White Milano settembre 2020: 5 marchi da non perdere

Tutto è pronto per l’inizio di White Milano settembre 2020, la fiera (dal vivo e non solo digital) del capoluogo lombardo che strizza l’occhio alla sostenibilità, alle ultime tendenze, alla diversity e all’incisività. Fino al 27 settembre, in mostra 200 aziende, 130 marchi sul sito b2b, che presentano le nuove collezioni dedicate alla primavera-estate 2021. Abbiamo selezionato cinque marchi, presenti in fiera nei prossimi giorni, da non perdere e su cui puntare. 

FEDERICO CINA

Romagna everywhere. Per Federico Cina, designer vincitore del contest Who Is On Next? 2019, il suo paese d’origine è davvero tutto. E lo si nota in tutte le sue collezioni: solari, ironiche, colorate e, senza dubbio, armoniche. «La moda è l’espressione di ciò che voglio parlare. Ogni collezione è un capitolo nuovo della mia vita», racconta il creativo.


WOOD’D

Wood’d è un lifestyle brand che realizza accessori. Il marchio prende forma nel gennaio 2012 dalla creatività e dalle capacità produttive dei fratelli Andrea e Stefano Aschieri. L’idea nasce dalla necessità di creare qualcosa insieme, partendo dal know-how che ha caratterizzato gli affari di famiglia che da oltre 40 anni produce accessori in legno per l’industria della moda. «Per me, quest’ultima è appartenenza, fiducia, sperimentazione, cultura, passione, creatività, cambiamento», spiega Stefano Aschieri. 


MICHELE CHIOCCIOLINI

Family business. A tutti gli effetti. Nel 2015, Michele Chiocciolini ha fondato l’omonimo brand, un progetto «in progress» di accessori Made in Italy che fa seguito alle sue esperienze giovanili come costumista per il cinema e per il teatro. «La moda è l’esigenza di esprimere una necessità, uno spaccato di cultura del momento, la trasposizione di sensazioni che si respirano nell’aria, attraverso la musica, leggendo un libro, viaggiando… Spesso un’ombra, una nuvola, un colore di muschio su un sasso di montagna come uno scoglio levigato dal mare comunicano queste sensazioni che diventano materiale, stampa, taglio, idee. La natura è la cosa che forse mi influenza di più, quindi la moda è natura che poi io rielaboro con una mia visione pop», spiega il designer.


ACBC

ACBC è una startup innovativa che progetta e produce calzature sostenibili. Nato nel 2017 da due giovani Italiani, Edoardo Iannuzzi e Gio Giacobbe, il marchio diventa subito globale grazie a un video che raggiunge 50 milioni di visualizzazioni e oltre 2500 clienti worldwide. A oggi, ACBC ha inaugurato 25 store monomarca in 9 paesi e vanta collaborazioni in co-branding con marchi tra cui Moschino ed Emporio Armani. La filosofia del brand è infatti di condividere il proprio know-how su materiali e tecnologie sostenibili per ridurre l’impatto ambientale proveniente dalla produzione di scarpe nel mondo.


VÌEN

Passione, determinazione e cultura. Secondo Vincenzo Palazzo, founder di VÌEN, sono questi gli ingredienti fondamentali per raggiungere l’obiettivo. A Putignano in Puglia, il creativo, come un maestro d’orchestra, dirige il proprio team, tra uffici, sartoria handmade e persino un dehors ricco di piante, dove meditare e riflettere. Per questa edizione, Vincenzo Palazzo è lo special guest di White Milano. «Non mi piace definirla e chiamarla moda. Moda vuol descrivere una cosa del momento. Per me i capi sono pensati per resistere al passare del tempo e per far propria storia attraverso i codici socio-culturali del contesto in cui essa nasce e vive nel futuro. VÌEN non è fatta per il momento: vive più in un passato proiettato nel futuro», racconta Palazzo. 


Frutta esotica anche dopo l’estate: quale scegliere, quando e perché

Non solo mele del Trentino o arance di Sicilia: nella nostra alimentazione quotidiana possiamo oggi integrare anche una bella porzione di frutta esotica, sempre più diffusa sulle nostre tavole e apprezzata anche dai più “tradizionalisti” in fatto di gusti. Sebbene questo tipo di frutta sia disponibile ormai nell’arco di tutto l’anno, per via della grande distribuzione, non va dimenticato che anch’essa è soggetta a stagionalità. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Le stagioni della frutta esotica

Se inizialmente la frutta esotica veniva prodotta solo in Paesi molto lontani dall’Italia, oggi sono moltissimi i frutti che vengono coltivati sul territorio nostrano. Ciò rende decisamente più semplice (e meno esoso) il loro acquisto e assicura una qualità e sostenibilità ambientale ben maggiore rispetto al passato. Con la crescita dell’e-commerce nel settore alimentare, poi, che ha visto un’impennata particolare in questi ultimi mesi, un’ulteriore incoraggiamento al consumo di frutta tropicale sta nel fatto che è possibile ordinarla anche direttamente su internet; oggi è infatti possibile anche farsela recapitare direttamente a domicilio con la propria spesa tramite piattaforme come EasyCoop, che propongono una buona scelta di frutta esotica online da mettere nel carrello.

Per quanto riguarda la stagionalità, essa varia ovviamente a seconda del tipo di frutto in questione. L’avocado, a seconda della varietà, inizia ad avere frutti maturi tra ottobre e gennaio, e non è più disponibile dopo il mese di aprile; il mango ha un periodo di coltivazione che va da agosto fino a inizio novembre; il frutto della passione si raccoglie da luglio a inizio inverno; l’annona matura tra agosto e settembre ed è disponibile fino a dicembre, mentre il litchi si trova a partire da ottobre. La scelta è sicuramente varia e, in termini di stagionalità, la frutta esotica può essere mangiata tutto l’anno: basta saperne variare l’acquisto e scegliere i diversi frutti disponibili a rotazione nella propria dieta quotidiana, soprattutto se si considerano le innumerevoli proprietà benefiche che presentano.

Le proprietà benefiche della frutta esotica

Sono diversi i benefici che il corpo può ricevere dall’assunzione di frutta esotica, dunque può essere utile conoscerne alcuni per orientarsi meglio nell’acquisto: in presenza di particolari problemi o anche se si vuole semplicemente migliorare il proprio benessere generale, mangiare questi alimenti può sicuramente dare una mano.

Cominciamo dall’ananas, ad esempio, uno dei frutti esotici più apprezzati in assoluto in Italia, soprattutto da chi è più attento alla linea: al suo interno si trova infatti la bromelina, un enzima che aiuta la digestione delle proteine. Il mango invece è ricco di vitamina A e C, senza contare che ha anche proprietà antibiotiche, diuretiche e lassative. Altro frutto molto popolare in Italia è l’avocado, che possiede molte calorie in quanto ricco di grassi e proteine; in più, fornisce un’ampia varietà di vitamine al corpo umano. Chi soffre di stitichezza o ha difficoltà nella digestione dovrebbe invece optare per il frutto della passione, che presenta un altro contenuto di fibre oltre che di ferro e fosforo; se invece il problema è la digestione può aiutare la papaya, che similmente all’ananas ha un enzima che facilita l’intero processo. Molto nutriente anche il litchi, che fornisce zuccheri semplici, vitamina C e sali minerali come potassio, ferro e magnesio.

Mangiare frutta esotica è quindi una scelta giusta, specie quando sta arrivando l’inverno: praticamente tutti gli alimenti citati in precedenza possono aiutare l’organismo a prepararsi alla stagione più dura per la salute, fungendo da veri e propri integratori alimentari naturali.

Mit Parade – 7 progetti dall’intesa vincente

Velocità a tutti i costi e una continua esigenza di comunicare attraverso chiavi di lettura innovative, sono i motori di questo periodo storico, sempre più affamato di nuovi linguaggi e contenuti inediti. La moda guarda oltre: dopo decenni di storia della moda, brand e stilisti sentono il bisogno di superare i confini della propria cifra stilistica, e mischiare il proprio tratto con un immaginario creativo proveniente da mondi diversi, sicuramente non scontati.

Le contaminazioni di genere raccontano un’ispirazione o una nuova visione sbocciata attraverso il lavoro di team d’eccezione e difendono l’importanza di una creatività libera e imprevedibile, senza confini. Dalle capsule collection firmate a quattro mani, ad accessori resi ancora più unici dalla visione di un artista, fino all’esperienza di qualità pensata da appassionati ed esperti, per vivere al massimo un capo o un accessorio che hanno il pallino dell’avventura.

E di valori condivisi si può sicuramente parlare quando ad attirare la nostra attenzione sono due brand come Puma e Replay. I due leader, nei rispettivi settori del denim e dello sport, hanno siglato una nuova partnership, dando luce alla limited edition Ralph Sampson by Puma x Replay, i cui dettagli in denim sono trattati con moderne procedure utilizzate da Replay per consentire uno spreco d’acqua praticamente nullo e rifinite con abrasioni e pigmenti completamente naturali, conferendo all’iconica sneaker un new look nel massimo rispetto dell’ambiente.

È di Fred Perry e Raf Simons l’obiettivo di riportare alla memoria i valori e i sentimenti del seminterrato più famoso di Londra: il 100 Club che prende il nome dal civico di Oxford Street. Luogo epico d’incontri tra musicisti, artisti e scrittori della subcultura londinese, ha ospitato il primo festival del punk internazionale e sul suo palco leggende della musica come i Clash, i Sex Pistols e i Rolling Stones. Una raccolta d’immagini e storie inedite sono state pubblicate in un libro edito da Ditto e Fred Perry dal quale Raf Simons ha scelto quelle destinate ai capi che sono entrati a far parte di questa personalissima capsule, che riflette il way of doing in perfetto stile punk del do it yourself.

Nietzsche sosteneva che i grandi uomini sono coloro che sanno ritrovare la stessa passione che da fanciulli mettevano nei giochi. Principio sposato da Adidas Originals che ha siglato il nuovo concept “Non è mai troppo tardi per giocare” con una versione ludica della storica ZX 8000, caratterizzate da dettagli che rimandano al mondo dei Lego, i mattoncini colorati più famosi al mondo, su talloni e linguetta.
Il lancio su scala globale dal 25 settembre su adidas.com/A-ZX.

Una collaborazione con il mondo dell’arte che confluisce in un progetto solidale di grande attualità è la duplice iniziativa di Oakley, leader indiscusso nella produzione di lenti top di gamma e total look dedicati al mondo dello sport e dell’outdoor. Da una parola giapponese che significa cuore-mente-spirito, prende il nome la “Kokoro Collection”, con l’intento di risvegliare il senso di appartenenza a un’unica comunità negli atleti che svolgono qualsiasi attività sportiva e di qualsiasi livello. L’artista scelto per interpretare la nuova identità di questa special edition è il celebre artista giapponese Meguru Yamaguchi, noto per la sua particolare gestualità e la sua pittura scultorea attraverso un uso molto materico dei colori e conferendo a ogni singolo prodotto una versione assolutamente unica. Per celebrare il lancio della collezione e il messaggio di solidarietà che rappresenta, Oakley ha effettuato una donazione di 200.000 dollari a favore del Solidarity Response Fund, creato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per fronteggiare l’emergenza COVID-19.

L’attenzione costante al design innovativo e i concetti di eccellenza e di esclusività sono elementi imprescindibili nella storia di Automobili Lamborghini e 24Bottle. Non a caso è stata scelta la Clima bottle a doppia parete, il fiore all’occhiello del brand, per la personalizzazione con l’iconico camouflage della Lamborghini Aventador SVJ. Il pattern è stato applicato manualmente su ogni bottiglia: questo le rende più preziose e soprattutto diverse l’una dall’altra. A chiudere il quadro, una tecnologia ad alto isolamento termico che preserva sapore e temperatura fino a 12 ore per il calore, fino a 24 per il freddo.

Per gli appassionati di calcio e dei suoi fuoriclasse, Corum ha dedicato un modello in edizione limitata al centrocampista bosniaco Pjanić con una carriera di oltre cento vittorie. Il pretesto per celebrare questo campione amato dai tifosi di tutta Europa è stato il passaggio al Barcelona. Nero, in gomma vulcanizzata, con dettagli rigorosamente verdi, colore scelto da Miralem, l’orologio appartiene alla collezione Admiral ed è stato presentato in una prima esclusiva edizione di soli 5 esemplari dedicata al mercato italiano, in onore del numero presente sulla sua maglia, che verrà omaggiata ai fortunati possessori di questa preziosissima prima edizione, con la firma del campione.

Ci sono partnership, poi, che hanno in comune valori ben lontani dalle questioni di stile, fondando le proprie basi su un vero e proprio stile di vita e una smisurata dedizione alla scoperta e alla salvaguardia della natura. È questa la missione di Gore-Tex Experience, un format di eventi realizzato con Provviste per promuovere il turismo sostenibile e i cammini attraverso nuovi itinerari delle zone più belle d’Italia. Tra eccellenze alimentari locali e l’equipaggiamento migliore messo a disposizione da Gore-Tex, dalle calzature all’abbigliamento ad alto livello tecnologico, avrete la possibilità di godervi in tutta sicurezza i 31 percorsi nelle 26 splendide località del nostro Paese, o lasciarvi ispirare dai podcast e video che verranno raccolti alla fine di ogni esperienza.
https://www.leprovviste.it/2020/09/11/un-autunno-di-cammini-e-merende-con-provviste-e-gore-tex/

Matchesfashion lancia il programma The Innovators per sostenere i nuovi talenti

La celebre piattaforma e-commerce inglese Matchesfashion lancia il suo nuovo programma The Innovators, il quale vede come protagonisti 12 fashion designer che si sono distinti nel panorama moda internazionale. “Cosa fa di un designer un innovatore?” è la domanda che ha dato slancio a questa iniziativa volta a supportare attivamente per un anno intero designer emergenti, talentuosi e, appunto, innovatori.

L’idea del progetto si è concretizzata durante la pandemia di COVID-19, come indicato dalla Fashion & Buying Director Natalie Kingham, quando i designer hanno sottolineato la necessità di avere un supporto più pratico, al fine di consentire ai propri brand emergenti di superare questo difficile periodo. Matchesfashion ha perciò deciso di rendere The Innovators un programma in grado non solo di dare risalto ai giovani talenti, ma di fornire loro anche un tangibile supporto con attività di tutoring e marketing.

Viene quasi spontaneo chiedersi la ragione di tanto interesse nei confronti dei nuovi talenti. É la stessa Matchesfashion a rispondere, sottolineando l’importanza e l’influenza nel settore fashion dei “piccoli brand dalla forte identità e dai solidi valori”.

I brand parte del programma non si limitano a rinfrescare gli standard di design ai quali siamo abituati, si tratta prima di tutto di innovatori sociali, fautori di un radicale cambiamento che si aspettano di portare avanti nel settore moda: sostenibilità, libertà di genere, diversità ed inclusione sono infatti solo alcuni dei valori di cui questi giovani designer si fanno portabandiera.

Art School

“Un innovatore è colui che sfuma i confini ed è ribelle nei confronti del sistema”

Con la peculiare estetica definita dagli stessi fondatori, Eden Loweth e Tom Barrat, “minimalismo decadente” il brand Art School propone abiti lussuosi ispirati al glamour holliwoodiano che rivisitano il concetto di genere.

Bianca Saunders

“Un innovatore è colui che sa distinguersi ed è sicuro di ciò che il suo lavoro ha da comunicare, oltre che essere in grado di crearsi un audience”

La designer Bianca Saunders fonda il suo marchio su tre colonne portanti: gender fluidity, eredità culturale e musica, che da sempre ha su di lei una grande influenza. I suoi abiti presentano un interessante dualismo: da un lato il minimalismo, dall’altro tessuti ricchi e decorati.

LOVERBOY

“Ciò che rende qualcuno un innovatore è la capacità di infondere un’autentica energia nei propri lavori. Il risultato è onesto e in esso è possibile identificarsi a prescindere dalle proprie origini ed estrazione sociale”

Il brand LOVERBOY rispecchia la visione del suo direttore creativo Charles Jeffrey, presentando il tipico spirito della vita notturna londinese. I suoi design sono contraddistinti da motivi pittorici e silhouette studiate dai dettagli intricati.

Chopova Lowena

“Penso che essere un innovatore significhi essere in grado di pensare e agire in maniera diversa, restando fedeli alla propria visione”

Il brand delle fondatrici Emma Chopova e Laura Lowena propone vestiti ready-to-wear ispirati dal contrasto tra abiti classici e sportswear, fondendo la tradizione bulgara con il rock anni ’80.

Wales Bonner

La fondatrice Grace Wales Bonner mostra nel design il suo amore per la bellezza, nonché l’intenzione di mischiare due mondi distinti: la cultura afro e il lusso europeo. Il tratto peculiare del brand è senza dubbio la rivisitazione dei concetti di razza e di genere.

Harris Reed

“Un innovatore è qualcuno che non ha paura, che non arretra. Qualcuno pronto a fare la differenza in questo mondo”

Il brand Harris Reed si fonda sulla bellezza e su un’identità gender fluid con una forte estetica ispirata all’era Vittoriana e al glam rock. Secondo lo stilista non è importante la situazione in cui ci si trova, c’è sempre un buon motivo per vestirsi bene e giocare con le silhouette.

Germanier

Per il fondatore Kevin Germanier l’obiettivo principale è quello di essere maggiormente consapevoli nella scelta dei tessuti. La sostenibilità per Germanier è al primo posto e lo mostra nelle sue collezioni, dove gli abiti sono creati da tessuto riciclato.

Ludovic de Saint Sernin

“Penso che tu sia un innovatore quando ti rendi riconoscibile nella tua unicità”

Lo stilista francese Ludovic de Saint Sernin mischia nelle sue collezioni uno stile minimalista e un taglio gender-neutral. È lo stesso stilista a dire che “l’abito è definito da chi lo indossa”.

Halpern

“Ciò che rende qualcuno un innovatore sono l’autenticità e un chiaro punto di vista. Se a tutti piace ciò che fai, probabilmente stai sbagliando qualcosa”

Per Michael Halpern la prima cosa è il colore: tonalità pastello e brillanti mischiate insieme in un design dalla silhouette definita ispirato alla vita notturna anni ’70.

Ahluwalia

“Penso che sia importante che storie autentiche siano raccontate da narratori altrettanto autentici”

Priya Ahluwalia presenta collezioni il cui tratto distintivo risulta essere, prima di tutto, il denim. Un altro aspetto fondamentale per la designer è la sostenibilità: utilizza infatti solamente rimanenze di tessuti per creare nuovi abiti.

Stefan Cooke

“Un innovatore è colui che ti fa dubitare della tua relazione con la moda”

Stefan Cooke e Jake Burt portano avanti la volontà di rendere “insolito il familiare”, creando pezzi totalmente unici. L’ispirazione è data dall’arte moderna e dalla subcultura urbana.

Thebe Magugu

L’omonimo designer di Johannesburg durante il processo creativo si concentra sull’elemento dello storytelling, raccontando attraverso i propri capi storie che non sono largamente conosciute o che potrebbero essere state dimenticate. Chiede un’industria moda più gentile, nei confronti dell’ambiente e degli stessi lavoratori del settore.

Sources: https://www.matchesfashion.com/intl/mens/stories/2020/09/the-design-innovators-issue/designers-introducing-the-innovators-aw20

Production: Christopher Garfield

Creative Booking Director: Tomasina Lebus

Photographs by Trisha Wars

Interviews by Billie Brand

3 indirizzi per una remise en forme a Milano

Con l’arrivo dell’autunno e la ripresa delle nostre attività quotidiane una remise beauty è quanto mai necessaria. Un nuovo taglio, un trattamento viso o uno scrub per prolungare il colorito faticosamente conquistato quest’estate. E se il tempo già scarseggia, ecco tre indirizzi dove potrete fare un check up di bellezza completo e uscire come nuovi. A voi la scelta!


Salon de Beautè

Il salone offre una serie di trattamenti personalizzati per viso, corpo, mani e piedi, massaggi e le ultime novità in fatto di epilazione con laser. Oltre all’estetica, è presente un’area solarium, dedicata all’abbronzatura, nonché la zona parrucchiere, composta un team di professionisti della cura del capello. Alla sede storica, in zona Duomo si è aggiunta recentemente la nuova struttura fra i grattacieli di CityLife, caratterizzata dalla criosauna, una news di tendenza da provare subito.

Dove: Viale Severino Boezio, 20 MilanoVia Victor Hugo, 4 Milano


La Prima Milano

Elegante, essenziale e moderno, sorge nel pieno centro di Milano, a pochi passi dal Teatro alla Scala. Dal 2015 diventa partner ufficiale di La Biosthetique, con l’obiettivo comune di soddisfare i bisogni del cliente con competenza ed innovazione. Offre numerosi servizi per i capelli e di estetica, quali trattamenti idratanti e anti-age per mani e piedi e trattamenti per la cura della pelle e massaggi personalizzati, con prodotti di ultima generazione, nonchè un corner make-up in cui una make-up artist valorizza ogni viso scegliendo fra una vasta gamma di prodotti e texture.

Dove: Via G. Verdi, 2 Milano


Marchina Hair Styling Hair, Beauty & Luxury Suite

Atelier di bellezza intimo e privato, adatto per fuggire dalla frenesia di Milano e prendersi cura di sé. Il suo concept si basa sull’idea stessa della “bellezza su misura”.Grazie l’esperienza di quattro generazioni di parrucchieri professionisti, Marchina offre servizi di man care, focalizzati sulla cura del dettaglio, per garantire ai clienti un servizio di alta qualità. Oltre alla regolazione della barba, l’Atelier garantisce un’esperienza di relax, con trattamenti viso, quali scrub ed impacchi anti-age. Inoltre, il salone offre una serie di servizi personalizzati, creati su misura sulla base delle esigenze di ciascun cliente, quali manicure, pedicure e SPA. Per un’esperienza di relax e privacy assoluta, il salone propone l’esecuzione contemporanea di trattamenti viso, corpo e capelli nella luxury suite, dove il cliente verrà seguito da un team di esperti dedicato.

Dove: Corso Venezia, 3 Milano

Regalare una borsa: con Liu Jo vai a colpo sicuro

Regalare una borsa elegante e di ottima fattura è nella maggior parte dei casi una delle scelte migliori. Se si conoscono i gusti della persona che deve ricevere il dono diventa ovviamente tutto più semplice, ma anche in caso contrario è possibile propendere per questo accessorio andando su modelli più tradizionali. Si tratta infatti di un tipo di regalo che piace praticamente a tutte perché concilia la bellezza con la classe. Quando si parla di borse eleganti, glamour e raffinate viene subito in mente una marca che sa distinguersi dalle altre: Liu Jo.

Perché scegliere Liu Jo?

Il marchio Liu Jo da tanti anni è sinonimo di eleganza e design completamente made in Italy.
Da sempre un marchio per donne con personalità e femminilità, è in grado di soddisfare tutte le richieste da parte della clientela, che sia una giovane teenager in cerca di un outfit cool o una donna adulta che vuole essere impeccabile a lavoro. La professionalità e affidabilità di questo brand ha fatto in modo che nel corso del tempo venisse riconosciuto come uno dei migliori marchi in commercio. Le diverse tipologie di stile ne hanno fatto un sinonimo di versatilità: Liu Jo ama dare di sé un’immagine di varietà di prodotti per tutti i gusti e tutte le tasche.

Come scegliere la borsa Liu Jo più adatta?

Come si può vedere anche dai diversi modelli presenti negli store online, le borse Liu Jo, in tutte le loro varianti, rispecchiano fedelmente lo stile che i fondatori hanno voluto infondere al marchio. La borsa Liu Jo è creata per le donne che cercano uno stile che enfatizzi la loro bellezza. Gli stilisti hanno da sempre creato per il marchio una borsa accattivante che sappia coniugare le tendenze della moda e la qualità della manifattura. Infatti si è sempre cercato di non sottovalutare l’aspetto della materia prima: fin dall’inizio la mission dell’azienda è stata una ricerca dei dettagli quasi maniacale. Una borsa Liu Jo è frutto del lavoro meticoloso dell’artigianato italiano che da sempre è sinonimo di eleganza, classe e personalità. 

Fare shopping può rappresentare un momento di svago e scegliere un buon prodotto può regalare spensieratezza e serenità. Donare una borsa, o un qualunque altro prodotto di moda, è un buon modo per far felice qualcuno e, al contempo, divertirsi nello sceglierla.

5 realtà sostenibili da conoscere

Green e digital stanno ormai rivoluzionando l’industria della moda, favorendo un cambiamento epocale senza precedenti.

Sostenibilità e tecnologia sembrano essere le nuove parole d’ordine di molte aziende di moda, alcune delle quali tendono a farsi carico di interpretare quei valori che vanno nella direzione della responsabilità sociale ed etica, altre diventano invece promotori di una vera e propria trasformazione digital.

Man In Town ha individuato alcune realtà di cui tener d’occhio sia per la loro filosofia green sia per la loro idea di far leva sulla capacità di innovazione digitale.

Acbc

Fondata da Giò Giacobbe ed Edoardo Iannuzzi, questa start up ha lanciato sul mercato un prodotto innovativo che non solo permette di viaggiare in modo confortevole, ma riduce fortemente l’impatto ambientale: si tratta di una scarpa modulare (una zip unisce tomaia e suola) e sostenibile (le suole si possono smaltire e riciclare grazie all’uso di materiali biodegradabili). Acbc permette di creare svariati modelli di scarpe con 1000 combinazioni, 10 suole e 100 tomaie per qualsiasi esigenza quotidiana. È una giovane impresa che si impegna e investe soprattutto per la salvaguardia del pianeta, con la necessità di mettere un freno all’impiego intensivo di risorse naturali e all’aumento senza sosta dei rifiuti.

Un percorso iniziato con un video su Kickstarter, in poco tempo diventato virale raggiungendo 50 milioni di view. “Qualcuno ci ha persino definito la Apple della calzatura”, ha dichiarato Giò Giacobbe, ceo di Acbc. Una vera e propria novità nell’universo del fashion che trova spazio in un segmento in forte crescita: quello delle scarpe da ginnastica, diventate ormai un must del guardaroba unisex. Acbc ha collaborato inoltre con importanti maison italiane, tra cui EA7 Emporio Armani e Moschino. La sua scarpa è stata definita dal quotidiano americano Wwd (Women’s Wear Daily) come la scarpa più sostenibile del mondo, e di recente Acbc è stata incoronata come migliore startup dell’anno, aggiudicandosi uno dei quattro investimenti dell’edizione 2020 di B Heroes, programma televisivo dedicato al mondo delle startup italiane.

Sito web: acbc.com

IG: @acbc.official

Sease

Nato nel 2016 da un’idea di Franco e Giacomo Loropiana, Sease è un brand maschile di outwear dallo stile contemporaneo che unisce tradizione, tecnologia e sostenibilità. La sua mission consiste nel valorizzare la filiera italiana, privilegiando la qualità dei processi di lavorazione e della materia prima, adottando soluzioni innovative nel pieno rispetto dell’ambiente. Da qui la riscoperta di lane autoctone, delle tinture chemical free e delle non tinture, come la lana al naturale, il lino e la canapa per la prossima calda stagione. Sease è rinomato per il suo tessuto tecnico Sunrise, ovvero lo storico tessuto Solaro rivisitato e re-ingegnerizzato in nylon bio-based e lana.

Sito web: sease.it

IG: @seaseofficial

Niccolò Pasqualetti

Giovane stilista toscano con un master alla Central Saint Martins a Londra, ha lavorato come designer da The Row, Alighieri e Loewe, ma è stato durante un tirocinio da Stella McCartney che ha approfondito la sua passione per la sostenibilità. I suoi capi, realizzati sia con vecchi vestiti sia con tessuti provenenti da stock delle migliori aziende artigianali tessili del mondo basate in Italia, sono il risultato di un’unione tra forme scultoree e fluide, quasi primitive e senza genere, che si integrano perfettamente con il corpo. L’intento è reinterpretare le tecniche della tradizione sartoriale in chiave moderna. Niccolò Pasqualetti crea anche collezioni di gioielli in materiali naturali.

Sito web: niccolopasqualetti.com

IG: @niccolopasqualetti

Tresarti

L’App Tresarti lanciata da cinque ragazzi italiani apre una nuova dimensione per il settore sartoriale e dà vita a un’esperienza digitale accessibile a chiunque abbia uno smartphone a disposizione, così che il consumatore può acquistare la propria camicia da qualsiasi parte del mondo. Si tratta di un’app che permette al cliente di creare la propria camicia online con 20 milioni di combinazioni possibili, e di essere misurato digitalmente attraverso due foto prese dal suo telefono. Un sistema di misurazione digitale che raggiunge il 97% di accuratezza sulle misure anatomiche in maniera sicura e veloce, elaborando le immagini senza intervento umano. Dai dati rilevati dalle due foto, l’App estrae il modello digitale di camicia e poi cancella i dati, per garantire la privacy. Il modello digitale può essere utilizzato per l’acquisto in seguito di altre camicie, senza effettuare la misurazione digitale. Alla fine il consumatore riceverà il capo scelto direttamente a casa, evitando di passare dal sarto. Il tutto in partnership con Canclini Tessile, azienda storica nel settore del tessile di alta qualità italiano. Tresarti presta anche attenzione al tema della sostenibilità: infatti, per la realizzazione delle camicie su misura, è possibile scegliere tra una vasta gamma di stoffe biologiche e riciclabili, prodotte con tecniche a basso impatto ambientale.

Sito web: tresarti.com

IG: @tresarti

Vitelli

Brand di knitwear dal design contemporaneo fondato nel 2016 da Mauro Simionato e Giulia Bortoli, si caratterizza per una lavorazione innovativa dei capi attraverso processi di produzione sostenibili e per la collaborazione con laboratori locali indipendenti. Il suo progetto 100% sostenibile, chiamato Doomboh, consiste nel creare capi attraverso un particolare procedimento di agugliatura dei filati di scarto provenienti dai maglifici vicentini. Tutte le creazioni di Vitelli sono realizzate esclusivamente con filati organici italiani certificati GOTS e RCS. Vitelli inoltre è parte del progetto The Sustainable Style, dedicato alla moda sostenibile e firmato Pitti Immagine, online sulla piattaforma digitale Connect fino al 9 ottobre.

Sito web: vitelli.eu

IG: @vitelli_official

Manintown supporta i giovani talenti e sceglie REAMEREI

In occasione della Milano Fashion Week 2020, Manintown supporta i giovani talenti e ospita dal 24 al 28 Settembre, nel suo nuovo spazio di via Felice Casati 21 il progetto REAMEREI.

Il marchio – nato nel 2019 dall’incontro creativo tra Enrico Micheletto, Marzia Geusa e Davide Melis  – ambisce a definire uno stile unico in cui la distinzione di genere diventi una linea sempre meno percettibile, adottando un approccio narrativo

REAMEREI è un palcoscenico, un viaggio tra realtà ambigue che affiancano la nostra. La loro vision si basa sulla volontà di far riaffiorare sogni perduti e speranze infantili distrutte dalla maturità. L’indagine estetica invece è incentrata sullo scontro tra la vita in città, con le sue comodità e le sue forzature, ed il bisogno di fuggire verso un ignoto illeggibile, riscrivendo la propria identità. Lo sguardo è volto anche verso diverse icone della cultura musicale e artistica italiana, combattendo un’ironica guerra contro la rinuncia al decorativismo maschile e, più in generale, contro il dimorfismo sessuale nello stile di vita e nell’abbigliamento.


Ogni pezzo è progettato come un portale narrativo, da interpretare al ne di diventare protagonisti di un racconto. Il brand si caratterizza per le stampe surreali che celebrano un’idea di bellezza fuori dagli schemi classici e razionali.

In esclusiva per Progetto Nomade + Manintown Gallery, REAMEREI presenta  la nuova capsule di t-shirt sostenibili, “Gnōthi Seautón” un invito per le persone a conoscere se stessi per  riscoprire i valori della generosità e dell’altruismo.

Nato durante il periodo di lockdown, Gnōthi Seautón, rappresenta il punto di partenza: una massima appartenente al tempio di Apollo a Delfi, che invita le persone a conoscersi al meglio, ma anche a non sconfinare in ruoli che non ci possono appartenere. Una scelta determinata da un’analisi sociale, in relazione al periodo storico che stiamo vivendo, segnato da violente propagande di odio e scontri sociali sempre più intensi, in una reinterpretazione che consiste nell’invito a riscoprire i valori della collettività. Le t-shirt sono realizzate in cotone biologico rigenerato e sono disponibili in due varianti, un’anticipazione della nuova linea artistica e filosofica del marchio che pone in primo piano il concetto di consapevolezza ambientale. I soggetti delle nuove stampe sono una dichiarazione dello stile REAMEREI. Realizzati in 3D, partono dal mito dell’Androgino di Aristofane per ridiscutere l’idea di Amanti Futuri: creature di ambigua provenienza, rivoluzionarie e immerse in un’atmosfera cyber-punk, prive di ogni etichetta, normalmente libere di vivere l’amore in libertà. Il progetto segna un punto di svolta per il brand che  vuole stimolare a costruire una realtà alternativa e fantasiosa nel quale natura e tecnologia convivono in armonia, interrogandoci sulla visione del futuro che accomuna le generazioni d’oggi.

Vaderetro: il brand vincitore del Pitti Award

Il nome sembra uscire da un fumetto horror anni Settanta, immediato e decisamente pop: Vaderetro. Mi ha colpito subito una loro felpa con la scritta ‘Nostalgia’, trovandola spiritosamente perfetta per i nostri tempi di malinconia, ricordo e paura del presente.

Ma il marchio fondato da Antonio D’Andrea e Hanna Boyer ha molte frecce al suo arco e non si ferma ad una sentimentale citazione del passato; dietro alla ricerca del duo c’è un’attitudine al recupero di tessuti, che li pone in piena sintonia con le istanze socio/eco-friendly che si stanno facendo giustamente largo nella moda contemporanea. Il brand Made in Italy realizza gran parte della collezione grazie ad artigiani locali che utilizzano tessuti riciclati o inutilizzati. E così dietro all’immaginario pop, la scatola della confezione ricorda un vecchio gioco da tavolo e subito fa pensare a momenti invernali passati nella tavernetta della nonna, c’è una precisa valorizzazione delle risorse del territorio partenopeo e della sartoria napoletana. 

Finalisti al prestigioso concorso ‘Who Is On Next?’, Vaderetro si è meritato il Pitti Award e noi li abbiamo intervistati alla vigilia del concorso. Ve lo facciamo conoscere!

Come vi siete avvicinati alla moda?

Un amore per gli “indumenti” in realtà c’è sempre stato. Non è mai stata una passione per la “moda” intesa come un qualcosa di glamour, di irraggiungibile, di costoso, “di marca”.  Piuttosto un’attrazione verso quegli elementi che poi sono l’essenza di questo mondo: i capi. Che sia una semplice canotta bianca, una felpa o una giacca doppiopetto interamente ricamata a mano, a prescindere dai brand o dai trend che si sono susseguiti negli anni. 

E come avete iniziato?

Negli ultimi 11 anni abbiamo vissuto rispettivamente a Londra (Antonio) e Parigi (Hanna). Sin dall’inizio abbiamo sempre lavorato nel settore moda, coprendo diversi ruoli nei vari department (dal creativo, all’amministrativo, dal commerciale al logistico etc) per brand molto prestigiosi, di cui non possiamo fare nomi  (P*ada, L**is Vui**on, Viv**nne West***d, Y*es S**nt Lau**nt, Arm*ni, shhhhh!)

Queste esperienze per noi sono state più che fondamentali per avere una comprensione a 360 gradi del settore e del suo funzionamento e che, successivamente, ci hanno portato a sviluppare un progetto interamente nostro.

Come è nato il progetto e perché questo nome?

L’idea del progetto Vaderetro è nata a Londra, dove ci siamo conosciuti. In seguito si è sviluppato in totale “isolamento” in Marocco, dove ci siamo trasferiti per circa 1 anno, ed infine, concretizzato interamente in Italia, dove viviamo e lavoriamo, per il momento.

La necessità di voler creare il mondo Vaderetro, che non reputiamo solo un brand, ma una vera e propria Art De Vivre, è scaturita dall’analisi del settore moda dove ci siamo resi sempre più conto che spesso ci si sforza troppo nella ricerca di “creare” il nuovo trend, la nuova “cosa”, la cosa “più cool”, di affermarsi come i creatori di un qualcosa che in realtà già è stato fatto. 

Con la nascita di Vaderetro noi vogliamo semplicemente bypassare questa parte “effimera”, dove ognuno esalta sé stesso per qualcosa che in realtà, spesso, non ha creato. Noi semplicemente vogliamo riprendere e riportare in vita elementi del passato (da qui nasce uno dei nostri motti “You have seen it before.”) e riproporle ai giorni nostri, senza nascondere, anzi accentuando il più possibile la fonte d’ispirazione. Da qui nasce anche il nome Vaderetro, dal latino, “tornare indietro”.



Sapete che sono innamorato di una vostra felpa che recita “Nostalgia”. Da più parti sembra forte l’esigenza di recupero, reale come ri-uso, ma anche come malinconia del passato. Da cosa nasce tutto questo, secondo voi?

Crediamo che la malinconia del passato provenga principalmente da un situazione attuale (economica, politica, sociale, ambientale) dove il panorama è tutt’altro che soddisfacente e rassicurante. L’unico modo per poter “scappare” da questa realtà è quello di rifugiarsi, anche solo per qualche istante, in un momento, in una sensazione provata durante l’infanzia, in un profumo o addirittura raggiungere il punto di essere nostalgici di epoche mai vissute, ma che ci sono state tramandate, raccontate come dei paradisi perduti che non torneranno più.   

Mi raccontate cosa proporrete in questi giorni a WION?

Nel secondo Capitolo delle nostre “Memorie” esploriamo e approfondiamo il tema dell’immigrazione – un tema molto attuale nel panorama mondiale che non risparmia l’Italia, ed esploriamo più precisamente la storia dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti. La capsule si focalizza sul fiorire della cultura italo-americana negli anni ’50 e ’60. Per farlo, ripensiamo alla persistenza dell’identità etnica tra gli italoamericani di seconda generazione, attraverso una fittizia trattoria familiare nel centro di Little Italy: Ria Rosa’s.

Con il passare del tempo sembra che si tenda a dimenticare questa parte di Storia, forse perché non vissuta in prima persona. Abbiamo ritenuto necessario affrontare certi eventi, ricordando attraverso questa collezione il tempo in cui eravamo noi italiani ad avventurarci su “barconi” in cerca di una vita migliore.



Da dove nascono le ispirazioni? Un luogo, un artista, una città capaci di ispirarvi? 

La particolarità è che il nostro concept non segue nessuna linea guida. Si resetta sistematicamente in ogni collezione e come conseguenza è molto imprevedibile. Prima di realizzare le nostre capsule, passiamo anche mesi ad analizzare, studiare l’epoca scelta e le sue sub-culture, movimenti artistici, eventi storici rilevanti etc. per far sì che la realizzazione finale possa far immergere, il più possibile, chi osserva nello zeitgeist dell’epoca scelta. 

Senza dimenticare l’arricchimento culturale personale che si acquisisce durante il processo di studio e creazione. Ad esempio la nostra capsula f/w 2020 è interamente dedicata agli anni ’80/’90, più precisamente all’infanzia e adolescenza di quegli anni. Come conseguenza, anche la scelta dei modelli, come potrai notare nella campagna ed e-commerce, sono ragazzi giovani, dall’aria semplice e spensierata, che stanno a ricordare il feeling che si aveva nel vivere la propria gioventù di quegli anni. 

Lo stesso lo si identifica nei capi dove tutta la capsule gira intorno ad un look maggiormente informale, con hoodies cropped che richiamano il merchandise delle famose rock band indossate dai teen dell’epoca, felponi in stile maglia da calcio anni ’80, uno degli sport più popolari dell’epoca tra i ragazzini, T-shirt che si rifanno ai famosi magneti con letterine sui frigoriferi o alla nascita di Windows 3.2, giacche doppiopetto che ricordano i neon quando si entrava in una sala giochi Arcade…in poche parole una “mise en abyme”!

Cosa non deve mancare nel guardaroba di un uomo?

Vaderetro è un brand interamente genderless, quindi la cosa che non devo mai mancare nel guardaroba, a prescindere dal genere, è l’immortale T-shirt bianca.



Un consiglio di stile per i nostri lettori?

Se ti “stai sforzando”, forse ti stai sforzando troppo. Lo stile parte dall’accettare la tua unicità, le tue particolarità, le tue differenze, accettandole e soprattutto amandoti. Una volta che questo lavoro è finito, e lungi dall’essere il più semplice, lo stile arriverà. Lo stile riguarda la nostra natura unica.

Vostro motto personale?
Come disse il pittore Carlo Levi: “Il futuro ha un cuore antico”. Come diremmo noi, in stile Vaderetro: “The past is the present’s future.”

Progetti e sogni per il futuro?

Il sogno sarebbe riuscire ad affermarci non solo come brand di “abbigliamento”, ma come un vero e proprio movimento culturale, avere la possibilità di lavorare con enti ed associazioni che lottano per cause a cui noi teniamo in modo particolare.  Disegniamo vestiti per trasmettere un messaggio, ma non basta: c’è bisogno di una partecipazione pro-attiva e di un impegno concreto.

Progetti ed idee future ne nascono ogni giorno; nel concreto, stiamo sviluppando una collab con una famosa cantina vinicola italiana e lanceremo per l’inverno prossimo la nostra prima collezione di “accessori”, non inteso nell’ambito della moda, ma bensì pezzi di arredamento… e non possiamo svelare dire altro. Stay tuned!

Il percorso di Giorgio Avola, campione olimpico di scherma

Per il campione olimpico di scherma Giorgio Avola (nato a Modica l’8 maggio 1989) non si smette mai d’imparare. Lui è uno degli atleti italiani più medagliati nella scherma e studente di economia alla LUISS. Sport e studio del resto sono due vere palestre integrate nel suo programma quotidiano che gli ha portato nel tempo diverse soddisfazioni, frutto anche di tanti di sacrifici, come ci racconta lui stesso nella nostra intervista.


Foto: Roberto Chiovitti @robertochiovittiphotography
Abito: Boggi
Location: Centro di preparazione olimpica Giulio Onesti Roma


Come hai vissuto il periodo di lockdown e come il tuo allenamento ne ha risentito?

Il lockdown è stato segnato certamente dalla presa di coscienza del rinvio delle Olimpiadi.  Avevamo molta voglia di iniziare e quindi è stata una grande delusione dover mollare tutto. Tuttavia, non ci ho messo molto a trovare un nuovo equilibrio. Sono stato a casa in Sicilia dove ho continuato ad allenarmi normalmente. Inoltre, sono riuscito a dedicarmi anche allo studio. (Giorgio è iscritto alla facoltà di Economia alla LUISS di Roma ndr).

Qual è stato il tuo primo approccio alla scherma?

Ho iniziato a praticare questo sport sin da piccolo, all’età di 5 anni e ho capito sin da subito che era la mia disciplina. All’inizio è partito tutto da mia mamma che ha sempre amato la scherma e desiderava che diventasse per me una palestra di vita con i suoi valori importanti, oltre all’eleganza e allo stile. Così, dopo le Olimpiadi di Atlanta 96 decise di iscrivermi. 

La tua giornata tipo quando prepari una competizione?

Praticando una disciplina a livello agonistico, svolgo 11-12 allenamenti alla settimana, con doppio turno giornaliero. Uno al mattino presto, di preparazione atletica, e uno di scherma alle 18.30. Durante la giornata mi dedico invece allo studio e a seguire le lezioni. Questo mi porta a sacrificare molto amicizie e uscite serali, ma non mi pesa perché in questo momento preferisco investire solo su me stesso.

Una vittoria importante e una sconfitta particolarmente dolorosa?

È una domanda difficile, la vittoria dura poco e forse ricordo meglio le sconfitte.  Tra le vittorie, sicuramente l’oro Olimpico al fioretto maschile nel 2012 a Londra. Quanto alle sconfitte, l’Olimpiade di Rio dove ho perso la medaglia a causa di una stoccata finale, anche se comunque è stato un momento molto importante, perché è lì che ho deciso di riprendere l’università, una sconfitta positiva che mi ha dato uno stimolo nuovo.

Che rapporto hai con il tuo maestro Eugenio Migliore?

Ho un rapporto molto forte con il mio maestro, maturato sin da quando sono piccolo (ci alleniamo insieme da 25 anni), basato su grande fiducia sulla pedana e amicizia al di fuori. Tra di noi c’è un linguaggio tutto nostro, fatto anche di molti silenzi. Siamo in grado di capirci senza necessariamente aver bisogno di parlare. 

Oltre alla scherma hai anche una passione per la musica e la chitarra..

Purtroppo non ho molto tempo da dedicare alla chitarra e alla musica. Tramite quest’ultima riesco ad esprimere lati del carattere che con la scherma non riesco a tirare fuori, una sensibilità insolita rispetto a quando gareggio, che però fa parte di me.  Prima di una gara mi carico ascoltando alternative indie rock o hindie pop perché mi serve ritmo. Dopo la competizione magari un blues o qualcosa di rilassante.

Il tuo rapporto con la moda?

La moda è un altro modo per esprimere un lato della mia personalità e mi piace molto. Sono affiancato da Boggi Milano da molti anni. Sono molto metodico nella scelta dei look, a volte scelgo il giorno prima quello per il giorno dopo. Mi piacciono in generale look basici come i total black ma non voglio mai scadere nella banalità, quindi inserisco sempre un pezzo che possa colpire o che risulti originale.

Come utilizzi i social?

Mi piace comunicare quando ho qualcosa di vero da dire. Quindi vado a momenti, vivo i social come un’opportunità e non un dovere.

Quali sono i tuoi progetti futuri, dove sarai tra 5 anni?

Il primo progetto è la laurea, mentre tra 5 anni mi vedo a fare qualcosa che mi renda felice, che mi permetta di svegliarmi con grinta al mattino e affrontare la giornata. Mi auguro di poter gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, ma non voglio affrontare l’argomento fino a che non ne avremo la certezza.

Come addestrare il tuo cane: 5 consigli preziosi

Avere un amico a 4 zampe ben educato è molto importante e necessario, affinché la sua presenza non ingombri o infastidisca altre persone o animali. Può sembrare difficile, ma con tanta costanza ed impegno si possono raggiungere degli ottimi risultati.

Come addestrare il tuo cane: 5 consigli

 Per prima cosa ci teniamo a ricordarvi di tenere a mente la responsabilità di prendere in adozione un cane. Quando si decide di accogliere un animale in casa, si deve essere prima di tutto consapevoli. Un animale non è un gioco, deve essere seguito con impegno, amore e dedizione, proprio come faremmo per un cucciolo d’uomo. Inoltre ricordate che gli animali, proprio come i bambini, sono il frutto dell’educazione che gli adulti impartiscono loro, quindi ricordate che la pazienza e la costanza sono d’obbligo per raggiungere l’obiettivo desiderato.

Vi lasciamo 5 consigli preziosi per gettare le basi di una buona educazione del cane.

1 portare fuori il cucciolo regolarmente

Il cane deve fare i bisogni fuori casa, e deve essere messo in condizioni di imparare a farlo. Quindi, soprattutto all’inizio, portatelo fuori spesso ed elogiatelo quando farà i bisogni fuori dalle mura domestiche.

Portate sempre con voi le bustine ed i guanti per rimuovere gli escrementi da terra e buttarli in un cestino, un cane può essere educato, ma spetta a noi essere civili e rispettosi del prossimo.

2 usare gli snack per l’addestramento e solo per quello

Se il vostro Fido esegue bene un comando, premiatelo con un bocconcino goloso, questa tecnica, detta del rinforzo positivo, è molto usata dagli addestratori. Usate però qualcosa che non sia ciò che mangia di solito. Vi consigliamo di usare il premio solo quando state insegnando al cane il comando, sarà più semplice fargli comprendere l’importanza del premio e soprattutto non farcelo abituare. Il segnale deve essere sempre lo stesso, in questo modo si instaurerà un collegamento tra il premio e ciò che il padrone si aspetta dal cane.

3 mantenere la coerenza educativa

Chiunque sia coinvolto nell’educazione del cane deve “parlare lo stesso linguaggio”. Il principio è lo stesso del premio: il cane non deve essere confuso. Quindi, se ogni componente della famiglia segue la stessa modalità di istruzione, il cane capirà cosa fare e cosa ci si aspetta da lui.

4 renderlo un gioco

Non solo il premio goloso, ma anche rendere l’addestramento un gioco può essere utile per far sì che il cane assimili i comportamenti positivi da assumere. In fondo, se ci pensiamo, anche noi umani impariamo più velocemente se accostiamo la “lezione” ad uno stato d’animo che ci riporta al divertimento.

5 addestramenti singoli e brevi

Le sessioni di addestramento non devono essere troppo lunghe, prediligete la frequenza alla lunghezza. Può essere una buona media 10-15 minuti al giorno, magari per un paio di volte nella stessa giornata. Sarebbe opportuno, inoltre, che ci si concentri su un comando alla volta, in modo da non confondere l’animale. Partite da comandi semplici, come il “seduto” o “a terra”.   

La fiaba di Riccardo Tisci: “In bloom” Burberry Spring/Summer 2020

Riccardo Tisci, direttore creativo di Burberry, ci trasporta virtualmente nella campagna britannica per la sua collezione spring/summer 2021.
Seguendo ogni norma di sicurezza anti Covid19, lo show ha preso vita con la perfomance dell’artista tedesca Anne Imhof ed il live musicale di Eliza Douglas, accompagnando la fiaba d’avanguardia proposta da Tisci.

Photo: courtesy of Burberry

“È iniziato tutto pensando all’estate Inglese; abbracciando gli elementi con un trench sulla spiaggia, mescolando sabbia e acqua. Ho immaginato le persone in questo contesto, come se fossi il guardiano del faro, e una storia d’amore tra una sirena e uno squalo, con l’oceano sullo sfondo, poi vissuta sulla terraferma” – commenta Riccardo Tisci in merito alla sua collezione “IN BLOOM”.
Il DNA britannico entra così in armonia con il moderno streetwear attraverso l’elemento naturale che ha da sempre caratterizzato il brand, l’acqua – il fondatore della maison Thomas Burberry ha inventato il gabardine, il primo tessuto tecnico progettato per respingere l’acqua e per proteggere il corpo, utilizzato per creare l’iconico trench, ad oggi ancora fulcro del brand.

Ma l’acqua è anche simbolo di rinascita e rigenerazione ed è così che Tisci decide di dare una “rinfrescata” ai capi iconici della maison.
L’uomo Burberry trae ispirazione dell’abbigliamento marinaresco, con capispalla sana maniche e un carcoat con motivo a pinna di squalo scolpito in neoprene 3D e una camicia con dettagli di resina traforata con anellini.
La donna al più vanta uno spirito ribelle e giovanile con giochi di tessuti e trasparenze come nei pantaloni di chiffon trasparente con dettagli di shorts stampati e nell’abito con corsetto di raso elasticizzato sovrapposto a strati di tulle arruffati, mentre la sera sfoggia cristalli e punti luce.

Lo show è concepito come un’installazione che esplora la libertà di espressione – trasformando la finzione in fatti mentre la realtà diventa irreale, il tutto accompagnato da una lieve oscurità dettata evidentemente dalla paura che ha “inondato” le nostre vite quest’anno.


Rimedi contro le zanzare: ecco i trucchi naturali

Le zanzare sono senza dubbio uno degli insetti più odiati e fastidiosi che ci siano. Le nostre migliori serate rischiano di essere rovinate dal loro ronzio e dalle loro punture. Per contrastare questi piccoli e fastidiosi esserini succhiasangue, esistono una miriade di rimedi. I più diffusi sono gli spray repellenti, ma lasciano troppo spesso un odore davvero poco piacevole sul corpo. Inoltre alcuni contengono sostanze dannose anche per gli esseri umani, quando necessario sarebbe meglio evitarli e dirigersi verso rimedi più naturali.

Rimedi naturali contro le zanzare

 Di base possiamo affermare che le zanzare odiano gli odori forti ed aspri, anche da quelli che noi consideriamo piacevoli, come il caffè o la menta. Questo è il motivo per cui la citronella è spesso usata come repellente. Ma non è l’unica pianta che può essere utilizzata a questo scopo. Scopriamo insieme quali sono i rimedi naturali contro le zanzare.

Caffè

Sapevate che le zanzare odiano il caffè? L’odore del caffè, soprattutto se bruciato le allontana all’istante, quindi perché non usarlo? Se vi trovate all’interno di ambienti chiusi potete bruciare un po’ di caffè in polvere all’interno della stanza, in questo modo allontaneremo le zanzare ed inebrieremo l’ambiente di un odore piacevole e rigenerante. Se vo trovate all’aperto, invece, potreste lasciare i fondi della moka in parti strategiche del giardino o all’interno dei vasi, le zanzare non si avvicineranno nemmeno ai vostri spazi esterni.

Limone e aceto

Tagliate qualche fetta di limone e immergetela nell’aceto bianco. Il loro odore intenso scaccia facilmente gli insetti, comprese le zanzare. Potete poggiare le fette di limone imbevute d’aceto in dei piccoli contenitori e posizionarli in diverse parti della casa, persino sui comodini, in questo modo, potrete addormentarvi senza quel fastidioso ronzio vicino alle orecchie e senza paura di essere punti.

Piantare l’aglio     

Piantare aglio in terrazzo o in giardino allontanerà e zanzare, proprio come farebbero con i vampiri. In questo modo non solo allontanerete le zanzare, ma avrete sempre l’aglio a portata di mano, per poterlo usare in cucina.

Oli essenziali

Molti sono gli oli essenziali che possono essere utilizzati per scacciare le zanzare. Si va dalla lavanda, al tea-tee, alla citronella, fino al neem o alla menta piperita. Tutti odori, per noi gradevoli, ma troppo forti per le zanzare. Potreste aggiungerne delle gocce alla crema corpo, oppure ad altri tipi di oli, come quello di oliva o di mandorle dolci. Potreste anche lasciarne qualche goccia in alcuni angoli strategici della casa, all’interno di vasi con dell’acqua e qualche scaglia di sapone di marsiglia.

Piante anti-zanzare

Se avete il pollice verde potreste pensare di aggiungere nel vostro giardino o sul balcone, le piante aromatiche che più vi piacciono, ma che non incontrano i gusti delle zanzare. Menta, basilico, lavanda, sono perfette per lo scopo. 

3 destinazioni per un lussuoso weekend di inizio autunno

Tre località tutte da scoprire, tra strutture eleganti e storiche tradizioni, all’insegna di un soggiorno di lusso da trascorrere in coppia o con amici, anche solo per un breve weekend. Una soluzione perfetta per spezzare l’inizio della nuova stagione lavorativa.


La residenza più esclusiva di Monaco di Baviera

Con una posizione impareggiabile e una vista diretta della maestosa tenuta imperiale di 490 acri di Nymphenburg Palace, con opere d’arte esclusive in ogni camera e interni elegantemente arredati, La Residenza Langham Nymphenburg di Monaco di Baviera offre comfort di lusso, privacy ed esclusività senza pari.  Per oltre due anni, il maniero del XVIII secolo è stato meticolosamente restaurato e riproposto come residenza privata su misura per gli ospiti. In uno spazio di 9.000 metri quadrati, il Langham dispone di sette bagni, quattro camere da letto, tre soggiorni, una spaziosa sala da pranzo, una cucina completamente attrezzata, centro fitness, sala conferenze, home cinema e cantina. La terrazza privata soleggiata consente agli ospiti di rilassarsi nel mezzo di un bellissimo giardino e offre inoltre spazio sufficiente per ospitare 100 persone, ideale per un evento esclusivo all’aperto.


Relax e lusso nel parco naturale del Mugello

La Tenuta Le Tre Virtù si trova inserita in un’atmosfera magica, dove il tempo rimane sospeso tra prato e cielo. Questo resort di classe sorge nel parco naturale del Mugello, a solo mezz’ora dal centro di Firenze e vicino all’autodromo “Mugello Circuit”. Varcando il cancello potrete scoprire l’agriturismo, classificato 5 spighe, che possiede un edificio principale composto dalla reception, il ristorante Virtuoso Gourmet e dalle sette suite, ognuna diversa dall’altra nell’arredamento, nei colori al loro interno e nelle profumazioni selezionate con cura dalla proprietà, per esaltare l’esperienza del soggiorno. Questa location è perfetta per un one day out di coppia, un matrimonio intimo ed elegante oppure un weekend in esclusiva tra amici.


Una finestra privilegiata sul Lago di Como

Il Grand Hotel Tremezzo è un hotel storico situato sul lago di Como che inizia la sua storia 1910, nel cuore della Belle Epoque. Un luogo incantevole, con una spettacolare vista panoramica su Bellagio, la Riviera delle Azalee e sulle splendide vette rocciose delle Grigne. La riapertura post lockdown, avvenuta lo scorso 26 giugno, prevede 30 delle 90 camere disponibili, un numero che consentirà agli ospiti di godere più che mai del Palace e di tutti i suoi servizi, per una vacanza speciale. L’offerta propone ben cinque ristoranti e bar, tre piscine, la T Spa operativa per massaggi e trattamenti e tutta la magia di sempre. E poi il rinnovato T Beach, con la sua inimitabile spiaggia che si apre al lago nei colori emblematici dell’hotel davanti a panorami mozzafiato.

Nei Albertí: Directed Tensions

Nell’ambito di Art Journey, un percorso che si sviluppa nell’organizzazione di mostre, eventi e iniziative culturali che esplorano connessioni inedite tra il mondo dell’arte contemporanea e l’impresa, Copernico e EFG Art Ltd. London, l’agenzia a supporto di artisti internazionali emergenti, presentano dal 9 settembre al 20 novembre 2020, Directed Tensions.

Si tratta di un progetto site specific di Nei Albertí per gli spazi di Copernico Centrale Milano, che sarà possibile visitare tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Noto per le grandi installazioni – nate da una riflessione sulla scultura contemporanea e sulle capacità comunicative della materia – l’artista catalano realizzerà un intervento in situ, basato sull’antinomia tra equilibrio e casualità, reinterpretando le linee di forza e aprendo ad una nuova percezione la struttura degli spazi.


Partendo dal concetto di tensione, Nei Albertí lavora sulle infinite possibilità di cambiamento che attraversano la genesi di un’opera, sospesa tra la paura e la gioia della creazione, come lui stesso dice : “Il caso diretto, l’inconscio misurato, la sorpresa e l’intuizione, l’immediatezza con la calma: questi concetti quasi antagonisti sono le basi fondamentali del mio ultimo lavoro”. Per gli spazi di Copernico proporrà un’installazione con cubi in vetro, metacrilato e lycra, ridisegnando i volumi del basement attraverso le luci, gli intrecci, i nodi, le diagonali e le torsioni dei fili e del tessuto.



Questa fluidità imprevedibile è alla base della riflessione dell’artista, che parla del presente come di un agglutinante dell’esperienza, in cui ogni passaggio modifica il precedente e configura il successivo: il dubbio alimenta un processo creativo, che altro non è che una messa a fuoco delle continue trasformazioni dell’energia, di una serie di improvvisi cambiamenti che passano anche attraverso la negazione.

Esattamente come sosteneva Adorno: “Non c’è arte che non contenga in sé, negato, come suo momento, ciò da cui si separa”.

Moda a impatto zero

È la nuova generazione di quegli oggetti di culto che hanno contribuito a costruire la popolarità di un marchio e hanno delineato le tappe di una storia intensa e ricca di contraddizioni, quella di una signora chiamata moda. Prima protagonisti degli anni del consumismo più sfrenato, rispondono adesso alla richiesta d’aiuto del nostro pianeta, con nuovi materiali e cicli di produzione evoluti al fine di favorire il sistema circolare, fondamentale per rivalorizzare i materiali tecnici ed evitare la produzione di sostanze inquinanti.

Il trionfo dell’estetica nella rivisitazione tutta personale di Jimmy Choo x Timberland (in copertina). Il più versatile dei boots mantiene sempre alti i riflettori su di sé, in una nuova veste unisex, anche per l’ambizioso progetto “Nature Needs Heroes” attraverso cui questo team d’eccezione s’impegna a far piantare 50 milioni di alberi entro il 2025 e restituire respiro ai polmoni del mondo. Un’edizione straordinaria, punto d’incontro tra due eccellenze: quella dell’outdoor e del fashion luxury, insieme per un obiettivo più grande. 

Più di cinque anni di ricerca ci sono voluti per raggiungere il Levi’s più ecofriendly di sempre, una costante collaborazione con Re:newcell ha portato a una svolta decisiva nell’economia circolare della moda. Questo lavoro a quattro mani permette, infatti, di rigenerare tessuti attraverso un processo simile a quello del riciclo della carta, dando alla luce Circulose® da cui nasce un nuovo tessuto progettato per la riciclabilità in modo da poter essere rigenerato più volte. Si apre, così, la strada a una produzione di capi di fatto completamente riciclabili e realmente circolari.

“Vogliamo riciclare i jeans Levi’s® in modo da non cambiarne la qualità. Il riciclo mantiene gli indumenti fuori dalle discariche e riduce al minimo l’uso delle risorse naturali. Stiamo trasformando i vecchi jeans in materiali di alta qualità, spingendoci oltre il tradizionale recupero del cotone, che accorcia e rompe le fibre. Grazie a fibre di alta qualità, i jeans Levi’s® durano più a lungo e nella logica di un’economia circolare i nostri vecchi jeans diventano nuovi, ancora e ancora.” Queste le parole di Una Murphy, Levi’s® Senior Designer for Innovation.

Da una famiglia che da tre generazioni ha alimentato la sua passione per l’eyewear, promuovendolo a un vero e proprio stile di vita, nasce Good’s, brand made in Napoli dal genio di Piero Buono, l’Architetto Francesco Maria Stazio e Walter Engle, anima giovane del brand che segue la comunicazione digitale. Un trio vincente, autentico sostenitore del Made In Italy il cui risultato è un prodotto di alta manifattura e dal design originale, realizzato con materiali ricercati totalmente bio ed ecocompatibili, come i telai in acetato Mazzucchelli M49, 100% riciclabile e biodegradabile. La prima collezione del brand è un tributo all’architettura partenopea, ripresa nelle preziose aste degli occhiali che evocano le bugne del portale di San Gregorio Armeno, le bugne a punta di diamante della chiesa del Gesù Nuovo e le lesene scanalate della Certosa di San Martino.

#REACT #REDUCE #RECYCLE: tre hashtag dall’affascinante sapore attivista per F_WD, il vegan brand pensato dal designer Raphael Young. Una collezione che si nutre di contaminazioni tra street style e urban futuristico ad alto impatto innovativo, nata con l’ambizione e l’impegno costante di contrastare, con i fatti, l’utilizzo della plastica, sostituendola con materiali organici e biodegradabili, non solo nella produzione del prodotto, ma anche nella ricerca di materiali alternativi per il packaging.

Coraggioso anche il progetto di Primark Cares che prende il nome di ‘TIME FOR CHANGE. A BETTER FUTURE’, scattato dal celebre fotografo inglese Rankin noto per aver ritratto icone del calibro dei Rolling Stones, David Bowie, Kate Moss e Sua Maestà la Regina. Nel concreto il brand si è impegnato a realizzare 60 milioni di prodotti con cotone sostenibile e/o materiali riciclati, provenienti da bottiglie di plastica riciclate o da rifiuti scartati. Una sfida ancora più difficile se pensiamo che Primark ha scelto di mantenere un’offerta accessibile per il proprio pubblico, raddoppiando gli sforzi per una produzione che rispetti l’ambiente.

Non resta indietro il marchio svizzero Guess, prossimo al suo 40° anniversario, che si tinge di verde con la nuova linea Smart Guess Eco Capsule, per volere del suo Direttore Creativo Paul Marciano, il quale desidera concentrarsi su una via più sostenibile per il pianeta soprattutto per la produzione del loro denim che è stato all’origine del loro successo. Un nuovo ciclo di produzione dedicato a questo prodotto di culto prevede una riduzione d’acqua del 70% e l’utilizzo di fibre ricavate da bottiglie di plastica riciclate, per ottenere un nuovo ciclo produttivo per il futuro ad impatto zero.

È di Frau, l’azienda produttrice di calzature con 68 anni di esperienza, l’innovativo progetto Go!Zero: la prima suola realizzata in materiale degradabile al 100% in soli 502 giorni, sviluppata dai laboratori di ricerca Gommus. La capsule urban chic risponde ai canoni di leggerezza e comfort, da sempre nel Dna dell’azienda.

Tra i più grandi sostenitori del plastic-free, c’è un new player Nat-2 che ha trovato il modo di ricavare una pelle di qualità da uno speciale tipo di fungo: il fomes fomentarius, il fungo dell’esca. È prodotta in Italia, ma la paternità di questa scoperta straordinaria è tedesca, frutto dell’ingegno della designer Nina Fabert di Zvunder e perfezionato dal team tecnico di Nat-2. Attraverso un’accurata lavorazione artigianale di questo fungo non commestibile, si ottiene un cuoio “non cuoio” in svariate sfumature di colore. Gli unici elementi in microfibra utilizzati sono ottenuti da bottiglie di plastica riciclate.



Anche Ben Sherman abbraccia l’impegno a salvare il pianeta, con una collezione interamente sostenibile dal gusto preppy che lo riconsegna al suo antico heritage ma con un approccio più consapevole, vestito di nuovi materiali organici e riciclati.

4 pericoli domestici: ecco come evitarli

Se dovessero chiederci qual è il posto più sicuro per noi e per la nostra famiglia, risponderemmo con tutta probabilità, la nostra casa.

Per tutti, la casa è il porto sicuro, il luogo in cui rifugiarsi. Ma anche la casa nasconde dei pericoli, e può essere luogo di incidenti anche se spesso sono causati solo dalla nostra disattenzione e dalla fretta di fare le cose in poco tempo.

Ecco quali sono gli incidenti domestici più frequenti e qualche consiglio per poterli evitare.

4 pericoli domestici e come evitarli

1 Ferite da taglio

Quasi la metà degli incidenti domestici ha a che fare con i tagli. Non soltanto causati dall’utilizzo di coltelli, ma anche con altri componenti affilati, come per esempio vetro o latta. Basterebbe utilizzare un paio di guanti in lattice. Aderendo bene alla pelle e alla mano, non intralcerebbero la manualità, quanto meno il taglio, seppur dovesse superare lo strato del guanto, risulterebbe molto meno profondo.

2 Cadute accidentali

Anche le cadute sono molto frequenti tra gli incidenti domestici, soprattutto tra i più giovani. I ragazzi, infatti tendono ad arrampicarsi dove non dovrebbero e rischiano così di perdere l’equilibrio. La maggior parte delle cadute avviene sulle scale, per evitare di cadere o scivolare dalle scale ci sono delle accortezze da seguire. In particolare si dovrebbe evitare di salire o scendere dai gradini scalzi o con calzature che non aderiscono correttamente al suolo.

Sarebbe opportuno evitare di percorrere le scale portando oggetti ingombranti che impediscono di vedere i gradini e poggiarsi al corrimano, che dovrebbe essere sempre presente. Anche l’illuminazione gioca un ruolo fondamentale, dovrebbe essere idonea ad illuminare ogni singolo angolo della scala stessa.

Infine, ricordatevi di non creare ostacoli sui gradini lasciando ingombri lungo il percorso. 

Si può cadere anche a causa di pavimento scivoloso. La causa potrebbe essere l’eccessivo uso di cera, quindi attenzioni alle dosi. Attenzione anche a tappeti e zerbini, che possono non aderire bene alle pavimentazioni e agevolare la perdita di equilibrio.

Se in casa ci sono dei bambini piccoli, installate dei cancelletti in ambi gli accessi delle scale.

3 Ustioni

Molte volte abbiamo rischiato di ustionarci con pentole o cibi bollenti. Il consiglio è quello di utilizzare i guanti da forno, che proteggono anche i polsi. In cucina sarebbe opportuno usare i fornelli che si trovano nella parte più interna del piano cottura, oppure girare il manico verso l’interno, in questo modo si eviterà di rovesciare le pentole e, allo stesso tempo, allontanarle dalla portata dei bambini.

4 Spigoli

Se in casa ci sono colonne isolate e spigoli vivi, sarebbe opportuno utilizzare dei paraspigoli. Potrete sceglierli in legno con colori in contrasto al colore di base della parete. Attenzione anche all’illuminazione e a non ingombrare le vie di passaggio con troppi elementi di arredo, diminuirete il rischio di inciampare o di sbattervi contro con i piedi.

Festival mix 2020, ospiti e anteprime della kermesse dedicata al cinema queer

Un’edizione, quella del 2020, che si svolgerà dal 17 al 20 settembre attraverso una formula ibrida; ai tre giorni di proiezioni digitali in collaborazione con la piattaforma MyMovies si affiancheranno quattro serate di proiezione fisiche al Piccolo Teatro Strehler e al Piccolo Teatro Studio Melato.

Mix, dal 1986 rassegna cinematografica simbolo della comunità LGBTQ, sceglie così questa formula inedita per garantire al meglio le norme di distanziamento sociale, continuando a dare voce ai registi indipendenti più interessanti del panorama Queer.



Noi di Man in Town abbiamo intervistato per l’occasione Andrea Ferrari, CO-direttore artistico del Festival Mix:

Com’è stata l’organizzazione del festival in un anno così particolare? Ovviamente è’ stato molto complicato ma la forza del nostro progetto sta anzitutto in un lavoro di squadra che è costante durante tutto l’anno. Senza il nostro affiatato team nulla si sarebbe potuto realizzare in un periodo “normale”, figuriamoci nei mesi scorsi….e per quanto mi riguarda il mio primo pensiero e ringraziamento va a Debora Guma e Paolo Armelli che insieme a me dirigono il Festival.



Chi saranno gli opiti di questa edizione?

Con orgoglio posso dire che sarà consegnato il riconoscimento #MoreLove a Gino Strada e quindi come di consueto incoroneremo le nostre Queen.La Queen of comedy 2020 è Paola Cortellesi; la Queen of Music 2020 è Miss Keta. Ci sarà anche spazio per la musica dei Booda freschi di X-Factor e un’esibizione di vogueing della grande La B Fujiko. Non mancheranno momenti di comicità con Michela Giraud e Paolo Camilli….e tanto tanto altro. 



Considerazioni sul ddl zan in discussione in parlamento?

Posso solo dire una cosa che mi sembra scontata…. ma purtroppo non lo è per alcuni politici; una legge come questa può solo portare beneficio … non solo alla comunità lgbt ma alla società tutta e trovo veramente fastidioso che il dibattito in corso, come spesso accade quando si affrontano certi temi cari alla comunità lgbt, riesca solo a tirare fuori il peggio da certi personaggi pubblici, con affermazioni che quando non sono offensive  sono come minimo di una stupidià disarmante.


Due film in programma che non possiamo perderci?
And Then We Danced sull’amore contrastato di due ballerini georgiani e poi Welcome To Chechnya, testimonianza durissima sulla feroce oppressione antigay nel Caucaso, ma ce ne sono molti altri da non perdere.

Tattoo Art: se la pelle non è abbastanza

I tatuaggi sono sempre esistiti e la pratica di caratterizzazione indelebile del corpo umano con processi affini a tecniche artistiche grafiche come l’incisione affonda letteralmente le sue radici, o i suoi aghi, nella storia dell’uomo. Ogni civiltà, area geografica ed epoca vanta la creazione di tecniche e tecnologie diverse che, giusto per darci un’idea, spaziano cronologicamente dall’antico Egitto a oggi, passando addirittura dal più insospettabile Medioevo, quando i pellegrini cristiani si tatuavano sulle braccia i simboli religiosi dei santuari visitati.

Al giorno d’oggi e soprattutto nell’ultimo decennio, l’arte del tatuaggio si è gradualmente manifestata come mezzo espressivo preferito di molti artisti contemporanei, fino ad apparire in musei, gallerie e tra i top-lot delle case d’asta internazionali. 

Ma attenzione, per le sperimentazioni di questi artisti pare che la pelle umana sia diventata un limite e le loro creazioni abbiano iniziato ad invadere, ornare e animare oggetti e materiali di ogni genere. 

I marmi tatuati di Fabio Viale

Uno degli artisti più noti della scena nazionale e internazionale è sicuramente Fabio Viale, scultore classe 1975, che fino al 4 ottobre 2020 è il protagonista della mostra “Truly” curata da Enrico Mattei e realizzata con il sostegno della Galleria Poggiali nella città di Pietrasanta. In questa occasione la piazza del Duomo si è trasformata in un ideale scenario metafisico per i marmi tatuati dell’artista cuneese, legato alle cave della Versilia sin dagli esordi della carriera.

I suoi segni realizzati sulle sculture-icona della classicità sono riletture personali delle più attuali tendenze del tatuaggio, da quelli del mondo criminale e giapponese, ai nuovi orientamenti sudamericani e dei Trapper. 

Il David di Michelangelo, il Torso Belvedere, la Venere di Milo e il Laocoonte si vestono di una nuova lingua di segni Old Style che rende Fabio Viale un attento interprete della sensibilità dei nostri giorni. Questo dialogo tra antico e contemporaneo trova infine la sua massima espressione nell’opera inedita ispirata al Torso Gaddi, sulla cui superficie marmorea sono tatuati i noti motivi dello stilista Marcelo Burlon.

Le ceramiche di Luca Mamone 

Diversa invece l’esperienza di Luca Mamone, tattoo artist romano classe 1975 che dopo una lunga gavetta negli anni Novanta, nel 2000 apre lo studio Santa Sangre Tattoo nel quartiere San Lorenzo. Girato il mondo tra studi e convention internazionali, avvia l’attività della Santa Sangre Supply, una società di produzione di macchine artigianali per tatuaggio e nel 2012, con il socio Nello Rossini, fonda lo studio Grim Reaper Tattoo nel quartiere di Porta Portese a Roma.

Sebbene Mamone nasca come tatuatore, a quanto pare la pelle non è abbastanza per lui e il 28 febbraio 2020, appena prima del lockdown dovuto al diffondersi del Covid-19, inaugura presso lo spazio Contemporary Cluster di Roma “1000°”, la mostra di ceramiche tatuate curata da Giacomo Guidi e realizzata con la collaborazione di DRAGO. 

I venti pezzi in esposizione parlano un linguaggio ibrido che mixa l’iconografia e le tecniche di cottura della tradizione giapponese con forme classiche mediterranee, fino a dar vita ad un immaginario bestiario proveniente della cultura tatuatoria.

Roma, capitale dei tattoo artist

Se al tempo dei romani era nota come caput mundi, al giorno d’oggi Roma pare essere diventata la capitale dei tattoo artist. Ce lo conferma il ricco calendario di Contemporary Cluster, uno spazio dedicato alla fusione tra le varie espressioni creative della contemporaneità in cui spesso vengono esposte le opere di tatuatori che amano sperimentare la propria arte anche oltre il corpo umano. Prima di Luca Mamone infatti vi ha debuttato la collezione di ceramiche “Cilla Marea” create da Pietro Sedda per il noto marchio Rosenthal, mentre nel 2021 sono già in programma una mostra di design di Lupo Horiokami e una con le pitture di Michael Rasetti.

La sostenibilità secondo Matteo Ward

Parliamo di nuovi scenari sostenibili legati al settore del fashion con Matteo Ward, co-fondatore del brand responsabile Wråd e art director della sezione di White dedicata ai progetti green. Nell’intervista ci racconta il suo percorso e la visione per il futuro.“Siamo nel mezzo di una rivoluzione sistemica che va ben oltre aspetti come il cotone organico o il nylon riciclato. Oggi il prodotto deve avere uno scopo e offrire un servizio».  



Raccontaci come è iniziata la passione per la sostenibilità? 

Mentre lavoravo in Abercrombie, il ruolo che ricoprivo mi ha portato ad intraprendere un percorso di scoperta della verità circa il reale costo dell’industria di cui facevo parte. I dati sono spaventosi: per produrre una maglietta occorrono fino a 2.700 litri di acqua, per la tintura e finissaggio dei capi possono essere utilizzate tra le 1.600 e 2.000 sostanze chimiche dannose per la nostra salute e gli ecosistemi. E ancora, pensare che più della metà dei nostri capi contiene polyestere e che questi, acquistati e consumati ad un tasso sempre più elevato, possono impiegare fino a 200 anni per essere smaltiti o ragionare attentamente sull’impatto sociale della produzione tessile. La scoperta di tutti questi fattori e molti altri hanno contribuito a far crescere in me la voglia di mettere in discussione lo status quo. Decido quindi di licenziarmi e di investire la mia liquidazione per dar vita ad un progetto con un impatto sociale e ambientale, educativo in primis. Non potevo più accettare di contribuire involontariamente a rendere l’industria della moda una delle più inquinanti al mondo. Quindi assieme a Victor Santiago e poi Silvia Giovanardi diamo vita a WRÅD ispirare il mercato a manifestare valori sociali e ambientali attraverso prodotti tangibili al fine di catalizzare il cambiamento. 

C’era e c’è ancora, un’enorme asimmetria informativa rispetto al vero costo della moda. Questa è stata la vera motivazione ad abbandonare la mia zona di confort per dedicarmi a trovare soluzioni finalizzate a generare consapevolezza attraverso il design, l’educazione e la comunicazione. 



Quale è il tuo approccio a questo mondo? 

Bisogna lavorare con approccio e visione sistemica, ragionare a compartimenti stagni nel campo dello sviluppo sostenibile è rischioso e potenzialmente controproducente. Dobbiamo tenere a mente che tutto ciò che produciamo nel campo tessile (anche se fatto con materie prime naturali considerate responsabili) ruba comunque risorse naturali necessarie per rispondere alle reali esigenze di una popolazione in aumento. Non possiamo continuare a rubare acqua a persone e paesi in crisi di risorse per produrre milioni di tonnellate di vestiti di cui nessuno ha reale bisogno. 

Noi lavoriamo su tre fronti: educazione, innovazione e design. Ogni business unit è sinergica alle altre e lavoriamo per ispirare il pubblico a voler seguire modelli di consumo più responsabile e al tempo stesso per mettere sul mercato progetti e processi innovativi, smart e responsabili, in risposta alle rinnovate esigenze dell’umanità. Il prodotto deve essere ri-allineato con i veri bisogni delle persone, salute in primis – e il sistema deve passare da uno stato di individualismo lineare, che sta distruggendo l’ambiente e le persone, ad una nuova forma di collaborazione circolare. 

Quali le figure di riferimento che sono state di ispirazione? 

A livello lavorativo Susanna Martucci, founder & CEO di Alisea e Perpetua. È stato il nostro primo investitore, con lei abbiamo fatto una partnership che ci ha portato a inventare una nuova forma di tintura che recupera la polvere di grafite scartata dai processi di lavorazione industriale. 



I tuoi prodotti più significativi e innovativi? 

Nel 2016 ha preso appunto forma la partnership con Susanna Martucci di Alisea che ci ha messo a disposizione la sua esperienza nel campo dell’economia circolare per portare innovazione nelle filiere tessili. Frutto di questa sinergia è G_pwdr technology, un processo innovativo di tintura con grafite riciclata, oggi brevettato. Una tecnologia che ci ha consentito di giustificare la creazione di nuovo prodotto in un mondo che di certo non ha bisogno di altre t-shirt e jeans in quanto ci rendiamo subito contro che attraverso la tecnologia g_pwdr anche una semplice maglietta poteva diventare molto di più – un reale servizio. G_pwdr technology consente infatti di ridurre il consumo d’acqua in fase di tintura del 90% e di eliminare l’utilizzo di pigmenti chimici riciclando il sottoprodotto inevitabile della produzione di elettrodi in grafite. Un processo unico, ispirato da una tradizione di tintura minerale che affonda le sue radici nell’antica Roma, che WRÅD ha riscoperto e re- immaginato grazie agli abitanti di Monterosso Calabro che per secoli si sono tramandati oralmente questa pratica. Questa scoperta consente la creazione di GRAPHI-TEE endorsed by Perpetua. La prima t-shirt che recupera 20 grammi di grafite altrimenti destinata alla discarica. 

Come sta evolvendo il mondo della sostenibilità? 

C’è molta più attenzione da parte del mercato (Gen Z in primis) anche se il value-action gap, la distanza cioè tra chi manifesta la volontà di volere prodotti responsabili e di adottare uno stile di vita piu smart e chi poi effettivamente mette in atto questi principi, è ancora alto a causa di barriere di diverse tipo che dobbiamo abbattere. 

Ci sono vere rivoluzioni in corso nella filiera tessile, anche con diverse eccellenze italiane, che stanno mettendo a punto processi innovativi per ridurre sempre piu il consumo e deturpazione di risorse naturali fondamentali per l’umanità.
Persiste però il problema che se i brand e il sistema pensano che basti fare uno switch a modelli produttivi più responsabili per potersi definire “sostenibili” senza cambiare il loro modello di business allora non vedo evoluzioni sul fronte dello sviluppo sostenibile. Crescita incrementale e idea di profitto che non considera il capitale umano e quello naturale nell’equazione non sono compatibili con il concetto di sostenibilità. Fondamentali diventano i servizi e le tecnologie funzionali a rendere anche il prodotto tessile un servizio, riducendo cosi significativamente la sovra-produzione, in un sistema che deve riportare il rispetto per la salute dell’uomo e di tutte le specie viventi al centro. 

Back to gym, i prodotti beauty post allenamento

Con il rientro in città, quello di fare attività sportiva è il primo dei buoni propositi da mettere in pratica nel mese di Settembre, ma anche l’occasione ideale per rinnovare il nostro beauty con prodotti specifici dedicati a questo momento della giornata. Nella gallery, una selezione di alleati ideali per il post allenamento con texture e fragranze alle quali difficilmente saprete resistere.

Workout Hair&Body Wash – WOMO

Shampoo doccia 2in1 con una composizione molto delicata, adatta a tutti coloro che praticano frequentemente un’attività sportiva. La sua formula energizzante, dovuta alla presenza di taurina e caffeina, è bilanciata dall’azione protettiva dell’arginina.

Revitalising Dry Shampoo – TIGI

Shampoo secco che assorbe il sebo in eccesso e rinfresca il capello, grazie alla presenza di Alluminium Starch Octenylsuccinate, Silice e Isopropyl Miristate. Perfetto per donare lucentezza, volume e consistenza ai capelli dopo un allenamento o prima di una serata imprevista.

Pro Invisible – Adidas

Questo deodorante è ideale durante e dopo l’attività sportiva, per tutti coloro che vogliono allenarsi con una protezione invisibile ma sicura. La sua nuova formula protegge dai cattivi odori, dal sudore e riduce la possibilità di comparsa di aloni e batteri sui vestiti.

Mineral Body Lotion Susanne Kaufmann

Lozione corpo caratterizzata dall’associazione di 7 sali minerali, come il fosfato di sodio, con numerosi attivi botanici, quali il trifoglio rosso e la salvia sclarea. La formula agisce sul sistema miofasciale, rilasciando le tensioni ed incrementando l’energia cellulare. Può essere utilizzata sia prima e che dopo l’allenamento.

Fjäderholmarna Body Wash – &Other Stories

Un bagnoschiuma che unisce nuove proprietà rinvigorenti alla detersione del corpo. Ispirato alla visione svedese della natura, la fragranza evoca una sensazione di freschezza, grazie alla presenza di elementi come il pomelo e la menta verde, ideali per il rilascio delle tensioni muscolari.

Baume Essentiel Hydratant – Eisenberg

Questo gel-crema idro-protettore apporta una sensazione di freschezza e benessere alla pelle, grazie all’azione dell’acido ialuronico e di agenti biotecnologici ad alta performance. La sua Formula Tri-Molecolare® rigenera e ossigena la pelle, rendendola più tonica e luminosa.

Deodorante J’ose – Eisenberg

Un deodorante che lascia la pelle liscia, morbida e profumata fino a 24 ore dall’applicazione. É caratterizzato dall’assenza di micro-organismi sullo stick, grazie alle proprietà degli ingredienti. É adatto per tutti i tipi di pelle, anche appena depilata o rasata, in quanto dermatologicamente testato.

Gel douche concentré à la mangue – Yves Rocher

Questo gel doccia è caratterizzato da una formula concentrata: 40 gocce in formato ridotto, l’equivalente numero di gocce che si possono trovare in un formato da 400ml. Tutti i flaconi sono realizzati con il 100% di plastica riciclata e sono dotati di un tappo dosatore, che eroga la quantità di prodotto necessaria, riducendo gli sprechi.

Soin Corps Nourissant – Caudalie 

Lozione corpo è caratterizzata dalla quasi esclusiva presenza di ingredienti di origine naturale, arricchita con acido ialuronico e burro di karité, i quali donano alla pelle luminosità, elasticità e morbidezza. La fragranza è molto delicata, dalle note di fiori d’arancio.

Gel idratante Oil Free – Biofficina Toscana

La texture leggera e a rapido assorbimento di questo gel apporta una sensazione di freschezza alla pelle. La sua funzione principale è quella di idratare e purificare, grazie alla presenza della mela, ricca di sali minerali, e della menta, ricca di proprietà nutritive.

The Body Lotion – Augustinus Bader

Una lozione corpo è realizzata con una tecnologia che blocca l’umidità. Idrata la pelle in profondità, mantenendola morbida, tonica ed elastica per tutta la giornata. Inoltre, protegge la pelle dall’invecchiamento prematuro, dagli aggressori ambientali e la lenisce dopo una lunga esposizione al sole.

Roll-On Deodorant – Grown Alchemist

Deodorante dalla formula priva di alluminio, contenente attivi naturali antibatterici. La presenza dell’olio di semi di Tamanu ha un’azione anti-irritante, lenitiva e dona morbidezza alla pelle. Inoltre, la formula è ricca di Salvia ed estratto di Muschio e Lichene, che contribuiscono ad eliminare i cattivi odori.

Boutique dal mondo: 6 store di tendenza

Da Copenaghen al North Carolina, da Dubai a Parigi, ecco gli indipendent store con proprie interpretazioni sulle tendenze.

Thanx God I’m a VIP

Lanvin e Chanel sono 2 dei brand che si possono trovare nella boutique parigina di Sylvie Chateigner e conservano, nonostante tutto, un aspetto decisamente moderno. Il suo approccio scrupolosamente curato ha reso lo store uno dei luoghi vintage più venerati e rispettati della città.

“I vestiti non sono interessanti solo perchè firmati Saint Laurent”, afferma Chateigner. “Non venderò mai una giacca imbottita sulle spalle, perchè non è adatta per questo periodo”.

12 Rue de Lancry, 75010, Paris 


Sylvie Chateigner e il suo partner Amnaye Nhas al Thanx God I’m a VIP © Mathias Depardon

Holly Golightly

Nessuno incarna lo stato d’animo della moda massimalista meglio di Barbara Maj Husted Werner, la proprietaria della boutique Holly Golighlty di Copenaghen.

“Ho un intransigente approccio nei confronti dei pezzi che scelgo – infatti, considero quelli che personalmente mi piacciono e quelli che penso possano interessare ai miei clienti” dice Barbara, il cui negozio è familiare ed eclettico allo stesso tempo. 

Borgergade 17B, 1300 Copenhagen K  


Barbara Maj Husted Werner, proprietaria de Holly Golightly © Rasmus Weng Karlsen

Alára

“Le persone non vengono qui in cerca di pezzi basic, bensì glamour”, afferma Reni Folawiyo, fondatrice del nigeriano concept store Alára.

Situato nel fiorente quartiere di Victoria Island di Lagos, il negozio è il sogno di qualsiasi amante del design: un edificio teatrale su più livelli, progettato dall’architetto ganese-britannico David Adjaye, il quale ospita un eclettico mix di moda, arte, arredi e oggetti decorativi – alcuni provenienti dall’Europa, mentre molti altri provenienti da differenti parti dell’Africa, comprese le montagne del Marocco.

Dietro la suggestiva facciata di vetro, gli oggetti sono posizionati in stile espositivo: il primo piano è dedicato alle etichette di abbigliamento femminile, come YSL, Dries Van Notes e Duro Olowu, anche se sono gli abiti al ginocchio della nuova collezione di Kenneth Ize a incarnare l’ethos di Alára.

 12a Akin Olugbade Street, Victoria Island, Lagos


Alára proprietaria del Reni Folawiyo nel suo emporium di Lagos © Lex Ash

Tiina the Store

Se Georgia O’Keeffe avesse aperto un concept store a Tokyo, avrebbe potuto essere molto simile al negozio che Tiina Laakkonen ha creato – non nella capitale giapponese, ma a Amagansett sulla South Fork degli Hamptons.

Austericamente chic, l’omonimo negozio di Laakkonen è il culmine di una sfavillante carriera nella moda – infatti, la proprietaria ha lavorato nello studio di design di Chanel, come stilista per Vogue e come modella per Alexander McQueen.

Oggi vende i pezzi dei più esclusivi fashion designers del mondo – con molti dei quali ha anche legami personali.

216 Main Street, Amagansett, NY 11930


Tiina Laakkonen nel suo store © Mark C O’Flaherty

The Cartel

“È sempre stato difficile comprare vestiti interessanti a Dubai”, afferma la pluripremiata architetto, diventata art curator e proprietaria di una boutique, May Barber.

Oggi, tuttavia, si è creato un movimento indirizzato verso la moda in città. E in prima linea vi è The Cartel, uno dei più audaci store di Dubai, nato dalla passione per la moda all’avanguardia di Barber.

“The Cartel è una casa creativa, una galleria e uno studio di design, nonchè un incubatore di start-up di moda e, naturalmente, una boutique multimarca”.

Building 9, Showroom 105, Dubai Design District, Dubai


May Barber nel suo store di Dubai © Siddharth Siva

Capitol

Una boutique su due piani nel cuore di Charlotte, nel North Carolina, potrebbe non essere il posto più ovvio per trovare la risposta a Colette o Dover Street Market. Capitol è un emporio di 6,000 metri quadrati, pieno di marchi di moda, alta gioielleria, accessori di culto e perfino couture.

Linee poco conosciute e pezzi dei più importanti designer sono stati portati a Capitol sin dal suo inizio nel 1998.

“Noi facciamo le cose in maniera differente qui”, afferma Vinroot Poole. “Mentre a New York si potrebbe trovare l’ultima collezione di Balenciaga in nero, qui noi la offriamo in rosa. I nostri clienti vogliono pezzi unici e io voglio che i nostri clienti facciano delle scoperte qui e che si trattengano per un po’.

4010 Sharon Road, Charlotte, NC 28211


Laura Vinroot Poole © Weston Wells


Fonte: Financial Times, “Eleven of the world’s best fashion boutiques”, 19 Agosto 2020

Agopuntura: funziona davvero? Ecco i benefici

L’agopuntura è una antichissima tecnica orientale, che permette di rimediare ad alcuni disturbi fisici, grazie all’utilizzo di aghi inseriti all’interno dell’epidermide.

Molte sono le ricerche effettuate nel corso del tempo per comprendere se effettivamente l’agopuntura ha un fondamento scientifico ed una reale efficacia, o se piuttosto è l’effetto placebo a farci credere che si abbiano dei veri benefici.

Cos’è l’agopuntura

L’agopuntura è una disciplina della medicina cinese che provvede alla cura di alcune patologie attraverso l’inserimento nella pelle, di aghi di acciaio, di circa 0,30 mm di diametro. A seconda del disturbo da curare il medico inserisce gli aghi, di lunghezza variabile, ad una profondità diversa e in punti diversi del corpo.  Le sedute durano all’incirca mezz’ora, mentre i cicli dipendono dalla natura del disturbo da curare.

Questa tecnica è ad oggi riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità, e l’Ordine dei medici l’ha inserita tra le discipline mediche non convenzionali. Tra le altre cose, nel 2010, l’Unesco ha definito la medicina cinese e l’agopuntura come patrimonio dell’umanità. 

Talvolta si tende a ritenerla la panacea di tutti i mali, anche perché non si possono effettuare studi specifici sulla reale efficacia dell’agopuntura. Ma non è affatto così, perché l’agopuntura non è indicata per ogni tipo di disturbo e non funziona in tutti i casi.

Come agisce sul corpo

La tecnica, che non è dolorosa, agisce sul sistema nervoso, in modo da ripristinare lo stato di salute originario. Proprio perché agisce sul sistema nervoso, viene utilizzata per alleviare alcuni dolori e patologie, ma per altre problematiche come il tabagismo o il dimagrimento, ad oggi non ci sono conferme scientifiche sull’effettiva efficacia di questa tecnica. Piuttosto, molti esperti sono convinti che sia l’effetto placebo a far credere alle persone che funzioni su questo genere di disturbi.

Quali sono i disturbi più trattati con l’agopuntura

L’agopuntura funziona efficacemente sui problemi di origine muscolo-scheletrica, in particolare artrosi, sciatalgie, dolori cervicali. Anche le nevralgie e le emicranie vengono spesso curate con ottimi risultati con questa tecnica. Infine, alcuni disturbi di tipo ginecologico come amenorrea e dismenorrea, infertilità, o sindrome del colon irritabile.

Se ci si sposta verso disturbi di origine emotiva, l’agopuntura viene utilizzata per curare ansia, depressione, insonnia o malattie psicosomatiche. Infatti, la medicina orientale parte dal presupposto che l’uomo è un unico con le proprie emozioni, prevede quindi, una cura unica per queste problematiche, mentre nella cultura medica occidentale, si tende a curare separatamente i disturbi fisici da quelli psicologici, anche se questi ultimi vengono riconosciuti come causa dei primi. 

L’associazione italiana sclerosi multipla, consiglia l’agopuntura a chi è affetto da questa malattia degenerativa, in quanto sembra che aiuti ad alleviare il dolore e gli spasmi muscolari.

Rivolgendosi dunque ai medici specialisti del settore, si possono ottenere ottimi risultati su disturbi di tipo funzionale o che riguardano cause psicologiche o emotive. Ci teniamo a specificare che l’agopuntura non sostituisce la medicina classica, ma piuttosto è una tecnica integrativa ad essa e, solo in alcuni casi, può sostituire l’utilizzo di farmaci.

Panorama mozzafiato: NH Hotels presenta la sua perla partenopea

Recentemente ristrutturato, l’NH Napoli Panorama svetta nei cieli della città per offrire un soggiorno cosmopolita in una delle più affascinanti mete dell’universo travel. Vanta il primato di essere l’hotel più alto d’Italia, già noto come NH Napoli Ambassador, divenuto ben presto simbolo della città.

Situato nel centro storico del capoluogo partenopeo, è apprezzato dai turisti di tutto il mondo proprio per la facile raggiungibilità dei siti più importanti come le strade del centro storico, il Maschio Angioino e la zona portuale, dove è possibile prendere i traghetti per le splendide isole di Capri ed Ischia.

Gli altri suoi punti di forza sono l’incomparabile vista sul tesoro campano, sul mare e sul Vesuvio, da ognuna delle sue 230 camere, nonché le aree ristoro dove si possono gustare le prelibatezze della cucina locale e il tipico limoncello.

La palestra situata al 16° piano o una piacevole passeggiata sul Lungomare di Mergellina sono le occasioni ideali per curare anche il nostro benessere fisico.

L’NH Napoli Panorama è dotato anche di 6 sale per eventi, 2 delle quali con un’enfatica daylight. Piccoli o grandi che siano, la struttura mette a disposizione un event planner in grado di seguirne nel migliore dei modi ogni singolo step.

Nasce Thaigroove, il primo showroom multimarca virtuale della Tailandia

Gli effetti del COVID-19 si sono diffusi in tutto il mondo, interrompendo le attività e gli scambi internazionali come mai visto prima. La Tailandia, uno dei migliori fornitori al mondo di grandi creazioni e straordinari brand, ha riaperto le attività ed è pronta a ripartire, grazie a una gestione della pandemia tra le migliori al mondo. Tuttavia, con l’interruzione delle fiere tradizionali e le limitazioni degli spostamenti ancora in atto per il prossimo futuro, non resta che affidarsi al virtuale, così il Dipartimento per la Promozione degli Scambi Internazionali, che risponde al Ministero del Commercio, è l’unica agenzia tailandese a guidare le esportazioni del paese. Con l’inevitabile interruzione dei canali commerciali tradizionali, il DITP è alla guida di una nuova piattaforma virtuale che consentirà al commercio globale di continuare a espandersi e alle nuove opportunità di business di crescere, malgrado la battuta d’arresto imposta dalla pandemia. Per questo motivo, è stato lanciato THAIGROOVE – The Global Reach Online to Offline Virtual Experience.

Si parte dal fashion con RENIM Project, un’etichetta made in Bangkok che riflette l’idea di sostenibilità anche nella moda. L’obiettivo del brand è quello di creare un marchio di abbigliamento maschile attraverso la rinascita di abiti vintage di seconda mano e prodotti deadstock, il tutto reinventato in chiave moderna e creativa. Il progetto trae ispirazione da una sottocultura chiamata Neo Futuristic e collabora con artigiani thailandesi di grande talento, utilizzando speciali tecniche artigianali.

Passiamo poi a Labrador, i cui oggetti e design, ispirati alla semplicità della natura, aspirano a durare per sempre utilizzando un approccio minimalistico e di alta qualità. Tutte le creazioni labrador sono fatte a mano seguendo il concetto di ‘Truth in Materials’, ovvero l’importanza di non nascondere la natura dei materiali.

Un altro esempio è RUBBER KILLERun brand che utilizza le camere d’aria di tutti i tipi di veicoli, dalle biciclette agli autocarri e trattori, solitamente abbandonati e sprecati, per dare vita alle proprie creazioni. RUBBER KILLER è stata fondata da “Saroengrong Wong-Savun”, un architetto indipendente e fondatore di Re-Leaf Studio. 

Infine, Albedo, marchio di pelletteria maschile, attenta alla selezione dei migliori materiali in conformità con lo standard di qualità Albedo, per un design semplicemente elegante.

“È la prima volta che un gruppo selezionato di brand e creazioni provenienti da diversi settori vengono presentati insieme in un fantastico showroom virtuale, dichiara Somdet Susomboon, Direttore Generale e artefice del progetto. Ciò consente di scoprire e approfondire i brand e collegarsi direttamente con i produttori per esplorare nuove opportunità di business e creare collaborazioni in ogni parte del mondo, senza limiti di possibilità. A seguito delle recenti vicende internazionali, una maggiore connessione nel mondo virtuale è inevitabile. Sarà necessario un rapido adattamento per continuare a condurre la nostra esistenza. THAIGROOVE è l’insieme di oltre 100 creatori uniti da uno spirito comune: quello di procedere insieme con unità e resilienza, fantasia e positività. Non c’è limite alla creatività tailandese.”

Da non perdere i prossimi GROOVE DAYS Global Business Matching, una tre giorni virtuale per incontrare i produttori, ricca di live session con i brand e webinar approfonditi per settore. L’evento di svolgerà dal 15 al 17 settembre 2020 e consentirà di entrare in contatto con oltre 100 produttori e brand che presenteranno le loro creazioni più recenti e più interessanti dalla Tailandia in un mondo virtuale. Una modalità divertente e interattiva per incontrare potenziali partner e scoprire le creazioni più interessanti per affrontare i cambiamenti e le sfide imposti dal nuovo stile di vita. In più, iscrivendosi a GROOVE DAYS Global Business Matching dal 1 settembre in poi verranno messi in palio buoni sconto elettronici* fino a 3000 $.

Per scoprire come registrarsi è possibile visitare il sito WWW.THAIGROOVE.COM

Addominali: come allenarli senza attrezzi

La pancia piatta e l’addome scolpito sono da sempre considerati simbolo di bellezza nella nostra cultura estetica. Mantenersi in forma è importante non solo per il nostro aspetto fisico, ma soprattutto per far sì che il nostro organismo funzione al meglio delle sue possibilità, garantendoci energia e benessere psicologico.  Per questo prima di darvi qualche consiglio sull’allenamento degli addominali è importante ricordare che la cosa più importante è seguire uno stile di vita sano, con un’alimentazione bilanciata.

Sfatiamo un mito

Iniziamo sfatando un mito: non esistono addominali alti e bassi, ma solo addome e obliqui. Questo perché il muscolo addominale è unico, dunque le sue fibre si contraggono tutte quando viene sollecitato al movimento e allo sforzo. Ne consegue che con qualunque esercizio si allena tutto l’addome e non solo la parte alta o bassa.

Allenare senza attrezzi gli addominali

Vediamo qualche semplice esercizio da poter eseguire senza attrezzi. Provate a ripetere ogni movimento per 20 secondi alla massima velocità per poi fermarvi per 10 secondi. Le sessioni possono essere ripetute più volte, a seconda del livello di allenamento, magari potreste provare ad aggiungere una ripetizione in più alla settimana.  

Crunch

Sdraiatevi a terra e poggiate i piedi lasciando le ginocchia verso l’alto, oppure, per rendere l’esercizio più intenso, alzate le gambe verso l’alto (le ginocchia possono essere stese o piegate). Posizionate le mani dietro la nuca, e senza sforzare sul collo portate il petto verso le ginocchia contraendo l’addome. Fate in modo che la parte superiore del corpo venga trainata dall’addome, senza sforzare sul collo: può aiutarvi guardare un punto fisso che vi faccia tenere il collo che punta leggermente verso l’alto.

Crunch obbliqui

La variante per gli obbliqui del classico crunch prevede una mano sulla nuca e un braccio lungo il corpo. Le gambe sono, in maniera opposta alle braccia, piegate una con i piedi a terra e l’altra che con la caviglia poggia sul ginocchio della gamba a terra. Allo stesso modo del crunch classico, ci si deve sollevare contraendo l’addome e senza sforzare il collo. Il gomito del braccio che tocca la nuca deve dirigersi verso il ginocchio la cui caviglia è poggiata sul ginocchio di quella a terra.

Sit up

Anche questo esercizio è molto semplice da realizzare, basterà stendervi a terra con le gambe divaricate e sollevare il busto, aiutandosi con le braccia stese verso il soffitto quando si è in posizione supina. Le gambe restano stese a terra, l’addome sforza per portare il corpo in posizione seduta.

Crunch inversi

Sdraiatevi a terra e sollevate le gambe lasciando le braccia lungo il corpo. Sollevando i glutei portate il più possibile le ginocchia verso il petto e poi tornate indietro mantenendo i movimenti lenti e controllati, evitando di dondolare. 

Potete provare anche a fermarvi con i glutei alzati e sollevare leggermente il busto restando nella posizione per qualche secondo, facendo dei respiri lunghi.

Plank

Questo esercizio apparentemente facile allena moltissime parti del corpo, compresi gli addominali. La variante semplificata prevede la possibilità di poggiare a terra le ginocchia. Si poggiano i gomiti a terra, le scapole spingono verso il basso, il bacino non deve sporgere verso l’alto ma retrovergere verso l’addome. Mantenere tesi i muscoli dell’addome, delle braccia e i glutei e resistere il più possibile.

Se ci si sposta lateralmente restando con un solo braccio a terra e spostando il corpo verso destra (e poi ripetendo verso sinistra) il plank lavorerà sugli addominali obliqui.

Come diventare personal trainer tra formazione e attenzione alla nutrizione

Diventare personal trainer è il sogno nel cassetto di molte persone: raggiungere questo obiettivo può essere ambizioso, ma affidandosi all’Accademia Italiana Personal Trainerpuoi realizzare i tuoi sogni grazie a docenti qualificati e ad una formazione completa.

Come diventare personal trainer

Se vuoi diventare personal trainer, devi unire una naturale predisposizione per questa professione alla volontà di partecipare ad un’accademia d’eccellenza. Infatti, per distinguersi in un mercato sempre più competitivo (in cui, per altro, il numero di chi si improvvisa personal trainer è cospicuo), bisogna acquisire gli strumenti teorici e pratici e fare la differenza nei confronti del proprio potenziale cliente.

Il personal trainer, per altro, non è solamente un preparatore atletico ma è un importante punto di riferimento all’interno delle palestre e dei centri fitness: proprio per questo accade spesso che i clienti si rivolgano a lui non solo per ricevere i suggerimenti più adeguati relativi all’allenamento da svolgere e all’alimentazione. Inoltre, è opportuno sottolineare come il personal trainer sia anche un coach, un motivatore capace di accompagnare il cliente attraverso un percorso di miglioramento fisico e soprattutto di crescita mentale.

L’Accademia Italiana Personal Trainer offre un percorso formativo a 360° e il riconoscimento della formazione ricevuta grazie alla affiliazione all’ASI (Associazioni Sportive sociali italiane), un ente riconosciuto dal CONI e dal Ministero dell’Interno. Iscriversi all’accademia al corso per diventare personal trainer significa non solamente affidarsi ad un percorso di formazione dagli standard qualitativi elevati, ma anche veder riconosciuto il proprio impegno attraverso un’adeguata certificazione.

Il personal trainer e l’alimentazione

L’alimentazione svolge un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni e soprattutto in quella di coloro che desiderano rimettersi in forma o stanno affrontando un periodo di preparazione atletica agonistica.

Da questo punto di vista è opportuno ricordare che il personal trainer può suggerire gli esercizi di fare e dare dei suggerimenti sull’alimentazione, ma non può prescrivere un regime alimentare specifico. Al tempo stesso non è di sua competenza fornire consigli sull’assunzione di integratori alimentari che non siano in linea con quanto riportato sull’etichetta del prodotto. Proprio per questo è fondamentale che questa figura professionale lavori a stretto contatto con dietologi, medici ed esperti dell’alimentazione per poter supportare al meglio il cliente nel raggiungimento dei suoi obiettivi. 

In conclusione, è possibile sottolineare come il personal trainer possa fornire suggerimenti su come condurre uno stile di vita equilibrato ma non possa fornire un piano nutrizionale dettagliato che contenga una ripartizione precisa dei nutrienti da assumere.

Accademia Italiana Personal Trainer, Corso per diventare personal trainer professionista

L’Accademia Italiana Personal Trainer è, da anni, sinonimo di eccellenza nella formazione di coloro che vogliono diventare personal Trainer. Il Corso Base e il Corso Personal Trainer costituiscono due percorsi formativi di qualità assoluta attraverso i quali gli studenti possono imparare dai migliori docenti del settore. La modalità di erogazione è sia di persona sia in streaming, in base alla possibilità di spostarsi e per favorire la tranquillità di tutti i partecipanti.

Se vuoi trasformare la tua passione in una professione, iscriviti al corso per diventare personal trainer dell’Accademia Italiana Personal Trainer: al termine del tuo percorso formativo non solo riceverai la qualifica di Personal Trainer con accreditamento europeo “Europe Active” (EQF4) ma sarai anche inserito nel Registro Europeo dei professionisti dell’esercizio fisico EREPS. Cosa aspetti?

Occhiali da vista: come sceglierli in base al volto

Gli occhiali possono essere una gioia o un dolore per chi è costretto a indossarli, anche se negli ultimi anni hanno avuto la loro rivincita, diventando da accessorio ingombrante, a simbolo di personalità e stile.

Dipende molto dal modello e dal colore che scegliamo, che possono più o meno donare al nostro viso. Vi lasciamo quindi una piccola guida per scegliere l’occhiale da vista perfetto per il vostro volto.  

Tipo di volto: occhiali da vista ideali

Viso ovale

Se la struttura del viso è di tipo ovale, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Questa forma di viso è infatti quella più regolare ed armonica e si adatta bene a diverse forme di occhiali. Sbizzarritevi ed osate!

Viso tondo

Se il contorno del viso tende alla forma tondeggiante, allora il consiglio è quello di scegliere una montatura che aiuti a creare l’illusione ottica di un viso più allungato, per bilanciare le proporzioni. I modelli più consigliati, di conseguenza, sono quelli con una forma rettangolare o comunque con bordi spigolosi. Sceglieteli con lenti abbastanza grandi e larghe da fuoriuscire un po’ dal viso, per aumentare l’effetto “allungante”. State alla larga invece dalle forme tonde e tondeggianti, che invece creerebbero l’effetto opposto.

Viso romboidale, detto anche a diamante

La caratteristica che contraddistingue questa forma di viso sono certamente gli zigomi, naturalmente alti e pronunciati. In questo caso dovreste evitare gli occhiali troppo grandi, ma piuttosto optare per le linee ovali, oppure quadrate, ma con spigoli più morbidi ed abbombati, per mettere in risalto lo sguardo.

Viso a cuore

La fronte più ampia rispetto al mento, sono le caratteristiche del volto a cuore, detto anche a triangolo. L’obiettivo in questo caso è di riproporzionare la parte alta del viso con quella inferiore, quindi “ridurre” otticamente la larghezza della fronte. Via libera quindi alle forme morbide ed ovali, magari con montature in metallo o senza montatura soprattutto nella parte inferiore.

Viso quadrato

Se il vostro viso ha la mascella ben pronunciata, l’obiettivo degli occhiali sarà smorzare la spigolosità dei tratti con forme morbide, smussate e non troppo piccole, in modo da avvolgere meglio il volto. Molto indicate anche le forme a goccia e a occhi di gatto.

Viso rettangolare

Se oltre ai lineamenti un po’ spigolosi, il viso è anche allungato, allora la vostra face shape è di tipo rettangolare. In questo caso si può bilanciare l’armonia delle proporzioni in due modalità: allargando la parte superiore del viso, oppure facendo in modo che il viso appaia, “meno allungato”. Le possibilità quindi variano dalle forme squadrate a quelle più tondeggianti o ovali, l’importante è che ci si diriga verso uno dei due modi di “spezzare” le linee del volto.

Questi piccoli trucchi possono aiutarvi a farvi sentire più a vostro agio indossando gli occhiali da vista, ma la cosa più importante è che vi vediate belle e valorizzate dalla forma e dal colore di questo accessorio, che più di ogni altra cosa deve esprimere la vostra personalità ed assecondare il vostro stile.

Mascherina con microchip: ecco come funziona

Mascherina si, mascherina no. Un dilemma molto in voga negli ultimi mesi, che spacca letteralmente a metà l’opinione pubblica. In un clima di incertezza, dove anche gli esperti del settore procedono a tastoni, si cercano soluzioni sostenibili e innovative per contribuire alla lotta al coronavirus.

Di poche settimane fa l’annuncio di AccYouRate Group del brevetto appena sfornato, la YouSafe Mask, ossia la mascherina con il microchip.

AccYouRate Group

AccyouRate Group è un gruppo di aziende italiane che ha brevettato ed immesso sul mercato una serie di indumenti ed accessori che garantiscono maggior sicurezza a chi li indossa. Lavorano con alcuni dei migliori centri di ricerca italiani per sperimentare delle soluzioni innovative in campo medico e sportivo. Il loro intento è quello di aumentare la consapevolezza delle persone riguardo al loro benessere psicofisico e lo fanno attraverso la creazione di indumenti innovativi e tecnologici. Il loro cavallo di battaglia è infatti la t-shirt chiamata IoT, creata per controllare in tempo reale i parametri vitali di chi la indossa, in particolare battito e respiro. Tutto ciò è possibile attraverso dei sensori direttamente fabbricati sul tessuto che inviano le informazioni che rilevano ad una centralina.

La mascherina con il microchip: ecco come funziona   

Si chiama Smart YouSafe, ed è una mascherina tecnologica che prevede, al suo interno, la presenza di un microchip che segnala la mancanza di distanza di sicurezza.

Il progetto è nato dalla collaborazione con la croce rossa italiana dell’azienda AccYouRate Group. Il microchip che si trova al suo interno reagirebbe alle onde elettromagnetiche emesse dalle altre mascherine: in questo modo si potrebbe intercettare un avvicinamento fisico “non consentito”. Il sistema funziona, se le persone indossano la mascherina con il microchip.

Il dispositivo inoltre, attraverso un termometro da contatto, misurerebbe la temperatura corporea e rileverebbe le emissioni di anidride carbonica e di biossido di azoto, per poter valutare la qualità dell’aria.

Questo genere di dispositivo potrebbe essere un valido alleato alla lotta alla diffusione del covid-19, ma anche di altri virus che si diffondono per via aerea. In particolare, potrebbe essere preso in considerazione per la gestione di situazioni a rischio assembramento, all’interno per esempio di fabbriche, cantieri e altri luoghi di lavoro dove mantenere la distanza di sicurezza diventa a volte difficile.

Dankan DJ: da appassionato di musica elettronica a promessa della scena musicale milanese

Da un piccolo paesino a nord della Puglia all’Amsterdam Dance Event. Abbiamo intervistato Francesco Lopez, che ci racconta i suoi viaggi, la sua passione per la musica elettronica e di come un giradischi può influenzare per sempre la tua vita, al suono di Radiohead, Daft punk e Giorgio Moroder.

Quando hai iniziato a fare il DJ, quali erano le tue prime passioni, che aspettative avevi?

Ricordo bene l’episodio in cui è scoccato il colpo di fulmine per la console: ero molto piccolo, non ricordo l’età. Un giorno, io e mio padre siamo entrati in un negozio di dischi e, mentre lui chiedeva informazioni a un commesso, io iniziai a giocare con un giradischi e col vinile che era in negozio. Da allora, anche dopo vent’anni, non ho più smesso di pensare alla musica e a quel giradischi.

Le prime aspettative erano di convincere i miei genitori che quello non fosse solo un capriccio, ma una vera e propria passione.

Che tipo di musica ascoltavi?

Avevo come figura di riferimento “il deejay” ed ero attratto dalla musica da club, ovviamente. Seguivo la corrente dance degli anni 90 che spopolava in Italia, caratterizzata dai beat aggressivi ed energici. Contestualmente, iniziai anche a scoprire artisti e produttori di musica elettronica, come i Kraftwerk, Radiohead, Daft punk, Giorgio Moroder, Chemical Brothers e house come Frankie Knuckles, Bob Sinclair, Antonie Clamaran, Erick Morillo, Roger Sanchez, Arman Van Helden.

Guardando indietro, c’è una canzone che riassume l’atmosfera di quel tempo?

Ci sarebbero tanti brani, ma uno in particolare, che ho scoperto proprio durante i miei inizi, è One more time dei Daft Punk. È un disco che ho apprezzato sempre più col tempo e mi è entrato nel cuore.



Quali momenti considereresti come “la svolta” nella tua carriera fino ad ora?

I momenti che fino ad ora hanno segnato la mia carriera sono: la collaborazione come sound designer della Bookin Agency, con cui ho iniziato a collaborare nel 2016. Ho iniziato a suonare ai party, sfilate, eventi legati alla moda e al design, per poi partecipare all’ADE nel 2019.

Prima DJ, e poi producer, come sei entrato nel mondo della produzione musicale?

É stato un passaggio automatico, spinto dalle necessità espressive e dalle richieste lavorative. Ho affinato un po’ le mie competenze tecniche, frequentando un corso di sound design e da lì ho continuato a sperimentare con le mie passioni, mettendole al sevizio della comunicazione, producendo musica per eventi, spettacoli, show e sfilate.

Negli ultimi due anni, quali luoghi, città o culture ti hanno lasciato un’impressione particolarmente positiva?

Per me Ibiza rimane “la Mecca” per chi vuole cercare vibe giusti e ispirazioni. Sull’isola si concentrano stili e culture e, soprattutto in estate, puoi venire in contatto con nuovi trend, conoscere persone nuove, ampliare i tuoi orizzonti. É un’isola che ti fa crescere.



L’anno scorso hai partecipato all’Amsterdam Dance Event (ADE), raccontaci di questa esperienza.

È stata un’esperienza bellissima, che mi ha fatto sentire parte di un’industria che, nonostante i periodi difficili, è sempre attiva. All’ADE si ha modo di conoscere artisti, deejay, producer, discografici, manager, promoter, agenzie di booking, ed è un’ottima occasione per chi è appassionato o lavora nel settore della musica elettronica per capire le dinamiche di settore.

Io sono grato alla Delights Entertainement per avermi dato l’opportunità di suonare al loro party con artisti del calibro internazionale come CECE ROGER e ALEX GAUDINO.

Cosa ne pensi della correlazione tra moda e musica? Come s’influenzano l’un l’altra?

Una delle ragioni per cui ho iniziato a lavorare sulla produzione musicale è perché ho capito che la musica può essere uno strumento importante per comunicare. Quest’assioma si manifesta in maniera decisa soprattutto in ambito moda, dove il concetto e lo stile del designer, grazie alla musica, può arrivare in maniera diretta a chi guarda una sfilata o un video campagna.

Ci sono molti designer che, quando iniziano a disegnare una collezione, ascoltano musica che suscita loro ricordi o sensazioni. Può essere infatti molto d’aiuto nell’inventare cose nuove.

Quale diresti essere una delle abilità più importanti che qualcuno deve possedere per essere un buon DJ?

A mio avviso la figura del deejay è diventata sempre più importante e ricercata e la vera chiave del successo è essere sé stessi, senza essere scontati o banali. Avere uno stile proprio, meglio se unico ed identificabile.


Dove ti vedi nel prossimo futuro? Quali sono i tuoi progetti?

Mi piacerebbe entrare nel vasto ed infinito mondo della musica, imparando sempre più.

Al momento continuo a sviluppare progetti di musica elettronica, che spero per il prossimo anno di poter pubblicare. Inoltre, porto avanti tante collaborazioni con agenzie di produzione che mi coinvolgono come consulente per i loro eventi.

Rolex, la nuova linea dal carattere moderno e iconico

Simbolo di eleganza e ricercatezza dell’alta orologeria, Rolex lancia una nuova linea di esemplari dal carattere moderno e dal design iconico. Novità che fanno parte della collezione Oyster Perpetual. Abbiamo pensato a due look, uno da nightclub e l’altro per il vostro leisure time durante la giornata, perfetti se abbinati ai nuovi modelli Rolex accattivanti, iconici e simbolo di eleganza senza tempo.

SUBMARINER 

Un legame indissolubile quello tra Rolex e il mondo subacqueo: il nuovo modello Submariner e Submariner Date. Oggi, entrambi gli orologi presentano una cassa dal design rinnovato e ingrandita fino a 41 mm di diametro, le cui forme sono valorizzate dai riflessi di luce sui fianchi della carrure, e un bracciale di proporzioni rivisitate.

Impermeabile fino a 200 metri, é fedele al design iconico della casa con alte prestazioni durante le immersioni, ma anche sulla terra ferma: questi orologi si confermano esemplari “d’azione”. I dettagli delle lunette sono in ceramica, grande alleata Rolex per la creazione di orologi ad alta definizione.

Come ogni orologio Rolex, l’Oyster Perpetual Submariner e l’Oyster Perpetual Submariner Date vantano la certificazione di Cronometro Superlativo che garantisce prestazioni al polso fuori dal comune.

NUOVO DATEJUST 

Estetica iconica e quattro nuove declinazioni in versione Rolesor bianco. La prima, presenta una lunetta con 46 diamanti taglio brillante, esibisce un quadrante aubergine con finitura soleil, decorato con il numero romano VI anch’esso con diamanti incastonati. I quadranti delle altre tre declinazioni, tutte dotate di lunetta zigrinata in oro bianco 18 ct., sono, rispettivamente, verde menta con finitura soleil, laccato bianco e dark grey con finitura soleil.

Il Datejust é l’archetipo dell’orologio classico, non solo per la sua estetica ma anche per le funzioni. Dal 1945, anni della sua nascita, questo orologio ha conservato nel tempo i suoi tratti estetici, divenendo simbolo di classicismo e alte prestazioni.

La sua principale caratteristica? L’unione tra oro 18ct. e acciaio. Le nuove declinazioni del Datejust 31 sono dotate del calibro 2236, un movimento interamente sviluppato e prodotto da Rolex. Impermeabile fino a 100mt, vanta anche della certificazione di Cronometro Superlativo a livello di precisione, impermeabilità, carica automatica e autonomia. 

OYSTER PERPETUAL 

Una nuova generazione di orologi Oyster Perpetual. In particolare, la gamma si arricchisce con un nuovo modello, l’Oyster Perpetual 41, e con nuove declinazioni dell’Oyster Perpetual 36, che esibiscono quadranti dai colori luminosi.

L’Oyster Perpetual 36 adotta uno stile energico e colorato, con un quadrante laccato disponibile in cinque nuovi colori: rosa candy, turchese chiaro, giallo, rosso corallo e verde. I dettagli su lancette e indici sono rivestiti con un materiale luminescente che emette una luce blu in contesti con poca luce.

La cassa Oyster delle declinazioni presentate dell’Oyster Perpetual 41 e dell’Oyster Perpetual 36, garantita impermeabile fino a 100 metri di profondità, è un esempio di robustezza e di eleganza. Questi segnatempo esclusivamente realizzati in acciaio Oystersteel indicano l’ora, i minuti e i secondi e, con le loro finiture curate, rappresentano la forma più essenziale del cronometro da polso.


SKY-DWELLER

Rolex presenta una nuova declinazione in oro giallo 18 ct. del suo Oyster Perpetual Sky‑Dweller, abbinata a un bracciale Oysterflex.

Lunetta girevole tra le novità, visualizzazione Cromalight che valorizza dettagli luminescenti in blu quando si è al buio. 

Perfetto per i viaggiatori, l’orologio consente la lettura simultanea dell’ora di due fusi orari e dispone di un calendario annuale. L’ora di riferimento, in formato 24 ore, è leggibile su un disco decentrato, mentre l’ora locale è indicata dalle tradizionali lancette centrali. Dotato del calibro 9001, direttamente brevettato da Rolex e ritenuto uno dei sistemi di calibro più complessi mai realizzati che permettono però assoluta precisione.

Il bracciale Oysterflex della nuova declinazione dello Sky‑Dweller è dotato di un fermaglio Oysterclasp in oro giallo 18 ct. con chiusura pieghevole.


Nelle gallery seguenti i nostri consigli per un look perfetto da abbinare ai nuovi modelli dell’iconico orologio declinati per il giorno e per la sera.

LOOK DA GIORNO


LOOK DA SERA


Gucci Garden e il suo Virtual Tour, da Firenze ai nostri schermi

Dallo storico Palazzo della Mercanzia di Firenze, risalente aI 1337 e ospitante tutt’oggi lo spazio della maison, agli schermi dei nostri dispositivi. Il Virtual Tour del Gucci Garden è l’ultimo innovativo progetto del brand che ci porta a scoprire la sua essenza creativa tra ambienti suggestivi, atmosfere magiche, oggetti e creazioni iconiche.

Oltre alla celebrazione di un grande e ricco archivio storico, il viaggio digitale si propone con l’intento di creare una dinamica esperienza interattiva del tutto nuova e a portata di mano, ricca di colore ed arte. 

I visitatori avranno modo di immergersi nell’eclettico universo della griffe fiorentina scoprendone articoli esclusivi tratti dalle sue collezioni, risalenti al 1921 fino a quelle più recenti, ma anche memorabilia e pezzi d’arte contemporanea.

Senza un iter preciso da seguire, la Galleria si estende tra le sale del primo e secondo piano, ogni stanza è diversa dall’altra dove Il parquet e lo stile minimal conferiscono ancora più energia alle creazioni esposte. Gli amanti dello shopping potranno, inoltre, acquistare per la prima volta, via mail o per telefono, i prodotti speciali realizzati esclusivamente per il Garden, cliccando su ogni capo, borsa o accessorio. Oltre alla Boutique, il piano terra si completa con la Gucci Osteria, nata grazie alla collaborazione con lo chef Massimo Bottura.

Il Direttore Creativo Alessandro Michele, progetta lo spazio fiorentino partendo dall’idea di un museo convenzionale e facendolo diventare un luogo vivo, collaborativo e creativo dove esprimere l’estetica e la filosofia del brand, in continua evoluzione. 

Le migliori SPA da provare almeno una volta nella vita

Saune alle erbe, doccia finlandese, cromoterapia, bagno di vapore aromatizzato, laconium, cabina a raggi infrarossi… La lista potrebbe continuare all’infinito, inserendo tutta una serie di tecniche di massaggi e rimedi ayurvedici per curare e rigenerare corpo e mente. Abbiamo desiderato tutti di ritrovarci in una SPA da sogno, dove la parola d’ordine è benessere, dove tutto ciò che dovremmo fare è abbandonarsi al piacere. Ce ne sono alcune da provare almeno una volta nella vita, noi ve ne proponiamo 3.

Le migliori Spa da provare almeno una volta nella vita

La frenesia quotidiana ci mette a dura prova, e ogni tanto avremmo bisogno di staccare la spina e goderci un po’ di relax. Quante volte avete desiderato di ritrovarvi magicamente in una SPA, dove poter essere coccolati da mani esperte, che potessero aiutarvi a rigenerarvi? Abbiamo selezionato per voi 3 SPA da sogno, dove dovreste andare almeno una volta nella vita.

  1 Adler SPA Resort Thermae, Toscana

Immerso nei paesaggi da sogno della Toscana, l’Adler Spa Resort è in vetta alle classifiche delle migliori Spa italiane. La sua posizione strategica e la struttura super luxury riescono davvero a mettere tutti d’accordo. La proposta del Resort è vastissima, si passa dal fitness, alle attività all’aperto, all’esplorazione enogastronomica del territorio. Ma soffermiamoci sulla Spa.

Gli operatori dell’Adler sono più di 40 e comprendono medici tradizionali ed ayurvedi, che seguiranno dall’inizio alla fine del percorso i loro ospiti.

Si possono scegliere dei percorsi di coppia, o singoli, che siano super rilassanti o con trattamenti concentrati per rimettersi in forma. Terme, saune e piscine di ogni tipo, vi aspettano per regalarvi un’esperienza unica.

2 Quellenhof Luxury Resort Passeier, Alto Adige

In provincia di Bolzano si trova un “paradiso del benessere” tutto da scoprire. Il Resort Passeier accontenta veramente ogni desiderio. L’offerta comprende cultura, gastronomia, sport ed intrattenimento, ma il fiore all’occhiello è sicuramente la sezione beauty and wellness, studiata per accontentare anche gli ospiti più esigenti. L’area Spa si compone di 3 piani: uno, seminterrato, dedicato alle saune (ce ne sono di ogni tipo), uno dedicato al beauty ed allo sport, con il centro fitness, infine uno dedicato al relax arredata con dei materassi ad acqua.

3 Park Hotel I Cappuccini, Umbria

Nata da un monastero di Gubbio, sapientemente restaurato, l’Hotel si trova a pochi passi dalla città in una zona isolata e silenziosa. Un luogo dove storia, cultura e natura si fondono per creare un’atmosfera affascinante ed unica. L’offerta enogastronomica è straordinaria, ma il progetto wellness di questo Hotel è un eccezionale esempio di integrazione tra fitness, estetica ed alimentazione. L’esclusiva firma di Marc Mességuré, è una garanzia di riuscita nella proposta di una filosofia del benessere intrisa di fisioterapia, alimentazione e sapiente uso delle erbe. Il Parco delle Acque, vi accoglierà con vasche ad alta concentrazione di potassio, magnesio e sale, in un percorso tonificante e rigenerante, ma ci sono anche sale dedicate all’aromaterapia ed alla cromoterapia, oltre alla tisaneria e ad una immensa varietà di servizi olistici con uso di prodotti a base naturale. Un luogo dove il tempo sembra non essere mai esistito.

Collane per uomo: una moda irrinunciabile

Le collane da uomo costituiscono un dettaglio di grande personalità. Affinché l’effetto estetico finale sia affine al look che si desiderava ricreare, però, occorre scegliere con cura: il rapporto tra uomini e gioielli, del resto, non è ben indagato come invece accade per le donne, e per questo l’errore di stile è sempre dietro l’angolo. 

Vediamo dunque come fare a scegliere la collana uomo più adatta. 

Nelle prossime righe, gli ultimi trend da cui poter prendere ispirazione. 

Come scegliere le collane uomo 

Scegliere la giusta collana da uomo non è cosa semplice, poiché per prima cosa andrebbe inquadrato lo stile a cui questa intende strizzare l’occhio. Le collane uomo della marca Nomination – a cui consigliamo di dare un’occhiata – si mostrano per fortuna molto versatili, tanto da poter essere indossate per qualsiasi look o in qualsivoglia contesto. Ma quali sono i criteri da applicare nella scelta di un accessorio maschile?

Ecco alcuni fattori di cui tenere conto. 

La lunghezza

Per prima cosa, nella scelta di una collana, va valutata la lunghezza. Quelle più diffuse, sul mercato maschile, sono quelle corte, anche se da qualche tempo ai girocolli più lunghi sono stati restituiti stile e dignità. Le collane corte, ad ogni modo, sono ritenute più facili da abbinare, poiché informali e sportive. Tutto, dunque, si riconduce ancora una volta allo stile che s’intende ottenere.

Il materiale

Anche il materiale è importante. Se avete scelto di investire in un gioiello di lusso potete scegliere una catenina in oro o in argento. Per chi ama i look sportivi, invece può andare bene anche l’acciaio, che il più delle volte viene combinato con altre leghe e con materiali come il caucciù. 

Il tema 

A proposito di materiali e di caucciù, molta importanza ha anche il tema della collana (o, più comodamente, lo stile). Negli ultimi anni, una tendenza particolarmente diffusa è quella etnica, che si riproduce proprio con collane e bracciali realizzati in caucciù, in legno o in pietra

Questa tendenza è particolarmente adeguata in autunno, quando i colori caldi e terreni della moda etnica risultano più adeguati al tempo.

Come indossare la collana da uomo 

Sebbene gli uomini non siano soliti indossare gioielli nel quotidiano – al contrario di quanto invece accade per le donne – la collana è un accessorio da poter abbinare a qualsiasi tipologia di outfit. 

Nel caso di un abbigliamento sportivo, ad esempio, si può scegliere di rendere ancora più incisiva la propria immagine indossando una collana con etichetta oppure un girocollo a maglia larga. 

Se invece si preferisce uno stile sobrio e classico, consigliamo di puntare su una catenina sottile, in argento oppure in oro

L’acciaio e i design più moderni si abbinano allo street style, che integra volentieri non solo bracciali e anelli ma anche collane vistose e a maglia larga o a catena. 

Il caucciù prima citato, inoltre, è una scelta da abbinare alle camicie di lino, ai pantaloni slouchy e alle nuance calde che saranno di tendenza quest’autunno. 

Back to school, i prodotti beauty da avere a Settembre

Anche per il mondo beauty, Settembre è il momento del back to school. Dopo bagni di sole, mare e settimane trascorse all’aria aperta, i nostri beauty case cambiano progressivamente allestimento avviandosi verso scelte più vicine all’autunno. Se siete già pronti ad abbandonare l’estate, ecco qualche novità perfetta per il periodo.


Volumizing Cream Supreme – Clé de peau

Una crema viso ad alta performance che aiuta a donare volume e compattezza alla pelle. Restituisce contorni rimpolpati e dona un aspetto più giovane e definito, grazie alle innovazioni scientifiche contenute al suo interno.

Advanced Night Repair – Estée Lauder

Il nuovissimo siero ANR Synchronized Multirecovery Complex contiene la nuova Chronolux ™, una tecnologia che aiuta la pelle a massimizzare la sua naturale riparazione, riducendo visibilmente i segni dell’invecchiamento, e ad enfatizzare il rinnovamento cellulare e la produzione di collagene. La pelle risulta più compatta, sana e radiosa.

Masque Hydra-defense Eisenberg

La linea Start risponde ai bisogni di chiunque sia esposto ai danni dell’ambiente urbano, compresi i più giovani. Le formule offrono un’azione protettiva, antiossidante e antinquinamento rispettando la pelle perché prive di oli minerali, ftalati, parabeni e coloranti indesiderati.

Aqua Reotièr l’Occitane

Questo nuovo gel contorno occhi effetto ghiaccio contribuisce a rendere lo sguardo più fresco e riposato. Dalla texture “gel acquosa”, la formula è arricchita con Acqua di Réotier, acido ialuronico e caffeina, perfetti per ridurre l’apparenza di borse ed occhiaie, combattere le rughe e riattivare la micro circolazione. Adatto per tutti i tipi di pelle poichè privo di siliconi.

Histories de Parfums – 1969 Eau de Parfum

La sensualità di un bouquet di spezie, ricco di aromi fruttati e un cuore cremoso di cioccolato e muschio bianco: la fragranza reinterpreta olfattivamente la rivoluzione sessuale del ’68, evocando una passionalità intensa.

Royal Mayfair Millesime – Creed

La fragranza incarna la personalità di un uomo elegante, coraggioso e talvolta ribelle. Caratterizzata da un’inaspettata presenza floreale per i canoni tradizionali di un profumo maschile: la forza della tuberosa, la carnalità del gelsomino e la sofisticatezza della rosa sono confermate dalla fisicità asciutta del legno di cedro, che si unisce al sandalo per dare vita a un cuore solido e rigoroso, rafforzato da note intense di musk, ambra e vaniglia.

Fantomas – Nasomatto

La fragranza ha un tono misterioso e invita a cogliere il sentore della trasgressività. Incarna il fascino di un piano perfettamente riuscito, l’odore di un crimine sofisticato. Il tappo, così come l’ingrediente principale del profumo, è in legno di noce metallizzato.

Lil Fleur – Byredo

In Lil Fleur viene evocato un mondo inebriante, complesso e misterioso, con un crescendo di emozioni giovanili. La fragranza è un’esplorazione di un fiorito tradizionale, nonostante la sua intenzione sia del tutto contemporanea.

Riparte il Tortona Fashion & Design con White e Magna Pars

È pronto per ripartire il Tortona fashion District con il prossimo White Milano, da giovedì 24 a domenica 27 settembre. Sarà un’edizione all’insegna di vitalità e positività, con una forte vocazione al digital. In particolare, il Superstudio Più di via Tortona 27 e l’ex Ansaldo/Base al numero 54, in cui a tenere banco sarà il format Wsm Fashion Reboot, e la sostenibilità sarà ancora una volta la protagonista. In tempo per la manifestazione riaprono anche gli hotel della zona, dopo la lunga chiusura estiva a causa dell’emergenza sanitaria.

Tra le riaperture non possiamo non menzionare il primo Hotel à Parfum a Milano, un distillato di eccellenza italiana, che già si era distinto nei mesi precedenti al lockdown per il suo concept innovativo.

L’amore per i profumi, per l’arte e per l’ospitalità ha portato la famiglia Martone a fondare, nella ex fabbrica di profumi, l’Hotel cinque stelle Magna Pars, il primo Hotel à Parfum della città per vivere attraverso tutti i sensi un’esperienza unica. I suoi ingredienti olfattivi sono legni, fiori, frutti, aromi e resine e un giardino nascosto danno vita a un luogo magico immerso nella riservata Via Forcella, raffinata parallela della vivace Via Tortona, centro nevralgico di moda, arte e design. 

La struttura, da un’elegante e imponente parete di cristallo lascia intravedere il sapore di un tempo: elementi post industriali, mura originali, corridoi a vista e ringhiere di acciaio. All’interno predomina il bianco riscaldato dal legno e da collezioni di libri antichi, un arredamento essenziale valorizzato da opere d’arte di famosi o emergenti artisti, preludio alla sempre più vasta Galleria d’Arte Magna Pars.


Le Sessanta Suites dell’Hotel sono pensate per gli ospiti più raffinati ed esigenti, ognuna infatti, nasce ispirandosi a una nota olfattiva fiorita, fruttata, aromatica, legnosa o resinosa, in linea con la storia del profumo. In particolare, diciannove Suites sono dedicate ad arbusti fioriti come Gardenia, Gelsomino, Neroli e Magnolia, nove ai legni come Vetiver, Sandalo e Patchouli, dodici sono ispirate ad alberi da frutto come il Nespolo, il Ciliegio ed il Fico e venti ad arbusti come Salvia Bianca e resine come Mirra e Styrax.

L’elemento naturale è ripreso dallo splendido giardino interno, un polmone verde ricco di piante e arbusti dove si respira, scandita dal susseguirsi delle stagioni, un’atmosfera quasi magica fatta di luce, silenzio e tranquillità, unica nella metropoli milanese.

“In questi mesi di forte cambiamento abbiamo perfezionato alcuni servizi esclusivi per regalare ai nostri ospiti momenti ed emozioni senza fine”. Aperitivi in terrazze private e suggestivi pre-dinner nel Roof Deck, Cene riservate nel Ristorante DA NOI IN con giardino interno e cucina a vista e Serate esclusive con cameriere dedicato nella Winery, Breakfast, Lunch e Dinner in camera, Massaggi Ayurvedici con profumoterapia in cabine private, accesso alla Gym con personale aggiornato sui nuovi protocolli, Business meeting in Library Hall o incontri informali nell’intima Blibliotheca, sino a conferenze streaming nelle sale dell’Event Space. 

Per questo motivo, ” in un’ottica di continuità, seguendo le direttive del governo, si sono messi a punto un Protocollo di Sicurezza per gestire tutti gli aspetti operativi e per garantire un servizio di accoglienza che ci contraddistingue e anticipa nuovi scenari di viaggio che adotteremo in futuro e che miglioreranno il nostro modus vivendi.” Continua anche la ricerca di eccellenza, passione per l’Arte e l’amore per Milano nutrendo interessanti progettiall’insegna dell’esplorazione del patrimonio artistico e naturale in città e nei meravigliosi borghi, laghi e montagne che ci circondano alla scoperta della “Grande Bellezza”

L’installazione artistica di Angelo Cruciani: “Rosalia Rosa Mia”

Curato e ideato da Stefania Morici, “Rosalia, Rosa mia” a Palermo è un’installazione artistica di Angelo Yezael Cruciani. Duemila abbracci virtuali che volano in alto per raggiungere la Santuzza, la patrona tanto amata dai palermitani. Un modo per ringraziare colei che ha di nuovo salvato la città, come già fece nel 1624: Palermo ha combattuto e vinto contro la peste del Terzo Millennio, ma Santa Rosalia ha compiuto il miracolo. Dopo aver “vestito” piazza Duomo a Milano con un enorme , delicatissimo cuore, Angelo Cruciani ha deciso di offrire il suo omaggio alla Santa. E nel giorno della festa religiosa alla sua patrona, lo scorso venerdì 4 settembre alle 17, è stata programmata un’installazione urbana, una rosa enorme composta da duemila cuori di carta, che prenderà vita sul Piano della Cattedrale.

Un vero flashmob, che tracima in Street art e Land art; creativo, rock e delicato nello stesso tempo, che recupera quello spirito libero nato dalla strada, proprio di Cruciani che si è sempre professato uno street artist, prima di essere uno dei creativi e stilisti più innovativi della sua generazione. ““Rosalia, Rosa mia” è il titolo dell’installazione nata da un’idea di Stefania Morici ed Angelo Cruciani con il supporto dell’Arcidiocesi e della Cattedrale di Palermo, del Comune e della Fondazione Sicilia. “Vengo da una famiglia profondamente cattolica e sono nato nella terra di San Francesco – spiega il designer il mio legame con la spiritualità è fortissimo. Questa installazione rappresenta per me la possibilità di chiedere un miracolo a Santa Rosalia: quello di salvare il nostro pianeta da una piaga che sta uccidendo troppe persone, ma che, è ancora peggio, distrugge la fiducia dei giovani, la nostra voglia di andare verso il futuro. Sono qui perché credo nel potere dell’arte, dell’amore. E credo nei miracoli“.

Cuore, vortice, persino il rito del Mandala. Non esistono più petali e spine, positivo e negativo, ma dwrun unico, magico, fiore che diventa simbolo di rinascita, spirale energetica, passione millenaria. E voglia di rivincita di un mondo che si è accartocciato su se stesso ma che ora ha un estremo bisogno di ricominciare a vivere. E volare. “ Una performance spirituale che fonde insieme tante energie, tutte positive: abbiamo bisogno dell’aiuto della nostra Santuzza perché ci liberi da questa tremenda peste contemporanea” dice la curatrice del progetto, Stefania Morici. Alla fine della performance, i duemila cuori che formano la rosa verranno donati ai cittadini e agli alunni delle scuole della zona. Ognuno potrà personalizzare il suo cuore, e un domani potrebbe nascere una mostra. “

Quando l’immagine diventa un virus: Fornasetti

Editorial content direction & production Alessia Caliendo

Photographer Elodie Cavallaro

Video director Sara Fabbiani

Supported by Discromie

Quando l’immagine diventa un virus: Fornasetti

Guida pratica alla mostra parmense sul genio della decorazione che ha creato le immagini più virali del ventesimo secolo.

C’è tempo fino al 14 febbraio 2021 per visitare “FORNASETTI. Theatrum Mundi”, la mostra-evento di Parma 2020+21 Capitale Italiana della Cultura e lasciarsi contagiare dal virus Fornasetti.

I sintomi? Semplicissimi da riconoscere: sentirsi sopraffatti dalla bellezza; vivere una vera e propria esperienza estatica da sindrome di Stendhal; e infine, avere un’irrefrenabile voglia di sfoderare il proprio smartphone per immortalare ogni dettaglio di questo viaggio nel Fornasetti-pensiero tra arte, architettura, storia e teatro, all’interno del Complesso monumentale della Pilotta.

Piero Fornasetti

L’esposizione offre al pubblico l’occasione di conoscere il mondo visionario e onirico di Piero Fornasetti (1913-1988), figura poliedrica dell’arte italiana che non si può incasellare in un’unica categoria. C’è chi lo definisce designer e chi lo considera a tutti gli effetti un artista, ma è molto di più. È l’uomo che a metà del Novecento ha costruito un nuovo modo di dar vita agli oggetti di uso quotidiano donando loro un valore culturale e un messaggio artistico attraverso la decorazione.

Affascinato dall’allure simbolica di mani, soli, lune e mazzi di carte, viene presto notato dal grande architetto Gio Ponti, altro indiscusso genio iniziatore del gusto italiano, che sin dagli anni Trenta gli proporrà di collaborare a svariati progetti decorativi la cui massima espressione si realizza nel trumeau Architettura, una credenza a metà tra mobile bar e scrittoio decorata come un pasticcio architettonico, che i due presentano alla Triennale di Milano nel 1951.

Oggi l’eredità culturale e progettuale di Piero è custodita dal figlio Barnaba che, in qualità di direttore artistico dell’atelier, sin dagli anni Ottanta ha contribuito all’internazionalizzazione del brand con la creazione di nuovi oggetti e decori, oltre a produzioni teatrali e importanti progetti espositivi in giro per il mondo. 

Tuttora gli oggetti e le stampe vengono eseguiti a mano nell’atelier milanese in edizioni annuali limitate e le numerose fasi artigianali del ciclo di lavorazione fanno sì che ciascun manufatto sia concepito come un vero e proprio multiplo d’arte. 

Fornasetti. Theatrum Mundi 

I curatori della mostra, Barnaba Fornasetti (direttore artistico dell’Atelier Fornasetti), Valeria Manzi (Presidente dell’Associazione Fornasetti Cult) e Simone Verde (direttore del Complesso Monumentale della Pilotta), hanno disseminato tra le collezioni del museo ben 1234 opere dell’atelier ideando un percorso visivo tra simboli, citazioni e rimandi storici. 

Il concetto chiave che dà il nome all’esposizione è la teoria del Theatrum mundi del filosofo Giulio Camillo (1480-1544) secondo il quale la conoscenza umana è un teatro della memoria in cui lo spettatore sta al centro e lo spettacolo gli si dispiega intorno attraverso l’infinita combinazione di elementi conosciuti. Allo stesso modo, nell’immaginario decorativo dell’Atelier Fornasetti, così come nella sede espositiva, icone, simboli, forme architettoniche e epoche storiche si intrecciano e si esaltano a vicenda assumendo nuovi significati con le sembianze di oggetti eleganti e ironici creati per una dimensione domestica senza tempo.

Lo stile Fornasetti

L’inconfondibile cifra stilistica di Fornasetti è il tratto continuo a china: un segno grafico leggero che delinea contorni, talvolta anche con un lieve tremolio, quasi dovesse rassicurare l’osservatore che la sua opera è il frutto di un gesto umano, pensato con la testa, sentito con il cuore e realizzato a mano libera.

Da esperto conoscitore delle più svariate tecniche grafiche e incisorie nelle sue opere si percepiscono influenze e ispirazioni che trapassano i secoli partendo dai dettagliatissimi disegni cinquecenteschi di Albrecht Dürer fino alle stilizzazioni di Jean Cocteau, ma il tutto è reinterpretato in chiave personale, in base al decoro da realizzare. Che si tratti di un piatto da appendere, una litografia, un biglietto di auguri, una sedia davanti a uno scrittoio o un piccolo posacenere, poco importa; ogni oggetto di Fornasetti è portatore sano di bellezza e ha il potere di cambiare la percezione dell’ambiente in cui viene posizionato. 

L’eleganza dei gesti senza tempo

Il percorso espositivo si articola in svariati nuclei legati ai principali temi dell’opera di Fornasetti come i frammenti delle rovine greco-romane, i grandi trattati teorici dell’architettura, gli strumenti musicali, il collezionismo e la dimensione illusionistica e onirica dei trompe-l’oeil, ma ciò che riesce a catturare la curiosità del visitatore è l’immensa mole di oggetti di uso quotidiano che il maestro è riuscito a trasformare in piccoli capolavori, oggi croce e delizia dei collezionisti di modernariato. Calendari, piatti, paraventi, bicchieri, fermacarte, svuota-tasche, tappeti, tavoli, portaombrelli, tutto racconta di una gestualità apparentemente perduta di cui lo stesso Fornasetti si lamentava: “Mi reputo anche l’inventore del vassoio, perché ad un certo momento della nostra civiltà non si sapeva più come porgere un bicchiere, un messaggio, una poesia.

Gradualmente, con la sua inventiva e il suo estro, reintroduce nelle case il buon gusto attraverso un linguaggio visivo, fatto di umorismo e nostalgia, rendendo mobili e complementi d’arredo dei veri e propri oggetti da conversazione. 

10, 100, 1000 Lina Cavalieri

Citando una delle provocazioni del padre della beat generation, William S. Burroughs, che sosteneva “l’immagine è un virus”, il luogo fulcro della mostra vede come protagonista Lina Cavalieri. Entrando nel Teatro Farnese è infatti impossibile non sentirsi sopraffatti dalla Bellezza con la B maiuscola. A metà tra un’azione di guerrilla marketing e la più nobile delle istallazioni artistiche, come se non bastasse l’architettura di uno dei “teatri più belli del mondo”, seduto nella sua maestosa cavea lignea vi è un esercito di cloni della “donna più bella del mondo”, che scruta e ammalia l’osservatore.

Si tratta di Lina Cavalieri, la sciantosa trasformatasi nella più sofisticata e affascinante delle cantanti liriche della Belle Epoque, il cui ritratto trovato in una rivista d’epoca viene rielaborato dallo stesso Piero in oltre 350 versioni nella serie di piatti Tema e Variazioni

Divorata da un coccodrillo, sorridente, piangente, tatuata, silenziosa, dubbiosa, sexy, maliziosa, furiosa, e chi più ne ha più ne metta, la Lina di Fornasetti si può considerare a tutti gli effetti come la Gioconda di Leonardo del ventesimo secolo, ancora prima della Marylin di Warhol. Un’icona femminile immortale di cui lo stesso Piero aveva appeso “solo” 300 varianti nel luogo più intimo del suo showroom, il bagno, ma che oggi, grazie alla mostra di Parma, calca nuovamente le scene di un teatro.

Mete da scoprire: Pesaro tra mare, musica e arte

Ci sono città e coste predisposte per scelta, cultura o predisposizione naturale all’arte dell’ospitalità.  Pesaro trova la sua vocazione turistica già a fine 1800 inizio 1900, con una sua dimensione che si manifesta nelle innumerevoli ville di gusto Liberty fiorito, stupende fastose perle che rendono la costa ancor più affascinante. Pesaro conserva quel suo fascino di antico borgo con vie eleganti, palazzi, musei e chiese storiche, è anche la città che ha dato i natali a Gioachino Rossini (29 febbraio 1792 – 13 novembre 1868), compositore e musicista di immenso valore per la capacità di innovare il linguaggio musicale e antesignano cosmopolita per le capitali europee toccate dal suo talento. Passeggiando per il centro non mancano spettacoli ed iniziative musicali che rendono il centro vivo e frequentato a tutte le ore sia per lo shopping che per godere delle bellezze che secoli di storia rendono affascinante la città.

Oggi esiste un nuovo luogo, dove accoglienza e lusso senza tempo trovano casa, è all’Excelsior Congress SPA & Lidol’unico boutique hotel 5 stelle di Pesaro, struttura che appartiene al gruppo Lindbergh Hotels & Resorts. In questa estate di vacanze così particolare, anche pensando alle nostre belle località turistiche, l’Excelsior è stato il ‘buon ritiro’ dove rifugiarsi, rilassarsi e vivere a pieno tutte le esperienze che la struttura mette a disposizione. La struttura contemporanea si staglia sulla riva, attraversato l’ingresso si viene subito accolti in uno spazio luminoso in cui l’atmosfera ti riporta ad un immaginario di stile elegante senza tempo, anche al calar della sera candele profumate inebriano la hall con una luce calda ed accogliente.  

Sin dall’arrivo la gentilezza dello staff è stata messa al primo posto, cordialità e professionalità che continueranno per tutto il soggiorno. Si premurano di ricordarci che tutti i servizi e gli spazi sono stati ridisegnati, senza rinunciare al comfort, alla privacy, alla sicurezza di tutti. All’ingresso alla camera vista mare, l’atmosfera della hall continua, al bianco e agli altri colori discreti lasciano spazio e predominanza a tutte le sfumature mutevoli degli azzurri del mare e del cielo, così da entrare dalle ampie vetrate e diventare protagonisti e rendere ancor più vicino il contatto con il mare. La camera è accogliente con finiture e materiali di pregio, un rifugio ideale per sentirsi in vacanza, la terrazza ampia che affaccia direttamente sul lido privato è quel tocco in più.

Il richiamo del mare è forte, fatti pochi passi dalla hall arrivi direttamente sulla soffice sabbia del lido privato. Ad accoglierti lo staff per accompagnarti alla propria postazione in cui hai a disposizione dei soffici teli da mare, acqua fresca; oltre all’ombrellone, ai due comodi lettini, alla sedia, c’è un comodissimo baule in legno bianco in cui riporre in sicurezza i propri effetti personali prima di andare incontro al mare calmo e pronto ad accoglierti.  E’ un’oasi di relax, 2 vasche idromassaggio, un bar con diverse proposte da poter assaporare direttamente sotto all’ombrellone oppure all’ombra dei salottini. Per pranzo ci si può accomodare in uno degli eleganti tavoli vista mare del ristorante in cui assaporare piatti gourmet a base di pesce e sorseggiare un buon vino. Sicuramente un luogo dove trascorrere ore serene e spensierate fino all’ora dell’aperitivo con l’incantevole cornice del tramonto. Per i cultori del benessere è anche possibile fare delle lezioni yoga in spiaggia al mattino presto. Oppure si può approfittare della SPA, gratuita per gli ospiti dell’hotel, un luogo accogliente ed esclusivo: un piccolo gioiello vista mare, con lo staff preparato e pronto a offrire tutti i trattamenti in cabine con vista mozzafiato sul litorale. La piscina panoramica, riscaldata, con getti idromassaggio, sicuramente non invoglia a uscirne; la SPA è dotata anche di sauna finlandese, kneipp verticale in doccia emozionale e hammam la Fiore all’occhiello, la cabina Vichy dove provare l’esclusivo trattamento acquatico sensoriale con hydro suite privata per coccolarsi e rilassarsi, immersi tra i profumi di cocco, avocado e Roucou della linea St Barth. 

Assolutamente da provare il ’59 Restaurant in versione sera, che propone una selezione di piatti raffinati con un’attenzione alla selezione delle materie prime (espressione anche del territorio), prodotti semplici, abbinati in accostamenti finemente studiati, sia per sapori, colori e attenzione alla presentazione. Una sorprendente fusione tra passato e presente, tradizione e innovazione, per una cucina creativa e ricercata, ispirata alla semplicità della nostra terra.

Per i gourmand a Pesaro sono diverse e molto interessanti le proposte culinarie nei dintorni, dal lungomare al centro. Ecco alcuni indirizzi da provare:

Ristorante Lo Scudiero

Nel pieno centro della città, a pochi passi dalla centralissima Piazza del Popolo, trova posto nel cinquecentesco palazzo Baldassini il ristorante Lo Scudiero. È il luogo dove lo chef Daniele Patti, propone una cucina italiana e moderna, rispettosa il tutto in uno scenario dal sapore antico dato dalle volte a botte lasciate con i mattoni rossi a vista. Assoluta ricercatezza dal servizio in sala, e nei piatti in cui ricerca e innovazione rispettano la tradizione garantendosi una selezione di prodotti enogastronomici del territorio del tutto unici.

Via Baldassini, 2 Pesaro 

Ristorante Nostrano

Una brigata sia in sala che in cucina all’insegna della gioventù, la passione per il proprio lavoro, traspare anche dalla cura dei particolari della location che si affaccia proprio lungo il mare. Tutto ha un senso di artigianalità, non solo nelle pietanze ricercate, ma anche nei tavoli in legno dal design essenziale e lasciati volutamente senza tovaglie, alle maioliche e stoviglie che accolgono piatti dall’aspetto invitante. Colori, sapori sono il giusto completamento per questo processo ‘artigianale’, rispettosi delle materie prime che trovano un legame forte con il territorio. 

Piazzale della Libertà, 7 Pesaro 

Ristorante e pizzeria L’Angolo di Mario

È situato nell’area pedonale e del molo, vicinissimo al mare, dalla sua terrazza panoramica si potrà godere il tramonto con tutte le sue sfumature. Sicuramente un atteggiamento molto cordiale e attento all’ospitalità, anche se le sale sono piene, il team di sala garantisce velocità e attenzione. Un servizio che permette di degustare piatti a base di pesce freschissimo. Il rapporto tra qualità e prezzo, imbattibile! 

Lungomare Nazario Sauro, Pesaro

Come fare una cheesecake originale americana

La New York cheesecake è uno dei dolci freddi più amati dagli italiani. Composta da una base di biscotti al burro e da una farcia di crema a base di formaggio fresco, può essere decorata e impreziosita da diversi ingredienti come i frutti di bosco (versione classica), ma anche cioccolato, caramello, granella, farina di cocco e altro ancora.  

Come fare una cheesecake originale americana: ricetta

Ingredienti

-300g di biscotti digestive

-150g di burro fuso

-500g di formaggio cremoso (es philadelphia)

-100g di zucchero

-1 uovo

-150g di yogurt bianco magro senza zucchero

-150g di panna fresca

-1 cucchiaio di succo di limone

-estratto di vaniglia

Per la glassa:

-180g di frutti di bosco                                                                         

-3 cucchiai di zucchero

– frutti di bosco freschi

Preparazione della cheesecake americana

Come prima cosa si deve creare la base della cheesecake. Sono necessari dei biscotti digestive e del burro fuso. Eventualmente, i biscotti possono essere sostituiti da dei biscotti frollini. Il procedimento da seguire è davvero semplice: dopo aver polverizzato i biscotti, mescolateli con il burro fuso all’interno di una ciotola. Il composto ottenuto deve essere morbido e compatto. Una volta ottenuta la giusta consistenza, si può procedere stendendolo su uno stampo apribile, coprendone sia il fondo che il bordo.

La crema

Per la panna acida, in una seconda ciotola versate panna, yogurt e il succo di limone ben filtrato, mescolando il tutto.

A parte, in una seconda ciotola, vanno mescolate con l’aiuto delle fruste elettriche, il formaggio cremoso, lo zucchero e la vaniglia. Infine aggiungete l’uovo e mescolate ancora. Una volta che il composto è diventato cremoso, aggiungete 170g della panna acida (tenete da parte il resto). Dopo aver mescolato le due parti cremose, stendetele con l’aiuto di una spatola all’interno dello stampo rivestito di biscotto.

Cottura

In forno preriscaldato, a 165 gradi, in modalità statica. Posizionate la torta nella parte medio-bassa del forno e cuocete per un’ora. Una volta tirata fuori da forno, versate sulla superficie circa 3 cucchiai della panna acida avanzata e riponetela subito in frigo. Dopo circa 3 ore eseguite di nuovo il procedimento poggiando sullo strato raffreddato, la parte di panna acida che resta.

A questo punto la torta dovrà freddarsi per circa 10h in frigo.

Decorazione cheesecake americana

Se volete seguire alla lettera la tradizione, decorate con glassa ai frutti di bosco. Per prepararla vi basterà mettere sul fuoco i frutti di bosco con dello zucchero e lasciare andare per circa 5 minuti. Poi frullate con un minipimer e setacciate la glassa per separare i semi dal composto. Una volta che la glassa si è raffreddata in frigo, potete spalmarla sulla superficie della cheesecake e decorare con dei frutti di bosco e delle fragole freschi.

La decorazione però è la parte più divertente e personalizzabile, quindi potrete sbizzarrirvi e seguire i gusti che preferite.

Conservazione

La cheesecake americana si mantiene in frigo per 3-5 giorni, ma potete anche congelarla. In quest’ultimo caso evitate la glassa, ma decorate la torta solo nel momento in cui sarà servita. In questo modo ne preserverete la freschezza.

Riccardo Mandolini: da nerd a teen icon

Riccardo Mandolini, figlio d’arte, la mamma attrice Nadia Rinaldi e il papà regista e drammaturgo Mauro Mandolini, nasce con il cinema nel DNA; si è considerato un nerd fino all’età di tredici anni per poi diventare ana vera e propria “rising star” con la serie cult di Netflix “Baby”.Giovanissimo e molto preparato, riesce a stupirmi con ragionamenti lucidi e introspettivi sulla professione che gli è esplosa tra le mani, quella dell’attore.

E’ diventato anche una star sui social (su instagram ha 702K follower) e le sue fan lo inseguono, ma lui è felicemente fidanzato.

Nella gallery: Total look Prada

Foto: Maddalena Petrosino
Makeup: Simone Belli Agency
Hair: Mimmo la Serra
Styling: Eleonora Pratelli + Umberto Granata – Suite19pr

Come hai trascorso le tue vacanze?

Diciamo che sapendo che avrei dovuto lavorare a settembre, sono stato molto attento.

Ad un certo punto avrei avuto anche la possibilità di partire per la Sardegna, poi per una serie di imprevisti non sono riuscito, e mi son diretto verso Punta Rossa a San felice al Circeo con la mia ragazza.

La verità è che quando è successo tutto il disastro con la Costa Smeralda e la crescita di positivi, mi son spaventato per me stesso, perché non posso sapere come potrebbe reagire il mio corpo, e poi di conseguenza per il mio lavoro, come tutti i miei colleghi son stato fermo da marzo scorso e la voglia di riprendere è davvero tantissima.

Sei stato anche Ischia per il Global Fest …

Esatto si, è stata una bellissima esperienza e devo ringraziare Pascal Vicedomini per l’invito, e poi soprattutto sono molto amico dei suoi figli, specialmente di Matteo che è davvero un mio carissimo amico che definisco “cucciolone”, infatti me lo coccolo sempre ogni qual volta lo incontro.

Hai sempre saputo di voler fare l’attore?

La mia fortuna è stata che ho sempre odiato le baby-sitter, quindi escogitavo sempre il modo per farle impazzire, al punto di farle abbandonare il lavoro, costringendo i miei a portarmi in giro con loro.

In questo modo il set cinematografico è diventato il mio habitat naturale, senza però prefiggermi nessun obbiettivo.

Poi verso i tredici anni ho iniziato davvero ad appassionarmi al cinema, e anche se mia madre non me lo permetteva io di nascosto mi guardavo i film di Tarantino in streaming. E’ stata una vera svolta per il mio gusto e passione per il silver screen.

Invece il tuo primo debutto quando è stato?

Devo dire grazie a mio papà che è sia attore, sia regista teatrale. Ho avuto la possibilità di debuttare al Festival di Todi in uno spettacolo scritto da lui.

Il tutto si svolgeva nella famosa “Sala delle Pietre”, dove non c’è un palco vero e proprio, per me fu davvero un’esperienza unica, e poi non se solo per il fatto che era mio padre ma colleghi ed amici gli fecero tutti i complimenti.

Te la saresti aspettata tutta questa popolarità con il successo di “Baby”?

Assolutamente no, anche perché Baby nasce come “teen-drama”, che poi con una sapiente regia e sceneggiatura, e di conseguenza la costruzione dei personaggi lo ha portato a sconfinare e incuriosire diverse fasce di pubblico.

Ogni attore del cast è riuscito a farsi odiare e amare, anche con personaggi molto negativi come quello interpretato da Isabella Ferrari nel ruolo della madre di Alice Pagani, ma sempre facendo comprendere nel dettaglio il motivo di ogni azione ed emozione. Questa è stata l’arma vincente.

La mia unica polemica a chi ha fatto critiche negative sulla serie è che forse si sono dimenticati che comunque anche se ispirato a fatti realmente accaduti rimane una fiction.

Se avessero voluto rappresentare la sola verità del fatto di cronaca ne avrebbero fatto un film e non una serie TV.

Ti dispiace il fatto che siamo giunti alla terza e ultima stagione?

No, per il semplice motivo che quando vuoi bene a un progetto lo devi far finire così, e credo che la terza stagione sia il momento giusto, dove ogni personaggio prende coscienza di sé stesso.

Alla fine, raccontiamo la storia di questi ragazzi che frequentano il liceo, non avremmo potuto prolungarla fino all’università!

Il ruolo di Damiano te lo senti un po’ tuo?

Me lo porterò nel cuore per tutta la vita, anche perché non avendo studiato recitazione, ho dovuto far congiungere il mio bagaglio emotivo a qualcosa di scritto da un’altra persona cercando di avvicinarmi il più possibile a lui.

Damiano io non l’ho mai visto come il classico ragazzino incazzato, anzi doveva avere una dolcezza nell’essere diverso dagli altri, non perché avesse i muscoli, o perché vendesse il fumo, ma proprio per le esperienze che aveva vissuto e sofferto.

Perdere un genitore com’è successo a lui è un evento che ti segna, ma credo che ti segni anche a cinquant’anni, ti cambia, ti lascia un vuoto incolmabile.

Sei diventato un’icona di stile, sei sempre stato fashionista o lo sei diventato?

La verità è che mia madre mi ha sempre vestito carino, senza essere ne griffato ne nulla, tanto è vero che mia nonna mi chiamava il principino. Ora non posso dire che il mondo non mi sia cambiato, gli stilisti hanno piacere a farmi indossare i loro capi e io mi diverto… alla fine ho sempre vent’anni!

So che stai per partire con un nuovo progetto.

Sto per iniziare a girare un film prodotto da RAI cinema in puglia, si intitola “Ben tornato papà” per la regia di Domenico Fortunato che interpreta anche il ruolo di mio padre, e il cast è davvero fantastico perché insieme a noi ci sarà: Donatella Finocchiaro, Dino Abbrescia, Giorgio Colangeli  e Silvia Mazzieri di cui mi innamorerò nel film.

I migliori piloti italiani di Formula 1

La storia d’amore tra gli italiani e i motori si perde nella notte dei tempi. Questa lunga tradizione ha visto nascere moltissimi talenti che hanno raggiunto le vette delle categorie più importanti in fatto di motori e velocità, sia sulle due (segui questo link per leggere chi sono i migliori piloti italiani della storia del Moto GP), che sulle quattro ruote.

I migliori piloti italiani della Formula 1

L’Italia vanta un altissimo numero di piloti che sono approdati alla Formula 1, ben 94. Alcuni di essi hanno fatto la storia di questo sport. Nel corso del tempo, però, la presenza dei piloti italiani è stata altalenante, con periodi di grandissimo successo, ed altri in cui facevano fatica ad emergere.

Negli ultimi anni in particolare, è davvero difficile per i giovani che si avvicinano a questo sport farsi notare, a causa degli elevatissimi costi che comporta il tentativo di intraprendere una carriera in questo mondo.

Attingendo quindi per di più al passato, ecco i migliori piloti italiani della Formula 1.

Tazio Nuvolari

Tra storia e leggenda, la lista non può che iniziare con Tazio Nuvolari. Dopo un passato da motociclista, iniziò con le quattro ruote con una squadra propria, ma fu nel 1930, quando firmò con l’Alfa Romeo, che iniziò la storia che lo rese mito. Enzo Ferrari gli attribuì persino l’invenzione della tecnica della “sbandata controllata”, che permetteva di affrontare le curve alla massima velocità.

Alberto Ascari

Figlio d’arte, Ascari passo dalle due alle quattro ruote nel 1940, affrontando la Mille Miglia. Dopo la fine della Guerra, entrò a far parte della scuderia Maserati e poi alla Ferrari. I successi iniziarono nel 1952 e lo portarono a vincere due titoli di seguito, fu il primo italiano a compiere questa impresa. Purtroppo dopo questi due anni di gloria, scelse di cambiare scuderia e firmare un contratto con la Lancia. Tale cambiamento non pose solo fine alla sua serie di vittorie, ma purtroppo, a causa di un incidente perse anche la vita a Monza.

Michele Alboreto

Alboreto fu l’ultimo italiano a vincere una gara di Formula 1 in sella ad una Ferrari. Durante la sua carriera fu spesso paragonato a Alberto Ascari.

La sua carriera iniziò con le categorie minori e con l’enduro, ma nel 1984 fu ingaggiato proprio dalla Ferrari. La prima stagione fu deludente, vedendo la McLaren e la Lotus di de Angelis allontanarsi nella classifica. Ma l’anno successivo andò decisamente meglio. Era dai tempi del 1958 che un italiano non era in testa alla classifica, e tutto sembrava filare nel verso giusto, finché l’introduzione del nuovo motore lo costrinse a ritirarsi dalle ultime gare, lasciando campo libero a Proust, che vinse il titolo.

Giancarlo Fisichella

L’ultimo italiano ad aver vinto una gara di Formula 1, è Giancarlo Fisichella, nato a Roma nel 1973, esordì con la Minardi nel 1996. Nella sua carriera, terminata nel 2009, ha vinto 3 gran Premi e si è piazzato in totale 19 volte sul podio. Fisichella è stato inoltre l’ultimo italiano a guidare una Ferrari.

Bonus track

Non possiamo non nominare Alex Zanardi, che ha iniziato la sua carriera da pilota di kart. è approdato nella Formula 1 nel 1992, per poi dedicarsi dal 1995 al 1999 alla GT3 americana. Dopo un breve ritorno, si ritirò dalla competizione definitivamente, per dedicarsi alla Chap Cart. Proprio durante una gara in questa categoria subì il gravissimo incidente che lo costrinse alla sedia a rotelle. Per sapere di più sulla sua storia, segui questo link.

Alex Zanardi: storia, successi, incidenti, libri…

Alex Zanardi è nato a Bologna nel 1966. Sin da giovanissimo mostrò il suo talento al volante, iniziando a 13 anni a guidare i kart e portandolo fino alla Formula 1. Nel 1994 decise di ritirarsi dalla competizione per dedicarsi alla Formula Cart (oggi Champ Cart). In questa categoria arrivò secondo nel primo anno, per poi vincere il titolo sia nel 1997 che nel 1998.

Nel ’98 decise di ritentare la carriera in Fomula1, ma di nuovo a causa di un incidente nel circuito di Imola, dovette fermarsi, chiudendo la stagione a 0 punti. Decise quindi di tornare in Formula Cart, dove evidentemente il suo stile di guida rendeva meglio.

Nel 2001, durante una stagione strepitosa, il tragico incidente.

Il tragico incidente che gli costò l’uso delle gambe

Il 5 settembre del 2001, in Germania, Zanardi si fermò per un pit-stop, dopo aver superato tutti gli avversari ed essersi posizionato in testa alla gara. Mentre rientrava in pista, purtroppo, la sua auto venne travolta da un’altra vettura, che colpì il muso della sua monoposto, tranciandogli le gambe.

Le condizioni di Zanardi apparvero immediatamente gravi, aveva perso moltissimo sangue, ma i medici fecero di tutto per salvargli la vita. Dopo oltre una settimana di coma, Alex si svegliò ed iniziò la sua seconda vita.

La nuova vita di Alex

La carriera da pilota

Non essendo soddisfatto di alcun formato di protesi in commercio, Zanardi decise di progettare da solo le protesi che avrebbe indossato, e con un coraggio ed una forza fuori dal normale, nel 2003 salì a bordo di una Gran Turismo sulla stessa pista in cui aveva rischiato la vita. Il richiamo della velocità lo convinse a ricominciare a correre e con una BMW modificata per essere adatta alle sue condizioni fisiche. Partecipò con ottimi risultati alle competizioni fino al 2009, quando annunciò il suo ritiro.

L’atleta paraolimpico

Dal 2007 si avvicinò al mondo della handbike, una bici a tre ruote che viene alimentata dal movimento delle braccia. Dopo solo un mese di allenamento partecipò alla maratona di New York nella sezione dedicata a questa disciplina, piazzandosi al quarto posto. Iniziò così la sua seconda carriera come paraciclista vincendo campionati nazionali e mondiali fino alle 3 medaglie paraolimpiche (2 d’oro e una d’argento) ottenute a Londra. Il palmares si popola di medaglie e riconoscimenti fino al 2019.

La carriera televisiva

Nel frattempo, diventato ormai un’icona della sportività e della tenacia, Alex debuttò in TV nel 2010 con un programma di divulgazione dal titolo “E se domani”, per poi presentare “Sfide” nel 2012. Nel 2020, il 2 giugno ha condotto in prima serata su Rai 1, “Storie tricolor-non mollare mai”, in occasione della Festa della Repubblica.

I libri

La sua incredibile storia non poteva non essere raccontata. Del 2003 è “…però Zanardi da Castel Maggiore!”, sono seguiti poi nel 2006 “Alex guarda il cielo”, nel 2016 “Volevo solo pedalare: …ma sono inciampato in una seconda vita” e infine nel 2019, “Quel ficcanaso di Zanardi”. Tutti incentrati sulla sua incredibile vita e sul suo modo di affrontarla, fonte di ispirazione per moltissime persone.

Alex Zanardi oggi

Il 19 giugno, durane una staffetta di beneficienza, Alex è rimasto coinvolto in un gravissimo incidente a Pienza, dove è stato travolto con la sua handbike, da un camion in circostanze ancora da verificare. Le condizioni sono apparse immediatamente molto gravi, è stato sottoposto a diverse operazioni chirurgiche. Ad oggi è in terapia semi-intensiva al San Raffaele, e sembra che le sue condizioni stiano lentamente migliorando.

I migliori piloti italiani di moto GP della storia

Tutti in piedi sul divano! Conosciamo tutti le parole di Guido Meda alla guida della telecronaca del campionato mondiale di moto GP. Anche chi non è appassionato di questo sport, sente un brivido guardando le moto sfrecciare sui rettilinei o piegarsi fino a toccare quasi l’asfalto nelle curve.

I piloti italiani

La cultura dei motori è assai radicata nel nostro Paese, non solo a livello automobilistico, ma anche nel mondo delle due ruote. Proprio la passione per la velocità e le motociclette ha portato molti piloti italiani a sventolare il tricolore sulle vette più alte della competizione mondiale più famosa ed importante di tutte, la Moto GP. Chi sono i migliori piloti italiani del Motomondiale? Leggeteli qui.

Valentino Rossi

Non è solo uno dei migliori piloti italiani, ma di tutto il mondo, avendo vinto più titoli di tutti nella storia del campionato mondiale di moto GP, ben 9 volte. Classe 1979, il talento di Valentino Rossi lo abbiamo davvero visto crescere in tv. Continua ancora oggi a regalarci emozioni forti, tra derapate e bagarre con ragazzi che hanno anche meno della metà dei suoi anni, ma resta una leggenda di questo sport. Il Dottore, come ama farsi chiamare, è uno dei piloti più amati della storia della moto GP, sia in pista, per il talento e la tenacia, sia fuori, grazie al suo fare scanzonato e sempre sorridente.

Max Biaggi

Nato a Roma nel 1971, Max Biaggi ci ha fatto sognare a bordo della sua Honda per tutti gli anni ’90, vincendo per 4 volte di fila nel moto GP e dedicandosi poi alle Superbike, dove ha vinto altri due titoli mondiali. Da sempre il più grande avversario di Valentino Rossi, si è ritirato nel 2012, ma è poi tornato nel 2015 fino al 2017, quando, dopo un bruttissimo incidente a Latina, decise di ritirarsi definitivamente dal mondo delle corse. 

Loris Capirossi

Mantiene ancora il titolo di più giovane pilota ad aver vinto un moto mondiale. Per anni è stato a cavallo della Ducati nella competizione sportiva, portando alta la nostra bandiera. La sua ultima gara è stata nel 2011, oggi è rappresentante di un’azienda spagnola presso la Direzione Gara del campionato mondiale.

Marco Simoncelli

La sua carriera è stata troppo breve, ma Marco Simoncelli resterà negli annali della storia della moto GP, non solo a causa del tragico incidente che gli ha spezzato la vita in Malesia nel 2011, ma perché nonostante la sua giovane età aveva già mostrato di avere la stoffa del campione, tanto da stato inserito nella Hall of Fame del motociclismo internazionale come meritava.   

Royal Hotel di Sanremo, l’eccellenza sulla Riviera dei Fiori

In “La donna del lago” di Franco Rossellini e Luigi Bazzoni, si consumano amori e scandali, ma anche scomparse e apparizioni misteriose. Nel film del visionario Wes Anderson, “Grand Budapest Hotel”, ne rivediamo la clientela della decadente nobiltà europea, attraverso dei flashback che hanno i toni saturati cari al regista. “Lost in translation” è il racconto di un incontro che spesso è galeotto tra le sale spoglie e silenziose della notte. Parliamo degli hotel, luoghi di passaggio e fautori di liaisons, di connessioni d’affari, o di quella che gli scrittori chiamano “ispirazione”, che prendono a piè polmoni tra le sale affrescate e le panoramiche viste dalle loro camere dorate.

Tra i più onirici della nostra Penisola, troviamo il Royal Hotel Sanremo, l’esclusivo cinque stelle lusso della città dei Fiori. In una Sanremo colorata in ogni stagione, il Royal Hotel è certamente il fiore all’occhiello, incorniciato dalle palme del parco subtropicale di 16.000 mq ed affacciato sul Mediterraneo in posizione unica, a pochi minuti dalle spiagge sabbiose e dal centro con il rinomato Casinò e le lussuose boutiques. 

L’albergo viene inaugurato nel 1872 per divenire subito dimora della Belle Époque europea e dell’alta aristocrazia e rimane tuttora l’indirizzo per eccellenza nella Riviera dei Fiori. I saloni affrescati rimandano a scene di amabili conversazioni delle madames avvolte dalla magica atmosfera; le grandi colonne in marmo e i ritratti di gentiluomini con l’orologio da taschino, fanno da ambiente di lettura durante la prima colazione, che al Royal continua ad offrire la versione dolce e salata, con deliziose omelette cucinate al momento dallo chef. 

Se il Bel Paese è celebre per la qualità e la poliedricità dei prodotti alimentari, il Royal Hotel non poteva non dedicare una grande sala ristorante dove servire le eccellenze del territorio. Il suo nome è “Fiori di Murano”, per i preziosi lampadari fatti di fiori di vetro; l’affaccio è sul parco e sul mare, ogni finestra è incorniciata da tendaggi bianchi che lasciano passare la luce e da mantovane drappeggiate color oro. 
Per le serate estive il Royal Hotel offre “Il Giardino” per romantiche cene a lume di candela sulla terrazza; il “Corallina” con Pool-Bar a bordo piscina per pranzi informali o per snack informali, da giugno a ottobre.

Membro della prestigiosa organizzazione dell’ospitalità di lusso “The Leading Hotels of the World”, il Royal Hotel Sanremo conta 127 camere incluse 14 suite esclusive; tra queste la  Suite Sissi ove soggiornò l’imperatrice d’Austria con grande terrazzo dotato di vasca idromassaggio da cui poter godere della splendida vista mare, sdraio e gazebo per una tintarella in totale privacy, un bagno padronale in marmo con il set di cortesia firmato Royal, e un salotto in stile reale dove sorseggiare champagne di benvenuto e frutta fresca.

Per le giornate in piscina Gio’ Ponti pensò ad una enorme vasca scenografica dalla forme frastagliate che ricordasse il mare. Firmata dal grande architetto, la piscina ha acqua di mare a 27° C; non è difficile trovarvi a bordo una famiglia polacca in stile Barbie, o signore charmant habitué che raccontano la fedeltà alla struttura luxury.

Esclusivi i trattamenti ed i massaggi proposti alla Royal Wellness; la zona umida dispone di ampia vasca idromassaggio, docce emozionali, bagno turco, Vitarium e area relax con angolo tisaneria. La sala fitness è dedicata a chi vuole rimanere in forma durante la vacanza. 
Partite a tennis in stile “Match Point”, minigolf e un piccolo shop, vi saranno sentire a casa e vi allieteranno le giornate senza andar troppo lontano. 

Il Royal Hotel Sanremo mantiene da anni il gusto e il fascino della struttura più elitaria della Riviera dei Fiori. Non è un caso se proprio a questo luogo si deve la nascita del Rotary Club di Sanremo, nel lontano 1931, grazie a Mario Bertolini. È la destinazione ideale per chi cerca l’antico significato di accoglienza ed eleganza, per chi del bello ne fa una ricerca continua e per chi ama il comfort unito alla ricercatezza.

La metropoli rurale di Federico Cina

Il designer che canta al mondo della propria terra

Intervistiamo oggi Federico Cina, una giovane promessa del firmamento moda che con le sue creazioni sfida i confini tra locale e globale, maschile e femminile, tradizione e innovazione. Dalle sue origini tra i colli romagnoli alle esperienze nelle grandi capitali mondiali del fashion, Federico ci parla della sua brand identity e ci presenta, tra le tante novità, la nuova collezione s-s 2021 Corpi e Luoghi.



La moda è di per sé arte e come tale vuole comunicare messaggi e pensieri. Quali sono i valori celati dietro le trame romagnole delle tue collezioni?

Tutto è partito per dare omaggio e ringraziare a mio modo la mia famiglia, perché la stampa romagnola mi ricorda i pranzi della domenica passati insieme ai genitori e ai nonni. Vedere una giacca o un pantalone con quella fantasia mi ricorda tutta la mia infanzia, gli insegnamenti e i valori trasmessi dai miei cari. È una celebrazione e una rivincita: essendo nato a Cesena, e avendo vissuto nel piccolo paesino di Sarsina, mi sono sempre sentito un pesce fuor d’acqua, da piccolo sognavo la grande città, la fuga dalla campagna. Crescendo ho capito di amare il luogo dove sono cresciuto, il che mi ha spinto a dare omaggio a ciò che da piccolo non mi piaceva e che ad oggi rappresenta invece la mia identità. 

Cosa ti ha spinto a tornare a Sarsina?

Mi sono trovato benissimo nelle città in cui ho vissuto, rifarei tutto da capo, sono state esperienze necessarie. Ciò che mi mancava era proprio la verità del rapporto umano, la relazione sincera e trasparente tipica della mia terra. Molti spostamenti ed esperienze che ho avuto, soprattutto tra il 2016 e il 2017, mi hanno spinto e convinto a rientrare in Romagna. È stata la mia fortuna tornare, fondamentale per l’apertura del mio marchio, paradossalmente è partito tutto dal mio ritorno.

Il tuo background non si ferma perciò alla sola Romagna, vantando esperienze importanti come quella vissuta in Giappone e poi a New York, prima ancora della stessa Milano. Che peso hanno oggi queste tre culture sulle tue collezioni? Come ti ispirano e come convivono nei tuoi abiti?

Faccio un passo indietro dicendo che non riesco a trasmettere agli altri ciò che non sento in primis sulla mia pelle. Le esperienze che ho fatto in Italia e all’estero continuano ad influenzarmi, soprattutto a livello sociale; penso al senso del rispetto che ho imparato in Giappone, ad esempio. Ammetto di subire queste influenze in maniera inconscia, mi seguono e si mischiano mentre creo, è un processo puramente istintivo. Anche l’esperienza a New York presso Brooks Brothers è stata fondamentale a livello sia tecnico che sociale, così come Milano e la stessa Romagna. Tutti questi aspetti emergono nelle mie collezioni. Prendiamo ad esempio il completo uomo color rosso della collezione Corpi e Luoghi: le linee geometriche, pulite e precise ricordano la tipica mentalità quadrata giapponese mentre il retro dell’abito è ispirato al nodo dei grembiuli della nonna. Ogni esperienza che facciamo ci segue e ci influenza soprattutto, nel mio caso, nel processo creativo.



Parlando della collezione s-s 2021 Corpi e Luoghi hai riferito che essa costituisce un “omaggio alla memoria”. Che cosa intendi?

Si tratta dell’omaggio alla mia memoria, alla mia infanzia. Ci sono più corpi, più “me” che hanno vissuto in questi anni in luoghi diversi, dalla campagna alla grande città. Corpi e Luoghi rappresenta il primo debutto con la Camera Nazionale della Moda. La sfilata è stata posticipata a gennaio 2021 a causa della pandemia perciò il vero grande debutto è stato quello in occasione della Fashion Week digitale. In questa collezione ho voluto ripercorrere la mia vita fino ad oggi, perché si tratta esattamente di ciò che voglio raccontare attraverso i miei abiti. Presento le mie collezioni ogni stagione come diversi capitoli della mia vita; la trasparenza e la sincerità sono valori essenziali per la mia brand identity.

Il video di presentazione di Corpi e Luoghi sembra evocare una sorta di “chiusura del cerchio”: si vede l’infanzia di un giovane che cresce in un paese di montagna sognando la grande città, il tempo che scorre, lo sguardo nostalgico e alla fine la ricongiunzione tra i pezzi, la serenità dell’animo. Si tratta di una specie di resa dei conti?

È veramente una chiusura del cerchio. Come debutto alla Camera Nazionale della Moda volevo raccontare ciò che mi ha portato ad essere quello che sono. Come dicevo in precedenza, da piccolo non ero a mio agio in un piccolo paesino e il bambino del video rappresenta me, mentre guardo scontento la campagna e disegno grattacieli seduto in terrazza. Si vede poi un giovane ragazzo con la città proiettata addosso, come se il peso della medesima fosse troppo difficile da sostenere per lui. Alla fine un altro ragazzo, ancora più grande, si risveglia di nuovo in campagna, più tranquillo e sereno perché ha capito ciò che veramente ama. Il cerchio si chiude perché alla fine sono tornato alle origini e il premio è stato la trasformazione della sofferenza nella mia identità, nel mio stesso cavallo di battaglia, una vera e propria rivincita. 

I tuoi abiti riescono ad essere romantici, nostalgici, innovativi, maschili e femminili allo stesso tempo. Questo tratto rispecchia la tua volontà, cioè una moda libera dalla costrizione del genere e dalle etichette?

Assolutamente sì, vorrei portare l’abbigliamento femminile nell’armadio maschile. Molto spesso mi fanno questa osservazione ma ammetto che non c’è uno studio dietro, è un tratto distintivo del mio brand, fortunatamente ancora libero dalle regole del marketing. Noto sicuramente che la donna in abbigliamento maschile risulta alla moda e grintosa mentre l’uomo dall’aspetto femminile è soggetto spesso e volentieri di sguardi indiscreti. Sono contro tutte queste etichette, non lo specifico nemmeno più di tanto perché ad oggi mi aspetto che questa tendenza vada sempre più sgretolandosi. 



Si intende che la tradizione è per te di vitale importanza nonché pilastro dello stesso brand. È corretto dire che la collaborazione duratura con l’Antica Stamperia Marchi fortifichi ancor di più il sapore “glocal” delle tue collezioni?

Assolutamente sì. Per me l’Antica Stamperia Marchi costituisce un po’ il cuore della collezione e della brand identity, trattandosi proprio del posto in cui vengono fatte le tovaglie che mi ricordano la mia famiglia. È sicuramente il luogo in cui nasce tutto, soprattutto per il rapporto che ci lega. Mi hanno supportato fin dall’inizio anche se non presentavano esperienza pregressa nel settore abbigliamento, accettando persino la sfida di stampare a capo finito, il che richiede una tecnica molto delicata e specifica. Presentano una tradizione antichissima, essendo addirittura dotati di un mangano del 1633, una specie di enorme ruota di legno che funziona da pressa per la stiratura. Amo tra l’altro i tessuti il più possibile basici per poterci poi lavorare sopra. L’artigianalità dei miei capi parte tutta da qui.



Dal debutto nel 2019 ad AltaRoma con la collezione Romagna Mia all’ultimo gioiello Corpi e Luoghi: quale sarà il prossimo passo di Federico Cina?

Parto dicendo che il 7 settembre 2020 pubblicheremo un archivio digitale dove figureranno varie collaborazioni con diversi artisti che, partendo dalla stampa romagnola e dai design dei nostri abiti, presenteranno le proprie creazioni rivisitate. 

Segue poi questo lancio il nostro e-commerce, che verrà reso ufficialmente pubblico il 14 settembre 2020 presentando una nuova collezione totalmente ready-to-wear, realizzata artigianalmente con disegno tradizionale romagnolo.

La collezione a-w 2021 calcherà le passerelle a gennaio, godendo dello sponsor di Manteco, azienda leader del settore textile. 

Finisco dicendo che c’è poi una grande collaborazione in corso che farà il suo debutto durante la settimana della moda di settembre e saremo anche presenti, più o meno nello stesso periodo, all’evento di White Milano. Insomma, tante fantastiche novità.

I film più belli diretti da Alan Parker

Il 31 luglio di quest’anno ci ha lasciato il grandissimo Alan Parker, regista inglese che nella sua carriera ha vinto ben dieci Golden globe e dieci Premi Oscar. Molti sono i film che lo hanno reso celebre, i seguenti sono i nostri tre preferiti.

4 film di Alan Parker passati alla storia

1 Mississippi Burning, le radici dell’odio

Film del 1988 interpretato da Gene Hackman, Willem Dafoe e Francis McDormand. racconto ispirato a fatti realmente accaduti nel 1964, durante la lotta per i diritti civili del Mississippi. Il film fu candidato a diversi Golden Globe e Premi Oscar, vincendo quello per la fotografia.

La storia inizia quando tre attivisti civili neri vengono uccisi brutalmente. Due agenti dell’FBI vengono incaricati di investigare sull’accaduto. Purtroppo i due federali si ritrovano a contrastare un’ondata di odio razziale in continua crescita che vede anche l’appoggio della polizia locale, soggiogata dal Kou Klux Klan.

2 Evita

Nel 1996 esce nelle sale dei cinema, Evita, adattamento del musical omonimo che racconta la storia di Eva Perón. La giovane Evita, interpretata da Madonna, parte dalle campagne di Buenos Aires con il sogno di diventare famosa. Intraprende una relazione con il colonnello Juan Domingo Perón, che nel 1946 diventerà presidente dell’Argentina. La donna dovrà affrontare l’aristocrazia del tempo, che mal gradiva che il presidente frequentasse una popolana. L’accettazione da parte dell’oligarchia del suo Paese, fu uno dei motivi che spinse la giovane a viaggiare per il mondo ed ammaliare il pubblico con la sua voce. A soli 33 anni, Evita morirà di cancro, lasciando in lacrime una nazione che aveva imparato troppo tardi ad apprezzarla. Il premio Oscar questa volta lo vinse l’indimenticabile colonna sonora.

3 Midnight Express, fuga di mezzanotte

Considerato il capolavoro di Parker, vinse 4 Golden Globe e 2 Oscar. Siamo ad Istanbul nel 1970, Billy, accetta di portare addosso 2 kg di hashish mentre è in vacanza con la fidanzata. All’aeroporto verrà scoperto e incarcerato. Inizialmente condannato a 4 anni, la sua pena si inasprirà arrivando a 30 anni, per volere del Presidente Nixon, che accusava la Turchia di trattare con troppa leggerezza i trafficanti di droga. La vita di Billy è rovinata, ma lui non smette di sperare in una fuga. Per le scene molto crude, il film fu vietato ai minori di 18 anni in diversi paesi.

4 The Wall

Pellicola del 1982, ispirata all’album omonimo dei Pink Floyd, le cui musiche sono la colonna sonora del film. Il protagonista è Pink, una rockstar che soffre di tossicodipendenza. Mentre si trova sul suo divano a vedere un film rivive la storia della sua vita, tra scene di scuola, ricordi della madre e del padre morto in guerra, fino ad arrivare alla moglie fedifraga. Continuando nel suo stato di trance, si ritrova davanti ad una parata di nazisti e ad un giudice mostruoso che lo punisce per la sua condotta. Il muro è la metafora dietro alla quale Pink cerca di rifugiarsi in sé stesso, lontano da tutti, ma la sentenza del giudice ne provocherà la distruzione.

Nicolò De Devitiis: una carriera on the road

Abbiamo incontrato Nicolò De Devitiis, reduce proprio in questi giorni dal Giffoni Film Festival. Nella nostra conversazione ci svela i progetti per la prossima stagione televisiva: sicuramente il ritorno a ‘Le Iene’ (dal 6 ottobre) con le dovute accortezze per realizzare i nuovi servizi e la voglia di intraprendere inchieste interessanti ma allo stesso tempo leggere e che rispecchino le sue passioni. E poi, un nuovo programma, ‘On the road again’ , dal 10 settembre in onda su Sky Sport e Sky Sport MotoGp con Guido Meda. 

Raccontaci qualcosa sul nuovo programma realizzato per Sky..

In On the road again, io e Guido Meda percorreremo in moto ( il mezzo perfetto anche per garantire il distanziamento sociale), in lungo e in largo l’Emilia Romagna. Guido intervisterà alcuni volti noti legati al territorio (tra cui lo chef Bruno Barbieri e la cantante Nina Zilli). Io invece, seguirò le stesse tappe incontrando le realtà autentiche della regione, tra cultura, cibo e aneddoti sulle varie località. Saremo anche a Imola per visitare il circuito e lì Incontreremo Andrea Dovizioso e Claudio Domenicali, Ingegnere e AD della Ducati. Sono davvero esaltato per questo programma, lavorare con Guido Meda è un sogno, lo seguo da quando sono un bambino e sono felice di questa nuova esperienza. 

Come è andata invece l’esperienza da conduttore del Giffoni film festival?

L’esperienza è stata molto positiva, Giffoni mi ha dato l’occasione per scoprire che i ragazzi della nuova generazione sono molto preparati. Hanno interagito in maniera intelligente con registi e personaggi di fama mondiale. Il bello di questo festival è che in un certo senso “prende il mondo e lo porta ai più giovani”. Io ho condotto il festival ma il cuore dell’evento sono proprio loro e il mio ruolo si è rivelato alla fine semplicemente quello di condurre e stimolarli a interagire.

L’immagine simbolo del festival quest’ anno rappresenta la Terra, cosa ne pensi di questa scelta? 

Sono molto attento alla salvaguardia del pianeta. Parlando di sostenibilità da un lato, sono sempre più attento al tema del riciclo in particolare allo smaltimento della plastica, dall’altro però possiamo pensare alla di terra non solo come cura del pianeta ma anche di radici e origini. A Giffoni ho parlato con Toni Servillo di Roma ( protagonista della sua Grande Bellezza e anche mia città d’origine). Per me terra è anche Roma, il Quartiere Monti cuore pulsante della città, Trastevere con il mio ristorante preferito (Da Teo).

Quali tra gli ospiti nazionali e internazionali ti hanno colpito maggiormente?

Certamente Silvester Stallone, Richard Gere,  e ancora Toni Servillo,  ma anche i giovani cantanti della scena musciale attuale come Gaia e Aiello.

Ci sono dei film in concorso che reputi particolarmente interessanti?

C’è un film che si chiama Sul più bello che appartiene alla categoria dramedy, un genere che alterna il drammatico e il comico. La colonna sonora è stata realizzata da Alpha, cantante da tenere d’occhio. Lo consiglio vivamente.

In generale è stata un’edizione particolare, all’insegna di distanziamento e protocolli di sicurezza, come l’hai vissuta?

Nonostante la situazione attuale, l’ambiente è stato davvero familiare e c’era molta energia positiva. Abbiamo dimostrato coraggio e determinazione nel fare un festival di questa portata. Con rigore giudizio ed educazione siamo riusciti a rispettare tutte le norme di distanziamento. I ragazzi erano 600 anzichè 6000 e abbiamo usato zoom per creare i collegamenti con i personaggi che non potevano essere fisicamente presenti. Un’edizione anomala ma certamente riuscita.

Ti interessa il mondo del cinema? Ti vedresti come attore? 

In realtà ho già recitato una piccola parte in Poveri ma ricchissimi con Christian De Sica. Amo molto  la commedia Italiana e con De Sica mi sono trovato davvero bene. In passato a Roma ho frequentato alcune scuole di recitazione ma adesso sto lavorando da 6 anni alle Iene, e nell’ambito della conduzione, settore i cui sento di dover migliorare ancora molto. Voglio concentrarmi sulla tv e mi piacerebbe parlare di musica in televisione, la mia vera passione insieme alla batteria. Non dimentichiamoci infatti che Nicolò ha creato e aggiorna costantemente una seguitissima playlist su Spotify, Divanoletto Groove (ndr).

Come combattere lo stress e l’ansia?

Se lo stress e l’ansia sono reazioni completamente naturali, generalmente in risposta alla pressione della quotidianità (in vista di un esame, colloquio, superlavoro, tensioni familiari …), diventano problematici quando sono sproporzionati e ti impediscono di svolgere un compito specifico o addirittura ti rallentano nel decorso classico delle tue giornate.

Ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a ritrovare la tua serenità.

Lo stress: che cos’è?

Comprendere l’azione dello stress è già padroneggiarlo! Lo stress è stato scoperto come sindrome di adattamento generale. Molto spesso tendiamo a dimenticarlo, ma le reazioni allo stress sono normali e utili. Sappiamo, ad esempio, che il livello della prestazione al momento di un’azione è migliore quando esiste una certa dose di stress perché esso consente di provocare una maggiore motivazione, di giudicare meglio i parametri della situazione, e di prepararsi nella maniera migliore.

Ma se questa eccitazione e ricerca del miglioramento rispetto ad una circostanza, legate allo stress (ad esempio nel campo della competizione) è intensa e di lunga durata, invadendo anche situazioni comuni, diventano dannose.

Possiamo suddividere lo stress in 3 fasi: allarme, resistenza ed esaurimento.

A causa della fase di allarme il corpo secerne più adrenalina, la memoria, il pensiero, la vigilanza risultano migliorati, le pupille si dilatano per aumentare l’acuità visiva e tutte le funzioni del corpo sono mobilitate per essere in grado di rispondere alla fonte dello stress, il pericolo.

Se lo stress persiste, il corpo torna alla resistenza e cerca di monopolizzare altre risorse per trovare un nuovo equilibrio in presenza di questo stress. In questo modo il corpo secernerà altre molecole: endorfine (lenitive), cortisolo, dopamina o serotonina. In questa fase, lo stress è ancora un agente stimolante che è benefico per il corpo, consentendogli di reagire a situazioni che potrebbero metterlo in pericolo.

In caso di persistenza prolungata dello stimolo stressante, l’organismo diventa quindi incapace di far fronte e questa è la fase di esaurimento per la perdita di riserve di energia. Le difese immunitarie diminuiscono, rendendo il corpo sensibile alle aggressioni esterne e si instaura uno stato di tensione eccessiva, generando affaticamento, irritabilità o persino uno stato depressivo.

Stress cronico e stress acuto: quali sono le differenze?

Lo stress acuto provoca sintomi molto intensi al punto da interferire temporaneamente con le normali occupazioni. Questo problema può comparire dopo un evento traumatico (morte di una persona cara, incidente, perdita finanziaria…) o in previsione di un evento destabilizzante (esame, colloquio, ecc.). Per definizione, questo stress acuto è temporaneo e provoca disagio momentaneo ma che può essere ripetuto con una certa frequenza a seconda delle circostanze della vita.

Lo stress cronico è uno stato permanente per il quale sono ben identificate situazioni rischiose come:

  • Una personalità ansiosa che è quindi molto sensibile agli stress;
  • Una situazione difficile e persistente nel tempo che non può essere modificata o risolta: lavoro precario, situazione finanziaria, molestie da parte di un superiore, malattia, relazione con i figli, all’interno della coppia, ecc.;
  • L’accumulo di diverse situazioni che generano stress che si sovrappongono nel tempo.

Come evitare lo stress cronico?

Alcuni suggerimenti generali possono essere applicati per evitare questa situazione stressante cronica.

Innanzitutto partendo dal cibo. Esso svolge un ruolo chiave poiché lo stress eccessivo può farti ingrassare o perdere peso e ha il suo posto nella prevenzione e nel controllo dello stress cronico. In effetti, l’energia necessaria affinché il corpo affronti lo stress è fornita da zuccheri lenti (amidi) che hanno anche un effetto sedativo. D’altra parte, per contrastare lo stress grazie alla sintesi di neurotrasmettitori come serotonina o dopamina, i nutrienti forniti dalla dieta sono necessari. Infine, le vitamine del gruppo B (soprattutto B9 e B12), zinco, magnesio, vitamina C e acidi grassi omega-3 sono utilissimi per promuovere la trasmissione degli impulsi nervosi e combattere efficacemente lo stress.

Esistono anche integratori contro lo stress che aiutano l’organismo ad adattarsi ad esso e a gestirlo meglio: contribuiscono all’equilibrio nervoso e al benessere.

Altro contributo fondamentale per abbassare i livelli di stress e ansia proviene dall’attività fisica e dal sonno. Praticare 30 minuti di sport al giorno è un toccasana naturale per ridurre i livelli di cortisolo nel sangue, bilanciati dal rilascio di endorfine (l’ormone della felicità), e prevenire patologie cardiovascolari. Allo stesso modo anche riuscire a dormire dalle sei alle otto ore ininterrottamente per notte è importante. Per cercare di non disturbare il sonno è bene staccare il cervello, disconnetterlo da smartphone, pc e email di lavoro, almeno un’ora prima di mettersi a letto. Fare un bagno caldo e concentrarsi sui pensieri belli della vita e su progetti a medio e lungo termine, così da addormentarsi motivati e svegliarsi di buonumore.

Napoli vista con gli occhi della Generazione Z: un week end alla scoperta dei volti e dei luoghi più cool nel 2020

Napoli non è una questione impersonale.

Può essere il sangue che ti scorre nelle vene o il desiderio recondito di visitarla. La immaginiamo come la più accogliente delle donne meridionali che rende le sue sfaccettature autentiche e veraci parte di un carisma inspiegabile. Pensiamo di sapere tutto di Lei, ci riempiamo la bocca dei “mille culure” o della “tazzulella e cafè” ma in fondo, nonostante le idee cosmopolite non le piacciano nemmeno un pò, è una città che si evolve in silenzio tenendo a debita distanza, per ora, pokerie e car sharing.

La sua Generazione Z diventa baluardo su Manintown per conoscere i nuovi talent, i volti e i luoghi da scoprire in città per una 48 ore che vi lascerà senza fiato.

In aereo o in treno Napoli è facilmente raggiungibile e, per rendere le vostre Stories o Tik Tok altamente ingaggianti, non c’è di meglio che soggiornare presso L’NH Napoli Panorama. E’ uno dei più alti grattacieli della città, recentemente ristrutturato, dal quale si può ammirare Napoli a 360 gradi; il luogo di partenza perfetto per poter visitare il capoluogo partenopeo in modalità green senza l’utilizzo di mezzi di trasporto.

“La gioventù napoletana rappresenta la voglia di ripartenza di una nazione intera. Tra tradizione e innovazione lo spirito partenopeo guarda con gli occhi del mondo”.

Emannuel, 21 anni, è uno dei primi modelli di colore presso la C Models Crew, di Nando Orlando Cioffo, agenzia impegnata a scoutare in town i volti più interessanti per i grandi nomi della moda.

La sua voce ci accompagna sonoramente attraverso i vicoli di Spaccanapoli, uno degli scorci più suggestivi della città. Una via, la cui caratteristica principale è dividere Napoli perfettamente da Nord a Sud. Nella stessa area ritroviamo la strada dei presepi San Gregorio Armeno, il Duomo, dove da secoli avviene il famoso Miracolo di San Gennaro, vale a dire la liquefazione del sangue del santo, e il relativo Museo del tesoro dove viene custodita la collezione di tutti gli incredibili capolavori donati dai devoti.

“Napoli per noi giovani è paradiso e inferno. Mi piace girare per Spaccanapoli e i Quartieri Spagnoli, fermarmi fuori a una rosticceria tipica o in riva al mare. Napoli è globale, meticcia, carica di odori e di suoni. Eleganza e fascino sono resi contemporanei dalla voglia di sperimentare delle nuove generazioni”. Sono le parole di Pietro che, nonostante la sua giovanissima età, da qualche stagione è volto sulle passerelle di Dolce & Gabbana. 

Nel 2010 ogni qual volta che un Millenial aveva voglia di cultura si recava al Madre ed è così anche per la Generazione Z.

I tre piani dell’ottocentesco del Palazzo Donnaregina ospitano il Museo d’arte contemporanea omonimo che ha reso la Campania un crocevia di tutte le arti grazie a mostre, percorsi tematici e laboratori per avvicinare i visitatori di tutte le età alla ricerca e ai linguaggi moderni.

Proprio qui incontriamo Mirko “Non riesco ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se fossi nato in un’altra città. Fin da piccolo ho lavorato incessantemente e Napoli mi ha dato modo di esprimermi anche nell’ambito della moda”. 

E’ la Napoli di Liberato ad aver enfatizzato luoghi come Margellina dove non è difficile imbattersi, tra un tuffo in mare e un tarallo caldo con la birra, nei volti più autentici.

“Nascere a Napoli ti garantisce quotidianamente uno sguardo sulla cruda bellezza. Negli ultimi tempi la moda e il mondo social hanno imparato a valorizzare le sue mille sfaccettature e spero che tale tendenza si protragga nel tempo” a parlare è Salvatore, 19 anni, e un volto dai tratti irregolari che cattura l’obiettivo e i commenti di tutte le donne che sussurrano “bellu uaglion’”.

Quando dici panino a Napoli, dal 2017, dici Puok. E’ la napoletanità della cucina domenicale di mamme e nonne, fatta di passione e ricordi, raccontata in una serie di burger diventati iconici su Instagram. Tappa obbligatoria per tutti i palati che vogliono sentirsi parte integrante di una community che non smette di crescere. Due le sedi in città, in via Cilea e a Spaccanapoli, perché Napoli è street food in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Editorial content director, producer and stylist Alessia Caliendo

Photographer Luigi Sgambato

Laureato presso l’Accademia di belle arti di Napoli e trovandosi a metà tra il movimento verso la città, e la saldezza delle sue radici irpine, Luigi è alla continua ricerca di un equilibrio che reputa senz’altro possibile, e che prova a concretizzare attraverso la sua arte. Assecondando il desiderio di sintesi, è alla continua ricerca di soluzioni innovative per rappresentare il suo rapporto con la natura e con gli altri, arrivando a ragionare e sperimentare anche riguardo la sua altra, grande, passione: la musica, che, nella sua visione, non può che stare allo stesso piano della fotografia per forza espressiva e sensazionale.

Grooming Maria Giovanna Esposito using WeMakeUp

Napoletana, ragazza madre, impegnata attivamente nel settore beauty su tutto il territorio campano che gli riconosce la firma di importanti lavori di advertising nell’ambito della moda.

Styling assistants Maria Antonietta Amato e Laura Ronga 

Emmanuel indossa

Bomber in lana e pelle Palm Angels

T-shirt di cotone organico Tela Genova 

Pantaloni cargo Berwich

Sneakers flat Levi’s

Total look Onitsuka Tiger

T-shirt relaxed Levi’s

Total look Cos

Sneakers laminate Giuseppe Zanotti

Pietro indossa

Total look Antonio Marras 

Stringate in pelle Church’s

Top in cotone Cos

Pantaloni in pelle Marni

Sandali in pelle Marni

Marsupio in nylon Onitsuka Tiger 

Mirko indossa 

Felpa multicolor Onitsuka Tiger

Pantaloni con pence Acne Studios 

Rockaway sneakers Acne Studios 

Salvatore indossa 

Maglione Jacquard Avril 8790

Cappello stylist’s own

Total look Lacoste 

Scarponcini Panchic

3 Motivi per non guardare Temptation Island

I programmi di Maria De Filippi hanno un format sempre vincente. Negli anni se ne sono susseguiti diversi, tutti con l’idea di mettere l’accento sui sentimenti facendo vivere agli spettatori le stesse emozioni che provano i protagonisti dei suoi show. Alcuni sono dei veri e propri reality, dove le telecamere seguono h24 i protagonisti.

Protagonista dell’estate, tra questi programmi è sicuramente Temptation Island, registrato in un resort in Sardegna, dove per circa tre settimane i componenti delle coppie partecipanti sono divisi e “costretti” a vivere in un villaggio popolato da tentatori o tentatrici dai fisici statuari, pronti a far cedere in tentazione il fidanzato o la fidanzata.

Temptation Island, che negli ultimi anni ha raddoppiato anche la presenza con la versione Vip e quella Nip, continua ad aumentare la sua percentuale di spettatori, ma piuttosto che elencarvi i validi motivi per guardare questo programma di intrattenimento, noi ve ne diamo 3 per non sceglierlo tra le proposte televisive.

1 Veridicità

Dobbiamo pur metterla in dubbio. Siamo sicuri che sia tutto vero quello che vediamo all’interno di Temptation Island? Certo le coppie scelte saranno davvero delle coppie e magari avranno veramente i problemi che cercano di risolvere partecipando a questo reality. Ma i tempi del primo “Grande Fratello”, sono ormai lontani e chi partecipa ad un reality conosce bene le dinamiche che si creano all’interno del programma, per non parlare del successo che porta esserne protagonisti indiscussi. E che dire di quelli che sono chiamati “tentatori” e “tentatrici”, già il nome ci fa intendere che il loro ruolo è quello di far capitolare i protagonisti, a prescindere da un interesse reale. Teniamoci almeno il dubbio che con un po’ di pratica e di strategia si possa partecipare per visibilità creandosi un copione ad hoc, anche all’insaputa della produzione. 

2 Voierismo

C’è davvero bisogno di conoscere i dettagli delle relazioni altrui? Le coppie che partecipano a Temptation Island hanno delle difficoltà relazionali, piuttosto che confrontarsi come sarebbe opportuno da parte di adulti maturi e responsabili, scelgono di mettere in piazza anche ciò che una coppia dovrebbe tenere per sé. Guardare i programmi trash può conciliare l’autostima, perché ci si confronta con il comportamento delle persone sotto i riflettori e si immagina una propria condotta in situazioni simili. Ma capita di assistere a situazioni e scene imbarazzanti, dove vengono svelati retroscena o informazioni riservate che il buon gusto ci insegna a tenere per sé senza sbandierarli a degli sconosciuti davanti a delle telecamere. Vi siete mai infastiditi perché i vicini di casa erano invadenti ed impiccioni? Se ci pensate non c’è poi molta differenza.

3 Idea sbagliata di fare successo

Questa motivazione può essere valida per tutta una categoria di programmi. Lungi dal demonizzare i reality, che spesso ci alleggeriscono una giornata pesante strappandoci un sorriso. Ma il messaggio che passa può essere travisato, soprattutto dai più giovani. Raggiungere la popolarità è sempre più facile, ma allo stesso tempo sempre più effimera. Se si vuole entrare a far parte del mondo dello spettacolo sono necessari studio e talento, la fama non può essere un fine ultimo, semmai deve essere un effetto collaterale delle proprie capacità. Credere che partecipare ad un reality sia un punto di arrivo è deleterio per una carriera e spesso provoca delle difficoltà nella gestione della popolarità, ma soprattutto nel mantenere su di sé i riflettori. Una volta finito il polverone sarebbe opportuno ricordarsi che senza sostanza si finirà presto nel dimenticatoio e ciò che si ottiene facilmente non si mantiene con la stessa facilità, l’impegno e la dedizione sono e resteranno sempre la chiave del vero successo. 

Grano saraceno: proprietà della pasta

Contrariamente a quanto si penserebbe considerando il nome, il grano saraceno non è un cereale, ma una poliogonacea, fa parte quindi della stessa famiglia di spinaci e barbabietole. È privo di glutine e di conseguenza indicato come sostitutivo dei cereali per una dieta gluten free.

Se cercate un’alternativa alla pasta di grano duro, vi raccontiamo tutte le proprietà di quella base di grano saraceno.

Perché scegliere il grano saraceno

Il grano saraceno, che viene chiamato anche grano nero, non è un cerale, quindi non contiene glutine, tuttavia le sue caratteristiche nutrizionali sono simili a quelle dei cereali, per questo lo troviamo spesso paragonato ad essi. In commercio lo troviamo sotto varie forme, e tutte che ricalcano quelle dei cereali più utilizzati, proprio perché come tale viene consumato.

Quando si desidera contrastare i gonfiori, il grasso addominale ed il sovrappeso, questo pseudo-cereale è davvero un asso nella manica da inserire nelle nostre ricette, perché è ricco di carboidrati, ma anche di vitamine ed amminoacidi, che non solo ci aiutano a mantenere e ritrovare la linea, ma anche a tenere a bada glicemia e colesterolo.

Proprietà del grano saraceno

Il grano saraceno è innanzitutto ricco di vitamine e minerali, che lo rendono ideale come pasto invernale. Inoltre contiene:

-Magnesio e potassio, che aiutano a mantenere contenuta la pressione sanguigna consentendo il corretto funzionamento di muscoli e nervi.

-Lo zinco, il selenio, il ferro ed il rame, i quali facilitano il buon funzionamento di tiroide ed insulina, oltre che ad aiutare il sistema immunitario in caso di infiammazioni o in presenza di anemia.

– Le vitamine del gruppo B, A e J, che supportano l’organismo nel mantenimento della salute di occhi e pelle, ma anche a combattere stress, malumore e stanchezza cronica.

Benefici del grano saraceno

Il grano saraceno aiuta a ridurre il colesterolo, grazie ai fitosteroli che contiene. Avendo un basso indice glicemico (40) risulta, inoltre, ottimo anche per chi soffre di diabete. Uno studio di un’università canadese ha dimostrato che il chiroinositolo presente nel grano saraceno (ma anche in riso e ceci), influisce sul livello di zuccheri nel sangue e aiuta a contrastare la sindrome metabolica. È ricco di fibre (ben il 6 %), e gli innumerevoli minerali all’interno dei suoi chicchi aiutano a regolare gonfiori addominali e ristagno dei liquidi, aiutandoci così a contrastare pancia gonfia e ritenzione idrica.

Le vitamine del gruppo B e il magnesio, aiutano il sistema nervoso e l’attività cerebrale, ma anche a mantenere il tono muscolare, in più aiutano a contrastare emicranie, ansia, stress ed insonnia.

Infine gli amminoacidi di cui è ricco aiutano a proteggere i vasi sanguigni e i capillari, ad attivare il rinnovamento cellulare.  

Il grano saraceno in cucina

Come abbiamo già detto, nonostante non lo sia, il grano saraceno viene considerato uno pseudo-cereale, e lo si trova sotto le stesse forme dei cereali veri: pane, crackers, pasta, farina…

Quindi spazio alla creatività e alla tradizione, tra ricette classiche e menù più sfiziosi ed originali per godere di tutti i benefici di questo ottimo alleato in cucina.

3 posti da visitare in Piemonte

Il patrimonio culturale del Piemonte è veramente sconfinato: tra monti e laghi si intrecciano paesaggi, castelli e storie di ogni epoca, ognuno dei quali degno di essere conosciuto ed ammirato.

Oltre alla splendida capitale, Torino, ci sono tantissimi luoghi che vale la pena di visitare. Ve ne segnaliamo tre che davvero non potete perdere.  

3 luoghi in Piemonte da non perdere

1 Santuario di Oropa

Si trova sul Sacro Monte omonimo, nominato patrimonio dell’Unesco nel 2003. Secondo la leggenda, la costruzione di questo santuario nelle Prealpi Biellesi, fu voluta da Sant’Eusebio, nel IV secolo, durante la sua opera di conversione al cattolicesimo della popolazione circostante. Questo santuario è dedicato alla Madonna Nera, rappresentata da una statua gotica risalente al 1300. Proprio alla statua e a questa Madonna, sono stati attribuiti nei secoli diversi miracoli, che hanno reso questo luogo meta di pellegrinaggi da tutto il Paese.

Dopo molte rivisitazioni avvenute nei secoli, il santuario oggi si compone della Basilica Vecchia e della Basilica Nuova, del Museo dei Tesori, dell’Appartamento Reale, la Biblioteca e l’Osservatorio Meterosismico. Sparse attorno all’area del santuario, poi, si trovano dodici cappelle costruite tra il XVII e il XVII secolo, tutte dedicate alla vita della Madonna. Nel periodo estivo si può visitare anche il Giardino Botanico, oasi del WWF. Infine grazie ad una funivia è possibile raggiungere il lago e la stazione sciistica del Mucrone.

2 Isole Borromee

Le coste del Lago Maggiore sono davvero tutte da scoprire, ma l’arcipelago delle Isole Borromee offre scorci davvero indimenticabili. Esso è composto da tre isole, l’isola Madre e l’isola Bella, ancora della proprietà della famiglia Borromeo, sono oggi visitabili da marzo ad ottobre, con i battelli della Navigazione Lago Maggiore.

Sull’isola Madre si estende un bellissimo giardino botanico con piante e fiori da tutte le parti del mondo e il palazzo di famiglia, aperto al pubblico dalla fine degli anni ’70, con il suo salotto veneziano caratterizzato da affreschi floreali in stile tromp l’oeil.

L’isola Bella, invece ha un magnifico palazzo barocco, contornato di un giardino ricco di piante e statue che lo rendono romanticamente unico.

Infine l’isola dei pescatori, l’unica ad essere ancora abitata.

L’arcipelago è composto anche dall’isolotto di San Giovanni e lo scoglio della Malghera.

3 Palazzina di Caccia di Stupinigi

Poco fuori Torino, a Nichelino, per la precisione, sorge la palazzina di Caccia di Stupinigi, costruita per volere di Vittorio Amedeo II di Savoia e realizzata da Filippo Juvarra nel 1729. Sul castello già esistente, Juvarra fece costruire una palazzina per la caccia e per le feste. Da vedere sicuramente lo splendido salone ovale, affrescato con dipinti che rappresentano scene di caccia, a rimarcare la funzione del palazzo. Da questo salone, partono quattro braccia che portano alle stanze reali e a quelle destinati agli ospiti.

Attiguo al palazzo il Parco Naturale di Stupinigi, 1700 ettari di giardino di ispirazione inglese.

Dal 2006, dopo una ristrutturazione lunga otto anni, il Palazzo ed il Parco hanno riaperto le porte al pubblico in tutto il loro splendore.

Come fare yoga a casa: 3 posizioni facili da fare

Per avvicinarsi allo yoga servono solo un tappetino e una guida che indichi quali movimenti fare e in che modo. Certo, sarebbe sempre opportuno farsi seguire da un professionista per evitare movimenti azzardati o sbagliati, ma le posizioni base, possono essere eseguite con facilità.

Le Asana

Di stili di yoga ce ne sono davvero molti, ma tutti hanno in comune l’intento di collegare spirito, respiro e corpo in un movimento (che aiuti a riconnettersi con sé stessi con il proprio corpo e con l’ambiente circostante) e le posizioni, chiamate Asana. Ogni Asana ha una specifica funzione e un determinato livello di difficoltà sia in ambito muscolare che di flessibilità, ma con la costanza e con il rispetto del proprio corpo e dei propri tempi, se ne possono eseguire la maggior parte.

La pratica dello yoga, prevede il susseguirsi degli Asana con ritmi e modalità diverse, a seconda dello stile che si è scelto di praticare, allineando movimento e respiro.

3 asana da fare a casa

Se volete provare a fare qualche Asana da soli, senza il rischio di farvi male, provate queste tre posizioni base, e mentre le eseguite effettuate dei respiri profondi inalando dal naso ed espirando dalla bocca, cercando di mantenere lo stesso ritmo.  

1 Tadasana, la posizione della montagna

Tadasana, o posizione della montagna, è forse la più semplice da fare, perché in pratica richiede solo di stare in piedi seguendo delle accortezze. Innanzitutto talloni ed alluci devono restare uniti, tutta la pianta del piede deve essere salda a terra. Per trovare il proprio centro, potete dondolare avanti e indietro sui talloni e sulle punte. Il bacino non deve sporgere indietro, le spalle devono aprirsi verso l’esterno e gli addominali devono essere ben tesi. Le braccia possono essere stese lungo il corpo, con i palmi che “guardano in avanti”, oppure verso l’alto, con i palmi giunti. Cercate di mantenere l’equilibrio, aiutandovi guardando un punto fisso per almeno 30 secondi, e poi aumentate via via il tempo.

Con questa posizione, si migliora la postura, si equilibra il primo chackra, si tonificano gli arti inferiori ed i glutei. 

2 Sukasana, posizione facile

Sukasana è letteralmente la posizione facile! Si pratica semplicemente sedendosi a gambe stese. Una volta che sentite la schiena ben distesa, potete provare a piegare le gambe, fino a mettere, se ci riuscite, ogni piede sotto il ginocchio opposto. Cercate di mantenere la posizione, magari iniziando con un minuto e via via aumentate il tempo.

Questa posizione aiuta ad alleviare la tensione sulla schiena, favorisce la meditazione ed al contempo aiuta ad abbassare i livelli di stress. Se praticata con costanza aiuta a migliorare la postura e a riequilibrare il secondo chakra.

3 Balasana, posizione del bambino

Questa posizione viene eseguita ogni qual volta il corpo ha bisogno di fermarsi durante la pratica. È ottima per chi soffre di mal di schiena e per poter rilassare corpo e mente. Basta poggiarsi con le ginocchia sul tappetino con gli alluci che si sfiorano, ci si siede sui talloni, e si stendono braccia in avanti. Lasciando andare il busto, si può poggiare, se ci si riesce, la testa a terra o fin dove si arriva, mantenendo una posizione comoda e senza sentire dolore.

Questa posizione riduce la fatica fisica e lo stress, allevia i dolori cervicali, il mal di schiena e distende gli arti inferiori.

Fare videochiamate da WhatsApp sul pc: ecco come

Le videochiamate sono un mezzo di comunicazione che nell’ultimo anno ha davvero spopolato. A causa del lockdown quest’anno siamo stati per mesi lontani dai nostri cari e le videochiamate sono state l’unico modo per poterci vedere e sentire un po’ meno distanti.

Se vi siete chiesti se esiste un modo per poter effettuare delle videochiamate sul pc utilizzando WhatsApp, senza quindi dover utilizzare lo smartphone, continuate a leggere questo articolo, vi svelerà come fare.

Fare le videochiamate da WhatsApp da pc.  

Fare una videochiamata da telefono mobile è davvero semplice tramite WhatsApp: basta cercare il nome della persona che vogliamo chiamare e selezionare l’icona della videocamera e il gioco è fatto. È possibile anche fare video call di gruppo, selezionando il tasto + ed aggiungendo fino a tre partecipanti (oltre voi) per volta. Ma se volessimo fare delle videochiamate attraverso il personal computer utilizzando la stessa app? Di certo non è così immediato, però cercheremo di semplificarlo il più possibile.

Desistete dall’idea di scaricare WhatsApp Web, perché purtroppo, non dà la possibilità di fare videochiamate, ma soltanto di inviare messaggi di testo o vocali.

Emulatore Android

Quindi, se avessimo la necessità di fare una videochiamata dal computer su WhatsApp cosa possiamo fare? Per ovviare a questo problema, ci viene in soccorso un “emulatore”, cioè un programma che emula il sistema operativo di Android direttamente sul desktop del nostro computer. Questo ci permette di istallare direttamente sul PC molte app proprio come se stessimo usando lo smartphone.

Sul web si trovano moltissimi emulatori Android da istallare sul computer, alcuni sono specifici per i videogiochi, ma altri sono ottimi per svolgere la funzione d cui abbiamo bisogno e adatti a tutte le app mobile più usate.

Se volete fare delle videochiamate WhatsApp tramite PC, quindi, vi basterà lanciare un emulatore Android, scaricare WhatsApp, inserire il numero di telefono collegato solitamente all’App, ed entrare nel proprio profilo WhatsApp. A questo punto si potrà utilizzare l’app nello stesso modo in cui la utilizziamo sul telefono cellulare.

Rischi

L’emulatore Android è l’unica soluzione al momento per poter fare videochiamate WhatsApp tramite Pc, e sicuramente è una valida possibilità, ma bisogna fare attenzione e ridurre al minimo i rischi di perdita dei dati. WhatsApp, infatti, si può usare solo su uno smartphone per volta, di conseguenza se inserite il numero di telefono sull’app scaricata sull’emulatore, si rischia di perdere tutto ciò che è conservato nel telefono cellulare. Basterà fare il backup dell’app proprio prima di inserire il numero tramite emulatore, in questo modo non perderete nessun messaggio!

Latte di riso: proprietà benefiche

Il latte di riso è una bevanda vegetale caratterizzata da un’alta digeribilità, particolarmente indicata per sostituire il latte vaccino. È molto usato anche in cucina, proprio per le sue innumerevoli proprietà, scopriamole insieme!

Cos’è il latte di riso

Il latte di riso ha origini vegetali, quindi non presenta lattosio né proteine del latte, sostanze cui diverse persone sono intolleranti o addirittura allergiche. Rispetto ad altri tipi di latte vegetale, come quello di cocco, di avena, oppure di mandorla ha un sapore più leggero e delicato. Inoltre, al contrario del latte di soia, più blasonato, non contiene fitoestrogeni, che sono delle sostanze vegetali molto simili agli ormoni femminili, che a volte interferiscono con il normale funzionamento dell’apparato ormonale.

Si ottiene facendo macerare i chicchi di riso nell’acqua, pressandoli ed aggiungendo degli enzimi. Infine, viene arricchito di addensanti e macronutrienti, dopo essere stato filtrato.

È abbastanza facile trovarlo nei supermercati, anche nei discount ad un prezzo competitivo e solitamente più basso di altre tipologie di latte vegetale.

Composizione del latte di riso

Grazie alla presenza di zuccheri semplici è altamente digeribile ed adatto agli sportivi ed alle donne in gravidanza. Alta è la percentuale di carboidrati e fibre, mentre minimo è l’apporto di grassi e proteine.

Per chi è adatto

Essendo altamente digeribile e non contiene lattosio è particolarmente adatto per chi è intollerante al lattosio, per chi segue una dieta vegetariana o vegana, e per chi soffre di disturbi gastrointestinali, proprio perché non appesantisce lo stomaco e non crea acidità. Anche chi soffre di celiachia spesso lo preferisce al latte vaccino, proprio per la composizione vegetale. 

Può essere consumato anche dalle donne in dolce attesa, a patto che non sia presente una patologia di diabete gestazionale, a causa della facile assorbibilità degli zuccheri. Per lo stesso motivo è molto apprezzato dagli sportivi o da chi effettua lavori molto pesanti a livello fisico.

Contenendo un basso livello di calorie è spesso inserito all’interno di diete ipocaloriche, 100ml infatti, contengono circa 40 calorie, meno della metà di quelle presenti nella stessa quantità di latte intero.  

Infine assieme a tapioca e semolino può essere utile per lo svezzamento dei neonati, poiché privo degli allergeni derivati dalle proteine del latte.

Controindicazioni del latte di riso

Se ne sconsiglia l’utilizzo in presenza di diabete o intolleranza glucidica, a causa dell’indice glicemico elevato, oppure se si soffre di candidosi, perché un’alimentazione ricca di zuccheri facilita la prolificazione dei batteri che la causano.

Consigli di utilizzo

Il latte di riso può essere a tutti gli effetti utilizzato come sostituto del latte vaccino, sia per la prima colazione, sia per la preparazione di dolci o di ricette salate, soprattutto se decidete di prepararlo home made, limitando il livello di zuccheri.

La to do list per un originale weekend in Friuli Venezia Giulia se hai meno di 30 anni (e non solo)

Con il mese di Settembre alle porte e il rientro alle attività di sempre, tra studio e lavoro, resta comunque la voglia di evadere, anche solo per un lungo week end.
La valorizzazione del Belpaese e del turismo tricolore è uno dei valori riscoperti durante il lockdown, volto alla nostalgia dell’immenso patrimonio territoriale.

Il Friuli Venezia Giulia è una regione da visitare senza pensarci due volte e per le ultime giornate estive, proiettate verso la frescura autunnale, non c’è nulla di meglio che immergersi nella Laguna e il carismatico capoluogo regionale.
Zaino in spalla e smartphone o reflex alla mano, pronti a catturare ogni singola variazione della laguna per il proprio profilo IG, si salpa a bordo della Motonave Europa grazie alla quale, da Lignano Sabbiadoro, si attraversano la Laguna di Grado e quella di Marano.

Un punto di partenza degno di nota, regno dell’hospitality sin dagli inizi del ‘900 quando i turisti vi sbarcavano con il Vaporino accolti dal Faro Rosso, emblematico simbolo della cittadina.
Gli hotel di Lignano scimmiottavano le aristocratiche residenze alberghiere del Lido di Venezia ma sin da subito la località si è distinta per sua identità più sbarazzina.

Le isole che si vedono durante il percorso, di circa due ore, nascono dall’azione congiunta delle correnti marine e dai venti che riversano in mare i detriti del fiume Tagliamento.
Quelle da segnalare sono l’Isola di Sant’Andrea e l’Isola delle conchiglie ma l’approdo avviene a Grado, sin dall’epoca romana scalo marittimo dell’antica Aquileia.

Spiaggia preferita dell’Imperatore Francesco Giuseppe, divenne ben presto meta della nobiltà asburgica e viennese (e dei suoi rampolli che la sceglievano per le loro scorribande) fino al boom turistico degli anni ’60 quando è diventata a tutti gli effetti scelta vacanziera dei giovani grazie alle sue spiagge e ai suoi locali.

Ciò che colpisce nel viaggio di ritorno è un paesaggio naturalistico degno dei più bei documentari di National Geographic. La Laguna di Marano e i suoi casoni, i capanni dei pescatori sorti sugli isolotti nati nel bel mezzo della Laguna è, infatti, un complesso ornitologico a cielo aperto.

Vista l’impossibilità di partecipare a serate danzanti causa Covid19, riapprodati a Sabbiadoro tutti gli appassionati di architettura, fotografia e lifestyle troveranno pane per i propri denti nel visitare, grazie al tour Le Vie dell’Architettura a Lignano, i complessi residenziali di Lignano Pineta; progettati negli anni ’50, ’60 e ‘70 con l’intento di sviluppare il turismo sociale.

La pianta dell’innovativa cittadella, ideata dall’architetto Marcello D’Olivo, si sviluppa a livello circolare e ospita case vacanza ispirate a quelle prodotte dai geni creativi degli Archistar americani dell’epoca.

Un vero e propro modello innovativo per l’Europa che all’epoca offriva anche lotti di terreno alle celebrity come Alberto Sordi, la cui residenza era stata progettata per ripararsi dagli sguardi indiscreti dei paparazzi.

Tutt’altra storia è Trieste, a meno di un’ora di distanza, da molti definita la città mistica per eccellenza. Multietnica, aristocratica e cosmopolita, culla dell’impero asburgico che la rese zona franca e capoluogo del commercio.

Nei suoi caffè hanno visto la luce le più note opere letterarie, proprio perché frequentati da grandi autori come James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba, e tuttora i locali presenti nella centrale via Torino sono crocevia di artisti e universitari che giungono da ogni parte d’Europa. Città del caffè, dalla sua piazza principale, oggi dedicata all’Unità d’Italia, l’occhio vola verso il mare, su cui si allunga per oltre duecento metri il Molo Audacesulla chiesa greco-ortodossa di San Nicolò al centro di quello che fu il borgo voluto da Maria Teresa d’Austria e che con le sue chiese testimonia la multireligiosità della città. In lontananza, scorgiamo il profilo di Miramare, il romantico castello di Massimiliano e Carlotta d’Asburgo, nel quale vale la pena spendere le ultime ore domenicali prima di rientrare alla base.

Contenuto realizzato in collaborazione con Promo Turismo FVG 

www.turismofvg.it

Editorial: Emerging

Emerging è la keyword con cui Manintown decide di identificarsi in queste calde giornate di fine agosto raccontando lo stile che sarà. Già presente negli store affascina tiktoker nati dal distanziamento sociale, fruitori e creatori di immagini per i quali gli orpelli sono semplicemente futili. E’ il cambiamento antropologico che coinvolge e affascina un pò tutti e che porta la moda e il beauty a esplorare primarie, libere e ingaggianti forme di espressione.  

Editorial contents direction, production and styling Alessia Caliendo

Photographer Mattia Pasin

Grooming Erisson Musella @ Close Up Milano

Model Bernard @ Boom The Agency

Photographer assistant Gloria Berberi

Styling assistants Andrea Seghesio e Lucia Radaelli

Special thanks to

WeMakeUp

Maki Box supported by Aima Business 

Look 1 

Total look Antonio Marras

Texani con tacco in plexiglass Giuseppe Zanotti

Occhiali a goccia Moscot

Look 2

Total look Lacoste

Colbacco in pelo Muhlbauer Wien

Look 3 

Maglione over Acne Studios

Liquid Lipstick We Make Up Ever 91 Sangay Seaweed 

Brow gel sopracciglia We Make Up There 07 Black Forest

Look 4

Total look Fila

Look 5

Total look Marni

Brow gel sopracciglia We Make Up There 07 Black Forest

Look 6

Total look Moncler

Cappello con decorazioni Antonio Marras

Look 7

Total look Palm Angels

Fragranze: Montblanc Explorer, Vilhelm Parfumerie, Ferragamo Uomo, Trussardi Riflesso Blu Vibe

Skincare: The Grown Alchemist, Eisenberg

Al mare con i bambini: 7 trucchi per tenerli impegnati

Andare al mare non è sempre un’attività rilassante. Lo sanno bene le mamme che tutte le volte che si organizza una giornata o una vacanza al mare, devono vedersela con giochi, braccioli e tanta fantasia per tenere i bambini impegnati. Quando vi ritroverete a corto di idee, rileggete questa lista di giochi da proporre ai vostri bimbi, riuscirete a tenerli impegnati tra un tuffo e l’altro e potrete godere anche voi di un po’ di relax. (se sei alla ricerca di consigli sulle letture sotto l’ombrellone clicca qui).

7 cose da fare al mare coi bambini 

I bambini al mare esauriscono davvero tutte le energie, ma quanto è difficile tenerli impegnati per potersi godere un po’ di relax? In fondo meritiamo anche noi di poterci dondolare sul materassino o di leggere un buon libro sotto l’ombrellone. E allora cosa proporre loro per farli divertire e tenerli impegnati tra un bagnetto e l’altro? Vi lasciamo 7 idee di attività da fare al mare con i bambini per tenerli impegnati.

1 costruire castelli di sabbia

La più classica e romantica delle attività che possiamo proporre ai nostri bambini in spiaggia. Sono necessarie palette e secchielli e tanta fantasia per creare barricate e castelli di sabbia, magari impreziositi da formine di animali, sassolini conchiglie.

2 creare una pista per le biglie

Altra attività molto semplice, ma efficace, è giocare con le biglie. Ma prima di giocarci, c’è da preparare la pista. E allora pronti con palette e rastrelli per creare divertenti percorsi con cui fare una gara con le biglie. 

3 cercare conchiglie

Lungo il bagnasciuga si depositano migliaia di gusci e di conchiglie, potremmo proporre di fare una gara a chi ne trova di più, oppure di raccoglierle per utilizzarle in diversi modi.  Potremmo per esempio riempire delle piccole bottiglie per farne dei souvenir, oppure per decorare le torri del castello o, perché no, farne dei gioielli o delle decorazioni per abbellire delle cornici o degli album fotografici.

4 organizzare una caccia al tesoro

Organizzare una bella caccia al tesoro terrà occupati per un bel po’ di tempo a patto che riusciate a nascondere bene l’oggetto della ricerca. Usare delle bandierine e delle bandane per travestire i bambini da pirati, magari creando anche una “mappa del tesoro”, renderà tutto ancora più divertente!

5 mini golf

Un po’ sulla scia della pista di biglie, creando delle buche lungo il percorso è possibile creare anche un mini golf. Magari scegliendo delle palline più grandi e di plastica leggera, che anche solo con i manici di rastrelli e palette possono essere spinti lungo il percorso.

6 scavare una piscina nella sabbia

Altro grande classico è la buca profonda finché non si trova l’acqua. Crearne una talmente grande da poterne fare una piscina li impegnerà e stancherà tantissimo, ma saranno felicissimi di avere la loro piscina personale!

7 far volare l’aquilone

Il mare è il posto ideale per far volare un aquilone, grazie al vento che soffia lungo la costa. Una bella attività da insegnare loro, per imparare che non ci sono limiti da porsi. 

La soluzione allo stop della musica live è il Summer Rock Festival di Redemption. Tutta al digitale

La musica non si ferma e continua a farci sognare. Il luxury brand, 100% made in Italy, Redemption lancia il suo primo Summer Rock Festival tramite piattaforma IGTV. Spazio a giovani talenti da tutto il mondo che si esibiranno su un palcoscenico alternativo interamente digitale, rimarcando il forte e solido legame tra fashion e rock’n roll, grandi passioni del Direttore Creativo, Gabriele Moratti, e fonti d’ispirazione delle sue collezioni. 

Niente braccialetti ai polsi, file ai gate d’ingresso, birre con amici vecchi e nuovi tra una canzone e l’altra. La difficile situazione dovuta al diffondersi del Covid-19 ha avuto importanti ripercussioni sull’industria dell’intrattenimento dal vivo, e su tante, tantissime altre realtà. Il nostro approccio al mondo digitale si è modificato ed intensificato nei mesi passati, qualitativamente e quantitativamente. Con il progetto musicale di Redemption viviamo un nuovo tipo d’esperienza, diversa empaticamente rispetto ad un evento live ma senza barriere geografiche e temporali, fresca e moderna con il desiderio di creare continue connessioni sfruttando a pieno il potenziale della rete. 

Il Rock Festival 

Ogni martedì e giovedì del mese di agosto, dalle 20:30,  i follower dell’account Instagram @redemptionofficialpossono seguire le performance degli artisti selezionati. I Mixed Up Everything vi portano sulle calde spiagge australiane a suon di Sweet Child O’ Mind, si va a Londra con Sophie Lloyd e il suo stile rock-metal, a New York con Natasha Hunt Lee e il suo piano, nel Missouri con la bassista e cantautrice Tonina. Spazio anche ai performer come Tori Irons, Monica Valli, i Mint Green, Jessica Andrea e altri ancora.

Redemption è un brand dai tratti autentici, con un occhio volto verso cause etiche e filantropiche e indirizzato a creare un cambiamento positivo in ambito sociale. (Fino al termine di agosto tutti i ricavi dalle vendite online saranno destinati all’emergenza sanitaria in corso supportando, in particolar modo, le cause per i diritti delle donne). Altro tassello del suo DNA è la sostenibilità, caratteristica dei suoi abiti dallo stile audace e grintoso.

Abbiamo avuto il piacere di farci raccontare direttamente da Gabriele Moratti i retroscena del Festival, novità e anticipazioni sui progetti futuri del brand. 

Mi immagino già, quando sarà permesso e possibile, il Redemption Rock Summer Festival come un grande evento live con più stage, abiti grintosi e un sound unico. Ci hai mai pensato?

La musica è parte della mia vita, sarebbe un sogno per me. E’ stato abbastanza complesso mettere in scena questa prima edizione virtuale, abbiamo iniziato quasi quattro mesi a fare a fare scouting degli artisti, alcuni li conoscevo già, altri sono stati una grande e piacevole scoperta. I social ci hanno aiutato molto.

Il rock me è per me un’attitude, prima di essere uno stile o un genere musicale. Sono molto legato alla musica, per me ha un valore in più: quello sociale. Ha avuto un grande impatto nei movimenti giovanili e di cambiamento culturale, dagli anni 50 ad oggi, dalla Guerra del Vietnam all’Apartheid fino al supporto ai movimenti LGBTQ. La musica accompagna la storia.

Ti vedremo nelle vesti di performer durante questo festival? Da appassionato di musica e musicista che consigli daresti ad un giovane artista in questo periodo non facile, anche, per l’industria musicale?

Esattamente, a fine agosto mi esibirò live anch’io. Sono molto contento. 

Può sembrare scontato ma il consiglio che mi sento di dare è di essere sé stessi, avere un’identità che possa lasciare il segno, lavorare sodo e concentrarsi sulle proprie passioni senza perder d’occhio la realtà. 

Viviamo una sorta di appiattimento plurisettoriale, dalla musica alla moda, volto alla velocità e al focus costante sul prodotto. Mi vengono in mente le classifiche musicali di una volta, un giorno al 1° posto Madonna, il giorno dopo i Nirvana, due mondi diversi che permettevano al consumatore di identificarsi, così come gli iconici momenti che ci ha regalato Gianni Versace con il suo stile inconfondibile o la classe e l’eleganza di Ferrè. La forte identità rende qualcosa intramontabile, per lasciare il segno è necessaria. 

Che rapporto hai con la tecnologia?

Ho un rapporto di odio e amore con la tecnologia. Credo che ci possa offrire tantissime possibilità ma spesso e volentieri la usiamo in maniera poco proficua. Ricordo molto bene gli anni Novanta, per me e per la mia generazione l’avvento di internet è stata una rivoluzione dall’alto potenziale, quello di portare la cultura alle masse. Sul piano sociale e ambientale tante questioni, movimenti e attività sono nate e nascono quotidianamente della rete e dal mondo dei social, questo è grandioso e ci permette di fare davvero tanto, pure in ambito filantropico. Allo stesso tempo è vero anche che oggi tecnologia ha massificato la cultura creando una forma-mentis dove apparire conta più che essere. E’ giusto bilanciare i due utilizzi.

Quanto conta il versante digitale per Redemption? Come si approccia?

Un brand di moda al giorno d’oggi deve usare i mezzi digitali per comunicarne il DNA, la bellezza e i suoi valori. E’ una vetrina dall’alto potere, da curare e saper gestire bene. Il periodo che abbiamo vissuto ci ha fatto implementare maggiormente la nostra presenza online per raggiungere il maggior numero di persone possibili e far conoscere Redemption. 

Dalla moda di Parigi al Calendario della Milano moda donna di settembre. Come mai questa scelta? Puoi darci qualche news in anteprima su quello che avremo il piacere di vedere il prossimo mese?

Noi siamo molto fieri di essere italiani, produciamo in Italia e Milano è la mia città natale. Sono molto felice di ritornare in patria. Redemption ha portato, tra presentazioni e show, la bellezza e il savoir-faire del made in Italy all’estero, raggiungendo i suoi traguardi, tanto pubblico internazionale e una buona risposta dalla stampa estera. Non so cosa aspettarmi da Milano ma so bene cosa possiamo offrire. La collezione sarà molto particolare, si inserisce nel nostro piano di sostenibilità, che non vediamo come obiettivo ma come forma mentis e continuo processo di miglioramento. Circa l’80% dei materiali dei capi sono sostenibili ed organici, allo stesso tempo i pezzi sono super glam, sexy e colorati dimostrando che si può essere cool anche facendo scelte responsabili.

Yogurt greco: perché è l’ideale per la mia dieta

Rispetto allo yogurt classico, lo yogurt greco si differisce sia per la consistenza, molto più densa, ma anche e soprattutto per la composizione, che lo rende ottimo come alimento da inserire all’interno delle diete ipocaloriche, in particolare proteine, minerali, vitamine e sodio.  Scopriamo quindi le proprietà di questo alimento.

Come si ottiene lo yogurt greco

Lo yogurt greco, si ottiene attraverso un secondo processo di filtrazione dello yogurt classico. Nonostante questa seconda filtrazione, le proprietà nutritive restano pressoché invariate perché non restano all’interno della parte acquosa che viene eliminata.

Di fatto, quindi, lo yogurt greco “classico”, non differisce molto da quello intero che siamo abituati a magiare. Ma allora perché viene sempre più consigliato nelle diete ipocaloriche e viene sempre più spesso preferito allo yogurt tradizionale?  Perché lo yogurt greco è uno yogurt a basso contenuto di grassi, ed è questa caratteristica che fa la differenza.

Lo yogurt greco nella dieta

Lo yogurt greco magro, quindi con una bassa percentuale di grassi, si inserisce bene in una dieta ipocalorica di ispirazione mediterranea in quanto è ricco di proteine ed ha un buon potere saziante. Inoltre apporta all’organismo una buona quantità di calcio e vitamine come la B e A.  In più è privo di lattosio e di glutine, quindi può essere consumato da soggetti intolleranti o allergici, ad eccezione di chi è allergico alle proteine del latte. E di facile digeribilità ed ha un’alta percentuale di proteine ed amminoacidi che lo rendono un perfetto spuntino post allenamento, aiutando il recupero muscolare.

Yogurt greco, perché è l’ideale per la mia dieta

Per tornare quindi, alla domanda iniziale, lo yogurt greco, quello a basso contenuto di grassi, è un ottimo alleato per la nostra dieta, grazie al basso contenuto di calorie e grassi, ma all’elevata percentuale di proteine, vitamine ed amminoacidi. Grazie all’alta digeribilità ed al potere saziante è una pratica ed ottima soluzione per i nostri spuntini, soprattutto quelli post workout. Il formato più frequente è quello da 150g ideale come spuntino, magari accompagnato da frutta e da 30g di cereali integrali.

Yogurt greco in cucina

Lo yogurt greco viene molto utilizzato in cucina sia per ricette dolci, fredde o semifredde come gelati o mousse, ma anche in ricette salate. Grazie al suo sapore “non dolce”, infatti viene usato anche in sostituzione della crema di latte nei sughi, magari arricchito con verdure e spezie, e per le salse di accompagnamento alle carni o come farcitura di torte salate.

Sicurezza bimbi a scuola: le norme anti covid per il back to school

Dopo più di sette mesi, il 14 settembre le scuole riapriranno le loro porte agli studenti di tutta Italia. La parola d’ordine sarà sicurezza. Sicurezza per tutti, per il personale docente, per il personale ATA, e soprattutto per i nostri bambini, che vivono con l’innocenza dei loro anni un avvenimento mai accaduto prima.

 La scuola post pandemia

Il ministro Azzolina ha ormai ufficializzato l’apertura delle scuole con data 14 settembre, ogni Regione poi avrà la facoltà di modificare tale data, in base alle esigenze. Il focus sarà tutto concentrato sulla sicurezza, anche se ancora le modalità non sono del tutto delineate. Presidi e istituzioni, infatti, sono ancora al vaglio delle possibilità per garantire sicurezza all’interno delle scuole attraverso regolamenti studiati ad hoc.

Numerosi sono i documenti emanati negli ultimi tempi per garantire che tutte le attività scolastiche si svolgano in totale sicurezza e organizzazione. Ad oggi ci sono alcuni punti fermi che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, vediamoli insieme.

Indossare la mascherina

Prima prerogativa è senza dubbio l’obbligo di indossare la mascherina, a partire dai sei anni di età in tutti gli spazi comuni. Tale vincolo vale per tutti, nessuno escluso, e per tutto il tempo che si passa all’interno dell’istituto scolastico, dall’entrata all’uscita.

Banchi singoli e ben distanziati

Sono stati ordinati dal governo 2 milioni e mezzo di banchi monoposto, in cui gli studenti potranno sedersi e togliere la mascherina, mente seguono le lezioni. Deve essere inoltre garantita la distanza di sicurezza di almeno un metro tra un banco e l’altro.

Spazi alternativi ed orari diversificati

Una delle necessità è quella di diminuire il numero degli studenti presenti in ogni classe, proprio per garantire distanze di sicurezza ed aule areate adeguatamente. Per raggiungere questo obiettivo si stanno tenendo in considerazione varie ipotesi. Una è sicuramente quella di mettere a disposizione e a norma edifici dismessi di proprietà degli enti locali; questa soluzione sembra trovare sbocco principalmente nei comuni del nord Italia, mentre al sud si studiano valide alternative. L’altra ipotesi, quella più diffusa al sud, è quella di scaglionare la didattica su sei giorni e con lezioni alternate al mattino e al pomeriggio, così da poter dimezzare la contemporanea presenza in classe di troppi ragazzi.

Nuove assunzioni corpo docente

Se le classi devono essere composte da un numero minore di alunni, è necessario aumentare il numero di classi e insegnanti. Il decreto rilancio a questo proposito ha stanziato più di 970 milioni per assumere altro personale docente su tutto il territorio nazionale.

Scuolabus e trasporti

Anche per salire sugli scuolabus sarà obbligatorio indossare la mascherina e mantenere il metro di distanza; solo i ragazzi che vivono nella stessa casa, come i fratelli, avranno la possibilità di sedere vicini. Anche in questo caso però, mancano i mezzi di trasporto sufficienti per rispondere alla domanda, gli scuolabus potranno essere pieni al 50%, quindi manca la metà dei mezzi necessari.

Sanificazione

 Tutti i giorni ogni locale scolastico deve essere sanificato, ogni istituto dovrà munirsi di igienizzanti e di personale sufficiente per garantire gli standard di sanificazione richiesti.

Pesto di zucchine come farlo light e servirlo fresco

Nelle giornate più calde dell’estate non abbiamo proprio voglia di metterci ai fornelli. Oggi vi proponiamo un’alternativa light e gustosa per condire i nostri primi piatti freddi, ma anche per condire toast e bruschetta, per un o uno spuntino veloce e fresco.

Pesto di zucchine light

Il pesto di zucchine è facilissimo da preparare, ed è un condimento versatile e fresco, perfetto per i pasti estivi, per chi ha poco tempo a disposizione, ma non vuole rinunciare al gusto e alla linea. Vi proponiamo una versione light pe limitare l’apporto di grassi.

Il pesto di zucchine è un’alternativa ottima per una cena quando le giornate sono calde, ma anche una ricetta salvavita da tenere a mente quando abbiamo poco tempo per preparare il pranzo da portare al lavoro.

Vediamo insieme quali sono gli ingredienti necessari e la modalità di preparazione.

Come si prepara il pesto di zucchine

Ingredienti

  • 250g di zucchine
  • 1 cucchiaino di olio evo
  • 1 cucchiaino di parmigiano reggiano
  • Basilico
  • frutta secca (opzionale) potete scegliere tra mandorle, noci, pinoli e qualunque altro tipo di frutta secca vi piace
  • 1 pizzico di sale fino

Dopo aver pulito le zucchine dalle estremità, tagliatelle in piccoli pezzi ed inseritele nel bicchiere di un frullatore ad immersione. Aggiungete l’olio ed iniziate a frullare il tutto. Se necessario potete diluire con una goccia d’acqua, magari dell’acqua di cottura, se state preparando anche la pasta. Aggiungete man mano gli altri ingredienti e frullate finché il composto non risulta morbido e senza grumi.

Lasciatelo riposare in frigo per circa 20minuti, e servitelo come preferite.

Consigli di utilizzo e conservazione del pesto di zucchine

Il pesto di zucchine può essere conservato in frigo in una ciotola per un paio di giorni. Sarebbe opportuno coprine la superficie con dell’olio, oppure chiuderlo con contenitori ermetici, che limitino la presenza di aria. Può essere conservato anche in freezer in apposite contenitori monoporzione e utilizzato durante l’inverno per condire la pasta o per accompagnare anche le carni.

Una volta pronto il pesto di zucchine light, fresco di frigo, può essere usato per condire la pasta fredda, o per farcire dei toast o dei crostini, se volete usarlo per arricchire un aperitivo alternativo.

Essendo molto leggero potete consumarlo anche per una merenda fresca e gustosa, accompagnato da una crudité di verdure.

Se poi volete renderlo più ricco e appetitoso potrete aggiungere della ricotta o dei pomodorini secchi durante la preparazione o a guarnizione.

Il successo è assicurato.

Zaini per la scuola: come sceglierli e quali

Tutti pronti per il ritorno a scuola! Finalmente il 14 settembre suonerà la campanella di un nuovo anno scolastico; dopo l’attività didattica a distanza e le vacanze estive, i nostri ragazzi sono pronti per tornare a sedere sui banchi di scuola. Ci saranno molte novità, le rigide regole anti-covid obbligheranno ad indossare le mascherine e ad occupare singolarmente i banchi, mantenendo il più possibile le distanze (clicca qui per leggere tutte le norme anti-covid da seguire a scuola), ma la scelta dello zaino resta un momento importante.

Zaino per la scuola: come sceglierlo

Lo zaino è un accessorio necessario per la scuola, ma diventa, per i ragazzi, anche un veicolo per esprimere la loro personalità. Per questo è importante che siano coinvolti nella scelta dello zaino perfetto. Noi vi diamo qualche dritta sulle caratteristiche e sulle funzionalità che devono avere per garantire loro salute e comfort.

1 schienale e base rinforzati

Lo schienale deve possedere una struttura rigida per mantenere libri e quaderni nella posizione corretta, attutendo i colpi e garantendo il giusto scarico del peso. Perfetti sono gli schienali rigidi realizzati in tessuto traspirante per garantire anche la giusta respirazione della pelle dei nostri ragazzi.

Anche il rinforzo della base è importante, per lo stesso motivo dello schienale: il peso verrà ben bilanciato per non sovraccaricare la schiena.  

2 bretelle e cinture addominali

Lo spessore delle bretelle deve essere di almeno 4cm per poter distribuire il peso in maniera uniforme, le bretelle troppo sottili, infatti, potrebbero fare pressione su un punto troppo ristretto della spalla. Sarebbe opportuno, inoltre, che siano imbottite e regolabili, per poter adattarsi all’altezza e alla schiena di ogni studente.

Anche se non tutti gli zaini ne sono provvisti, la cintura addominale ha una funzione importante per la gestione del carico e per l’aderenza alla schiena, valutate anche questa caratteristica durante la scelta.

3 dimensioni

Le dimensioni dello zaino non dovrebbero mai essere ingombranti rispetto alla struttura corporea di chi lo indossa: teoricamente la sua altezza, dalle spalle, non dovrebbe mai superare le anche. Vi consigliamo quindi di farlo indossare ai vostri bambini, per valutarne le proporzioni prima dell’acquisto.

Per quanto riguarda il peso, invece, inutile dire che più lo zaino è leggero, meno peso graverà sulla schiena dei nostri ragazzi.

Utile potrebbe essere la presenza di uno o più scomparti per mantenere il contenuto più ordinato e compatto, aiutando anche a non deteriorare troppo libri e quaderni.

4 tessuto

Perfetti sono gli zaini in tessuto lavabile, ma assicuratevi che siano anche resistenti, sia quelli esterni che quelli interni, non sempre i bambini avranno l’accortezza di riporlo con cura, è quindi necessario che riesca a sopravvivere a urti, strattoni ed acquazzoni.

Altri Consigli per l’acquisto dello zaino per la scuola

Terminiamo la nostra guida pratica agli zainetti per la scuola con alcuni consigli per gli acquisti.

Per le scuole elementare, sono ottimi gli zaini di Giochi Preziosi con i personaggi più amati dai nostri bambini, ma anche Seven e Karactermania, hanno alternative divertenti e coloratissime. Per i ragazzi più grandi i migliori sono quelli di Eastpack, Invicta, Fjällräven e The North Face.

Trend tatuaggi: quali saranno i più ambiti del prossimo anno

Che siano colorati, in bianco e nero, in stile old school, astratti o realistici, i tatuaggi hanno sempre un grande fascino. Ma anche nel caso di qualcosa che resta per sempre impresso sulla pelle influiscono le mode del momento.

Trend tatuaggi 2021

La maggior parte delle persone ormai cede al fascino di fare almeno un tatuaggio, e spesso, sdoganata la paura del primo, si cede altre volte. Il tatuaggio ormai è uno status symbol, un linguaggio non verbale per mostrare e ricordare una parte della propria personalità, o per imprimere sulla pelle il ricordo di un momento importante della propria vita. Anche se la scelta dello stile, del soggetto e della parte del corpo è estremamene personale, anche la scelta di uno o tutte queste caratteristiche è influenzata dalla moda del momento. Ecco per voi i migliori trend per il 2021 in fatto di tatuaggi.

1 Dermal piercing e tatuaggi

Una tendenza che sta prendendo sempre più piede è quello di combinare piercing e tatuaggi in un’unica composizione. Su Pinterest, digitando le parole “dermal piercing” troverete migliaia di idee diverse, tutte caratterizzate proprio da uno o più piercing sulla pelle a decorare ulteriormente il tatuaggio. I dermal in particolare, essendo inseriti direttamente nella pelle ed avendo quindi una sola estremità visibile, si prestano molto bene a decorare ed impreziosire i tatuaggi. Fungendo da punti luce su dei fiori, per esempio. Per le amanti degli scintillii e dei piercing, oltre che dei tatuaggi è sicuramente un’idea da copiare.

2 3D Style

Altra tendenza del momento sono i tatuaggi tridimensionali. Quanto al soggetto la scelta è pressoché illimitata, la costante è però la rappresentazione talmente realistica da sembrare vera. I soggetti, che siano degli animali o degli oggetti, sembrano poggiati sulla pelle e sporgersi da essa, come se fuoriuscissero dal corpo. L’effetto wow è assicurato.

3 Linea singola

Se amate invece la semplicità e il minimalismo, l’idea vincente è un tatuaggio a linea singola. Sono caratterizzati da linee molto delicate che vanno a delineare solo alcuni contorni del soggetto che si è deciso di imprimere sulla pelle. Anche in questo caso vanno molto di moda animali e fiori, ma anche volti sia più realistiche, che più astratti.

Moda uomo: il ritorno del panciotto, ecco come indossarlo

Il panciotto è un capo simbolo indiscusso di classicità ed eleganza. Ogni uomo dovrebbe averne uno da sfoggiare non solo nelle occasioni più eleganti, ma anche in una veste più casual e moderna.

Gilet o panciotto?

Prima di lasciare qualche consiglio di stile, è opportuno precisare la differenza tra i termini gilet e panciotto. Sebbene nel linguaggio comune spesso si utilizzi la parola più generica gilet, per indicare anche il panciotto, in realtà non denota sempre lo stesso capo di abbigliamento. Infatti con il termine gilet si indica più genericamente un capo di abbigliamento senza maniche, aperto o chiuso davanti, e di qualunque tipo di tessuto. Il panciotto, invece, è più precisamente il terzo elemento di un abito da uomo, da indossare sotto la giacca e sopra la camicia. 

Come è fatto un panciotto

Di solito i panciotti hanno una base di fodera e poi sono rivestiti sulla parte frontale, sul retro hanno una fibbia che ne regola la vestibilità sul punto vita, e presenta sempre dei bottoni frontali, che vanno da un minimo di tre ad un massimo di sei. Il numero dei bottoni è legato alla formalità del capo, dove 3 sta per un’occasione più informale, mentre 6 per una molto formale. Infine può essere monopetto o doppio petto.

Come si indossa un panciotto 

Il panciotto si indossa sotto la giacca o blazer e sopra la camicia, e come per la giacca, la regola vuole che l’ultimo bottone resti sempre aperto, per evitare che dia fastidio se si fanno determinati movimenti o se ci si siede.

Questo capo deve adattarsi alla figura e seguirne le forme per consentire comodità con la giacca, lungo abbastanza per coprire la vita sulla parte frontale, e più corto ai lati e sul retro.

 La camicia, infine, deve essere rigorosamente abbottonata fino al collo.

Come abbinare il panciotto

Se si deve abbinare all’abito le possibilità sono due: o si prende in tinta con quest’ultimo oppure in contrasto. Nel primo caso, l’effetto sarà più elegante e formale, nel secondo però, lo si metterà più in risalto.

Per quanto riguarda gli accessori, sono preferibili le bretelle alla cinta e la cravatta piuttosto che il papillon. Se amate lo stile dandy, potete azzardare a lasciare il collo libero, a patto però, che l’occasione lo consenta.

Naya Rivera: 3 curiosità sull’attrice morta annegata

Chi ha seguito ed amato la serie tv musicale Glee, non può dimenticare la splendida Naya Rivera, talentuosa attrice statunitense che ha interpretava Santana Lopez.

Chi era Naya Rivera

Classe 1987, la Rivera è nata in California, a Santa Clarita, ma aveva origini portoricane ed afroamericane. Si può dire che la sua carriera è iniziata quando era ancora in fasce, partecipando a diversi spot pubblicitari.

A soli 4 anni diventa la star di The Royal Family e partecipa a molte serie tra cui Willie il principe di Bel Air, con Will Smith, e 8 sotto un tetto. La consacrazione sul piccolo schermo, però, avviene con Glee, dove grazie all’interpretazione di Santana, ha vinto un ALMA Award ed un People Choice Award.

La sua brillante carriera purtroppo, è stata stroncata da un terribile incidente in barca, sul lago Piru.

L’incidente in barca di Naya Rivera

Ancora non si sa con esattezza cosa sia successo quel giorno. La donna, stava facendo una gita in barca con il figlio Josey, nato dalla relazione con Ryan Dorsey, sul lago Piru, a pochi km da Los Angeles. Dopo alcune ore dalla perdita delle sue tracce, un turista ha rinvenuto la barca con dentro il piccolo che indossava un giubbotto di salvataggio, ma nessuna ombra della madre.

Sarà proprio il piccolo a raccontare di non aver più visto la madre risalire in superficie dopo essersi tuffata. L’ipotesi più verosimile, al momento è che si sia lanciata in acqua per salvare il figlioletto e che non sia riuscita più a risalire.

3 curiosità su Naya Rivera

1 Era stata arrestata per violenze domestiche.

La sua storia con Ryan Dorsey è stata lunga e travagliata. I due, dopo vari tira e molla, si erano sposati in Messico nel 2014 e dalla loro unione è nato il piccolo Josey, spettatore della tragedia. Nel 2017 lo stesso Dorsey la denunciò per violenza domestica, accusandola di averlo colpito sulla testa e sul labbro durante una passeggiata col figlio, dopo una discussione.

2 Era molto attiva nel sociale

Naya era molto sensibile ai problemi sociali: si dedicava infatti, in più ambiti, alla beneficenza. In particolare sosteneva associazioni come Stand Up To Cancer e The Trevor Project.

3 Ha provato a fare la cantante

L’attrice aveva tentato anche la carriera musicale. Nel 2013 ha provato a tramutare la sua professione diventando una cantante, ma ha subito cambiato idea., sono usciti però dopo qualche anno dei singoli inediti, che non aveva voluto pubblicare in precedenza.

Il paradiso a Ibiza: il 7 Pines

Seven Pines, più simile a un piccolo villaggio di Ibicenco che a un hotel, è un resort situato a San Josep, è una serie di suite individuali sparse su una vasta scogliera e intervallate da proprietà residenziali. Questo è il motivo per cui i membri del personale  vanno in giro in bicicletta e nei buggy da golf, facendo cenno, salutando o sorridendo mentre passano.

La tranquilla caletta di Cala Codolar è la spiaggia più vicina a soli 200 metri di distanza, mentre Cala Comte, una delle migliori spiagge di Ibiza, è raggiungibile a piedi in 15 minuti. 7 Pines dista 20 minuti dalla città di Ibiza; e mezz’ora per raggiungere l’aeroporto, che lo rende un luogo remoto ma ideale per ricaricare le batterie.

Ci sono molte aree comuni in cui rilassarsi, che si tratti della piscina, del bar, del ristorante o del centro benessere – abbastanza per dire che non puoi anche non lasciare il resort, un vantaggio se il tuo obiettivo è scivolare in uno stato di rilassamento supremo. L’arredamento è sottilmente lussuoso, concentrandosi principalmente su materiali naturali e una tavolozza neutra che è rinvigorita dal pezzo occasionale di mobili da esposizione o da appendere a parete.

Il 7 Pines è a tutti gli effetti una fuga dalla realtà, un leggero senso di isolamento con un tocco romantico, senza dimenticare il divertimento. A proposito di divertimento, c’è una splendida infinity pool nella quale c’è un chiringuito, un piccolo bar che vende bevande e snack direttamente in acqua. È fiancheggiata da una fila di lettini ultra deluxe con ombrelloni ampi, alcuni dei quali si affacciano direttamente sulla splendida isola di Es Vedrà che si vede in lontananza. 

C’è Pure Seven Spa, uno spazio spettacolare inondato di luce dove sono disponibili tutti i tipi di trattamenti e lezioni di prima classe, inclusi massaggi, trattamenti viso, lezioni di yoga alla luna piena e ritiri di perdita di peso. L’intero centro benessere mira a essere completamente sostenibile, quindi gli oli essenziali vengono acquistati localmente e non è consentito l’uso della plastica in tutta la struttura 

Aree verdi e ampi giardini distribuiti su un’area di 56.000 m² offrono il massimo comfort e spazio. 186 suite di dimensioni variabili tra i 48 m² e i 119 m² coltivano un ambiente familiare. I concept delle stanze aperte consentono alla luce naturale di entrare nelle 186 suite, mentre gli arredi moderni e i toni neutri aggiungono serenità e stile, il plus? Alcune suite includono piscine private, per garantire il massimo della privacy

Per quanto riguarda la ristorazione, ci sono 2 ristoranti e due bar (quello della Lobby e il Pershing Terrace disegnato dalla Pershing Yacht /Ferretti Group). Il View è il primo ristorante che offre cucina ispirata alla cucina coreana a Ibiza, un esperimento unico nel suo genere, dove il mediterraneo incontra l’asiatico in maniera inaspettata. Al Cone Club, si tratta di cocktail e aperitivi al tramonto. Si consiglia di iniziare il cocktail di hamachi e melanzane, seguito da grandi gamberi rossi cotti sulla griglia Robata. Il massimo del luxury è la possibilità di prenotare uno yacht Pershing per escursioni private in tutta l’isola, il tutto con un servizio di concierge a 5 stelle.

Calle Puig Delfin s/n 07830 Sant Josep de sa Talaia Ibiza, Spain 00 34 971 195 200

www.7pines-ibiza.com 

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3 alternative ad Amazon per fare shopping

Amazon è ormai la piattaforma che in assoluto ha conquistato il mondo degli acquisti on line, si trova davvero di tutto, a prezzi competitivi e con spedizioni davvero veloci ed efficienti. Ma esistono siti di acquisti alternativi ad Amazon ed altrettanto validi? A voi la proposta di tre alternative per i vostri acquisti on line.

3 Alternative ad Amazon per fare shopping online

Ha sbaragliato la concorrenza da tempo, in quarantena è stato un valido alleato e spesso, soprattutto nella versione prime con consegna superveloce, è spesso un salvavita. Ma davvero non esistono alternative ad Amazon? Abbiamo scelto per voi 3 diverse piattaforme per lo shopping online, sicure, convenienti e altrettanto valide, scopriamole insieme.

Aliexpress

Uno dei competitor di Amazon è sicuramente Aliexpress. Negozio online ormai apprezzato in tutto il mondo su Aliexpress si può trovare davvero qualunque cosa. La sede si trova in Cina, motivo per cui i prezzi sono davvero competitivi e i prodotti così diversificati. Non sempre la qualità è decifrabile dalle immagini, ma ci vengono incontro le numerose recensioni lasciate dagli utenti di tutto il mondo. Altro punto negativo sono i tempi di spedizione, vi consigliamo di acquistare con largo anticipo o comunque senza urgenza, poiché per la consegna potrebbero volerci anche dei mesi. Il lato positivo è sicuramente la gamma, che è a dir poco infinita, si passa da articoli tecnologici, all’abbigliamento, all’arredamento passando per gadget di cui spesso vi chiederete la funzionalità e che vorrete provare a tutti i costi!

Gearbest

Questo sito aumenta gli ordini giorno dopo giorno. È più apprezzato in Oriente, ma si sta facendo strada anche nel nostro Paese, le spedizioni infatti sono perfettamente funzionanti anche in Italia. Un po’ sulla falsa riga di Aliexpress ci sono migliaia di offerte, spaziando dai giocattoli, all’abbigliamento, dall’i-tech agli elettrodomestici. Particolarmente apprezzati i gadget elettronici, con prezzi supercompetitivi. Anche in questo caso i prodotti sono made in China e provengono dal Sol Levante, quindi occhio alla dogana e alle tempistiche di spedizione.

Ebay

Il competitor per eccellenza, e precursore di Amazon è senz’altro Ebay. Nato alla metà degli anni ’90, continua a lottare contro la piattaforma di Besoz per lo scettro degli acquisti online. Il principio è un po’ diverso, perché si partecipa per lo più tramite aste, ma si riescono a trovare offerte davvero vantaggiose. Rispetto ad Amazon, poi, si può acquistare anche merce usata, motivo per cui è molto frequentata anche dai collezionisti e dagli amanti del vintage. Ebay è ormai una certezza, per l’affidabilità e per il servizio clienti, sempre pronto a supportare gli utenti che lanciano un sos o che richiedono info aggiuntive.

Detox, mind body and soul

Da qualche tempo la parola d’ordine è detox. Disintossicarsi dalla continua connessione (digital detox) ma naturalmente anche dalle tossine, dall’alcol e dal cibo spazzatura è d’obbligo, almeno al cambio di stagione. Seguendo però programmi scientificamente studiati e regole ben precise. Il guru del detox che ne ha definito le regole è il celebre Dr.Joshi, il consulente di fiducia delle star di Hollywood. E sull’onda del boom ecco nuove teorie ed esperti. Come Chico Shigeta, che ha messo a punto una cura di 21 giorni e Margo Marrone, che ha studiato un detox stagionale di 10 giorni, già sperimentato con successo da star come Gwyneth Paltrow, Madonna e Kyle Minogue. Senza dimenticare la parigina Joelle Ciacca, con un programma di quindici giorni. 

Japanese detox

La versione jap del detox prevede un intero week-end consacrato al benessere totale. Aromaterapia, naturopatia e shiatsu più una dieta disintossicante e alcune pratiche mirate. La respirazione è il primo gesto detox che permette di ossigenarsi a fondo. Espirare profondamente con il naso come se si volessero vuotare completamente pancia e polmoni, immaginando che l’ombelico tocchi la colonna vertebrale. Mantenere la posizione contando fino a cinque, poi respirare lentamente con il naso e ripetere l’espirazione per circa cinque minuti. Il bagno detox è in perfetto stile jap. In Giappone si usa una vasca speciale, il furò, che si trova all’aperto nelle zone termali, in tutte le case tradizionali e nei ryokan (gli alberghi tradizionali). Si tratta di una vasca contenente acqua ad altissima concentrazione salina, molto calda, a 40° e anche di pi,  in continuo movimento, dove ci si immerge dopo aver lavato il corpo con acqua e sapone. L’acqua termale calda è ideale per purificare la pelle, permettendo di assorbire per osmosi i minerali che contiene e di rilasciare le tossine, tonificando corpo e mente. Durante il bagno, per favorire l’eliminazione, si può bere fino a un litro d’acqua o di tè verde. Per completare gli effetti benefici, il bagno è seguito da uno specifico massaggio che risveglia tutte le energie positive che attivano corpo e mente per un benessere totale. Si può utilizzare l’olio di mandorle con oli essenziali specifici, come per esempio il rosmarino per il fegato o l’estragone per lo stomaco. 

Il detox dall’interno di Margo

Il detox creato da Margo Marrone, che ha dato vita a Londra a The Organic Pharmacy,propone un’analisi accurata dello stato della pelle e degli organi interni, attraverso un test e un massaggio per stimolare la circolazione. Questo ha un’azione sui punti della circolazione linfatica, dalla testa ai piedi, con movimenti di pressione e sfregamento. Ma secondo Margo Marrone il detox deve partire sempre dall’interno. Perciò quando si decide di partire con un programma, anche solo di 10 giorni, è necessario eliminare o almeno ridurre alcolici, caffeina, grassi, zuccheri, carni rosse, a favore di frutta e verdura fresche, pane e riso integrali, cibi cucinati in modo semplice o crudi, mangiare lentamente, bere molta acqua e tè verde. È importante ricordare che i cibi tiepidi sono alla temperatura ideale per l’intestino, che avocado, banane, kiwi, mele, cipolle, zucchine, pomodori e sedano aiutano a eliminare scorie e tossine, mentre prezzemolo, menta, carciofi, cetrioli e olio d’oliva stimolano il fegato.

“Dopo molti anni penso ancora che il detox sia fondamentale per ripartire con nuove più salutari abitudini. Il detox di 10 giorni è una pulizia per rompere le cattive abitudini e formarne di migliori. Tutti cercano il miracolo, attraverso i prodotti di bellezza, ma non esiste una formarla magica. I risultati si hanno solo mangiando in modo sano, facendo esercizio fisico, prendendo integratori e solo alla fine scegliendo il giusto trattamento beauty. Il mio detox prevede integratori che assorbono le tossine e le eliminano più rapidamente. Consiglio un detox quattro volte all’anno, al cambio di stagione, cioè marzo, giugno, settembre e gennaio. Gennaio non sarebbe il momento migliore perché il corpo con il freddo ha meno difese, ma è l’inizio dell’anno, si fanno sempre buoni propositi e si lasciano alle spalle le feste– spiega Margo –Il kit The Organic Pharmacy aiuta il corpo a sopportare meglio le nuove abitudini. Io propongo un detox non estremo. Se non si riesce a eliminare l’alcol, si può ridurre, scegliendo un bicchiere di champagne o di vodka. Eliminare lo zucchero è un passaggio molto importante. Dopo i 10 giorni chi l’ha provato sente il bisogno di continuare con le buone abitudini. Credo che ci voglia un detox anche per la propria vita che va semplificata in modo piacevole senza privarsi di tutto. Basta bilanciare, scegliere cibo di stagione, fresco, cucinato in modo semplice, ritornare alle origini. Non mangiare cibi tossici, confezionati, pieni di conservanti per prevenire i problemi del corpo. Questa è anche un’ottima routine anti age”.

Le buone abitudini secondo Joelle Ciacca

Joelle Ciacca, guru francese del detox, seguita da molte celebrities, afferma che ci sono alcune pratiche che devono rientrare nella vita di tutti i giorni. Per esempio al risveglio un bicchiere d’acqua tiepida con bicarbonato e la pulizia della lingua con l’apposito strumento o con un cucchiaio, dal fondo alla punta. In inverno poi è necessario ossigenare e nutrire maggiormente la pelle, soprattutto quella del viso, quindi al momento della pulizia, mattina e sera, è meglio scegliere un detergente più ricco e ripetere due volte l’operazione. Infine per ossigenare tutti gli organi dall’interno, respirare profondamente davanti alla finestra, una volta al giorno, quando si cambia l’aria in casa.

Fitness detox

Anche in palestra è possibile continuare un programma detox. L’obiettivo è quello di mantenere sempre piuttosto elevata la frequenza cardiaca, alternando l’allenamento aerobico al lavoro muscolare dinamico, per eliminare le tossine e i prodotti metabolici, attraverso il sudore. Un’ottima attività detox è il bikram yoga. Si compone di 26 asana che vengono ripetute per poter allungare e rilassare tutta la muscolatura. Si pratica per 90 minuti in ambienti a 37 gradi. Ci sono due componenti in questo tipo di yoga: l’esercizio e il calore. Con l’esercizio si rallenta l’irrigidimento graduale e il deterioramento delle articolazioni. Il calore inoltre aumenta la circolazione e fa lavorare il cuore. Le 26 posizioni asana del bikram yoga sono studiate per allungare, riscaldare e rafforzare muscoli e legamenti contestualmente a una benefica stimolazione del sistema cardiovascolare. 

In Spa 

Secondo la medicina tradizionale cinese le tossine si eliminano attraverso le gambe e i piedi, dove tendono anche a concentrarsi, perciò un trattamento detox particolarmente efficace è il pediluvio in acqua ionizzata. L’equipe medica di Villa Eden Leading Park Retreat (www.villa-eden.com) di Merano in Alto Adige ha messo a punto il trattamento Bio Elettro Detox, un sistema innovativo per depurare l’organismo dai residui tossici prodotti dall’ambiente. Si tratta di un procedimento di elettrolisi, che stimola il corpo a disintossicarsi grazie all’azione degli ioni negativi, che vengono rilasciati dall’apparecchio e assorbiti dalla cute, per andare a riequilibrare gli ioni positivi presenti naturalmente in quantità maggiore nell’organismo umano. In una piccola vasca per pediluvio con acqua e sale è inserito un dispositivo generatore di elettrodi. Quando l’apparecchio viene messo in funzione si creano nell’acqua delle cariche positive e negative. Il nostro corpo attrae e accetta gli ioni carichi negativamente e li utilizza per riequilibrare gli ioni positivi creati dall’inquinamento, dalle tossine e dallo stress. Questo permette alle cellule di disintossicarsi. Il trattamento permette al corpo di riequilibrare i campi bioenergetici, ridurrela quantità di tossine nel corpo, attivare le funzioni circolatorie del sangue e del sistema metabolico, incrementare i livelli energetici delle cellule. Per una disintossicazione profonda sono consigliate tre sedute della durata di circa 20 minuti, l’una nell’arco di una settimana. Un altro trattamento di Villa Eden Leading Park Retreat sfrutta invece le proprietà detox ed energizzanti dell’argilla micronizzata. Il corpo viene ricoperto dal composto di argilla che provoca un meccanismo di osmosi. I liquidi cellulari, spesso impregnati di tossine, vengono attratti e assorbiti dall’argilla, che allo stesso tempo rilascia i suoi ioni minerali benefici. L’effetto è un intenso drenaggio cellulare, che provoca una profonda e prolungata azione detox.

Nella spa dell’Hotel Weihrerhof a Soprabolzano, Renon (www.weihrerhof.com) si utilizza il fango alpino per il detox. Arricchito dalle erbe aromatiche delle Alpi, ha un’azione rinforzante ed energizzante, oltre a favorire la disintossicazione attraverso l’epidermide e lenire le tensioni muscolari e articolari. A completare il trattamento, c’è anche il massaggio tonificante e depurante del tessuto connettivo di gambe e ventre. Nel rituale dell’acqua e del fuoco del Lido Palace di Riva del Garda (www.lido-palace.it), le acque floreali e gli oli essenziali selezionati agiscono sul metabolismo dei liquidi, riattivano il microcircolo e lo stimolano per una detossinazione profonda. Il trattamento dai prodotti specifici ed attivi agisce sulla circolazione, donando leggerezza e vitalità. Il deep tissue massage distende la muscolatura superficiale e profonda, migliora la circolazione e ripristina l’energia vitale ottimizzando la risposta dell’organismo allo stress. Questa tecnica di massaggio decontrae profondamente le principali catene muscolari, focalizzandosi specialmente sui punti più difficili del corpo.

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I 3 Podcast più interessanti di Spotify

Nel gergo professionale il podcast è una tecnica che permette di ascoltare i file audio su internet. Nel linguaggio colloquiale, per podcast intendiamo quei contenuti audio di tipo narrativo o discorsivo che vengono diffusi tramite siti o app.

Il fenomeno dei podcast inizia attorno ai primi anni del 2000, ma negli ultimi tempi sta davvero spopolando. Ascoltare potendo nel frattempo fare altro, proprio come si fa con i programmi radio tradizionali, sembra essere la caratteristica che rende vincente questa tipologia di contenuto, sempre più diffusa.

 Perché si ascoltano i Podcast

Quando siamo imbottigliati nel traffico, o il tragitto che stiamo percorrendo non ci permette di distogliere lo sguardo per leggere un buon libro, ci viene in soccorso il nostro senso dell’udito. Siamo abituati ad ascoltare la musica che più ci piace o ci appaga in quel momento (a tal proposito, clicca sul link, per scoprire le 3 migliori playlist di Spotify), oppure, possiamo ascoltare qualcos’altro. Qualcuno che ci legga un libro, per esempio, oppure qualcuno che tratti di argomenti che ci interessano particolarmente. Il podcast colma proprio questo vuoto, ci dà l’opportunità di essere intrattenuti mentre stiamo facendo qualcos’altro. Possiamo considerarlo come la rivincita dei programmi radio, rivisitati in chiave moderna.

Dove ascoltare i podcast

Esistono diverse piattaforme dove poter ascoltare i podcast, Apple Podcast, Google Podcast, Speaker, ma sicuramente la più famosa è Spotify. Con un account gratuito si possono seguire moltissimi podcast, sugli argomenti più disparati. Ve ne lasciamo tre interessanti da seguire.  

 I 3 podcast più interessanti su Spotify

In base all’argomento c’è davvero solo l’imbarazzo della scelta, ne abbiamo selezionati 3, ognuno appartenente ad una categoria diversa, per accontentare tutti i gusti.

1 Muschio Selvaggio

Dedicato a temi di cultura e società, in ogni puntata ospita personaggi famosi diversi. Vi hanno partecipato anche lo chef Bruno Barbieri, Beatrice Borromeo, e tanti altri. Il progetto è nato da un’idea di Fedez e Luis Sal. Forse grazie anche alla notorietà dei fondatori, questo podcast domina le classifiche dei più ascoltati. Le tematiche affrontate sono sempre diverse e toccano argomenti forti ed attuali, come l’eutanasia, l’aborto, ma anche cucina ed educazione. Il filo conduttore dell’approfondimento su tematiche scottanti e importanti nella società moderna, sono alternati a momenti di gioco ed imprevedibilità.

2 Blu Notte- misteri italiani

Per gli appassionati dei gialli della storia del nostro paese, ecco che vengono tradotti in formato audio le puntate della celebre ed omonima trasmissione della Rai. La voce di Carlo Lucarelli ci racconta in modo avvincente le storie ed i retroscena dei casi più oscuri che hanno segnato l’Italia. Ottimo per chi ama il genere noir.

3 Morgana

Michela Murgia e Chiara Tagliaferri ci raccontano le storie di donne che sono diventate ricche grazie alle loro grandi capacità e che non hanno avuto bisogno di sposare un uomo ricco. Un podcast tutto al femminile, che racconta di donne ribelli, fuori dagli schemi, che non hanno avuto paura di sfidare la società ed i pregiudizi di genere. Ispirazione e riflessione, sono i punti cardinali di tutti gli episodi di questo podcast.

3 indirizzi per un weekend in Alto Adige

Le nostre Dolomiti sono le montagne che tutti nel mondo ammirano, capaci di regalarci skyline suggestivi e atmosfere mozzafiato in ogni stagione. Ogni anno diventano sempre di più una destinazione trendy che non può mancare tra i nostri programmi estivi. In Alto Adige, i nomi storici del territorio e i nuovi hotel alpini hanno ogni genere di comfort. Sono vicini agli impianti di risalita per cominciare subito la giornata all’insegna dell’esplorazione, oppure lontani da tutto per sentire solo il silenzio degli alberi, hanno spa e piscine sensazionali con vista bosco e infine ristoranti gourmet o stellati. Ecco tre indirizzi per un fine settimana dedicato alla natura e al bien vivre.

Hotel Tyrol

Ci troviamo a Selva di Valgardena, raffinata località di villeggiatura estiva ed invernale, famosa per essere parte del “comprensorio sciistico Sellaronda”, il più ampio delle Dolomiti.

L’unicità di questa “casa” ( il termine tipico e più adatto per definire il luogo) risiede nel fare sentire gli ospiti in un posto familiare dal mood alpino dove non mancano tocchi di contemporaneità, come la raffinata cucina gourmet e la spa di ultima generazione, seguiti dallo staff sempre pronto a coccolarci.

Del resto, la tradizione è un punto di forza intramontabile secondo i titolari Bibiana Dirler e Maurizio Micheli, che sono riusciti a mantenerla viva, arricchendola e migliorandola con i comfort contemporanei, come la spa dalle linee semplici e legata al territorio grazie alla scelta dei materiali tipici o il ristorante gourmet Suinsom (una tipica stube alto atesina) aperta anche al pubblico esterno, dove potete gustare i piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna dallo chef Alessandro Martellini in un’atmosfera romantica ma allo stesso tempo conviviale.

Hotel Lamm

Incastonato alle pendici dell’Alpe di Siusi, al centro di un paesino medievale, l’Hotel Lamm di Castelrotto è tornato a splendere dopo un attento restyling che ha saputo conciliare il fascino della tradizione, leggermente rivisitato, con un design moderno ed elegante. Il ristorante Zum Lampl  è il tempio dello chef Marc Oberhofer, che ogni giorno regala specialità della tradizione altoatesina reinterpretate e create usando esclusivamente ingredienti locali, di stagione e di alta qualità provenienti dall’Alto Adige. Il bar annesso invece è il vero punto di riferimento per ospiti e non: dotato di grandi vetrate affacciate sulla piazza di Castelrotto è un punto eccezionale per osservare la vita del paese. Scenografica, all’ultimo piano dell’hotel l’oasi spa: un’ampia e raffinata area wellness.

Alpina Dolomites Health Lodge & Spa

Edifici in legno, pietra e vetro, inseriti perfettamente nell’ambiente coniugano design accattivante e vocazione eco dell’ Alpina Dolomites Health Lodge & Spa, hotel a 5 stelle della catena Leading Hotels of the World la cui struttura è all’insegna di una sostenibilità a 360°. Il Lodge è situato a Compatsch (1860 m), all’estremità occidentale dell’altopiano, vicino alla stazione a monte della cabinovia che da Siusi porta all’Alpe di Siusi. Se oltre alle passeggiate siete alla ricerca del benessere, è la scelta più giusta, grazie alla proposta olistica dell’Alpina SPA, fiore all’occhiello dell’hotel, premiata nell’ambito degli Spa Traveller Awards come Best Spa Hotel / Resort e per il miglior Programma Detox.

In copertina: Hotel Tyrol

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3 film da vedere in vacanza per rilassarsi

È piacevole godersi le fresche sere d’estate, dopo una lunga e calda giornata. Ma i palinsesti televisivi estivi lasciano un po’ a desiderare, e spesso ci ritroviamo senza idee per passare una serata rilassante davanti alla tv. Continuiamo a fare zapping senza concludere nulla, finché magari è troppo tardi per iniziare a vedere un film senza rischiare di addormentarsi. Se siete alla ricerca di un film da vedere in vacanza per rilassarsi, date un’occhiata alle nostre proposte, non ve ne pentirete.

3 film da vedere per rilassarsi

1 Big Fish- le storie di una vita incredibile (2003)

Con questo film Tim Burton ci ha lasciato una perla di sogno e tenerezza. Negli ultimi giorni di vita di suo padre Edward, Will rivive tutte le fantasiose e surreali peripezie del genitore con il quale ha avuto da sempre un rapporto difficile. Il giovane uomo è infatti convinto che il padre abbia inventato storie per tutta la vita, evitando così di farsi conoscere dal figlio per chi è veramente. Nel frattempo Edward continua imperterrito a raccontare la sua incredibile vita a Josephine, giovane moglie di Will, interpretata da Marion Cotillard. Ripercorrendo tutta la sua vita, le certezze di Will iniziano a vacillare: e se non fossero storie inventate le fantasticherie che suo padre racconta di aver vissuto? Una storia di avventure visionarie e di amore tra padre e figlio, che ci fa sognare divertire e commuovere, come solo Tim Burton sa fare.

2 Knives Out- Cena con delitto (2019)

Perfetto per gli amanti dei thriller, questo film di Ryan Johnson è un crime in stile Agatha Christie. L’investigatore Benoit Blanc, interpretato da Daniel Craig, deve scoprire chi ha ucciso il romanziere Harlan Trombey, rinvenuto in casa senza vita, dopo la festa per il suo ottantacinquesimo compleanno. Il detective, sicuro che sia avvenuto un omicidio, inizia la sua indagine, sospettando sia dei familiari, che della servitù dell’uomo. Dopo l’apertura del testamento, infatti, emergono conflitti familiari legati al denaro e all’avidità dei parenti del defunto scrittore. Quando poi Marta, l’infermiera sudamericana, viene interrogata, i segreti della famiglia iniziano ad emergere finché non si arriverà a risolvere il mistero.

Un omaggio ai classici gialli della Christie, rivisitati in chiave ed ambientazioni moderne, intrisi di una divertente e sottile satira della società americana.

3 Julie & Julia (2009)

Julia Child, interpretata dall’iconica Meryl Streep, spopola con il suo libro di cucina francese. Cinquant’anni dopo, Julie Powell (Amy Adams), cambia la sua vita grazie alle ricette di quel libro. Nel 1949 Julia si trasferisce a Parigi per seguire il marito, si innamora della cucina francese tanto da seguire un corso professionale e scrivere un libro di ricette. Dopo varie peripezie legate alla pubblicazione del ricettario, questo diventa la Bibbia della cucina francese in America, rendendo la sua autrice una leggenda.

Nel 2002 Julie, trentenne in crisi esistenziale, apre un blog di cucina dedicato proprio al libro della Child, completando tutte le 524 ricette nell’arco di un intero anno. Nora Ephron si ispira al romanzo autobiografico della Powell per girare questa commedia con tempi comici perfetti, due protagoniste degne di lode e un insegnamento che tutti dovremmo ricordare.   

5 libri per l’estate da leggere tutti d’un fiato

L’estate si sa, è la stagione in cui riusciamo a goderci di più i piaceri della vita. Complici le giornate lunghe e terse, le ore passate in spiaggia, il caldo che ci obbliga a rallentare i ritmi, riusciamo, a dedicarci a passatempi che spesso nel resto dell’anno non abbiamo modo di coltivare come vorremmo, fra questi non manca di certo la lettura.

Cosa c’è di più rilassante che leggere un buon libro con le onde del mare come sottofondo? Se ancora non avete deciso quali libri portare con voi durante queste vacanze, scegliete tra le nostre 5 proposte.

5 libri da leggere in vacanza

A voi cinque libri per l’estate da leggere tutti d’un fiato.

1 Riccardino, di Andrea Camilleri

Iniziamo con un’ode al maestro Camilleri, scomparso circa un anno fa. Tutti conoscono le peripezie del commissario Montalbano, e della sua splendida Sicilia. Questo libro ha fatto parlare di sé già prima che venisse pubblicato per diversi motivi. Innanzitutto perché l’autore ha inserito sé stesso tra i personaggi, poi perché è ben riconoscibile l’evoluzione di Vignata, luogo dove si svolgono i romanzi. L’ultima indagine del commissario riprende un caso già incontrato undici anni prima, in cui si intrecciano storie di mafia, politica e chiesa.

2 Mille splendidi soli, di Khaled Hosseini

Uno dei libri più letti degli ultimi vent’anni. Miriam e Laila sono le protagoniste di questo romanzo, ambientato nell’Afghanistan tra gli anni ’60 e il nuovo millennio, ma potrebbe essere la storia di mille donne afghane. Le due protagoniste, nonostante siano molto diverse tra loro, devono affrontare drammi e situazioni simili, troppo spesso subiti a causa dell’insubordinazione alle famiglie prima, e ai mariti poi. La loro amicizia, sarà la loro unica ancora di salvezza.

3 L’isola di Arturo, di Elsa Morante

Nel 1957 vince il premio strega il romanzo della Morante che racconta la storia di Arturo. Nato in una Procida fuori dal tempo, collegata alla Napoli del 1938 solo grazie a traghetti e cartoline, Arturo non vede l’ora di poter lasciare l’isola e vivere la sua vita. Un romanzo in cui l’importanza e la magia dell’isola, la rendono personaggio e protagonista dell’intera storia.

4 Possiamo salvare il mondo prima di cena, di Jonathan Safran Foer

L’autore, di origini ebraiche, utilizza metafore e riferimenti biblici per affrontare un tema attualissimo come il cambiamento climatico, e l’effetto che quest’ultimo ha sulla nostra alimentazione. L’autore non ha la presunzione di avere la risposta a tutti i problemi, ma con una lucidità disarmante inchioda il lettore e lo mette davanti a responsabilità che non possono essere ignorate.

5 Come un respiro, di Ferzan Ozpetek

Il maestro Ozpetek, torna a cimentarsi nella scrittura con una storia ambientata tra Roma e Istanbul, che parla di sentimenti e segreti irrisolti. Un intenso susseguirsi di colpi di scena che ricordano di quanto un’unica decisione può cambiare le sorti di una vita intera.

Gomorra New Edition: di cosa si tratta? L’idea di Garrone

Il 21 agosto è stata presentata a Bologna una versione inedita di Gomorra, un montaggio che renderebbe più fluida la narrazione. Il regista ha infatti dichiarato di aver avuto, rivedendolo dopo 12 anni, delle difficoltà nel comprendere alcuni passaggi del film ed ha voluto in un certo senso rimediare.

Così, attraverso il suo profilo social, Matteo Garrone annuncia l’arrivo di una nuova edizione del suo film Gomorra, uscito nel 2008 e dal quale è ispirata anche la serie tv targata Sky, che è giunta alla terza stagione.

Gomorra il film del 2008

Il film è ispirato a sua volta dal best seller omonimo, di Roberto Saviano. All’uscita la pellicola fu apprezzata da pubblico e critica, accaparrandosi ben 7 Davi di Donatello e 5 European Film Awards, il premio delle Giuria al Festival di Cannes ed una prestigiosa nomination ai Golden Globes come miglior film straniero dell’anno, vinto poi, da Walzer con Bashir.

Ritratto della camorra e della criminalità contemporanea, Gomorra è un’immersione in una specie di universo parallelo, che ci spiega come la realtà superi la fantasia dietro i film che trattano di mafie. Si compone di quattro racconti che si intrecciano, quattro storie crude e tragiche ambientate ni quartieri napoletani o del casertano, che ci mostrano quanto sia difficile crescere in luoghi che sembrano dimenticati persino da Dio, e quanto possa sembrare impossibile sfuggire al proprio destino in circostanze del genere. Un film crudo, ma terribilmente realistico che sposta dall’interno la prospettiva del libro, rendendo ancora più angoscianti la narrazione.

Gomorra New edition

Questa nuova edizione verrà proiettata in anteprima a Bologna, in Piazza Maggiore, il 21 agosto. In occasione della rassegna cinematografica che si svolge ogni anno nella capitale emiliana, dal nome Cinema Ritrovato, organizzato dalla Cineteca.

Dopo dodici anni dall’uscita di uno dei suoi film più conosciuti e amati, Garrone rivela di voler proporre un nuovo montaggio del film per garantire una narrazione più chiara, così dice nel suo comunicato su Facebook. Poi chiarisce raccontando un aneddoto che coinvolge il figlio dodicenne. Garrone dice infatti, di essersi ritrovato in alcuni punti a spiegare le dinamiche poco chiare presenti nel racconto. Spinto dalla critica del figlio, quindi, il regista ha deciso di mettere in discussione il suo lavoro e di modificare il montaggio, mantenendo intatta la natura del film.

Siamo in attesa quindi, di rivedere il capolavoro del nostro cinema italiano in una veste nuova e più “chiara”, che siamo certi non ci deluderà. 

Beauty to go: gli essenziali per le vacanze

Il beauty case in estate diventa più leggero, al pari delle texture delle creme e delle note dei profumi, in estate , prediligiamo prodotti dai formati smart e dalle essenze fresche per le giornate e le serate più calde. Nella gallery, una selezione tra le nostre preferite del momento, ideali per viaggi brevi o weekend lunghi grazie a formati davvero compatti. Buon viaggio!

Nella gallery:

Grown Alchemist: Roll-On Deodorant

Vilhelm Parfumerie: Morning Chess

Grown Alchemist: Detox Night Cream

Montblanc: Montblanc Explorer

Insìum: Moisture Infusion Lotion

RoC Keops: Deodorante Spray Fresco

Augustinus Bader: The Body Oil

Malin + Goetz: Bergamot Deodorant

La Biosthetique: Soleil Emulsion

Smartwatch per correre: i migliori modelli di Garmin, Suunto e Polar

Lo smartwatch è un accessorio comodo e di tendenza, motivo per cui tutti ne vogliono uno. Ne esistono ormai numerosi modelli, che si adattano a tutte le necessità ed a tutte le tasche. Oggi vi presentiamo i modelli top di gamma delle marche più amate dagli sportivi, Garmin, Sunto e Polar.

Le funzioni essenziali

Ci sono delle funzioni che riteniamo siano davvero necessarie ed essenziali per far sì che valga la pena acquistare uno smartwatch, e sono le seguenti:

  • GPS integrato, il posizionamento satellitare permette di tracciare il percorso e di segnalare la posizione dell’orologio.
  • Sensore per la registrazione dei battiti.

Dunque di seguito daremo per scontate queste due funzionalità basilari e andremo a vedere le caratteristiche dei migliori modelli sopra nominati.

Garmin Fēnix 6

Esiste una gamma vastissima di orologi Garmin, che si adatta ad ogni necessità. È in effetti, il marchio che lancia più modelli in assoluto. Senza entrare nel merito della disciplina, il miglior orologio Garmin sul mercato oggi è il cardiofrequenzimetro Fēnix 6.

Partiamo col dire che esistono 19 varianti diverse riconducibili a 3 categorie: Fēnix 6, Fēnix 6s (standard) e 6x.

La versione standard è quello più sottile, quindi ottima per chi vuole un design meno massiccio e più discreto. La sua gamma di colori spazia dai toni neutri a quelli più accesi, per renderlo non solo utile, ma anche trendy.

La versione 6 è quella di medie dimensioni e la più richiesta per il rapporto qualità prezzo, anche perché è quella per la quale si trovano più offerte.

La versione 6x è quella più massiccia e l’unica dotata della funzione solar, che permette di aumentare la durata della batteria grazie ai raggi solari.

Tutti i modelli possono monitorare completamente l’attività giornaliera, il sonno, e poter visionare fino a 6 elementi per volta sullo schermo. Possono essere scaricate funzioni avanzate di allenamento anche in base al profilo sportivo selezionato. È possibile comparare le sessioni tenendo conto di temperatura ambientale e corporea e all’altezza alla quale si svolge o si è svolta una sessione. Sincronizzazione di altri accessori, dati di dinamica di corsa e rilevatore di caduta con avviso automatico ai numeri di emergenza, completano le funzioni del modello di punta di casa Garmin.

Suunto 9 e Baro 9

Sunto è un classico in ambito di orologi sportivi, le caratteristiche più amate da chi lo acquista sono l’affidabilità, il design e la durata della batteria. Il top di gamma è il modello Sunto 9 e il suo gemello 9 Baro. La differenza, sta nel fatto che il secondo è dotato anche di barometro.

Questi due modelli sono scelti spesso da chi pratica attività in montagna, proprio perché la batteria dispone di molte ore di autonomia, grazie anche alla modalità risparmio energetico. Anche in questo caso le funzioni avanzate prevedono programmi di allenamento avanzati la navigazione per mappe.

Polar Ignite

Il design del Polar Ignite viene incontro alle esigenze femminili di leggerezza ed estetica. Oltre ad essere uno smartwatch ottimo per l’allenamento sia indoor che outdoor. Il display è a colori e permette di calcolare distanze, velocità e calorie bruciate. La funzione fitspark permette di ottenere dei suggerimenti quotidiani sull’allenamento anche in base al recupero notturno. Altra funzione interessante è la sleep plus stage, che analizza dettagliatamente le fasi del sonno.

5 terroirs italiane tra vini, mari, laghi

Ci sono posti, le cui terre, ben delimitate dalle regole della natura, spinte dal proprio humus, danno vita a prodotti di cui il vino, oggi più che mai, ne è l’assoluto protagonista: il terroir. 

Tale termine, il cui significato si arricchisce sempre più, non tocca semplicemente le connotazioni climatiche che insistono su certe porzioni di territorio o la tipologia di terra su cui si poggia il vigneto, ma coinvolge l’aspetto umano inteso come storia, cultura e tradizione. 

Qui una interessante ed agile guida che tocca la nostra penisola in ogni suo punto cardinale, suggerita da Andrea Frizzarin noto Food e Beverage Manager esperto in territorio ed enogastronomia. 



LIGURIA

Questa meravigliosa striscia di terra racchiusa tra l’Appennino e il mare, costellata da monti e colline, offre una grande varietà di sapori conservando le tradizioni nel vino. Quando si parla di Liguria non ci si può esimere dal dare attenzione particolare al Rosato ‘Mea Rosa’ della cantina Lunae, un rosato appunto la cui originalità è data dal fatto che è ottenuto da Uve Vermentino Nero, vitigno ormai quasi dimenticato e che, vinificato in rosato, conferisce al vino una sorprendente freschezza. Il colore, peculiare quanto il sapore, è dato dalla macerazione a freddo sulle bucce per circa quattro ore. La città di Luni, ultimo lembo di terra prima della Toscana, è avvolta ancora oggi dalla sua storia, infatti in antichità è stato un importante scalo di diverse culture che trovano espressione, ai giorni nostri, attraverso la presenza di varietà autoctone tipicamente territoriali.

TRENTINO ALTO ADIGE – LAGO DI LEVICO

Il lago di Levico risuona spettacolari suggestioni per coloro che amano trascorrere del tempo in un’atmosfera dolce e misteriosa allo stesso tempo, una perla turchese situata in Trentino Alto Adige. Probabilmente è sufficiente udire il nome della regione per avere la garanzia dei prodotti dei quali ne è la madre; lo spumante TrentoDoc è il fiore all’occhiello di queste zone, prodotte con sole uve trentine coccolate attraverso una vendemmia che viene fatta a mano seguita dal processo di cantina, tramandato da generazione in generazione. Il vino degno di nota per il suo speciale affinamento è il Lagorai TrentoDoc Riserva della Cantina Romanese, infatti ogni singola bottiglia affina per quasi due anni nei fondali del Lago di Levico dove acquista un parlage unico e un’evoluzione aromatica molto particolare. 

UMBRIA – LAGO DI CORBARA 

Da un lago ad un altro, scendendo nel nostro stivale, incontriamo un posto che richiede la lentezza dell’attento osservatore per immergerci in un posto che sembra non avere tempo, come la meravigliosa Umbria, che negli ultimi decenni ha avuto un grande sviluppo che l’ha portata ad essere una vera oasi di interessi culturali e non solo. Protagonista di questa evoluzione è stato anche il Lago di Corbara all’interno del quale si gettano le acque del fiume Tevere, ammorbidito da una serie di trasformazioni ambientali divenendo cosi un bellissimo ecosistema, con incantate aree protette come il Parco Fluviale del Tevere. Figlia di questa terra è la cantina Barberani, e i suoi vitigni che dominano il Lago, qui la vendemmia ha un ritmo lento capace di ascoltare la terra e il suo inconfondibile clima. Si dice che qui il vino sia un’identità senza compromessi. Il vino simbolo, per il nome e per la storia che porta con sè, è l’Orvieto Classico Superiore Luigi e Giovanna 2012 che ha un colore dorato intenso, dai forti profumi fruttati che avvolge fin dal primo impatto con il calice. 



PUGLIA – TRA BARI E TARANTO 

Si puntasse il dito ad occhi chiusi sulla cartina di questa regione, e lo si facesse per più volte, si noterebbe con facilità che ogni posto indicato è un vero e proprio paradiso; la Puglia è sicuramente tra i posti più desiderati del nostro Bel Paese, e la Valle d’Itria, tra Bari, Brindisi e Taranto è un punto nevralgico che permette di vedere i vari abiti che questa regione sa indossare. Proprio qui gli amanti del vino incontrano La Verdeca, vitigno che deve il suo nome al colore verdolino delle bacche, i suoi vini offrono una gamma olfattiva che va dal campo di fiori, agli agrumi fino a frutti esotici come l’ananas. Tra i più noti vi è il Curtirussi Verdeca della cantina Mocavero, grandi esportatori di questo gioiello vinicolo dal sapore fresco e leggero ma dotato anche di una certa persistenza. 

CALABRIA – COSTA IONICA 

“L’amuri è come l’acqua: in calata va in chianata no”, l’amore è come l’acqua: va in discesa ma non in salita. Spesso ci si appella ai proverbiali detti per dare l’idea della cultura popolare di una terra e, assieme a molti altri, questo spiega la specialità di un popolo ricco di umanità e tradizioni storiche che sono il quid in più di uno dei posti più belli al mondo. Calabria e vino sono un binomio assicurato soprattutto se si considera l’eccellenza di uno dei vitigni più importanti della regione: il Gaglioppo, un vitigno a bacca nera autoctono diffusosi prevalentemente nelle zone costiere, esso è la varietà più diffusa in Calabria che troviamo in tutti i vini rossi il più significativo dei quali è il Cirò rosso. Il clima calabrese caldo e secco, la particolarità del terreno arido rappresentano le condizioni necessarie per la produzione di questo vino che ha una maturazione precoce e di elevata resistenza. L’amore per questa terra ha fatto germogliare la Cantina Ceraudo, che accoglie coloro i quali valicano la soglia di Contrada Dattilo con la scritta ‘Felice è colui che fa felici gli altri’, frase che va oltre la passione per il vino e che stringe tutti a una riflessione comune su un qualcosa che non solo si beve ma che semplicemente si vive. 



Songs of summer 2020

Il mondo si contende una pandemia e la gente scende in piazza per protestare contro l’ingiustizia razziale. Non era esattamente l’estate che ci aspettavamo, ma questa fase dell’anno non smetterà di essere la più magica, in cui l’uomo ha un contatto più forte e intenso con se stesso e con la natura – tutto questo va celebrato.

 
 

 

Noi di MANINTOWN vogliamo farti un regalo e insieme a Dankan dj, abbiamo selezionato una serie di brani per accompagnare le tue vacanze e farti sentire di nuovo estate.

Ascolta l’intera playlist Songs of Summer 2020 sul nostro Spotify.

Foto di Daniele Filippone.

https://open.spotify.com/playlist/6iEcAqItJ7RXUQWKGdo2Ak

 

Bruschetta, come farla italiana e ad opera d’arte

La bruschetta è un piatto tipico italiano che si presenta per un buon aperitivo ma che viene consumata anche come pasto unico e preparata con diversi condimenti, per quanto semplice e alla portata di tutti, ci sono delle “regole” da seguire anche nella preparazione delle bruschette. Un piatto semplice, ma gustosissimo, che può adattarsi a tutti i gusti e necessità.

Per preparare una bruschetta all’italiana degna di uno chef stellato seguite queste tre regole base e poi date libero sfogo a tutta la vostra fantasia.

Come preparare la bruschetta italiana ad opera d’arte

1 Scegliete il pane adatto

La scelta del pane per la bruschetta non è affatto da sottovalutare. Meglio non affidarsi al pane in cassetta o alle fette preconfezionate con farine diverse. Non adatti alla “bruschettatura” sono anche il pane arabo, i panini al latte o all’oli, rosette e michette. In linea di massima un filone con una mollica compatta e spugnosa e una bella crosticina fragrante, come quello casereccio per esempio, sarà perfetto per le vostre bruschette.

2 La cottura perfetta

Nello scenario comune la bruschetta si fa sulla griglia magari di un barbecue, ma è possibile abbrustolire le fette di pane al forno oppure su di una padella antiaderente o sulla piastra. Il segreto sta nello spessore delle fette, che non deve essere troppo sottile per evitare che la mollica, magari ammorbidita dal condimento crolli sotto il peso di quest’ultimo. Lasciate scaldare il pane circa 2 minuti per lato e la doratura della bruschetta sarà impeccabile.

3 Il condimento

Qui entra in gioco l’estro del cuoco. Già solo con un filo di olio, una spolverata di sale e magari una strusciata di aglio si possono gustare delle bruschette saporite, ma i condimenti possono trovare infinte soluzioni. Si passa dalla tradizionale bruschetta al pomodoro, con un po’ di basilico, ai paté di olive, funghi, carciofi. Se amate i salumi piccanti un’alternativa davvero gustosa è la ‘nduja calabrese, la cui consistenza si sposa benissimo con il pane “bruschettato”. Ma possiamo anche allontanarci dalle tradizioni nostrane affiancando la bruschetta a dell’hummus o alla babaganoush per un mix di sapori insolito, ma vincente.

Il consiglio è quello di consumare la bruschetta calda, una buona opzione può essere quella di preparare i condimenti in anticipo, in modo che gli ospiti possano scegliere come arricchire le proprie fette. Il successo è davvero assicurato!

Giacomo Hawkman, uno youtuber al Magna Grecia Awards

Essendo io non più esattamente un Millennial, scopro ed incontro Giacomo Hawkman, nel contesto del Magna Grecia Awards di Fabio Salvatore in Puglia, dove oltre a premiare le eccellenze della cultura e dello spettacolo, quest’anno hanno aggiunto un confronto tra i “meno giovani” ed i Millennials che con i social media a disposizione comunicano in maniera innovativa. La parola youtuber in Italia non è ancora chiara al grande pubblico, ma Giacomo ispirandosi al film “Perfetti sconosciuti” ha inventato il modo di far scoppiare le coppie.



Spiegami esattamente che cosa combini in giro?

Praticamente io mi diverto a fare delle interviste irriverenti in giro per l’Italia andando dalle coppie di fidanzati chiedendo di scambiare i cellulari per testare il livello di fiducia social, in tal modo da far controllare tutto quello che vogliono sul telefono del partner.

Casi eclatanti di litigi in diretta?

Sinceramente tanti, anche perché, una foto, un messaggino, decontestualizzato fa subito un certo effetto facendo sorgere dei dubbi al punto di far emergere delle vere e proprie magagne, facendo innescare uno screzio iniziale davanti alle telecamere, per poi proseguire in maniera più accesa dopo.



Però son dei pazzi a darti retta ed a fare questo giochino letale, come fai a convincerli?

Il mio approccio è sempre sul fare un test sulla tecnologia, del tipo meglio iPhone o Samsung, oppure a seconda della situazione mi invento qualcosa, il vero problema adesso arriva perché iniziano a riconoscermi, ma ragion per cui la fidanzata obbliga il fidanzato, il quale costretto non può esimersi dal farlo. Anche perché se si rifiuta, sarebbe già come fare una vera e propria ammissione di colpa, quindi al povero disgraziato non rimane che sperare che non riesca a trovarvi nulla di probatorio.

Come hai iniziato a fare questo delirio?

Sin dai tempi dell’università facevo video, scenette comiche, Candid Camera e poi dopo aver visto il film di Paolo Genovese “Perfetti sconosciuti”, ho realizzato di avere un passato sia da traditore che da tradito, mi son detto chissà come sarebbe traslare il film nella realtà. Lo smartphone è diventato la nostra scatola nera, chi non ha qualcosa da nascondere?

Poi comunque andando più indietro con gli anni, quando ero piccolo mio padre mi aveva regalato la mia prima telecamera ancora con le mini-cassette e riprendevo qualsiasi cosa, insomma questa è l’evoluzione della mia passione.



E dove li pubblichi i tuoi video?

Un po’ ovunque, su Instagram ovviamente solo delle pillole, poi Facebook e YouTube che sono in realtà il mio core business, anche se in Italia la parola youtuber fa pensare al ragazzino con i brufoli che si fa dei video nella cameretta. All’estero è una vera professione, un creatore di contenuti, nel mio caso un intrattenitore che distrugge coppie.

E uno youtuber come fa a guadagnare i soldi per il mutuo? 

Intanto c’è la pubblicità sia all’inizio del video che a metà che alla fine, e poi c’è il così detto product placement, che se si riesce a chiudere una campagna con il brand, poi viene inserito all’interno del video stesso. La cosa interessante è che non deve essere una marchetta, anzi bisogna cercare di costruire una storia ad hoc che sia divertente ed interessante per il fruitore.

E quando avrai finito di far scoppiare le coppie che farai?

Come ti dicevo la parte difficile si sta già verificando in quanto mi riconoscono, poi comunque ho un programma in radio e per il futuro spero di arrivare in TV, magari come inviato.



“Same but different”, il brand di cosmesi che ci ricorda quanto è bello essere diversi nelle nostre uguaglianze

Non tutti i mali vengono per nuocere” recita un vecchio proverbio, niente di più vero per raccontare quello che il dolore, ingrediente fondamentale (purtroppo) per realizzare cose grandi e nobili, ha instillato nella mente di Massimiliano Minorini, fondatore di “Same but different“.

E’ “Same but different” il frutto di questo dolore, una voce sul mondo che vuole urlare la nostra unicità ma anche la nostra uguaglianza. “Uguali ma differenti”, rispettarci accettando le diversità altrui, grande dono e mezzo d’ insegnamento per tutti. Vittima di abusi e bullismo, Massimiliano Minorini ha avuto il grande cuore e il grande coraggio di realizzare qualcosa per tutti, un mezzo tangibile e fruibile a chiunque, ma carico di significato, che in fondo è un messaggio di amore e di rifiuto della violenza e dell’inutile odio

Same but different” è il brand di Minorini che ha un passato d’eccellenza nel settore della cosmesi: art director di Pupa per diversi anni, ha poi collaborato con Aqua di Parma, Cesare Paciotti, Replay, Naj Oleari Beauty, Merchant of Venice come creator campagne e prodotti. 

Il fondatore decide, con questa linea beauty, di aiutare il Centro Nazionale contro il bullismo, BULLI STOP, a cui verrà devoluto parte del fatturato

Massimiliano Minorini, fondatore di “Same but different”

“Same but different” è differente sul serio, perchè si compone di una linea di profumi unisex che possono essere miscelati tra di loro, senza per questo risultare sgradevoli, anzi, dandosi forza e carattere a vicenda, proprio come succede tra esseri umani. Una bella metafora!

Oltre ad una coloratissima palette ombretti, con pigmenti glitterati e irriverenti, per serate speciali, per brillare di luce anche al buio, una Shine On Baby! con dodici colori perlati, metallizzati e cangianti di tutti i colori dell’arcobaleno.

I prodotti “Same but different” si trovano sul loro sito www.samebutdifferent.it

MTV la storia del canale che ha segnato una generazione

Il primo agosto del 1981, alle 12 la rete tv americana MTV, acronimo di Music TeleVision, inizia la sua avventura in Europa.

In poco tempo il canale si accaparra anteprime ed esclusive, come il celeberrimo video di “Thriller”, di Michael Jackson o la prima del film Purple Rain, entrambi del 1983.

Ad Ottobre 1992, il canale raggiunge 40 milioni di utenti in 29 paesi europei. Un successo strepitoso che tiene incollati allo schermo giovani da ogni parte d’Europa a suon di musica.

L’organizzazione del palinsesto è lo stesso per tutte le Nazioni: video musicali alternati a programmi a tema specifici per ogni nazione con vee-jay (l’evoluzione dei dee-jay) come presentatori, giovani ed appassionati di musica.

MTV in Italia

MTV non è il primo canale a tema musicale, su Elefante tv andava in onda Videomusic, che per prima ha lanciato programmi in italiano sull’argomento.

In Italia MTV sbarca nel 1991 appoggiandosi alle reti locali, poi, conclude un accordo con Rete A, canale dedicato allo shopping, nel 1997, e inizia la sua programmazione a base di musica h24.

Così a mezzanotte del primo Settembre con il video di un unplagged girato a New York va in onda il video dei Nirvana “About a girl”.

Un anno più tardi iniziano i programmi pensati per l’Italia, fino a quel momento erano andati in onda programmi originali delle altre edizioni europee in inglese, non sottotitolati.

Da quel momento il canale sforna programmi di grandissimo successo, come Sonic e Stylissimo, condotto da Andrea Pezzi ed Enrico Silvestrin, che raggiunge il successo anche in altri Paesi europei.

Nel 1999 l’Autorità per le Comunicazioni italiana e il Ministro Cardinale decisero di bloccare la collaborazione con Rete A, a causa della programmazione no stop sulla rete “subbappaltata”. Si rischiò un oscuramento del canale, ma il Tar diede ragione a MTV.

I personaggi che hanno esordito su MTV Italia

Andrea Pezzi, ideatore di Kitchen, dove ospitava in cucina un personaggio famoso mentre cucinava un piatto a sua scelta. Un’idea informale di fare televisione e di intervistare i grandi esponenti della musica, che li rendeva in qualche modo meno irraggiungibili e più umani. Questo format ebbe un successo strepitoso, tanto da essere rivisitato da moltissime altre emittenti televisive.

Marco Maccarini, tutte le adolescenti erano pazze di questo simpatico ragazzone dagli occhi azzurri e con i biondissimi capelli rasta. Esordisce con il programma The Beach, andando in giro sulle spiagge più belle del mondo alternando giochi ed interviste. Lo stesso programma aveva già lanciato Daniele Bossari e Victoria Cabello.

Fabio Volo, con il suo Ca’Volo, basato sull’idea di una casa aperta in cui si poteva entrare e partecipare al dibattito in corso.

3 Motivi per comprare un’auto elettrica

Le auto elettriche sono sempre più oggetto di attenzione da parte dei consumatori e ad oggi sono 17 i modelli acquistabili sul mercato italiano, l’offerta si amplia, così come la richiesta. Vi diamo 3 buoni motivi per acquistare un’auto elettrica.

Perché acquistare un’auto elettrica

La benzina è un carburante derivato dal petrolio, e per questo non può essere più considerata la principale fonte di alimentazione delle nostre automobili. Il petrolio non solo è una risorsa che sta via via diminuendo, rendendone sempre più difficile l’estrazione, ma è soprattutto un fattore fortemente inquinante, con un impatto ambientale devastante. Il nostro pianeta non può più sostenere una vita incentrata sul petrolio e per questo si stanno facendo strada alternative più ecologiche ed economiche al suo utilizzo.

L’alternativa su cui puntano oggi le case automobilistiche è l’elettricità: le automobili ad alimentazione elettrica sono sempre più diffuse e lo Stato italiano ha attivato anche degli incentivi molto convenienti per invogliare all’acquisto, ma perchè convertirsi all’energia elettrica per i nostri spostamenti in auto? Ecco 3 buoni motivi da tenere in considerazione.

3 motivi che vi faranno pensare di acquistare un’auto elettrica

1 Risparmio economico

Se siete aggiornati sul fronte delle energie rinnovabili già saprete che il fotovoltaico è un sistema di risparmio davvero notevole, che sfiora addirittura il 100%. Lo stesso potrebbe valere per il pieno di carica delle auto elettriche. Privilegiando le ore centrali della giornata, soprattutto se splende il sole, caricare l’auto elettrica potrebbe non costarvi nulla. Inoltre oggi, molti esercenti regalano la ricarica ai clienti che si recano nelle loro attività. Con qualche accortezza ed un po’ di fortuna, potreste viaggiare gratis per diversi chilometri.

Ma anche se fossimo costretti a pagare l’energia elettrica per la nostra ricarica, 100 km ci costerebbero tra i 2,50€ ed i 5,50€, alle colonnine pubbliche a ricarica super veloce, e tra i 5€ ed i 10€ in caso di ricarica veloce domestica. Vi state chiedendo quanto costano 100km con una macchina alimentata a gasolio? Dipende dalla cilindrata, ma in media dagli 8€ fino ai 24€.

2 Agevolazioni

Le più grandi città consentono ai veicoli ad alimentazioni elettriche di accedere alle zone a traffico limitato e offrono il parcheggio gratuito anche nelle strisce blu. Questo proprio grazie al livello molto basso di inquinamento che producono questo tipo di motori, rendendo pressoché inutile il divieto di circolazione causa emissione CO2. Stessa cosa vale per le giornate di blocco del traffico, le auto elettriche possono circolare senza limitazioni dovute a fattori inquinanti.

Anche molte compagnie assicurative danno diritto a delle agevolazioni sulle polizze auto, per l’assicurazione di un veicolo elettrico, con un risparmio che arriva, in alcuni casi al 50%.

3 Manutenzione minima

L’usura meccanica delle auto elettriche è davvero bassa, il motore è molto semplice, non rischia di surriscaldarsi, quindi la manutenzione sarà ridotta al minimo. Ricordiamoci che i motori elettrici sono una novità per le automobili, ma sono collaudati da circa cento anni su macchine industriali ed elettrodomestici., ma anche nel mondo dei trasporti, per esempio con i treni.

Short break in Umbria, tutto quello che c’è da sapere per una breve vacanza tra paesaggi mozzafiato

Cosa vi viene in mente quando sentite parlare dell’Umbria? Io penso a lunghe distese illuminate da una luce magica e mi sento un po’ Perugino, un po’ Pinturicchio. Ammirando questi paesaggi ti viene il desiderio di dipingerli per fermare l’attimo sfuggente.

Ma l’Umbria non è solo paesaggi meravigliosi, è molto di più. Pronti? Cominciamo il nostro viaggio virtuale da Perugia, una città molto giovane di notte ed elegante come una signora anziana al mattino. Ricche collezioni museali, mille chiese, accoglienti negozi, pasticcerie da leccarsi i baffi, trattorie di una volta ed eleganti ristoranti, numerosi locali notturni, mistici monumenti etruschi, botteghe storiche e, stavo per dimenticare, le famose cioccolaterie. Posso offrirvi un bacio perugina? “Cos’è?” Vi direbbe un abitante locale: “Vuoi un cazzotto?” E’ così che viene chiamato da loro.  

Vi consiglio di perdervi tra le viuzze medievali senza aver paura di allontanarvi dal centro, vi aspettano tante belle sorprese, ve lo assicuro. Questa città ha uno spirito giovane racchiuso tra le antiche mura. 



Imperdibili sono: il Pozzo Sorbello – una delle più rilevanti opere della maestria costruttrice etrusca, l’affresco di Raffaello nella deliziosa Cappella di San Severo, l’elegantissimo Palazzo Sorbello con una vista mozzafiato su Perugia e una ricca collezione di libri antichi, ricami, significanti opere d’arte; l’Ipogeo dei Volumni – esempio unico della maestria etrusca, un vero e proprio fiore all’occhiello dell’archeologia italiana. Vi ho stancati? Un pranzetto in perfetto stile umbro ci sta. Si mangia ciò che passa per il convento, niente capricci ed è come fare un viaggio nel tempo nell’Umbria medievale. Ecco a voi la trattoria “Dal mi’ cocco”. Mi raccomando, tenetevi leggeri a colazione, niente “trittici” da Panetteria Pasticceria Santino.



E mi raccomando, osservate le nuvole, sono talmente belle, che potete studiare la storia dell’arte universale guardandole: al mattino sono rinascimentali, al pomeriggio impressioniste e di notte, se siete fortunati, potete vedere dove, sembra, si sia ispirato Van Gogh per la sua “Notte stellata”. 



Pian piano ci spostiamo a Spello – la “Splendidissima Repubblica Giulia”. Uno dei borghi più belli d’Italia. La cittadina medievale, quasi tutta costruita in pietra calcarea, che alla sera con la luce del tramonto, diventa rosa. Questo borgo incantevole di circa 8000 anime ti regalerà emozioni uniche. Per conoscerla meglio un giretto con Ape Calessino guidato da Diego, grande conoscitore di questi posti che vi racconterà più di qualsiasi altra guida le bellezze locali.



Piccola e graziosa, Spello è importante quasi quanto Milano: ha ben 6 porte romane. Fermatevi a Spello qualche giorno, vi servirà per riempire gli occhi di bellezza e ricaricare lo spirito. L’elegantissima Andrea vi accoglierà in una delle graziose casette di “Buonanotte Barbanera”. Un alloggio che sembra quasi un museo etnografico, ma con ogni comfort immaginabile e un grazioso giardinetto. Lì puoi fare un viaggio nelle terre lontane senza uscire fuori dalle antiche mura di Spello.



Posti da visitare a Spello? Tutti, la sua atmosfera è unica. Arte, cultura, gastronomia, viticoltura, ce n’è per tutti i gusti. Ecco qualche indirizzo interessante: l’Enoteca Properzio – vi stancherete di contare le etichette, sono più 2.200, assaggiatene qualcuna, ne vale la pena. Per entrare in un mondo fantasioso basta oltrepassare l’ingresso del Laboratorio di Francesca Greco, illustratrice di fama nazionale. Un salto da Arte & Arte Applicata per ammirare come nascono le meravigliose sciarpe in Meno Feltro – vere e proprie opere d’arte; e non ne parliamo delle buonissime creme del marchio locale Acqua di Spello, che da poco ha ottenuto il riconoscimento bio. 



Vi è venuta fame? Per un bel pranzetto al profumo di tartufo nero umbro ci spostiamo di pochi km e andiamo a Bevagna da Assù, la sua bottega è un tuffo nella bellezza estetica e gastronomica. Prenotate, mi raccomando! Qua mi fermo e vi lascio scoprire questa meravigliosa terra da soli, vi do solamente qualche indizio: Montefalco, Gubbio, Spoleto, Norcia, Todi, Castelluccio.


Foto: Pietro Pensa (Leica M10) e Elena Mihailo Pensa (iPhone pro max)

I 5 hacker più famosi del mondo

Secondo Venture Beat la frequenza degli attacchi degli hacker alle società americane ha portato ad un aumento delle spese medie per le assicurazioni informatiche. On line e a costo zero, è possibile scoprire le vulnerabilità delle aziende ed approfittare di esse per i propri interessi.

Alcuni geni del web hanno quindi deciso di dedicarsi al lato oscuro della forza, forando i sistemi di sicurezza di aziende pubbliche e private sia per un proprio tornaconto, che semplicemente per il gusto di dimostrare che il sistema è aggirabile.

Molti di essi sono passati alla storia, vi citiamo 5 hacker dei più famosi.

5 hacker più famosi

1 Kevin Minick

Questo famoso hacker iniziò la sua “carriera” poco più che adolescente. Nel 1981 rubò i manuali di computer della Pacific Bell. Nel 1982 violò il comando della difesa americano, tanto da ispirare il film “War Games”, nei cinema l’anno successivo. Irruppe in altri sistemi sia prima che dopo essere stato arrestato, ma non sfruttò mai i dati segreti cui forzò gli accessi. Il suo intento era solo quello di dimostrare che nessun sistema era davvero inviolabile.

2 Anonymous

La sua attività iniziò nel 2003, su un forum incentrato sul concetto di giustizia sociale. Nel 2008 iniziò a disabilitare il sito di Scientology mandando in stampa migliaia di immagini completamente nere. Nello stesso anno un gruppo di anonimi marciò con la maschera di Guy Fawkes davanti alle diverse sedi della stessa organizzazione. Nonostante l’FBI abbia individuato alcuni esponenti del gruppo, è difficile eliminarlo del tutto proprio per il suo carattere aleatorio e poco organizzato.

3 Adrian Lamo

Nel 2001 Lamo riuscì ad hackerare Yahoo per modificare delle dichiarazioni del procuratore Ashcroft, attribuendogli citazioni false. Egli soleva avvertire anche la stampa e le vittime delle sue malefatte. Nel 2002 superò sé stesso hackerando addirittura il New York Times ed iniziando a fare ricerche su personaggi pubblici influenti.

4 Astra

Sembra fosse un matematico greco che nel 2008 aveva circa 60 anni, ma il volto e il vero nome di Astra non sono mai stati resi noti. Questo genio oscuro del web ha rubato per circa dieci anni software e dati di armi all’avanguardia, per rivenderli a privati. La Dassault Group, l’azienda caduta nel suo mirino ha perso in totale 360 milioni di dollari a causa sua.

5 Jonathan James

Conosciuto nel suo campo come cOmrade, James si è introdotto in diversi sistemi, tra cui quello del Dipartimento della Difesa degli USA a soli 15 anni di età. Il ragazzo ha affermato di essersi ispirato al libro The Cuckoo’s Egg, che racconta la storia della caccia ad un hacker ambientato negli anni ’80. Nel 2008 si è suicidato lasciando un biglietto di addio.

Phobia presenta la collaborazione con Russell Europe

Il marchio di streetwear e Made In Italy, amato dalle nuove generazioni, svela il nuovo co-branding con il brand di teamwear e workwear.


Lo streetwear incontra l’universo del teamwear e dà vita a una delle collaborazioni più hype del momento. Il marchio di street Phobia presenta la nuova collaborazione con il brand di workwear Russell Europe. T-shirt, felpe e pantaloni (proposte in più colorazioni), dalla silhouette oversize e minimal, si impreziosiscono dei due loghi: i fulmini multicolor e la R iconica.

I capi della collaborazione, completamente realizzati in Italia, sono già stati selezionati dal famoso duo musicale (ex concorrenti di X Factor Italia) Sierra. Gli artisti Giacomo (in arte, Sila Bower) e Massimo (in arte, Ponte), infatti, hanno indossato tutti i capi durante la registrazione del nuovo videoclip, in uscita il prossimo settembre. Da non perdere. 

“Amami se hai il coraggio”, il film esordio di Yann Samuell

Due bambini con problemi da grandi: lui una mamma con un cancro, lei un’immigrata derisa ed emarginata. Come chi soffre si cercano dandosi forza e allontanando il peso della sofferenza con il gioco: fanno scommesse bizzarre dal ridicolo fino a al crudele. Si passano di mano in mano un barattolo di metallo che rappresenta una giostra, chi la possiede deve pagare una sorta di penitenza: presentarsi con mutande e reggiseno sopra i jeans ad un esame, dire parolacce a lezione, fare pipì davanti al preside, tirare schiaffi ai fidanzati di turno, e poi, poi arrivano i sentimenti, poi si cresce e il gioco si fa duro, ed è allora che il riso diventa ghigno.

 
Farsi male con la scusa del gioco non è poi differente da quello che succede in banalissimi rapporti; “Amami se hai il coraggio” (Jeux d’enfants) di Yann Samuell all’esordio nella regia, viene additato come surreale e sciocco quando, a pensarci bene, rappresenta molto più da vicino le difficoltà di comunicazione che hanno gli incompresi. 


Julien e Sophie sono tra questi, due animali feriti, due anime sole che vorrebbero leccarsi a vicenda le ferite e invece per difesa non fanno che farsi male. Se Sophie diviene gelosa lo sfida a duello, perchè a esprimere la propria debolezza si perde il gioco. Se Julien capisce d’amarla sposa un’altra, perchè prende la palla, e di rimbalzo Sophie si allontana per 10 anni. 


Farsi male è il loro grido d’aiuto, il loro destino solitario e imperituro; si strazieranno stracciandosi il cuore, sempre nell’attesa dell’altro, del suo ritorno, fino a quando la possibilità della morte li mette davanti all’evidenza dell’amore. E’ allora che si prometteranno di non lasciarsi più, e sarà davvero per sempre, uniti corpo a corpo sotto una montagna di cemento. 

Alessandro Politi, una Iena dal cuore d’oro.

Incontro Alessandro Politi in Puglia al Magna Grecia Awards & Fest, dove viene premiato da Fabio Salvatore, ideatore e conduttore della manifestazione che premia le eccellenze e le persone che si sono distinte nella loro professione. Alessandro ci mette il cuore in ogni sua inchiesta che fa all’interno del programma che lo vede protagonista “Le Iene” di ITALIA1, a volte mettendo a rischio la propria vita, perché l’unica cosa che desidera quando fa un servizio è portare a casa la verità. Ha avuto la sfortuna di contrarre il Coronavirus dapprima, e poi di metterci la faccia con una delle inchieste più forti della sua carriera, scontrandosi con virologi ed immunologi, ma cosciente del fatto che qualcosa stava per essere taciuto per interessi di qualcuno, come sempre Alessandro ci ha aiutato ad aprire gli occhi sulla realtà dei fatti.



Come hai iniziato a fare il giornalista?

Sono figlio di giornalisti, tra cui mio padre davvero bravissimo che stimo all’infinito, in realtà io ho iniziato scrivendo di moda all’età di quindici anni, tra virgolette paesana, nel senso che davo i miei consigli sulle tendenze del momento. E anzi fu proprio mio padre a stimolarmi a mollare la playstation ed iniziare a scrivere seriamente, e così ebbi la mia prima rubrica che si chiamava “Moda e Modi”. Con tutta l’ingenuità che si può avere a quell’età iniziai, per poi presto passare alla cronaca.

E come si sono sviluppati i tuoi studi?

Mi sono laureato in giurisprudenza, ed ho sempre alternato tre mesi in giro per il mondo come in Cina, o Miami, piuttosto che in Austria dando esami ad ogni rientro in Italia, dandomi la possibilità di viaggiare e conoscendo posti nuovi e nuove culture che fanno parte del mio bagaglio culturale che tutt’oggi mi porto dietro.



Invece come ti è venuta l’idea di fare “la Iena”?

Parti dal presupposto che il mio sogno è sempre stato far parte del programma e l’ho sempre inseguito in tutti i modi, ma diciamoci la verità, in quanti magari lo vorrebbero fare. Fa parte di quei lavori, un po’ come il calciatore che rimane nel range dei lavori ambiti dal grande pubblico, in questo devo dire che la mia famiglia mi ha sempre disincentivato. Su questo mi sono sempre battuto, perché quando ti dicono che ce la fa uno su centomila, io mi son sempre detto: “ma perché non dovrei essere io quello lì”. Quindi credo fermamente che sia un errore madornale quello di limitare i sogni dei propri figli da parte dei genitori.

Ora dimmi, come sei arrivato ad ITALIA1?

In quel momento stavo facendo un programma che raccontava il mondo della moda sul web e proprio in quel periodo ho conosciuto una persona che stava lavorando ad un nuovo programma di ITALIA1 che era uno spin-off delle Iene, condotto dalla nostra amatissima Nadia Toffa “Open Space”, così mi proposero di andare a fare un casting in quanto cercavano persone giovani e soprattutto nuove. Insomma, la notte prima non ho nemmeno dormito per l’agitazione, e poi il giorno seguente Nadia e gli altri autori mi hanno scelto.

Te lo ricordi il tuo primo servizio?

Ovviamente si, era sempre sull’ambiente della moda, son andato in giro con telecamera nascosta in tutte le agenzie di modelle di Milano fingendomi l’agente di una modella bellissima ma leggermente fuori misura, stiamo parlando di un 90 cm di fianchi, insomma mi son sentito dire senza filtri che era grassa che non doveva mangiare e che avrebbe dovuto perdere almeno sei centimetri, abbiamo fatto scoppiare una vera bomba. A quel punto Nadia mi ha portato alle Iene. Lì è partito il mio cammino al fianco di Davide Parenti, prima come autore, e poi come vero infiltrato con servizi creati da me.

E poi veniamo alla tua massima esposizione tuo malgrado dopo essere risultato positivo al COVID19.

La mia esperienza personale è stata davvero durissima più a livello psicologico che fisico, perché fortunatamente non ho avuto grandi problemi per il Coronavirus a parte la febbre alta per un paio di giorni e difficoltà respiratorie, insomma ho fatto influenze molto più gravi di questa. Invece psicologicamente questo continuo martellare da parte di colleghi, con bollettino dei morti non riuscivo a capire per quale motivo lo stessero facendo, in quanto forse non si rendevano conto del danno che stessero infliggendo sulle persone a casa. A un certo punto ho dovuto smettere di guardare la TV perché stavo iniziando davvero a pensare forse non ce la farò.



E poi cosa ti è scattato nella mente?

Per fortuna ha avuto la meglio la mia indole da Iena e con Davide Parenti e Marco Fubini siamo riusciti a trasformare questa mia “sfiga”, in un messaggio di speranza per gli altri. Si parlava solo di immunodepressi, ma la pandemia ha creato tanti nuovi depressi a causa di un’informazione incerta e frammentata. Il mio problema è stato che quando telefonavo negli ospedali e chiedevo quanto ci voleva a negativizzarsi, la risposta era dai sette ai quattordici giorni dalla scomparsa dei sintomi, io ero arrivato al ventottesimo da positivo, con quattro tamponi alle spalle. Io non volevo uscire allo scoperto e veicolare il mio problema come hanno fatto tanti altri dal giorno 1. Quando invece l’ho fatto ne è uscito davvero un pandemonio, mi hanno intervistato televisioni asiatiche, russe, rumene, insomma avevo sollevato un polverone. Sono stato il primo ad andare contro all’OMS, in quanto dei giorni di positività non se ne parlava prima.

E alla fine che cosa hai fatto?

Avevo perso sette kg, ed io sono già magrolino di mio, ora ne ho ripresi tre, ma son sempre un po’ l’ombra di me stesso. La prima cosa che ho fatto è stata quella di donare il plasma, ed è stata una delle esperienze più belle della mia vita, sono fermamente convinto che sia una buona soluzione, ma ci sono troppe polemiche a riguardo, vedremo cosa succederà nei prossimi mesi.

A day with Diego Thomas

In giro per Roma con l’architetto e giudice di Cortesie per gli ospiti

Diego Thomas in posa
Diego Thomas posa
Diego Thomas con la cravatta
Diego Thomas giacca blu
Diego Thomas camicia bianca

Foto 1: Total look Gucci

Foto 2: Camicia Gucci e Impermeabile e jeans Ferragamo

Foto 3: Total look Gucci

Foto 4: Camicia Gucci e Impermeabile e jeans Ferragamo

Foto 5: Camicia Shirtstudio, Pants Fila


A Roma – città dove vive e lavora –  abbiamo incontrato Diego Thomas, l’architetto che ha appena finito di girare la nuova serie di Cortesie per gli ospiti. Tra il serio e il faceto abbiamo fatto un giro per la capitale alla scoperta dei suoi luoghi del cuore.

Ecco i posti dove potrete incontrare Diego e il suo cane Paco passeggiando per la capitale.

Fare jogging al Circo Massimo e sentirsi l’atleta  più acclamato della Roma imperiale

Chiacchierare sotto le stelle seduto sugli scalini di una delle tante scalette di trastevere, poi su altre, poi su altre, poi su altre…

Illudersi di fare tutta la pista ciclabile lungo il Tevere da nord fino al mare e rinunciarci per un gelato vicino al grande raccordo anulare

Prendere il sole cullati dallo scroscio delle cascatelle del Tevere sugli argini dell’Isola Tiberina

Fare un giro di vernissage nelle gallerie tra via Giulia e via dei Coronari per essere aggiornati dai galleristi sugli ultimi pettegolezzi nell’arte

Andare alla ricerca del capo vintage che proprio mancava nel guardaroba per i negozietti del rione monti e tornare a casa vestiti da hippy

Andare a prendere un caffè in piazzetta la domenica e incontrare talmente tante persone che la domenica è già finita

Armarsi di metro in tasca e girare in tutti i mercatini e robivecchi a cercare il mobile dalle dimensioni perfette

Avventurarsi in un piccolo tracking nella foresta nelle zone selvagge di villa Ada o villa Pamphili, poi aperitivo fashion in centro

Innamorarsi per i negozi di antiquariato e modernariato di pezzi che non sai dove mettere ma “vabbè intanto li prendo”

Accendere una candela in qualche intima chiesetta nascosta tra le vecchie case, in quelle grandi e famose la candelina si confonderebbe con le altre

Essere catapultati in giappone nel giardino zen dell’orto botanico

Rinvigorirsi davanti all’imponenza del Foro di Augusto: non avevano l’elettricità, internet e neanche instagram ma erano forti

Scegliere una via, assegnare a ogni palazzo una data di costruzione, calcolare la media matematica, la mediana, frullare bene in una matrice e giocare il risultato al lotto

Lanciare i legnetti al mio bassotto Paco su una  spiaggia deserta in un’assolata giornata di primavera, a volte li riporta.

Passare incolumi tra il dominio dei principi Orsini e dei Colonna elencando tutte le differenze tra quelli di Roma Nord e quelli di Roma sud, rivali fin dal quattrocento e per quanti secoli ancora?

Crediti foto:

Talent: Diego Thomas

Fotografo: Manuel Scrima

Location: Hotel Valadier – Roma

Grooming: Francesca Bova

Special thanks: Sonia Rondini

Personaggi famosi che hanno detto no alla chirurgia estetica

Cedere o meno alla tentazione del ritocchino estetico è un dubbio che ha attanagliato almeno una volta tutte noi. Le tecnologie odierne danno la possibilità di fare delle modifiche quasi impercettibili sul nostro corpo, permettendoci di eliminare anche la minima imperfezione.

Certo non c’è nulla di male a desiderare di essere la versione migliore di noi stessi, e soprattutto se quella caratteristica che ai nostri occhi risulta come un difetto, non ci fa stare bene con noi stessi e crea delle difficoltà oggettive di accettazione ed autostima, la chirurgia può essere un valido aiuto. Ma ricorrere alla chirurgia estetica non è l’unico elisir di bellezza, vi facciamo l’esempio di quattro bellissime donne che hanno detto no alla chirurgia estetica.

4 personaggi famosi che hanno detto no alla chirurgia estetica

Kate Winslet

Attrice britannica rimasta nell’immaginario comune come Rose, la protagonista femminile del colossal Titanic, la quarantenne Kate Winslet è portavoce di tutte quelle donne che non sentono la necessità di rientrare perfettamente nei canoni estetici del momento, mostrando fiera le sue forme e i segni del tempo che avanza. Ha addirittura fondato una associazione anti chirurgia estetica, il cui principio fondamentale è che la chirurgia plastica non è la miglior scelta per la bellezza ed il benessere. L’attrice è fermamente convinta che la bellezza è lo specchio di ciò che ognuno di noi prova nei confronti di sé stessi: credere nelle proprie capacità e sentirsi belli sono il vero segreto.

Cameron Diaz

Come Kate, anche Cameron ha superato i quarant’anni e come lei non si è mai concessa un ritocchino. L’unica eccezione fu per un intervento di rinoplastica, fatto per necessità a seguito di un incidente. La Diaz continua a sorridere e a sfoggiare la sua bellezza, dimostrando quanto una donna felice splende di luce propria.

Monica Bellucci

L’incantevole attrice, che tutti ci invidiano, ha ormai superato i cinquant’anni, eppure il suo fascino mediterraneo non è mai stato messo in discussione, nemmeno con qualche ruga in più. La Bellucci resta un’icona di bellezza italiana che, ci dimostra quanto ogni età abbia la sua bellezza e che il segreto forse, è davvero quello di amare sé stessi.

Meryl Streep

Meryl Streep ha dato la sua opinione sui ritocchi estetici dicendo che ci vi ricorre pone ancora di più l’attenzione su quelle imperfezioni tanto odiate. Proprio perché all’inizio della sua carriera è stata rifiutata per il suo aspetto fisico, Meryl ha deciso di prendersi la sua rivincita diventando non solo un’attrice incredibile, ma anche un’icona di bellezza e stile senza tempo. Rimasta coerente a sé stessa, senza mai stravolgere la sua immagine, ha sempre confermato di voler assecondare il tempo, facendo tesoro dei personaggi che ha interpretato nel tempo.

AGUA SANCTA: a talk with Fabio Morelli

Fabio Morelli, cagliaritano classe 1993, è il mastermind dietro al successo del locale milanese Agua Sancta. Dopo il diploma scientifico segue la sua vocazione, addentrandosi nel settore food & beverage. Gli anni di formazione in Sardegna, a Berlino all’interno del contesto internazionale Soho House ispirato a Londra e infine a Milano presso Russian Standar. Per diversi anni Fabio ha cercato di apprendere quanto più possibile dall’ambiente circostante, occupandosi prima di eventi privati in Sardegna, poi regalandosi un anno a Berlino dove ha potuto affinare la tecnica all’interno del contesto internazionale Soho House, gruppo di stampo londinese. Ultima tappa della sua formazione Milano, dove ha potuto collaborare con il primo e unico flagship store di Russian Standar, comprendendo al meglio l’anima milanese e la tecnica della miscelazione molecolare. 
Completato il suo processo creativo Fabio Morelli apre Agua Sancta, un progetto avviato insieme a un amico messicano. Juan è originario di Queretaro, cittadina messicana, ma nasce a Brescia. Ibiza è la città dove si sono incontrati e il progetto ha visto la sua fase progettuale.
Agua Sancta si trova C.so Garibaldi, storico corso meneghino conosciuto per i suoi locali cool e giovanili, si presenta come un locale piccolo ma ricco di elementi che lo rendono unico. 
“L’approccio diretto con il cliente è per me fondamentale – dichiara a Man in Town Fabio Morelli – per questo tendo a delegare, dando così l’opportunità ai miei collaboratori di essere in prima linea ottenendo una formazione completa, anche se nel nostro settore è un sistema ancora poco concepito. Io supervisiono, mi siedo con i clienti creando un rapporto diretto e ascoltando i loro pareri sui piatti e i drink che gli vengono serviti, così che possano sentirsi sempre a casa”. 
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con questo imprenditore emergente di cui sentiremo parlare.

Quale storia c’è dietro la nascita del brand?

Prima di Agua Sancta i nostri universi erano paralleli, io provengo da eventi privati e discoteche sparse per la Sardegna con un excursus di un anno all’estero a Berlino, dove ho affinato tecnica e pratica nel campo beverage, in un contesto internazionale come solo il gruppo Soho House di stampo londinese poteva darmi.In seguito il trasferimento a Milano nel primo e unico flagship store di Russian Standar, dove ho potuto sperimentare e addentrarmi nella movida milanese e nella miscelazione molecolare.
Juan arriva dall’altra parte nel vero senso della parola. Queretaro, il paesino in Messico di cui è originaria la madre, lui nato a Brescia, rappresenta il vero e proprio crocevia di culture. Ha sempre fatto avanti e indietro per la famiglia, dove ha scoperto nel ristorante delle zie la passione per la cucina.
Ci siamo conosciuti a Ibiza durante una vacanza, per amicizie in comune. Da lì, dopo svariate serate e chiacchiere sul settore, è nato il desiderio di unire i nostri due back ground F & B per dare vita a un locale dove entrambi i campi dessero il meglio di sè.
Mancavano i fondi, ma per fortuna abbiamo incontrato i nostri attuali finanziatori che ci han permesso di rendere possibile la nostra realtà

Quale tipo di lifestyle promuovete?

Noi ci siamo conosciuti in viaggio, pertanto direi che è anche nel nostro dna scovare nuove idee e far viaggiare la nostra fantasia, oltre a tenerci costantemente aggiornati.In particolare poi il mio stile di vita esige una fuga settimanale per ricaricare le pile e dare il massimo sul lavoro. Non è raro che a termine delle 12/14 h lavorative del sabato, parta all’alba a fine servizio per recarmi da qualche parte. E’ un’abitudine presa appena arrivato a Milano, e vorrei non perderla!

Quale è il design del locale?

Siamo stati aiutati dallo studio SGSM, coppia di architetti estrosi che han firmato alcuni dei locali piu prestigiosi nella nostra città, tra cui IYO, il primo ristorante etnico stellato d’Italia.
L’idea nasce dall’esigenza di avere un locale piccolo ma ricco di elementi che ci caratterizzassero e che ci rendessero assai riconoscibili. Dato lo spazio ridotto gli architetti si son divertiti a immaginare e creare il nostro soffitto.realizzato in betulla multistrato e lamelle d’acciaio smaltate retroilluminate. Riprende l’idea di sobborgo latino ma in chiave chic e contemporanea, così da valorizzare la zona che è richiamo di turisti e apassionati di architettura e design, oltre che del buon bere e mangiare.

Quale è la la vostra offerta food and beverage?

La drink list ormai si è consolidata su due versioni estate/inverno. Sono sempre presenti una carta di otto margarita, una di  9 signature e twist on classics che riprendono i cocktail internazionali, e una di hot drinks (inverno) e una di detox (estivi). La nostra proposta risponde così alla maggior parte delle esigenze dei clienti, spaziando tra ingredienti messicani a prodotti più italiani.
Stessa filosofia viene applicata al menu, appetizer pensati per essere condivisi durante la giornata, all’aperitivo o nel dopo cena, i tacos che danno sostanza e riprendono in toto la filosofia messicana delle street food e i ceviche, che in messico si chiamano aguachile. Pesce marinato nel lime, jalapeno, sale e zucchero con della frutta tropicale, mango, ananas, passion fruit. 
Data la particolarità e l’orientamento fortemente caratteristico, abbiamo deciso di unire i prodotti italiani per avvicinare i palati più diffidenti, così che per ogni proposta “autentica messicana” abbiamo una proposta più mediterranea.
Pomodori secchi, feta, stracchino, alioli alle acciughe, olive taggiasche vanno a stemperare il calor delle spezie
Tendenzialmente lasciamo liberi i clienti di scegliere cosa a pelle recepiscono come piu appetitoso, consigliamo comunque sempre di iniziare con un guacamole servito con nachos, due tacos diversi da condividere e un’aguachile in chiusura magari accompagnato dal mezcal.

Lascereste ai nostri lettori una vostra esclusiva ricetta?

Assolutamente, per noi è iconico il taco al pastor, tant’è che dalla nostra app è anche possibile ordinare un kit con tortilla e spezie per cucinare a casa la maggior parte delle ricette messicane, nostre e non.
Per il tacos al pastor è necessario:
icetta pastor 4 persone
salsasucco di un arancia1/4 pasta achiote2 peperoncini chipotle1 pomodoro3 peperoncino guajilio100 ml succo ananas100 ml aceto
frullare e versare sulla carne 
300 g coppa di maiale / lonza tagliata a listarelle
far riposare circa 4 ore
cuocere in padella con un filo di olio e far stringere la salsa 
pepare trito di cipolla rossa, ananas, coriandolo
servire su torilla scaldate prima in padella.

Il segreto del vostro successo?

Il metissage culturale è stato il punto di partenza, garantire qualità delle materie prime e autenticità dei sapori al fine di distinguerci di netto da tutte le catene franchise tex mex presenti sul territorio.E’ molto difficile spesso far capire al cliente che il cheddar, la panna acida, i tacos a conchiglia croccanti e tanto altro non fanno parte della cucina messicana. Molti apprezzano e scoprono un nuovo mondo, altri preferiscono il format classico da supermercato e famiglia. Fa parte del gioco!!
Onestamente credo ci siamo mossi bene perché abbiamo sviluppato e lanciato la nostra app di delivery, e appoggiati alla nostra super pr per raggiungere i maggiori influencer in città, così da farci pubblicità in un momento in cui il settore beverage era particolarmente fermo. Oggi arrivano clienti che grazie alle attività di marketing e comunicazione svolta stanno conoscendo e frequentando il nostro locale. Per il resto navighiamo a vista, e pianifichiamo il 2021 con una probabile nuova apertura.

Turismo di prossimità, dove andare in vacanza

Siete ancora indecisi se patire o no durante le vacanze estive? La compagnia aerea ha annullato il volo e il vostro viaggio è rimandato a data da destinarsi?

Questo è il momento giusto per riscoprire il cosiddetto “turismo di prossimità”.

Spesso scegliamo per le nostre vacanze destinazioni lontane ed esotiche, dimenticandoci che proprio a due passi da noi ci sono luoghi meravigliosi da visitare in cui trascorrere una vacanza da ricordare. Questo vale davvero per tutti i gusti e le necessità, perché la scelta è talmente ampia che troverete di certo ciò che fa per voi.

Vacanze in montagna

Non ne vale la pena solo per la settimana bianca, le vacanze in montagna sono bellissime tutto l’anno. Vi aspettano lunghe passeggiate, percorsi di trekking oppure in mountain-bike, all’insegna del benessere e della natura. Per chi ama le emozioni forti è possibile cimentarsi nell’arrampicata sportiva, chi preferisce il relax può invece dedicarsi al golf o alla pesca.

Per gli amanti della montagna, dei cieli azzurri e della natura selvaggia la scelta è davvero vastissima, ecco alcune delle località più belle: Madonna di Campiglio, Gran Sasso e monti della Laga, Cotina d’Ampezzo, Cervinia.

Vacanze al Lago

Forse è una meta che da molti, non viene presa in considerazione, ma le vacanze al lago sono perfette per godersi panorami meravigliosi ed immergersi nella natura, adatte anche ad un week end, proprio perché ritenute tra le scelte più rilassanti, ma anche più versatili. È possibile prendersi una pausa al sole per una tintarella, oppure sfogare le energie con sport acquatici o escursioni immerse nella natura, oppure ancora seguire itinerari enogastronomici o fotografici. Insomma l’estate 2020 può essere l’occasione giusta per scoprire anche un’alternativa alla classica scelta mare o montagna.

In Italia c’è ne son davvero tanti, dalle mete più glamour come il lago di Como, il Lago di Garda o quello di Stresa, a quelle più comode come il Lago di Orta. Anche tra gli Appennini troviamo scenari suggestivi, ad esempio il Lago di Bracciano, il Trasimeno, oppure il Lago di Bolsena.

Vacanze al mare

Su questo fronte non abbiamo davvero nulla da invidiare a nessun altro posto del mondo. Da nord a sud, il litorale italiano offre una diversità morfologica e turistica unica. Le spiagge dei Caraibi per un anno potranno fare a meno di noi, che in compenso potremo riscoprire località balneari anche meno blasonate di Sicilia e Sardegna, che sono comunque un’ottima soluzione. Dalle Cinque Terre, alla riviera Romagnola, dalle coste della Toscana al tacco dello stivale, con Gargano e Salento ad accogliervi, oppure passando per la Calabria e quella che viene chiamata Costa degli Dei, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

Città d’arte

Se volete concedervi dei giorni all’insegna della cultura, oppure inserire le città d’arte nel vostro itinerario delle vacanze, questo è proprio il momento giusto. Le nostre bellissime città sono dei musei a cielo aperto, e mai come in questo momento gradirebbero le nostre visite per popolare le loro vie. Riscoprire la bellezza della nostra città o di quelle limitrofe, o organizzare una gita fuori porta alla scoperta del nostro patrimonio culturale è un’ottima soluzione per passare delle vacanze indimenticabili ad un passo da casa nostra.

Editorial : Equilibrium

In bilico nell’atemporalità delle attese e nel moto perpetuo delle oscillazioni emotive e materiche.

E’ il sabato dell’Italia al mare ritrovata, che si muove nella consapevolezza di un guardaroba ricercato che per l’Autunno/Inverno non ha pretese se non quella di essere un intramontabile investimento.

Editorial content direction, styling and production Alessia Caliendo 

Photographer Elodie Cavallaro

Video direction Andrea Colacicco 

Grooming Romina Pashollari 

Model Riccardo Urban Models 

Styling assistant Andrea Seghesio 

Sound designer Zma

Supported by Discromie

Special thanks to Bagni Pancaldi Livorno @ Eventi Italia

Primo look
Total look Canali
Boots in pelle martellata Paul Smith

Secondo look
Total look Paul Smith

Terzo look
Total look Ermenegildo Zegna

Quarto look
Cappotto e pantaloni in velluto Aspesi Camicia in popeline PS Paul Smith

Quinto look
Total look Salvatore Ferragamo

Nel video anche Missoni, Moncler Genius e Corneliani.

Eisenberg Paris, l’elisir di eterna giovinezza

In “La morte ti fa bella” di Robert Zemeckis esiste un elisir di lunga vita che le donne prese da una crisi di mezza età bevono per ringiovanire di 30 anni. Sono Meryl Streep e Goldie Hawn a interpretarle, i due premi Oscar della commedia, una donna depressa per la decadenza del suo aspetto fisico e una diva assetata di fama e gloria. 

Meryl Streep e Goldie Hawn in “La morte ti fa bella

La fialetta di elisir costa uno sproposito, ma gli effetti sono miracolosi: già al primo sorso le rughe si appianano, i seni tornano turgidi, il viso è steso come quello di un’adolescente, la pelle è subito rimpolpata. La giovinezza eterna a cui ogni singola donna ambisce, ammettiamolo, ed è per questo che la ricerca ossessiva di prodotti efficaci ha portato ad una formula unica nel suo genere, la Formula TRI-MOLECOLARE, il cui creatore è Josè Eisenberg, fondatore dell’omonima casa cosmetica.

Formula TRI-MOLECOLARE è una speciale miscela di principi attivi associati, che viene studiata in laboratorio da anni, rivoluzionaria perchè diretta sull’azione combinata delle molecole attinte dalla natura. Sono tre le molecole che lavorano in sinergia tra di loro: gli Enzimi, le Citochine, le Biostimoline

Gli enzimi hanno effetto rigenerante, aiutano e aumentano l’assimilazione dei principi attivi; le Chitochine, estratte dal latte e purificate bio-tecnologicamente, agiscono sul rinnovamento cellulare rendendo così la pelle subito più luminosa e hanno effetto energizzante, regalando un aspetto tonico e rimpolpato; le Biostimoline, estratte dai germogli di faggio, favoriscono l’ossigenazione delle cellule, quelle che danno turgore alla pelle e sono una grande risorsa per favorire la proteina “collagene”, presente nel tessuto derma, fondamentale per sostenere la cute e renderla resistente ed elastica

Insomma il collagene dovrebbe diventare il nostro miglior amico e in ogni prodotto Eisenberg, sono 97 allo stato attuale, è presente nella speciale Formula TRI-MOLECOLARE. 

Per una perfetta beauty routine noi consigliamo tre prodotti della linea: una maschera liftante, un serio da usare mattina e sera e una crema Hydra Lifting. 


La maschera è un valido plus per le occasioni speciali, quando volete apparire subito più rilassate e fresche anche se avete avuto una giornata infernale! E’ magica perchè elimina ogni segno di stress e fatica e dura tutto il giorno. Contiene vitamina A ed E, oli di semi d’uva ed estratti di tè verde che eliminano le macchie di iper-pigmentazione.


Ricordiamo che il siero è la parte liquida che va applicata prima della crema e dopo una lozione tonica. Il Face Refining Serum di Eisenberg è un vero e proprio trattamento lusso cosmetico: grazie al’estratto di cacao le zone in cui la pelle tende a rilassarsi, tipo sotto mento e guance, vengono tonificate nell’utilizzo quotidiano lavorando in sincro con la Glaucina che inibisce la maturazione dei grassi e aiuta la produzione di collagene. I sieri vanno applicati con costanza mattino e sera, e sono super efficaci se uniti ad un massaggio viso che parte sempre dalla parte bassa e centrale, per poi stendersi lievemente verso l’esterno. Il nostro bagno può diventare una vera spa di lusso se sappiamo scegliere i prodotti validi e se vogliamo dedicare quei 15 minuti al giorno alla cura della nostra pelle. 

Per finire, lo step successivo è la parte fluida e cremosa, data da una crema che può essere la base per il nostro make up. Eisenberg ne ha creata una dalla consistenza leggera che assorbe facilmente ed è molto adatta alle pelli che necessitano idratazione. Si applica sempre mattina e sera e può anche essere miscelata insieme al siero per un effetto strong e più veloce. L’Hydra Lifting è un trattamento Protezione Capitale Giovinezza, il vero fiore all’occhiello di Eisenberg che assicura risultati spettacolari!

Oggi basta un clic per aggiudicarsi il premio dell’eterna giovinezza, scegliendo i prodotti Eisenberg più adatti alla nostra pelle; non invidiamo la divina Cleopatra che invece doveva riunire un gregge di pecore per potersi immergere nel loro latte appena munto. Altri tempi! 

Alex Kapranos & Clara Luciani in “Summer wine” di Nancy Sinatra & Lee Hazlewood

Lui è Alex Kapranos, frontman dei Franz Ferdinand, la band scozzese che fa ballare tutto il mondo da quasi venti anni. Ha vinto con la sua band molti premi (un Mercury Prize, dei BRIT Awards, diversi MTV Awards tra gli altri) ed è stata nominata ai Grammy. Lei è la splendida Clara Luciani, astro nascente della musica francese, che ha esordito nel 2018 con Sainte-Victoire e nel 2020 ha vinto il premio come Artista femminile dell’anno ai Victoires De La Musique.

Insieme hanno realizzato una cover del brano “Summer Wine” di Nancy Sinatra e Lee Hazlewood.  

La traccia è stata reinterpretata con testo in inglese e francese ed è stata registrata e mixata tra lo studio scozzese di Alex e il Motorbass di Zdar a Parigi. A supporto della canzone hanno girato un video, diretto da Ryder The Eagle, con ambientazione “karaoke nel deserto”, che li vede protagonisti con la stessa attitudine di due attori in un film di Tarantino.

Coltivano questa amicizia da tempo, tanto che nell’ultima stagione pre-covid, i due artisti sono stati visti insieme alla sfilata di Prada di Gennaio 2020. Non solo, a Ottobre si erano già esibiti insieme sul palco dell’Olympia, l’iconica location parigina, dove hanno cantato “Summer Wine” insieme per la prima volta.

Alex ha dichiarato: “Siamo grandi fan di Lee e Nancy e l’interazione tra le due parti che nasce in questo brano è molto bella. Clara ha tradotto il ritornello in francese, così ne è venuta fuori una versione bilingue. 

Abbiamo deciso di registrarla appena iniziato il lockdown, più per noi stessi che per altro. Volevamo creare un mondo immaginario in cui rifugiarci, dal momento che eravamo rinchiusi in casa. Non che non fossimo felici, ma la fantasia è sempre il modo migliore di fuggire e partire per un’avventura. È stata registrata a casa mia, in Scozia, e mixata dai nostri amici Antoine e Pierre al Motorbass Studio di Parigi. Quando l’abbiamo fatta ascoltare alle nostre etichette ci hanno suggerito di pubblicarla, quindi eccoci qui. 

Cantare con Clara è stato bellissimo, lei ha una voce meravigliosa e tutta un’altra prospettiva. Una volta finito il lockdown, abbiamo incontrato i nostri amici Adrien, Leo, Fiona e Hugo per girare il video. Le loro idee mi sono piaciute tantissimo, perché rispecchiavano il mood del brano e rappresentavano anche la nostra… beh, la nostra passione per il Karaoke!”

Testo di Cristina Fontanarosa

Foto di Fiona Torre

Wedding Industry e rinvii nel 2021: come il cambiamento delle mode più incidere?

La wedding industry, che in Italia coinvolge circa 83 mila aziende piccole e grandi, e – di fatto – costituisce una fetta importante dell’economia italiana, oggi è in ginocchio. Un’incertezza dilagante sia per tutta la filiera che sta provando – al netto di tutte le limitazioni imposte dalle regole del distanziamento sociale – a ripartire, che per i futuri sposi stessi. Chi si doveva sposare la scorsa primavera e si è trovato costretto a rinviare al 2021 si pone la fatidica domanda: “il vestito da sposa già acquistato, sarà di moda anche nel 2021?”, così come altri mille interrogativi.

L’abito da sposa, quello che ogni donna sogna sin da quando è bambina per il giorno del suo “Sì”, non deve conoscere tempo, ma rispecchiare l’intimo di chi lo indossa. Oltre a ciò – proprio per venire incontro alle spose più fashion victims – il mondo del luxury ha deciso di disegnare collezioni che richiamano quelle del 2020 per non accentuare lo scalino dettato dall’inevitabile rinvio. Ovviamente dovendo ricalcolare la nuova data in base a quelle già occupate, ci si potrà trovare costretti a sposarsi in una stagione diversa da quella pianificata nel 2020, dunque il vestito dovrà essere adattato al diverso clima. E così via libera a pellicciotti, coprispalla, fabbricati nel 2021 senza però “stonare” sugli abiti provenienti dalla collezione precedente.

Un settore in ginocchio dicevamo, poiché si tratta di lavoratori per lo più stagionali, il cui grosso delle attività lavorative si concentra nei mesi che vanno da aprile e settembre. Mesi resi inagibili a causa del lockdown – è proprio questo uno dei motivi che pone nelle nostre mani la responsabilità di renderci protagonisti e parte attiva del suo risollevarsi. In che modo? Attingendo a prodotti italiani, anziché d’importazione, per tutte le nostre ricorrenze. Questo rappresenterà un duplice vantaggio: innanzitutto – in un mondo non ancora “Covid free” – con paesi ancora fortemente debilitati dalla pandemia mondiale, come gli Stati Uniti o il sud America, o la stessa Cina alle prese con una seconda ondata – non possiamo essere sicuri che il mercato dell’importazione riuscirà ad essere così sicuro e affidabile come lo è stato fino ad oggi. In secondo luogo l’economia nazionale ha bisogno di ogni contributo, dal più piccolo al più grande, per ripartire.

Il Made in Italy è un brand manifatturiero che esibiamo come gagliardetto e motivo di orgoglio in tutto il mondo, possiamo contare su un artigianato forte soprattutto al sud Italia, e su materie prime di prim’ordine, attingere ad esso, oltre che far circolare l’economia, non potrà che lasciare soddisfatti gli sposi. È il caso ad esempio delle bomboniere, come quelle proposte da Nara Bomboniere, l’e-shop online leader nel confezionamento di bomboniere nostrane, per tutte le ricorrenze. Ad abbassare il prezzo ci penserà la concorrenza, anche se sappiamo che quando ci si innamora di un oggetto il prezzo è un problema secondario, soprattutto nel giorno più importante di due futuri sposi.

Estate mediterranea: gli indirizzi da non perdere

Festival, celebrazioni speciali e luoghi super cool da scoprire: dalla città al mediterraneo, dalla Costa Azzurra alla Costiera Amalfitana, ecco alcuni eventi da segnare in agenda per questa estate.


Un programma di cene stellate @Grand Hotel Alassio

Arte e l’arte della cucina, sono il fil rouge del calendario degli eventi di Agosto del prestigioso albergo ligure, dove la stagione turistica è decollata e punta sempre più in alto. Ci saranno sei serate declinate su due temi: cucina gourmet e pizza e bollicine. La prima sezione “Sotto un cielo di stelle”, prevede tre serate, che si annunciano ad alto tasso di gourmet, in cui l’executive chef di casa, Roberto Balgisi, duetterà con alcuni dei più celebri chef italiani: Andrea Berton, Marco Cahssai e Eugenio Boer.

“La pizza e le bollicine” saranno invece gli ingredienti di un’altra terna di serate durante le quali le migliori pizze di Italia si incontrano con la tradizione napoletana di Antonio, il pizzaiolo Made in Napoli del Grand Hotel Alassio, e con le bollicine pluripremiate di Ferrari Trento. L’arte infine accompagnerà tutte le serate, infatti ad ogni voce di menu, sarà affiancata un’opera di Deodato Arte. 


La Costa Smeralda incontra la Spagna @Rafael, Porto Rafael

Il nuovo ristorante “Rafael” inaugurato recentemente da Luca Guelfi, si trova in uno dei borghi più affascinanti della Sardegna di fronte all’arcipelago de La Maddalena. La cucina italiana e con influssi spagnoli è prevalentemente a base di pesce. L’allestimento rievoca il design del Mediterraneo in una location magica. La firma dello chef Marco Fossati sarà espressa in un viaggio gastronomico italo spagnolo basato su freschezza, tradizione, innovazione e gusto. La specialità indiscussa: la Paella de Mariscos.


Musica a strapiombo sul mare @Ravello Festival

Il 25 luglio ha aperto i battenti in Ravello Festival 2020, l’immancabile appuntamento dell’estate amalfitana che coinvolge location spettacolari come la terrazza del belvedere di Villa Rufolo, un palcoscenico naturale a picco sul mare, l’Auditorium Niemeyer e il Duomo di Ravello. La 68ª darà il via con un omaggio al grande maestro Ennio Morricone e continuerà nel suo intento di promuovere la contaminazione fra la musica classica e quella contemporanea. Il Festival si chiuderà il 13 settembre e vedrà sul palco grandi musicisti di fama internazionale.


Un viaggio ideale tra diversi paesi @COYA Monte-Carlo 

Il gruppo Monte-Carlo Société des Bains de Mer ha festeggiato l’apertura della terza stagione del COYA Monte-Carlo ispirata al viaggio. Il ristorante dai sapori dell’America Latina propone anche quest’anno il mix su cui ha costruito la sua fama, da Londra alla Costa Azzurra, passando per Miami, Dubai e Abu Dhabi: una cucina fusion leggera e coloratissima, il Pisco Bar & Lounge con i suoi DJ set ritmati e una splendida vista sul Mediterraneo. Grazie al programma ‘Monte-Carlo Cares’, il gruppo ha permesso alla clientela di ritrovare i semplici piaceri, come rilassarsi negli spazi balneari o divertirsi ai tavoli da gioco in totale sicurezza.


Vivere l’atsmofera di Saint-Tropez @La Réserve à la Plage

Sulla spiaggia Pampelonne, la più iconica di Saint-Tropez, Michel Reybier, fondatore delle strutture La Réserve, con il designer Philippe Starck ha ideato La Réserve à la Plage che ha riaperto il 2 giugno 2020. La struttura, dotata di bar, ristorante, beach shop e bagni, è avvolta in un’atmosfera familiare e racconta la bellezza selvaggia nella natura circostante. Il ristorante, gestito dallo chef stellato Eric Canino, celebra la cucina mediterranea. Offre inoltre la possibilità di transitare a piedi nudi dalla sabbia calda al parquet, per condividere un pranzo di fronte al panorama mozzafiato. A fine giornata invece l’atmosfera è più festosa, con musica e champagne, i piedi nella sabbia e cieli stellati.


Una Milano gourmet segreta @Sixième Bistrò

Per chi fosse ancora in città, un angolo intimo e segreto a pochi passi dalla Darsena di Milano si trova un’oasi di tranquillità. Il Sixième Bistrò non è solo un ristorante e un cocktail bar, è un luogo dove potersi concedere il lusso di ritrovare il proprio tempo. L’indirizzo da non perdere per respirare l’estate milanese in un dehors avvolto da un’atmosfera suggestiva e bohémien. L’estetica del locale si può definire luxury punk: un posto dove mondi opposti coesistono. Elegante, ma al contempo casual è il mood che si respira in ogni dettaglio, dal design come nel menù fino alla proposta mixology.


 

Magna Grecia Awards Fest 2020

Siamo nel vivo della 23° edizione del Magna Grecia Awards Fest: ideato, creato e condotto da Fabio Salvatore, uomo dai mille talenti formatosi in teatro sia come attore che come regista. È inoltre autore di diversi libri.

Il dolore lo ha segnato sin dalla diagnosi del cancro alla tiroide a soli ventuno anni, poi la perdita del padre nel 2008 travolto da un incidente stradale. Incessantemente continua a celebrare le eccellenze del nostro paese nella sua amata terra: la Puglia. Proprio quest’anno con tutte le incertezze dovute al periodo pandemico, la sicurezza di poter svolgere la manifestazione non c’era, ma la sua tenacia e quella di tutto il team incredibile che lavora con lui lo ha portato mettere insieme un vero e proprio Festival.

Infatti, se gli anni passati era un’unica serata, quest’anno per rispettare le norme vigenti di distanziamento sociale, le serate son diventate sedici, tutte all’aperto e divise tra Castellaneta e Gioia del Colle. Non è mancato un grande evento anche a Casa Isabella, palazzo Ducale adibito ad hotel esclusivo di lusso, con un parco che trasporta gli ospiti in luogo dal sapore d’altri tempi.

Proprio per questa occasione la wedding planner Silvia Slitti ha creato una scenografia da favola, infatti anche lei è stata premiata la stessa sera per il suo impeccabile lavoro che protrae da svariati anni.

Ovviamente non è mancata la madrina d’eccezione Lorella Cuccarini, molto legata all’evento ed a Fabio Salvatore con il quale collabora anche per “trenta ore per la vita”, arrivata accompagnata dalle sue splendide figlie che rispecchiano in pieno la trasparenza ed il garbo della mamma.

Tanti i volti della televisione che si sono alternati in questi giorni, come la coppia più innamorata dell’anno ovvero Simona Ventura e Giovanni Terzi, prossimi alle nozze, sono stati entrambi premiati per il loro lavoro svolto in questi anni.

Poi Giampiero Ingrassia, colonna portante del teatro italiano, accompagnato dalla sua bellissima compagna Veronica ha ricevuto il premio alla carriera, sinceramente commosso, ci ha ricordato che aveva appena iniziato una tournee e che ha dovuto ovviamente sospendere a causa della pandemia. Ora il problema vero sono i teatri di cui non sappiamo ancora quando ed in che modalità potranno riaprire.

Ci son stati giovani influencer come Paolo Stella giunto al suo secondo romanzo che ha presentato qui al MGA, e poi la sempre sopra le righe Giulia Salemi è al suo primo romanzo autobiografico e come detto da lei motivazionale: “Agli uomini ho sempre preferito il cioccolato”.

One day with Antonio Nunziata

Classe 1998, Antonio Nunziata è un talent che ha iniziato a lavorare nella moda dal 2015. Dopo aver collaborato con numerose aziende di abbigliamento, a seguito delle ultime vicende legate al periodo del lockdown, lo vediamo protagonista di numerosi progetti legati al turismo e alla valorizzazione delle bellezze nel nostro paese. Lo abbiamo incontrato e ritratto a Roma, città in cui vive e lavora spostandosi dalla sua amata Napoli.

Foto: Manuel Scrima

Styling: Vincenzo Parisi


Racconta il tuo percorso, di studi e lavorativo..

All’età di 15 anni ho iniziato a scattare le mie prime campagne a Napoli come modello. La prima mi fu proposta da un amico che lavorava per una piccola azienda nel Vesuviano. Mi chiese di scattare qualche foto per un’azienda di moda e questa è stata la mia prima campagna. Da lì ho anche girato qualche spot pubblicitario in tv e ho aperto la mia pagina Instagram su cui condividevo gli scatti che via via realizzavo. 

Contemporaneamente frequentavo il Liceo Scientifico e dopo il diploma, a 19 anni, mi sono trasferito a Milano. Avevo una gran voglia di mettermi in gioco e fare un’esperienza di vita lontano da casa, anche per misurarmi con le sfide di un mondo adulto e diverso da quello in cui sono cresciuto; un’occasione per crescere e cogliere le opportunità di una metropoli super dinamica e complessa. Lì ho avuto le mie prime esperienze lavorative anche in altri settori. 

Come sei arrivato al mondo influencer e social?

Ho impiegato del tempo per capire le potenzialità che avevo in mano. Durante la mia permanenza a Milano continuavo a curare il mondo “social” parallelamente al mio lavoro, dove ho potuto conoscere e frequentare tante persone e da lì sono nate grandi amicizie. In quel periodo mi sono reso conto anche cosa non mi piacesse di questo mondo fatto di luci e scatti. Mi ci sono ritrovato dentro, ma non era nei miei piani. Al liceo pensavo di fare il modello, influenzato da quelle prime opportunità di lavoro, crescendo poi mi son accorto che non era ciò che volevo.

Quali sono le passioni che coltivi o che vorresti avere tempo di seguire?

Più di ogni altra cosa amo viaggiare. Infatti è ciò su cui sto focalizzando il mio profilo Instagram ultimamente. Durante questo periodo di crisi sanitaria, sociale ed economica, si è molto parlato di opportunità e di strategie per rimettere in moto il Paese. Il turismo è stato sicuramente uno dei settori più colpito in Italia e nel mondo. Abbiamo la fortuna di possedere circa il 70% dell’intero patrimonio artistico e culturale e tutto questo va valorizzato. 

Viaggiando ho imparato ad apprezzare le incredibili bellezze e ricchezze del nostro territorio. Tengo molto a cuore il Paese in cui sono nato, in particolare la Campania, Napoli e tutti i tesori che abbiamo, un motivo di orgoglio per il mondo intero. E’ iniziata così la voglia di promuovere collaborazioni per la promozione del turismo. Provo a dare fiducia ai miei follower incoraggiandoli a tornare a viaggiare in Italia, muoversi, scoprire le bellezza e l’offerta eno-gastronomica che è presente in tutto il territorio nazionale. Ogni viaggio che sto facendo è una scoperta sorprendente anche per me, quindi non faccio altro che riportare quelle che sono le mie impressioni ed esperienze, sperando di poter dare nel mio piccolo un contributo al turismo italiano, possibilmente responsabile ed ecosostenibile. Altre mie passioni sono il nuoto e il fitness che spero di riprendere in modo costante appena sarò più stabile e naturalmente la fotografia.

La tua giornata tipo?

Sono un tipo abbastanza mattiniero. Sveglia alle 8, ricca colazione, check delle notizie principali sui giornali online e subito palestra o nuoto. Verso pranzo rispondo alle mail e poi in base agli impegni mi organizzo la giornata. In ogni caso non amo la routine. 

La tua playlist – le tue 5 canzoni del momento?

Vienimi (a ballare) – Aiello , Erykah Badu – On & On, Bimbi per strada – Fedez, Chega –  Gaia, Savage Love – Jason Derulo.

I tuoi posti del cuore dove torni a ricaricarti o cui sei particolarmente legato?

Senza dubbio, la costiera amalfitana! E’ il posto dove stacco i pensieri , spengo il cellulare e passo ore e ore a passeggiare e osservare il paesaggio. 

Che stile hai? Cosa non manca nella tua valigia quando viaggi? 

Come è possibile capire dal mio profilo, ho uno stile abbastanza casual. Alcune volte passo a quello più elegante. In ogni caso la parola d’ordine è: camicie. Non mancano mai nel mio armadio e in valigia. Sono quasi ossessionato, ne ho di tutti i tipi. Monocromatiche, a righe, floreali, cotone, lino, seta etc. Proprio non posso farne a meno. 

Il tuo rapporto con la moda?

Sto imparando a conoscerla. E’ un mondo tanto straordinario quanto complesso che va studiato e conosciuto prima ancora che utilizzato per scopi commerciali. Personalmente non ho gusti “estremi” o eccentrici e difficilmente mi lascio condizionare dai trend del momento. Per certo posso dire che se è italiana è meglio. E non lo dico per solo campanilismo. Sono consapevole che il Made in Italy sta vivendo un periodo di fragilità, assediato dalla competizione manifatturiera di altre aree del mondo che però non garantiscono le nostre stesse performance e qualità. E’ qui che ci giochiamo la partita. In un mondo globalizzato è difficile anche per noi influencer poter collaborare, non dico solo, ma soprattutto con marchi italiani. Ultimamente una sartoria pugliese mi ha spedito una giacca di lino superlativa per qualità e bellezza. Un prodotto tipicamente artigianale, motivo di orgoglio per chi come noi non dovrebbe solo limitarsi a indossare un indumento per scattare, ma anche capirne la storia, il lavoro e la creatività che ci sono dietro a quel capo. Mi piacerebbe che i marchi italiani, soprattutto i piccoli, conoscessero meglio il “mercato dei talent” e noi viceversa il mondo dell’artigianato e della sartoria italiana per far crescere insieme questo mercato con maggior consapevolezza e qualità. 

Cosa vuoi fare da grande? E progetti per il futuro..

Ho intenzione di studiare recitazione, vorrei fare l’attore. È uno dei miei prossimi obiettivi. 

CREDITS:

Talent: Antonio Nunziata @antonionunziata

Fotografo: Manuel Scrima @manuelscrima

Styling: Vincenzo Parisi @vincent_parisi

Grooming: Francesca Bova @francesca_bova_