attento a tutto, con uno spirito dissacrante e disincantato, come se Juan volesse raccontare delle fiabe tutte sue, che non sempre hanno un finale sognante e principesco, ma spesso rimangono sospese fra il grottesco e il kawaii. Abbiamo intervistato l’artista, ma gli abbiamo anche chiesto di interpretare per noi le proposte di tre brand. Trovate qui sotto alcune sue opere e queste tre in esclusiva per Man In Town, con tanto di bozzetti. Eccovi la nostra chiacchierata con Juan.

Quale è il tuo approccio all’arte? Quando hai deciso di diventare un illustratore?

Penso che in un modo o nell’altro l’arte sia sempre stata presente nella mia vita; da bambino ho sempre amato disegnare, e mi piaceva guardare gli album da colorare. Credo di non aver mai deciso di essere un illustratore, semplicemente un giorno ho iniziato a dedicare più tempo al disegno e ho scoperto il mondo dell’illustrazione digitale, dopodichè le persone hanno iniziato a commissionarmi delle illustrazioni.

Dimmi qualcosa del tuo lavoro, come descriveresti le tue illustrazioni?

Penso che le mie illustrazioni siano un mix di diverse influenze di artisti e di stili che ammiro: le illustrazioni giapponesi, il costruttivismo, l’art déco… e il risultato è un lavoro che mixa erotismo e ingenuità, linee semplici e colori che provano a comunicare e a dire qualcosa.

Secondo me c’è una certa ispirazione giapponese dietro le tue opere e ovviamente sono molto pop. Sei d’accordo? E quali sono le tue maggiori influenze artistiche?

Sono completamente d’accordo. Forse quell’influenza è la più ovvia nei miei primi lavori, ma nella mia evoluzione come artista penso che sia qualcosa che non è andato perso. Come artisti che mi influenzano cito sempre Junko Mizuno, i cui lavori sono affascinanti, Rodchenko e Popova che ho scoperto in una mostra a Londra, Malika Favre, Sanna Annuka… e molti altri.

Da dove arriva l’ispirazione in genere?

L’ispirazione arriva quando meno te lo aspetti, ma è vero che ogni volta che faccio un viaggio torno con “energie rinnovate” per ogni cosa che vedo; in teoria una persona viaggia per staccare, ma nel mio caso è praticamente l’opposto. Anche quando visito un Expo trovo sempre fonti di ispirazione e il desiderio di iniziare a “creare”. 

Chi sono i tuoi referenti principali quando si parla di illustrazioni? Chi sono i tuoi idoli?

Nel caso delle illustrazioni Maria Picasso Piquer lavora in un modo che mi ipnotizza, è un’illustratrice con un controllo totale delle proporzioni e delle caratterizzazioni. Jarom Vogel, i suoi colori e le sue forme sono magnifici. I lavori di Roda sono assolutamente brillanti con dei colori che invidio.

Come è stato lavorare per i nostri tre esclusivi? È stato difficile diventare un po’ più ‘fashion’?

La prima cosa che posso dire è che è stato un onore. Davvero, ciò che mi spaventava di più era non esserne all’altezza. La cosa più difficile forse è stata adattarsi alla personalità dei modelli nei miei personaggi.

Parlando di stile, cosa è elegante per te?

Per me l’eleganza è qualcosa senza tempo, non voglio dire che sia semplicità o vesiti basici, penso sia un passo avanti; penso che sia qualcosa come il talento, uno ci nasce oppure no: con lo stesso indumento una persona può risultare elegante mentre un’altra no.

Quale è la tua definizione di bellezza?

La verità è che non ho mai pensato a quale sia il mio concetto di bellezza. Penso che possa essere nella qualità delle cose, delle persone, degli animali… capaci di provocare in chi li guarda o in chi li ascolta piacere in qualsiasi livello (sensoriale, spirituale…).

Cosa è la moda per te? E cosa non può mancare (quale indumento) nel tuo guardaroba e stile personale (e perché)?

La moda è sempre stata presente nella mia vita. Quando ero più giovane e uscivo la sera potevo stare anche un’ora provandomi vestiti, scegliendo cosa indossare quella notte e non passare inosservato. Mi è sempre piaciuto vedere cosa sarebbe andato di moda e cosa no, e spesso consulto dei magazine. Non sono una fashion victim e se c’è qualcosa che non mi sta bene, allora non lo indosso. Possiamo dire che la moda mi piace ma non ne sono ossessionato. Sto per dire qualcosa di davvero ovvio, nel mio cassetto ci sono sempre dei jeans, non potrei vivere senza. Li trovo davvero comodi e posso usarli praticamente in ogni situazione.

Uno dei focus di Manintown sono i viaggi. Ci puoi dire qualcosa sul tuo paese/sulla tua città? Ad esempio un posto da vedere, un posto dove mangiare, qualcosa da fare…
Progetti/piani/sogni per il futuro?

Sono fortunato ad essere nato nel miglior paese nel mondo, he he he…, vengo dalla Spagna e sono nato a Cartagena, una città nel sudest, ma passo gran parte della settimana ad Alicante, una città sulla costa vicina al sud di Valencia. È una città molto turistica e viene visitata da molte persone durante l’anno. Per tutta la zona ci sono bellissime spiagge e posti meravigliosi come Altea o La Granaella. È molto tipico mangiare riso, che non è la stessa cosa della paella, cucinato in diversi modi tutti molto gustosi, ma l’offerta gastronomica offre anche molto di più. Le persone di Alicante e della Spagna in generale sono molto amichevoli. Nel futuro mi piacerebbe dedicare tutto il mio tempo all’illustrazione; attualmente lo sto combinando con il mio lavoro di insegnante. Sto lavorando a un nuovo libro (ne ho pubblicato uno sui tatuaggi 3 anni fa) dedicato alla mitologia e spero di finirlo a metà 2020.

Tre lavori di Juan Castano

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8 Cantanti rapper italiani famosi

La musica rap è un genere musicale nato alla metà degli anni Settanta in America, letteralmente rap significa “chiacchiera” e confuso o chiamato non correttamente anche Hip-Hop.

Nella musica rap i testi vengono composti da una sequenza di versi ritmati scanditi in una successione di note dette “beat”. Le rime vengono improvvisate e create con una sorta di ironia nei confronti di chi è dedicata la canzone o sono anche auto celebrative. I rapper si sfidano spesso in gare “freestyle” dove l’arbitro decide il tema e gli sfidanti devono creare appunto le rime.

Questo genere musicale è diventato di spicco fra i ragazzi e nella cultura musicale moderna, tanto da poter avere una classifica di cantanti rapper italiani diventati famosi.

rapper

8 cantanti rapper famosi

Fabri Fibra

Nome reale Fabrizio Tarducci anno 1976 di Senigallia ha esordito col primo album nel 2002 intitolato Turbe giovanili. Sicuramente della sua musica rap si ricordano In Italia del 2008 e Tranne te del 2010. (Chi è Fabri Fibra)

Marracash

Nome reale Fabio Bartolo Rizzo anno 1979 di Nicosia, album esordio Marracash nel 2008. Un altro album che si ricorda è King del rap del 2011 e Santeria nel 2016.

Gué Pequeno

Nome reale Cosimo Fini di Milano anno 1980, album esordio Il ragazzo d’oro del 2011. Si ricordano i brani Milionario e Lamborghini del 2017.

Caparezza

Nome reale Michele Salvemini anno 1973 di Molfetta, album esordio ?! del 2000. I suoi brani più ricordati sono Fuori dal tunnel del 2003, Vieni a ballare in Puglia del 2008 e Ti fa stare bene del 2017.

Neffa

Nome reale Giovanni Pellino di Scafati anno 1967, album esordio Neffa & i messaggeri della dopa del 1996. Di Neffa ricordiamo La mia signorina del 2001 e Prima di andare via del 2003 (ecco chi è Neffa).

Sfera Ebbasta

Nome reale Gionata Boschetti di Sesto San Giovanni anno 1992, album esordio XDVR con Charlie Charles nel 2015. Tra i suo brani quello che si sente spesso cantare dai giovani è Happy Birthday del 2018.

J-Ax

Nome reale Alessandro Aleotti di Milano anno 1972, album di esordio come solista Di sana pianta del 2006. I brani di J-Ax sono davvero molti vi ricordiamo Ti amo o ti ammazzo del 2006, Se il mondo fosse del 2012, Maria Salvador del 2015, Vorrei ma non posto e Assenzio del 2016, in ultimo Italiana del 2018.

Fedez

Nome reale Federico Leonardo Lucia di Milano del 1989, album esordio Penisola che non c’è del 2011. Spesso ha creato musica rap in duetto con J-Ax per questo vi sono trovano fra i brani più ricordati gli stessi di quest’ultimo.

Sneakers da uomo: focus sullo stile streetwear

La famosa citazione “panta rei” attribuita al filosofo Eraclito indicava che tutto scorre, tutto è in movimento e tutto è in divenire: tutto questo descrive perfettamente anche la moda che da secoli cambia e muta a seconda delle tendenze sociali, politiche ed economiche. Negli ultimi anni la moda sta puntando su soluzioni sempre più pratiche e confortevoli mettendo l’uomo o la donna al centro del suo progetto, senza ovviamente rinunciare allo stile ed all’eleganza. 

Nei vorticosi cambiamenti del mondo del fashion si è imposto lo streetwear, uno stile di abbigliamento casual basato principalmente su un look sportivo diventato un fenomeno mondiale a partire dagli anni ’90. Le scarpe sneakers uomo streetwear rappresentano un’icona di questa nuova tendenza e sono tra i modelli più apprezzati dall’uomo moderno poiché si sposano perfettamente sia con uno stile casual che con uno stile elegante. Scopriamo qualcosa in più sulle scarpe sneakers uomo e sul mondo dello streetwear nei successivi paragrafi.

Cos’è lo streetwear e come nasce

Lo streetwear significa letteralmente “abbigliamento da strada” e mixa diverse culture e stili derivanti soprattutto dal mondo sportivo per sfoggiare un look vero, genuino ed originale. Lo streetwear è uno stile casual che affonda le sue origini nella cultura del surf e dello skate in California, per poi riprendere elementi di abbigliamento sportivo, hip hop, punk e moda di strada giapponese.

Le sneakers uomo alte traggono spunto dalle scarpe uomo sportive ed in modo particolare quelle da basket. I giocatori di basket statunitensi, con la diffusione di questo sport, sono diventati veri e propri miti e di conseguenza anche le scarpe da uomo sportive che indossavano si sono trasformate in “must” da avere ai piedi.

Il significato della parola sneaker

Nel mondo del fashion la scarpa sneakers è il termine più gettonato per descrivere il vasto panorama delle scarpe da ginnastica. Qualcuno si è mai chiesto in realtà perché si chiamano sneakers e da dove deriva il suo nome? La radice delle sneakers scarpe risale al verbo “to sneak” utilizzato addirittura nel ‘500 e significa “muoversi silenziosamente”. Ebbene le suole in gomma delle scarpe ginniche uomo garantiscono quella discrezione e quell’eleganza ricercate dall’uomo moderno.

I brand più gettonati delle scarpe uomo sneakers

I grandi brand hanno intuito l’enorme potenzialità che hanno sul mercato le sneaker uomo ed infatti la produzione in questo settore risulta tra i più ampi e diversificati.

Le Nike maschili possono essere considerate le regine delle calzature sneakers uomo grazie al loro stile unico ed inimitabile. Le Jordan ad esempio sono tra le scarpe Nike bianche alte uomo più vendute di tutti i tempi ed ancora oggi conservano il loro fascino vintage ed intramontabile.

Altro brand iconico è Adidas che propone sneakers sportive uomo semplici ma trendy. Le sneakers tela uomo della Converse si fanno apprezzare per la loro versatilità e adattabilità ad ogni situazione mondana. Le scarpe sportive sneakers griffate New Balance sono la perfetta sintesi tra lo stile classico ed il casual, mentre le sneakers da uomo Karhu sorprendono per la varietà di colori e di combinazioni.

Come abbinare le sneakers uomo in base ai vari stili

Le scarpe da uomo sneakers sono così amate ed apprezzate poiché rappresentano una valida soluzione per ogni stile.

Le sneakers uomo in pelle sono la scelta ideale per chi non è più giovanissimo ma non vuole rinunciare ad uno stile casual e confortevole. In abbinamento con le sneaker uomo nere si può optare per un pantalone chino rimboccato per mostrare le caviglie ed una polo: un outfit classico, originale e capace di dare un tono di grande prestigio. Per chi ha superato gli “anta” sono molto gettonate anche le scarpe uomo sneaker blu navy con suola fasciata in gomma bianca.

Per uno stile più casual si può puntare su sneakers bianche uomo o su sneakers nere uomo in abbinamento con jeans chiari per un look più sbarazzino o scuri per un look più formale. Giubbotti, giacche militari e felpe sono scelte perfette per completare l’outfit.

Gli amanti dello stile sportivo possono abbinare pantaloni sportivi di diversi colori, completando magari l’outfit con un bomber o un blazer. All’occorrenza si possono indossare anche pantaloncini corti per i periodi più caldi puntando su scarpe con strappi uomo capaci di modernizzare anche capi d’abbigliamento classici.

Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen

Ha ancora senso parlare di romanticismo in un’America dominata da Trump e dal suo machismo guerrafondaio, dai tabloid senza filtri, dalle fake news e da una Hollywood che si alimenta di scandali in cui tutti flirtano con tutti? Secondo Woody Allen sì.

E lo conferma nel suo ultimo film ‘Un giorno di pioggia a New York’ scritto e diretto dal geniale regista e distribuito da Lucky Red, nelle sale italiane dal 28 novembre. Diciamo subito che per chi scrive le polemiche stanno a zero, quello che interessa a noi in questa sede è il Woody Allen artista, che in questo film torna alla sua forma smagliante.

E torna anche alle sue passioni, una New York vista in un’ottica di un intellettuale quasi europeo e all’arte di raccontare emozioni affidandole a protagonisti giovani simboli di una nuova generazione di Hollywood, Timothée Chalamet che nel film è Gatsby un giovane studente ricco e annoiato, ed Elle Fanning, assurta con ‘Neon demon’ a nuova icona glamour della scena fashion-cinematografica e che nella pellicola di Allen interpreta Ashleigh una ragazza provinciale ma ambiziosa dell’Arizona figlia di banchieri, apparentemente semplice e solare, in realtà un po’ ottusa e superficiale.

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Woody Allen riesce a dare carattere con una sceneggiatura dinamica, brillante e sofisticata, ricca di colpi di scena eclatanti davvero sorprendenti, una giostra vera e propria che è anche una sorta di educazione sentimentale in cui i personaggi sono alla ricerca di sé stessi.

New York è una città magnificamente snervante, e gioca un ruolo chiave nel film insieme alla pioggia, intesa secondo chi scrive come bagno purificatore e catartico, amato da Gatsby e disprezzato da Asleigh, una pioggia che lava via le impurità dell’anima e i moralismi mistificatori, ma che sa essere anche molto romantica e sensuale come dimostra anche ‘la pioggia nel pineto’ di dannunziana memoria.

Briosa e leggera ma anche estremamente profonda, questa graziosa commedia riesce ad andare a fondo nelle pieghe più riposte dell’anima dei personaggi alla ricerca di un romanticismo antico nella sua matrice ma in realtà molto contemporaneo. Come nel caso di Chan (Selena Gomez che grazie alla magistrale direzione di Woody Allen acquista un risalto molto gradevole nella storia) che dissimula con un finto cinismo il suo romanticismo più autentico e vibrante.

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Nel film Woody Allen non risparmia le sue critiche alla Hollywood di oggi presentata come una fucina di mitomani e depressi ma anche di infingardi playboy senza scrupoli. Un regista depresso interpretato da un efficace Liev Schreiber, attraversa un periodo di forte vulnerabilità a causa del suo stucchevole e problematico perfezionismo.

La giovane Ashleigh arriva a Manhattan con il fidanzato Gatsby a caccia di uno scoop e per intervistare il cineasta rischia di essere concupita da lui. Jude Law è Ted Davidoff, sceneggiatore un po’ balordo e anche lui tormentato che si rivela un gran fedifrago. A Hollywood non si salva nessuno, nemmeno il macho latino Francisco Vega (interpretato da Diego Silva) che colleziona flirt e tenta di sedurre Ashleigh, che sembra cadere in tentazione.

Ma l’arguta disamina psicologica e sociale del grande cineasta prende ovviamente le distanze dalla retorica mormonica e moralista che presidia da sempre il cinema americano: Woody Allen non giudica nessuno ma semmai si incanta di fronte alla disarmante ingenuità e alla coquetterie zuccherosa e un po’ svampita di Ashleigh e al disagio esistenziale del triste, tenebroso e insicuro Gatsby, rampollo antisociale dell’élite wasp americana e allevato dalla madre in un clima di dorato isolamento che nel film lui stesso definisce “una pretenziosa adeguatezza”.

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L’amore è dominato da dinamiche spesso imperscrutabili mentre tutto sembra pervaso da un sentore di ineluttabile caducità. Le uniche certezze sono che “non esistono in America giornali non scandalistici”(e qui il regista si toglie un sassolino dalla scarpa denunciando la stampa a stelle e strisce colpevole di veicolare fake news destituite di qualunque fondamento probatorio) e che “la vita vera è fatta per chi non ha niente di meglio da fare”, come chiosa la giovane Chan.

Timothée Chalamet, che vedremo presto in ‘Piccole donne’ di Greta Gerwig e che abbiamo ammirato in ‘Chiamami col tuo nome’ di Luca Guadagnino film per il quale è stato candidato all’Oscar, viene valorizzato dal regista grazie a una parte che sembra essergli pennellata addosso.

Canta al pianoforte con intensità pregnante e un certo pathos una languida canzone romantica degli anni’40, la celebre ‘Everything happens to me’, e la sua vocazione a diventare l’idolo della generazione Z è sicuramente amplificata e confermata da questa pellicola, mirabilmente illuminata dalla fotografia di Vittorio Storaro alla sua terza, suggestiva collaborazione con Woody Allen, e impreziosita dai costumi di Suzy Benzinger che ha già lavorato con Woody Allen in 10 suoi precedenti film e che qui riesce a ricostruire, attraverso gli abiti, belle giacche over spigate firmate Ralph Lauren assortite a chinos beige e cravatte slim regimental in perfetto stile Ivy League, l’identità di un personaggio sfaccettato come Gatsby, ragazzo allampanato e attanagliato da sottili psicosi e tribolazioni esistenziali.

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Woody Allen ha voluto, attraverso i costumi, tributare forse un omaggio al grande stilista americano soprattutto perché costui disegnò nel 1977 il guardaroba di scena di Diane Keaton e Woody Allen per il film ‘Io e Annie’ che collezionò varie statuette durante la cerimonia degli Academy awards.

Inoltre Allen non ha lesinato ammirazione nei confronti di Ralph manifestando la sua approvazione e stima immutata negli anni per lo stilista nel docufilm di Susan Lacy ‘Very Ralph’. Questo è un film positivo in cui il regista sembra voler evadere dalle vorticose e aberranti polemiche basate su accuse ormai archiviate che hanno tentato di ostracizzare il grande cineasta e lo scrittore.

A 84 anni suonati Woody Allen è più combattivo che mai ed è impegnato sul set del suo ultimo film che sta girato in Spagna con Gina Gershon, schieratasi dalla sua parte accanto a Javier Bardem, Anjelica Houston, Scarlett Johansson e non ultimo il fratello del regista Moses. Fino a quando durerà questa infausta caccia alle streghe? Nel frattempo noi continuiamo a sottolineare il nostro preponderante interesse per l’Allen artista e pensatore ribadendo che i suoi film hanno scandito le tappe della nostra esistenza.

Un grazie sentito a Lucky Red che ha portato finalmente in Italia questo buon film ignorando scandali e linciaggi mediatici. Una grande lezione di equilibrio e lucidità.

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L’olio: come riconoscere l’extravergine buono

L’olio extra-vergine d’oliva, è uno degli alimenti principali della dieta mediterranea ma non tutti gli oli extravergine di oliva sono di buona qualità.

Ecco alcuni consigli per riconoscere un buon olio di oliva extravergine rispetto a uno di bassa qualità.

Caratteristiche di un buon olio d’oliva

Colore e gusto sono parametri importanti da tenere in considerazione quando si sceglie l’olio che si desidera acquistare.

Un colore verde scuro indica la presenza di clorofilla, che è un antiossidante naturale, se l’olio di oliva tende troppo al giallino è preferibile non comprarlo, e più facile incorrere in un olio trattato o miscelato con altri oli vegetali.

L’olio extra vergine di oliva deve rimandare al profumo fruttato da cui proviene: l’oliva. Deve quindi avere un sapore di fruttato intenso quando si apre la bottiglia. Ci deve essere poi la caratteristica nota amara, che attenzione… costituisce un pregio e non un difetto! L’amaro deriva dalla presenza di antiossidanti, che proteggono le cellule dell’organismo umano dall’invecchiamento, con un effetto molto benefico sulla salute.

Infine c’è il retrogusto piccante, dovuto dalla presenza di un elemento vitale: i polifenoli, anch’essi antiossidanti naturali.

Inoltre, un gusto piccante indica la presenza di oleocantale, che agisce come una sostanza antinfiammatoria naturale.

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Se invece l’olio ha un sapore dolce, ciò indica che le olive sono state probabilmente lasciate riposare troppo a lungo prima di essere lavorate o che sono state raccolte troppo tardi e hanno perso gran parte del loro contenuto di polifenoli.

Inoltre, è preferibile che l’olio che si decide di acquistare sia stato “spremuto a freddo”, la sua temperatura durante la pressatura non deve superare i 27 gradi centigradi. La spremitura a temperature più elevate aumenta la resa, ma diminuisce anche il contenuto nutritivo dell’olio.

La scelta di quale olio d’oliva extravergine acquistare non è facile, di solito è consigliabile acquistarlo direttamente da un produttore di fiducia. Puoi trovare l’olio che ti piace di più provandone diversi tipi e da diverse zone di produzione. Acquistandolo da produttori locali di solito la qualità è garantita e si riesce anche ad ottenere un ottimo prezzo al litro facendo accordi per tot litri di olio acquistato in un anno.

È chiaro che acquistare l’olio extravergine buono ha un costo più alto rispetto a quello del supermercato, ma per insaporire i cibi ne basta senz’altro meno e si guadagna in termini di qualità gusto e anche salute.

Ramadam: 8 regole importanti da rispettare

Per tutti i fedeli musulmani il Ramadan è un mese sacro, la tradizione vuole che proprio durante questo periodo Maometto ricevette la rivelazione del Corano. La celebrazione di questa tradizione avviene il nono mese del calendario Islamico, varia perché è un calendario Lunare è ha una durata inferiore di 10 giorni rispetto all’anno solare.

Il Ramadam per essere seguito in maniera corretta deve rispettare delle regole importanti che vi elenchiamo a seguire.

8 regole del Ramadam

Il Corano indica di seguire alla lettera diverse regole per tutti i musulmani alcune delle quali sono fisse nel Ramadam e sono:

1) La preghiera in più notturna il Taraweeh

Durante il Ramadan ogni musulmano deve recarsi ogni giorno, lasciando le sue abituali faccende quotidiane a pregare in moschea. In questo periodo oltre alle consuete cinque preghiere giornaliere si deve recitare una preghiera speciale, il Taraweeh, la preghiera notturna.

2) Divieti e tempi delle pratiche a cui astenersi durante il Ramadan

Il digiuno è il primo divieto, prima dell’alba e termina dopo il tramonto. Non bisogna mangiare o bere nulla nelle ore di luce. Tra gli altri divieti del Ramadan prevedono che ci si astenga dall’ avere rapporti sessuali, mentire, fumare, usare un linguaggio scurrile e fare la guerra.

3) Chi è esentato dal digiuno durante il ramadan

Il Corano prevede che siano esentati dal digiuno i bambini, i malati, le donne incinte e coloro che il nono mese devono intraprendere lunghi viaggi.

4) Cosa succede se non si rispetta il digiuno?

Se una persona non è in grado di digiunare può decidere se recuperare i digiuni durante l’anno, prima dell’arrivo del prossimo Ramadan, o se dare un pasto a un povero per ogni giorno di digiuno che salta.

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5) Come viene recitato il Corano nelle preghiere collettive

Il Corano è diviso in 30 parti uguali chiamate juz’, e molti fedeli ne leggono una al giorno durante il Ramadam periodo in cui bisogna essere più devoti possibile, fare beneficenza e passare molto tempo a leggere il Corano e meditare.

6) Cosa mangiare al temine del digiuno?

Dopo aver recitato una brevissima preghiera, si è soliti mangiare datteri o bere acqua per aprire il digiuno, come faceva il profeta Maometto. Segue poi un pasto abbondante da consumare durante le ore notturne.

7) Cosa si fa alla fine del Ramadan?

Alla conclusione del mese sacro il Ramadan, viene indetta una festa chiamata Eid ul Fitr, durante la festa i musulmani, partecipano alle processioni, si scambiano regali augurandosi Eid mubarak, ovvero “buon Eid”, e la maggiori parte dei fedeli fa delle donazioni per i poveri.

8) Cosa succede se non si rispetta qualche regola?

Se qualcuno di propria volontà, contravviene a qualche regola, ha l’obbligo di atti di carità verso i bisognosi, o continuare l’astinenza dai divieti carnali dall’alba al tramonto per altri 60 giorni dopo Il Ramadan.

Camicia su misura 4 consigli prima di comprarla

Il corpo degli uomini si sa è molto differente da quello delle donne, spesso anche per via di sport intensi dove la muscolatura di braccia e addome crea una corporatura che non si adatta a tutti i modelli di camicia standard in commercio per questo è necessario rivolgersi a chi può realizzare una camicia su misura. Attenzione però perchè prima di comprarla vogliamo darvi i nostri consigli, partendo dal fatto che una camicia su misura è un pezzo unico realizzato sulle proprie misure che calzerà a pennello.

4 Consigli da seguire prima di comprare una camicia su misura

Scelta del sarto

In Italia siamo pieni di bravi artigiani che realizzano abbigliamento su misura, non è necessario pensare di andare nelle grandi boutique in centro alle città come Milano e Roma, se vivete in un piccolo paese basterà chiedere per trovarne uno a pochi passi da voi. Quindi il primo consiglio è quello di non dover per forza km e km che scoraggiano qualsiasi compratore o di dover per forza spendere una fortuna per una camicia su misura.

Tessuto e colore

Una volta scelto il sarto che fa al caso vostro affidatevi a lui o lei per consigli sulla scelta della stoffa e del colore che dovrà essere senz’altro idoneo all’occasione per cui dovrete indossare la camicia che volete farvi realizzare.

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Colletto e polsini

Pensate poi al tipo di colletto che volete sulla base del nodo della cravatta che andrete a fare. Ad esempio il nodo Windsor richiede un colletto ampio. O ancora un colletto a contrasto ovvero colore diverso rispetto al resto della camicia. Ricordate poi i polsi e la vestibilità sul torso. I polsini possono essere scelti doppi da gemelli per un look da occasioni formali, i bottoni sono invece ideali per camicia casual e da usare nel business. Attenzione poi alla sua altezza e morbidezza, quello rigido è formale rispetto a quello morbido. Tono è più casual quello smussato più formale.

Acquisto camicia su misura online

Non manca di certo la possibilità di ordinare una camicia su misura online, ma attenzione che il negozio online dove comprate deve offrire un body scanner strumento che permette di registrare e percepisce le misure perfette del proprio corpo. Infine la prova in laboratorio di solito è ancora necessaria una volta confezionata la camicia.

Scene gay nei film i 5 momenti cult del cinema

Il mondo del cinema è da sempre al centro di scene che sono passate alla storia e che gli spettatori ricordano nel tempo o che vogliono rivedere e aspettano che i film vengano ritrasmetti in televisione proprio per assaporarne di nuovo quei momenti.

Nella lista di questi non mancano anche le scene di sessogay nei film, arrivate sul grande schermo non da molto tempo restano senz’altro da ricordare come momenti cult del cinema. Infatti rappresentazioni di omosessualità si videro già nel 1895 con un film sperimentale della Edison dove vi erano due uomini che ballano il valzer, mentre un altro suona il violino. Queste erano scene poco esplicite e che non tralasciano vedere nulla.

Voi ve le ricordate? Se no e volete rispolverare la vostra memoria vi ricordiamo noi le scene di sessogay del cinema.

Momenti cult del cinema sessogay

Hollywood non ha mai rappresentato scene di sessogay in modo esplicito nelle sue scenografie, ma col tempo tutto è cambiato ed ecco che anche queste si cominciano a veder in diversi film che sono:

Domenica, maledetta domenica di John Schlesinger, premiato col David di Donatello nel 1972 come miglior film straniero e dove si vede per la prima volta un bacio esplicito fra due uomini sul grande schermo, anzi uno dei due è bisessuale.

Rocky Horror Picture Show film del 1975 di Jim Sharman, il primo film della grande distribuzione degli Stati Uniti dove è presente la prima scena di rapporto sessuale tra uomini, anche se in parte oscurata.

Il bacio della Donna Ragno sceneggiatura del 1985 di Hector Babenco, qui due compagni di cella si innamorano e vi è una scena di sesso fra i due protagonisti del film. Per l’interpretazione di questo film William Hurt vinse il primo Oscar assegnato per una interpretazione omosessuale.

My Beautiful Laundrette pellicola del 1985 di Stephen Frears racconta di due giovani un punk inglese e un ragazzo figlio di immigrato pachistano e dichiarato gay che aprono una lavanderia a gettoni. Il giorno dell’inaugurazione i due fanno l’amore dentro al negozio, ma non solo si vede uno dei giovani bene champagne dalla bocca dell’altro. Scene che per l’epoca lasciarono sconvolti diversi spettatori.

I segreti di Brokeback Mountain film del 2006 di Ang Lee ambientato nel 1963 che racconta la storia di due cowboy, Ennis e Jack, che si incontrano in un ranch nel Wyoming arrivati li per trovare lavoro nei pascoli estivi, ma si innamorano. Il film ebbe 6 candidature all’Oscar e 3 premi vinti.

Carne rossa: fa bene o fa male? Sfatiamo 5 miti

La carne rossa è stata molto demonizzata negli ultimi anni, fortemente legata dai suoi detrattori a malattie come il cancro in forte aumento negli ultimi anni.
Molto di ciò che leggiamo e sentiamo sulla carne rossa, tuttavia, è propaganda anche superficiale e confusionaria.

Sfatiamo 5 miti assurdi sulla carne rossa

La carne rossa marcisce nel colon

Alcune persone sostengono che la carne non viene digerita correttamente e “marcisce” nel colon.
Quello che succede quando mangiamo carne, è che viene scomposta dall’acido gastrico e dagli enzimi digestivi. Nell’intestino tenue, le proteine sono suddivise in aminoacidi e i grassi sono suddivisi in acidi grassi.

La carne rossa è ad alto contenuto di grassi e colesterolo saturi dannosi

Uno dei principali argomenti contro la carne, è che tende ad essere alto il valore dei grassi saturi e del colesterolo. Ma questo in realtà non è un motivo di preoccupazione, perché la nuova scienza ha dimostrato che entrambi sono innocui se il consumo di proteine animali avviene in maniera moderata e all’interno di un regime alimentare equilibrato e vario.

La carne rossa causa malattie cardiache e il diabete di tipo 2

Stranamente, la carne rossa è spesso accusata di malattie occidentali come le malattie cardiache e il diabete di tipo 2. Le malattie cardiache non sono diventate un problema fino all’inizio del XX secolo e il diabete di tipo 2 solo pochi decenni fa. Quindi forse la carne rossa di per sé non è un problema ma lo sono farmaci e antibiotici che vengono somministrati agli animali negli allevamenti intensivi.

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La carne rossa causa il cancro

Una credenza comune è che la carne, in particolare la carne rossa, provochi il cancro. È qui che le cose si complicano un po’.
È vero che la carne trattata è associata ad un aumento del rischio di cancro, in particolare il cancro del colon. Ma quando si tratta di carne rossa non lavorata, le cose non sono così chiare.
Due studi di riesame, uno che ha esaminato i dati di 35 studi e l’altro di 25 studi, hanno rilevato che l’effetto negativo della carne rossa non lavorata era molto debole per gli uomini e inesistente per le donne.

Gli esseri umani sono naturalmente erbivori e non “progettati” per il consumo di carne

Alcuni vegani sostengono che gli esseri umani non sono “progettati” per mangiare carne. Dicono che gli esseri umani sono naturalmente erbivori come i nostri antenati primati.
Gli esseri umani e i primati mangiano carne da molto tempo e i nostri corpi sono ben adattati al consumo di carne. I nostri sistemi digestivi non assomigliano affatto a quelli degli erbivori.

Anime consigliati: 7 film di animazione giapponese da vedere

Le anime sono i film di animazione, neologismo utilizzato in Giappone da partire dalla fine degli anni settanta. La parola anime è in realtà l’abbreviazione di animēshon (traslitterazione giapponese della parola inglese animation, “animazione”).

I film di animazione nel mondo sono davvero moltissimi alcuni hanno avuto grande successo altri meno e fra questi vi sono anche i film di animazione giapponese che forse solo gli appassionati conoscono.

7 anime consigliati che arrivano dal Giappone

Nel 2018 le anime hanno preso una buona fetta di mercato grazie a Netflix che ne ha rilasciati di assolutamente originali. Ecco le anime consigliati da noi:

Barefoot Gen di Mori Masaki del 1976 questo anime è il primo in classifica e racconta la vita di Gen Nakaoka, un ragazzino che sopravvive all’olocausto nucleare di Hiroshima. Un film drammatico visto l’argomento e ad oggi non ancora doppiato.

Akira di Kazuhiro Ōtomo del 1988 fu un colosso del tempo fra le anime consigliati alle quali ha aperto il mondo internazionale di questi film negli anni ’90. Questo film coinvolse ben 6 compagnie di produzione, 1300 animatori con una spesa totale di 1 miliardo di yen.

Ghost in the Shell di Mamoru Oshii del 1995 ambientato in un Giappone futuristico racconta della polizia che indaga su crimini informatici con anche la presenza di intelligenza artificiale. Un film che rivisto oggi pensando all’anno in cui fu girato lascia senz’altro riflette per quanto fosse avanti al tempo.

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Perfect Blue di Satoshi Kon del 1997 un thriller psicologico legato alla percezione del corpo e all’identità femminile, oltre a porre attenzione sulla società del consumo. Questo anime forse alcuni lo ricorderanno perchè 10 anni dopo uscì il Cigno Nero che aveva fin troppi tratti in comune con Perfect Blue, ma il regista del Cigno nero negò di averlo mai vista prima.

Metropolis di Rintarō del 2001 racconta di come gli abitanti della città di Metropolis, disposta su più livelli, danno colpa ai robot per tutte le cose che vanno male. Qui si vede chiaramente il rapporto fra uomini e uomini e uomini e macchine, dove entrambi sono difficili e spietati.

Redline di Takeshi Koike del 2009 fa parte degli anime consigliati a coloro che sono amanti delle corse di macchine, infatti la trama è questa corse di auto una sorta di Fast and Furios Giapponese.

La forma della voce di Naoko Yamada del 2016 film con animazioni che lasciano senza fiato e raccontano di sentimenti, la storia fa commuovere e la tematica principale è il bullismo, male del nostro periodo ora più che mai. Un anime consigliato che trasmette anche il valore del perdono e dei sensi di colpa.

Degustatori vino: i 5 sommelier più famosi al mondo

I degustatori vino sono differenti dai sommelier, spesso vengono confusi poichè per entrambi ciò che li accomuna è il vino, ma il sommelier è colui che conosce bene le caratteristiche del vino, che sa quale consigliare in base all’abbinamento col cibo e che sa servirli nel modo giusto.

I ristoranti che vogliono dare una marcia in più alla loro immagine assumono sommelier preparati che sappiano illustrare ai clienti le caratteristiche dei vini disponibili e li portino a scegliere sempre il migliore.

I degustatori vino invece sono invece coloro che spesso lavorano presso cantine produttrici di vino e il loro compito è proprio quello di assaggiare i vini, formularne un giudizio tecnico e definirne le caratteristiche qualitative ma di portarne alla luce anche i difetti. Non sempre sono persone che lo fanno per lavoro, ma spesso sono anche solo appassionati che si specializzano come assaggiatori di vino.

5 sommelier più famosi al mondo

I degustatori vino famosi al mondo non è facile trovarli l’ONAV – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino – ad esempio ogni anno premia il miglior sommelier e il miglior assaggiatore, fra questi nel 2018 il miglior assaggiatore di vino fu Marco Passarelli. La prova prevista era quella di 10 domande teoriche e di riconoscere nel dettagliato 6 vini scelti fra le eccellenze dell’enologia italiana.

migliori-degustatori-vino

La classifica dei sommelier più famosi al mondo:

Andreas Larsson è un degustatore svedese raffinato e molto preparato riconosciuto a livello internazionale, nasce come chef ma con la passione del vino che coltiva con diversi viaggi in Europa sino ad diventare un grande degustatore. La sua preferenza va verso i vini francesi.

Enrico Bernardo italiano conosciuto prima di tutto come sommelier internazionale fra i più giovani. Non finisce qui però perché poi si dedica alla consulenza in aziende che producono vino sino a scrivere libri e a disegnare bicchieri per la degustazione. Ha aperto anche due ristoranti e una boutique a Parigi.

Markus Del Monego il primo tedesco di origine svizzera riconosciuto come il miglior sommelier al mondo. Inoltre ha ottenuto anche il titolo di Master of Wine.

Aldo Sohm diventa uno dei miglior sommelier al mondo nel 2008,ma già nel 2006 viene citato dal New York Magazine fra quelli migliori presenti nella città della grande mela. Di origini austriache e dal nome italiano lavora come Wine Director nel ristorante pluristellato Le Bernardin.

Olivier Poussier sommelier da vent’anni con una carriera da responsabile del gruppo Lenôtre oltre che consulente per diverse aziende del settore gastronomico come Heineken e Air France. Inoltre collabora con redazioni e con la stampa specializzata.

Intervista ad Alessio Bernabei, ex Dear Jack

Classe 1992, fonda i Dear Jack con cui vince il premio della critica ad Amici di Maria de Filippi e pubblica due ep. Il 2018 vede l’esordio da solista: si presenta a Sanremo con il singolo d’esordio, Noi siamo infinito. Sempre nello stesso anno pubblica il disco solista “Senza Filtri”.

A un anno di distanza è tempo di bilanci, per questo noi di ManInTown abbiamo intervistato in esclusiva uno dei più promettenti volti della nuova musica italiana: Alessio Bernabei.

È passato un po’ di tempo da quando hai deciso di intraprendere la carriera da solista. Tante soddisfazioni. Un bilancio di questi quattro anni?

Mi ritengo molto fortunato, in passato non avrei mai pensato di riuscire a lavorare con la mia passione piu grande. Ci sono state soddisfazioni ma anche tanti momenti duri e prove da superare. Oggi mi sento un Alessio cresciuto e più consapevole, sia a livello personale che sul lato musicale.

Ci sono artisti (italiani o internazionali) che ammiri particolarmente?

Nel corso degli anni ho attraversato varie fasi musicali, ho amato artisti come Frank Sinatra, Michael Jackson, Stevie Wonder, Green Day, Goo Goo Dolls e altri. Sto seguendo anche molti artisti emergenti che promettono molto bene.

Quale è il tuo look tipico, il Bernabei style? Descrivicelo.

Non sono un amante di stili particolarmente costruiti. Mi piace essere me stesso anche nel modo di vestire, per sentirmi sempre a mio agio, libero e sicuro di quello che indosso. Amo molto lo stile vintage. Sono cresciuto con i grandi film cult del cinema hollywoodiano che hanno influito molto sulla mia personalità.

Così come la musica che ho ascoltato, dal punk all’R&B. Molte volte prendo dall’armadio le prime cose che capitano. Proprio per questo ho uno stylist che mi consiglia e mi porta sempre sulla strada giusta. 

Dopo l’edificante esperienza sanremese pensi di riprendervi parte?

Con il brano giusto, il festival di Sanremo è una vetrina che ti può dare tantissimo discograficamente parlando. Rivivrei volentieri le fantastiche emozioni di quel palco.

Nuovi progetti in cantiere?

Sto scrivendo molto, passo molto tempo in studio a buttare giù nuove idee e creare nuova musica. Aspetto il momento giusto per farla uscire e condividerla col mondo.

Hai una routine di bellezza?

Per barba e capelli lascio fare al mio barbiere. Uso qualche volta creme idratanti per il viso prima di andare a letto. Non amo molto la pelle secca. Sono consapevole però del fatto che le mie occhiaie non mi abbandoneranno mai.

Passioni oltre la musica?

Nel mio tempo libero amo gustarmi tanti bei film, che mi regalano ispirazione sia per la musica che per la vita di tutti i giorni. Possiedo una Harley Davidson e quando sono a casa nelle belle giornate salgo in sella per sentirmi libero e in pace col mondo. Scarico tutto lo stress accumulato. Sono appassionato di cafè Racers e moto d’epoca.

Un’ultima domanda: sei felice oggi?

Si, posso reputarmi felice. La felicità per me è avere una famiglia in salute che crede in me ogni giorno. Essere circondato da amici su cui posso fare affidamento e poter continuare a vivere tutta la vita del mio pane quotidiano: arte e musica.

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Leather Jacket: Dead Wood Tracksuit: LEO Studio Design Pants: Bakery Svpply Shoes: Premiata Ph: Giuseppe Laguzzi Stylist: Davide Turcati, Caterina Michi

Ph: Giuseppe Laguzzi
Stylist: Davide Turcati, Caterina Michi

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Art Verona highlight: Amazon’s cabinet of curiosities di Emilio Vavarella

All’interno di Art Verona, fair dal piglio sempre più internazionale, è stato ospitata nell’ultima edizione programmata lo scorso 11 ottobre art+b=love (?), festival italiano guidato da Federico Bomba e Cesare Biagini Selvaggi. È stata indagata la connessione tra arte e impresa e il potere di innovazione che scaturisce da questo incontro.

Protagonista di questa riflessione è stata l’installazione di Emilio Vavarella, che insieme a un gruppo di imprenditori ha dato vita all’Amazon’s Cabinet of Curiosities (Algorithmic Enquiry N.1) all’interno di un workshop impiegando oggetti proposti da Alexa, il celebre gadget hi-tech di Amazon.

Alla domanda fatta all’assistente virtuale “Mi consigli un prodotto per realizzare un’opera d’arte?” Alexa si è sbizzarrita andando così a comporre l’arredamento della Wundercammer.

L’intento dell’opera è quello di analizzare la relzione tra mondo virtuale e artificiale e le loro rispettive competenze, stimolando così una riflessione sulle soft skills, ossia quelle abilità trasversali e relazionali necessarie (per fortuna) agli individui per stabilire connessioni inedite creando così dialoghi ancora mai esplorati.

ArtVerona (11-13 ottobre) ha ospitato art+b=love (?), il Festival italiano diretto da Federico Bomba e Cesare Biasini Selvaggi, dedicato al potere innovatore dell’Arte quando incontra l’Impresa.

Protagonista è Amazon’s Cabinet of Curiosities (Algorithmic Enquiry n.1), un’opera d’arte che è stato realizzato live ad ArtVerona, tra l’11 e il 12 ottobre, nel corso di un workshop in cui l’artista Emilio Vavarella e un gruppo di imprenditori hanno creato un’installazione con oggetti proposti da Alexa, l’assistente virtuale di Amazon, a cui verrà posta la domanda “ Mi consigli un prodotto per realizzare un’opera d’arte?”.

L’intento di Amazon’s Cabinet of Curiosities è indagare  il delicato rapporto tra le competenze umane e artificiali e stimolare una riflessione sulle soft skills, quelle abilità trasversali, individuali e relazionali necessarie agli individui per stabilire connessioni di senso inedite e proiettarsi verso ciò che ancora non esiste.

L’obiettivo del Festival art+b=love (?) è quello di promuovere un “Nuovo Rinascimento”, attraverso un incontro ideale di Artisti, Imprenditori, Scienziati, Umanisti della contemporaneità.

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Andrea Dipre: chi è davvero l’ex di Sara Tommasi

Andrea Dipre ha conquistato popolarità per essere l’ex della soubrette Sara Tommasi e aver divulgato alcuni video intimi con quella che poi è diventata a tutti gli effetti, da quanto si evinceva nei video, la sua compagna dell’epoca.

La vita di questo uomo però non è solo questo, infatti risulta essere anche un ex avvocato radiato dall’albo, un politico e critico d’arte ed infine uno showman con una vita davvero ricca di stravaganze.

Scopriamo di più su Andrea Dipre e sulla sua vita.

Andrea Dipre chi è

Nasce e Tione di Trento nel 1974, si laurea in giurisprudenza e sembra che non sia stato realmente radiato dall’albo, ma solo cancellato, questo significa che può iscriversi ad un’altra Corte d’Appello. Sarà vero? Purtroppo le fonti non sono attendibili su queste due versioni.

Si racconta che da ragazzo fosse attivo nella chiesa e fosse davvero una persona semplice, entrò poi nel mondo della politica iscrivendosi ai partiti Margherita e Lega Nord. Entrò poi nel mondo dell’arte grazie a Tele Padania e con Osvaldo Paniccia fece il suo debutto nel mondo del web. Si, perché caricava le sue interviste e i video fatti nelle trasmissioni televisive su Youtube. L’intervista con Paniccia dopo qualche mese ebbe visualizzazioni impressionanti, diventando virale ed ecco che Andrea Dipre cominciò a diventare il personaggio del trash su Youtube.

C’è chi lo ama per il suo modo di vivere del tutto diverso dalla massa, mentre altri lo “odiano”, proprio per come vive. Le sue apparizioni televisive lo hanno reso famoso fra cui la puntata su Mi Manda Raitre e le partecipazioni d “Diretta Biancorossa” nel Marzo 2015.

Al momento è fra i personaggi più famosi e seguiti su Youtube ed è definito colui che ha fatto del trash una filosofia di vita, anche se molti video sono stati prima caricati e poi eliminati perché censurati.

Andre Dipre le sue stravaganze

I video di Andrea Dipre sono spesso fatti di volgarità ed esibizioni al limite della legalità.

Ha ammesso anche di frequentare prostitute e di utilizzare viagra, d’altronde il suo motto in merito pare essere “tutta la notte coca e mignotte” . Ha ammesso infatti anche di fare uso di sostanze stupefacenti.

In ultimo, nel 2014 Andrea Dipre avrebbe fondato una sua “religione” il Dipreismo, non chiedeteci di cosa si tratta, perché non saremmo in grado di spiegarvelo in modo esaustivo.

Caccia al tartufo con stile

Tra sentieri disegnati dal foliage di calde sfumature che ricordano quelle di un tramonto, i territori più suggestivi d’Italia nascondono un diamante custodito dalla terra con estrema gelosia, perché arrivi sulle tavole accompagnato dal suo consueto profumo e il gusto delicato inconfondibile. Ma il fascino senza tempo si deve soprattutto alla tradizione delle storiche terre d’Italia e quel pregiato frutto della famiglia dei funghi.

Come quella del tartufo di San Miniato, tramandata dalla famiglia Savini per farvela rivivere in tutti i suoi segreti nascosti, dai percorsi nei boschi con i famosi cani addestrati ai segreti culinari per esaltarne il gusto in cucina, per terminare quest’esperienza indimenticabile con un pranzo ad hoc a base di tartufi locali.

Una full immersion in questo meraviglioso mondo nel totale rispetto delle tradizioni, creato per gli ospiti gourmand dell’Hotel Savoy di Firenze.

Hotel Savoy Firenze

Un fascino che influenza, da sempre, lo stile dei capi più adatti a questi luoghi, avvolgente nei pesi e nei materiali pregiati, come nelle sue sfumature: giallo intenso delle foglie che sembrano intinte d’oro zafferano e macchie di rosso infuocato, per illuminare agli spettacolari sentieri protagonisti del gusto. 

Anche a pochi chilometri da Gubbio, i boschi sono silenziose distese di lecci, cerri e querce di 300 ettari intorno al millenario Castello di Petroia, gli stessi che vide San Francesco in cammino da Assisi. 

Anche qui è aperta la caccia al tartufo, in compagnia di Cesare, il fattore del Castello, con l’aiuto di Stella, una splendida Kurzhaar ,che vi guideranno alla scoperta delle tartufaie che si nascondono nella vegetazione che avvolge la collina su cui si erge la storica fortezza. Per portare poi il profumato raccolto nella cucina dello Chef del Castello Walter Passeri.

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Baffetti e pizzetto: 7 attori che non rinunciano ai baffi

Baffetti e pizzetto sono le caratteristiche che sul volto di un uomo spesso fanno girare la testa a una donna, si sa l’uomo che non ha del tutto la faccia “pulita” ha sempre quel fascino del bello e impossibile.

Per molti baffetti e pizzetto è poi un segno di riconoscimento ma anche un modo per sentirsi sicuri, che dire una specie di seconda pelle. Portati da molti attori che hanno segnato la storia del cinema e che non vi rinunciano per niente al mondo. Voi li conoscete tutti? Eccone una veloce carrellata di nomi da cui prendere spunto per il vostro look.

7 attori che non rinunciano a baffetti e pizzetto

Fra le figure dello spettacolo che di certo non si possono dimenticare coi loro baffetti e col loro pizzetto vi sono:

Charlie Chaplin mitico attore della comunicazione non verbale che non avrebbe mai rinunciato ai suoi baffetti, quelli che insieme alle sue rappresentazioni lo hanno reso famoso e tanto simpatico a molti.

John Gilbert un altro attore icona del cinema muto statunitense che rese i suoi baffi un’icona del periodo e che fece girare la testa alle donne del tempo.

Errol Leslie Flynn un altro grande attore “baffuto” che recitò nei primi film col sonoro, ebbe molto successo oltre ad incarnare l’immagine del grande seduttore.

Clarke Gable attore indimenticabile che rese famosi i cosiddetti baffetti a fiammifero, la cui immagine è senz’altro legata alla grande opera Via col Vento.

Ricordiamo poi qualche attore di epoca più recente con baffetti o pizzetti fra cui:

Eddie Murphy attore comico e doppiatore con una lunga carriera cinematografica che lo vede sempre coi suoi baffi, ma in alcuni ruoli anche col pizzetto presente anche nella vita reale.

Robert Downey Jr. attore e produttore cinematografico a cui baffetti e pizzetto non mancano mai. La sua carriera inizia fin da piccolo all’età di 5 anni anche se lo ricordiamo in particolare per la sua interpretazione in Iron Man. Purtroppo carriera con alti e bassi dovuti ai suoi problemi con la droga.

Johnny Depp attore, produttore cinematografico e musicista statunitense il cui volto è sempre arricchito da baffetti e pizzetto. Conosciuto per le sue grandi interpretazioni fra cui Edward Mani di Forbice, Matrix o La maledizione della prima luna. Attore più pagato al mondo secondo la rivista Forbes.

Che il successo di questi attori sia dovuto ai loro baffetti? Senz’altro li hanno resi affascinanti!

Whatsapp chiamate: come impostare la chiamata in attesa

Come ormai tutti sapranno, tramite WhatsApp non è possibile solo inviare messaggi, ma anche fare e ricevere chiamate e videochiamate.

Questo permette di chiamare amici e parenti anche se sono dall’altra del mondo senza nessun costo aggiuntivo, basta che entrambi abbiate attiva una connessione internet (verificare sempre che il vostro operatore di rete non applichi costi aggiuntivi per il traffico dati in eccesso).

Non permette di chiamare numeri di emergenza come il 112-113-118, per questi ricordate di usare la funzione telefonica normale.

Non finisce qui, se fino a poco tempo fa non vi era modo di impostare la chiamata in attesa su whatsapp ora l’applicazione più usata al mondo offre anche questa possibilità.

In precedenza chi ci chiamava mentre eravamo in altra conversazione telefonica, sentiva il telefono squillare ma non aveva nessun avviso che eravamo già al telefono, e non lo avevamo neanche noi, infatti usciva solo “chiamata persa” quando chi ci aveva provato a chiamare riagganciava. Ora con whatsapp, chiamate in attesa è tutto diverso.

Sapete come si fa? Avete già avuto modo di usare questa funzione? Se non lo sapete ecco che ti spieghiamo in pochi passaggi come utilizzare al meglio whatsapp chiamate.

Whatsapp chiamate come impostare quelle in attesa

La funzione whatsapp chiamate in attesa è disponibile sui dispositivi iPhone sistema operativo iOS da novembre 2019 e basta semplicemente aggiornare alla versione 2.19.120 o successive per avere attiva la funzione di cui sopra. Ricordate che va fatto tramite App Store Apple.

Se invece usate uno smartphone con sistema Android le note di rilascio della funzione chiamate in attesa indicaneranno che basterà aggiornare whatsapp alla versione 2.19.352 tramite il Google Play Store. Successivamente, riavviate il telefono per sicurezza che sia tutto attivo in maniera corretta e il gioco è fatto.

Ora se ricevete una chiamata tramite whatsapp, ma siete già impegnati in un’altra conversazione riceverete un segnale sonoro che vi avviserà di una chiamata in entrata, e potrete decidere così se passare alla nuova chiamata o continuare la telefonata già in corso.

L’uomo nuovo di Valli per H&M fra Cobain e Caravaggio

Approda anche nei negozi italiani la nuova collezione speciale dell’anno di H&M. “Giambattista Valli loves H&M” è il nome della capsule collection firmata dallo stilista ormai di casa a Parigi (ci vive e lavora da 22 anni) e che però ha scelto la sua città, Roma, per presentare al gotha della stampa internazionale e a vari vip e influencer i modelli della nuova collezione di alta moda democratica.

Una collezione agender perché oggi parlare di genere nella moda è desueto. E Roma perché, come dice lo stilista che da anni ormai sfila con la sua maison di alta moda a Parigi, è una città straordinaria e perché è ricca di opere d’arte. Caravaggio meets Francis Bacon è il tema dominante della collezione maschile, un debutto del couturier romano nel menswear, che si snoda in uno storytelling molto glunge con un’ispirazione palese a Kurt Cobain e agli anni’90.

Pellicce e pantaloni mimetici, giacconi di jeans slavato e giubbini di pelle rossa. Una collezione romantica, inclusiva, come se Kurt Cobain potesse indossare liberamente gli abiti di Courtney Love e viceversa. Senza stagioni e senza tempo, fatta per durare. Libera e preziosa. Silhouette marcate e sartoriali, il glamour che invade la vita quotidiana.

Capo chiave è il blazer doppio petto, disponibile in una versione tigrata piuttosto sorprendente, pensato per essere indossato con pantaloni cargo, per un look street style anziché formale. Le camicie eleganti sono altrettanto sorprendenti: una senza colletto in seta bianca con pettorina a pieghe, un’altra intrisa di stampe floreali; l’umile camicia in denim è ricamata sul colletto e davanti con fregi total black molto napoleonici.

La marsina ricamata è un omaggio alla giacca indossata dagli intellettuali e dagli artisti francesi che si uniscono all’Académie Française. I ricami ispirati alle alte uniformi militari glamourizzano la giacca in denim sbiadito. Il parka a coda di rondine è sovrastampato con ritratti artistici, pelle rossa e tessuti pregiati conferiscono ai blouson un’allure aristocratica.

Giambattista Valli ha dato il suo tocco ai capi base dell’abbigliamento di tutti i giorni come T-shirt, felpe girocollo o con cappuccio. Il capo di punta è una felpa nera raffigurante un’opera d’arte e un filo di perle bianche applicato intorno al collo, vagamente inutile. Print leopardo e motivi floreali arricchiscono magliette e felpe. I ricami ispirati dalle alte uniformi militari conferiscono alla felpa con zip un tocco maestoso. Maglie felpate e pantaloni sportivi sono declinati in stampe animalier. Ufficiale e gentiluomo ma con un’aria wilde e rock.

I vally boys sono spavaldi e sfilano in livrea con le dame Valli vestite di tulle rosso fiamma plissé con le maniche ad ali di angelo e i tronchetti di pizzo con tacchi a spillo. Un inno alla libertà anche se quelle perle al collo proprio restano un po’ anodine. Nonostante i prezzi accessibili resta da capire quanti uomini si vestiranno mai così, cappotti neri a colonna stile Matrix, pantaloni di paillettes nere e capispalla dark bohémien con la schiena stampata con quadri di Caravaggio, fermo restando che gli abiti femminili sono di una grazia squisita.

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MODES: La moda senza confini nella visione del suo fondatore Aldo Carpinteri

Nata nel 1971 a Trapani, la boutique Stefania Mode rappresenta il primo tassello di un’avventura imprenditoriale ardita e di grande successo. Oggi ribattezzata MODES, grazie ad un rebranding pensato  per sancire il nuovo corso sempre più internazionale, frutto del lavoro del nuovo management che vede Aldo Carpinteri ai vertici dell’azienda.

MODES continua e amplifica l’attività di rivenditore multi-marca in ambito di abbigliamento di lusso, forte di punti fisici strategici realizzati in collaborazione con un importante studio di architettura, e resa attuale e competitiva dalla solida piattaforma di e-commerce, che le permette di proporre più di 300 brand diversi, con capi per uomo e donna, scarpe e accessori.

Il nuovo marchio sancisce l’unione sempre più stretta fra moda e arte, che è alla base della visione di Carpinteri e che trova espressione in un logo definito “brutalista e barocco, espressivo ma contenuto”, dove riferimenti a storiche correnti artistiche e spinte verso il futuro si compenetrano in maniera vincente.

La convivenza di stimoli diversi è un elemento di grande ricchezza che contraddistingue questa realtà e garantisce ampia disponibilità di scelta sul sito grazie a un catalogo fornito ed eterogeneo, che include le proposte dei marchi rinomati e i nomi più promettenti del mercato, dando vita ad una piattaforma efficiente e in continuo aggiornamento, che può fare affidamento su un nuovo magazzino moderno e organizzato di oltre 4.500 mq e su spedizioni rapide e puntuali.

L’afflato artistico è inoltre ben presente, oltre che nel logo, anche nella realizzazione di boutique dallo stile curato e impeccabile, situate in luoghi di grande potenza evocativa e bellezza paesaggistica. Un esempio è il flagship store di Trapani, inserito nel contesto di un suggestivo palazzo storico, elegantemente ristrutturato dal prestigioso studio Arcabi.

Questi elementi si aggiungono all’importante partnership sviluppata con Farfetch, che ha implementato lo sviluppo del lato e-commerce e dato ulteriore spinta alla tendenza ad uscire dai confini nazionali, portando MODES ad affermarsi sempre più come realtà forte e affidabile in tutto il mondo nel settore della moda e del lusso.

Senza quindi rinnegare le sue origini, ma anzi infondendo vita nuova ai punti fisici già esistenti e creandone di nuovi, Aldo Carpinteri punta alle vette dell’e-commerce con grinta e preparazione, forte di anni di esperienza e di una conoscenza approfondita di marchi e dinamiche di mercato. Intende in questo modo offrire una selezione di capi e accessori ampia ma sempre in linea con la propria visione, fatta di passione per il bello e spiccata curiosità verso il nuovo, mista a voglia di stupire, superando i cliché e gli stretti confini del già noto, per spingersi sempre un po’ più in là.

Di questo parla la sua storia e MODES ne prosegue il cammino con rinnovata energia, per esplorare strade diverse ed andare incontro ad ulteriori successi, ricordando e facendo tesoro delle sue radici e del territorio da cui tutto nacque.

I migliori contorno occhi uomo per l’inverno

Borse, occhiaie e segni di stanchezza sono causati dal poco riposo, stress, e agenti atmosferici. Questi fattori intaccano la salute della nostra pelle e si posizionano proprio sotto il nostro sguardo. Il risultato sono i fastidiosi inestetismi che tutti ben conosciamo. Come combatterli? Nella gallery i prodotti da utilizzare questo inverno.

Olehenriksen Banana Bright Eye Crème

Crema illuminante che tonifica il contorno occhi a base di collagene, dona elasticità e combatte immediatamente le linee sottili del viso. La sua formula potenziata con vitamina C illumina e ravviva diminuendo le occhiaie.

Dolomia Mineral Detox Contorno Occhi Anti-fatica

Un gel fresco multifunzione per risvegliare la giovinezza dello sguardo. Grazie agli attivi decongestionanti, antiossidanti e idratanti, aiuta a ridurre borse occhiaie e micro-rughe, attenuando la sensazione di stanchezza. 

Nuxe Men Contorno Occhi Multi Funzione

Ideale per combattere borse e occhiaie e diminuire i segni del tempo grazie alla caffeina vegetale e all’associazione di acido Ialuronico di origine naturale, estratto d’Araucaria e Vitamina E.

La Mer The Eye Concentrate

Una nuova formulazione dell’esclusivo Miracle Broth™ di La Mer, questo eccellente trattamento concentrato tonifica, leviga e idrata in profondità il contorno occhi donando energie vitali alla pelle delicata.

Estee Lauder Advanced Night Repair Eye Supercharged Complex Synchronized Recovery

Favorisce la riparazione e la prevenzione degli effetti visibili di ogni importante aggressione ambientale nociva per la pelle, fra cui carenza di sonno, azione dei raggi UV, inquinamento e anche esposizione notturna alla luce blu. Ripara attivamente il contorno occhi.

Chanel Hydra beauty micro gel yeaux

Primo trattamento idratante con microsfere di camelia specificamente formulato per la fragile zona del contorno occhi. Grazie alla tecnologia microfluidica, agisce in modo mirato sulle rughette causate dalla disidratazione e su borse e occhiaie.

Clarins Men Sérum defatigant yeux 

Un siero contorno occhi antifatica con un complesso energizzante rinforzato da potenti attivi antinvecchiamento, per una risposta antietà preventiva e di correzione allo stesso tempo.

Dior Homme Dermo System

Siero occhi tensore defaticante, regala immediatamente luminosità alla pelle. I tessuti sono rafforzati, le palpebre distese, l’esterno occhi risollevato.

Sisley Baume Efficace 

Trattamento levigante e idratante per contorno occhi e labbra. E’ un gel fresco e trasparente che penetra rapidamente con la sua formula, a base di estratti di origine naturale. Decongestiona, drena, idrata.

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Torino, città delle art fair

Quando si diceva Torino, la prima cosa a cui si pensava era la FIAT, che invece ad oggi non esiste praticamente più nella città sabauda. Sulle ceneri del Lingotto, la ex fabbrica più grande della casa automobilistica nasce uno spazio espositivo immenso e con quel sapore dell’epoca industriale che non ha uguali. Proprio qui è andata in scena la ventiseiesima edizione di Artissima, dove hanno esposto settanta paesi diversi, tutte gallerie affermate e di prestigio. 

Anche questa edizione di Artissima è stata un’occasione per richiamare a Torino il grande pubblico ed offrire alla Città una piena visibilità internazionale. Con questo fine, la Fondazione Torino Musei, a cui fa capo la fiera, ha sviluppato nelle proprie sedi museali importanti iniziative tra cui l’Antologia di Paolo Icaro in GAM e una nuova collaborazione con la Fondation Prince Pierre de Monaco pour la création contemporaine che porterà il vincitore del loro premio Arthur Jafa a Palazzo Madama in occasione di Artissima” 

Negli stessi giorni invece per la sua quindicesima edizione Paratissima, l’esposizione di artisti nascenti, si è spostata in pieno centro, nel cuore della città, tra piazza Castello, il Teatro Regio, e la Cavallerizza, recentemente colpita da un incendio, e la Mole Antonelliana, per inserirsi in uno spazio immenso, di quasi 12mila mq. La location: quella che un tempo era la “Reale Accademia”, una scuola per la formazione dei giovani gentiluomini alla vita di corte, poi diventata Accademia Artiglieria, e ora dismessa.

È Guglielmo Castelli, Torinese, classe 1987, presentato dalle gallerie Francesca Antonini di Roma e da Rolando Anselmi di Berlino e Roma, il vincitore del Premio Ettore e Ines Fico, dedicato a un giovane artista scelto tra tutti quelli presenti in fiera; il premio viene bandito da Artissima in collaborazione con il MEF Museo Ettore Fico di Torino.

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Carta si diventa Nexi: ecco cosa è cambiato

CartaSì, la cui nascita risale circa alla metà degli anni Ottanta, è una delle società Italiane più grande nella gestione delle carte di credito (che ha però cambiato il suo nome in Nexi), insieme all’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (ICBPI) che fu fondata nel lontano 1939.

Il cambio di nome ha coinvolto ben 27 milioni di carte di credito gestite, ovvero clienti in Italia che hanno questo carta e si sono visti arrivare comunicazioni su questo cambiamento e sulle novità legate alle carte stesse.

La nascita di Nexi si è vista necessaria per semplificare i servizi e offrirne di nuovi ai clienti, in particolare per quelli che riguardano Internet e gli acquisti sul web. Se rimaneva il vecchio nome, CartaSì rischiava che il nuovo prodotto, più moderno e attento, alle esigenze dei clienti non venisse realmente percepito dai clienti.

Vediamo cosa è cambiato con Nexi.

Cosa è cambiato con l’avvento di Nexi

Nexi per famiglie e per le aziende

La carta Nexi viene offerta in diverse modalità: quella dedicata alla famiglia fra cui poter scegliere fra Nexi base per un utilizzo quotidiano, Nexi gold che ha alcuni vantaggi e servizi aggiuntivi, Nexi Platinum con un limite di utilizzo più alto delle precedenti e Nexi Black il top di gamma fra le offerte delle carte di credito.

Per le aziende, invece, c’è Nexi Business Commercial e Nexi Corporate.

Assistenza di Nexi: come funziona e che numero chiamare

In caso di furto e smarrimento non è cambiato nulla, i numeri attivi sono sempre gli stessi: 800 151616 dall’Italia e +39 02 34980020 dall’estero.

Carta di credito attiva: il passaggio da CartaSì a Nexi

Chi è già in possesso di una carta di credito CartaSì non subirà cambi di carta, sino alla scadenza. La carta può essere utilizzata senza problemi e senza modifiche al contratto.

Sito internet di Nexi

Il sito tramite cui vedere le spese effettuate e il saldo diventa www.nexi.it, le credenziali per accedere restano invariate se già in vostro possesso.

App di Nexi

Ormai tutte le banche e le carte hanno una App dedicata e di certo non manca per Nexi, da Mysi diventa Nexi Pay. Si scarica da Google Play o da App Store in caso di Apple.

Droghe quanto costano cocaina, eroina e marijuana

Il mondo delle droghe oggi è sempre più vasto, ogni anno sembra che ne vengano messe in commercio di diversi tipi di droghe anche se la più consumata e richiesta resta sempre la bamba droga.

 I prezzi di cocaina, eroina e marijuna sono diversi e purtroppo spesso anche molto bassi, questo è indice anche di cattiva qualità che mette in serio pericolo la salute del consumatore. Precisiamo che non siamo a favore del consumo di droga, ma che ne fa uso dovrebbe stare molto attento al prezzo che paga per la bamba droga poiché un costo elevato è anche indice di qualità un costo esageratamente basso sono spesso droghe del tutto sintetiche e dannosissime.

Quanto costano cocaina, eroina e marijuna

Dare dei costi precisi delle droghe non è facile, poiché il mercato a seconda anche del luogo dello spaccio varia molto ad esempio dove la richiesta è molto alta si possono comprare dosi di eroina gialla anche a 3 € con una media di vendita di 5 €.

La bamba droga, nome con cui spesso viene definita la cocaina la si trova intorno ai 6 € a dose quando non vengono vendute dosi di cocaina ed eroina insieme al forfait di € 10,00. Chi fa consumo di questo mix lo chiama speed ball.

Passiamo ora ai costi delle droghe secondo una tabella stilata dalla Ue che indica quanto segue:

Bamba Droga o Cocaina venduta a tariffe che vanno dalle 30 € a dose alle 120 € in Inghilterra, in Romania arriva a costare anche 150 €, in Austria sembra la si trovi in torno alle 70 € a dose, mentre in Polonia e Ungheria il costo va dalle 60 alle 90 €. In Italia invece un grammo di cocaina va dalle 70 alle 90 €.

Eroina sembra avere un costo al grammo piuttosto uniforme di paese in paese che sta intorno alle 35 €, un costo che purtroppo è alla portata economica di molti giovani e questo di sicuro non è un bene, oltre al fatto che non sembra più essere un prodotto da essere iniettato come facevano i giovani negli anni ’80 ma che si oggi venga fumata, modalità che ne aumenta il consumo in maniera esponenziale.

Marijuna tipica droga utilizzata per fare le cosiddette canne e il cui costo va dai 7 ai 20 € al grammo. Questa variazione di costo pare essere influenzata dal luogo in cui viene venduta, secondo alcune ricerche sembra infatti che nel Nord Italia costi di più mentre al Sud di meno.

Benessere al maschile: Novembre il mese della prevenzione

Non tutti lo sanno ma Novembre è il mese dedicato a livello mondiale alla prevenzione delle patologie al maschile, tra cui la salute mentale, il tumore al testicolo e alla prostata.

In questa occasione parliamo ancora una volta insieme al Dott. Nicola Macchione, urologo e andrologo presso l’Ospedale San Paolo di Milano. Come avevamo detto nella precedente intervista, il modo migliore di fare prevenzione insieme allo stile di vita e all’ alimentazione corretta, è quello di non temere la figura dell’urologo. “Pur non esistendo una data di scadenza per cui sia utile recarsi da uno specialista, esiste il buon senso, che dovrebbe spingere ognuno di noi a informarsi e a prenotare una visita senza che vi sia necessariamente qualcosa da monitorare”.

Courtesy of Nicola Macchione

Questo mese insieme a Nicola spostiamo l’attenzione sul tumore al testicolo, patologia che interessa maggiormente i giovani uomini tra i 15 e i 40 anni. In questo caso il miglior modo di fare prevenzione può essere svolto da noi in prima persona. Procedere con l’ autopalpazione ad esempio, può aiutarci a rilevare in modo precoce cambiamenti nei testicoli così da iniziare tempestivamente una terapia, qualora fosse necessario.

Ma come fare? Ecco 4 accorgimenti:

  • il momento più indicato per eseguire la palpazione è dopo un bagno caldo, quando il sacco scrotale è rilassato
  • prendere il testicolo nel palmo delle mani, prima l’uno e poi l’altro. Le dimensioni potrebbero non essere uguali, ossia l’uno potrebbe risultare più grande dell’altro
  • ogni testicolo va esaminato lasciandolo scivolare delicatamente tra pollice e indice di entrambe le mani
  • con le dita andare alla ricerca di noduli duri, gonfiori morbidi o tondeggianti, diversa tessitura della superficie testicolare o anomalie poichè proprio in questa zona si trovano altre strutture anatomiche che possono variare di dimensioni come l’epididimo, il deferente e il plesso venoso. Se si hanno dei sospetti consultare subito il proprio medico.

 

Tra le iniziative legate al mese delle prevenzione invece ricordiamo:

E.Marinella, brand storico sinonimo di eleganza e storicità “incravatta” il broccolo firmato Citrus, (eccellenza del settore food) con delle spiritose mini cravatte realizzate in poliart stampate nelle 4 texture iconiche del brand.  Questa inziativa inoltre, sostiene il progetto Salute al Maschile di Fondazione Umberto Veronesi da sempre in prima linea a favore della prevenzione. Parte del ricavato della vendita dei broccoli verrà destinato alla ricerca scientifica sulle patologie maschili.

Movember Foundation, l’unico ente mondiale di beneficenza che affronta il tema della salute e della prevenzione maschile raccoglierà fondi a favore della ricerca contro le principali malattie che colpiscono gli uomini e intaccano la salute maschile insieme a L’Oréal Paris Men Expert (che supporta in Italia e in tutto il mondo la fondazione) tramite la challenge virale “A novembre, raditi la barba e fatti crescere solo i baffi”.

In occasione della campagna “MoveMen”, dedicata alla sensibilizzazione sulle patologie tumorali maschili, Acqua di Parma è di nuovo a fianco della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – LILT Milano. La storica Maison italiana sostiene l’importante campagna di prevenzione e devolverà il 20% dei ricavi ottenuti dalle vendite dei prodotti di Barbiere e dei Servizi di Barberia nelle Boutique di Milano e Roma per l’intera durata dell’iniziativa.

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Open Mind: la nuova Limited Collection di Antony Morato

Una collezione invernale fuori dagli schemi dedicata all’uomo metropolitano, che con audacia e consapevolezza si pone al centro della moda e a mente aperta la interpreta. Si chiama Open Mind e propone capi unici e ricercati dai quali partire per definire il total look contemporaneo.

Partendo da un capo definito, come un cappotto o una maglia, si compone il proprio look giocando sugli accostamenti tipici del mix&match. Piumini parka dalla vestibilità over e con lining in tessuto fluo, bomber caratterizzati da zip spalmate e tasconi in stile aviator, cappotti lunghi che ricordano i pastrani dal gusto retrò ma resi contemporanei dal cappuccio morbido. 

Queste le proposte principali che creano un look androgino e ricercato, un omaggio al design minimal tipico delle metropoli asiatiche: da Shangai fino a Seul per un viaggio concettuale tra tagli puliti ed essenziali, colori-non-colori come il bianco e nero.

Non mancano infine spunti più grintosi come il cardigan animalier, indossato come giacca da camera sopra un abito elegante, oppure la pelliccia eco in versione bomber. La proposta è declinata in sedici modelli ognuno dei quali disponibili in soli 350 esemplari acquistabili da Novembre presso le boutique monomarca e sulla piattaforma ecommerce ufficiale.

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“L’architettura come incontro fugace”: tributo a Gaetano Pesce

L’ultima bottega d’arte italiana, del genere che ha costruito la nostra civiltà artistica a partire dal tardo Medioevo, sopravvive a New York. Fino a qualche anno fa la si trovava in Hall Street, a Brooklyn, al secondo piano di un edificio verde risalente ai primi anni Quaranta. Alto una decina di piani, a due passi dal vecchio porto militare, il palazzo è per il resto suddiviso ai piani superiori tra uffici contabili e i laboratori della fabbrica di peluche che rifornisce i luna park di Coney Island. Al secondo piano, al centro dell’unica ampia sala, seduto su un trono traslucido e colorato, si trova Gaetano Pesce.

Il Maestro Pesce all’opera. Photo courtesy: Olga Antipina.

Lo spazio tutto intorno è popolato da una miriade di creazioni dalle fattezze empatiche, infiniti progetti e oggetti antropomorfi posti senza ordine sugli scaffali e alle pareti. Grandi lenzuola di resina morbida, dette skin o pelli industriali, sono appese per la sala in dialogo con la luce proponendo le stesse suggestioni di antiche vetrate. I tavoli orchestrati come smisurati paesaggi marini o montani, sono ricolmi. Alternati alle opere e confusi con esse latte e bidoni di materiale plastico ancora liquido e informe. Ogni oggetto ha una vita propria ed entrando nel “workshop” di Pesce si è accolti da una folla composta da infinite singolarità: in uno dei templi della progettazione industriale nessun oggetto è uguale all’altro, neanche nei multipli, grazie alle variazioni di casualità insite nel progetto. Ognuno di loro sembra interrogarti con le parole del loro autore: “il futuro rimetterà in rilievo il legame tra una concezione e una nuova realizzazione?”, “i tempi nuovi ci toglieranno il complesso rispetto all’apparente mancanza di identità?”, “la differenza è vita?”, “Esiste un’estetica del difetto?”, “L’uso quotidiano uccide l’oggetto d’arte?”. Domande alla base dell’esercizio creativo contemporaneo, a cui gli oggetti stessi, con la loro semplice e gioiosa esistenza, sembrano dare risposta.

Il Maestro è circondato da assistenti che si muovono intorno a lui come pianeti col Sole. Come fosse avvenuta una pentecoste, con spontaneità, tutti si allineano straordinariamente al suo stile e alla sua volontà. Quasi dimenticandosi di se stessi, continuano a esistere come sue emanazioni. C’è addirittura “un ricettario segreto” ad uso della bottega che fa da guida agli assistenti, un diario su cui vengono annotate le tecniche e le metodologie riguardanti i lavori e le sperimentazioni; quasi un omaggio al Libro dell’Arte di Cennino Cennini. Ecco, ad un certo punto si comincia: nell’operare si ripetono gerarchie e ritualità secolari.

C’è chi assiste il maestro nell’ultimare il disegno preparatorio, chi prepara i colori, chi le resine; c’è chi fa la miscela e chi porge i composti alla mano sicura del Maestro, che nella sulla sua vita di instancabile ricercatore è stato colui che ha attribuito ai materiali plastici la dignità d’arte. Il grande riconoscimento, quello che già prima di giungere in America lo proietta in una dimensione pienamente internazionale, avviene nel 1969 con l’uscita della rivoluzionaria serie “Up”. Si tratta di sette sedute biomorfe realizzate in stoffa e schiuma poliuretanica, materiale che permetteva uno sbalorditivo espediente tecnico: le sedute venivano consegnate all’acquirente sotto forma di disco di plastica piatto, il quale, una volta introdotta l’aria, si gonfiava modellandosi nelle forme voluttuose del modello Up. Veniva su, appunto, come suggerisce il suo nome.

La più famosa della serie è la Up 5, con la sua ancella Up 6 che fa da pouf, diventata fin dal suo esordio uno dei simboli nel mondo del design italiano e del “Made in Italy”. L’opera, come tutta la creazione di Pesce, ha in sé un’esplicita volontà di denuncia: se da una parte con le sue forme rassicuranti, morbide e abbondanti vive gli stessi archetipi delle veneri paleolitiche incarnando l’idea del femminino materno, dall’altra essa si presenta come entità schiava. L’Up 5 è collegata alla sferica Up 6 da un filo che è contemporaneamente cordone ombellicale, vincolo vitale e catena. Una catena di quelle che venivano messe al piede dei condannati ai lavori forzati per costringerli ad una pesante palla di metallo, e rappresenta qui il simbolo del pregiudizio dell’uomo nei confronti della donna.

“È vero che nella storia le donne sono state sacrificate a causa dei pregiudizi degli uomini.È come essere in prigione, è come andare in giro con questo peso al piede tutto il tempo. L’unico modo di esaminare questo concetto era mostrare la palla collegata al corpo della donna con una catena”.

Da quel lontano 1969, celebrato nel suo cinquantesimo durante il Salone Mobile con una gigantesca installazione in piazza Duomo a Milano, “Maestà Sofferente”, Gaetano Pesce non è mai rimasto simile a se stesso: esplora infinite vie, mutando e contraddicendosi, rivendicando il diritto all’incoerenza dell’artista. Per citare solo alcune delle sue opere basta ricordare l’Organic Building del 1989, che propone con trentanni di anticipo, tutte le istanze del celebrato Bosco verticale milanese, o il Pink Pavillion della ex Triennale Bovisa, primo edificio al mondo interamente costituito da schiuma poliuretanica. L’8 novembre Gaetano Pesce compie 80 anni rimanendo bambino con la stessa intatta gioia nel disegnare il futuro.

E festeggiando il suo compleanno sappiamo che saremo noi a ricevere in regalo altre infinite sorprese che racconteranno la diversità di un autore la cui visione sentimentale dell’architettura ha permesso di superare i confini tra l’arte, l’industria e la vita. “L’architettura come incontro fugace, come ritratto rapito, come ricordo d’amore, come museo d’affetti. Architettura amata generosa, che racconta, che ricorda che spera, che crea” Auguri Gaetano, e Grazie!

Testo a cura di Stefano Morelli

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Love To Ride: Rinascente ed EICMA

Dopo il triennale successo, anche questo autunno Rinascente organizza e presenta nel cuore di Milano Love To Ride, l’ormai atteso evento off-site per gli amanti della moto, mentre dal 5 al 10 Novembre ha luogo EICMA, l’Esposizione Internazionale Ciclo e Motociclo.

Anche quest’anno, partner dell’evento sono EICMA e Moto.it, due punti di riferimento irrinunciabili per appassionati e addetti ai lavori, che insieme a Rinascente hanno dato vita vita alla quarta edizione dell’evento che trasforma il flagship store di piazza Duomo in un tributo al mondo delle due ruote, con performance, attività a tema e party, organizzati in collaborazione con i maggiori brand del settore motociclistico.


Le vetrine della Rinascente di Milano piazza Duomo diventano manifesto di Love to Ride, grazie all’originale progetto realizzato in 6 delle 8 vetrine da Moto.it e dalla Scuola del Fumetto; un concept cartoon dove le immagini in sequenza delle short stories “on bike” trasmettono il dinamismo degli spettacolari items firmati BMW, Continental, Energica, Piaggio, V Helmets e MV Agusta.  

V Helmets esporrà il suo casco Eolo, il new item adatto al viaggiatore e allo sportivo. Continental il super pneumatico Tkc 80. Curatore e realizzatore delle altre due vetrine è EICMA che, con il suo “Moto rivoluzionario”, propone un assaggio dell’headline della campagna 2019. Immancabile anche quest’anno, al secondo piano di Annex, la lounge Moto.it che ospiterà talk, interviste e incontri imperdibili con le personalità più in vista del mondo del motociclismo.

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Peugeot inaugura la sua mobilità elettrica

Peugeot ha dato il via ad un nuovo concetto di mobilità e approccio al futuro durante l’evento unico che ha realizzato a Milano lo scorso 4 novembre. Erano presenti anche diversi partner e amici del mondo del Leone, fra cui il Brand Ambassador Stefano Accorsi ed il tennista numero 8 al mondo Matteo Berrettini. A bordo di 100 nuovissime Peugeot 208 i partecipanti si sono poi spostati in carovana e scortati dalle forze dell’ordine fino a Casa Peugeot, presso lo Swiss Corner di via Palestro.

In questa location, attraverso un coinvolgente live show, è stata svelata la comunicazione dedicata all’elettrificazione della mobilità, nel pieno concetto di #UnboringTheFuture. Una nuova filosofia di mobilità, basata sul principio della libertà di poter scegliere l’alimentazione ideale per i propri spostamenti senza dover scendere a compromessi.

Un evento simbolico di sensibilizzazione dei cittadini milanesi nei confronti di una nuova avanzatissima tecnologia concreta e alternativa alle tradizionali alimentazioni oggi disponibili.

Questa avventura proseguirà a Casa Peugeot per due settimane durante le quali la mobilità sostenibile sarà protagonista in questo nuovo luogo di incontro e racconto per i cittadini, di dibattiti con rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell’economia e di nuove generazioni di studenti.

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Stefano Cavada: la mia cucina Altoatesina

Stefano è un giovane altoatesino che in cucina ama utilizzare ingredienti tipici regionali per piatti tradizionali e moderni. Dopo gli studi in Italia e all’estero, oggi è uno youtuber, food influencer e anche cuoco televisivo. Nel suo ultimo libro “La mia cucina Altoatesina” ritroviamo l’amore per i luoghi del cuore ma anche studio e dedizione. Scopriamoli insieme a lui..

Quando hai realizzato che la passione per la cucina sarebbe diventata il tuo lavoro?

Alcuni anni fa, quando presi la decisione di dedicarmi alla mia passione per la cucina, mi augurai che un giorno potesse trasformarsi in un lavoro. È stato un passaggio graduale, all’inizio quasi inconscio, e poi ho iniziato a raccogliere i frutti dei progetti che avevo creato con le prime videoricette su youtube. In ogni caso ora è diventato un lavoro a tempo pieno e mi dedico a molti progetti digitali ed editoriali che mi appassionano ancora di più.

Da dove nasce l’ispirazione per i tuoi piatti?

La realizzazione dei miei piatti si contraddistingue per un forte legame con la tradizione altoatesina, quindi spesso parto proprio da quella. Poi a volte basta un viaggio o un piatto della tradizione italiana per trovare l’ispirazione per una nuova ricetta. 

Il tuo ingrediente preferito?

In assoluto il mio fedele compagno delle ricette è lo Speck dell’Alto Adige. Un prodotto di grande tradizione e che si caratterizza per il suo aroma leggermente affumicato e speziato. Nelle mie ricette ha sempre una grande presenza proprio perché riesce a dare una marcia in più anche ad un piatto semplicissimo.  

Quale è stato il processo creativo per la realizzazione del tuo libro?

Era da alcuni anni che desiderato realizzare il mio libro di cucina. Avevo già ben chiaro in mente come sarebbe stato strutturato e quali ricette mi sarebbe piaciuto inserire. Poi ho preso coraggio e ho contattato Athesia, la mia casa editrice, che ha subito accolto con grande entusiasmo il progetto e abbiamo iniziato a lavorarci fin da quel momento. È servito un anno intero per progettare il libro ed andare in stampa. Per me è stata un’avventura nuovissima che mi ha insegnato molto, perché in tutta sincerità non sapevo come si facesse un libro. Sono tuttavia molto contento del risultato e rispecchia in tutto e per tutto il progetto iniziale. 

Hai vissuto a Londra e Parigi, dove ci consiglieresti di mangiare assolutamente in queste città?

A Londra avevo seguito l’apertura del Sushi Samba, un ristorante al 38° piano della Heron Tower di Londra. Un posto in cui bisogna concedersi una buona cena con la vista sulla città. A Parigi sono stato di recente nel ristorante Bouillon Racine, un bellissimo ristorante dagli interni art nouveau e che offre un menù di cucina tipica francese, accompagnato da un buon “verre de vin” o un buon bicchiere di “bière blanche”,

Cosa non può mancare nella tua valigia quando viaggi?

Nella mia valigia non manca mai il costume da bagno, perché ,da appassionato nuotatore, se c’è modo di fare due bracciate, colgo sempre l’occasione.  Inoltre ho un comodissimo portabiancheria che mi permette di organizzare con facilità l’intimo e le calze senza che si spargano nella valigia.  

Il tuo luogo del cuore?

Caldaro, il paese in cui sono nato e cresciuto. Con la mia famiglia abitavamo in una casa monofamiliare circondata da un bellissimo giardino. Passavo dei pomeriggi interi a giocare in giardino, anche insieme ai miei cani, e vivevo mille avventure diverse ogni volta. Sono molto legato al periodo dell’infanzia che è stato molto felice.

Hai progetti o iniziative legate al prossimo Natale?

Da qui a Natale ci saranno ancora delle presentazioni del libro, (tra cui l’appuntamento al celebre Mercatino di Natale di Bolzano dove terrà uno show cooking, ndr). Inoltre tornerò con alcune video ricette natalizie proprio sul mio profilo Instagram, ovviamente dedicate al Natale altoatesino.

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Il mito di Ralph Lauren rivive in ‘Very Ralph’

Chi dice Ralph Lauren pensa subito all’America. È da questa idea che prende le mosse il docu-film ‘Very Ralph’ diretto e realizzato da Susan Lacy, trasmesso su HBO e in esclusiva in Italia su Sky Arte il 16 novembre. La regista che ha già firmato due lavori poderosi, uno su Steven Spielberg e l’altro su Jane Fonda, entrambi biopic in forma di storytelling documentario, ha impiegato 10 anni per riuscire a intervistare Ralph Lauren e arrivare a definire il progetto del film con lui.

“Mi sono preparata con accuratezza per realizzare questo progetto che ha richiesto 15 interviste con lo stilista e sei mesi di lavoro, amo Ralph Lauren perché la sua moda è portabile; la difficoltà è stata realizzare un film che fosse il mio film, non quello di Lauren, ma credo di esserci riuscita, Ralph Lauren ha sempre avuto una visione ed è salito su un treno da cui non è ami sceso, per citare Anna Wintour”, ha spiegato la stilista alla conferenza stampa del docufilm.

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma edizione 2019 (la quattordicesima della festa) il film risulta particolarmente interessante e ricco di informazioni nella prima parte in cui si ripercorre l’infanzia di Ralph Lipschitz, vero nome dello stilista di origini russe ebraiche, nato a New York nel Bronx da un padre pittore e artista che gli ha trasmesso la passione per il colore e l’arte.

Ralph Lauren è l’incarnazione del sogno americano, un self made man amante dei bolidi di lusso, delle case arredate con raffinatezza e senza badare a spese, dei cani, dei cavalli, della vecchia Hollywood, del cinema e di sua moglie, Nicky, la sua musa perché come dice lo stilista nel film :”la sua è una bellezza naturale, la vedo la mia donna ideale con i lunghi capelli al vento su una decapottabile”. E le donne americane da quel momento lo hanno seguito.

Tutto però è cominciato dal menswear dove Ralph (non da solo naturalmente, c’era anche Giorgio Armani e Calvin Klein che infatti compare nel film) ha rivoluzionato lo stile: se prima di lui gli uomini si vestivano in divisa (Flugel parlò della ‘grande rinuncia’), già verso la fine degli anni’60 con la contestazione giovanile, Ralph pensò che gli uomini avevano la necessità di un guardaroba glamour e sexy, più casual ma non meno elegante. Una sintesi di spirito pop americano, di leisurewear e di tailoring made in Savile Row che conquistò gli uomini americani.

Dalle cravatte dall’ampiezza inedita e dai colori squillanti che vendeva in un ufficio nell’empire state building nella Grande Mela, Ralph Lauren arrivò all’intero guardaroba, conquistando le vetrine di Bloomingdale’s i primi a credere in Ralph Lauren. Lui stesso aveva ideato nuovi accostamenti, la giacca militare vintage stile Jimi Hendrix sui pantaloni formali, la giacca di tweed sui jeans da portare con gli stivali texani, e riformulò già nel 1970 i codici della moda maschile sulla scia della rivoluzione del pavone a Londra e della grande svolta nel menswear introdotta da Yves Saint Laurent, Ted Lapidus e Pierre Cardin.

Lo sportswear si mescolò con il formale, sull’onda del successo delle coloratissime polo con il simbolo del cavallino, il polo perché per Ralph rappresenta lo sport d’élite per antonomasia. Le icone di Ralph sono Frank Sinatra, Fred Astaire, Cary Grant. Ralph Lauren voleva fare l’attore o il regista di cinema e il cinema è preponderante nell’estetica evocativa e aspirazionale del marchio a stelle e strisce.

Poi arrivò il ready-to-wear femminile che contamina lo stile country, il gusto della aristocrazia wasp americana (molto presente nelle collezioni di Ralph Lauren), il look anni’30 delle star di Hollywood, lo stile safari e il folk dei nativi americani, il gusto tappezzeria, il look vittoriano, ecc. La moda di Ralph Lauren è un po’ un collage, una forma di eclettismo come si racconta nel film.

Tutto è eleganza e bellezza e lo stilista dice chiaramente di non essere un avanguardista ma di puntare su un classico contemporaneo che sia timeless. La seconda parte del docufilm è inutilmente agiografica e sembra uno statement politico a favore dell’american style: gli americani a differenza degli italiani fanno quadrato e non si fanno la guerra in ridicole scaramucce come usano i principi della moda italiana. Vanessa Friedman e Anna Wintour rincarano la dose spezzando una lancia affilatissima a favore del mondo di Ralph, quasi che Ralph Lauren avesse inventato la moda a livello globale, errore dettato da un intendimento palesemente celebrativo e anche un po’ mistificatorio.

Si salva la parte in cui si racconta che Ralph Lauren ha aperto all’inclusione e ai modelli e modelle di colore: Tyson Beckford, un bellissimo modello muscoloso fotografato per la prima volta nelle riviste da Bruce Weber (artefice del successo mediatico di Ralph Lauren a livello planetario) in abito formale gessato, e Naomi Campbell, la ‘venere nera’ che, come rivela la regista, “è stato faticoso contattare perché è sempre impegnatissima”. Ed è vero che i rapper rubavano i suoi capi nei department store perché li ritengono uno status symbol (e Kanie West che è un’altra icona ebony al maschile che sfoggia spesso Ralph Lauren anche nei concerti).

Pregevole la ricostruzione attraverso le testimonianze di Woody Allen, Calvin Klein, Hillary Clinton, Tyson Beckford, Karl Lagerfeld, André Leon Talley, Jason Wu, Martha Stewart, la succitata Vanessa Friedman (che esalta Lauren e puntualmente stronca gli stilisti italiani e francesi perché non sono americani), Paul Golderberger e altri. Quotato a Wall Street dal 1997, Ralph Lauren è un impero miliardario diffuso in tutto il mondo e non ha certo bisogno di fanfare o di panegirici.

Peraltro nel film c’è un’omissione fondamentale: Ralph Lauren ha disegnato i magnifici costumi per Robert Redford nel film ‘Il grande Gatsby’ (1973) e quelli di Diane Keaton per ‘Io e Annie’ di Woody Allen (1977) dove veste Diane Keaton con abiti maschili: gilet, cravatte, ampi cappelli, giacche mannish.

In questo ci duole ammetterlo Ralph Lauren non è stato un innovatore assoluto come il film vorrebbe far credere: già Giorgio Armani profeta del minimalismo androgino, in un’epoca di emancipazione femminile vestiva la super manager Marisa Bellisario con outfit da ‘powerdressing’ ispirandosi al libro ‘Dress for success’. E vestì Richard Gere proprio come un dandy stile ‘Il grande Gatsby in ‘American Gigolò’.

Armani ha portato la moda nel cinema, Ralph Lauren ha portato il cinema nella moda. E questo è pacifico crediamo. Ma i due rivelano anche delle grandi affinità: “Entrambi sono sul trono del loro impero e ne sono proprietari e questo è raro nella moda -commenta Susan Lacy- inoltre entrambi sono due grandi sarti”.

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Ph: Albert Jade

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Sposarsi in Umbria: le migliori destinazioni

L’Umbria con i suoi castelli affascina da secoli: nobili, intellettuali e ovviamente turisti da ogni parte del mondo. Scrittori e letterati della vecchia Europa trovavano rifugio per poter godere della pace, serenità e creatività al fine di poter scrivere nuove pagine di letteratura.

Tra questi proprio Lord Byron, il poeta romantico inglese, noto per la sua avventurosa e burrascosa vita sentimentale, nel 1816 intraprese un lungo viaggio in Italia. Fu soprattutto il paesaggio dell’Umbria, il cuore verde del paese a cogliere la sua attenzione. Meraviglie come il Lago Trasimeno, le sorgenti del Clitunno e le cascate delle Marmore incantarono i suoi sensi e rapirono la sua immaginazione.

Ora ad attrarre oltre alla cucina tradizionale ed il loro tartufo nero di cui ne sono patria indiscussa, sono anche le location incantevoli con le loro tenute di pregio. Tra queste vediamo spiccare il Castello di Petrata, antica fortezza del XIV sec. sapientemente ristrutturata, con una vista unica su Assisi e Perugia.

L’incantevole borgo del Castello di Gallano, dove oltretutto vengono ambientate delle divertenti cooking class che permettono di imparare come realizzare i deliziosi gnocchi di patate secondo la segreta ricetta del castello. La Tenuta di San Masseo, immersa in un parco di 20.000 mq che integra splendidi elementi artistici e di design. 

Un ambiente unico ed esclusivo in cui godere di una vista incredibile, il magico scenario della città di Assisi all’interno di un’oasi di assoluto relax spirituale, a diretto contatto con la natura ed il territorio. Ed infine il Castello di Ramazzano del XII secolo, più volte restaurato nel corso dei secoli, offre varie sale affrescate e conserva un prezioso sviluppo murario, merlato alla guelfa con una torre quadrata

La proprietà è di una famiglia pugliese DOC, che mantenendo tutta l’essenza del territorio aggiunge una cucina umbro-pugliese comandata dalla signora Angela Aliani, gli americani son di casa qui. Insomma, tutte queste sono le vere nuove “wedding destination” del lusso che portano clienti da ogni parte del mondo, e questo Daniela corti lo sa molto bene , infatti, con la nuova edizione di “The Italian Wedding Stars” che si terrà il 29 Novembre a Roma premierà anche proprio le location.

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Trench uomo, un capo intramontabile

I trench tornano protagonisti anche questa stagione nelle collezioni che abbiamo scoperto durante l’edizione di Milano Moda Uomo. Hanno sfilato in versione iper moderna, con stampe floreali e macchie di colore. Frankie Morello ce lo propone in versione minimal per passare poi a Fendi con stampe a quadretti e cintura in vita da Miguel Vieira.

Courtesy Frankie Morello

Storicamente è il capo simbolo di tutti i film noir, ma anche dell’eleganza british. La paternità del cappotto più iconico della storia cinematografica è ancora una questione aperta tra Mackintosh e Aquascutum.  Il chimico scozzese fu il primo a brevettare l’impermealizzazione nel 1983, mentre venti anni dopo fu proprio Aquascutum a iniziare a produrre cappotti impermeabili per l’esercito inglese durante la guerra in Crimea.

Cosa ha reso il capo così longevo? Sicuramente la praticità d’uso e il design sempre elegante e attuale, che non passa mai di moda, ma anche un rapporto storico con il cinema che ha contribuito a far entrare il trench nell’immaginario comune come simbolo di stile senza tempo. Era il 1942 quando Michael Curtiz presentava al mondo intero quella che sarebbe diventata una delle pellicole hollywoodiane più importanti di tutti i tempi, Casablanca. Ed è proprio in questo film che vediamo un elegantissimo Humphrey Bogart definire le basi stilistiche del gentleman contemporaneo.

Nel 1961 invece Audrey Hepburn e George Peppard indossano un trench nella celebre scena del bacio sotto la pioggia. Sono numerosi i capi che caratterizzano i film noir del cinema classico americano, ma nessuno di loro ha avuto una vita longeva come questo capo spalla.

Courtesy Paramount Pictures

Oggi, questo capo continua a dominare la scena. Il suo successo nell’immaginario di tutti noi è di certo merito di Burberry, che ha saputo reinventarlo per renderlo un vero best seller ma anche noti brand italiani sono riusciti a mantenerne le potenzialità d’uso adatta a diverse occasioni come l’azienda Landi che ce lo propone nella declinazione al maschile con L’Impermeabile e al femminile con Landi Fancy. Risulta l’ideale come elemento di un perfetto look da ufficio, o in una serata di mezza stagione così che tantissimi designer continuano ad inserirlo nelle proprie collezioni variandone lunghezze e pattern.

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Il Gentleman Watch secondo Tissot

Tissot, il brand di orologeria che rappresenta il gentleman moderno, ha presentato una nuova capsule collection di orologi in occasione di un evento esclusivo alla Terrazza Martini di Milano. Un evento unico cui hanno partecipato uomini moderni amanti del bien vivre che hanno potuto vedere in anteprima la nuova collezione con pezzi già iconici, come il “Tissot Gentleman”. 

Dedicato all’uomo elegante e contemporaneo, il “Tissot Gentleman” è raffinato nei dettagli, che fanno del brand un marchio di fabbrica e leader dell’alta orologeria: in acciaio, diametro 40 mm, anello degli indici applicati, smussati, satinati e bruniti, valorizzati da lancette Dauphine sfaccettate e rivestite con un materiale bianco luminescente; datario a ore 3 che rivela la sottile eleganza del quadrante; una lancetta dei secondi molto sottile che permette di leggere l’ora con precisione. 

Disponibile in sei versioni, il “Tissot Gentleman” è raffinato e sobrio al contempo, è l’orologio versatile per eccellenza, perchè perfetto per lo stile casual del week end o “business” per le giornate di incontri di lavoro. 

Ispirato al suo predecessore degli anni ’60 ma reinterpretato in chiave trendy, il “Tissot Gentleman” è dotato di un calibro eccezionale, il famoso Powermatic 80 nella versione con molla del bilanciere in silicio, una molla che garantisce al segnatempo una maggiore longevità, un funzionamento più preciso e una maggiore resistenza ai campi magnetici, con riserva di 80 ore. 

Noi di MANINTOWN abbiamo partecipato all’evento con i due nostri ambassador, Niccolò Zaffarano, style coach e personal shopper appassionato di orologi, e Giorgio Giangiulio, style storyteller (come ama definirsi) nonchè autorevole amateur del mondo orologi. Due giovani uomini che hanno coltivato un innato senso di eleganza e che hanno interpretato con la loro estetica lo stile del “Tissot Gentleman”.

E come racconta lo stesso Giorgio Giangiulio: “La vera arma di un gentiluomo è la sua eleganza. E Tissot ha sposato questa filosofia con grande maestria e capacità, segnando i tempi moderni con una collezione che accompagna il gentleman con stile nelle sfide quotidiane. Sono rimasto molto colpito dal “Powermatic 80” con movimento a carica automatica, cassa in acciaio da 40mm e quadrante blu. Un orologio versatile e raffinato che ho subito sentito mio, in totale accordo con ciò che cerco quando indosso un orologio: qualità e bellezza discreta. E la Terrazza Martini, con vista sul cuore pulsante di Milano, non poteva che essere la location più adatta per presentare i calibri della Tissot Gentleman.”

Niccolò Zaffarano commenta così: ” E’ un onore rappresentare Tissot, brand centenario che fa della qualità e dell’eleganza i suoi punti di forza. Il pezzo della collezione che mi ha più colpito è il Gentleman in acciaio con quadrante blu, poiché si adatta alla perfezione sia sotto il polsino della camicia con un abito elegante, sia con una polo nel tempo libero. L’evento in Terrazza Martini ha confermato l’originalità del marchio, una presentazione dal tasting tutto italiano, ottimi drink e tema casino’, vizi e passatempi del gentleman moderno!” 

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A Roma cala il sipario sulla Festa del Cinema con Viola Davis

Questa edizione della Festa del Cinema di Roma sarà ricordata come la ‘festa delle donne’. Se non altro anche perché, oltre al fatto che 19 registe hanno presentato i loro film alla festa, il film vincitore del premio del pubblico BNL BNP Paribas assegnato dalle preferenze del pubblico racconta il dramma del femminicidio.

Parliamo di ‘Santa subito’ di Alessandro Piva, un documentario che apre nuove riflessioni su un tema molto dolente in un’epoca in cui gli uomini, attanagliati dalla paura del diverso che è in loro, si riallacciano allo schema patriarcale e misogino che ha decretato l’ascesa dei regimi totalitari nel Novecento.

Santa Scorese, giovane attivista cattolica della provincia di Bari, per anni subisce le morbose attenzioni di uno sconosciuto molestatore, ma non mette mai in discussione la sua vocazione all’aiuto del prossimo e il suo percorso spirituale. La sera del 15 marzo 1991, al rientro a casa, Santa viene accoltellata a morte dal suo persecutore, davanti agli occhi impotenti dei genitori e di una società all’epoca impreparata ad affrontare i reati di genere e lo stalking. Aveva ventitré anni.

“Tra femminicidio e martirio, Santa subito racconta la storia di un destino annunciato. Paradigma di troppe altre storie dallo stesso finale: il mio piccolo, personale appello affinché le donne siano lasciate meno sole, quando si ritrovano in balìa di una psicosi travestita da amore” dice Alessandro Piva, una nomination ai David di Donatello al suo attivo.

‘Santa Subito’ è uno dei dieci titoli prodotti attraverso il “Social Film Fund con il Sud”, progetto promosso da Apulia Film Commission e Fondazione con il Sud. Un’altra lezione di civiltà che oggi il cinema può dare seriamente, anche ai giovani, assidui della festa.

La festa si è chiusa in bellezza anche con il premio alla carriera a Viola Davis, meravigliosa attrice, da parte di Pierfrancesco Favino, in corsa per l’Oscar per ‘Il traditore’ di Marco Bellocchio. Ecco qualche nota sulla diva. Prima attrice afroamericana ad aggiudicarsi i premi Oscar, Emmy e Tony, candidata per tre volte agli Academy award, ha vinto nel 2017 il riconoscimento come miglior attrice non protagonista per ‘Barriere’.

Ha inoltre ricevuto due Tony Award per il suo lavoro nelle opere teatrali “Barriere” e “King Hedley II”, mentre nel 2015 è stata la prima interprete afroamericana a ottenere il premio Emmy come miglior attrice protagonista in una serie drammatica per ‘Le regole del delitto perfetto, per cui ha ricevuto altre due candidature nel 2016 e nel 2019. “Viola Davis è straordinaria e questo premio è un messaggio forte per la parità fra attori aldilà delle barriere di genere e di nazionalità” ha affermato Pierfrancesco Favino.

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Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for RFF

L’attrice nell’incontro ravvicinato con il pubblico nella Sala Petrassi dell’auditorium andato subito sold out, ha espresso la sua speranza che la situazione di discriminazione a Hollywood per i cineasti di colore migliori e che ci sia in futuro la piena parità di retribuzione fra attori bianchi e attori afroamericani, un traguardo che oggi purtroppo ancora non è stato raggiunto.

“Un artista deve avere il coraggio di dire la verità, perché è una cosa che molti non hanno nella vita. Indossiamo maschere sorridenti, mostriamo una versione ridotta di noi stessi per paura di essere giudicati. Noi artisti dobbiamo subentrare per restituirvi voi stessi senza filtri, rappresentando la reale umanità anche quella più dolorosa e più marcia”, ha detto Viola Davis durante l’incontro.

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Nata nel 1965, Viola fu arrestata, da piccola, insieme alla madre, durante una manifestazione per i diritti civili. E per finire, commentando la sua partecipazione al sequel di Suicide Squad tratto da un fumetto, ha dichiarato: “La fantasia ti permette di creare mondi dove fuggire, dove ridefinirsi, se non l’avessi avuta sarei rimasta la ragazzina di Rhode Island che non veniva considerata attraente”.

Bilancio positivo quindi per la kermesse cinematografica capitolina giunta alla sua quattordicesima edizione. Antonio Monda, direttore artistico della manifestazione ormai di casa a Hollywood, dove frequenta tutti i registi e gli attori più importanti del mondo, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’ raccolta da Arianna Finos: “È una festa con 33 film di 26 paesi e sono due anni che vince un film italiano: c’è da riflettere. C’è anche chi indica la festa di quest’anno come un modello di festival del futuro. Oltre al glamour ci deve essere sostanza, i talent vengono a spendersi non solo a promuovere i film, non solo vestiti ma autori, Norton, Murray, Howard, Scorsese, che si raccontano al pubblico”.

Ed ecco altri numeri della Festa: 258 proiezioni, 70 film, 25 paesi, 22 sale in città, +10% di biglietti venduti, +13% di accrediti, +23% di articoli sui quotidiani, +45% di articoli sul web, +86% del sito ufficiale della festa, 78 partner. Insomma niente male davvero.

E ora veniamo ai film. Tanti i docufilm: pregevole quello su Bruce Springsteen ‘Western Stars’ distribuito da Warner Bros. Pictures, diretto da Bruce Springsteen al suo debutto come regista e da Thom Zimmy. Si parte dall’ultimo album di ‘The boss’ per raccontare amore, perdita, solitudine, famiglia e il passaggio ineluttabile del tempo di un grande cantante che ci apre il suo diario dei ricordi con filmati e immagini dal suo repertorio privato, da vedere i primi di dicembre nelle sale.

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Western stars – Ph: Rob DeMartin

Segnaliamo per il vibrante impegno civile e il lirismo il film ‘Bar Giuseppe’ di Giulio Base, contro la xenofobia, presentato nella sezione ‘Riflessi’ della rassegna romana, con Ivano Marescotti, Virginia Diop e Selene Caramazza. Giuseppe gestisce familiarmente la stazione di servizio di una zona rurale e rimane vedovo con due figli già adulti. Bikira è sbarcata da poco dall’Africa. Viene assunta come cameriera nel bar.

I due si innamorano creando grosso scandalo nel paese. “Gli esiliati, ieri e oggi, sopportano le stesse condizioni: l’angoscia di non essere accolti, cosa mangiare, dove abitare, con quale lavoro-spiega il regista Giulio Base-da figlio di migranti, assisto al degenerare delle loro speranze. E ho voluto rileggere la figura di Giuseppe, eterno padre su cui ci si interroga molto anche oggi, per trovarci un’attualità inaspettata. Spero che i silenzi di Giuseppe contengano pensieri da decifrare”.

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Bar Giuseppe

Film corale e d’impatto sulla famiglia quello di Cedric Kahn, ‘Fȇte de famille’ con Catherine Deneuve, nel ruolo della matriarca Andréa. Un film arguto in cui si racconta la malattia mentale e il disagio delle donne attraverso la storia drammatica della protagonista Claire, figlia di Andréa e interpretata da Emmanuelle Berçot, già regista di ‘A testa alta’ presentato a Cannes edizione 68 e di ‘Elle s’en va’.

Cédric Kahn, regista e interprete del film nel ruolo del cinico Vincent, si diverte a stravolgere l’abusato copione dei raduni di famiglia al vetriolo nelle ville di campagna con le macchiette dei ‘parenti serpenti’, per irrompere con la macchina da presa all’interno del film, affidandola al pazzerello di turno interpretato dallo spassoso Vincent Macaigne che nel film è Romain, regista svitato.

Fȇte de famille

Messinscena nella messinscena la recita dei nipoti della matriarca che crea un fattore di ricerca e di paradosso all’interno dello storytelling, gradevole e scioccante, ottima l’interpretazione della giovane attrice Luana Bajrami nel ruolo della nipote di Andréa Emma. Da vedere.

Il cinema francese ha tenuto banco anche nei due incontri con il pubblico, quello con Olivier Assayas e Bertrand Tavernier grandi maestri del cinema transalpino. Buona prova anche quella di ‘Le meilleur reste à venir’ con Fabrice Luchini e il sempre avvenente e ubiquo Patrick Bruel, molto popolare in Francia.

Straordinario il film ‘Il peccato’ di Andrei Konchalovsky con Alberto Testone, Orso Maria Guerrini e Massimo De Francovich, presentato in anteprima mondiale l’ultimo giorno della festa del cinema a Roma. Il film del famoso regista russo racconta di Michelangelo e del suo genio tormentato nella Roma di papa Giulio II che gli commissionò gli affreschi della cappella Sistina. Ambientato nel 1512, il film racconta di come l’artista pressato dai committenti, rimanga coinvolto nella faida fra i Medici e i Della Rovere.

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Il peccato – Foto di Sasha Gusov

Rilevante ‘The Farewell’ di Lulu Wang, sul valore della memoria e degli affetti familiari, un film struggente ambientato in Cina. Tutto al femminile il film a episodi ‘Willow’ di Milcho Manchevski, regista candidato all’Oscar e vincitore del Leone d’oro a Venezia nel 1994 con il film ‘Prima della pioggia’. In ‘Willow’, presentato in anteprima mondiale alla festa del cinema di Roma, si alternano tre storie femminili ambientate in epoche diverse.

Deludente la pellicola ‘Tornare’ di Cristina Comencini dove l’idea della violenza sulla donna viene sviluppata in una chiave un po’ troppo autoreferenziale e tediosa che rifà il verso, senza riuscire a darle un senso, a tutto il filone della rimembranza e dell’amarcord, caricato di un opprimente punto di vista un po’ sessista che offusca il lato più apprezzabile del film, un intimismo e un’introspezione affrontati a tratti con un filo di originalità, diluito in una ripresa forzata di temi hitchcockiani.

La regista, che ha definito ‘un thriller dell’anima’ il suo ultimo film in cui si celebra la visione di una donna che vuole essere libera e indipendente e che cerca la via all’emancipazione in pieno ’68, ritorna a girare con Giovanna Mezzogiorno, sempre splendida, dopo ‘La bestia nel cuore’, ma stavolta non convince.

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Tornare

Alice, giornalista ormai di casa negli Stati Uniti, ritorna nella casa di famiglia a Napoli dopo la morte del padre, un ufficiale della marina americana. Uomo rigido e molto severo, le ha sempre impedito di esprimersi come donna, imponendole regole ferree che le hanno tarpato le ali. Alice compie un viaggio nel suo passato rivedendosi bambina e ragazza disinibita che amava flirtare con i ragazzi in modo un po’ incosciente e incontra l’enigmatico bibliotecario Marc Bennett.

Degna di nota l’interpretazione di Beatrice Grannò, nei panni di Alice adolescente, una rivelazione di bellezza e freschezza da tenere d’occhio. Della regista, senz’altro talentuosa, chi scrive ha apprezzato ‘Latin Lover’ per l’analisi della figura maschile in un’ottica rétro e nostalgica, e anche ‘Qualcosa di nuovo’ per il sapido sense of humour, ma questo film non è all’altezza delle aspettative.

Ricca di titoli interessanti anche la kermesse ‘Alice nella città’ parallela al calendario ufficiale della festa del cinema di Roma che ha portato a Roma alcuni bei film come ‘L’età giovane’ dei Dardenne, che non deludono con il loro film distribuito da BIM distribuzione. Qui emerge il giovane Ahmed che educato nel fondamentalismo islamico, progetta un attentato, tenendosi lontano dalle tentazioni del sesso e dell’amore. Una bella prova di ottima regia che si schiera contro l’integralismo islamico senza condannare per questo i musulmani.

Da notare anche ‘la vacanza’ con Catherine Spaak e una inossidabile Veruschka nei panni di una terrorista e ‘L’agnello’ di Mario Piredda, un dramma familiare ambientato nella Sardegna semplice e ruvida dei pastori. Vincitore di questa edizione di ‘Alice’ che ha registrato il tutto esaurito a quasi tutti gli eventi in programma, è il film ‘The Dazzled’ di Sarah Suco.

Premiati anche ‘la famosa invasione degli orsi in Sicilia’ di Lorenzo Mattotti e ‘Cleo’ di Eva Cools. Presente ad Alice anche IED Roma che ha presentato ‘Riders’, action drama in 3 puntate realizzato dai neodiplomati della scuola di arti visive e di comunicazione IED Roma coordinati da Max Giovagnoli, incentrato su una truffa immaginaria che i riders organizzano per la app di food delivery per la quale lavorano a ritmi frenetici 24 ore su 24.

Appuntamento nella capitale nell’ottobre del 2020 per l’edizione 15 della festa del cinema di Roma.

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Jack Jaselli, on the road sulla via Francigena

Su Real Time e disponibile su Dplay il documentario “Torno a casa“ a tempo di musica del cantautore milanese da ottobre.

Jack Jaselli, cantautore milanese, ha deciso di partire per un’avventura indimenticabile, attraversando con uno zaino e una chitarra la via Francigena, da Milano a Roma nel documentario “Torno a casa”.

32 tappe in 40 giorni, 15 concerti, 800 km a piedi. Patrocinato da Legambiente e grazie alla collaborazione delle Regioni e dei Comuni della Via Francigena, in questo viaggio iniziato il 16 aprile a Pavia e concluso a Roma il 23 maggio, Jack porta la sua musica in luoghi unici.

L’improvvisazione musicale è il leitmotiv del format di Jack Jaselli.

Nelle tappe del suo percorso Jack incontra anche “ospiti speciali” con cui condivide la sua esperienza e la sua musica, come Boosta, fondatore e tastierista dei Subsonica, Michele Dalai, giornalista e conduttore, insieme ad altri scrittori, autori e registi. Stay tuned! Jack si è raccontato in esclusiva per noi di Man in Town.

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Partiamo dalla musica, dal tuo ep di esordio “It’s gonna be rude, funky, hard” fino al tuo primo album in italiano dell’anno scorso chiamato “Torno a casa”. Un bilancio di questi anni?

Sono passati quasi dieci anni dalla pubblicazione del primo album e se mi fermo un secondo a guardare è successo davvero di tutto. Sono partito con un disco registrato in cantina, suonando 70 volte in un anno solamente a Milano in locali che spesso erano grandi come il salotto di una casa. Ho registrato un disco acustico dal vivo in una grotta sul mare, suonato negli stadi, di nuovo in locali piccoli e accanto ad alcuni mostri sacri.

Ho registrato un album in California con un produttore d’eccezione, collaborato con Lorenzo Jovanotti, Guè Pequeno e altri amici. Poi ho iniziato a scrivere e cantare in italiano e ho pubblicato un disco prodotto dal grande Max Casacci. Per me il cambiamento di lingua è stato una svolta epocale. Allo stesso tempo ho iniziato a sentire il bisogno di raccontare la musica anche in altre forme ed è iniziata la mia collaborazione con Real Time con cui ho girato due documentari.

Il primo, “Nonostante Tutto” racconta la storia di una canzone scritta insieme alle detenute del carcere femminile della Giudecca a Venezia. Il secondo è “Torno A Casa” e racconta del mio tour musicale a piedi lungo la Via Francigena.
Nel frattempo, il mondo musicale è cambiato: mille correnti sono nate, scomparse o si sono trasformate. Il mercato della discografia e la scena live hanno subito rivoluzioni e ribaltamenti. Eppure, sembra passato un batter d’occhio.

Negli anni hai suonato con artisti del calibro di Ben Harper, hai collaborato con Guè Pequeno e Jovanotti e la lista prosegue. Vuoi regalare un aneddoto ai nostri lettori durante queste session? Sentiti libero di scegliere l’artista, o magari se ce ne vuoi raccontare più di uno.

C’è una cosa divertente e significativa che è successa ad Imola. Eravamo stati chiamati ad aprire il concerto di Ben Harper, ed eravamo esaltatissimi. Aspettavamo con trepidazione di fare il soundcheck perché si era fatto molto tardi e si stava avvicinando inesorabilmente l’ora dell’apertura dei cancelli.

Sembrava tutto pronto, i Relentless Seven avevano finito le loro prove, il nostro fonico era già dietro al mixer e noi aspettavamo a bordo palco. Ciò nonostante, non potevamo allestire la nostra scena: Ben Harper non sembrava intenzionato a scendere dal palco.

Il sole aveva iniziato a scendere e una luce ambrata si stendeva sulle tribune e sul prato mentre una brezza leggera anticipava il crepuscolo. Tutto era magico e calmo, a tal punto che Ben era completamente rapito e assorto tanto da restare sul palco a improvvisare con la chitarra acustica senza rendersi conto del tempo che passava.

Nessuno del suo entourage aveva il coraggio di interromperlo e noi ci godevamo lo spettacolo. Facemmo il nostro soundcheck con parte del pubblico già presente, ma non ce ne importava niente. Quando ami davvero ciò che fai, il tempo non conta più nulla.

Ora passiamo allo stile: il tuo animo gipsy traspare anche dal tuo look. cosa non manca mai nella valigia di jack jaselli parlando di abbigliamento?

Direi che ci sono alcune cose che amo avere sempre con me. Un cappello a tesa larga, specialmente uno Stetson, un chiodo in pelle nera e degli scarponcini o stivaletti di pelle. Spesso quando suono indosso uno degli anelli portafortuna che ho comprato in New Mexico e negli ultimi anni hi iniziato ad amare gli orologi da polso classici e vintage, rigorosamente automatici.

Ora qualche curiosità per conoscerti meglio, oltre alla musica hai altre passioni o hobby?

Sono un avido lettore e un accumulatore quasi seriale di libri. Amo anche scrivere, soprattutto raccontare dei miei viaggi che sono un’altra delle mie ragioni di vita. Mi piace il pugilato e andare a camminare in montagna e cimentarmi in qualche facile scalata.

Amo il surf: è da molto che non salgo sulla mia tavola ma quest’anno mi sono promesso di rimediare. La mia compagna mi ha trasmesso la sua passione per lo yoga e la meditazione. Vado nettamente più forte sulla seconda!

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E tornando alla musica ma rimanendo sul viaggio, a ottobre debutta su Real Time “Torno a casa”, storia del percorso che hai intrapreso a ritmo di musica e jam session sulla via Francigena da Roma a Milano. Vuoi parlarcene meglio?

In un mondo dove tutto cambia freneticamente, come quello musicale, mi sono chiesto come potesse essere fare un tour partendo a piedi da casa portandosi dietro solo una chitarra e uno zaino. Avevo bisogno di recuperare la forma più semplice della mia musica e riconnettermi con dei ritmi e dei tempi più umani e necessariamente più dilatati. Questa è stata la scaturigine di “Torno A Casa” e del tour a piedi.

Il cammino più adatto a questo scopo era senza dubbio la Via Francigena. Ho iniziato a percorrerla da Pavia, facendo una tappa zero che dal portone di casa a Milano mi ha portato in 35 km a piedi alla partenza della prima tappa. Durante le 32 tappe ho tenuto 15 concerti, praticamente uno ogni due giorni, è stato un viaggio unico.

32 tappe, 15 concerti, 800 km: un luogo che ti ha particolarmente colpito in questo viaggio? Immagino saranno più di uno…

Mi sono messo in cammino per ascoltare prima ancora che per suonare. Per conoscere e capire di più il nostro paese e non ho esitazioni nel dirti che alcuni incontri ed alcuni luoghi hanno avuto un fortissimo impatto.

Ho salito il passo della Cisa inondato da fiumi di fango e pioggia per poi discenderlo con un sole fantastico e fermarmi a Toplecca Di Spora (population 5) e fermarmi a suonare in una Iurta Mongola triplicando la popolazione del paese e auspicabilmente aumentandone la natalità.

Deviando dal percorso sono stato ospite dell’Istituto Lama Tzong Khapa, importante centro di studi buddhisti, e nel giro di un pomeriggio mi sono trovato ad essere benedetto dal Lama e a suonare nel Gompa Cerensig, il loro tempio sacro. Ho improvvisato con Boosta un concerto sotto la Rocca del Tentennano in Val D’Orcia, per poi cenare con i Cantori del Maggio che preservano una tradizione che sta scomparendo.

Questi sono solo alcuni esempi di quello che è accaduto e che potrete vedere nel docufilm. Quando viaggi camminando e suonando le esperienze ti rimangono nell’intero sistema nervoso, non si fermano agli occhi.

Ti sei sentito a tuo agio di fronte alle telecamere? Insomma, come è stato l’approccio con il format televisivo?

Non era la prima volta che mi trovavo a lavorare per un prodotto televisivo. Avevo già scritto, ideato e narrato il documentario di “Nonostante Tutto” e avevo accompagnato Michele Dalai nel suo programma di storytelling sportivo “Due Di Uno”.

Direi che mi diverte stare davanti alla telecamera, è un linguaggio narrativo e comunicativo diverso da quelli da cui provengo, ma potentissimo. Non nego che fare un cammino in solitaria e farlo con una troupe al seguito siano due esperienze completamente differenti, ma la possibilità di documentare un viaggio di 40 giorni in ogni suo aspetto è davvero particolare.

Stai già lavorando a del nuovo materiale? Qualche anticipazione? Quale contaminazione sceglierai questa volta? verso dove porterai i tuoi fan?

Sto scrivendo nuove canzoni. Alcune sono nate in viaggio. Ho intenzione di dare grande peso alla musica suonata e alla scrittura dei testi. Credo che per me sia il momento di tornare a non avere alcun compromesso.

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Occhiali da vista: le preview per la prossima primavera

Nero, marrone e tartarugato sono i motivi che più si avvicendano sulle proposte eyewear di stagione, perfette per chi desidera avere un look formale e rigoroso, semplice ma anche attuale. Abbiamo sbirciato tra le proposte della prossima stagione, nella gallery i nostri preferiti.

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Open Format: la collaborazione tra Bottega Veneta e SSENSE

Daniel Lee, direttore creativo di Bottega Veneta, ha realizzato un’installazione site-specific di video art condotta dalla direzione creativa di Phil Chang e commissionata da SSENSE, chiamandola Open Format.

Phil Chang ha invitato cinque professionisti che esercitano diverse discipline creative a riunirsi e interagire per la prima volta, all’interno di un ex magazzino di Los Angeles trasformato in workshop per l’occasione.

Il progetto, è, come suggerisce il titolo, di una semplicità e di una linearità quasi sconvolgenti. Presentarsi, restare per 24 ore, creare qualcosa. Oppure no. Nessuna regola tranne quella di astenersi da tutti i social media.

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Percebes: quanto costano e perché sono così strani

Chi è amante del cibo e buongustaio sicuramente saprà cosa sono i percebes, per tutti gli altri che non lo sanno ve lo spieghiamo subito.

I percebes sono crostacei che assomigliano a polpastrelli sporchi neri e con unghia. Che dire davvero poco invitanti di aspetto ma considerati una delizia per gli abitanti da cui arrivano: la Galizia in Spagna. I percebes nei mari italiani non si trovano per questo vengono importati e in particolare quelli più rinomati sono appunto pescati a Cedeira e a Carme in Galizia, ma non mancano quelli del Portogallo o del Marocco.

In Italia sono diventati conosciuti dopo essere stati utilizzati fra gli ingredienti durante una delle puntate di Masterchef 5.

Non finisce conoscete qui perché ora passiamo a scoprire il prezzo e la loro stranezza.

Percebes prezzo

Come per ogni prodotto marittimo ma non solo il prezzo dei percebes varia in base alla loro qualità, infatti di questi crostacei così strani di aspetto si trovano due categorie definite in base alla zona in cui vengono pescati:

  • percebes de sol (di sole) corti e tozzi
  • percebes de sombra (di ombra) sottili e allungati

Passando ora al prezzo abbiamo tariffe che variano dai 30 ai 90 € al kg in base a forma e grandezza, non mancano anche partite che raggiungono i 150 €/kg. Niente paura perché sembrerebbe che bastino solo 150 gr a persona per pasto quindi la spesa diventa del tutto accettabile.

Percebes perché sono strani

Questi crostacei si può dire che siano strani in primi per il loro aspetto come abbiamo detto sembrano un polpastrello nero con unghia, inoltre vivono attaccati alle rocce, ma non solo possono proliferare anche su pezzi di legno o altri oggetti galleggianti nei mari. Il loro nutrimento si basa su particelle di plancton.

La loro pesca è pericolosa poiché il pescatore si deve calare con una fune nelle correnti fredde del mare e deve staccare i percebes con un coltello. Proprio la modalità di pesca fa alzare il percebes prezzo.

Come si mangiano e che sapore hanno i percebes

I percebes, costracei dall’aspetto strano, hanno la consistenza dei gamberetti e il sapore simile a quello di molluschi freschi, salmastro e deciso. Si cucinano in acqua bollente per circa un minuto senza aggiunta di sale, poi immersi nel ghiaccio e serviti accompagnati da fette di limone. Per consumarli è necessario strappare il loro artiglio e poi consumare la polpa.

Trono di Spade: 17 incredibili curiosità sulla serie TV

Possiamo tranquillamente definire il Trono di Spade come la serie più vista e discussa di quest’anno.

Per celebrare questa serie abbiamo deciso di fare un piccolo regalo ai fans di Games of Thrones, che dopo la stagione del Trono di Spade 8 sono rimasti orfani dei loro personaggi preferiti e un po’ delusi dalle puntate finali.

Ecco 17 incredibili curiosità che ruotano attorno alla leggendaria serie TV più vista di sempre: Trono di Spade 8

Catelyn Stark e Daenerys Targaryen erano interpretati da altri attori

Inizialmente, questi due personaggi dovevano essere interpretati da Jennifer Ehle e Tamzin Merchant, ma al momento di mandare in onda la serie, sono stati sostituiti rispettivamente da Michelle Fairley e Emilia Clarke.

Il mancato cameo di George RR Martin

Lo scrittore George RR Martin, autore di Games of Thrones, doveva essere presente all’interno della serie, come ospite al matrimonio tra Daenerys e Khal Drogo, ma poi gli sceneggiatori hanno cambiato il ruolo di Daenerys e la scena è stata demolita.

Peter Dinklage aveva quasi rifiutato il ruolo di Tryon Lannister

“Ho avuto una esitazione, a causa del genere fantasy, ho detto a David Benioff che non volevo una barba molto lunga a punta”, ha dichiarato ultimamente Dinklage “ma poi mi hanno rassicurato, dicendomi che non si trattava di un eroe o un cattivo, ma di un donnaiolo che ama l’alcool, e questo bellissimo ritratto imperfetto mi ha convinto, così ho firmato”

L’occhio nero di Kit Harington non è una leggenda

“Penso che l’uomo che mi ha dato un pugno in faccia possa avermi aiutato a ottenere il lavoro” ammise Kit Harington qualche anno dopo in un’intervista. La verità è che Kit Harington la sera prima dell’audizione, a tarda notte in un McDonald’s, fece a botte con un uomo (molto più alto di lui) che fece commenti scortesi alla donna con cui stava uscendo Kit.

Crisi prima della scena di nudo per Emilia Clarke

La scena dello stupro ha mandato in crisi Emilia Clarke, che nonostante debba tutto al ruolo di Daenerys Targaryen, ha ammesso che la nudità l’ha messa a dura prova. “Una volta, prima e dopo di una scena di nudo ho dovuto prendermi del tempo libero. Ho chiesto una tazza di tè, ho pianto un po’ e poi mi sono fatta trovare pronta per la scena successiva”.

Ricordi Zunni, il cane Inuit? È stato adottato da Sophie Turner

“Crescendo ho sempre desiderato un cane, ma i miei genitori non ne hanno mai voluto uno”, ha detto Turner aCoventry Telegraph nel 2013. L’attrice si innamorò del suo compagno di set a quattro zampe, tanto da adottarlo. Purtroppo Zunnie è scomparso nel 2017.

Il Dothraki e l’alto valyriano sono lingue vere.

Incredibile ma vero, il Living Language ha presentato un corso di lingua colloquiale per parlare come Khal Drogo. Il corso, realizzato da David J. Peterson, che ha lavorato con la HBO per creare i Dothraki ascoltati nello show, si potranno apprendere in pochissimo tempo… così promette la scuola di lingue. Per quanto riguarda l’alto valyriano, una famosa app ha deciso di insegnarlo con uno dei suoi corsi online, proprio per migliorare l’esperienza dei fans della serie.

Peter Dinklage vittima di un terribile scherzo

L’attore rimase per 6 ore convinto che lo show venne cancellato a pochi giorni dalla messa in onda. Il terribile scherzo orchestrato da David Benioff fece infuriare l’attore.

Nel libro non sono morti davvero

Nei libri di Martin, alcuni personaggi morti nello show, sono rimasti vivi fino alle ultime pagine. Se stai leggendo i libri o riguardando la serie, questo ovviamente è uno spoiler, quindi ti consigliamo di non andare avanti con la lettura dell’articolo. I personaggi ancora vivi nei libri sono i seguenti: Shireen e Stannis Baratheon, Night’s Watchmen Pyp e Grenn, Barristan Selmy, Myrcella Baratheon e Mance Rayder.

L’incidente in toilette di Emilia Clarke

Dopo la scena del cuore del cavallo, Emilia Clarke è rimasta bloccata per ore in una toilette perché il sangue finto, per rendere la scena più vera, cruda e dolorosa, era così appiccicoso che l’attrice è rimastata letteralmente bloccata in una toilette per ore.

La mamma di Peter Dinklage faceva il tifo per Guy Pearce

In occasione dei Golden Globe 2012, quando l’attore Peter Dinklage venne premiato per il suo ruolo in Games of Thrones, ci fu un retroscena divertente. La mamma dell’attore era convinta che il figlio non avesse alcuna possibilità di vittoria, perché affascinata dal ruolo di Guy Pearce in Mildred Pierce.

Fans pazzi della serie fino al punto di…

Chiamare i propri figli con i nomi dei loro personaggi preferiti del Trono di Spade. Nel 2014, Khaleesi fu il 755° nome più diffuso dato ai bambini, mentre in Inghilterra si sono diffusi velocemente bambini con nomi di Arya, Tyrion, Brienne, Sansa, Bran, Sandor e Theon.

La terribile esperienza universitaria di Isaac Hempstead

La popolarità per il suo ruolo di Bran Stark, ha reso la vita difficile al giovane Isaac Hempstead, che in realtà, fuori dal set voleva continuare i suoi studi, ma questa “normalità” gli fu negata per ovvi motivi. In una recente intervista ha dichiarato “Non potevo uscire dalle mie sale senza dover fare un selfie”.

C’è un attore che ha interpretato 4 ruoli e nessuno si è accorto di nulla

L’attore gallese Ian Whyte ha interpetato in totale 4 ruoli nella serie “Il Trono di Spade”. Il famoso stuntman nella prima 2 stagioni era un camminatore bianco, poi ha interpretato Gregor Clegane e successivamente nella terza stagione un gigante senza nome, mentre nella quinta stagione ha vestito i panni del gigante dei Wildling Wun Wun.

I pirati dello streaming hanno battuto ogni record

Secondo un famoso sito di streaming, “Il Trono di Spade” è stata la serie più piratata degli ultimi 10 anni. Al secondo posto un’altra serie ispirata da un fumetto “The Walking Dead”, che ha preso il primo posto solo nel 2018.

Partita di calcio con la testa di Sean Bean?

Mentre erano sul sete, l’attore Sean Bean si è divertito moltissimo con la sua testa decapitata, tanto da inscenare una piccola partita di calcio e fare della sua testa decapitata un pallone da calcio.

Amore fuori dal set e ricatti

La moglie di David Benioff ha ammesso di aver minacciato il marito se fosse successo qualcosa al personaggio Jon Snow. La stessa cosa accadde allo scrittore Martin, pronta a lasciare il marito in base al destino dei personaggi Arya e Sansa.

Cibo dal mondo, quando la cucina ci fa viaggiare

Viviamo in un mondo ormai globalizzato, in cui merci e persone si spostano senza problemi su tutta la superficie terrestre e fanno viaggiare non solo l’economia, ma anche la cultura dei propri paesi. In una nazione attenta al cibo come l’Italia, ed esposta per natura a influenze culturali da più parti del mondo, è naturale che a interessare di più sia proprio l’aspetto culinario delle varie culture. Alcuni tradizionali cibi di varie nazioni, bisogna ammettere, si sono imposte a livello globale proprio per via di alcuni fattori tra cui la grande rappresentatività che fanno del loro Paese e la grande qualità e particolarità che sono in grado di incarnare.

Non è un caso, dunque, che gli italiani – soprattutto giovani e interessati ad allargare i propri orizzonti culturali con contaminazioni da tutto il mondo – abbiano pian piano volto i propri sguardi alle cucine del resto del mondo, e il fatto di cimentarsi nella preparazione di alcune specialità, è diventato di gran moda, fungendo da base fondante di molte serate in compagnia tra amici. C’è da dire che a dare ulteriore spinta a questa ondata di avventure culinarie è stata la nostra rete di distribuzione di supermercati, che, vista questa crescente attenzione verso l’estero, si è dotata di prodotti specifici, adatti a preparare pietanze straniere– esempi a tal proposito si possono ritrovare nell’anteprima del volantino Eurospin della prossima settimana

Ma quali sono allora queste culture che tanto ci appassionano? Andiamo a vederne due, le più considerate.

IL GIAPPONE

Che il Giappone sarebbe stato il primo a essere citato, era abbastanza scontato. Dobbiamo rilevare che oggigiorno quella giapponese è la cucina più diffusa al mondo. La straordinaria varietà dei piatti, l’incredibile qualità dei prodotti– soprattutto ittici, per via delle acque da cui il Paese è circondato, foriere di meravigliose specie di crostacei e di innumerevoli specie di pesci, spesso introvabili alle nostre latitudini – hanno reso quella giapponese la cultura culinaria più apprezzata a livello globale (superando, secondo alcuni recenti studi, quella italiana). Col tempo sono sorti ovunque ristoranti che offrono i migliori cibi di questa tradizione, sui quali regna incontrastato il sushi.

Per la verità, bisogna dire che in Europa e Stati Uniti siamo spesso abituati a confondere i concetti di sushisashimi. Nel primo caso si tratta di palline di riso con all’interno – o all’esterno – pesce crudo, avocado e altri ingredienti variabili. Con sashimi si intendono invece le tipiche fettine di pesce crudo da mangiare da sole, senza altri condimenti (a eccezione della salsa di soia e, per i più arditi, del wasabi, cioè una pianta tipica giapponese la cui radice tritata risulta estremamente piccante).

Al fianco dei famosi sushi e sashimi, la cucina giapponese offre anche una serie di zuppe, a capo delle quali possiamo citare il Ramen, e molti tagli particolari di carne, apprezzatissima anche nei nostri supermercati.

L’INDIA

La tradizione indiana ha impiegato più tempo di quella giapponese a imporsi anche nel nostro mercato, forse per via di un diffuso e atavico scetticismo verso la qualità e l’igiene che quelle zone del mondo esprimono. Tuttavia, col tempo e con una serie di ristoranti che da qualche anno hanno fatto da apripista a questa cucina, ci siamo accorti che in realtà è molto valida. Lo sappiamo tutti, a regnare nella cultura culinaria indiana sono le spezie, che danno un tocco inconfondibile a tutti i piatti. Su tutte, regna il famoso curry, usato in molti modi ma reso celebre dal tipico pollo al curry, accompagnato da riso basmati. Per qualche motivo questi sapori e questi profumi esotici fanno inevitabilmente viaggiare la mente verso quei paesaggi tipici indiani densi di atmosfere magiche accentuate dalla bellezza e particolarità dell’architettura moghul, rendendo dunque la cucina indiana estremamente affascinante e sempre più diffusa.

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Intervista a Sergio Ruggeri, il bullo di “Baby 2”

Sergio Ruggeri, è la new entry della seconda stagione della fortunatissima serie Netflix “Baby”, ovvero Vittorio, il bullo del liceo. Che cosa hanno in comune Sergio e Vittorio? Davvero nulla, lui, bellissimo venticinquenne romano è un vero bravo ragazzo che ti sorprende per la sua estrema educazione. Insomma, questo è solo l’inizio, lo rivedremo presto sul silver screen.

Come sei entrato a far parte della seconda serie di Baby per Netflix?

La serie di provini a cui sono stato sottoposto è stata lunga, infatti mi avevano già visto per la prima serie, poi ovviamente le cose vanno come devono andare e in quel caso la fortuna non è stata a mio favore. Per la seconda stagione le cose son andate diversamente ed è così che son diventato Vittorio.

Il tuo rapporto con la moda è cambiato dopo essere entrato a far parte nella serie più fashionable che abbiamo in Italia?

Posso dirti che mi appassiona tantissimo il mondo della moda, ambiente di cui ero solo spettatore prima, invece, ora essendo curioso per natura amo vedere il cambiamento e l’evoluzione del settore. Per adesso faccio i miei abbinamenti al meglio, poi avendo suscitato l’interesse di diversi brand tutto diventerà più facile.

Raccontami del momento più esilarante del set di Baby

Al di la del set, in primis dovrei dirti proprio il momento del provino, in quanto i due registi che sono Andrea De Sica e Letizia Lamartire, non ti chiedono di portare esattamente il copione, anzi ti lasciano la libertà di improvvisare. E questo non avere troppe indicazioni ti lascia lo spazio di fare qualsiasi cosa pur di convincerli che sei tu la persona giusta. Invece come scena recitata, senza dubbio la festa di Halloween, che si è svolta in un castello, ed eravamo veramente in tanti, tutti truccati e vestiti fino a notte fonda. È stato davvero magico.

Sei il bullo della scuola, ti è mai capitato nella vita reale di assistere a qualcosa di simile?

Nella serie il mio personaggio è davvero una persona orribile che punta l’attenzione sul terribile fenomeno del bullismo, per fortuna non ho mai dovuto assistere né come vittima né come carnefice a qualcosa di simile. Conoscendomi se mi capitasse non starei a guardare, anzi cercherei di aiutare il più debole.

Che tipo di attore sei? Hai fatto studi o è tutta farina del tuo sacco?

Inizialmente sono stato autodidatta, però per svolgere questo mestiere bisogna avere il maggior numero di strumenti possibili per andare avanti, infatti quando non sono impegnato a girare studio. Frequento una scuola di allenamento, dove mi sento libero di esprimermi al meglio e credo mi stia aiutando tantissimo.

Quanto sei consapevole dell’essere “gnocco” e quanto pensi ti possa aiutare nel tuo lavoro?

Non voglio essere ipocrita, quindi posso solo dire di essere riconoscente ai miei genitori per il lavoro svolto! Però allo stesso tempo so che questo è solo il biglietto da visita, poi ognuno di noi ci deve mettere del suo per portare avanti l’azienda.

Che cosa ti rende più felice?

I rapporti stretti con le persone che mi circondano, ho una comitiva di amici non numerosissima, ma contano davvero molto per me. E poi anche in famiglia so che quando ho bisogno posso contare su tutti. Non posso non dire però che amo viaggiare, infatti ho fatto un road trip a piedi in Malesia per un mese l’estate scorsa, solo uno zaino da quindici kg e due amici, ho avuto modo di visitare dei luoghi incredibili.

Invece che cosa ti fa arrabbiare maggiormente?

Mi altero per le questioni di principio, soprattutto con le persone che non mantengono la parola o ancor peggio, quando si prendono troppa confidenza e risultano maleducate.

Crediti foto: Ernesto S. Ruscio/Getty Images for Netflix

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Intervista a Pino Lerario, direttore creativo di Tagliatore

La creatività di Pino Lerario è alla base delle collezioni Tagliatore. Lo studio sul prodotto prima di tutto, la cura maniacale per il dettaglio , per i bei tessuti continuamente aggiornati al fit moderno, che rendono il brand un’eccellenza italiana da sempre sinonimo di eleganza.

Come nasce l’ispirazione nel tuo lavoro?
Parto sempre dai luoghi e dei paesaggi, per fortuna è facile e mi sento privilegiato, poiché tutte le mattine quando lavoro sono circondato da qualcosa di mistico che è il panorama della Valle d’Itria. Voglio trasmettere le stesse emozioni che provo quando creo i capi. Mi piace definirmi un sarto completo. Io immagino e realizzo. Parto dal disegno, faccio il modello e poi cucio e indosso. Il capo prima di entrare in produzione deve essere qualcosa di perfettamente fluido. E’ questo che mi piace del mio lavoro, avere il controllo su ogni singolo capo, per renderlo unico e speciale, come l’uomo che lo indossa.

Quale è il segreto dell’eleganza maschile oggi?
Sicuramente nelle ultime stagioni stiamo assistendo ad un cambiamento nelle vestibilità, con linee più morbide e sciancrature più armoniche. Realizziamo capi in linea con i dettami della moda, aggiorniamo i fit, pur rimanendo sempre fedeli all’immagine e all’identità del brand. L’utilizzo di materiale pregiati, i dettagli sartoriali, la vestibilità rigorosa sono gli elementi dell’eleganza.

Tre aggettivi per descrivere il tuo stile
Artigianalità intesa come utilizzo di materie prime di alta qualità e attenzione al dettaglio, Tradizione 

Il tessuto che ami di più?
Il tessuto che amo di più è sicuramente il saxony, un tessuto in lana cordata o pettinata che ottiene il suo nome dalla sua zona di provenienza ovvero la Sassonia, su cui si ottiene il Principe di Galles, elegante e senza tempo. 

I capi irrinunciabili per l’uomo questa stagione
Sicuramente le giacche. I revers molto grandi rappresentano una scuola di sartoria, difficilmente si trova una giacca così in confezione, sono il nostro DNA e ci saranno sempre. Il problema è che quando indossi una giacca con i revers normali non ti senti più a posto. Non puoi più farne a meno, come per le linee sciancrate e di carattere.

Cosa non può mancare nella tua valigia quando viaggi?
Quando viaggio, ciò che non deve mai mancare è un blazer nero. È sicuramente un capo passepartout con cui realizzare ogni tipo di look, dal denim ad un pantalone più elegante e che non deve mai mancare nel guardaroba maschile.

Libro preferito o che ci consigli di leggere?
Consiglio di leggere l’ultimo libro di Donato Carrisi, L’uomo del Labritinto. Donato è un uomo con moltissimi talenti e la sua ultima opera è un thriller psicologico che tiene il lettore con il fiato sospeso. 


Si era parlato dell’apertura di uno store a Milano, come prosegue il progetto?
L’espansione retail è sicuramente tra le nostre priorità. Milano, è la città da dove partiremo a brevissimo. 

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Arredare casa con gusto e creatività

I segreti dell’interior design a portata di mano

Tutti vogliono sentirsi a proprio agio nella loro casa. Riuscirci, per fortuna, non è una questione di dimensioni o di mezzi, ma principalmente di creatività e personalità. Non serve investire grandi somme, ma come spesso si usa dire “less is more”. Anche per quel che riguarda il portafogli. Seguendo le giuste indicazioni e tenendo d’occhio gli sconti nei negozi, è possibile arredare la propria casa con gusto senza spendere capitali.

Sempre più persone infatti comprano il minimo indispensabile e poi si danno al fai da te, creando complementi d’arredo che rendono ogni ambiente unico e personale. Questa scelta, oltre a rispecchiare il pensiero green sempre più rilevante al giorno d’oggi, è davvero azzeccata in termini stilistici. Vediamo insieme qualche consiglio su come rendere sempre più accogliente la propria casa e su dove trovare i complementi d’arredo migliori al giusto prezzo.

Una questione di colore

Scegliere i colori giusti è davvero fondamentale quando si organizzano gli spazi di una casa. Ovviamente ognuno ha i suoi gusti, ma vanno prese in considerazione soprattutto le dimensioni di ciascuna stanza. I colori chiari sono l’opzione perfetta per gli ambienti piccoli: non assorbono la luce al suo passaggio e danno l’impressione che il locale sia più ampio e luminoso. Puntare su colori neutri non è mai sbagliato, perché sono una base perfetta per altri tocchi di colore che possono essere più audaci. Infatti, avendo delle pareti a tinta neutra sarà più facile “giocare” con i complementi d’arredo, quali tende e divani colorati. Anche in cucina vige lo stesso principio: potremmo inserire alcuni elettrodomestici colorati (per esempio il frigorifero) per vivacizzare l’atmosfera. Per trovare alcune idee su utensili da cucina colorati basta navigare online, dando uno sguardo per esempio al catalogo Tupperware o alle offerte contenute nel catalogo Stanhome 2019. Questi permettono di avere sempre tutte le offerte disponibili in tasca e di risparmiare parecchio. Particolari e accessori colorati sono sempre un buon modo per donare calore e personalità ad ogni angolo della propria casa, occhio però a non esagerare! Un’accozzaglia di colori ammucchiati senza senso rischia di dare un’impressione di disordine e confusione.

Giochi di luce e spazi

Se una volta si puntava a creare case con spazi ampi e molti locali, la tendenza moderna (data anche dalla situazione economica di molte famiglie) è quella di abitare in appartamenti più piccoli. Per questo è importante fare di tutto per rendere meno opprimenti queste stanze e dare sempre l’impressione di aver più spazio. Per ottenere questo risultato si possono per esempio installare porte a vetro o intere vetrate per dividere alcuni spazi, oppure installare specchi su pareti scelte con cura. Gli specchi sono complementi d’arredo utilissimi perché uniscono tre funzioni: una pratica, una estetica e una strutturale. Alcune case, inoltre, hanno dei soffitti più bassi del normale. Per ovviare a questo problema dovremmo scegliere dei mobili bassi: in questo modo il soffitto sembrerà più alto e sarà più piacevole stare nell’ambiente.

Gli accessori fanno la differenza

A tutti piace risparmiare, perché risparmiare denaro significa spesso anche risparmiarsi sofferenze. Per fortuna non servono chissà quanti soldi per imprimere la vostra personalità alla vostra casa: bastano pochi accessori scelti con cura. Tende, tappeti, cuscini, soprammobili… tutti questi complementi d’arredo dicono molto di noi e permettono di dare un taglio personale ad ogni stanza. Non serve andare in negozi di alta fascia per trovare gli accessori perfetti per noi, ma basta un po’ di fantasia.

Per le personalità più estrose esistono interi negozi che si occupano esclusivamente di piccola oggettistica per la casa, che possono dare davvero un tocco in più a un ambiente altrimenti banale. Per trovare idee e suggerimenti da cui prendere spunto, andare su Internet e cercare per esempio: Tiger catalogo 2019. Potremmo attingere a moltissime idee senza muoverci da casa e senza usare volantini cartacei; un ottimo modo per proteggere anche l’ambiente.

Gli elementi di design vanno dosati con equilibrio. Si può eccedere un po’ magari nella stanza dei bambini, ma attenzione a non trasformare la casa in un negozietto dell’usato, riempiendolo di chincaglierie e infiniti soprammobili. Partendo da una base neutra, basta aggiungere gradualmente complementi d’arredo e accessori che rispecchiano la nostra personalità, finché non ci sentiremo veramente a casa

Contenuto sponsorizzato da Kimbino.

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Palestre Milano: gli indirizzi da scoprire

Il mese di Ottobre rende ufficiale l’autunno in città ed è il periodo migliore per sperimentare o iniziare nuove attività sportive. Tra novità e indirizzi del cuore, ecco i migliori club e discipline con cui tenerci in forma tutti i giorni.

Ceresio 7 Gym & Spa 

Un club dove l’esperienza fitness è davvero unica. Passione per lo sport, per la bellezza e per il benessere psico-fisico è esaltata dai massimi standard di qualità e assistenza al cliente. L’approccio parte dall’allenamento mirato e dall’applicazione di tutte le metodologie esistenti per incrementare la performance in qualsiasi disciplina praticata, sia a livello atletico sia amatoriale, favorendo uno stato di benessere a 360° gradi che interessa anche la bellezza e la cura della persona.

Dove: Via Ceresio 7, Milano

 Pilates Suite Brera

Un boutique studio dotato di tutte le ultime novità tecnologiche che evoca l’atmosfera accogliente e lussuosa di una suite d’hotel o di una elegante casa privata. Corsi di Stott Pilates®, approccio contemporaneo ed evoluto al metodo originale di Joseph Pilates, ma anche yoga, prepugilistica, kick boxing, ballet barre workout e ginnastica posturale. Si eseguono inoltre trattamenti terapeutici di riflessologia plantare, massoterapia, osteopatia, chinesiologia, anatomia della schiena e recupero funzionale.

Dove: via Fiori Chiari 14, Milano.

Barry’s Bootcamp

L’allenamento è basato su una combinazione efficace di un high intensity interval training, ossia 30 minuti di esercizi cardio su tapis roulant, 25 minuti con pesi liberi, bande e altri attrezzi per il corpo libero. Ogni giorno le classi ci propongono il training di un gruppo muscolare diverso. Non sono previsti costi di iscrizione o abbonamenti, ma qualora ci prendessimo gusto è possibile acquistare dei pacchetti convenienti. 

Dove: Via Senato 36, Milano.

Performante Fitness

Uno nuovo spazio a Milano dove ottenere le migliori performance per l’allenamento e gli altri sport in modo funzionale alla vita quotidiana.  Le strutture e le attrezzature sono pensati per l’allenamento funzionale anche a circuiti. Le novità per questa stagione sono gli small group, piccoli gruppi da 3-4 persone per un allenamento funzionale e coinvolgente.

Dove: Via Emilio Morosini, 32 Milano.

MÖT Studios

Uno studio con una nuova concezione di allenamento senza vincoli, né iscrizioni che ha l’obiettivo di offrire una scelta personalizzata di corsi per tutti i livelli, in un ambiente studiato nei minimi dettagli. Tra le classi prenotabili: power stretch, mat pilates, trx, yoga e MATRX un nuovo e originale sistema di allenamento che sfrutta la gravità e il peso del corpo.

Dove: Viale Francesco Crispi 3, Milano.

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“PUBLIC SPEAKING & STORYTELLING”: EVENTO SPECIALE DI BRUNO VETTORE

“Parlare efficacemente in pubblico valorizza idee, progetti e persone”, questo afferma Bruno Vettore, manager di riferimento nel real estate italiano, con esperienza trentennale al vertice di aziende come Tecnocasa, Pirelli RE, Grimaldi, Gabetti, FCgroup.

Da sempre attento studioso delle tematiche afferenti la formazione e la valorizzazione del “Capitale Umano”, è stato relatore in oltre 1000 seminari e conferenze, con circa 50.000 partecipanti ai suoi corsi ed eventi aziendali dedicati allo sviluppo del potenziale personale e professionale.

Ho sempre pensato che la capacità di comunicare possa creare empatia e coinvolgimento tra le persone e rendere più agevole il raggiungimento di obiettivi e risultati” dichiara Vettore a margine della giornata formativa “Creare e Motivare Team di Successo” tenuta recentemente a Milano di fronte ad una platea di oltre 70 professionisti ed imprenditori.

Ritengo che le aziende debbano, attraverso la formazione dei propri collaboratori, favorire processi comunicativi più fluidi ed inoltre  consiglio a coloro che hanno ruoli di responsabilità di migliorare ed affinare le proprie capacità di parlare al loro pubblico, interno ed esterno” conclude Vettore.

L’evento che si terrà il prossimo 21 novembre a Milano, “PUBLIC SPEAKING & STORYTELLING”, permetterà a manager, professionisti e imprenditori di migliorare l’approccio alla comunicazione durante un meeting, davanti ad una telecamera o semplicemente in una riunione di lavoro.

(Per  informazioni [email protected] / 02.36566067)  

Bruno Vettore è uno dei maggiori protagonisti del real estate  italiano, con esperienza trentennale al vertice di aziende come Tecnocasa, Pirelli Real Estate, Grimaldi, Gabetti.Nell’aprile del 2011 riceve l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”, conferita con decreto dal Presidente della Repubblica.Dopo l’uscita del primo libro nel 2013 “ Trent’anni di un avvenire”, nel febbraio 2017 pubblica “ I 10 pilastri della leadership”, short book sul tema della leadership applicata nel concreto.Nel dicembre del 2015 riceve il “Premio alla Carriera”, nell’ambito dei prestigiosi Real Estate Awards, importante manifestazione che premia le eccellenze del settore immobiliare nazionale. Attualmente è nel board di diverse aziende  ed a capo della sua società BV INVEST, che si occupa di consulenza strategica, formazione manageriale, network development e real estate advisory. www.brunovettore.it 

Eva Green: 9 curiosità sull’attrice di The Dreamers

Eva Green, la tanto acclamata attrice di The Dreamers, nasce a Parigi il 6 luglio del 1980, da Marlene Jobert attrice di origine algerina e di famiglia con origini ebraiche, che ora ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice per bambini. Il padre, Walter Green, è un dentista svedese di origini bretoni che apparve nel film “Au hasard Balthasar” nel 1966 ed è il fratello di Marika Green, attrice molto conosciuta.

Tornando alla biografia di Eva Green possiamo dirvi che ha studiato alla American School di Parigi, per poi laurearsi invece alla Saint Paul Drama School.

A soli 20 anni si trasferisce a Londra per circa 10 settimane, dove segue un corso di arte drammatica presso la Weber Douglas Academy e prosegue gli studi di regia alla Tisch School oh Arts di New York.

La sua passione non era in realtà quella di fare l’attrice ma quella di diventare una egittologa, ma una volta rientrata in Francia comincia a comparire in alcune rappresentazioni teatrali.

Sin da bambina ha vissuto in ambiente cosmopolita e multiculturale ed oggi è una grande sostenitrice dell’Unicef.

Ha una sorella gemella di Nome Joy, sposata con un nobile italiano, che Eva Green va a trovare in Normandia appena possibile.

Vi lasciamo con qualche curiosità.

9 curiosità su Eva Green

La bellissima attrice Eva Green definita da Bernardo Bertolucci, “talmente bella da essere indecente”, ha studiato intensamente per ben due mesi inglese con un insegnante privato per poter recitare la sua parte in The Dreamers, ma non finiscono qui le curiosità, eccone altre 5.

  1. Maxim nel 2006 ha collocato Eva Green al 16° posto al mondo nella classifica delle donne più hot.
  2. E’ convinta che esistano forze sovrannaturali che influenzano il nostro destino
  3. Eva green è fra le attrici più pagate d’Europa
  4. Non ama per niente lo shopping e le boutique di alta moda, preferisce andare per musei e mostre d’arte.
  5. L’attrice di The Dreamers è stata anche testimonial per Emporio Armani e Campari, due grandi Brand internazionali.
  6. Non è solo una grande attrice, ma compone anche musica e canta.
  7. Fra le sue passioni poco convenzionali possiamo citare quella di collezionare insetti e ossa.
  8. Ama passeggiare col suo terrier e cucinare.
  9. Non ama i social non ha un profilo Instagram e non parla della sua privata, che al momento è davvero un mistero.