Rum Diplomático e l’impegno per la sostenibilità con Distilled Consciously

Rum Diplomático, iconico brand venezuelano di rum premium, lancia “Distilled Consciously”, una piattaforma dedicata alla sostenibilità e inserita nel piano aziendale di Corporate Social Responsability, che si pone l’ obiettivo di allineare i propri sforzi e valori con i Sustainable Development Goals (SDG) promossi dalle Nazioni Unite. Si tratta di un progetto che rafforza l’impegno verso un processo di produzione e un consumo del rum più sostenibile.

Il marchio è conosciuto come “the heart of rum”, ma ciò che rende ancora più orgogliosi i produttori è il poterlo identificare come “a rum with a heart”. L’impegno verso una produzione più sostenibile è iniziato con la fondazione della distilleria stessa ed è da sempre stato un tema centrale per la casa produttrice. La produzione responsabile, l’attenzione all’ambiente ed il sostegno sociale sono da sempre valori fondamentali, arrivati ad essere profondamente radicati nella filosofia del marchio stesso, attraverso un impegno continuo e costante da parte di tutti i lavoratori dell’azienda. 

La nuova piattaforma “Distilled Consciously” segna un decisivo passo in avanti, e si pone l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere attivamente partner, distributori e consumatori di tutto il mondo. È proprio seguendo questo impegno che si arriva ad ottenere dei cambiamenti significativi. Il marchio continuerà a rafforzare il suo programma di sostenibilità sulla base di tre pilastri chiave: razionalizzazione dei processi, protezione dell’ambiente e rispetto delle persone. Ciascuno di questi elementi sarà sviluppato e affinato sempre perseguendo i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, in un panorama che consente di raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2030. 

Diplomático è stato da sempre un pioniere nell’impegno verso l’ambiente; Il marchio ha infatti sviluppato diverse azioni per rafforzare il proprio impegno in questo settore, come laboratori di formazione ambientale per i dipendenti e per le comunità locali, programmi di rimboschimento ed iniziative di pulizia delle spiagge. Ha dedicato inoltre un forte attenzione per la cura e la conservazione dell’acqua durante tutto il processo di produzione ed è riuscito a ridurne il consumo grazie agli investimenti nei sistemi di raffreddamento.

Anche la lotta contro lo spreco alimentare è sicuramente un tema che sta a cuore all’azienda, e di vitale importanza per la nostra società. è infatti grazie e collaborazioni con ONG e altre organizzazioni, che l’azienda si prefigge di sensibilizzare più persone possibili, principalmente attraverso workshop di formazione e campagne di raccolta alimentare che si svilupperanno nei prossimi anni.

L’azienda è infine molto legata anche alle tematiche sulla parità di genere, il marchio conta oggi un numero sempre maggiore di donne coinvolte sia nel lavoro in distilleria che nei vertici aziendali, nonché in posizioni decisionali mai assunte prima e continuerà a promuovere le pari opportunità tra i suoi dipendenti.

Lexus RX: un viaggio tra eleganza e comodità

Lanciata nel 1989 a livello mondiale, e nel 1993 in Italia, Lexus è il brand premium del gruppo Toyota ad oggi presente in 90 Paesi. Si è imposta sin da subito all’attenzione del mondo grazie al design distintivo delle sue auto, all’innovazione garantita dalla tecnologia Full Hybrid Electric, alla sicurezza offerta di serie con il Lexus Safety System +, e alla qualità superiore assicurata dall’artigianalità dei maestri Takumi. A questi elementi si unisce l’Omotenashi: il concetto giapponese di ospitalità, che descrive anche la capacità di anticipare i bisogni dei propri clienti, ancora prima che si manifestino. 


In un momento cruciale per viaggi e spostamenti siamo riusciti a provare il modello Lexus RX Hybrid sulle strade panoramiche dell’Alto Adige, tra dolci fondovalle e le curve dei maestosi quattro passi. La peculiarità di questi luoghi, oltre alla bellezza del panorama, è anche il silenzio, quindi poterli visitare con un modello ibrido e attento alla sostenibilità sembra davvero l’occasione ideale.

Partiamo però dall’inizio. Quando si sale a bordo basta un unico tasto per sistemare sedili, specchietti ed il volante grazie ai comandi elettrici. La plancia e le funzioni sono assolutamente razionali, ogni cosa è al posto giusto. Il navigatore satellitare è già pronto. Connetto il mio telefono che si sincronizza con la macchina in pochi secondi, sembra si conoscano da sempre! Uno sguardo a specchietti e telecamere posteriori prima di innestare il cambio automatico e siamo pronti per partire. “Voliamo” in autostrada dove silenziosa e al tempo stesso granitica, risulta perfettamente bilanciata per un lungo viaggio. Così silenziosa che molti potrebbero chiedersi se si stia viaggiando a motore o batteria. Una finestra accanto al navigatore ci permette di saperlo in ogni momento, trattandosi di un Full Hybrid, le due sorgenti di alimentazione possono lavorare insieme oppure alternarsi, consentendo al sistema Lexus di sfruttare al meglio la potenza dei due motori per ottenere la migliore efficienza, per consumi pari a 8.3 l/100 km.



Oltre ad essere elegante e accogliente, il suv si distingue per un un design unico e una dinamica di guida coinvolgente, ed è certamente una vettura che non passa inosservata. L’esterno mantiene un aspetto potente e sportivo, con una nuova linea che taglia lateralmente l’auto pensata per dare al modello maggiore fluidità e consistenza. Gli esterni risultano dinamici, enfatizzando la moderna cifra stilistica. Per sviluppare ulteriormente le rinomate qualità dinamiche di RX, gli ingegneri hanno lavorato su ogni dettaglio, incrementando la rigidità della scocca e delle sospensioni, inserendo nuovi ammortizzatori e nuovi sistemi di controllo per l’impianto frenante. Il risultato è una vettura maneggevole e precisa che accompagna le intenzioni del guidatore.

Prezzi di listino? Da 73.000€ per la versione Executive, ma si può scendere a 66.000€ grazie agli Hybrid Bonus di 7.000€ in caso di permuta e rottamazione. Gli Hybrid Bonus rappresentano l’impegno del gruppo, in collaborazione con i concessionari, rivolto al rinnovamento del parco circolante italiano.

Ad Hoc Atelier, la start-up che raccoglie online il meglio della moda artigianale Made in Italy

Il Belpaese, si sa, custodisce un patrimonio incredibile di atelier, botteghe e maestranze in grado di coniugare creatività e savoir-faire artigianale, realizzando prodotti one of a kind che declinano in maniera esemplare il concetto buy less, but better, più che mai attuale in un’epoca come la nostra, che sembra avere finalmente compreso l’insostenibilità di un modello basato su sovrapproduzione e corsa esasperata alle novità.
A rendere disponibile online il lavoro delle realtà succitate è ora Ad Hoc Atelier, start-up totalmente italiana attiva con una piattaforma di vendita di abiti, accessori e gioielli maschili e femminili, 100% Made in Italy e stilosi al massimo grado; risultano dunque a portata di clic creazioni di nicchia, valorizzate dalla qualità impareggiabile che solo il know-how italiano riesce ad ottenere, immediatamente riconoscibili sia a livello di design sia di storytelling che portano con sé. 

I fondatori – Lorenzo Colucci, Carolina Du Chene, Giovanni Friggi, Vittorio Tatangelo – sono quattro ragazzi bocconiani under trenta, che la scorsa primavera hanno deciso di lanciare un marketplace che fosse la vetrina ideale per i marchi più eclettici sparsi nella Penisola, compiendo così idealmente un viaggio alla scoperta di brand magari poco conosciuti che, però, esprimono il meglio che l’Italia possa offrire, vale a dire bellezza e tradizione artigianale. Il sito fornisce agli utenti un prezioso carnet d’adresses, digitale e contemporaneo, composto di indirizzi selezionati attentamente, ricorrendo il più delle volte al passaparola, e traccia una panoramica delle eccellenze nostrane da nord a sud del Paese, e viceversa. 



L’obiettivo è offrire un sostegno concreto al Made in Italy sfruttando l’e-commerce (canale che negli ultimi tempi ha registrato un’accelerazione incredibile, concentrando in soli nove mesi una crescita equivalente a quella di sette anni) e mettendo al centro di tutto qualità e sostenibilità, nel segno del “comprare meno, ma meglio”.
Ad Hoc Atelier è già stato selezionato da Astra Incubator (un incubatore di start-up pensato per connettere i potenziali innovator, formando team caratterizzati da quante più competenze possibili) e ricerca continuamente lo straordinario, consentendo ad appassionati e fashion addicted di entrare in contatto con le migliori botteghe e imprese artigiane d’Italia.

Ad oggi sono circa cinquanta le label che hanno sposato la filosofia del progetto, presenti sull’e-store: si va in questo senso dai pezzi firmati Giglio Tigrato (Milano), che grazie alla pittura trasforma indumenti vintage in capi personalizzati unici nel proprio genere, alle proposte energiche, coloratissime di Emmecici (Torino), dai monili in oro, argento e bronzo – lavorati rigorosamente a mano – dell’orafa milanese Giulia Tamburini, agli abiti chic ed essenziali di Y’AM Capri, marchio che celebra l’appeal immortale dell’isola.



www.adhocatelier.it

Faces: Lorenzo Licitra

Photographer: Giorgia Villa (@giorgia_villa)

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Make-up & Hair: Asja Redolfi Tezzat (@asjaredolfi_makeup); Francesca Lana (@fraa_elle)

Assistenti Stylist: Erna Džaferović (@ernadzaferovic); Aurelio Comparelli (@aureliocomparelli); Laura Grandi (@laugrandi)

Model: Lorenzo Licitra @Urbn Models  (@lorenzolicitraofficial)

Ha vinto XFactor, in un anno in cui a farsi notare sono stati i vincitori del Festival di SanRemo di quest’anno, ovvero i Maneskin. Lui, che nel nostro incontro, con una gentilezza e un savoir faire quasi british, ha belle parole per tutti, vinse per la bellissima voce e per una presenza scenica che meriterebbe palchi importanti. Quando arriva in studio Lorenzo Licitra sembra timido, ma subito nasce un’ intesa quando entrambi chiediamo di mettere in sottofondo qualche canzone di Madonna, e l’essere entrambi fan della Ciccone ci da modo di scambiarci subito ricordi e opinioni. Quando Lorenzo è a suo agio, e si vede in queste foto, riesce a dare moltissimo di se stesso, umanamente e da un punto di vista interpretativo, al punto che è davvero un piacere trascorrere del tempo con lui. Ecco il servizio scattato da Giorgia Villa, con il mio styling, e la nostra chiacchierata, certi che il Licitra cantante, modello per Man In Town, ma anche il Licitra persona, che traspare dalle sue parole, vi conquisterà, come ha conquistato noi.

Come ti sei avvicinato alla musica e come hai capito che questo mondo sarebbe stato il tuo?

Sono sempre cresciuto a pane e musica grazie ai tanti viaggi in macchina con papà e mamma. Fin da piccolissimo mi sono affezionato a questo grande mondo comunicativo, dai dischi di un tempo, alla magia che suscita un palco, dagli strumenti musicali, alle mille collezioni di microfoni che ho tenuto in casa come trofei. Negli anni lo studio di altre discipline artistiche e la passione per il canto hanno affinato la volontà di fare questo nella vita perché forse non sarei capace di fare altro, molto sinceramente!


Cappotto Andrea Pompilio, cappello model’s own, scarpe Converse All Star

Cosa ti ha insegnato la musica in questi anni e c’è qualcosa che invece hai perso a causa sua?

Prendo tanti spunti ogni giorno dal mondo che mi circonda; l’originalità è il segreto che deve sorprendere. Madonna credo sia una delle massime espressioni d’arte a volte anche troppo estreme. Riesce ad abbracciare generi, mondi, culture ed ideologie sempre diverse convogliandole sempre in un mood nuovo ed originale, magari tutto è servito sempre con provocazioni, anche con libertà, ma in un modo molto gratuito utilizza la musica per denunciare tutto ciò che oggi non le piace. Si, mi ispiro molto a modelli come lei, che amano comunicare grandi messaggi sociali, sto parlando di artisti come i Queen, Rolling Stones, Beatles, ecc ma che alla fine cambiano la storia, hanno influenzato anni, mode, semplicemente le nostre vite con l’emotività che la musica può creare. Questo è il grande potere che in fondo nasconde. 



Cosa ti ha insegnato la musica in questi anni e c’è qualcosa che invece hai perso a causa sua?

Ho imparato cosa significa la parola ‘costanza.’ Senza di essa non si può vivere di musica. È lei la responsabile di gioie e sofferenze nel bene e nel male, ma di sicuro mi insegna ogni giorno come trasformare un momento di vita difficile in corde emotive di scrittura che fanno sicuramente bene a chi le scrive e a chi le ascolta. 

La cosa (parlando di lavoro) di cui sei più fiero?

Sicuramente aver vinto un programma musicale e televisivo è una delle gioie più belle vissute finora, ma in realtà sono molto più fiero di ciò che X-Factor mi ha regalato concretamente, ovvero la possibilità di confrontarmi ancora oggi con musicisti e professionisti del settore. Lavorare con loro e imparare da loro soprattutto è un grande regalo, difficilmente sarei riuscito a raggiungere da solo questi obiettivi. 



Che cos’è l’eleganza per te?

Eleganza uguale bellezza, innata ahimè, se di eleganza vera si vuol parlare. Ti rapisce, ti lega, ti strega e forse non ne puoi fare più a meno. Sono una persona che rimane molto affascinata dall’eleganza e ne ho molto rispetto. È un tema molto vasto, ma credo che il nostro mondo di oggi abbia bisogno di tanta eleganza vera.



Cosa non può mancare nel tuo guardaroba?In generale, qual è il tuo stile?

Adoro i capi eleganti d’abbigliamento come smoking, tight, frac, ecc… Chiaramente non li uso quotidianamente, ma sono la mia personale firma nelle occasioni più importanti. Di sicuro non può mai mancare la praticità degli abiti e la ricerco molto. Da bravo cantante preservo la voce, quindi le sciarpe sono l’elemento essenziale che in ogni mia valigia armadio non può mai mancare.



Altri amori oltre alla musica? Cosa ti piace vedere in tv o al cinema, hai un artista del cuore, cosa leggi?

Amo viaggiare, e mi manca tanto farlo. In questo periodo di lockdown ho scoperto la passione per la storia del passato, infatti ultimamente mi sto affezionato a racconti e studi di grandi professori universitari o studiosi di ere storiche passate che con fervore riescono a trasmetterti pensieri, modi di pensare, addirittura preoccupazioni e pensieri di culture lontanissime dai giorni nostri. 


Total look Automobili Lamborghini, scarpe Converse All Star

E invece cosa non può mancare sulla tua tavola?

Da bravo siciliano posso dire tranquillamente di essere un’ottima forchetta. Quindi fatico tanto a vivere lontano dalla tavola di casa. Non preferisco cibi ad altri, ma se manca la pasta sono un po’ triste!

Quando si potrà ritornare a viaggiare con sicurezza, quale città in Italia e nel mondo ti sono care e perché? Ci dai qualche suggerimento su cosa vedere in questi luoghi?

Tornerei immediatamente a Firenze. Ho bisogno di conoscere meglio la sua storia e chi ha avuto il grande privilegio di abitarla in epoche importanti.Poi tornerei subito nella mia amata New York. Vado spesso lì per lavoro o a trovare tanti amici. Ma credo che più che suggerire un luogo o una città, la cosa più bella che possiamo tornare a fare è proprio scoprire la bellezza del viaggio nuovamente e cosa riesce a darti ogni volta un’esperienza diversa, ci siamo un po’ arrugginiti in questo ultimo periodo. 


Giacca denim Alienation

Sogni e progetti per il futuro?

Il grande sogno di poter vivere sempre di musica oggi è l’urgenza più grande! Nei piani c’è l’uscita di un disco, continuo a scrivere molto affinché questo silenzio di questi anni venga ripagato al più presto.

Style meets music Icons – Fred Perry firma la campagna 2021 con i Gorillaz

Il mondo della musica e i suoi protagonisti hanno, da sempre, nel loro dna un forte valore aspirazionale per i creatori di moda. In un incontro trasversale di generazioni, questi due universi condividono valori ora più che mai importanti, come quello della creatività, della bellezza e dello spirito d’aggregazione, trovando la loro identificazione in campagne di grande impatto emozionale che arrivano dritte al cuore del pubblico.

Come quella che ha per protagonisti i Gorillaz, l’iconica band britannica fondata nel 1998 dal musicista Damon Albarn e dal disegnatore Jamie Hewlett, per rappresentare lo storico brand Fred Perry, conosciuto da tutti per le famose polo disegnate negli anni ’50 dal tre volte campione di Wimbledon, che ha dato a questi iconici capi il proprio nome.

La campagna 2021 raffigura i componenti della band in 2D, con le Fred Perry Shirt M3 One Colour e M12 Twin Tipped, caratterizzate dall’iconico Laurel Wreath ricamato sul petto e ancora prodotte a Leicester, in Inghilterra, con i macchinari tradizionali.

Dopo essere state adottate da 60 anni di generazioni di ribelli, è il batterista Russel Hobbs a confessare: “La mia prima Fred Perry Shirt in realtà non era mia, apparteneva ad Arthur Ashe. Arthur era un incrocio tra Barack Obama e Denzel Washington. Era un artista e aveva stile. Portava i capelli afro, un paio di pantaloncini e, naturalmente, la classica polo da tennis Fred Perry. Ha anche fatto un disco chiamato “How To Play Tennise io ho quel disco. Non so ancora giocare a tennis però amo quella polo

La più grande band virtuale al mondo, con 20 anni di successi alle spalle, è composta dal frontman 2D, dal chitarrista Noodle, dal batterista Russel Hobbs e dal bassista Murdoc Niccals.

Ognuno di loro ha realizzato un’intervista speciale e una playlist con i suoi brani preferiti, online su fredperry.com/subculture. Vietato lasciarsele scappare.

Ghettolimpo: il nuovo album di Mahmood ci trasporta nel suo “Olimpo” urban pop

Un nuovo scenario musicale che Mahmood ci aveva già annunciato con l’uscita dell’ultimo singolo Inuyasha , che ha conquistato subito il disco d’oro : è così che il cantante ci proietta subito nel suo “Olimpo” urban pop . Come un personaggio dei videogiochi, attraverso ogni singola traccia compie un percorso , che spazia tra simbologie e storie della sua stessa vita. 



Un mondo popolato da dèi dell’Olimpo insieme a svariati personaggi, dove il richiamo  alla mitologia greca si unisce alle esperienze di eroi moderni che combattono gli ostacoli della vita . Nel Ghettolimpo di Mahmood non troviamo figure onnipotenti appartenenti a un luogo irraggiungibile, ma la descrizione di semplici persone straordinarie che cercano di dare un senso alla propria vita. 

È uscito già dal 21 aprile “Zero”, brano scritto da Mahmood , D. Petrella, D. Faini e prodotto da Dardust, il brano che fa parte della colonna sonora e porta il nome della nuova serie originale disponibile su Netflix dal 21.4, nata da un’idea di Antonio Dikele Distefano, dove Mahmood ha inoltre curato un episodio come music supervisor.



Cantante poliedrico ed eclettico, si conferma come uno degli esponenti di maggior successo della scena urban pop attuale , classificandosi come uno dei giovani talenti che ha fatto della musica uno stile di vita. Tanti i suoi successi, come Gioventù Bruciata” (disco di platino) e il successo planetario di “Soldi” (quadruplo disco di platino) con cui ha vinto la 69ma edizione del Festival di Sanremo, Mahmood ha dominato le Top 10 anche nel 2020 con “Rapide” e “Dorado” che saranno inseriti in Ghettolimpo, collezionando un totale di 15 dischi di platino, 6 dischi d’oro e oltre 400 milioni di streaming.

Siamo curiosi di scoprire tutte le tracce del nuovo album Ghettolimpo che ci catapulteranno nel suo”Olimpo urban pop” dalle sonorità accattivanti e dai testi originali , in uscita l’11 giugno e già disponibile in preorder. 

Brand alert: la collezione Talon & Tempest di Osprey

Osprey nasce in California nel 1974, di fronte a una singola macchina da cucire, con la testa colma di idee e il desiderio di progettare e realizzare zaini innovativi della migliore qualità, mirando a diventare il brand più innovatore, trasparente e sostenibile al mondo. I suoi prodotti portano avanti quello spirito pionieristico, essendo utilizzati ovunque, sulle montagne più alte e nelle isole più remote.

L’azienda si dedica agli spazi aperti e l’aspetto chiave della sua strategia è la protezione e la conservazione dell’ambiente naturale. Da molto tempo collabora con l’European Outdoor Conservation Association (EOCA) in qualità di membro e sponsor di numerose iniziative in Europa e nel mondo. Dalla pulizia di ambienti di montagna a progetti per la tutela dei rapaci, cerca sempre modi per proteggere l’ambiente, in modo che anche le generazioni future possano goderne.

L’impegno a diventare il brand di beni durevoli più innovatore e sostenibile al mondo porta con sé l’esigenza di sviluppare nuovi modi di pensare. Sono questi i valori incrollabili di cui l’azienda si fa promotrice, sviluppando prodotti e processi produttivi nuovi e sostenibili, soggetti a continua innovazione.

I materiali sono il cuore degli zaini Osprey. Sono selezionati per adattarsi ai vari ambienti e alle diverse sfide della vita all’aria aperta, facendo in modo, al tempo stesso, che la sostenibilità resti un elemento fondamentale del loro design. Grazie all’uso di materiali robusti e durevoli, gli zaini restano più a lungo sui sentieri, riducendo la produzione di rifiuti.



La campagna AGAIN™segnala il tanto atteso lancio della 5° generazione degli zaini Talon&Tempest, portando l’esperienza e la competenza del passato alla tecnologia e alle prestazioni del futuro. Sono una delle serie di zaini più versatili e tecnici mai creati e sono stati sottoposti a totale riprogettazione all’insegna della sostenibilità. Dalle escursioni leggere di un giorno ai terreni impegnativi di montagna, con la sua agilità questa nuova collezione rappresenta l’evoluzione di un’icona.

Tra i miglioramenti apportati ai tessuti vi è uno dei primi utilizzi commerciali del nylon Robic®ad alta tenacità certificato Bluesign®e GRS®. La serie di zaini è progettata per essere idonea a tutte le necessità, adattandosi senza problemi alla camminata, all’hiking, al ciclismo e alla corsa.



La chiave di questa riprogettazione è il nuovissimo schienale AirScape™ regolabile in schiuma fustellata e stampato a iniezione. Il pannello del telaio stampato a iniezione permette di eliminare l’arrotondamento dello schienale anche quando il serbatoio idrico è completamente pieno. Inoltre, riduce quasi a zero la produzione di rifiuti plastici. Questo schienale, l’imbracatura BioStretch e la cintura in vita ad avvolgimento integrale lavorano all’unisono per garantire una vestibilità leggera, ventilata e aderente, l’ideale per accompagnare i movimenti dinamici del corpo durante le attività impegnative sui terreni più tecnici.

L’attore Niccolò Ferrero si racconta tra passioni, esperienze e traguardi

PH: Davide Musto

Niccolò Ferrero è un attore torinese 24enne, trapiantato a Roma per lavoro. Ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia per poi prendere parte a serie, cortometraggi e un film di prossima uscita, E buonanotte, che segnerà il suo debutto da protagonista sul grande schermo.



Puoi raccontarci il tuo percorso? Chi è e cosa fa Niccolò…
«L’amore per i film nasce da due genitori appassionati che mi hanno sempre portato al cinema, così che una volta a casa mi trovavo a rivivere quanto avevo visto, diventando un cowboy, uno 007 ecc. Essendo figlio unico giocavo perlopiù da solo, mettendo su dei veri e propri set con ciò che capitava, penne, bottiglie e così via, idem a scuola quando mi annoiavo, una cosa che in realtà faccio tuttora».



Qual è stato il tuo percorso verso la recitazione?

«Mi ci sono avvicinato a 17 anni, nei tre mesi trascorsi alla Ucla, e tornato in Italia ho realizzato di voler fare questo nella vita, ripromettendomi di entrare al Centro Sperimentale, che consideravo il tempio della recitazione, un obiettivo effettivamente centrato. Avevo però un grande handicap per un attore, la erre moscia, così per tutto il primo anno mi sono dedicato agli esercizi per correggerla, riuscendoci; quello ha rappresentato un cambio importante a livello di consapevolezza».



Hai recitato in tv, corti, film, c’è un genere che preferisci?
«Il mio regista preferito è Salvatores, che in questo senso spazia moltissimo, mi piacerebbe fare altrettanto e mettermi alla prova con tutto. A livello di singolo progetto, invece, sceglierei certamente E buonanotte, che uscirà a breve: è quello cui sono più affezionato, il mio primo film da protagonista».



Ho notato parecchio teatro nel tuo curriculum…

«Ho fatto molto teatro a Torino, fino ai 18 anni, un modo di esprimermi significativo, ho cominciato però soprattutto per seguire i miei compagni di scuola, ritrovandomi sul palco. Tutti gli spettacoli sono stati realizzati da un gruppo torinese guidato da Enzo Pesante, in cui i ragazzi scrivono i testi da mettere in scena. Non ho avuto quindi una formazione teatrale classica, come quella che in seguito mi avrebbe fornito il Centro (dove si passava dagli autori russi dell’800 alle pièce moderne), era un’attività sperimentale, un gioco se vogliamo, ma stimolante».

Sogni di lavorare con qualche regista in particolare? Ci sono generi o ruoli specifici cui vorresti dedicarti?

«Per quanto riguarda i registi Salvatores, sicuramente. In camera ho tre poster: Goodfellas (dunque se vogliamo sognare in grande, un bel gangster movie con Al Pacino), L’odio e, di nuovo, Salvatores con Mediterraneo. Scherzi a parte, sono esempi di generi con cui sarebbe bello confrontarsi, inoltre mi piacerebbe interpretare un road movie».



Vuoi parlarci del tuo primo film?

«E buonanotte è la storia del mio personaggio Luca, un 20enne che ha perso la mamma da piccolo, una perdita che gli ha causato una grande mancanza; lui la associa e traduce in una cronica mancanza di tempo, sostiene di non averne mai abbastanza, di non poter fare nulla, e sogna di eliminare il sonno per non sprecarlo… E ci riesce, arriva addirittura a non essere mai stanco, nonostante tutto continua però a fare esattamente le stesse cose di prima (uscire, giocare alla PlayStation…), finché l’incontro con una ragazza lo porterà a usare il tempo in modo diverso, a donarlo agli altri; vivrà quindi una trasformazione che mi è piaciuto molto rendere, anche in termini di abiti, modo di parlare e via dicendo».



Come valuti il binomio costume e personaggio? Che rapporto hai personalmente con la moda?
«Credo sia fondamentale il rapporto tra abito e personaggio, l’ho capito al Centro quando ho recitato testi di autori ottocenteschi ed erano diversi i capi come il modo di portarli; lo stesso vale per i progetti ambientati negli anni ‘60, vestendo una giacca di quel periodo ho sentito una pesantezza inedita, e questo cambiava anche il modo di camminare, di relazionarsi all’abito. Io poi cerco sempre di assumere la condizione fisica del personaggio, per riuscirci devo passare da ciò che indossa e perciò provo a sperimentare, a confrontarmi in merito con truccatori e costumisti. Sul set di E buonanotte, ad esempio, neppure provavo senza determinati accessori che mi facessero calare nel ruolo (orologio, scarpe bianche ecc). In sostanza, quando studio e poi divento un personaggio mi ci dedico a 360 gradi, abiti compresi.

Il mio stile personale è a metà tra casual e streetwear, di solito indosso jeans skinny e d’estate oso capi più particolari, camicie di lino con collo alla coreana oppure blazer leggeri. Mi piace inoltre scovare delle chicche nei negozi vintage, senza badare troppo al marchio».



Progetti e desideri per il futuro?

«Spero innanzitutto che esca quanto prima E buonanotte, in autunno invece sarò su Rai1 con il serial Blanca. Tra qualche settimana, poi, arriverà su Canale 5 Buongiorno, mamma! in cui interpreto Piggi, personaggio della linea comica; il regista è Giulio Manfredonia, è stato davvero interessante lavorare a un ruolo comico con lui che ha vinto il David con la commedia Si può fare. Per il futuro, spero di continuare così».

Dalla carriera da Atleta agli impatti Sociali: Federico Lazzerini, ecco il nuovo libro per Mondadori.

Mister “Forbes” è un imprenditore che si è fatto da solo. Estroverso, espansivo ma anche un po’ egocentrico: un solista. Quattro sono i pilastri della sua vita: il lavoro, la famiglia, il mondo del calcio e soprattutto il sociale. Tutto è iniziato poco più di 10 anni fa, adesso Federico Lazzerini controlla svariati brand che impattano con milioni di utenti e ha appena scritto un libro per Mondadori. 



Pietrasanta è uno dei tanti piccoli comuni della Versilia. Qui hanno vissuto e lavorato Moore e Mirò, Pomodoro e Folon, Mitoraj, Michele Cascella, Botero e Giosuè Carducci. Negli ultimi anni però Pietrasanta è diventata nota per un altro motivo. Qui da una famiglia di artigiani è nato nel 1991 Federico Lazzerini. Ovvero l’esperto di Marketing, inserito nella celebre classifica di Forbes, tra i 30 under 30 che cambieranno l’economia. Federico è un imprenditore anomalo, difficile da catalogare. Nasce come CMO (Chief Marketing Officer), ma nel corso degli anni ha alternato il ruolo da consulente per brand e aziende digitali, a quello da Startupper. Tutto è iniziato poco più di 10 anni fa. Tra il 2008 e il 2009, quando Lazzerini era un campione di Atletica Leggera e per attrarre nuovi sponsor testava strategie di Personal Branding e Marketing, “fai da te”. Adesso Lazzerini controlla una fortuna che vale 5 continenti, ed è Colors For Peace, oltre alle sue aziende Vatican Media, l’agenzia di Marketing digitale. Per questo Forbes, il celebre colosso americano di economia, l’ha inserito nel 2020 nella classifica dei giovani che cambieranno l’economia. 

Federico Lazzerini è papà di una bambina di 4 anni e mezzo, nata nel 2017. Una delle sue grandi passioni sono i tattoo e il senso estetico. Sul polso sinistro ha la scritta “Yolo” significa «tu vivi solo una volta», slogan che racchiude la sua visione della vita professionale che gli ha permesso di sfatare preconcetti, infrangere tabù e creare un personaggio che va in controtendenza rispetto agli Under 30 Italiani, mammoni e con il sogno del posto fisso. 



Disruption Marketing, edito da Mondadori uscirà Martedì 27 Aprile

Come ripensare il concetto di brand e farlo evolvere fino alla costruzione di un’identità personale? Come creare contenuti da urlo per la comunicazione sulle principali piattaforme, guardando al proprio prodotto con le lenti del marketing digitale? Come scrivere un copy perfetto, e come convertire le strategie di posizionamento e branding in vere e proprie vendite? 

Dove investire per ottenere i risultati migliori? Lazzerini include queste e tante altre domande nel libro, sottolineando gli errori da non commettere e i principi cardine per costruire una cultura di business vincente. Le aziende del futuro non sono quelle che adottano la migliore tecnologia, ma quelle che si pongono le domande più innovative. 



Disruption Marketing è un manuale con un modello operativo chiaro e alcuni dei suoi case-history, che incoraggiano chiunque abbia un’idea di business in mente a trovare la sua strada e anche chi può aiutarlo, con una chiave colloquiale pratica e pragmatica, proprio com’è l’autore Toscano. 

“Le occasioni sono per chi non ha paura di cambiare e pensare in grande, perché se hai un’idea, un progetto, un sogno, ma poi non si è abbastanza determinati da seguirli, non serve a nulla averli”.



Addio Alber Elbaz, lo stilista che aveva capito le donne

Amato da tutto il mondo della moda, Alber Elbaz ci ha sorpreso ancora un’ultima volta, lasciando la sua ultima creatura AZ Factory (gruppo Richemont) in corso d’opera, un progetto nato per andare incontro alle esigenze delle donne, facendole sentire uniche e speciali, indipendentemente dalla loro taglia o età.
Il presidente di Richemont, Johann Rupert ha dichiarato: «È stato con shock ed enorme tristezza che ho appreso dell’improvvisa scomparsa di Alber. Aveva una reputazione ampiamente meritata come una delle figure più brillanti e amate del settore. Mi ha sempre colpito per la sua intelligenza, sensibilità, generosità e creatività sfrenata. Il suo senso della bellezza e l’empatia hanno lasciato un’impronta indelebile».

Lo stilista israeliano è venuto a mancare, a soli 59 anni, nella sua amata Parigi, per le conseguenze del covid19.
Gli inizi in Guy Laroche, la nomina di direttore creativo in Yves Saint Laurent è il sogno che si avvera, fino all’approdo in Gucci, dove presto viene sostituito da Tom Ford. Una breve collaborazione con la Signora Mandelli che gli apre le porte della sua casa di moda e l’impresa per cui è ricordato dai più: aver riacceso i riflettori della maison Lanvin in un’ottica fresca e rinnovata. Quel periodo della sua direzione creativa che va dal 2001 al 2005, viene ricordato da chi ha lavorato con lui, come un’esperienza fuori dal comune, in cui Elbaz riporta tutto su una dimensione basata sul valore umano, con un’altissima considerazione di ogni individuo, qualsiasi fosse il suo ruolo all’interno dell’azienda.
Con occhiali spessi e vistosi ruban in seta, si presentava al pubblico per dichiarare una visione fatta di volumi e ruches strutturate, vita sempre in evidenza, in un vero atto di esaltazione femminile ben riuscita.

Yves Saint Laurent e Alber Elbaz

Da sempre contraddistinto da una profondità d’animo e una visione autentica della bellezza, che trovano adito nel suo costante lavoro sulla consapevolezza del corpo. “Everyone wants to be young and skinny. This is awful. Curves are marvelous. Wrinkles are hypnotizing. Why not just be happy with who you are?
Non a caso fu molto amato dalle donne più ricercate di Hollywood, che hanno scelto i suoi abiti per varcare il red carpet, come l’indimenticabile Meryl Streep che con un suo Lanvin ritirò l’Oscar per la sua interpretazione in The Iron Lady.
Dopo la chiusura con Lanvin, lasciata per incomprensioni con l’azienda, fu Tod’s a chiamarlo per firmare una capsule dal nome “Happy Moments by Alber Elbaz”.

Meryl Streep alla cerimonia degli Oscar in Lanvin


Freddy Carter – il misterioso Kaz Brekker di Shadow and Bone

Photographer: Joseph Sinclair
Stylist: Ella Gaskell
Groomer: Nadia Altinbas

Se vi siete lasciati conquistare da quel filone di fantasy caro anche agli adulti, in cui una serie articolata di eventi s’intreccia con le avventure di protagonisti dalla personalità complessa, in luoghi mai esistiti, ma rappresentati con il culto meticoloso di un mondo reale, non vorrete perdervi Tenebre e Ossa, tratto dal primo romanzo della dilogia fantasy (Six of Crows) ambientata nel mondo dei Grisha, scritta dall’autrice americana Leigh Bardugo.
Il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista, Alina Starkov, un’orfana adolescente che cresce a Ravka, un mondo fantastico ispirato alla Russia degli zar dell’800, con costumi ed effetti speciali da togliere il fiato.

In vista dell’uscita su Netflix, la Mondadori ha ripubblicato il romanzo con una nuova grafica e con il titolo “Tenebre e Ossa” il 3 novembre 2020.
Freddy Carter, regista in piena fase creativa, a dispetto del momento pandemico, è anche un attore straordinario che in Shadow and Bone interpreta i panni di Kaz Brekker, un uomo d’affari, di quelli che non faresti proprio alla luce del sole però.
Come si riesce a percepire dalla sua attività di regista, col suo “N.89”, anche il Freddy Carter attore riesce a mixare una sottile e tagliente ironia, a situazioni tragiche o d’emergenza, con un ritmo inaspettato, da lasciarti quasi stordito. Mettendo in scena vicende e rapporti tra i personaggi nella maniera più originale possibile.

Mr Brekker è un individuo dal pensiero freddo e distaccato, che nasconde un passato che si rivelerà sicuramente illuminante sul suo temperamento, responsabile anche del suo fascino misterioso. I suoi occhi tradiscono un dolore irrisolto, misto a sete di vendetta, di cui ancora non si conoscono i dettagli. Solo un furbo uomo d’affari poco avvezzo a fidarsi perfino dei suoi amici più cari, anche se le 8 puntate della serie ci riservano molte sorprese sui personaggi e la loro evoluzione.

Classe 1993, ha passato gli anni della sua formazione alla Oxford School of Drama. Alle prime esperienze teatrali sono seguite le prime performance sul grande schermo nel film Wonder Woman in cui interpreta un soldato, ma è il ruolo di Peter, detto Pin, in Free Rein a rendergli la notorietà che merita.

Sappiamo che hai scritto e prodotto anche un cortometraggio “No. 89” con Caroline Ford e tuo fratello Tom Austen. Ce ne vuoi parlare?

Penso che “No 89” sia uno dei miei risultati di cui vado più orgoglioso. Vedere crescere un progetto, dall’idea iniziale, attraverso la produzione, fino al suo completamento è stato davvero appagante e interessante. È stato un piacere lavorare con Caroline e Tom, sono entrambi attori così talentuosi che ha reso il mio lavoro molto facile. Sono stato colpito sicuramente dal virus della regia poiché attualmente sto lavorando al mio secondo cortometraggio “Broken Gargoyles”, che dovrebbe essere girato nelle prossime settimane.

In quale serie ti sei trovato più a tuo agio? Oltre all’apparentemente freddo Mr Brekker, ti abbiamo visto interpretare anche i panni di Pin Hawthorne in Free Rein.

Sono stato molto fortunato a lavorare su un’ampia varietà di programmi TV con toni, temi e destinatari davvero diversi. Mi è piaciuto molto lavorare su Free Rein, è abbastanza raro interpretare lo stesso personaggio per tre anni – mi sentivo come se sapessi davvero chi fosse Pin alla fine.
Ammetto però che Kaz Brekker è stato sicuramente il mio ruolo preferito fino ad oggi, è così complesso e c’è sempre di più sotto la superficie che è una grande sfida come attore.

A proposito, ti piace andare a cavallo? Quali altri hobby ha Freddy Carter fuori dal set?

Adoro andare a cavallo, mi manca davvero e spero di poter tornare a farlo presto. La mia passione principale al di fuori della recitazione è la fotografia, ho iniziato a scattare foto dei miei compagni di cast sul set durante Free Rein, è nato come diversivo per passare il tempo e me ne sono subito innamorato, è un modo per ricordare tutte queste emozionanti avventure che ho la fortuna di vivere.

Shadow and Bone è un inno all’amicizia, al nessuno si salva da solo, all’importanza di un’alleanza per raggiungere i propri obiettivi. Che ruolo ha giocato, nella tua esperienza di vita, la presenza di un complice? Vuoi raccontarci un’esperienza in particolare?

Questo è verissimo, il tema di una “famiglia trovata” o di una “famiglia prescelta” era così importante nei libri e penso che sia altrettanto evidente nello show televisivo.
Penso di aver avuto un’esperienza simile con il cast di “Shadow and Bone” a Budapest. Siamo arrivati ​​tutti da soli in questa nuova città, nessuno di noi si conosceva prima, ma siamo diventati molto vicini e abbiamo formato una piccola famiglia.

Che progetti hai in cantiere? Sia come regista che come attore?

Sono molto entusiasta di iniziare a girare molto presto una nuova miniserie TV chiamata “Masters of the Air” per AppleTV. Lavorerò con lo stesso team di “Band of Brothers” e The Pacific “, il che è un po’ un sogno che si avvera per me perché ho amato quelle serie nei miei anni di crescita.
Come regista, ci stiamo preparando a girare “Broken Gargoyles” a Londra tra poche settimane!

Cosa significa oggi essere un regista? Ha una responsabilità nella scelta dei temi da raccontare?

Penso che sia davvero importante che ci sia qualche elemento di speranza nelle storie che raccontiamo e nelle storie che consumiamo. La pandemia e i vari blocchi hanno dimostrato quanto siano importanti l’intrattenimento e le arti per il benessere delle persone, quindi finché gli artisti del mondo non perdono la speranza, andrà tutto bene.


Quali sono le figure più richieste nel mondo del lavoro nell’ultimo anno?

Il mercato del lavoro è in costante fluttuazione e i posti più richiesti cambiano nel tempo anche in funzione del contesto e delle evoluzioni in corso.

In un anno come il 2020 dove il digitale ha polarizzato la scena commerciale risultando la panacea del periodo storico, non stupisce che molte delle professioni dei lavori più ricercati appartengano al mondo IT e tecnologico.

Ma veniamo al dunque, quali sono le professioni più richieste dell’ultimo anno? Diversi studi hanno rivelato le occupazioni più ricercate al momento, vediamole insieme.

Il settore dei servizi alla persona in primo piano

Primo risultato dello studio: i professionisti dei servizi alla persona sono i più ricercati dai datori di lavoro.

Tra queste professioni spiccano diverse categorie specifiche:

  • Babysitter;
  • Collaboratori domestici e addetti alle pulizie;
  • Personale infermieristico e ospedaliero come inservienti e OSS.

I progetti di reclutamento relativi a queste professioni sono aumentati notevolmente dal 2018.

Settore della ristorazione: aiuto cuoco e food delivery

Sempre molto richiesta è la figura dell’aiuto cuoco, primo passo per compiere la propria carriera nei mestieri di cucina e ristorazione, l’assistente cuoco deve essere molto versatile. Svolge infatti un’ampia varietà di compiti, che vanno dalla preparazione degli ingredienti al condimento dei piatti, passando per la conservazione dei prodotti in riserva e in cella frigorifera, oltre alla pulizia e all’immersione.

Per diventare assistente di un cuoco ti servirà un diploma di maturità nel settore alberghiero o corsi appositi di cucina, in tutti casi è necessario un attestato di formazione HACCP.

Responsabile del servizio di prevenzione e protezione esterno

Il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione esterno (RSPP) è una figura necessaria per legge che deve essere presente in ogni realtà lavorativa. La sua funzione è quella di garante della prevenzione del rischio e di salvaguardia della salute dei dipendenti e degli ospiti dell’azienda. Fattivamente egli si occupa di valutare attentamente le condizioni ambientali e redige un piano per apportare tutti i miglioramenti funzionali alla sicurezza, in triangolazione con altre due figure: il medico competente e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, da sottoporre e far validare al datore di lavoro. È anche il responsabile della realizzazione del Documenti di valutazione dei rischi.

Sono disponibili dei corsi di formazione apposita per la professione di RsPP Datore di Lavoro.

Tecnico IT e settore delle nuove tecnologie

Sebbene il settore delle nuove tecnologie non sia tra quelli che reclutano di più, è quello che continua a crescere anno dopo anno in maniera più cospicua. Senza troppe sorprese, troviamo la professione di tecnico informatico in cima alla classifica.

In azienda o come consulente, la missione di questo esperto IT è installare un parco informatico, ma anche gestirne il follow-up e intervenire in caso di guasto. Utile in qualsiasi settore, è un ingranaggio essenziale per far funzionare l’azienda.

Consulente Commerciale

Mentre le vendite sono ai vertici dei settori professionali per il 2020, troviamo, senza troppe sorprese, il mestiere di venditore nelle classifiche dei lavori che reclutano. Incaricato di aumentare il fatturato di un’azienda sviluppandone l’attività e facendosi conoscere ai clienti, il venditore è una professione intramontabile.

C’è una gamma molto ampia di formazione disponibile per lavorare come venditore. Tuttavia, la maggior parte dei giovani che scelgono questa professione si rivolge alle principali facoltà economiche prima di procedere con una settorialità più definita.

Animatore socio-culturale

Lavorando in un’ampia varietà di strutture come centri ricreativi, biblioteche multimediali, abitazione di persone lavoratrici, centri di quartiere o persino oratori, la missione dell’animatore socio-culturale è promuovere gli scambi e facilitare l’espressione e la socializzazione degli individui.

Il suo target principale: bambini, adolescenti, lavoratori, ma anche anziani e disabili.

Per scoprire tutte le offerte di lavoro più recenti consulta Jooble, portale che rientra nella TOP5 italiana dei siti occupazionali.

Il talento di Giuseppe Giofrè, dall’Italia a Los Angeles

Straordinario è il sogno che ha vissuto Giuseppe Giofrè, giovane ballerino calabrese famoso ormai in tutto il mondo dopo essersi esibito al fianco di Taylor Swift, Jennifer Lopez e di altre popstar come Ariana Grande e Camila Cabello. Il suo desiderio è diventato realtà: dopo aver vinto la categoria Ballo di «Amici» nel 2012, il talent  vola in America e la sua carriera prende letteralmente il volo. Tantissimi sono oggi i ragazzi che rincorrono una favola come la sua e che cercano di ritagliarsi uno spazio sul palco: abbiamo incontrato il ballerino che ci racconta la sua storia.

Come è nata la tua professione?

I genitori scoprono il talento dei loro figli: ballo da quando sono piccolo. Ricordo che a sette anni mia mamma mi vedeva saltare ovunque, non stavo mai fermo, fu proprio lei a motivarmi ad iniziare questo percorso. Presto presi lezioni amatoriali nel mio paese per poi a 17 anni seguire dei corsi più professionali. Cominciai a viaggiare, migliorai nella tecnica, e sbarcai a Los Angeles.


 Credits: @pawelherman

Chi è stato il tuo maestro più importante?

A 17 anni una mia amica, Noemi Verduci, mi invitò a fare lezione da lei, perché riconosceva in me un particolare talento: mi ha fatto aprire gli occhi su molteplici aspetti ed ha contribuito decisamente alla mia crescita, sia personale che professionale. 

Cosa consigli a chi ti chiede “come faccio oggi a diventare un ballerino di successo”?

Rispondo sempre che non è impossibile. Io sono un ragazzo umile, nato e cresciuto in una famiglia di un piccolo paese della calabria. Sicuramente devo  ringraziare la vittoria ad “Amici”, che mi ha permesso di pagare un sacco di cose, come agenzie, avvocati, manager, etc… Ma mi sono sempre dato da fare: con tanto impegno e testa sulle spalle, tutti i sogni si possono aggiungere. 



Rispetto al passato, credi sia più semplice oggi riuscire a ritagliarsi uno spazio in questo settore? I social media possono aiutare a trovare il  successo?

Sicuramente più andiamo avanti più è facile, con i social abbiamo una vetrina in più che ci permette di farci notare. Lo stesso discorso vale anche nel panorama musicale: hai diverse possibilità di essere contattato. Prima non c’era tutto questo. Quando la mia carriera cominciò, 10 anni fa, i social ancora non esistevano, o meglio, non avevo neanche Instagram a quei tempi… Oggi sicuramente c’è un il grande vantaggio di creare tutto  in maniera amatoriale e andare online come e quando vuoi: siamo soggetti ad un’esposizione maggiore. Le opportunità sono dietro l’angolo, bisogna saperle sfruttare ed essere sempre sé stessi: io sono rimasto con i piedi per terra, un ballerino onesto e simpatico.


Credits: :@smiggi

Tra qualche anno ti vedi in Italia o all’estero? Progetti per il futuro?

Assolutamente all’estero: sono ancora giovane, non mi piace stare comodo. Nella vita ho sempre sfruttato il tempo al massimo: non riesco a mettermi tranquillo e agiato; questi sono gli anni migliori, dobbiamo fare sempre di più, scoprire cose nuove e darci da fare. In Italia tornerò, un giorno, quando avrò completato il mio bagaglio. Riguardo al futuro, per ora l’unica certezza è a luglio: sta per uscire un film del quale sono molto orgoglioso di farne parte: il nuovo cenerentola in versione musical, una cenerentola inedita, che vedrà la partecipazione anche di Camila Cabello.

“La strada verso casa” di Antonio Di Guida

Partire per viaggiare o partire per ritrovarsi? Nella ricerca del sé, la strada diventa metafora del grembo identitario che accompagna verso la ri-nascita e, insieme, distacco da quelle radici costruite su luoghi e legami. La figura dell’errante in cerca di risposte ricorda, per associazione allegorica, l’immagine del neonato al quale reciso il cordone al momento del ‘parto’ spezza la simbiosi materna per donarsi al mondo e nutrirsi da esso, proprio come fa il viaggiatore che si apre al nuovo lontano dal suo porto sicuro. La presa di coscienza della necessità di un nomadismo, introspettivo e formativo, diventa lo spirito-guida portante della scrittura e del percorso di vita abbracciato dal trentenne toscano Antonio Di Guida, l’italian backpacker che nel 2013, zaino in spalla, lascia la sua terra di origine alla volta del mondo, e dell’ignoto, alla ricerca della sua libertà e della pace della sua anima.

Già autore di altri libri “Africa: viaggio di un muzungu nella savana”, “Australia: Dove i sogni prendono vita”, “L’Iran in bicicletta 1700 km da Bandar Abbas a Teheran”, il 16 dicembre 2020 autopubblica “La strada verso casa”, un libro che attraversa gli angoli più nudi e crudi delle miserie e delle ricchezze dell’Asia dedicato a tutti i viaggiatori che hanno perso la loro vita in viaggio e a chi si è perso e non riesce a trovare la sua strada di ritorno.


“Fin da piccolo sognavo di conoscere l’Asia e compiere un viaggio alla ricerca di me stesso. Sognavo di esplorare nuovi sapori seduto sul ciglio di strade piene di vita, di decidere all’ultimo secondo dove andare, di incontrare viaggiatori con cui condividere la mia esperienza. Sognavo di stravolgere la mia vita. Volevo godermi il mio tempo senza pensare di essere in ritardo…Ho sempre desiderato perdermi per poi ritrovarmi, girare il mondo senza il peso della mia identità. Lo spirito del viaggio conosce la strada che ognuno di noi deve percorrere”. Queste parole rappresentano la calce e il cemento che legano il suo mondo interiore alla vivacità dei paesi e delle culture che ci concede in prestito. L’Indonesia, la Malesia, la Thailandia, la Cambogia, il Vietnam, il Laos, il Myanmar, l’India, il Nepal e l’Iran si tingono così del colore dell’anima che Antonio ha scelto per loro, perché si sa ogni visitatore ha i suoi occhi per guardare il mondo.



“La strada verso casa” è la fotografia di un viaggio in solitaria scandito dalla casualità degli incontri, dall’imprevedibilità degli eventi e dall’autogestione del tempo, a volte volutamente lento per fissare gli attimi di quelle umanità di passaggio vissute alla pari. È un attraversare luoghi nei quali “reicarnarsi” di volta in volta, come un disegno spirituale di tante vite figlie di una sola, per poi lasciarsi dentro moschee, templi e pagode, le distese di risaie e le case in bambù con tegole in amianto, i vulcani e le isole, il cielo rosso fuoco di Siem Reap, i grattacieli di Kuala Lumpur, l’atmosfera anni 50 di Yangoh e l’odore di resina dei pini secolari di Sapa, il Ramadan e il Vipassana, i riti e i rituali, le scatole arrugginite dei treni indiani. Per conservare come madeleine proustiane il sapore dei cibi: il riso fritto del nasi goreng, le verdure con salsa di arachidi del gado, il salak “il frutto del serpente”, la zuppa di noodle piccanti del curry laksa, il pane indiano roti canai, il budino malesiano di sago melaka, i mie goreng gli spagetti fritti indonesiani.



Per fare delle storie incrociate lungo il cammino lezioni di vita: il minatore che per procurarsi il pane estrae zolfo dal vulcano Kawah Ljen; il guardiano dell’isola scappato dalla città dopo aver perso moglie e figlia in un incidente; i bambini speranzosi della scuola di lingue inglese in Cambogia; il nonno di Lin sopravvissuto al genocidio del 1975 e per anni costretto a lavorare in cambio della vita; l’anziana signora di etnia Dao; i malati terminali del Thabarwa Centre in Myanmar; i ragazzini rasati in kesa rossi e arancioni che giocano a calcio in un campo improvvisato; il giovane disabile del mercato di Bagan che dipinge per sfamare la famiglia nonostante le sue sole due dita; la signora londinese malata di cancro che vive ai piedi della montagna Tiruvannamalai con la speranza che qualche guru o santone possa curarla.



Alla fine del viaggio scopriamo che “casa” non è né un luogo né una meta, ma sta nell’arte paziente di coltivare quell’intima e preziosa sensazione di pace che connette l’anima al corpo, quello star bene in qualsiasi luogo ci troviamo. Raggiungere l’armonia dentro di noi, a volte, è una strada lunga da percorrere. “Si smette di imparare solo quando ci si chiude in se stessi e io, in questo momento, non ho voglia di invecchiare nei soliti pensieri. Voglio evolvere stando a contatto con altre culture per conoscere sempre più a fondo l’unica vera religione che vive dentro di me; che non ha un nome o un simbolo, ma solo il compito di farmi sentire vivo qui e ora, amando e rispettando sempre il prossimo”. 

Omogeneizzato, il nuovo progetto musicale del cantautore attore e doppiatore Gabriele Lopez

CREDITS:

Autori, CO: Gabriele Lopez (Acquari)

Produzione artistica: Francesco Arpino

SOCIAL:

IG: @acquari_insta

SPOTIFY: @Acquari

“Fresco e orecchiabile” l’ha definito Gabriele Lopez , cantautore del singolo “Omogeneizzato” in uscita il 23 aprile su tutte le principali piattaforme digitali . Gabriele Lopez, talentuoso cantautore nonché attore e una delle voci più celebri e rappresentative del doppiaggio italiano. Il brano in uscita per Maionese Project by Matilde Dischi su distribuzione Artist First segue alla pubblicazione dei precedenti brani Plastica, Tu non ci sei, Song 1 e 4.00 di Mattina.

Nato dall’unione artistica di Gabriele Lopez e del produttore Francesco Arpino, entrambi nati sotto il segno dell’ acquario , il progetto vuole dare alla musica un linguaggio comprensibile per tutti con un messaggio sociale di fondo. 



Il mondo si sta sgretolando rapidamente sotto i nostri occhi – dice Gabriele Lopez – , l’unica soluzione sembrerebbe quella di scappare via il più velocemente possibile, ma dobbiamo invece cercare una rinascita esclusivamente dentro di noi ed è necessario farlo subito, per salvarci e per salvaguardare il pianeta in cui viviamo. Sarà sempre più indispensabile rendersi parte di una collettività nel senso più ampio del termine, continuare ad agire e pensare ognuno per sè stesso non ci aiuterà” . 



Omogeneizzato rappresenta fedelmente la realtà attuale che con se, a volte , ci porta un senso d’angoscia che viene riprodotto attraverso un personaggio in fuga da un mondo distopico all’interno di un videogioco. Una corsa contro il tempo che ha ispirato anche il videoclip ufficiale del brano, una specialissima clip d’animazione realizzata appositamente da Anonimadisegni che prosegue il trend lanciato dai precedenti brani del progetto. Il brano dal sapore indie- pop ma che presenta dei forti richiami alla musica rock degli anni ‘90. Correte ad ascoltarlo!

Milano Design City: Spinzi

Anche quest’anno, in occasione della Milano Design City (12 – 23 aprile) l’atelier creativo Spinzi (@_spinzi_) con base a Milano ci presenta le sue novità presso lo spazio di via Regaldi 6 a Milano. Traendo ispirazione dalla ricca eredità culturale ed industriale della città, lo studio crea collezioni di arredo e interni progettati ad hoc con uno stile industriale fortemente riconoscibile, caratterizzato dal “foro”, cifra stilistica di spinzi, e dalle finiture estremamente materiche. Ogni progetto è unico e concepito su misura per il cliente, che ci impegniamo a rappresentare in ogni dettaglio, nell’obiettivo di ricrearne il lifestyle attraverso un design di qualità. Questo processo include arte, stile, arredamento, styling, abbinamento dei colori e design a 360°. Il fondatore dello studio, Tommaso Spinzi, è un designer creativo e consulente specializzato nella decorazione di interni e nella progettazione di arredo.


Anime Mirror

In Anime ci si riflette e si riflette su una superficie che è profondità. I toni caldi, avvolgenti consolano dalla sensazione di perdersi in un infinito indefinito creato da cerchi concentrici di luce. Ci si cerca e ci si trova in un gioco di luminosità che trasforma le grandezze fisiche in metafore esistenziali. Uno specchio che restituisce spaccati di quotidianità senza cadere nell’ovvio.

Credits: Pietra Studio

Fóra

Il designer italiano Tommaso Spinzi e il marchio illuminotecnico tedesco Vanory hanno unito le loro forze per creare una collezione di lampade interattive e sorprendenti che cambiano la percezione dell’illuminazione: Fóra. La collaborazione esplora il futuro dell’artigianalità e dimostra come sia possibile reimmaginare il design dell’illuminazione con pezzi sensuali per un ambiente rilassato.
Ispirate dalle forme morbide del periodo space-age, ma anche dall’aspetto grezzo e materico dei macchinari meccanici, le luci combinano la sensualità degli anni ’70 con un carattere quasi industriale, omaggio alla città di Milano.

Credits: Pietra Studio

M.E.C. Bookboard

il M.E.C. Bookboard è un piccolo ma fondamentale compagno, caratterizzato dai fori, cifra stilistica di Spinzi. Grazie alle sue ruote nascoste permette di spostare pile di libri da una parte all’altra della casa senza alcuna fatica, mentre aggiunge un tocco giocoso e maschile allo spazio.

Credits: Pietra Studio

M.E.C. Mirror

Perdersi in galassie lontane potrebbe essere più semplice di quanto si pensa, grazie all’ipnotico M.E.C. Mirror. Le sue forme geometriche sono l’esito di numerose suggestioni che arrivano dal mondo dell’auto, la fonte d’ispirazione preferita di Spinzi. Persino le macchie sul vetro dorato imitano le macchie di grasso che trasformano i vecchi motori in pezzi d’arte unici.

Credits: Pietra Studio

Chi è Teddy Santis, il nuovo direttore creativo di New Balance che vuole cambiare lo streetwear

Lo scorso 5 aprile New Balance ha annunciato la nomina di Teddy Santis al timone creativo della linea Made in USA.La notizia equivale a un sigillo sull’annata 2020, rivelatasi eccezionalmente positiva per la società che si è piazzata quarta nell’annuale Current Culture Index di StockX, report che fotografa al meglio lo stato dell’arte del mondo street. Il merito di questo exploit è da ascrivere anche al neodirettore artistico, che ha collaborato varie volte con NB, infondendo un appeal per certi versi scanzonato, ma convincente, nelle calzature più emblematiche della label.



Santis non è certo un neofita del fashion system, in cui è entrato ufficialmente nel 2014 con il brand Aimé Leon Dore e da allora, pur mantenendo l’alone di outsider allergico al presenzialismo e alquanto complicato da inquadrare nelle categorie abituali (streetwear, lusso, high-end et similia), continua a mietere consensi di critica e (soprattutto) commerciali.

Newyorchese doc, nato e cresciuto nel Queens, è in effetti un designer atipico, dal curriculum privo della consueta trafila di fashion school e griffe blasonate, e si avvicina quasi casualmente alla moda, attratto dalla prospettiva di farne il connettore delle sue tante passioni ed esperienze, dai brani rap e hip hop che hanno cadenzato gli anni ‘90 (Tupac, Nas, Moob Deep ecc.) ai campetti da basket del borough, dall’eleganza old school della buona borghesia cittadina, codificata nelle collezioni di marchi come Ralph Lauren, Brooks Brothers e Gant, al culto per lo sportswear coevo e relative icone, Michael Jordan über alles.

Alla fine dei Duemila, Santis lavora nella tavola calda dei genitori nell’Upper East Side, a rischio chiusura per la costruzione di una linea metro; valuta quindi il proverbiale piano B, concretizzandolo nell’impiego in un negozio di occhiali dove gestisce la parte marketing, e alcuni clienti, apprezzandone le doti creative, lo incoraggiano a provare con l’abbigliamento. Nel 2010 comincia così a familiarizzare con l’idea di un suo brand, in cui trasferire i suddetti interessi e declinarli in capi dalle vibe metropolitane, che puntino sulla pulizia di linee e volumi, una sorta di casualwear racé. Procede per tentativi ed aggiustamenti graduali, evitando da subito la tentazione (comune alla quasi totalità delle etichette street che, contemporaneamente, assurgono alla notorietà globale) di sfornare ad libitum magliette, hoodie, tute & co, concentrandosi piuttosto sulla definizione di un’estetica riconoscibile, precisa nella costruzione eppure variegata come la città da cui trae linfa vitale, New York.



Quattro anni dopo il marchio viene registrato come Aimé Leon Dore, unendo l’equivalente francese di “amato”, il soprannome del padre di Santis e le quattro lettere finali del suo nome di battesimo, Theodore. Viene aperto anche un pop-up a NoLiTa, vivace quartiere incastonato tra East e West Village, che finisce con l’essere uno store a tutti gli effetti.

ALD – come viene generalmente indicato – inizia a farsi la reputazione di risposta newyorchese ad A.P.C. (label che dimostra come, nella moda, si possa rimanere rilevanti pur rifuggendone i ritmi forsennati e la ricerca esasperata della novità): il suo è uno streetwear in salsa preppy (o viceversa), che tiene insieme i key pieces dello stile college (camicie Oxford, chinos, polo a righe, cardigan e compagnia bella) e quei capi sportivi – dalla felpa alla tracksuit, dallo smanicato al bomber – ormai dogmatici nel menswear.
Santis mette infatti sullo stesso piano realtà (all’apparenza) antitetiche, citando Ralph Lauren come Nom de Guerre, un collettivo che i bene informati sostengono abbia, di fatto, inventato lo streetwear.



Le collezioni dei primi due anni puntellano quella crasi tra athleisure e tailoring che diventerà la specificità della griffe, tra overcoat piazzati sui pantaloni in felpa e fleece jacket nobilitate dal cappotto spigato, intervallando il tutto con capsule in coppia con l’amico Ronnie Fieg di Kith (altro nome in rapidissima ascesa nell’industria fashion) e una prima co-lab di spessore nella S/S 2015 con Puma, in cui le sneakers States vengono aggiornate e colorante di nuance ricorrenti nella palette di ALD, ossia crema, ghiaccio e burgundy.

A partire dalla F/W 2016, alle proposte più sensibili a gusti e umori del pubblico viene affiancata la linea Uniform Program, che raccoglie evergreen quali t-shirt, maglie girocollo, jeans e sweatpants, tendenzialmente monocromatici e dalle tonalità sobrie (blu navy, verde militare, bianco ecc.).

Le collaborazioni, nell’ottica di ALD, non sono uno stratagemma per ottenere profitti e visibilità nel minor tempo possibile, bensì un’opportunità da perseguire solo nel caso in cui si intraveda un reale valore aggiunto. Sotto questo aspetto, con quelle del biennio 2017-18 si registra uno scarto nell’evoluzione stilistica del brand, che dapprima realizza modelli in lana e pelo di cammello degli inconfondibili cappellini New Era con le iniziali intrecciate dei New York Yankees, poi fa squadra con un’istituzione dell’outerwear come Woolrich (sbizzarrendosi con parka abbreviati a mo’ di blouson, gilet in pile zeppi di tasche e puffer jacket a maniche corte), quindi rilegge i classici boots Timberland, trasformandoli in scarponcini bicolor con punta squadrata, stringhe laterali e lacci che abbracciano il collo della scarpa.
A queste partnership verrà dato impulso con ulteriori edizioni limitate, tra boat shoes in pelle pregiata (nel caso di Timberland) e duvet in velluto millerighe, giubbotti dalle cromie sgargianti, camicie e pantaloni attraversati da trapuntature ondulate, piumini color block (in quello di Woolrich). In seguito verranno siglate nuove collaborazioni con Paraboot, Drake’s (una collezione che esalta il côté sartoriale del marchio) e Porsche, per cui Santis customizza la leggendaria coupé 911 Carrera 4, con annessa capsule di capi e accessori coordinati.



Nel 2019 ALD inaugura il nuovo flagship di Mulberry Street, tutto modanature, legno e parquet, ma soprattutto vengono presentate le runner New Balance 997, rinvigorite da sprazzi di colore pop, che danno il la al sodalizio creativo di cui sopra: l’azienda affida infatti al marchio l’upgrade di altre trainers d’archivio, dalle 990v2 e v5 (le dad shoes par excellence, qui giocate sulla giustapposizione di materiali e pannelli differenti) alle P550, sneakers dichiaratamente nostalgiche, che sembrano uscite da un match Nba degli eighties. Ogni uscita è accompagnata da campagne pubblicitarie d’antan, con fondale neutro e slogan sardonici, i cui protagonisti sono modelli “improvvisati” epperò cool: signori agée impeccabili nella tenuta d’ordinanza ALD, eccentrici locals, giocatori amatoriali di basket.

L’intesa tra la griffe e New Balance è in tutta evidenza proficua, e adesso viene coronata dalla direzione creativa dello stesso Santis; chissà che, anche grazie al nuovo incarico, il fondatore di Aimé Leon Dore non riesca a promuovere una diversa concezione dello streetwear, che anteponga la qualità alla quantità e si liberi dell’ossessione per l’hype. 

New faces: Giorgio Belli

Ph: Davide Musto

Styling: Rosamaria Coniglio

Ass. Ph: Emiliano Bossoletti

Location: Castello di Torre in Pietra, Roma

Location Manager: Luisa Berio


Giorgio Belli è solo agli inizi della sua carriera, ma grazie alla giovane età e al temperamento, riesce nel 2017 ad ottenere l’ammissione al Centro Nazionale di Cinematografia YD’Actors – Yvonne D’Abbraccio Studio che gli permette di accedere così al corso Accademico Triennale, superando una selezione serrata su scala nazionale. Forte di determinazione ed entusiasmo già dai suoi primi provini ottiene subito grandi consensi e approda nel 2019 alla piattaforma Netflix vincendo il ruolo di Pietro nella serie Luna Nera che segna il suo debutto come protagonista in 190 paesi. Avremo modo di rivederlo ancora in video o forse anche a teatro come lui stesso anticipa, ma intanto conosciamolo meglio nell’intervista…

Raccontaci il tuo percorso fino ad oggi…

Fin dagli ultimi anni del liceo non ero sicuro che quello che stessi vivendo fosse abbastanza, non amavo il fatto che il futuro che mi si prospettava davanti dovesse essere per forza vincolato ad una singola scelta che avrei dovuto portare avanti nel bene o nel male per tutta la vita. Poi andavo al cinema e tutte quelle storie così diverse e fantastiche mi travolgevano ogni volta a tal punto che uscendo dalla sala dicevo: ‘’Vorrei essere come loro’’. Così un giorno senza dire nulla ai miei feci, su suggerimento di un amico, il provino d’ingresso alla YD Actors – Yvonne D’Abbraccio Studio e dopo una lunga selezione mi ritrovai dentro quel mondo folle con tanta voglia di imparare e zero esperienza. Ho avuto la fortuna di incontrare una persona dedita e appassionata come Yvonne, sono cresciuto molto sotto la sua direzione, abbiamo passato insieme e con gli altri ragazzi giorni e notti intere a studiare in Accademia, senza mai fermarci, l’unico motore era la passione per quello che facevamo e questo mi ha sempre affascinato molto. Poi sono arrivati i primi provini e subito dopo le prime esperienze lavorative. Luna Nera è stato il mio esordio su un set, una prima esperienza sicuramente unica nel suo genere, bella ed impegnativa, devo ringraziare tutte le persone che l’hanno vissuta con me, specialmente la mia insegnante e coach per avermi costantemente affiancato durante questo viaggio incredibile. Adesso non so come continuerà la mia strada, ma guardando a qualche anno fa forse lanciarsi ad occhi chiusi dietro ad una passione non è stata poi un’idea così tanto folle.

Come gestisci il successo che ti ha portato Luna nera?

Per quanto mi riguarda ho sempre inteso il successo come una cosa soggettiva, per me significherebbe avere un giorno la possibilità di interpretare e dare vita ad un personaggio che rimanga nel tempo e nel cuore delle persone, che lasci qualcosa di importante agli spettatori una volta usciti dalla sala, così come è successo e succede tutt’ora a me quando vedo sullo schermo i grandi del mondo del cinema. Quindi in realtà rimango molto tranquillo e concentrato sulla mia crescita attoriale e personale, così da poter essere pronto il giorno in cui magari arriverà quest’occasione.

Con quali registi ti piacerebbe lavorare in futuro?

Ce ne sono diversi, amo il cinema italiano e penso che nel nostro paese ci siano registi di altissimo livello. A partire da Paolo Sorrentino per cui stravedo, mi piacerebbe poi molto lavorare con Matteo Rovere e i fratelli D’Innocenzo. In un’ottica un po’ più internazionale, ma sempre rimanendo in tema sarebbe un sogno prendere parte ad un progetto di Stefano Sollima.

Sempre parlando di serie invece, una che stai apprezzando?

Una serie che ho finito da poco, iniziata per curiosità, ma che mi ha conquistato subito dopo le prime puntate è ‘’Normal People’’ su Starz Play. Come dice il titolo è la storia di due ragazzi “normali” attraverso la loro vita insieme e separati, ma raccontata in una maniera così profonda e reale che ti porta a riconoscerti in quello che vivono i personaggi anche se forse non lo ammetteresti mai. I due personaggi principali sono interpretati da Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal, e a mio parere hanno fatto un lavoro straordinario.

I capi essenziali nel tuo armadio?

Dipende da come mi sento ogni giorno, il mio armadio straripa di capi i generi, passo dalla camicia al pantalone aderente e stivaletto al jeans strappato e felpone più cappello da pescatore con una facilità incredibile. Mi diverte vestirmi come se stessi interpretando un personaggio.

Un luogo che vorresti visitare?

Ho il sogno di girare l’Indonesia zaino in spalla, senza meta, unico punto di arrivo prefissato è Bali, vorrei fermarmi lì un po’ più tempo a vivere di surf e falò notturni. Appena sarà possibile voglio andare, è troppo tempo che lo pianifico, e non sono del tutto certo che tornerò.

Progetti imminenti?

Mi stavo dedicando ad un progetto a cui tenevo molto, ma purtroppo la pandemia l’ha bloccato sul nascere e non so se riusciremo a riprenderlo. Dopo l’esperienza delle serie tv avevo il sogno di confrontarmi con il teatro. Ho molto rispetto di ciò che il teatro incarna per la recitazione e non penso che si possa salire su un palco con tanta leggerezza, c’è bisogno di una grande preparazione sia singola che collettiva. Purtroppo questa situazione ha fatto saltare un po’ tutti i piani, ma spero comunque in futuro di riuscire a coronare anche questo sogno.

Earth Day 2021

La giornata mondiale della Terra, “Earth Day” è la più grande manifestazione ambientale si celebra il 22 aprile con l’obiettivo di proteggere e preservare il pianeta, sottolineando ogni anno diverse emergenze ecologiche. La celebrazione prende il via dopo il 1969, a seguito del disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oi al largo di Santa Barbara. Tra le problematiche del pianeta che vengono evidenziate in questa occasione troviamo l’inquinamento dell’aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili; focalizzandosi sulla ricerca  di soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo come il riciclo dei materiali e la conservazione delle risorse naturali.

Il tema di quest’anno è Restore our heart, ed è incentrato non solo sul bisogno di ridurre il nostro impatto ambientale, mentre ci riprendiamo in seguito agli effetti del Covid-19, ma anche su cosa possiamo fare per rimediare ai danni che abbiamo causato. 

Oggi, la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta sempre di più, coinvolgendo oltre il miliardo di persone in tutto il mondo: la “Green Generation” ha lo sguardo rivolto verso un futuro responsabile e sostenibile. Diversi sono i volti noti che hanno deciso di contribuire alla diffusione del messaggio insieme ovviamente alle aziende più note che dedicano progetti ed eventi speciali per celebrare e supportare questa ricorrenza. Eccone alcuni…


Salvatore Ferragamo

In occasione della Giornata della Terra 2021, declinando in chiave contemporanea i suoi valori originari e celebrando l’impegno per uno sviluppo sempre più sostenibile, Ferragamo presenta Earth Top Handle bag e l’orologio F-80 Skeleton Sustainable. Presentata in edizione limitata di 500 pezzi, la Earth Top Handle bag rende omaggio al tradizionale legame tra Salvatore Ferragamo e il Made in Italy, e all’impegno della Maison a utilizzare materiali a ridotto impatto ambientale. Realizzata in sughero, sfoggia un look e una texture eterei, in armonia con la natura. Il sughero certificato FSC è infatti un materiale naturale e rinnovabile la cui raccolta non danneggia l’albero. Inoltre, la fodera è in puro lino, un materiale naturale e biodegradabile, la fettuccia della cerniera e il filo sono 100% di poliestere riciclato e certificato, e la colorazione della borsa è rifinita a base acqua.



Napapijri

Fedele alla sua missione di diventare un key-player nel disegnare il futuro della moda circolare, e determinato a diffondere la propria filosofia Choose Future, Napapijri presenta Circular Series, linea di giacche riciclabili al 100%, ora certificata Cradle To Cradle Gold, lo standard più avanzato al mondo per materiali e prodotti sicuri, circolari e responsabili. Per ricevere la certificazione, i prodotti vengono infatti valutati per le prestazioni ambientali e sociali attraverso cinque categorie critiche di sostenibilità: salute dei materiali, riutilizzo dei materiali, energia rinnovabile e gestione del carbonio, gestione dell’acqua ed equità sociale.



Samsonite

La collezione Magnum Eco rappresenta un’importante svolta innovativa nel settore del travel e segna per Samsonite un ulteriore passo avanti, nel suo percorso responsabile, per diventare l’azienda di valigie, borse e accessori lifestyle più sostenibile al mondo. Prodotta in Europa, la linea Magnum Eco è realizzata con plastica riciclata post-consumo che dà ai rifiuti una seconda vita e riduce l’uso di materiali vergini. Grazie alla tecnologia Recyclex®, i gusci sono composti da polipropilene riciclato (PP) * e il tessuto interno è costituito da bottiglie in PET riciclate **. 



& Other Stories

La linea vegana & Other Stories è registrata presso la Vegan Society – la prima e originale organizzazione vegana al mondo – ed è interamente prodotta in Svezia, al fine di garantire la massima sostenibilità possibile nonché un diretto controllo da parte del brand sul processo produttivo. Il packaging è stato attentamente studiato per custodire al meglio le differenti formulazioni e, contemporaneamente, garantire il minor impatto ambientale possibile. Per la maggior parte composta da flaconi in plastica riciclata certificata PCR, la linea include anche confezioni in alluminio– materiale riciclabile all’infinito – e in vetro, anch’esso prescelto in virtù del possibile riciclo successivo.


Timberland

In streaming dal multibrand store Orefici 11 a Milano, proprio il 22 Aprile alle ore 10 il brand celebra la Giornata Mondiale della Terra, ribadendo l’importanza delle comunità e l’impegno per ispirarle per creare un futuro più verde, con protagonisti i prodotti realizzati con pelle proveniente da agricoltura rigenerativa e una presentazione di workshop all’insegna dell’Urban Greening presso Cascina Nascosta in Parco Sempione a Milano. Tema principale del talk sono le comunità e l’importanza di queste nel poter cambiare il mondo. Infatti, l’impegno alla sostenibilità dei singoli è importante, ma solo attraverso una responsabilità collettiva è possibile avere degli effetti rilevanti, ottenibili grazie al coinvolgimento e al dialogo tra brand e comunità.



24Bottles

No waste e plastic free, focus del brand di design italiano nato nel 2013 per ridurre l’impatto delle bottiglie di plastica usa e getta sul pianeta e sulle nostre vite attraverso la ricerca della soluzione più comoda e funzionale per idratarsi in modo sano, elegante ed ecologico. Per l’Earth Day 2021, ci propone uno dei modelli della nuova collezione Primavera Estate 2021: Outdoor Romance è la proposta di un nuovo Romanticismo, interpretato con forza e delicatezza da Floral Collection, in cui le composizioni floreali sono evidenziate con colori vivaci su fondali delicati, mentre i dettagli ispirati all’aria aperta riportano le rose al centro della scena.



Dietro le quinte di Attivismo in musica : David Blank

Manintown vi svela il Dietro le Quinte del contenuto esclusivo, Attivismo in musica : David Blank,  a poche settimane dall’uscita del suo ultimo video.
Lo Special Content potete trovarlo in questo articolo dedicato a David Blank .

Special contents direction, production, interview & styling Alessia Caliendo

Photographer Riccardo Ferrato

Grooming Eleonora Juglair 

Alessia Caliendo’s assistant Andrea Seghesio

Special thanks to

Casa Calicantus

Madre

Beauty by 

Dermalogica

FaceD

Shiseido




Attivismo in musica : David Blank

Ci sono artisti che restano nel cuore soprattutto per il loro impegno nell’ambito della collettività e per la sensibilità nell’abbracciare tematiche politiche e sociali. Il sorriso contagioso di David Blank pervade quasi quanto la profondità della sua voce che libera profonde riflessioni riguardanti la comunità afroitaliana e LGBTQI.

Artista di punta del roster FLUIDOSTUDIO, con un background londinese, e icona di stile grazie alle collab con importanti brand come Tommy Hilfiger, Gucci e Calvin Klein, decide di svelarsi a Manintown in un contenuto esclusivo a poche settimane dall’uscita del suo ultimo video.

David Blank giunge negli Airpods urlando “io sono qui”.  Il diritto di reclamare il proprio posto nel mondo è il fulcro del tuo impegno per la collettività. Un artista che sin dagli esordi è emerso per il suo forte attivismo in difesa delle comunità alle quali si presta come baluardo. Quanto tempo dedichi a questo impegno e quali sono i mezzi, oltre alla produzione musicale, che utilizzi per promulgare i messaggi e sensibilizzare il prossimo?

Sono molto impulsivo quindi se vedo una cosa che non mi piace o delle ingiustizie o temi che mi stanno a cuore, non riesco a star zitto. Uso maggiormente i social, Instagram e Twitter.


Il brano manifesto, nato per una campagna pubblicitaria di David Blank x Calvin Klein e prodotto per l’etichetta indipendente FLUIDOSTUDIO, esplode nel videoclip in cui mostri la potenza della tua fisicità e le abili doti, non solo canore, ma anche come dancer. Quanto tempo ha richiesto l’elaborazione di un testo così emblematico?

Sono una persona che scrive di getto, quando sono ispirato, ma con “I Am Here” è stato veramente un processo perché stavo parlando con me stesso in quel momento, quindi dovevo trovare le parole giuste per tirarmi fuori dal sentimento di stallo e insicurezza di cui parlavo nel mio primo singolo “Standing In Line”. Ci ho messo un paio di giorni ma alla fine il messaggio è chiaro e spero che come aiuti me, in momenti in cui penso di non farcela, lo faccia anche per chi l’ascolta.

L’incontro con la musica avviene nella più tenera età, grazie ad un padre predicatore e a una forte spiritualità congenita che ti conduce a cantare nel coro della chiesa, i Cherubim and Seraphim (Love Divine). Quanto è importante la dimensione spirituale per un artista che mette al primo posto le tematiche più delicate?

Per me la musica è sempre stata connessa alle emozioni ed alla spiritualità. Da quando in chiesa mi hanno insegnato ad usare la mia voce con intenzione, dovunque io mi trovi, che sia su un palco o in strada, quando canto, scrivo e parlo l’intenzione c’è sempre. La spiritualità mi ha insegnato ad esorcizzare i miei sentimenti attraverso la voce, per questa ragione canto e parlo spesso di temi delicati.

Il tuo empowering chorus per la prima volta si approccia a sonorità estremamente pop che creano un connubio perfetto con la tua voce soul e intimista. Come è nata la voglia di veicolare il messaggio in una maniera leggermente diversa dal solito? 

Ho pensato ad un sound che volesse fare alzare dal letto, svegliare e motivare l’ascoltatore. Tendo sempre a far musica più chill ma in questo caso avevo bisogno di fare un pezzo dove poter urlare “io sono qui, io conto e sono importante”.



Ci hai abituati a testi profondi e a titoli importanti; raccontaci del tuo nuovo EP, in uscita il 29 aprile 2021 per FLUIDOSTUDIO, dal nome evocativo “EXHALE”.

Il nuovo EP è un piccolo viaggio tra le mie varie personalità, il mio biglietto da visita, in cui ho cercato di far risaltare le diverse influenze musicali che mi hanno segnato. Per quanto riguarda i testi ho deciso di sperimentare, ci sono testi astratti, da interpretare, ed alcuni con concetti più espliciti. È il mio respiro profondo ed il passo verso il mio prossimo capitolo.

Lo scorso Natale ci hai stupito con la presenza nella colonna sonora dell’ultimo film Disney/Pixar “SOUL”, come hai deciso di celebrare la musica nel futuro prossimo e quali sono i momenti di confronto che vorresti auspicarti?

Fare parte della colonna di un film Disney è un sogno che si avvera ed ancora non mi sembra vero. Per il futuro vorrei fare tanta musica, più collaborazioni con artisti che stimo e riuscire a riunire le mie due passioni: la musica e la moda.


Special contents direction, production, interview & styling Alessia Caliendo

Photographer Clotide Petrosino

Grooming Eleonora Juglair 

Alessia Caliendo’s assistant Andrea Seghesio

Special thanks to

Casa Calicantus

Madre

Beauty by 

Dermalogica

FaceD

Shiseido

Moscova Vintage Market, apre per pochi giorni il caveau del vintage

Spazio dedicato alle private sale della moda, del design e del beauty , Moscova District Market apre le porte per un evento dedicato ad una grande selezione vintage dagli anni ‘60 ai 2000, in sinergia con partner leader come A.N.GE.L.O. e MyClosetMilano (shop specializzato nella vendita di accessori d’epoca). 



L’ambiente di 1000 mq è diviso in diversi nuclei, da un’area dedicata al lusso con le prime linee della moda italiana e francese come Hermès, Chanel, Dior, Louis Vuitton, Gucci e Prada, ad una più sportiva che offre Brand quali Nike e Adidas. Giacche in pelle, montoni, trench e denim completano l’offerta dell’abbigliamento.  



Non manca l’aspetto ludico, “Mani Nel Sacco”: si potrà accedere ad una specifica zona delimitata scegliendo e acquistando una shopper media da  25€ o grande da 50€, avendo a disposizione 10 minuti per riempire il sacchetto con i vari prodotti. Per creare un’esperienza immersiva e coinvolgente, è stato allestito un vero set con attori.

L’ingresso all’evento è possibile esclusivamente su prenotazione, in modo da garantire un accesso in totale sicurezza e in linea con la normativa di contingentamento (www.moscovavintage.it).



Dalla tv ai social: comunicare secondo Mariella Milani

Giornalista alla Rai per 33 anni, Mariella Milani è stata fra le prime donne a condurre il TG2, inviata speciale in cronaca, caporedattrice ed autrice di numerosi reportage. La critica di moda è approdata anche online, dimostrando una notevole consapevolezza e dimestichezza con mondo dei social: durante il primo lockdown, ha creato “Un caffè con Mariella”, la rubrica in diretta sul suo profilo Instagram, raccontando a 360 gradi in modo ironico, deciso e soprattutto pungente, il settore fashion. Da poco si trova in tutte le librerie il suo ultimo lavoro,“Fashion Confidential”, edito da Sperling & Kupfer, che traccia i dettagli della sua esperienza professionale, attraverso le interviste dei più noti e distinti personaggi.

Come è nata la tua professione di giornalista di moda? (So che eri una reporter prima). Come risponderesti a chi ti chiede oggi “come faccio a diventare giornalista”? 

Ho iniziato quasi per caso, per una proposta che ironicamente definisco “indecente”. Mi occupavo di cronaca, guerre di mafia e diritti civili ma, come spesso accade in Rai, la mia redazione era stata chiusa e l’allora direttore del Tg2 Clemente Mimun volle affidarmi la moda perché la raccontassi con un tono dissacrante e ironico, adatto a un pubblico generalista. Confesso che inizialmente mi sembrava riduttivo ma con la curiosità di una bambina – che mi appartiene ancora oggi – affrontai un mondo assolutamente nuovo. Spesso mi viene chiesto come poter fare il mio mestiere ma la verità è che nemmeno io so rispondere. È un lavoro che si è fortemente evoluto negli ultimi anni e il digitale ha avuto un impatto non indifferente da questo punto di vista.



Nel tuo libro, Fashion Confidential, emerge come tu sia sensibile ai temi delle donne. Per una donna, credi sia più difficile o più semplice svolgere la tua professione e riuscire a ritagliarsi uno spazio nel mondo della comunicazione oggi? 

La televisione dimostra che alla guida della maggior parte dei programmi ci sono donne, così come sono moltissime le colleghe della carta stampata. Credo che, nel giornalismo, quel che conta è essere letti o ascoltati ed è su questo che si misura il successo.

Nel tuo libro, Fashion Confidential, si leggono diverse definizioni di moda attraverso le parole di noti personaggi, come stilisti, responsabili della comunicazione o modelle, etc… Ci dai la tua definizione di moda? Quali differenze noti sulla moda di ieri rispetto a quella odierna?

La moda per me è emozione, sperimentazione, eccentricità. Rispetto al passato, francamente parlerei di minore creatività. Oggi assistiamo più che altro a reinterpretazioni, rivisitazioni, citazioni. Un caso, tanto per fare un esempio, è quello di Versace che continua a riproporre i classici lanciati da Gianni negli anni Novanta, dalle stampe pop art o jungle o ispirate ai tesori dei fondali marini alla maglia di metallo.



Così come per il tuo libro, hai creato un progetto digitale sul tuo canale Instagram. Come pensi di svilupparlo?

L’obiettivo del mio profilo Instagram è quello di trasmettere un pizzico di cultura e conoscenza di quel che è stato e di quel che succede, sempre attraverso il mio punto di vista. “Ti racconto chi è”, per citarne una, è una rubrica dedicata ai designer – vecchi e nuovi – che hanno fatto la storia e utilizzo strumenti come i quiz o i reel per rendere i contenuti fruibili da un pubblico giovane e al passo con i tempi. La cosa che più mi piace, a proposito di social, è il confronto: credo che l’interattività, rispetto all’informazione classica, faccia la differenza perché riesco ad avere immediatamente un riscontro dai miei followers. Fra gli appuntamenti fissi, “Once upon a time” invece ripropongo le immagini, raccontando anche aneddoti o curiosità, di icone del cinema o del teatro, dive o fotografi. Ho ancora una curiosità quasi infantile e continuo a lanciarmi in nuove avventure. Il futuro? Sono sempre aperta a progetti interessanti.

Tra i diversi intervistati che si trovano nel tuo libro, chi è quello che più ti ha impressionato, e perché?

Ho sempre avuto un debole per Miuccia Prada. Apprezzo la sua continua voglia di sperimentare e rompere gli schemi. La sua Fondazione lo dimostra ed è un’istituzione riconosciuta in tutto il mondo.

Cosa pensi dei social media? Credi che hanno distrutto il modo di comunicare tradizionale o che invece lo abbiano trasformato?

La democratizzazione dell’informazione è senza dubbio positiva ma, come sempre, ci sono luci e ombre. Sono un’individualista per definizione e vocazione e penso che vadano fatti dei distinguo. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato impossibile immaginare di fare cultura attraverso i social ma, negli ultimi tempi, c’è stata un’inversione di tendenza. I contenuti di qualità stanno acquistando un peso sempre maggiore mentre “la fuffa” fortunatamente sta perdendo terreno. Così come i consumatori non comprano più solo un prodotto ma i valori che questo rappresenta, anche i followers cercano autenticità, competenza e trasparenza.



Les Amateurs: Designers in Quarantine

Un documentario che offre una riflessione sul futuro della moda attraverso le testimonianze di designers appassionati di tutto il mondo che mettono l’autenticità, la creatività, la sostenibilità e il loro amore per l’artigianato e il mestiere come prima priorità nel loro lavoro.
All’inizio della quarantena, la trend forecaster Li Edelkoort ha dato loro un nome, annunciando “l’inizio dell’era dell’Amateur” in un’intervista con il capo-redattore dell’influente rivista Business of Fashion.

La moda è sempre stata testimone del tempo in cui viviamo, di chi siamo ed è quindi naturale che anche le più grandi case di moda si pongano la stessa domanda: “E Adesso?”,”Come andiamo avanti?” Con questo film si propone una possibile risposta. Un modo per ripartire col piede giusto attraverso gli occhi, le mani e le storie di 20 designer da tutto il mondo. Vere menti e cuori creativi, tutti molto diversi tra loro, ma accomunati dalla stessa necessità: tornare a lavorare per amore del mestiere e per il puro piacere di creare.

Dopo una breve testimonianza del momento surreale a cui stiamo ancora assistendo, lo spettatore sarà trasportato in ogni angolo del mondo, invitato nelle case di 20 designer in quarantena. Filmandosi con i loro dispositivi mobili, parleranno della loro passione per il mestiere, attraverso un pezzo del loro guardaroba o archivio, scelto per il suo valore affettivo. Un simbolo dell’amore che hanno per la loro professione. Il film è diviso in tre capitoli, ciascuno introdotto da una figura di spicco dell’industria della moda:

• L’Amore per l’autenticità, introdotto da Angelo Flaccavento, critico e curatore di moda.

•L’amore per l’artigianato, introdotto da Marina Spadafora, presidente di Fashion Revolution Italia.

• L’amore per il pianeta e il patrimonio mondiale, introdotto da Sara Maino Sozzani, responsabile di Vogue Talents.

Credits video: Federico Cianferoni

Maserati scende in strada con David Beckham

Un secolo di innovazione, design e passione ha spinto Maserati a creare veicoli iconici, che hanno cambiato per sempre il modo di pensare alle automobili. Oggi, questa ricetta italiana unica, trova una definizione inedita con l’arrivo del nuovo Global Ambassador del Brand, David Beckham, icona sportiva a livello mondiale, filantropo, uomo d’affari e pioniere dello stile.



“Il Brand continua ad essere proiettato in avanti, inaugurando una nuova era. Maserati sfida ogni giorno lo status quo grazie al suo essere innovativa per natura, spinta dalla passione e unica per design. La partnership con David Beckham esprime tutti questi valori”, ha commentato Paolo Tubito, Chief Marketing Officer Maserati. L’ex calciatore ha dichiarato: “Per me è entusiasmante iniziare questa partnership con Maserati: un Marchio italiano iconico che condivide la mia stessa ammirazione per le innovazioni più grandi e per il migliore design. In un momento così cruciale della sua storia, non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con Maserati e di continuare con loro questa crescita su scala globale”.



La prima collaborazione che vede protagonisti i valori del marchio d’auto di lusso insieme alla figura di David Beckham è un film sorprendente, capace di evidenziare lo spirito innovativo, grazie all’ambassador che si esibisce in una prodezza alla guida di un SUV ad alte prestazioni del Marchio, Levante Trofeo.



Hot & Vintage

Albert Einstein diceva che in mezzo alle difficoltà si nascondono le opportunità. Noemi Dimasi è la persona che conferma questa teoria: fondatrice di Hot & Vintage, ha creato il brand durante la prima pandemia nel marzo 2020!

Un lavoro perso, molti dubbi, le prime inquietudini di un grave momento per il mondo intero, tanto tempo a disposizione per riflettere sul proprio percorso e ritrovare la voglia di farcela.
Nasce così Hot & Vintage, il brand di candele luxury e non solo, che rappresenta miti greci, armoniche figure corporee, eleganti conchiglie, ricercati elementi d’arredo.

Ma l’infinita creatività di Noemi non si ferma qui e, la sua grande passione per il vintage, la porta tra i mercatini d’antiquariato a recuperare coppe di champagne, contenitori in vetro dalle lavorazioni raffinate che si trasformano in contenitori per candele profumate, pronti ad arredare gli angoli della vostra casa.

Sono lavorazioni uniche ed originali, pensate da Noemi e rifinite dalle mani esperte del fratello che l’aiuta in questa nuova avventura, complice di una clausura obbligata.

Must have della collezione è “Lady Afrodite“, la bellissima candela che rappresenta la dea greca, simbolo di bellezza, amore e generazione, orgoglio della fondatrice e che sottolinea l’unicità del prodotto, oggi che la vendita di candele quali suppellettili è diventata una tendenza.

A completare la collezione, sculture Art Deco’, set di candele a forma di nuvola o classiche a cubo; Hot & Vintage è la soluzione moderna per arredare un angolo di casa con un tocco femminile e per creare atmosfera con autenticità e singolarità.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Noemi che ci ha raccontato la sua bellissima storia, esempio di chi crede ancora nei propri sogni!


Com’è nato il brand “Hot & Vintage”?
 
Durante il primo lockdown sono rimasta a casa dal lavoro (ero assistente alle vendite in una boutique a Milano) e mi sono ritrovata a pensare al mio percorso di vita, al mio futuro, a cosa desiderassi profondamente. E ho pensato alla mia grande passione, il vintage, agli infiniti viaggi tra i mercatini d’antiquariato alla scoperta dei pezzi più inediti, più originali. Come potevo trasformarli? Li ho riempiti di cera di soia e ci ho fatto delle candele da collezione!

Chi lavora al progetto appena nato “Hot & Vintage”?  
Io sono la fondatrice e l’ideatrice del progetto, è il mio gioiellino, ma devo ringraziare moltissimo la mia famiglia che mi supporta nelle questioni logistiche e mio fratello che rifinisce le candele a mano e mi aiuta a creare gli stampi in silicone, indispensabili per le lavorazioni.
I contenuti del sito, le immagini e il customer service sono gestiti da me in prima persona: mi ci dedico anima e corpo.

Da dove trai ispirazione per le figure delle candele?  
E’ la natura illuminata dal sole a ispirarmi, la luce del tramonto, i paesaggi floreali e la mitologia greca, che mi ha influenzato nella creazione di “Lady Afrodite“, l’oggetto a cui sono più emotivamente legata.

Quali saranno le prossime creazioni “Hot & Vintage”? Puoi anticiparcele?
Stiamo cercando di differenziarci oggi che l’uso delle candele come oggetti d’arredo è diventata una tendenza.
Un anno fa la concorrenza su questo genere di figure era inferiore, per questo motivo vorrei offrire a chi sceglie “Hot & Vintage” sempre pezzi unici, piccole opere d’arte.

E’ nata per questa ragione una collaborazione con un designer di modelli 3D che risponde a disegni ed idee realizzati interamente da me.

In quali ambienti immagini gli oggetti “Hot & Vintage”? 
Adoro i colori tenui, neutri, le tonalità beige e crema, e credo il mood perfetto sia un ambiente semplice ma allo stesso tempo elegante, molto femminile e poetico.
La luce è sempre molto importante, in una stanza, per far risaltare gli oggetti; l’atmosfera può crearla una finestra semi aperta, la luce calda di un tramonto, e perchè no, una dolce melodia come colonna sonora.
 
Dove acquistare i prodotti “Hot & Vintage”? 
Sul nostro sito: www.hotandvintage.com o scrivendoci alla nostra pagina social IG.

Perchè scegliere “Hot & Vintage” ?
Perché significa sostenere il Made in italy e supportare un piccolo business.
Sono tutti pezzi unici, creati a mano con amore, con passione e con particolare cura per l’ambiente.
Ora come non mai, credo sia molto importante scegliere e prestare attenzione a ció che compriamo e soprattutto ai valori e alla filosofia del brand.
Tutte le nostre candele sono realizzate in cera di soia che é atossica quando viene inalata, completamente biodegradabile e vegana; vengono spedite in packaging in cartone 100% riciclabile e composto da 70% di materiali di recupero.
Siamo una realtà piccola, nata da un sogno grand. In un momento di grande difficoltà, che purtroppo ricorderemo con grande dolore, noi siamo l’esempio di chi ci ha creduto e ce l’ha fatta!

Colori pastello uomo: cosa indossare in primavera

Un po’ di leggerezza nel guardaroba della prossima stagione, che ci fa dimenticare (o almeno ci prova) i toni cupi che abbiamo portato negli ultimi mesi.

In piena primavera, anche gli irriducibili del look total black dovranno cedere a colori pastello e con un tocco più pop, concedendosi almeno accenti di arancio, rosa, blu o salvia, oltre a giallo e grigio ( nuance proclamate da Pantone colori dell’anno). Nelle gallery alcune delle nostre proposte…

MCS
CDLP
Pence 1979
Piacenza Cashmere
Think Pink
Canali 1934

SWORD
Canada Goose

Personal Parade
Berwich
Re-HasH
RED
Jail Jam

Lucca De Oliveira, da non perdere su RAI 2 nella nuova serie TV Clarice

Photographer: Trevor Godinho 
Styling: Kirsten Reader
Styling Assistant: Jennifer Choy
Grooming: Cassandra Kehren (Plutino Group)

È arrivata l’attesissima serie tv “Clarice”, sequel del celebre film “Il silenzio degli Innocenti”, il primo episodio andato in onda venerdì 9 aprile, in esclusiva su Rai2. A trent’anni dall’uscita della pellicola che ha segnato la storia del cinema, la serie tv prodotta dalla MGM Television è stata trasmessa per la prima volta su CBS giovedì 11 febbraio negli Stati Uniti. Ora vedremo come accoglierà questo attesissimo sequel il pubblico italiano, ne abbiamo parlato con Lucca De Oliveira uno dei protagonisti che stiamo per conoscere.


Blazer & Sweater, CHRISTOPHER BATES
Jeans, LEVI’S
jewelry, Lucca’s own

Allora dimmi sei un Newyorkese?

Nato e cresciuto nella grande mela, ma ora vivo a Los Angeles, solo ed esclusivamente per lavoro, molto probabilmente mi trasferirò nuovamente a New York mi manca troppo quel posto.

Quando sei della east-coast è molto difficile adattarsi alla vita sulla west-coast, c’è tantissima natura ed è bellissimo ma non è il m io ritmo tutto li.


Suit, CHRISTOPHER BATES
Shirt, 18 WAITS
Ring, Lucca’s own

Hai sempre sognato di fare l’attore?

Si, assolutamente sin da quando ero bambino, credo i primi ricordi risalgano a quando avevo otto anni, sul palco o sul set era l’unico posto dove volevo essere.

Ho sempre fatto tutto ciò che mi era possibile per poter far in modo che le cose succedessero in questo senso nella mia vita.

Quando hai capito che era la scelta giusta il mestiere che ti eri scelto, e se hai un ricordo specifico.

Sicuramente è stato quando stavo lavorando sul set di “The Punisher” 

con Jon Bernthal per la serie TV di Netflix, posso dire davvero che è stata un’esperienza quasi surreale, anche perché era uno dei miei primi lavori ed ero giovanissimo, lo sono ancora ma al tempo lo ero anche di più.

Mi ha insegnato molto dandomi consigli che tutt’oggi sfrutto al massimo, ed è sicuramente stato il momento in cui mi son detto, questo è definitivamente quello che voglio fare per il resto della mia vita.



Parlami di Clarice, che è già in onda da febbraio negli Stati Uniti che risposta avete avuto dal pubblico?

Esatto abbiamo iniziato a febbraio, ed ora abbiamo fatto una piccola pausa per tornare in onda a maggio.

Sono tredici episodi ed i produttori hanno scelto di non farli uscire tutti insieme, anche perché dobbiamo finire di girare l’ultima puntata.

Abbiamo davvero dei fans super affezionati alla storia anche se poi il pubblico parte dai tredici anni in su, quindi non erano nemmeno nati quando uscì il film al cinema.



Raccontami del tuo personaggio nella serie.

È molto interessante perché è un ex combattente “Sniper” che cambia lavoro e diventa un agente del FBI entrando a far parte della squadra di Clarice Sterling. La cosa interessante è proprio il loro stretto rapporto in quanto per lui si ritrova in un mondo totalmente nuovo rispetto a prima.


“The Silence Is Over”– CLARICE, from acclaimed executive producers Alex Kurtzman and Jenny Lumet, and starring Rebecca Breeds (“Pretty Little Liars”) in the title role, is a deep dive into the untold personal story of FBI Agent Clarice Starling as she returns to the field in 1993, one year after the events of “The Silence of the Lambs.” Brilliant and vulnerable, Clarice’s bravery gives her an inner light that draws monsters and madmen to her. However, her complex psychological makeup that comes from a challenging childhood empowers her to begin to find her voice while working in a man’s world, as well as escape the family secrets that have haunted her throughout her life. Series premieres Thurs. Feb. 11 (10:00-11:00 PM, ET/PT) on the CBS Television Network. Pictured (L-R) Lucca de Oliveira as Tomas Esquivel and Rebecca Breeds as Clarice Starling Photo: Brooke Palmer ©2020 CBS Broadcasting Inc. All Rights Reserved

Com’è la situazione casting a Los Angeles, ci sono sempre i self-tape o siete tornati alla normalità?

Ora sono a NYC in questi giorni, e l’ultimo provino l’ho fatto due settimane fa ed era sempre su zoom, e per quel che ne so io, fino all’ultimo provino o anche alla prima lettura del copione al tavolo con tutto il cast è ancora sempre e solo a distanza.


Coat, MY COAT IS BLUE

Come è cambiata la tua vita con il COVID in giro?

Beh, è cambiata parecchio, a me personalmente è sempre piaciuto da stare a casa, però così senza la possibilità di vedere nessuno è davvero durissima. Ti senti strano ad andare al supermercato e quindi ordini più delivery del solito e poi il non poter andare in palestra per me è davvero deleterio. E poi con la produzione che è durata sette mesi abbiamo dovuto vivere un lock-down ancora più severo per non correre il rischio di contagiarsi e bloccare il lavoro a tutti.

Beauty alert: 1981 Lab

Nato da Francesca Di Palma, imprenditrice dal 2010 ed esperta nel settore della cosmetica e dei servizi alla persona, questo nuovo progetto beauty parte dalla curiosità e dalla passione per offrire un prodotto che ponga al centro l’ esperienza del benessere e la ricerca stessa di qualità della vita.

La linea di prodotti nasce così dal tempo dedicato per lo studio, la passione per la ricerca e la volontà di offrire una cosmesi all’ altezza dei tempi, inseriti nella moderna impronta di tecniche di produzione ecosostenibili e bio-naturali. Con queste basi arriva “1981Lab” linea viso e corpo prodotta da Wellness & Beauty Lab presso Laboratori Effe di Spoleto del Dott Federico Fumo, cosmetologo di fama internazionale e docente di cosmetologia all’ Università Cattolica di Roma. Il Laboratorio è all’ avanguardia e dotato dei più moderni strumenti di ricerca, sviluppo e analisi. Il lavoro di team ha ispirato e perseguito l’ idea di ecosostenibilità, dal packaging in vetro e plastica riciclabile al prodotto interamente analler gico (no test sugli animali, assenza di petrolati, siliconi e parabeni). Il risultato finale è un prodotto pensato per soddisfare l’ esigenza di ogni donna e uomo di oggi, sensibili al desiderio di poter usufruire di prodotti efficaci e a base naturale. La produzione è certificata e vuole proprio incontrare il gusto e l’ idea di sana qualità della vita, che i più attenti desiderano per sé nei diversi ambiti personali e per la cura stessa dell’ambiente che vogliamo frequentare nel nostro presente e per un futuro migliore.

La linea nasce già con la passione e la ricerca per offrire una cosmesi all’altezza dei tempi, ecosostenibile e bionaturale. Il progetto “CAPSULE” è il vostro fiore all’occhiello per affascinare, nell’unità del band prodotto con il Vostro brand immagine, una scelta armonica che il cliente può intendere come totalmente dedicato a lui/lei. CAPSULE è 1981Lab for… a totale misura del cliente, dalla costruzione del packaging alla scelta dei prodotti, ma il progetto si spinge oltre la normale offerta on line. La produzione è certificata e garantita per arrivare a definire un gusto e una qualità della vita all’altezza della sensibilità dei clienti.

100 anni di Gucci – Aria è una passerella di celebrazione e rinascita

Anno di rinascita – anno di celebrazioni. Il centenario di Gucci coincide con l’ultimo atto della fase pandemica e si profila di buon auspicio per una ripresa economica e creativa. La sfilata Aria, presentata attraverso un film codiretto da Alessandro Michele e Floria Sigismondi – che ha già firmato la recente campagna di Gucci Bloom con Angelica Huston – è solo il primo di una serie di eventi e progetti, scaturiti dal genio creativo di Alessandro Michele, che si faranno portatori di una celebrazione lunga e personalissima come la storia della Maison. In una celebrazione del passato come atto di consapevolezza del presente e catalizzatore del futuro.

Della musica si è occupato lo stesso Michele, col remix di Lawrence Rothman, le cui variabilità sonore si spostano da Gucci Gang di Lil Pump a Gucci On My Bag di Mier.

Aria come inno alla libertà dai rigidi codici di stile, firma intellettuale del Direttore Creativo che con l’utilizzo fluido di linee morbide, chemisier di seta e suits in velluto dai colori brillanti e dettagli preziosi come gioielli, ha emancipato la moda dai vincoli di genere.
Aria come punto d’arrivo dei 94 modelli, importanti e carichi di significato che, dopo aver attraversato un paesaggio notturno metropolitano caratterizzato da luci al neon e una dark room, giungono in un giardino segreto in cui la natura torna rigogliosa e protagonista di un mondo nuovo e rigenerato.

Una revisione di tutto quello che ha fatto la storia di Gucci, ibridandola di nuove “riserve di energia che possiedono in potenza una vita ulteriore” per usare le sue parole “Nel mio lavoro, accarezzo le radici del passato per produrre infiorescenze inattese, scolpendo la materia attraverso innesti e potature. A questa capacità di riabitare il già dato faccio appello”

Ad alterare l’ordine di questo percorso di memoria, il gioco provocatorio di alcuni capi all’interno della collezione che Alessandro Michele si è divertito ad hackerare con il logo di BALENCIAGA (come nella JACKIE 1971) che, badate bene, non ha nulla a che vedere con una capsule collection.

I riferimenti al mondo lussuoso e sexy di Tom Ford e a quello equestre, radicato nell’heritage del brand, s’intrecciano senza scivolare nella nostalgia, ma riproponendo visioni riconoscibili in una lettura rinnovata e rinvigorita di futuro.  

Il richiamo all’Hotel Savoy di Londra, così caro a Guccio Gucci dove lavorò prima del suo rientro a Firenze per aprire la Guccio Gucci nel 1921.

Il logo ripetuto e messo in risalto dalla luce dei cristalli swarowsky, insieme alla banda bicolore istituzionale completamente rieditata e rivoluzionata nella forma in abiti e gonne. 

Rigenerazione e prime volte, come gli articoli di alta gioielleria della linea Orto Deliciarum che per la prima volta vengono inclusi in sfilata: un’anteprima dei nuovi articoli di alta gioielleria di Gucci.

“Attraversare l’ora in cui tutto ebbe origine è per me una grande responsabilità e un
gioioso privilegio. Significa poter aprire le serrature della storia e sostare sull’orlo del
cominciamento. Significa immergersi in quella sorgente natale per rivivere il vagito
e l’apparire al mondo.”
Dichiara il Direttore Creativo Alessandro Michele

Il miglior regalo per la festa del papà per un nuovo papà

Il miglior regalo per la festa del papà per un nuovo papà, approfitta del 19 marzo per fare un regalo perfetto ed originale per il tuo papà!

Qui in Italia la ricorrenza della festa del papà cade il 19 marzo, che è anche il giorno di san Giuseppe. Il tuo papà è la tua forza, la spalla su cui piangere e sfogarsi, la mano che stringi forte a te sin da bambino, gli occhi che ti guardano con amore, la voce che ti consiglia durante tutta la tua vita. I papà sono il nostro primo amore, il nostro principe azzurro pronto a difenderci contro tutto e tutti. È per questo motivo che occorre scegliere il regalo perfetto per la Festa del Papà che faccia trasparire tutto il tuo amore per lui.

COME SCEGLIERE IL REGALO ADATTO?

Un regalo scelto con il cuore.

Delle volte è difficile trovare il regalo adatto per una ricorrenza come quella della festa del papà, infatti a differenza delle feste di compleanno, la festa del papà viene festeggiata solo nel proprio nucleo familiare, ed è per questo un’occasione unica per fare dei regali festa del papà che riportino alla mente i bei ricordi di famiglia. Oppure puoi scegliere di personalizzare e rendere unici svariati oggetti, magari di uso quotidiano, con il nome del papà o con la sua foto. Questo vale anche per i neo papà!

REGALI FESTA DEL PAPÀ

Regali personalizzati.

I regali personalizzati sono oggetti che piacciono molto poiché fanno trasparire l’impegno, la ricerca e l’amore da parte di chi li fa.

Personalizzare un regalo significa individuare il regalo perfetto per il tuo papà e renderlo unico per lui! Vi lasciamo degli spunti per un regalo personalizzato unico e originale:

– una coperta con le vostre foto

– una borraccia con la foto del vostro papà

– tazza con stampa panoramica

– stampa su plexiglass

– puzzle in legno

– maglia con la vostra foto preferita

– calendario con foto diverse ad ogni mese

– cuscino a cuore

– fotolibro

REGALI PER NEO PAPÀ

Regali per i papà di 30 anni.

Questi sono i papà più giovani che si sono approcciati da poco al mondo dei genitori. Cosa è meglio scegliere per loro? Vediamolo insieme qui di seguito:

– simpatiche pantofole (magari di una serie tv a cui lui è appassionato)

– T-shirt coordinata padre – figlio

– libro per il papà personalizzato (disegnato direttamente dal bambino)

REGALI PER I PAPÀ PIU MATURI

Regali da fare ai papà dai 40 anni in su.

Questo papà è introdotto a pieno nel mondo del lavoro, e probabilmente i suoi bambini frequenteranno già la scuola, allora perché non fare loro un regalo utile ma allo stesso tempo unico e personalizzato? Qui di seguito eccovi alcune idee:

– Penna multiuso personalizzata

– bottiglia per il caffè con una vostra frase incisa

– nuovo portafoglio

– bottiglia di vino o del suo drink preferito

– cassetta degli attrezzi (se è un papà a cui piace fare dei lavoretti da solo)

– contapassi (se è un papà sportivo)

– cornice digitale (con tutte le vostre foto insieme)

“THE ALBUM”, DIARIO DI VIAGGIO DI MYTHERESA

MYTHERESA, il rivenditore online di lusso, lancia “The Album”, il libro dei sogni con i designer più rappresentativiUn diario di viaggio che ci porta nelle case dei designer più noti, l’incontro ravvicinato con una moda più vera e più forte. 


MYTHERESA, il rivenditore online di lusso, lancia “The Album”, il libro dei sogni con i designer più rappresentativi
Un diario di viaggio che ci porta nelle case dei designer più noti, l’incontro ravvicinato con una moda più vera e più forte. 

Si dice “Non tutto il male viene per nuocere” e forse questa maledetta pandemia ci ha fatto scendere un po’ tutti dal piedistallo. Ci ha umanizzati, ci ha fatto capire che la vita è un soffio, oggi la abitiamo e domani chissà; ci ha uniti nonostante le distanze, ci ha fatto riscoprire i veri affetti e i nostri più sinceri bisogni. E allora forse ricorderemo questo momento di vita come un dono prezioso, per chi ce l’ha fatta, per chi è riuscito a cambiare e per chi ha finalmente dato un senso alla propria esistenza. 

E’ l’impegno e l’attitudine che ha messo anche Mytheresa, il rivenditore online di lusso, realizzando un libro in cui anche le star scendono a noi dal cielo, si mettono in cucina e impastano anche loro, come hanno fatto Donatella Versace, Silvia Fendi, Gabriela Hearst, Olivier Rousteing, Lucie & Luke Meier. Ma sempre con grande eleganza, rivisitando i loro piatti preferiti grazie allo chef tristellato Pascal Barbot.

In “The Album” di Mytheresa vediamo i designer giocare con le loro famiglie negli spazi delle loro case, dove il motto è less is more, complice questa voglia di ritorno alla semplicità, all’unicità delle cose. Anche loro sognano di poter viaggiare presto, per tornare ai voli ispirazionali, alle scoperte di nuove culture, che sono poi il frutto delle grandi collezioni che raccoglie Mytheresa. 

Della sua Trivero, Alessandro Sartori evoca i paesaggi e omaggia le montagne, le valli, la campagna che hanno contrassegnato la visione del suo lavoro per Ermenegildo Zegna, di cui è direttore artistico. 

The Album” rimane un libro di grande stile, che racconta la moda nel modo più poetico e con una forza forse più profonda, cercando di mettere in luce il lavoro dei designer nonostante i limiti e le difficoltà del fashion world. I saggi che accompagnano queste meravigliose immagini sono degli scrittori Michael Hainey, Gabrielle Hamilton, Lola Ogunnaike e Carvel Wallace; le modelle dei paesaggi mozzafiato di Agave e Portogallo sono Marthe Achilles, Joaquim Arnell e Gloria Brefo. 

Diari di viaggio dove gli accessori di moda si mimetizzano come camaleonti, diventano un tutt’uno con la natura, si adeguano, come fa l’uomo per la sopravvivenza. 

E’ un viaggio intorno al mondo che racconta i più grandi rappresentanti di Mytheresa, una moda di lusso, con un cuore grande.

Il quinto numero di “The Album” con tema “Dream” uscirà oggi 16 aprile e sarà distribuito esclusivamente ai più stretti sostenitori di Mytheresa.

Da Roma a Hollywood: il percorso di Alan Cappelli Goetz

Ph: Davide Musto

Styling: Vincenzo Parisi, Alfredo Fabrizio

Hair and make up: Cosimo Bellomo

Special thanks: Lorenzo Esposito

Location: La casa di Ganesh, Roma

Da Anversa a Roma, passando da Hollywood: questo è il percorso di Alan Cappelli Goetz, attore diventato un volto noto delle fiction Rai ma anche in alcuni importanti produzioni americane. La sua carriera è tutt’ora in ascesa e lo dimostra il fatto che lo abbiamo potuto vedere interpretare personaggi sempre più importanti nelle fiction e nelle serie TV in onda negli ultimi anni. Oggi, ci racconta della sua ultima produzione internazionale: The Poison Rose, un thriller in cui interpreta John Travolta da giovane.


Pantalone Etro, maglia ricamata Maison Laponte

Partiamo dal tuo ultimo film in uscita The Poison Rose, un thriller in cui interpreti John Travolta da giovane. Come è stato confrontarsi con grandi attori in questa produzione? Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Purtroppo o per fortuna per me i grandi attori sono rimasti a Hollywood e la parte italiana del film è stata girata integralemnte nel Lazio da noi italiani. Ti assicuro che anche solo l’idea di sapere che lo stesso Travolta visionava il materiale e lo approvava (essendo lui anche uno dei produttori del film) mi metteva abbastanza ansia ed emozione. Ci siamo poi incontrati al festival del Cinema di Roma.

Quali le scene di The Poison Rose per te più difficili? Come è stato lavorare con Alice Pagani (di cui ti innamori nel film) ?

Lavorare con Alice è stata una bella esperienza. E’ una grande attrice ed una professionista, ci siamo aiutati tanto, specialmente nelle scene di intimità e penso che alla fine il risultato si veda. Nonostante il mio personaggio (John Travolta da giovane) sia duro e riflessivo, mentre giravamo le scene, dentro mi sentivo sciolto dall’intima connessione che si era creata. 



Cosa puoi dirci invece del tuo ruolo ne “La Fuggitiva” ora in onda su Rai 1?

In questa serie interpreto un banchiere svizzero, ma non voglio anticipare troppo perchè ho un ruolo chiave nella riuscita dell’impresa dei due protagonisti (Vittoria Puccini e Eugenio Mastandea). Carlo Carlei, che è il regista di questa serie ( e precedentemente di altre serie in cui ho lavorato come i Bastardi di Pizzofalcone e Il Confine) mi ha voluto fortemente e ha proprio pensato a me per questo personaggio. Pensa che la colonna sonora presente ne “il Confine” compare anche in una scena andata in onda la scorsa settimana ne la Fuggitiva.

Raccontaci il tuo percorso fino ad oggi. Come è nata la tua passione per il cinema e teatro?

Ho da sempre desiderato fare questo mestiere. E’ come se non si scegliesse davvero, la passione esiste dentro da sempre, va solo ascoltata, e questa cosa vale per tutti i mestieri del mondo, secondo me. Sono arrivato a Roma a 19 anni, un passaggio ad Amici, poi lo studio matto e disperatissimo al centro sperimentale di cinematografia, dove sono stato notato da Francesco Vedovati, (forse il casting italiano più conosciutio all’estero) che mi ha lanciato nello spot della Tim diretto da Muccino. Da li è cominciato tutto. Tante serie e film, anche internazionali. Alcuni dei progetti che porto più nel cuore sono sicuramente Il principe abusivo, Tutti Pazzi per Amore, I Medici, Il confine diretto da Carlo Carlei e anche Crossing Lines.



Della tua città natale Anversa che ricordi hai? E’ considerata la patria della moda concettuale e dell’arte…tu che rapporti hai mantenuto con le tue origini belga?

Purtroppo non ci vado spesso quanto vorrei, ma amo molto le mie origini. penso sia una fortuna crescere contaminati da idee e culture diverse specialmente in questi tempi dove anche la politica vede l’aumento di forze nazionaliste di vecchio stampo, mi sento fortunato a non aver alcun dubbio al riguardo. Più siamo mischiati, contaminati, incrociati, meglio è.

Un personaggio tra quelli che hai interpretato a cui sei particolarmente legato?

Franz- de “Il Confine” (visibile anche su raiplay). Un ragazzo che esattamente come me è attraversato da due culture, quella italiana e quella austriaca, in questo caso il tutto condito in salsa 1914, prima guerra mondiale. Una storia d’amore in due direzioni, una fraterna e una romantica. Un ruolo che non dimenticherò mai anche grazie alle incredibili location nel Carso (dove hanno ricostruito le trincee) e per la verità della storia che raccontavamo. Vivere anche se solo sul set i drammi dei soldati 18enni mandati al massacro sul confine è qualcosa che ti lascia un grande senso di gratitudine verso la vita che vivi e di responsabilità na farne del mio meglio.

Con quali registi ti piacerebbe lavorare in futuro?

Uno su tutti, lo ripeto da anni, chissà che non gli arrivi prima o poi la pulce nelle orecchie, Xavier Dolan. L’ho anche incontrato a Parigi, ma non ho avuto il coraggio di propormi per un suo film…



Parlando di serie invece, una che stai apprezzando in questo periodo?

Sarà banale ma sto riguardando per la seconda volta tutto The Crown. 

Sei vegetariano e ambientalista, quali i tuoi progetti?

Cerco di divulgare il più possibile temi importanti e che possono veramente fare la differenza attraverso i social. Penso che sia responsabilità di tutte le persone con un seguito più o meno folto di sensibilizzare il mondo verso valori a loro vicini, oltre che usarli come autocompiacimento. Purtroppo in molti casi questo non accade e allora ci provo io a compensare. Battaglie contro l’abuso di alimenti di origine animale, la plastica, il fast fashion e contro chi non rispetta i diritti umani. Ci metto dentro un pò tutto quello in cui credo. Ma diciamo che il focus principale sono gli allevamenti intensivi e il modo brutale in cui è prodotta la carne oggi nel 90% dei casi. Questo disastro oltre che eticamente inaccettabile è anche un problema per la nostra salute e guarda un pò, anche per l’ambiente. Bisogna fare un piccolo sforzo e rivedere le nostre diete verso alimenti di base vegetale e limitare il consumo di proteine animali. E’ un imperativo che la scienza ci chiede, e anche L’OMS. Non vedo come sia possibile pensare che sia dietrologia o “propaganda” vegana. Non c’è nemmeno bisogno di essere vegani, per l’ambiente già una riduzione di 2-3 unità al mese è un passo avanti importante. Ognuno deve fare quel che può, l’importante è che faccia qualcosa. Non basta chiudere l’acqua del rubinetto quando ci laviamo i denti, pensa che un solo hamburger richiede per essere prodotto l’equivalente di due mesi di docce. Capisci perchè ce l’ho con la carne??

Oggi per te anche la moda deve essere ripensata in chiave sostenibile?

La moda o fa questa scelta o è destinata a finire come le pellicce nuove, nel dimenticatoio delle nuove generazioni e negli armadi di clienti show off ancorati a concetti del passato. Per fortuna tante aziende (come il gruppo VF) stanno facendo seri passi in avanti con l’utilizzo di nylon rigenerati, scarpe con suole eco-sostenibili ecc…


Total look Etro

Sei su Clubhouse, cosa ne pensi di questo nuovo social e come lo utilizzi?

Mi piace molto, ma non so se diventerò un abituè… Vedremo! Intanto mi sono iscritto subito alle stanze sulla sostenibilità!

I capi essenziali nel tuo armadio?

Maglietta bianca, jeans chiari e scuri, camicie anni Ottanta. 

Se potessi partire domani dove andresti?

In Giappone a finire di esplorare il sud del paese e le sue coste tropicali.

Dove ti vedi tra 10 anni?

Innamorato, immerso nella natura, circondato dagli amici migliori. Non troppo distante da come mi trovo ora a dire il vero…

It’s all about Melancholia

Sono la band rivelazione dell’ultima edizione di XFactor.
Già dalla loro prima audizione abbiamo capito che i Melancholia avrebbero contribuito a tenere alto lo share della 14a edizione del talent show prodotto da Freemantle, con i loro inediti potenti ed esplosivi come le loro performance.  

Lo scetticismo iniziale sul grande schermo e poi il precasting, il momento in cui hanno iniziato a crederci e a fidarsi di un mondo a lustrini che per fortuna ce li ha fatti scoprire.
Il format televisivo ci metteva un po’ paura, ma dagli autori ai produttori, al nostro super giudice Manuel, tutti ci hanno lasciati liberi di esprimerci al massimo e ci hanno fatto crescere senza snaturarci”, ci racconta Benedetta, voce energica e instancabile, portatrice sana di buonumore, tra due fraterni complici senza compromessi, Fabio (synth) e Filippo (chitarra), che compensano l’esuberanza della frontgirl con imperturbabile temperamento zen degno di un monaco buddhista.

Amici praticamente da sempre, hanno iniziato come band acustica. Poi si sono convertiti al rock elettronico e l’intuizione ha dato ragione alla band di Foligno che, dopo il successo televisivo e tre milioni e mezzo di ascolti su Spotify, hanno firmato con Radar concerti che li porterà a vivere l’emozione dei live, dopo un anno difficilissimo per tutto il mondo dello spettacolo.

Ma in attesa di vederli sul palco, sarà un live streaming, a maggio, a renderli protagonisti della loro prossima performance, in cui pare che vogliano esibirsi con nuovo pezzo, in attesa dell’uscita del loro singolo a settembre e un album entro la fine dell’anno.

Chiudete gli occhi ed esprimete un desiderio. Dove vi piacerebbe fare il primo live?
La risposta arriva corale. “All’Alcatraz! qua a Milano, dove abbiamo visto il primo concerto insieme poco dopo esserci conosciuti. Ma sarebbe bello anche a un festival, come lo Sziget, sul Danubio.”

E chi avete visto all’Alcatraz? Ve lo ricorderete per tutta la vita.
I Twenty One Pilots, li adoriamo e sono stati una grande fonte d’ispirazione per noi.

La vostra canzone che più sentite dentro in questo momento, ce la raccontereste anche con un verso?
Di sicuro “I’m giving up” perché credo sia un po’ il cuore delle paure. Quando sentiamo di doverci arrendere di fronte a tante difficicoltà, e a volte questa sensazione è così forte da inondare tutto quello che hai intorno, ma alla fine arrivi alla consapevolezza che nella realtà dei fatti ci sarà sempre qualcosa con la quale tu non riuscirai a non combattere e che ti trascinerai dietro, anche se magari ti farà malissimo, ma ti porterà a scavarti ancora più nel profondo.
Nel nostro caso può essere la voglia di scrivere e di suonare ad esempio, che è vitale, ma allo stesso tempo ci prosciuga.
i will love you 
even if you want to kill me 
i will want you
even if you want me dead
i will kiss you 
even if i’ll spit up blood 
i will hug you 
even if you’ll break my bones”

Ci risponde Benedetta che scrive tutti i testi con la passione che la contraddistingue, appassionata, tra le altre cose, dei film di Lars Von Trier e divoratrice dei libri Chuck Palahniuk e dei grandi romanzieri russi come Čechov e Bulgakov.

Discutete mai?
Benedetta: La verità è che io sono molto dura e loro sono molto carini.
Fabio: Diciamo che siamo due cuscini.

Una curiosità su di voi.
Benedetta: Filippo dorme con l’amuchina in mano e ieri in treno ci ha regalato la versione smart perché si è addormentato con la bustina monodose.
Ogni carnevale Fabio si veste da drag queen ed è incredibilmente bravo, ci ha dato grandi e trasformiste versioni di sè. Filippo: Benedetta ha la testa in perenne attività, non dorme! Ascolta la musica 24 ore su 24, divora film e legge tantissimo, anche con la musica!

Se dovessero proporvi di partecipare a un festival italiano lo fareste?
Guarda ci stiamo pensando e stiamo pure sperimentando qualcosa in italiano o bilingue.

Vi piacerebbe fare una collaborazione con un altro artista o gruppo? Se si chi sarebbe?
I Twenty One Pilot, ovviamente. E anche i Moderat


Photographer: Federico Ghiani @ghianinson
Interview, production and styling: Rosamaria Coniglio @rosamaria_coniglio
Make-up: Barbara Ciccognani @barbie.ciccognani_makeup
Hair Stylist: Angelo Rosauliana @angelorosauliana
Supporter: Amarsi Fragrances https://amarsi-fragrances.com/

ARThletes: Olimpiadi, Giappone e la dinamicità delle due ruote interpretati da 4 illustratori italiani

Quattro illustratori italiani di fama internazionale interpretano le doti tecniche dello scooter più iconico della casa nipponica, secondo un’ispirazione che richiami alcuni tra gli sport delle prossime Olimpiadi di Tokyo. Dal progetto ARThletes nascerà una mostra curata da Lorenza Salamon e Ale Giorgini e una livrea speciale che trasformerà il Suzuki Burgmann 400 in un’opera d’arte.

ARThletes unisce idealmente sport, arte e motori per una partnership culturale di alto livello. L’ispirazione nasce dalle prossime Olimpiadi di Tokyo, ove i migliori atleti del mondo si confronteranno per eccellere nelle proprie specialità.
Suzuki ha quindi chiesto a Gianluca Folì, Riccardo Guasco, Francesco Poroli e Van Orton di interpretare quattro caratteristiche fondamentali del nuovo Burgman 400, eleganzasportivitàstabilità sicurezza, abbinandole alle discipline del Pentathlon moderno (nuoto, laser run, equitazione e scherma) da rappresentare in 4 opere uniche. La tecnica scelta è quella dell’illustrazione, per le sue capacità di essere attuale in ogni epoca storica, e di suggestionare un ampio pubblico pur rimanendo espressione artistica autoriale. Gli artisti sono già all’opera e il progetto prenderà forma nei prossimi mesi, svelando al pubblico le inedite illustrazioni che diventeranno poi, restrizioni Covid permettendo, una mostra itinerante. Il progetto culminerà con la realizzazione di un Burgman da collezione con livrea speciale raffigurante una delle opere.


Competenza tecnica, cultura giapponese, gusto italiano e attualità 
si fondono per sottolineare i valori dell’atleta, non solo quello olimpico ma anche quello motociclistico poiché il nuovo modello iconico della casa di Hamamatsu, il Burgman 400 Model Year 2022 è considerato proprio l’Atleta elegante.

L’idea innovativa del progetto ARThletes nasce dal concept “l’atleta elegante”– dichiara Enrico Bessolo, Direttore Commerciale Suzuki Italia – grazie alle illustrazioni desideriamo mostrare il “fil rouge” che lega sport, Olimpiadi, Giappone e il nostro scooter attraverso un percorso espositivo che vedrà 4 opere uniche rappresentate da altrettanti illustratori”.

Francesco Poroli
Gianluca Forlì
Riccardo Guasco
VanOrton

I quattro artisti realizzeranno ognuno un’opera che dovrà unire, attraverso i tratti artistici tipici di ogni illustratore, le doti del mezzo motociclistico della casa nipponica e le caratteristiche sportive di ogni disciplina del Pentathlon Moderno. I fratelli Van Orton si dedicheranno alla scherma associata per il progetto al concetto di “sicurezza”; Gianluca Folì dovrà immergersi nel nuoto esaltandone l’”eleganza”Riccardo Guasco potrà interpretare l’equitazione nella disciplina del salto ad ostacoli legandola all’idea di “stabilità”, Francesco Poroli è stata assegnata la laser run per esprimere la “sportività”.

A coordinare il progetto, due figure importanti nel segmento dell’arte e dell’illustrazione. Lorenza Salamon, gallerista (Salamon Fine Art) e curatrice del progetto e della futura mostra dichiara: “Quattro talenti dell’illustrazione contemporanea, la più longeva delle arti, interpretano la campagna legata al nuovo modello Suzuki, duettando con le sue qualità. Ad ognuno abbiamo affidato un tema che corrisponde ad altrettanti punti di forza del veicolo per intraprendere un viaggio fra il virtuale e il reale la cui tappa finale è la prossima Olimpiade che si terrà a Tokyo”.

Mentre il coordinatore degli illustratori Ale Giorgini afferma “L’illustrazione è un linguaggio universale che abbatte i confini. Un linguaggio che unisce popoli e culture diverse, proprio come le Olimpiadi. In un momento come quello che stiamo vivendo, credo sia ancora più importante riuscire a creare connessioni – anche solo virtuali – fra luoghi e persone. Ho accolto quindi con grande entusiasmo il progetto ARThletes di Suzuki, così come lo hanno fatto i 4 illustratori con cui ho avuto il privilegio di lavorare. In un periodo in cui siamo stati costretti a limitarlo, celebrare il movimento e la libertà è un dovere morale”.

Suzuki celebra così le Olimpiadi e lo sport con un progetto di ampio respiro, che unisce gesto atletico e “gesto” artistico, mostrando quell’impegno culturale oggi sempre più richiesto e in conformità con la responsabilità cui è chiamata a far fronte nel suo ruolo di “corporate citizen”. Il suo impegno verso l’illustrazione è un primo passo verso un’arte che oggi riscopre tutto il suo valore e tutta la sua capacità di parlare e arrivare direttamente al cuore delle persone con un linguaggio estremamente variegato: ecco allora che le opere in mostra potranno riprendere stilemi tipici dei writer urbani, oppure di artisti acclamati come Basquiat.

Street art: 5 artisti per Moaconcept

Tra tutti gli  scenari metropolitani che catturano la nostra attenzione c’è sicuramente quello delle opere d’arte da strada , streetart per chiamarla con il suo nome . Proprio così, Moaconcept e Comune di Montevarchi attraverso il progetto Moaconcept tribute mirano a riqualificare le aree urbane della città. Lo stesso brand di street apparel e di sneakers che ha da sempre manifestato il suo supporto per artisti talentuosi, oggi punta alla rivalutazione delle strade con l’arte stessa, la creatività , ma é anche promotrice di socialità e cultura con un target internazionale. 

La Moaconcept Foundation nasce appositamente con questo fine, sostenuta dall’omonimo brand. 



Tra le attività più interessanti quella di mettere a disposizione una sezione del proprio sito per gli artisti, le associazioni , le fondazioni e gli istituti privati e pubblici, che desiderano diventare partner del progetto . 



Da qui la collaborazione con il Comune di Montevarchi: promuovere alcuni spazi della città con opere dei realizzate dai più grandi streetartist italiani , così da valorizzare aree pubbliche attraverso l’arte. Il tema delle opere sarà quello dell’inclusione e del rispetto delle donne, e in generale delle minoranze. Tra gli artisti coinvolti : Gio Pistone, Marco Oggian, Andrea Crespi , Vanni Vaps e Manu Invisible. 



“L’iniziativa ”Moaconcept Tribute” di Montevarchi, prende origine dalla visione del brand, la promozione e sostegno dell’arte, la cultura ed il talento a favore dell’emancipazione sociale e la rivitalizzazione ambientale – spiega Mauro Tugliani, founder di Moaconcept. Attraverso il contributo economico annuale derivante dalle vendite dei nostri prodotti, il nostro obiettivo è quello di riqualificare, sostenendo artisti indipendenti ed emergenti, i luoghi depressi o abbandonati delle nostre città. 



L’arte ci aiuta a comprendere gli altri, è inclusiva e rappresenta un incredibile fattore di aggregazione e sviluppo sociale, ponendo cenrtrali individuo e talento, a vantaggio della collettività. Art Brings Us Together”. ha concluso Matteo Tugliani”. Ma il progetto mira a essere anche un modo per creare community , come ha spiegato il sindaco di Montevarchi , Silvia Chiassai Martini: luoghi frequentati da bambini e dai ragazzi, che sono particolarmente attratti dalla street art, dal linguaggio e dall’espressività di questi giovani talenti, attraverso i quali sarà possibile comunicare messaggi sociali da promuovere soprattutto tra le nuove generazioni”. 

Montevarchi é solo la prima tappa in cui è approdato il progetto, presto nuovi luoghi si aggiungeranno, così da coinvolgere più comuni alla riconversione degli spazi urbani .



Javier Goyeneche – 10 anni di Ecoalf e un nuovo modello di business 100% sostenibile

È stata presentata ieri a Milano la nuova collezione Ecoalf 1.0
Capi essenziali e un design classico e senza tempo, per entrare nel nostro guardaroba e durare nel tempo. Questa collezione, oltre ad essere stata prodotta in maniera 100% sostenibile, in filato del mare – Ocean Yarn – derivato dalle bottiglie di plastica riciclate raccolte dai fondali marini, è il punto di partenza per uno stile di vita veramente sostenibile.
La sua silouette è impeccabile e ogni dettaglio è rifinito con una cura scrupolosa, da renderli esclusivi ed eterni, per essere indossati negli anni futuri ed essere mixati con pochi capi stagionali in più.

Per un uso più etico del guardaroba in cui la qualità si sostituisce alla quantità.
Materiali riciclati e una riduzione d’acqua e di emissioni di CO2 sempre maggiore sono alcuni dei principi che stanno alla base della produzione di Ecoalf, insieme a una ricerca sempre più accurata che mira a ottenere fibre vegetali all’avanguardia, per un maggiore rispetto della natura tutta, animali compresi. Come il Kapok, una fibra morbida e setosa, ricavata dalla cellulosa naturale estratta dalla frutta essiccata dell’albero da cui prende il nome.

“La linea 1.0 è la realizzazione di un sogno. Quando ho creato Ecoalf nel 2009 questa era la qualità, l’estetica e l’innovazione che volevo che ogni prodotto avesse. Ci sono voluti 10 anni di ricerca e determinazione, ma questa linea per me è un grande traguardo.”
Queste le parole di Javier Goyeneche, fondatore di Ecoalf e pioniere di una moda 100% ecosostenibile, a cui abbiamo quale strada bisogna percorrere per creare un sistema di produzione completamente sostenibile che sia in grado di creare un cambiamento.  

È necessario pensare a un nuovo modello di business che già dal design consenta di rispettare il sistema di produzione circolare, fino alla distribuzione e al riutilizzo dei materiali, in un ciclo che può essere infinito. Ma per fare questo bisogna cambiare il modello attuale, riducendo i cicli di sovrapproduzione, da cui il mercato è sommerso, e concentrare le collezioni più sulla qualità che sulla quantità.

Sottolinea, inoltre, quanto siano dannose per l’ambiente le campagne sul Black Friday, nemico indiscusso del pianeta, in cui vengono acquistate quantità enormi di capi di cui non abbiamo veramente bisogno e che finiscono per generare materiale di scarto difficile da smaltire, per non parlare delle emissioni di CO2 e materiale inquinante causati dal numero elevatissimo di spedizioni e imballaggio.

Il tuo impegno costante ha contribuito a creare consapevolezza nel consumatore, ma anche nelle aziende più giovani che si affacciano al mondo della moda con un approccio più sostenibile. Abbiamo parlato di materiali recuperati dalla pulizia dei mari o delle sempre più innovative fibre vegetali. Si riesce ad essere sostenibili anche nell’uso dei colori?

Assolutamente si. Un esempio è la capsule collection creata in collaborazione con la top model Blanca Padilla, composta da 8 pezzi unisex in cotone organico, colorata con tinture ricavate da piante, radici o frutta. L’aspetto affascinante è che ogni colore, essendo 100% organico, non è mai identico su ogni capo.

La linea Premium 1.0 apre le porte alla vera innovazione nel sistema produttivo, ma pone soprattutto le basi per un mercato 100% sostenibile, basato su regole etiche ben definite e sull’utilizzo di materiali completamente sostenibili. Un esempio? Il trench oversize Mos in cotone riciclato risparmia 1.466 litri di acqua e riduce le emissioni di CO2 di ben 5kg.

Dalla danza alla recitazione (e ritorno): Gabriele Rossi è pronto per nuove sfide!

Photographer: Giorgia Villa (@giorgia_villa)

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Assistenti Stylist: Erna Džaferović (@ernadzaferovic); Aurelio Comparelli (@aureliocomparelli); Laura Grandi (@laugrandi)

Make-up & Hair: Asja Redolfi Tezzat (@asjaredolfi_makeup); Francesca Lana (@fraa_elle)

Model: Gabriele Rossi (@gabrielerossioff) @Urbn Models

Molto conosciuto dagli amanti della televisione e dei reality Gabriele Rossi è, in realtà, partito dalla danza e quando lo abbiamo incontrato ci ha raccontato che a questo amore è tornato grazie ad una fiction che racconterà la storia di un grande nome del balletto, in Italia e nel mondo, ovvero Carla Fracci. Rossi sarà uno dei protagonisti di questo appuntamento televisivo che si preannuncia importante, affiancando la protagonista Alessandra Mastronardi, nel frattempo si è calato per noi nei panni di modello, divertendosi davanti alla macchina fotografica ad improvvisare un passo di danza e a trasformarsi in un bel tenebroso in completo elegante! Simpatico e aperto, Gabriele non solo nel ruolo di modello, ma anche nel raccontarsi nella nostra intervista. Ecco la chiacchierata con l’attore romano e gli scatti realizzati da Giorgia Villa.


Impermeabile Hevò, completo e camicia Imperial
 

Come ti sei avvicinato alla recitazione e come hai capito che questo mondo sarebbe stato il tuo?

Nel 2008 mi chiesero di fare un provino, avvantaggiato dal fatto che fossi un danzatore; cercavano un attore che sapesse anche ballare. Fui scelto per interpretare il figlio di Margherita Buy in una serie di Paolo Genovese e Luca Miniero.Dopo quella prima esperienza capii subito che si era appena aperta la strada per una nuova professione che prima d’allora non avevo mai preso in considerazione.



Quali i tuoi riferimenti in questo lavoro? A chi guardi, chi ti ispira, chi ammiri?

Ho imparato negli anni che i riferimenti realmente utili a crescere sono vicino a noi.Quando lavoro, mi piace osservare chi mi circonda e capire come posso migliorarmi. Il proverbio: “C’è sempre da imparare”, sul set scopri quanto sia realistico.Ammiro e stimo tanti colleghi come Elio Germano, Francesco Pannofino, Alessandro Borghi, Luca Argentero…stimo il talento, soprattutto quello naturale.


Total look Nº21

Cosa ti ha insegnato la recitazione in questi anni e c’è qualcosa che invece hai perso a causa sua?

La recitazione mi ha insegnato ad apprezzare i momenti di lavoro intenso, ma ancora di più i momenti tra un set e l’altro, perché quelle transizioni sono fondamentali per migliorarsi, studiando molto; magari approfondendo uno strumento musicale, o andando a cavallo. Un attore deve ampliare le proprie skills sempre, perché possono fare la differenza sempre.



La cosa (parlando di lavoro) di cui sei più fiero?

il set al fianco di Margherita Buy senza dubbio , ma anche le serie tv con Ben Gazzarra, Paul Sorvino, Giuliana De Sio, Terence Hill. Ogni lavoro mi ha reso fiero per un motivo o per un altro. Nessun pentimento comunque, è la cosa più importante.Fare errori può essere semplice e guardarmi alle spalle mi fa ancora molto piacere, spero che sarà sempre così.

Che cos’è l’eleganza per te?

 Imprescindibilmente educazione ed intelligenza, sono la somma obbligatoria perché l’eleganza abbia luogo.



Cosa non può mancare nel tuo guardaroba? In generale, qual è il tuo stile?

Vivo di vita pratica, e sono un po’ una frana nel curarmi del mio guardaroba, per fortuna esistono gli stylist.



Altri amori oltre alla recitazione?

La danza contemporanea è stata la mia passione primaria, alla quale si è affiancata la recitazione.
Cerco di non smettere di studiare; mi sto specializzando come giornalista, mi sono appena iscritto nuovamente all’Universitá.


Total look Corneliani, occhiali Snob Milano

Cosa ascolti, cosa ti piace vedere in tv o al cinema, hai un artista del cuore, cosa leggi?


Per la TV e il cinema sono onnivoro, guardo tutto, soprattutto ora che le piattaforme permettono di spaziare facilmente da un genere all’altro. Ora sto leggendo “il Colibrì” di Veronesi.

E invece cosa non può mancare sulla tua tavola?

Amo la cucina italiana, quindi ritengo prioritario non trascurare quasi mai il fattore ‘pasta’.Il sushi però spesso mi chiama, e devo rispondere.

Quando si potrà ritornare a viaggiare con sicurezza, quale città in Italia e nel mondo ti sono care e perché? Ci dai qualche suggerimento su cosa vedere in questi luoghi?

Per quanto riguarda l’Italia, appena  possibile voglio visitare Castello di Sammezzano a Leccio, è un edificio fuori dal tempo, ve lo consiglio.Come città invece non vedo l’ora di potermi trasferire a Londra per qualche mese.Credo sia una città di svolte.



Sogni e progetti per il futuro?

Ho appena girato una serie con Alessandra Mastronardi su Carla Fracci; come nel mio esordio ho potuto mettere a frutto il background da danzatore e da attore.Poi sto lavorando ad un tour teatrale che partirà (covid permettendo) da luglio 2021. Spero di rivedervi a teatro!

5 PRODOTTI PER COMBATTERE L’IRRITAZIONE DA MASCHERINA

5 PRODOTTI PER COMBATTERE L’IRRITAZIONE DA MASCHERINA

Del problema da mascherina se ne stanno occupando tante case cosmetiche con lanci di prodotto atti a ridurre irritazioni, inestetismi cutanei quali brufoletti, macchie, pelle grassa e pori occlusi.

Questa guida vuole fornirvi gli ultimi prodotti innovativi sul mercato che assicurano una buona idratazione senza appesantire la pelle e donandole il giusto sollievo; proteggendola dagli agenti esterni e purificandola dall’applicazione fissa della mascherina.



La 2 Masque Souple è un vero e proprio best seller per Maria Galland Paris! La maschera ad utilizzo quotidiano assorbe delicatamente tutte le impurità liberate durante la notte e funziona da aroma terapia tutte le mattine grazie allo straordinario profumo di fragola che sprigiona. Purifica e rinfresca immediatamente la pelle, rivelando un incarnato uniforme e radioso. La maschera può essere utilizzata anche sul contorno occhi in presenza di gonfiori visibili.

INGREDIENTI ATTIVI

Estratto di fragola – tonificante e rinfrescante.

Estratto di edera – ha un’influenza positiva sulla microcircolazione.

Caolino (argilla naturale) – assorbe e pulisce

METODO DI APPLICAZIONE

Applicare ogni mattina uno strato sottile ma coprente su viso, collo e décolleté. 

Lasciar agire per 1-3 minuti poi sciacquare accuratamente. Asciugare la pelle con delicatezza (senza strofinare). 

2 MASQUE SOUPLE 

50ml € 53,00

Disponibile in tutti gli Istituti Maria Galland Paris e sul nuovo e-commerce, clicca qui per scoprirlo

E-COMMERCE

Focus Dr.Jart+ – Le Face Mist per un’idratazione lampo


LE FACE MIST PER UN’IDRATAZIONE LAMPO

Nella prima fase di skincare ridona vitalità alla pelle e prepararla a ricevere gli attivi dei successivi trattamenti, ma è utilissima anche per fissare il make-up.

Sono le Face Mist: le acque idratanti in spray che servono per nebulizzare il viso donando alla pelle una piacevole sensazione di freschezza. Provenienti dalla beauty routine coreana, questi prodotti sono tra i più usati del momento perché sono semplici e veloci da poter utilizzare per donare alla pelle un’idratazione completa con un solo gesto. L’obiettivo oltre ad idratare, è quello di proteggere e nutrire la pelle coperta dalla mascherina.

Proteggono dagli effetti dell’inquinamento atmosferico: polveri sottili, radicali liberi, sostanze irritanti che incidono sull’invecchiamento cutaneo. Inoltre, le Face Mist agiscono nello stesso modo di un trattamento completo per la pelle, per combattere lo stress ossidativo, oltre che l’infiammazione cutanea o la poca idratazione.Specialmente in questo periodo in cui le mascherine sanitarie causano disidratazione, rossori e irritazioni alla pelle del viso, le face mist sono la soluzione ideale da portare con sé per rinfrescare, proteggere e lenire tutti i tipi di pelle in qualsiasi momento della giornata, a portata di borsetta.

Dr.Jart+ propone due soluzioni: una idratante a base di un complesso di 5 ceramidi e una lenitiva a base di Centella Asiatica che calma istantaneamente qualsiasi rossore o irritazione.

Come si usano? È semplicissimo: l’applicazione e quindi la nebulizzazione deve avvenire ad una distanza di 20 centimetri, lasciando evaporare completamente il prodotto che agisce in soli 30 secondi. Dopo aver applicato la Face Mist di Dr.Jart+, si tampona la pelle delicatamente per ottenere il massimo assorbimento.

Ceramidin™ Cream Mist

Flacone Airless 110ml – Prezzo: 23,50€

Flacone Airless 50ml – Prezzo: 13,00€

Ceramidin™ Cream Mist è la crema idratante in spray a base di un complesso di 5 ceramidi che aiuta a prevenire la perdita di idratazione della pelle mantenendola sempre morbida ed elastica.

Questa innovativa texture in spray è composta da uno strato idratante e uno strato in crema che dissetano immediatamente la pelle secca e ne trattengono l’idratazione. Si spruzza, ma agisce proprio come una crema! Basta agitare la confezione 3 volte per mescolare entrambi gli strati e nebulizzare sul volto tenendo gli occhi chiusi. Sicuro ed efficace anche sulla pelle sensibile! 

L’ingrediente chiave, il complesso di 5 Ceramidi, nutre e ripara in profondità la pelle secca e danneggiata, mentre lo Xilitolo apporta un immediato effetto idratante. 

Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist  

Flacone Airless 50ml – Prezzo: 13,00€

Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist, è lo spray idratante delicato a base di Centella Asiatica che lenisce istantaneamente le pelli sensibili per un sollievo a lunga durata in qualsiasi momento della giornata.

La formula della nuova crema spray Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist contiene il JartBiom™, il complesso di microbioma brevettato da Dr.Jart che aiuta a rinforzare, riequilibrare e migliorare le difese della pelle.

La Centella Rx lenisce e protegge la pelle sensibile mentre Cicabond™ la ripara. Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist è la soluzione ideale per lenire ogni forma di arrossamento, infiammazione e sensibilizzazione per un incarnato rigenerato e sempre protetto grazie anche al pratico formato da viaggio.

I prodotti di Dr.Jart+ sono disponibili in esclusiva presso tutti gli store Sephora e sul sito sephora.it.

I principi attivi naturali della nuova CREMA VISO BIO EFFETTO MATTE di  SKÖN agiscono su tutte le pelli, compattando e opacizzando l’incarnato, cancellando per sempre l’effetto lucido e donando al viso un colorito naturale e uniforme, soprattutto oggi che la pelle è costretta sotto la mascherina, per tutto il giorno.

TURN OFF THE LIGHTS è una carezza ai principi attivi nordici che spegne l’eccessiva lucidità della pelle, lasciandola compatta  e ben idratata.  L’Amido di Mais interviene con la sua azione sebo regolatrice, assorbendo l’untuosità della pelle e purificando i pori. Il Mirtillo Nero BIO, grazie alle vitamine A, B e C, impermeabilizza i capillari, trattiene la naturale idratazione della cute e ne regola l’ossidazione. L’Estratto di Rosmarino deterge a fondo contrastando le impurità, aiutato dall’Olio di Melograno, potentissimo antiossidante che stimola la rigenerazione.

In più, come tutti i prodotti SKÖN… Zero componenti di origine fossile, zero petrolati, 100% ecopacking, 100% riciclabile, 100% risolse rinnovabili, -80% CO2 nell’atmosfera, 100% No gender

Formato 50 ml – Costo €26

In vendita su https://skoncosmetics.com/prodotto/turn-off-the-light/

Bestseller Duo Set – 24,99€

Coccola la tua pelle con gli essenziali bestseller di Dr.Jart+: Cicapair™ Tiger Grass Color Correcting Treatment e Ceramidin™ Cream; prodotti must-have per alleviare la pelle dai rossori e per un’idratazione long-lasting!

Ceramidin™ Cream 15ml: la crema che dona alla pelle un’idratazione intensa a grazie al Complesso di 5 Ceramidi che rinforzano la barriera cutanea rendendola sempre più resistente dalla perdita di idratazione e protegge la pelle in qualsiasi stagione e ambiente.

Cicapair™ Tiger Grass Color Correcting Treatment 15ml: il trattamento in crema che corregge ogni imperfezione grazie alla sua texture che da verde diventa rosa-beige assicurando un incarnato uniforme e privo di imperfezioni. Un soluzione unica che corregge ogni rossore e che protegge la pelle dalle aggressioni ambientali causa di invecchiamento cutaneo.

MODALITÁ DI UTILIZZO

Applicare ogni mattina una quantità moderata di Ceramidin Cream sul viso.
Riscaldare con le mani una quantità moderata di Cicapair Tiger Grass Color Correcting Treatment fino a quando il colore non diventa da verde a beige. Quindi, picchiettare sulla pelle per nascondere i rossori.

Bestseller Duo di Dr.Jart+ è disponibile da Aprile 2021 in esclusiva presso tutti gli store Sephora e sul sito sephora.it.

Zen Routine 24 carati con Astra

Astra Collezione Your Zen Routine.


Pare che la beauty routine stia diventando un’ossessione, si cerca non solo la più adatta alla propria pelle, ma la più originale, la più estrema, la più miracolosa, anche se i tempi del bagno nel latte di asina di Cleopatra sono ormai lontani.
Astra oggi lancia una linea Zen per la tua beauty routine dove inserisce elementi gold, delle vere foglie d’oro 24 carati per far brillare la pelle e impreziosire il tuo glass package per il viso.
Qui tutti i prodotti della Collezione Your Zen Routine:


RITUAL GOLD SERUM OIL

A metà strada fra un prezioso siero e un primer illuminante risiede l’anima di Ritual Gold Serum Oil.

Questa base sublimatrice di makeup è tempestata di foglie d’oro 24k sospese in un liquido infuso di attivi raffinati. La sua texture a base olio, leggera e a rapido assorbimento, coniuga la performance di una base viso a quella di un vero trattamento skin care.

Applicato prima del make-up rende la pelle radiosa e perfezionata, per un risultato sublime e naturalmente luminoso. Massaggiato sulle punte dei capelli aiuta a prevenirne la secchezza rendendole lucenti e sane. Contiene olio di Rosa Mosqueta, ricchissimo di vitamina A, che aiuta la rigenerazione cutanea e olio di girasole che garantisce emollienza e idratazione.

RITUAL FIXING MASCARA

Un gel cristallino infuso di sublimi proprietà nutritive e rinforzanti. Ritual Fixing Mascara è il prodotto in grado di coniugare due differenti funzionalità: applicato sulle sopracciglia le fissa e le mantiene in posizione a lungo, grazie ai suoi attivi che garantiscono rapida asciugatura, mentre sulle ciglia enfatizza lo sguardo con naturalezza curandole allo stesso tempo.

Contiene Pantenolo, ad azione altamente nutritiva e idratante e l’esclusivo Life Lash Complex, un complesso a base di estratto di trifoglio rosso che contribuisce ad aumentare la vitalità e la dimensione dei follicoli. Il risultato sono ciglia lucenti, sane e perfettamente in piega. Oftalmologicamente testato.

RITUAL EXTREME FIXING SPRAY

Spray ad azione extra fissante del trucco: una volta applicato, lo rende perfetto, senza necessità di ritocchi.

Impercettibile e delicato sul viso, contiene estratto di foglie di mela cotogna dall’effetto astringente, capace di restringere i pori dilatati e diminuirne la visibilità.

La silica all’interno della formula garantisce l’assorbimento del sebo in eccesso, per una pelle visibilmente perfezionata e un make-up a lunga tenuta.

RITUAL EYE PRIMER

Applicato sulla palpebra prima degli ombretti, Ritual Eye Primer ne intensifica i colori, rivelandone ogni riflesso e ne prolunga la durata, senza che vadano a depositarsi nelle pieghe dell’occhio.

La sua consistenza è cremosa e impalpabile, grazie alla presenza di oli leggeri che garantiscono un’alta sfumabilità. La formula è arricchita con acido ialuronico, che aiuta a levigare e minimizzare le imperfezioni dell’area oculare. Oftalmologicamente testato.

I costumi deluxe di Vilebrequin: un successo lungo 50 anni

L’ambizione di elevare lo swimwear a status symbol, al pari di orologi, scarpe e altri capi/accessori; i puntuali richiami a una località che è l’epicentro del bien vivre nella Costa Azzurra; lo stile connaturato appunto alla riviera francese, chic pur mantenendo quel je ne sais quoi sacro per i cugini d’Oltralpe; la qualità ineccepibile, conditio sine qua non di ogni luxury brand degno di tale nome; un senso del colore che sfocia puntualmente nel caleidoscopio di nuance, arzigogoli e pattern caratteristico delle collezioni. Sono questi, in breve, i punti salienti della storia di Vilebrequin, griffe di costumi da bagno di alta gamma che taglia proprio in questi giorni il traguardo del mezzo secolo, celebrato con una capsule collection composta di 50 pezzi, uno per ogni anno di attività, che passa in rassegna le peculiarità grafiche delle varie decadi, dalle fantasie stroboscopiche degli anni Settanta al bestiario a tinte fluo degli Zero, con le texture invase da polpi, fenicotteri, tartarughe e pesci.



Di proprietà dal 2012 della società statunitense G-III Apparel Group, la label conta oggi su un network di quasi 200 boutique sparse in 60 paesi, la maggior parte delle quali in ambite mete balneari, da Honolulu a Saint Barth alle nostrane Capri, Portofino e Forte dei Marmi, e nel tempo ha affiancato ai costumi linee di abbigliamento (da spiaggia, perlopiù), calzature, occhiali e accessori, anche femminili e da bambino. A livello di suggestioni, cromie e rimandi più o meno espliciti, tutto sembra però convergere ancora verso il luogo dove Vilebrequin è nato esattamente cinquant’anni or sono, Saint-Tropez.
Nel 1971, infatti, complice soprattutto il successo strepitoso del film ‘Et Dieu créa la femme’ con Brigitte Bardot (subito innalzata al rango di divinità protettrice e, più prosaicamente, rimasta un’assidua frequentatrice) la cittadina nel sud della Francia si è già trasformata nel centro propulsore della mondanità rivierasca, affollato di attori, star della musica, aristocratici e capitani d’industria, da Mick e Bianca Jagger (convolati a nozze proprio quell’anno nel municipio locale) a Jack Nicholson, da Romy Schneider a Gianni Agnelli.

È proprio osservando gli avventori delle spiagge di Saint-Trop (come l’hanno soprannominata gli “iniziati”) che a Fred Prysquel, giornalista dall’animo bohémien con un debole per automobili e gare di Formula 1, viene l’idea di realizzare un costume che si differenzi da quelli aderenti e sgambati in voga nei seventies: prende a modello i bermuda prediletti dai surfisti e li accorcia a metà coscia, cucendoli con il tessuto usato nelle vele degli yacht, ottenendo un boxer rapido ad asciugarsi, comodo e originale.
I briefs, inoltre, saltano subito all’occhio grazie alle fantasie variopinte, ispirate ai decori wax della tradizione africana. Pare ad ogni modo che Prysquel volesse farsi notare innanzitutto dalla futura moglie Yvette, obiettivo effettivamente centrato, e lei rimane colpita a tal punto da quei costumi eclettici da venderli nel suo negozio, anche per soddisfare la richiesta degli habitué dei lidi tropeziani, che comincia a farsi pressante. In men che non si dica, viene depositato il marchio Vilebrequin, cioè “albero motore”, in ossequio alla passione del fondatore per le auto da corsa.


I coniugi Prysquel resteranno al timone fino al 1990, quando Vilebrequin viene ceduto e acquisito, due anni dopo, dall’imprenditore Loïc Berthet, che prosegue nel solco tracciato dai fondatori, apportando alcune migliorie al pantaloncino primigenio, rinominato Moorea (come il famoso lido di Saint-Tropez), e lanciando la formula père-fils, ovvero costumi pressoché identici per padre e figlio, che si rivelerà oltremodo azzeccata.
Le altre novità interessano principalmente forme e materiali, aggiornati per adeguarsi ai cambiamenti nelle preferenze e nel lifestyle della clientela, avendo sempre cura di preservare la pregevolezza che si confà a un capo di lusso, con prezzi compresi tra i circa 200 euro dei classici pantaloncini e i 450 delle edizioni limitate: l’originario tessuto mutuato dalla nautica viene perciò sostituito dalla poliammide, smerigliata per ottenere una mano particolarmente soffice; la lavorazione richiede 32 passaggi, diversi dei quali manuali (la confezione e posizionamento della tasca posteriore, l’inserimento dei cordini elastici, l’applicazione dell’etichetta con la scritta arcuata, irrinunciabile per ogni creazione del brand, ecc.); lo strato interno è privo di cuciture – per una migliore sensazione sulla pelle – e, come puntualizza l’attuale Ceo Roland Herlory, «bello quanto l’esterno».



Nel 2012, come detto, Vilebrequin viene rilevato da G-III, che spinge sull’espansione internazionale, moltiplica gli store e introduce nuove categorie per uomo e donna, un ideale corollario dello swimweartra t-shirt, bermuda, camicie di lino impalpabili, polo in nuance vitaminiche e magliette in fibre anti-UV. Al centro di tutto rimane però il costume maschile, e non potrebbe essere altrimenti visti i successi pluriennali nel settore, ma per dare nuovo slancio alla griffe arrivano le collaborazioni, ben ponderate e dosate col contagocce.
Il canale privilegiato è quello artistico, con gli autori coinvolti liberi di sbizzarrirsi sui boxer del marchio, dal fotografo Massimo Vitali (chiamato a istoriarli con panoramiche di litorali paradisiaci, spiagge gremite e scorci della Provenza) ai grafismi dal tratto pop di Alex Israel, per finire con uno dei più autorevoli esponenti dell’arte black, Derrick Adams, che rielabora i topoi della serie ‘Floater’, con i personaggi stilizzati a mollo su gonfiabili dai colori arcobaleno.

All’appello non mancano neppure alcuni designer dalla vena artsy: il primo della lista, nel 2017, è Karl Lagerfeld, per una limited edition a tema beachwear ravvivata da pennellate digradanti di bianco e blu; nel 2019 è il turno di Jean-Charles de Castelbajac, che stende su costumi e camicie hawaiane campiture in technicolor e illustrazioni naïf, e di uno specialista delle partnership come Virgil Abloh di Off-White, che mette in risalto gli stilemi che ne hanno decretato la fama planetaria (virgolette, strisce diagonali, tonalità “segnaletiche” di giallo e arancione).
Nel 2016, il brand si concede persino una capsule collection con i Rolling Stones, dispiegando sui briefs collage di copertine e artwork iconici della band, che del resto in quel fatidico ‘71 contribuì a cementare il mito della Côte d’Azur, vuoi per i citati trascorsi sentimentali del frontman, vuoi per i mesi di esilio (dorato) nella magione di Villefranche-sur-Mer.



L’ultimo, decisivo impegno di Vilebrequin è invece sul fronte della sostenibilità: oltre a supportare da anni l’associazione Te Mana o Te Moana, attiva nella salvaguardia delle tartarughe della Polinesia, sta implementando le pratiche virtuose sotto questo aspetto e il 62% della produzione impiega poliestere riciclato, tencel e altri filati green, una percentuale che la griffe dichiara di voler aumentare sempre di più, decisa evidentemente a tutelare quel patrimonio paesaggistico, naturale che è parte integrante della sua creatività da cinque decenni.

La rivoluzione Lancaster – nuove formule clean e ocean friendly

Aria di primavera, di vita all’aria aperta e di lunghe esposizioni al sole.
I migliori alleati in questo caso sono prodotti che ci consentono di ricevere tutti i benefici del sole, in totale sicurezza, potendo contare anche su nuove tecnologie in grado di rallentare lo stress ossidativo quotidiano di origine ambientale.

E se dall’ambiente ci protegge, è soprattutto l’ambiente che Lancaster tutela, attraverso le sue nuove formule vegan della linea Sun Sensitive che, oltre ad offrire una maggiore efficacia sulle pelli sensibili, garantiscono un bassissimo impatto sul mare, a partire dal packaging in plastica riciclata e biodegradabile e nuove formule oil free e ocean friendly.
In che modo? Per prima cosa ha depennato da tutte le sue formule l’ossibenzone, l’octinossato, l’omosalato e l’ottocrilene, senza pregiudicare il suo alto livello di protezione, e ha creato, in partnership con l’Università di Nizza, uno speciale metodo di test in vitro per valutare l’impatto potenziale dei nuovi prodotti Sun Sensitive sui coralli.

E se Lancaster, dall’affascinante Côte d’Azur, può vantare un primato nel lancio della protezione UV, con l’introduzione del famoso brevetto del retinolo, già dal 1946, continua a mantenere il suo primato nella ricerca grazie alla pionieristica formula full light technology che offre la migliore protezione esistente sul mercato sul 100% dello spettro solare, inclusi i raggi ultravioletti, radiazioni e infrarossi, causa, tra le altre cose, dell’invecchiamento precoce.

 Le novità si fanno interessanti anche per i soggetti poco predisposti a un’esposizione prolungata, a causa di una pelle chiara e sensibile. Il Tan Activator Complex e il sunsicalm presenti in tutta la nuova gamma sono le soluzioni pensate dai ricercatori Lancaster, dotati di componenti naturali come l’estratto di cotone e il fiore d’arancio amaro, dall’azione lenitiva e ammorbidente, il bisabololo derivato dalla camomilla e l’estratto di gelsomino che rinforza la durata della resistenza della pelle al sole. Questi complessi esclusivi aiutano a ottenere una graduale abbronzatura luminosa, omogenea e duratura, sviluppati ad hoc per i tipi di pelle chiara e sensibile che si abbronzano con difficoltà.

 E se detestate quelle pesanti texture bianche che faticano ad essere assorbite dalla pelle, le nuove formule Collistar hanno un finish leggero e trasparente ad assorbimento immediato, senza ridurre i benefici della protezione completa della full light technology.

Exclusive venue: il best of dei ristoranti a Porto Ercole in costa d’Argento

Porto Ercole è uno stato d’animo. Qua tutto è possibile: mente sorseggi un cappuccino alle undici di mattina presso un bar del porto, capita di osservare il regista Paolo Sorrentino tutto trafelato con il figlio andare al molo, pronto per salire su un’imbarcazione. Oppure l’imprenditrice digitale più famosa al mondo, Chiara Ferragni, viene proprio qua a mangiare con le amate sorelle in uno dei fine dining gourmet restaurant più quotati a livello nazionale, che non mancheremo di menzionare in questo articolo dedicato ai migliori ristoranti del borgo marittimo del Monte Argentario in Toscana. Insomma, anche se non siamo ai fasti degli anni Sessanta, il jet set ama ancora questo posto esclusivo. A onor del vero, la situazione pandemica ha fatto registrare nell’estate 2020 presenze da record in costa d’Argento. Venire per credere. E soprattutto per godere di panorami mozzafiato e pranzi a base di pesce fresco da leccarsi i baffi.

Il Pellicano

La ricchezza della natura e il talento dell’uomo. Una profonda passione per la cucina mediterranea, questo il segreto di Michelino Gioia, che rende uniche le ricette tradizionali italiane trasformandole in creazioni contemporanee mediante l’impiego di  tecniche innovative. Dunque non solo un tripudio di sapori, ma la sua specialità sta anche negli abbinamenti cromatici della presentazione dei piatti.



Sono due i punti fondamentali per l’ideazione e la realizzazione di ogni sua ricetta: dare il giusto valore alla naturalità dei prodotti e rafforzare il legame con il territorio. L’abbondanza di materie prime toscane di terra e mare, prende forma in piatti divini, da gustare al chiaro di luna. Al Ristorante Il Pellicano (dell’hotel omonimo, uno dei più famosi al mondo gestito da Marie Louise Sciò) lo chef Michelino Gioia offre una cucina italiana tradizionale che a tratti si fonde sapientemente con sapori internazionali. Tutte le materie prime preferite dello Chef, come il piccione, le ostriche, le triglie, l’aragosta e gli scampi, sono parte del menu, creato con passione e amore. Alla fine di ogni cena, un carrello con golosi cioccolati artigianali è offerto a tutti gli ospiti. Tra le specialità di questa stagione alle porte lo chef ci segnala: Astice, pappa al pomodoro, ricotta e levistico, Anguilla di Orbetello (il paese lagunare vicino Porto Ercole celebre per questo pesce), finocchio e misticanza, Fagotto d’anatra, parmigiano e gobetti, Pezzogna, parmigiana e acqua pazza.

Alicina hosteria

Un posto speciale dove gustare il mare a km 0.

Ivan Silvestri è il patron-chef di Alicina Hosteria, piccola veranda nel pieno centro del borgo toscano, a due passi dal porto. Persino Chiara e le sorelle Ferragni hanno scelto di mangiare nel suo piccolo ma assai accogliente ristorante. La tenacia e la dedizione di Silvestri gli hanno permesso di essere menzionato nelle guide del Gambero Rosso, L’Espresso ed infine quella Michelin in ordine cronologico. La cantina di Alicina Hosteria vanta più di 300 etichette, “perché il cliente va messo al primo posto “ –  dichiara il proprietario a Man in Town – tra cui Bellavista e Corion Charlemagne, per menzionarne due. Il menù del gourmet restaurant varia tutto l’anno seguendo la filosofia del mare a km 0. Tutte le materie prime della cucina vengono infatti acquistate presso le pescherie del lungomare di Porto Ercole. Di conseguenza a seconda del pescato l’invitante menù cambia più volte a seconda della stagionalità.



Proseguendo la sua filosofia, Silvestri sta lavorando sulla stagionalità dei prodotti e una carta dei dessert tutta nuova. Tra i suoi must-have cita la palla di neve farcita con una spuma di sgroppino alla vodka oppure il dolce cocco, mango e lime. Tra i primi piatti i fusilli cacio pepe e bottarga che vengono cotti nel te lapsang, un piatto che ha presentato a Festa a Vico al Pranzo delle giovani che si svolge a Vico Equense organizzata dallo chef Gennarino Esposito e che  fu molto apprezzato dalla critica gastronomica nazionale. Tra le novità di quest’estate 2021 del suo branding Silvestri menziona il delivery, ovvero la filosofia di Alicina si sposta a Spinnaker, delivery and takeaway, la cui fase embrionale aveva visto gli albori la scorsa estate ma a cui quest’anno ha deciso di dedicare un proprio spot nella centralissima piazza Roma.

Il Ristorantino

Melting pot di culture e amore per il territorio

Il ristorantino di Porto Ercole, in pieno centro davanti alla Chiesa di San Paolo della Croce, perla della costa d’Argento in Maremma, è uno spin-off dell’osteria dei Nobili Santi. I proprietari infatti, Paola Sclano e Bilel Mabrouk, hanno affinato la loro expertise culinaria seguendo le orme del compianto Moreno Santi, chef tra i più amati della zona argentarina. Nel 2019 i due allievi di Santi decidono di aprire il Ristorantino, un eclettico ed elegante ristorante gourmet.



Paola Sclano è portercolese, Bilel Mabrouk è di origine tunisina ma italiano d’adozione. Da questo metissage culturale culinario, rimanendo sempre fedeli alla tradizione maremmana, emerge un menù variegato e sfizioso. Tradizione dunque si, ma anche tanta rivisitazione e originalità: la sperimentazione al Ristorantino è il diktat. Il sapore è certamente quello inconfondibile del mare dell’Argentario, la cucina è basata soprattutto sul pesce fresco del promontorio. Semplice, ma al contempo ricercata. E non solo pesce. Un’ ottima scelta di piatti di carne soddisfa ogni palato, dall’antipasto, passando per i primi piatti fino ai secondi. Fiore all’occhiello del Ristorantino sono i dessert: Dalla cornucopia ripiena di delizioso mascarpone con la sua cialda croccante e profumata rifinita con frutti di bosco o delizioso cioccolato fuso. Oppure il croccantino , un semifreddo a base di croccante alle nocciole rifinito con cioccolato fuso. Come cavallo di battaglia Paola Sclano suggerisce di assaggiare il suo tagliolino  allevongole, gamberi e zucchine. Realizzato con pasta all’uovo fresca, a parte si prepara una base di aglio, olio e prezzemolo con vongole e si fa mantecare. Aperte le vongole si aggiunge la zucchina tagliata a rondelline molto sottili. Dopodichè si aggiungono i gamberi sbucciati e per finire lo scampo da mettere come decorazione sul piatto finito. Infine si fa saltare la pasta in padella per due minuti. Si serve e si decora con uno scampo in bella vista.

Moda e Green: Peuterey sceglie materiali ecosostenibili

Il binomio tra moda e green è sempre più apprezzato a livello mondiale: la voglia di indossare capi di qualità e di tendenza, che siano anche ecosostenibili, è un must delle prossime stagioni.

Sono in aumento i brand che si approcciano con entusiasmo alla realizzazione di capi spalla realizzati con materiali che avranno una seconda vita, con risultati al di là di ogni immaginazione: stile ed eleganza si uniscono a ottima vestibilità, raffinatezza e resistenza nel corso del tempo.

Da sempre molto attenta alle tematiche ambientali per elaborare nuove soluzioni, il marchio italiano Peuterey propone una collezione in edizione limitata, che porta a nuova vita tessuti, scampoli e piuma per dare spazio a giacche uniche, timeless e che rispecchiano alla perfezione un’anima urban-oriented.

La moda sostenibile di Peuterey: la capsule collection Recycle

La capsule collection AI 2020/21 di Peuterey è un vero e proprio inno al riciclo consapevole e di qualità, ha una denominazione evocativa, perché si chiama Recycle, ma soprattutto si propone di essere un’alternativa in chiave ecosostenibile e raffinata ai capi spalla invernali realizzati con materiali nuovi e procedure cosiddette tradizionali.

La collection Recycle di Peuterey si compone di pezzi unici, numerati uno a uno: si tratta di una serie limitata di piumini, per uomo e donna, interamente prodotti con tessuti d’archivio e piuma rigenerata, con procedure brevettate e testate in laboratorio.

Il risultato è un’esplosione di colori, mixati sapientemente e che appartengono a tessuti, imbottiture e scampoli a cui è stata data una seconda chance.

I piumini della collezione AI 2020/21 Recycling di Peuterey si contraddistinguono per le linee accattivanti; rappresentano il desiderio di indossare capi comodi e caldi, dallo stile accattivante e disinvolto, ideale per la vita in città, durante tutte le occasioni d’uso, per uomo e donna.

Lo stile metropolitano ed ecosostenibile dei piumini Peuterey

Scoprendo nel dettaglio la collezione di piumini ecosostenibili realizzati da Peuterey, le giacche maschili fanno colpiscono per l’armonia di forme e colori, con il piumino che copre generosamente il busto, avvolgendolo e proteggendolo da vento e intemperie.

Il modello con full zip centrale, cappuccio e coulisse, è un pezzo unico e dona alla silhouette eleganza e dinamismo, grazie alla combinazione di diverse tonalità di grigio, fascette portalogo, nei colori autunnali, cucite sul braccio e tasca con bottone sulla parte frontale.

Dotato di vestibilità regular, progettato per i giorni invernali più rigidi e imbottito con il 90% di piumino e il 10% di piuma, entrambi riciclati, questo articolo è ideale per la città, ma anche per i percorsi extraurbani più avventurosi.

Grazie all’adesione al progetto Better Future, anche questo capo spalla contribuisce, come gli altri della collezione, a ridurre gli sprechi e allo smaltimento di tessuti e imbottiture presenti nei magazzini aziendali.

Una versione dalle tonalità differenti, ma con gli stessi principi, è quella con le maniche ruggine/arancio polveroso, abbinata al colore pergamena, disponibile nelle taglie dalla X alla XXL.

Anche in questo caso, il materiale esterno è nylon 100%, mentre l’imbottitura è composta da piumino e piuma riciclati, di altissima qualità, indeformabili e che garantiscono il massimo calore, anche quando le condizioni climatiche sono poco clementi.

Lo streetwear Recycle di Peuterey per donna: riciclare con stile

La collezione Recycle di Peuterey per donna è un classico esempio di come sia possibile disegnare e realizzare piumini con materiali di riciclo, ottenendo modelli che esaltano la silhouette e valorizzano la figura femminile.

Il piumino Woman Limited Edition Match, di lunghezza media e con finiture trapuntate, prevede una full zip centrale, un ampio cappuccio rimovibile con tiranti e un collo avvolgente e caldo.

I colori prevalenti sono bianco baltico, con bordatura a contrasto delle due tasche laterali e cuciture portaloghi sul braccio.

Un elemento di spicco è rappresentato dalle due zip laterali, che consentono di cambiare completamente la vestibilità del piumino, che diventa più largo sui bordi e contribuisce a ottenere uno stile giocoso, originale e moderno.

Anche in questo caso, sono disponibili altre versioni del piumino della serie Woman, in abbinamenti di colore differenti.

“Profilo” di Andrew Vianello è un filo di metallo che si trasforma in una storia

Profilo nasce in un momento di nostalgia quando, lontano dalla sua famiglia e ispirato probabilmente dalle luci ad intermittenza che decorano Parigi nel periodo natalizio, Andrew Vianello inizia a tracciare con dei fili di acciaio, i profili delle persone che porta nel cuore.

Veneto di nascita e milanese di adozione, prima di diventare uno tra i più promettenti designer cantemporanei, Andrew coltiva la sua passione per la scenografia trasferendosi nel capoluogo lombardo dove frequenterà la Nuova Accademia di Belle Arti (Naba). Il teatro, che da sempre lo affascina, a un certo punto della sua carriera diventa la tana sicura dal quale fuggire e l’intuito, guarnito da un guizzo di genio, lo porta fino a Parigi. Nella capitale della moda, Vianello inizia a lavorare il metallo: un passatempo ritagliato fuori la sua occupazione ufficiale che determina la nascita del marchio di home design che, dal suo giorno 0, racconta storie in 2D e 3D.

Profilo, qual è l’illuminazione cha ha dato il via a questo progetto?

Oddio, quasi sorrido. Se vi racconto tutto quello che mi é successo lavorativamente l’anno precedente alla nascita di Profilo dovrei scrivere una commedia cinematografica.
L’illuminazione più decisiva, me l’ha dato un periodo di lavoro a Paris dove seguivo un progetto di interior design. Era il 2015.
Gia sapevo lavorare il metallo, e divertendomi a disegnare i profili di amici e parenti nei momenti liberi, mi ero detto che unendo la capacità di ritrarre i volti umani alla lavorazione del filo di metallo, poteva nascere un progetto di oggetti esclusivi che non fossero né pezzi d’arte dal costo esagerato, né gadget e neanche oggetti seriali. Mi affascinava l’idea di rendere veloce e facile, l’idea di proporre questa interpretazione della ritrattistica, all’interno di realtà commerciali, quali negozi, department stores e concept stores.

Un successo inaspettato che ha aperto le porte de Le Bon Marché: come hai gestito questa notorietà?

Preferirei parlare di visibilità e non di notorietà. Credo fortemente nel valore del lavoro e del sacrificio ma bisogna stare molto attenti a non usurare il brand e posizionarlo nei contesti commerciali giusti. La fortuna è anche una dominante influente, ma il successo è frutto di un idea e da come sai venderla e da come ti proponi. Ovvio il contesto aiuta, Le Bon Marché mi ha permesso di presentare le collezioni ad un pubblico esclusivo, soprattutto internazionale. Per primo, ha saputo sviluppare una “storia” tramite delle vetrine eccezionali, pubblicazioni nei loro cataloghi ma soprattutto ha saputo creare dei pop up store unici e studiati ad hoc per il brand.

Tra i tuoi clienti varie celebritrà: chi è il compratore ideale di Profilo?

Premetto che i clienti quando pagano sono tutti uguali, però ammetto che Profilo ha avuto un notevole ritorno di famiglie nobili, re e principesse, pure dei Paesi arabi. Star della moda, e personaggi della televisione e della politica. Per privacy non posso fare i nomi, qualcuno ha ringraziato pubblicamente su Instagram, qualcun altro mi ha pure telefonato per ringraziare. Ma rispetto sempre la privacy dei miei clienti, Profilo è un marchio che tocca il privato e gli affetti e la gestione delle vendite deve essere molto riservata e ben gestita.

Qual è il punto di forza del marchio e soprattutto, qual è il mercato principale del brand?

Il punto di forza è la personalizzazione. Noi offriamo la personalizzazione più esasperata. Abbiamo a che fare con la bellezza delle persone ma soprattutto con delle foto che raccontano dei momenti di vita privati. Il mercato è molto ampio, chiunque può acquistare una scultura Profilo per se stesso, per un caro, per un animale, per la famiglia. Ma da qualche mese presentiamo collezioni di automobili, yacht.

Dal 2D al 3D il passo è stato breve: quale sarà la nuova sfida di Profilo?

La nuova sfida di Profilo è allargare il mercato e far crescere sempre di più il brand. Tutto sta andando nella giusta direzione e in questo momento delicato stiamo ottendo grandissimi successi. Il mio slogan “frenare mai, correre sempre” lo continuo a ripetere di continuo ai miei collaboratori e ai miei rivenditori. Bisogna essere coraggiosi e osare. Il pubblico ha bisogno di energia ed ottimismo, ma soprattutto ha voglia di acquistare prodotti sempre più esclusivi ed unici creati ad hoc e venduti con grande maestria.

L’ultima collezione è dedicata al mare e alla vela: raccontaci del progetto

Sono affascinato dalla velocità, da sempre. La nuova collezione si chiama Km/h Profilo. Dopo auto e moto, presentiamo un servizio su misura dedicato al mondo delle barche e yacht. L’amore non è solo per sé stessi, un animale o una persona. Ma anche per il proprio mezzo. Che sia una bici o uno yacht da sogno.
Sempre divertendomi con il mio slogan “frenare mai, correre sempre”.

5 hotel “wow” in cui non vediamo l’ora di fare check-in

In questi mesi le nostre wishlist si sono allungate, dalle mete italiane ai paradisi esotici, ma nell’organizzazione della perfetta fuga post-pandemia, la scelta dell’hotel giocherà un ruolo fondamentale. Queste sono le proposte dei 5 nuovi hotel Marriott International dove trascorrere almeno una giornata. Dai retreat di charme in Italia e in Europa, fino ai resort da mille e una notte verso l’Oriente, destinazioni in cui l’effetto wow è assicurato!

Grand Universe Lucca, Autograph Collection


Situato nel cuore della Toscana, ai piedi delle Alpi Apuane e ricavato all’interno di un palazzo del XVI secolo, Grand Universe Lucca, Autograph Collection si affaccia su due delle piazze più iconiche della città, Piazza del Giglio e Piazza Napoleone. Grazie alla sua posizione centrale, il boutique hotel con 55 camere, inaugurato lo scorso novembre, rappresenta un perfetto punto di partenza per scoprire la splendida città toscana, conosciuta anche come “la città delle centouno chiese”. A pochi passi dall’hotel si trovano capolavori di architettura medievale e rinascimentale, tra cui la Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata e lo storico Teatro del Giglio. La musica, uno dei pilastri della filosofia dell’hotel, si riflette nel nome di ogni camera, dalla “Sala Piccolo” alla “Suite Puccini”, dedicata all’omonimo compositore nato a Lucca e assiduo frequentatore della proprietà. l territorio e il patrimonio culturale della Toscana saranno richiamati invece nei colori dei tessuti in seta e velluto di colore rosso, verde e giallo, che celebrano il rinomato patrimonio di produzione della seta della città, abbinati a moderne superfici in legno e dettagli in oro.

La peculiarità della struttura è il prezioso souvenir creato appositamente per ogni ospite che, visitando la Symphony Lounge, sceglierà di farsi creare un preludio musicale personalizzato composto dal pianista dell’hotel e ispirato alla propria personalità e ai propri gusti.

W Ibiza



W Ibiza domina la scena sul il lungomare boho-chic di Santa Eulalia, unendo le molteplici sfaccettature delle due anime dell’Isla Blanca: quella contemporanea e quella rurale. L’hotel, inaugurato a luglio 2020, è il luogo perfetto per immergersi nel mood del brand W: qui si respira un’atmosfera vacanziera fatta di assoluto relax, suoni e profumi mediterranei, musica chill e colori accesi. Il design degli interni rispecchia il carattere dell’hotel: curati dallo studio olandese Baranowitz + Kronenberg, gli arredi in stile eclettico rispecchiano i gusti dei viaggiatori contemporanei, richiamano i colori dell’isola e incorporano materiali locali. Non solo le 162 camere e suite ma tutti gli ambienti sono stati progettati in modo che la luce sia sempre presente e parte integrante del complesso, dall’alba al tramonto. Rigorosamente da ammirare dal Chiringuito Blue, il ristorante e bar sulla spiaggia dove lo chef israeliano Haim Cohenpropone le sue migliori creazioni mediterranee. Per una vacanza all’insegna del relax, d’obbligo una tappa alla splendida AWAY Spa di quasi 370 mq con sei sale trattamento, tutti da provare.

Ci piace perchè grazie la presenza del W insider, esperto dell’isola e dei dintorni, sarà fantastico farsi organizzare vari tipi di attività in giro per l’Isla Blanca o alla scoperta della città, con le sue gallerie d’arte e boutique. Ma non finisce qui: grazie al programma whatever/whenever®, che permette di richiedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento, i viaggiatori potranno veder esaudire ogni loro desiderio, da una torta in camera a notte fonda fino a un giro in barca a vela.

The St. Regis Cairo



The St. Regis Cairo, che si erge sulle rive del Nilo, è il nuovo punto di riferimento della città grazie alla sua architettura e alla sua grandeur. Inaugurato lo scorso gennaio 2021 e situato all’estremità nord-est della Corniche, nel cuore della vivace metropoli egiziana, l’hotel offre un facile accesso ai magnifici monumenti della città ricca di storia. La suggestiva architettura, ideata dal celebre architetto Michael Graves, è caratterizzata da linee geometriche, mentre legno scuro e texture elaborate si combinano con ricami intricati, boiserie ingioiellate, sculture in bronzo e legno impreziosite da lampi d’oro scintillante, intarsi in madreperla e imponenti lampadari di cristallo che creano un’estetica egiziana teatrale, realizzata in chiave moderna. Simbolo del moderno glamour egiziano, qui gli ospiti saranno avvolti da un design raffinato, un servizio di alto livello ed eccezionali proposte culinarie, una selezione di bar e lounge. La struttura, che occupa 39 piani, vanta 286 camere sontuosamente arredate, tre Royal Suite con vista panoramica sul Nilo e 80 appartamenti di lusso, per un’esperienza  della capitale egiziana senza pari. 

Qui gli ospiti possono lasciarsi avvolgere dall’opulenza delle splendide camere  ispirata all’antico retaggio egiziano. Il servizio raffinato e personalizzato culmina con il signature St. Regis Butler service, per anticipare ogni esigenza degli ospiti e soddisfarne le preferenze grazie ad attenzioni esclusive per tutto il soggiorno.

Al Wathba, a Luxury Collection Resort, Abu Dhabi



La struttura, che lo scorso agosto 2020 ha segnato il debutto di The Luxury Collection nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, si trova nel cuore di Abu Dhabi. Ispirato all’architettura locale e alla ricca storia del Paese, il resort dispone di 103 camere e ville con decorazioni impreziosite da motivi tradizionali arabeggianti, dai tradizionali mashrabiya (elemento di ventilazione tipico dell’architettura araba) e da accessori in stile tipico beduino. Gli interni sobri e i toni neutri sono in armonia con il paesaggio che avvolge questo straordinario rifugio nel deserto. In questo paradiso lontano da tutto e da tutti, è d’obbligo concedersi qualche piccolo piacere culinario: dal menù di ispirazione libanese proposto dal ristorante Bait Al Hanine al raffinatissimo rooftop bar Al Mesayan, gli ospiti non avranno che l’imbarazzo della scelta. Tante anche le attività proposte dall’hotel, come gite nel deserto, incontri con le tribù locali per conoscere gli usi medicinali delle piante autoctone e tour alla scoperta delle meraviglie naturali del paesaggio circostante, come le sabkhas – grandi distese di sale tipiche della zona – e gli stagni con i fenicotteri.

Questo rifugio intimo ed elegante che permette agli ospiti di godere della bellezza naturale in tranquillità. La Spa è il segno distintivo dell’esperienza dell’hotel, dove gli ospiti possono ritrovare il loro equilibrio interiore e intraprendere un viaggio di benessere individuale. Interessanti le proposte gastronomiche, con ristoranti che regalano una maestosa vista sulle dune del deserto. 

Matild Palace, a Luxury Collection Hotel, Budapest



Costruito durante la Belle Époque nel 1902, il Matild Palace venne eretto sotto il patrocinio di Sua Altezza Reale Maria Clotilde di Sassonia-Coburgo e vanta tutte le premesse per diventare il fulcro sociale della capitale. L’iconico palazzo, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, si prepara ad ospitare un nuovo hotel parte del portfolio The Luxury Collection, la cui apertura è prevista nel secondo trimestre del 2021. Il design, curato dallo studio inglese MKV Design, unisce il retaggio storico alla vivacità odierna della città, in costante evoluzione. Situato nel cuore della città, a pochi passi dal Danubio, l’hotel è uno spettacolare punto di partenza per scoprire la magia di Budapest o per assaporarne l’atmosfera restando all’interno dell’hotel, grazie ai suoi ristoranti e bar, come la terrazza con giardino The Duchess, che ospita una liquor library, o al Matild Cafe and Cabaret, che riporta virtualmente agli inizi del 1900. Infine, il cuore dell’hotel: una Spa di ultra-lusso ispirata ai bagni termali ungheresi e impreziosita con elementi in marmo e arredi di design.

La struttura combina sapientemente un design moderno e ricercato con elementi sfarzosi della Belle Époque. Facile lasciarsi trasportare con l’immaginazione a quell’epoca grazie alla storia dell’edificio, immaginato da Sua Altezza per accogliere in città chi entra dal Ponte Elisabetta. 

Le ultime novità digital di ROMAISON, tra approfondimenti sulla sartoria maschile e talk con lo stilista Romeo Gigli

Dalla metà del secolo scorso e per i successivi vent’anni, Roma è stata un crocevia di star del cinema, celebrità, artisti e intellettuali, sospesa tra la Dolce Vita e la Hollywood sul Tevere dei kolossal americani girati a Cinecittà.
A scrivere pagine considerevoli di quel capitolo straordinario, con ogni probabilità irripetibile nella storia della capitale d’Italia ha contribuito anche l’attività delle sartorie e laboratori di Costume romani; un unicuum pregno di collaborazioni, amicizie e sodalizi, possibile in effetti solo in un città come l’Urbe, dove le traiettorie del cinema, dell’arte e dello stile tendono a incrociarsi e saldarsi, in una commistione per certi versi caotica, eppure feconda. Il progetto ROMAISON intende mappare e valorizzare proprio l’operato di queste straordinarie realtà del Made in Italy, e il suo digital program si arricchisce ora di nuove iniziative.



Voluto e supportato al meglio dall’attuale amministrazione capitolina, ROMAISON si concentra sulla narrazione contemporanea di contenuti inediti volti a esplorare il patrimonio, materiale e immateriale, degli atelier, le cui storie hanno dell’incredibile e dove le tecniche artigianali procedono di pari passo con gli imprescindibili aggiornamenti tecnologici dettati dalla contemporaneità, senza dimenticare gli archivi – unici nel proprio genere – dei capi originali e le produzioni attuali. È così possibile tracciare nuove cordinate della storia del costume nell’ambito cinematografico e dello spettacolo, approfondendone inoltre la relazione con il settore della moda



Nelle prime due settimane di aprile, sui profili social @romaisonproject (Instagram e Facebook) i riflettori saranno puntati sulla costruzione, a livello vestimentario, del personaggio maschile, grazie ai podcast incentrati su due illustri insegne dell’alta sartoria romana, Litrico e Piattelli: la prima può vantare collaborazioni con registi della caratura di Fellini, Visconti, Monicelli, De Sica, Huston, Zeffirelli, Bertolucci, Scola e Petri, così come con diversi costumisti (Tosi, De Matteis, Coltellacci), e soprattutto ha instaurato veri e propri sodalizi artistici con attori d’eccezione, a cominciare da Marcello Mastroianni, per cui ha realizzato i costumi di scena per le pellicole ‘Casanova 70’ e ‘La decima vittima’, entrambe del 1965, arrivando a ideare decine di capi per ‘Le due vite di Mattia Pascal’ (1985) di Monicelli. La seconda, invece, ha firmato gli abiti di Bruno Cortona/Vittorio Gassman, l’istrionico protagonista del capolavoro di Dino Risi ‘Il sorpasso’ (1962).
 
A ripercorrere i fasti dell’omonima sartoria sarà nel podcast dedicato (disponibile dalle 12.30 di sabato 3 aprile) Luca Litrico, nipote del fondatore Angelo e attuale guida creativa della maison, un excursus affidato a immagini d’epoca, bozzetti originali e altri materiali d’archivio, per documentare le vicende dell’atelier fondato all’inizio degli anni ‘50 e diventato noto come “sartoria della Dolce Vita”, la prima ad aver realizzato una sfilata di moda maschile. Una storia avvincente, che si interseca con quelle del costume e della settima arte, scandita dal rapporto privilegiato con alcuni dei principali artisti, attori e personalità del periodo, dal già citato Mastroianni a Richard Burton, passando per John F. Kennedy, John Huston, Rossano Brazzi, Giacomo Manzù, Renato Guttuso e tanti altri.



La parabola della sartoria Piattelli, dagli esordi al successo internazionale ritmato da traguardi come la collaborazione con Burberry o l’apertura di corner in celebri department store quali Barneys e Liberty, sarà invece raccontata dallo stesso fondatore Bruno Piattelli, nel podcast programmato per mercoledì 14 alle 12.30.
Protagonista del menswear, nella sua lunga carriera ha collaborato con autori del calibro di Visconti, Zeffirelli e De Sica, vestendo sullo schermo numerosi attori, da Orson Wells a Gian Maria Volonté, da Nino Manfredi a Pierre Clémenti. A testimoniare la rilevanza del suo lavoro, è la presenza di creazioni Piattelli nelle collezioni del Metropolitan Museum di New York e del Victoria & Albert londinese.

Il palinsesto digitale di ROMAISON prevede poi, per giovedì 8 alle 18.30, un talk in diretta Instagram sul binomio moda e costume, sul rapporto di reciproco scambio e ispirazione tra i due ambiti, che vedrà protagonista il designer Romeo Gigli, una figura apicale della moda nostrana tra gli anni ‘80 e ‘90, quando rivoluzionò il look delle “sue” donne cosmopolite, eteree e fuori dal tempo, unendo ai raffinati riferimenti all’arte o a mondi lontani l’abilità nella sperimentazione di forme e materiali.
Tra i suoi ultimi progetti, la realizzazione nel 2017 dei costumi per il ‘Don Giovanni’ di Mozart, con progetto e scenografie a cura di Barnaba Fornasetti, presentato in Triennale a Milano e a Firenze nel contesto di Pitti Uomo, per i quali ha collaborato con alcune sartorie capitoline.

Profumi per la primavera: le novità da scegliere adesso

I profumi per questa primavera ci raccontano di viaggi e luoghi lontani, promettendoci felicità con note gioiose e vivaci, senza rinunciare però ad un lato sensuale. Tutto questo si unisce a spensieratezza e benessere, parole chiave che tutti noi cerchiamo per i mesi a venire. Portiamoci avanti allora, cominciando a cercare il nostro nuovo profumo che ci accompagnerà in questa stagione…



Explorer Ultra Blue – Montblanc

Un fragranza che celebra il legame tra la Maison e la natura, che si riflette nelle note agrumate, legnose e marine che la caratterizzano. Il profumo è una fusione luminosa e tonificante di bergamotto italiano e agrumi della miglior qualità, con un pizzico di bacche di pepe rosa e una fresca nota speziata con sfaccettature legnose che ricordano il pepe e l’elemi; è un patchouli autentico della migliore qualità, proveniente dall’isola di Sulawesi in Indonesia.



Calimala – Salvatore Ferragamo

Il nome deriva dalla Via Calimala che nel periodo medievale, nel centro di Firenze, ospitava così tante botteghe di artigiani che finì per dare il nome alla Corporazione Calimala. In questo profumo, la delicatezza della rosa si unisce alla luminosità dell’arancia del Brasile e alle note speziate del cardamomo. Troviamo inoltre la centifolia rosa e la rosa damascena. Nel fondo, il camoscio, la vaniglia nera e le note orientaleggianti del cyperus.



Orphéon – Diptyque

Una fragranza fresca, floreale, sensuale e boisé, senza connotazioni di genere: i profumi floreali e talcati della magnolia della Cina e della rosa damascena si uniscono agli accenti acri del lentisco e del galbano, per poi intrecciarsi con le note piccanti delle bacche di ginepro.



Osmanthus – Molinard

La nuova eau de parfum ha come protagonista il fiore del Sol Levante, caratterizzato dal suo aroma intenso, un elisir inebriante con note vivaci di bergamotto e mandarino per poi aprirsi a un cuore di osmanto dove l’albicocca del fondo prevale, sottolineandone la sfaccettatura fruttata. La tuberosa si unisce a iris, muschi bianchi a sugellano il tutto con un tocco di sensualità.



Bond n°9 – OFF BROADWAY

Off Broadway è una fragranza caratterizzata da una miscela scintillante di fiori di pompelmo e ribes nero, nelle note di cuore troviamo il giglio lussuoso, l’osmanto e la noce moscata. Sul finale muschio, patchouli, legno di sandalo e vetiver.



Babylon – Penhaligon’s

L’eau de parfum Babylon si distingue per il suo lussuoso calore immerso nella vaniglia; inoltre, distinte note di sandalo, cedro, coriandolo e cipriolo prendono vita assieme a zafferano e noce moscata.


Cool Water Parfum – Davidoff

Una straordinaria combinazione di frizzante pepe rosa del Madagascar e aromatico limone Primofiore. Queste vivaci note di testa donano alla fragranza una freschezza che rappresenta il tratto più caratteristico di Cool Water. Si passa poi ad una nota di Vetiver raffinata e corposa, mentre il fondo intenso di legno di sandalo aggiunge una dimensione di sensualità. Il suo ingrediente chiave, il vetiver “For Life”, è sia ecologico che di provenienza etica dal territorio di Haiti.

I trend wellness su Spotify da seguire ora

A un anno dalla pandemia oggi facciamo un bilancio di come la nostra quotidianità sia cambiata e con essa anche le nostre abitudini, soprattutto a favore della cura della persona che è in testa. Spotify ha condotto un’indagine e noi vogliamo riportarvi i trend in fatto di contenuti legati proprio al mindfulness e alla cura di se stessi. 

Molti si chiedono come è cambiato il mondo dopo la pandemia ? I nostri gusti sono diversi, le abitudini stravolte eppure si trova il tempo di migliorare , o semplicemente cambiare , il proprio stile di vita.

Come quelle musicali, a cui Spotify ha fatto riferimento analizzando il modo in cui le persone hanno reagito e si sono reinventate in questa nuova quotidianità casalinga . Il risultato è l’aumento dell’interesse per i contenuti dedicati al benessere della persona: meditazione , cura de corpo, podcast su come adottare un’alimentazione equilibrata , a quelli per il dolce dormire. Ma non solo : anche quelli improntati sul business e sulla creatività . Un anno è passato e oggi forse è il momento più giusto per tutti noi di intraprendere percorsi che ci fanno vivere meglio , con una conoscenza e consapevolezza di se migliori. 

Ecco la top 10 dei podcast Wellness più popolari su Spotify in Italia da marzo 2020:

  1. Mindfulness in Voce
  2. Il podcast di PSINEL
  3. Yoga con Denise Podcast
  4. LiberaMente
  5. unmillimetroalgiorno
  6. Modelli di Successo
  7. Psicologia e benessere | Il podcast di GuidaPsicologi
  8. Psicologia – Momenti per crescere
  9. Get Sleepy: Sleep meditation and stories
  10. Meditation Life Skills Podcast – How To Meditate

Di seguito invece i 10 top podcast Business e Tecnologia su Spotify in Italia da Gennaio 2020:

  1. Marco Montemagno – Il Podcast
  2. Start – Le notizie del Sole 24 Ore
  3. Actually
  4. Comunicare in Meglio
  5. STORIE DI BRAND
  6. Dario Vignali Podcast
  7. Notizie a colazione
  8. Pillole di Business
  9. 3Fattori
  10. Warren Buffett Italia Podcast

La formula vincente per lo streetwear ideata da Ronnie Fieg di Kith

Se lo streetwear si presenta oggi come un fenomeno di portata mondiale (il volume d’affari nel solo settore delle sneakers, secondo Cowen Equity Research, era pari nel 2019 a 100 miliardi di dollari) è anche grazie a personaggi che, in tempi non sospetti, hanno intravisto la possibilità di renderlo il vettore di un cambiamento epocale che ridefinisse i parametri della moda tutta, dalla concezione di esclusività al rapporto con le nuove generazioni, passando per il buzz mediatico, le modalità di vendita, i social ecc.
Personaggi tra i quali va annoverato di sicuro Aaron “Ronnie” Fieg, fondatore e guida creativa di Kith, insegna retail prediletta dai consumatori branché e label di abbigliamento urban tra le più quotate, soprattutto negli Stati Uniti.
38enne, newyorchese in purezza – è cresciuto nel Queens coltivando un’autentica ossessione per quelle che all’epoca venivano bollate ancora, forse semplicisticamente, come scarpe da ginnastica – Fieg è riuscito, nell’arco di un decennio (il primo negozio è stato aperto nel 2011), a lanciare la sua creatura nell’Olimpo della fashion industry, inanellando decine di collaborazioni con svariati brand, dai titani dello sport (vedi alla voce Nike o Adidas) alle griffe del lusso, dalla bevanda pop per eccellenza (Coca-Cola) ai nomi storici del casualwear, per finire con una novità che risale a qualche giorno fa. Il designer ha infatti avviato, in tandem con Clarks Originals, l’etichetta 8th Street, che intende posizionarsi a metà tra la souplesse delle celeberrime polacchine scamosciate e il footwear performante dei giorni nostri, e ha anticipato su Instagram il primo frutto della co-lab, Lockhill, una ginnica mid-top in pelle e suède con suola spessa di prammatica, che debutterà nel corso del mese insieme a un altro modello, denominato Sandford.



Come vuole l’epos squisitamente americano del self-made man, l’odierno asso della moda street è partito dal basso, ad essere precisi dal lavoro presso David Z., il negozio di calzature di suo cugino, dove entra appena 13enne come magazziniere per passare in men che non si dica al reparto vendite e diventare, infine, head buyer. Il retailer, tra l’altro, è frequentato da quelli che allora sono esordienti di belle speranze, artisti come Jay-Z, Tupac e i Wu-Tang Clan, e lui si ritrova, a 25 anni, a gestirne gli acquisti, interfacciandosi con fornitori quali Converse o Asics.
Proprio quest’ultimo, nel 2007, gli offre una chance che si rivelerà il punto di svolta della sua carriera: Fieg ha la possibilità di mettere mano alle GEL-Lyte III, scarpe da running tra le più famose e apprezzate del marchio giapponese, e gli regala un boost cromatico, tingendo la tomaia di nuance vibranti, dal giallo fluo al viola, e mescolandole in tre differenti combinazioni, con distribuzione limitata a 252 paia per ciascuna (da cui l’appellativo “252 Pack”); il numero risibile non è certo casuale, il creativo è convinto infatti che la scarsità del prodotto rappresenti la via maestra per titillare le fantasie dei fanatici della categoria, o sneakerhead che dir si voglia. Le calzature, tra l’altro, finiscono sulla copertina del Wall Street Journal, e a quel punto il sold out è scontato, e rapidissimo.



Quattro anni dopo, decide che è arrivato il momento di uno step ulteriore e stringe un accordo con il multimarca di New York Atrium, inaugurando sul retro uno store chiamato Kith. Il nome deriva da un’abbreviazione dello scozzese “kith and kin”, un’espressione arcaica traducibile grossomodo con “amici e famiglia”, ed effettivamente rende la volontà del proprietario di offrire ai clienti uno spazio dove sentirsi accolti e serviti al meglio, stipato di scarpe – ça va sans dire – firmate tra gli altri Nike, Puma, Timberland e Red Wing.
Fieg prosegue inoltre ad apporre la propria firma su ristrettissime capsule collection, ammaliando caterve di modaioli, disposti a sorbire file chilometriche pur di accaparrarsi la limited edition di turno, come avviene per le New Balance 574 Made in Usa, una manciata di modelli nei toni del rosso o verde bosco, disponibili esclusivamente all’evento di apertura del negozio di SoHo.
Quando l’anno seguente diversi clienti chiedono lumi sui pantaloni che indossa, personalizzati con zip ed elastici sul fondo, il designer sente di poter alzare ancora l’asticella e vara una linea di apparel incardinata sugli essenziali dello streetwear (capi svelti come felpe, tee, cargo pants, bomber, denim jacket e via dicendo), in cui sintetizza i propri tic stilistici, dalla predilezione per le cromie pastellate alla semplificazione di tagli e volumi.

Sopra ogni cosa, elabora una strategia perfetta per fidelizzare la clientela: se per catturarne l’attenzione le novità sono cadenzate dai drop (“rilasci” di articoli in quantità esigue), Fieg capisce infatti – parecchio in anticipo rispetto al dilagare del concetto di shopping esperenziale divenuto il mantra contemporaneo del retail – che gli avventori vanno appunto intrattenuti a 360 gradi, stimolati con location che siano accattivanti e uniche nel proprio genere.
Il rinnovamento dei punti vendita di Kith, a partire dal flagship di Brooklyn, viene perciò affidato allo studio Snarkitecture di Alex Mustonen e Daniel Arsham (l’artista che tramuta gli oggetti comuni in “reliquie del futuro” cristallizzate, pupillo del fashion system con all’attivo partnership con Dior, Uniqlo e Adidas), il cui interior design prevede ambienti ariosi, largo ricorso alle cromature e distese di sneakers Air Jordan, impilate a centinaia su colonne e pareti oppure appese al soffitto. In ogni store, inoltre, uno spazio è riservato al Kith Treats, un bar che vende cereali e snack, buona parte dei quali, tanto per cambiare, in edizione limitata.



Poi ci sono le collaborazioni, ovvio, una quantità industriale di progetti susseguitisi senza soluzione di continuità: c’è l’imbarazzo della scelta, si spazia dalle Nike Air Force 1 (lanciate nel 2020 e venerate dai collezionisti alla stregua del Sacro Graal), alle capsule con Coca-Cola, dove il font ondulato della multinazionale di Atlanta o il profilo della bottiglietta vengono sparpagliati su abiti e accessori, dalla “Off-Palette” a quattro mani con l’onnipresente Virgil Abloh di Off-White (una serie di hoodie, magliette e boots in tonalità poudré) alla Kith for BMW, per cui Fieg brandizza addirittura una berlina M4, in aggiunta a tute, maglieria e giubbini intarsiati di simboli e colorazioni caratteristiche della casa automobilistica.
Per non parlare del terzetto d’eccezione svelato nella sfilata Autunno/Inverno 2018-19, tre distinte co-lab con Tommy Hilfiger, Greg Lauren e Versace, che si alternano sulla passerella in un tripudio di outfit dall’allure anni ‘90 (Hilfiger), abiti patchwork consunti quanto basta (Lauren) e barocchismi sotto forma di stampe opulente riprodotte su cappelli, shorts, camicie sblusate, down jacket e sfavillanti tracksuit in velluto (Versace).

A febbraio ha invece aperto i battenti l’ultimo avamposto della griffe, il primo in Europa, situato nel centralissimo VIII arrondissement di Parigi. Una boutique di oltre 1500 metri quadrati zeppa, al solito, di trainers e limited edition assortite, il cui debutto è stato salutato dall’ennesima sneaker co-firmata da Nike, una Air Force fornita di swoosh tricolore nelle sfumature del rosso, bianco e blu in omaggio alla Francia. Dopo essersi imposto come attore di peso del panorama street d’oltreoceano, il vulcanico fondatore di Kith è dunque determinato a replicare la formula a base di collaborazioni a gogò anche nel Vecchio Continente.

La Divina Commedia a suon di rap: l'”infernvm” di Murubutu e Claver Gold

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, chè la diritta via era smarrita”. Nella sera di quell’imprecisato giorno di primavera del 1300 il Sommo Poeta “nato sotto gloriose stelle” ha costruito su questo verso iniziale la sua cattedrale perfetta, la grandezza sacrale e monumentale di una Commedia “Divina” e immortale. A distanza di anni, temporalmente tanti, l’allegorico peregrinar dantesco continua ad essere cibo prediletto per menti ed intelletti, più che mai nell’anno che segna il settecentesimo anniversario della sua scomparsa. E così le anime eternamente dannate e i loro aguzzini, demoni e guardiani antropomorfi di anime disumanizzate, si reincarnano, questa volta, per metempsicosi poetica nella sonata rap dell’”INFERNVM”. Il concept-album, distribuito dall’etichetta discografica indipendente di San Benedetto del Tronto, la Glory Hole Records, muove dalla prima cantica del poema madre per diventarne rilettura, immaginario traslato e adattamento dell’uomo e delle sue debolezze alla società odierna.



Daycol Emidio Orsini, in arte Claver Gold, l’ex ragazzo del quartiere popolare di Ascoli Piceno dalla penna intimista e introspettiva e dallo stile identitario nudo e crudo, e Murubutu, pseudonimo di Alessio Mariani, il professore liceale di storia e filosofia che ha fatto del suo rap didattico uno strumento di storytelling colto e letterario, hanno ricucito a quattro mani cerchi, gironi e bolge per intraprendere la loro catabasi, la loro discesa nel regno delle tenebre, della notte, del male, come auctor e viator, come autori e pellegrini, come Dante e Virgilio. Il cammino nell’aldilà intrapreso dai due rapper, da fedele riproduzione della struttura dantesca, ha inizio nella “Selva Oscura”, il luogo simbolo della dannazione e del peccato che diventa omonima traccia di apertura del disco. È la voce dell’attore Vincenzo di Bonaventura che, come un demoniaco eco oltretombale, sussurra e interpreta alcuni celebri frammenti di versi danteschi cavalcando suoni cupi, metallici, confusionari e armonicamente sgraziati come il luogo di immobile bruttezza di cui ne sono la rappresentazione. Prima di arrivare sulle rive dell’Acheronte, si apre alle nostre orecchie l’Antinferno sul ritornello parafrasato di Davide Shorty “con le anime nude e senza nome, senza infamia e senza lode, senza vita e senza morte”, quelle degli ignavi, anime peccatrici di vili e codardi che in vita non si schierarono né in nome del bene né in quello del male. Con il brano Caronte Murutubu e Claver Gold passano in rassegna i loro personaggi dolenti e maledetti, scelti tra gli altri come metafore trasversali e personificazioni allegoriche di fragilità e tematiche attuali. Il vecchio nocchiere, canuto e dagli infuocati occhi rossi, timoniero dell’impero delle anime perse e accompagnatore rabbioso di anime traviate, rappresenta così nella configurazione simbolica di questo viaggio il tema della dipendenza dall’eroina che traghetta alla morte “ogni anima che è una foglia che cade nell’ombra”. Minosse, il mitologico re di Creta, il giudice del cieco carcere che soppesa le colpe delle anime e assegna loro il cerchio al quale sono destinati, dove ogni pena si fa carne e corrisponde a un peccato, incarna la riflessione della vita dopo la morte e la possibilità di essere giudicati.



Paolo e Francesca i lussuriosi, gli amanti-cognati, i peccatori d’amore adulteri che in vita hanno ceduto alla passione ed ora sono dannati per l’eternità a fluttuare in una bufera infernale, il loro è la prova di un amore fatale e assoluto che resiste anche all’aldilà come canta nel ritornello Giuliano Palma “resta con me anche se non c’è un domani, resti per me il migliore tra i peccati”. Pier della Vigna simbolo di vessazione e ostracismo, cancelliere e notaio di corte, morto e indotto suicida dopo essere stato fatto accecare da Federico II di Svevia per corruzione. “L’animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, ingiusto fece me contra me giusto”. Il celebre suicidio-fuga terrena assume forma di denuncia contro la delicata e solitaria piaga del cyber-bullismo giovanile raccontato, in questo toccante pezzo, attraverso la storia di un adolescente, Pier, che sceglie di togliersi la vita “nella stanza, sul mio banco, all’alba giù in cortile. Oggi non ci sono più, c’è un albero di vite”. ”Dannata, sozza e scapigliata” che si alza e si siede continuamente senza trovare pace, è Taide, “la puttana”, personaggio della commedia del latino Terenzio, punita nell’Inferno perché adulatrice con l’inganno e immersa nello sterco. Murubutu e Claver Gold nobilitano questa figura, accennata e secondaria, dipingendola ora come una donna moderna e malinconica che ha perso la capacità di amare affrontando delicatamente il tema della prostituzione. E poi ancora Ulisse, assetato di una conoscenza che supera i limiti umani e divini, i Malebranche, i diavoli uncinati a guardia dei barattieri che diventano pretesto di accusa per quelli moderni che girano intorno al denaro che fa da perno, e Lucifero, l’angelo più bello del Paradiso conficcato nel ghiaccio di Cocito che nell’Infernvm svela un’inedita sofferenza che sa di umano. Sono loro a completare la mappa di questo ambizioso, raffinato e rispettoso viaggio lungo undici tracce.



I puristi della Divina Commedia, forse arricceranno il naso a tale contaminazione anacronistica dei generi, o magari no. In fondo “il fine giustifica i mezzi” soprattutto se il fine stesso è la divulgazione di un sapere e di un valore educativo che, sotto qualsivoglia forma si manifesti, ha la capacità di risvegliare l’interesse e la curiosità di chi li accoglie.   

Romano Reggiani: artista poliedrico tra recitazione, musica, regia e scrittura

Ph: Davide Musto

Stylist: Stefania Sciortino

Ass. Ph. Emiliano Bossoletti

Grooming: Vincenzo Parisi

Location: Mediterraneo al Maxxi

Location manager: Sonia Rondini

Total look: Dolce&Gabbana

Romano Reggiani è un artista dalle tante sfaccettature: bolognese 27enne, si è formato al Centro Sperimentale di Cinematografia romano per recitare poi in titoli di grande successo –1993, Mental, Una grande famiglia e tanti altri.
Appassionato di musica, nel 2019 ha pubblicato il primo album Time is a Time; nel suo futuro, oltre a nuovi titoli per cinema e tv, potrebbe esserci anche un romanzo.



Raccontaci il tuo percorso finora.

Mi definirei un artista il cui lavoro principale è quello dell’attore: ho iniziato a 18 anni per entrare poi, nel 2013, al Centro Sperimentale, da lì ho partecipato a produzioni che mi hanno fatto crescere molto, in tutti i sensi.
Sono appassionato di musica e suono da anni con la mia band, portando avanti diversi altri progetti personali.

Nel tuo curriculum figurano autori come Pupi Avati o Bobby Moresco, com’è stato lavorare con registi di tale spessore? Ci sono esperienze, ricordi dai set che vorresti condividere?

Quelli con Pupi Avati sono stati ruoli piccoli ma preziosi per crescere, tra quelli più rilevanti cito il personaggio di Una grande famiglia perché mi ha fatto conoscere, a seguire la serie 1993 dove ho interpretato il giovane Stefano Accorsi/Leonardo Notte; un’esperienza bellissima, da cui è nata anche un’amicizia con il regista Giuseppe Gagliardi.
Poi sono arrivati Vite in fuga, altri serial Rai, tutte esperienze significative in quanto occasioni di crescita.



Hai diretto tre cortometraggi, un’esperienza che vorresti ripetere?

Dei miei corti il più maturo credo sia L’addormentato nella valle, sul tema della memoria, uscito nel centenario della Grande Guerra e girato nei territori veneti delle battaglie. Riguardo la possibilità di realizzarne altri certamente, sto lavorando alla mia opera prima di cui sarò regista e attore, è una storia d’amore, del resto le adoro e titoli come la Before Trilogy di Richard Linklater rappresentano, per me, il cinema con la C maiuscola.

In Mental interpreti un ragazzo borderline tossicodipendente. Penso sia molto attuale una serie che affronta il tema del disturbo psichiatrico giovanile, vuoi parlarcene?

È stato un lavoro intenso quanto a dispendio di energie per tutto il cast, dovevamo interpretare ruoli problematici, è facile scadere nei cliché con certi argomenti, quindi abbiamo lavorato sulle singole sensibilità, riversando il nostro vissuto in dinamiche che non ci erano familiari.
Mental pone l’accento sulla verità dei sentimenti, la conoscenza della malattia è avvenuta a priori, poi ce ne siamo dimenticati per concentrarci sulle vicende dei personaggi, un percorso introspettivo davvero interessante. Ha rappresentato una sfida inedita, è un serial forte, moderno nel vero senso del termine, nonostante tutto sta andando bene sul web e arriverà una seconda stagione.



Nel 2019 è uscito il tuo primo album Time is a Time, che rapporto hai con la musica in generale?

La musica è una priorità assoluta, un fuoco che mi dà energia. Time is a Time è un progetto folk rock prodotto da Undergound Music Studio, risultato di un lungo tour con la band.

Tutto ciò che ho fatto finora è stato come un percorso di preparazione al primo disco in italiano Zattere, dove ho trasferito tutta l’energia, il mio modo di scrivere e dire le cose, al momento comunque non sono sicuro di se e quando uscirà. Volevo realizzare un disco cantautorale dallo stile libero, ispirato al sound americano anni 60-70 e a De Gregori, che almeno in Italia per me è il migliore, scrive come nessun altro e credo che la musica sia appunto testo, un’arte in funzione delle parole, delle immagini, della poesia.

Che rapporto hai con la moda, come ti approcci agli outfit dei personaggi?

In Mental ad esempio indossavo canottiere e pantaloncini orribili, abiti che penso fossero azzeccati per Michele; è stimolante riflettere su come l’abito faccia il personaggio, Giannini nelle lezioni al Centro spiegava, scherzando, come l’attore in fondo debba fare poco, “solo” sentire le cose, al resto pensano fotografia, regia e costumi. Certamente mi piacerebbe partecipare a un progetto in costume, il mio personaggio in 1993 viveva negli anni 70 e personalmente attingo molto da quello stile lì, Levi’s, jeans, pelle, scarpe All Star, Kickers, Dr. Martens…



Quali progetti hai per il futuro?

Le cose cui tengo di più, ad ora, sono la mia opera prima e un romanzo che spero di pubblicare presto.

Beauty alert: CO_ORGANIC SKINCARE

Una linea beauty, completamente naturale e intesa come rituale olistico per ritrovare una Bellezza e un Benessere in armonia con se stessi e il mondo. Un progetto con una filosofia ben precisa e valori forti nato per far crescere la cura e il rispetto del proprio corpo, ma anche coltivare l’attenzione per l’ambiente in cui viviamo.

Questa è la visione di Cosetta Giorgetti, che grazie a un lungo percorso come make up artist e beauty editor, ha deciso di lanciare CO_ORGANIC SKINCARE, un brand fondato su prodotti biologici e certificati, tutti realizzati in Italia con cura artigianale, dove sono banditi elementi chimici e sprechi. Non a caso anche il packaging è frutto di un meticoloso lavoro di recupero e riutilizzo: i ritagli di tessuti della filiera moda, che sarebbero andati al macero, sono stati riprogettati e assemblati grazie al lavoro della Cooperativa Alice, che gestisce una rete di laboratori di sartoria nelle carceri per poter reinserire le donne nel mondo del lavoro. Un’idea di Bellezza che parte dalla Natura per arrivare alla dimensione sociale.

Ritratto di Cosetta Giorgetti, ph: Rosi Di Stefano

Come racconta la stessa fondatrice: “Durante 30 anni di fortunato lavoro nel mondo della moda ho avuto l’onore di lavorare con grandissimi artisti alla ricerca di tante forme di bellezza differenti, ma la grazia che ho visto perdurare e migliorare con il tempo è la bellezza che dall’anima irradia al corpo. La pelle è lo specchio del nostro tempio e su questo magico connubio ho basato lo studio dei miei prodotti per offrire ad ogni persona un rituale d’amore olistico. Curare se stessi è il primo necessario passo per onorare il proprio essere“.

I prodotti sono tutti naturali (certificati bio ecocert) e coltivati artigianalmente. Ogni ingrediente è cresciuto in una fattoria biologica ligure situata a 500 mt di altitudine, le raccolte sono effettuate a mano, i distillati sono eseguiti subito dopo la raccolta.

Conclude “L’amore per la natura e per la bellezza di ogni essere umano è l’elemento alchemico che guida la mia linea di Skincare. La Rosa e la Lavanda sono gli alchimisti di questo mio progetto beauty”.

10 idee regalo che piaceranno a tutta la famiglia!

Scegliere il regalo nascita per il lieto evento è un problema? Le alternative sono tante, forse troppe, e si rischia di ritrovarsi con il regalo sbagliato, scontato o poco pratico.

Molti genitori ricorrono alle liste di nascita per selezionare i regali e togliere dall’imbarazzo amici e parenti, ma non sempre è così: in questi casi mantenere il giusto equilibrio tra utilizzabilità e fantasia è senza dubbio il modo migliore per non fare figuracce e mettere d’accordo tutta la famiglia.

Classici ma non banali

Per non sbagliare è possibile orientarsi su regali classici ma sempre apprezzati come i vestitini, il seggiolone, il seggiolino per auto o la culla. In questi casi, però, è bene assicurarsi che non ci abbiano già pensato i genitori o i nonni!

Qualunque sia il regalo scelto è bene personalizzarlo; se i seggiolini possono essere arricchiti con il nome del bambino tramite serigrafia, la culla può essere impreziosita con ninnoli e portafortuna.

Molti negozi offrono la possibilità di ricamare vestitini, coperte o bavaglini: si possono utilizzare frasi ad hoc o più semplicemente il nome del bimbo.

Un must come regalo nascita è l’album fotografico: ce ne sono di moltissimi tipi, ma per catturare i momenti più belli è possibile abbinare all’album una macchina fotografica istantanea.

Per regalare un album che sia anche oggetto di arredamento si può puntare su quelli digitali, cornici o piccoli quadri con USB all’interno dei quali vengono presentate le fotografie che cambiano di volta in volta.

I gioielli

Un regalo nascita che non delude mai è la catenina (o braccialetto) in oro, oro bianco, argento o platino con il nome del bambino.

È possibile comporre una piccola parure con tre braccialetti per il bimbo e i genitori: in questo caso si può personalizzare il regalo aggiungendo il nome o la data di nascita del piccolo.

Un regalo molto apprezzato è il chiama-angeli, preferibilmente in argento o oro bianco, un regalo adatto sia al bambino che alla mamma.

Gli insoliti

Ci sono poi regali più particolari che ben si prestano quando le soluzioni più utili sono già esaurite: regalare un stella (con tanto di certificato) è un modo sicuramente divertente per proporre qualcosa di insolito.

Rimanendo nel campo delle adozioni oggi è possibile ispirarsi all’ecologia tramite l’adozione a distanza di un albero o di un animale. Normalmente questo tipo di regali richiede un canone annuo o mensile, per cui è bene assicurarsi che i genitori siano disposti a continuare il versamento della quota anche in futuro.

Un modo più pratico per regalare un’adozione è scegliere un’arnia, così facendo i genitori potranno ricevere ogni anno il miele prodotto dall’alveare: un regalo che trasmette dolcezza!

Per mamma e papà

Anche i genitori hanno bisogno di essere coccolati: un’ora di massaggio, magari di coppia, in un centro benessere potrebbe essere una piacevole svago dal trambusto quotidiano.

Anche una scorta di pannolini rappresenta un bell’aiuto per la famiglia: meno poetico di una stella ma sicuramente molto apprezzato.

The Brisket: la cultura del bbq texano a Milano

Nato dall’idea dello chef italo-argentino Lucas Duretti , The Brisket è una delle prime Smokehouse italiane, che ha diffuso a Milano la cultura del BBQ Texano. Nella sua vita Lucas ha vissuto un lungo periodo in Texas proprio per studiare e scoprire i segreti della tradizionale cottura della carne ‘Low&SLow’ e il risultato di questa esperienza lo troviamo proprio nel suo ristorante, che prende il nome dal piatto simbolo del BBQ Texano, il ‘Brisket’: la punta di petto di manzo che, avvolta da un mix di spezie (‘il rub’), viene cotta a bassa temperatura per 12 ore in uno smoker americano.



Ma questo non è l’unico piatto di punta del locale, possiamo infatti gustare altre specialità come il pulled pork, il maiale sfilacciato, e le costolette in salsa BBQ fatta in casa, possibilmente accompagnate da patate fritte, che qui come negli States sono a fette grosse e dal gusto deciso grazie dalla paprika. Non mancano ovviamente i dolci come la tradizionale ( e golosissima) cheesecake al burro d’arachidi.

The Brisket Milano si trova in Ripa di Porta Ticinese 65.

Mattia Ferrari, il giovane eclettico art director

Amante della moda a 360 gradi, Mattia Ferrari è un Art director di fama internazionale, spesso immortalato con celebrità e star conosciute in tutto il mondo. Milanese di adozione, è determinato sin da subito a ritagliarsi un suo spazio nella giungla della moda ha fondato, all’età di 25 anni, una sua agenzia, Arnold Creative Communication, specializzata nei servizi di advertising, media communication e social media, riuscendo in diverse collaborazioni con importanti brand di lusso, quali Dior, Versace, Casadei e Bulgari. Lo abbiamo incontrato per scoprire tutti i retroscena.



Com’è nata la tua passione per la moda e che cosa significa “moda” per te oggi?

Più che passione, è un istinto che nasce dentro di me da quando ho iniziato a camminare! In realtà poi, con il passare degli anni, ho capito che non è “la moda” quello che mi appassiona, ma “il bello”: già in tenera età avevo una forte propensione per l’estetica; a cinque anni facevo i look a mia madre abbinando i capi e colori secondo quelli che erano i miei parametri di equilibrio estetico. Oggi la moda è uno strumento attraverso il quale esprimo la mia creatività. La moda vera è un po’ incomprensibile per me, di conseguenza la decodifico come meglio mi piace a seconda delle esigenze del brand.



Com’è stata segnata la moda dalla pandemia?

In questo periodo così negativo mi piace vedere il lato positivo e quindi un beneficio, seppur nella tragedia, dal quale questa industria ha potuto goderne: in realtà la pandemia ha aiutato a portare alla luce molti sprechi di questo settore, come brand che facevano 8 sfilate l’anno e negozi che mandavano in trasferta 10 buyer alla volta!

Hai fondato una tua agenzia creativa di comunicazione. Com’è nato il progetto? Ci dici qualcosa in particolare che la caratterizza?

L’agenzia nasce nel 2016. Arrivando da un’esperienza estera negli Stati Uniti, avevo il fuoco nel sangue: volevo fare mille cose, ma tutte nella sfera della moda! Ho iniziato, in maniera autodidatta a fare delle presentazioni a modo mio (oggi le guardo e rido)! Le mandai alle varie figure manageriali conosciute in giro per il mondo, fino quando Bulgari ha creduto in me affidandomi un grosso progetto orizzontale, che includeva le varie categorie merceologiche della maison.



Ricordo come fosse ieri il mio primo shooting: call time alle 7.30, il set si riempie di professionisti, io decisamente spaesato. Ad un certo punto arriva la modella, con il suo agente che esclama “chi è l’art director ?” Io continuo a fare il mio senza dare ascolto, mentre la make up artist viene da me e mi sussurra “chiedono di te”.  Da quel momento ho capito che titolo aveva il mio ruolo in quello shooting: ruolo che oggi è diventato la mia professione!

Oggi, cosa significa essere un Art Director? Che requisiti servono per farlo?

Oggi fare l’art director ti permette di essere molto eclettico, non è richiesta una preparazione verticale su un settore a scelta. L’art director io lo vedo come il responsabile dell’estetica di qualsiasi situazione: si deve assicurare che tutto sia visibilmente soddisfacente!



Dove ti vedi tra 10 anni?

Se me l’avessi chiesto 10 anni fa, forse, avrei disegnato più o meno il quadro che sto dipingendo oggi: quindi tra 10 anni mi vedo con alcune delle idee che ho ora, semplicemente realizzate! Mi piace visualizzare il futuro e poi renderlo realtà!

Skincare: gli alleati per la primavera

I mesi passati per molti aspetti hanno lasciato inevitabilmente un segno su viso e corpo, ed è necessario con l’arrivo della primavera modificare le nostre abitudini (almeno in fatto di beauty routine) per prepararci ad affrontare nel migliore dei modi la bella stagione.

Fragranze fresche e consistenze più leggere certamente, ma senza dimenticare un alto potere idratante e quegli ingredienti chiave che possono contrastare l’invecchiamento. E per chi lo avesse abbandonato in inverno, è fondamentale integrare nella nostra skincare un filtro spf che ci accompagni tutto il giorno. Ecco qualche consiglio.

Collagen Boost Intense Serum – Miamo

È un siero filler anti-rughe, rimpolpante e rassodante, che aiuta la pelle a mantenere intatte le proprie riserve di collagene, restituendo tono al viso e indebolendo i segni dell’età. Grazie all’unione di un Complesso di Ramnosio, Tripeptide-5 e Mix di Aminoacidi che lavorano in sinergia, la nuova formula riequilibra i livelli cutanei di collagene, agendo sulle rughe di tono e rendendo la pelle setosa e distesa.



Vinofresh – CAUDALIE

Vinofresh è un deodorante composto per il 98% da ingredienti di origine naturale, è infatti una formula senza sali di alluminio, bicarbonato di sodio, alcool, siliconi, profumi sintetici, o ingredienti di origine animale. Grazie alla texture traslucida e non grassa che non lascia residui, è piacevole da usare e lascia la pelle morbida e idratata.



MÉGALIFT – Eisenberg Paris

MÉGALIFT è un siero gel ad alta concentrazione TRI-MOLECOLARE® e rapido assorbimento, ideale per la pelle affaticata e devitalizzata, dall’azione rigenerante e rassodante profonde grazie al Panax Ginseng. L’associazione dell’Acido Ialuronico con gli estratti di Castagne d’India, assicura un risultato decongestionante ed idratante. È particolarmente consigliato in periodi di fatica e stress intensi.



Crema mani – Mediterranea

Questa crema mani contiene prebiotici naturali estratti dalle radici della cicoria, per pelli sensibili, fragilizzate e reattive delle mani. Dopo l’applicazione, la pelle risulta fresca, morbida e idratata; l’arrossamento e la secchezza si attenuano.



Hydra Energy C crema viso sorbettoKORFF

Hydra Energy C Crema viso con Hydroplus Complex, Acido Ialuronico ad alto e basso peso molecolare ed estratto di Viola Tricolor idrata la pelle in profondità. Sono presenti attivi specifici ad azione anti-age che contrastano la formazione delle rughe; la Vitamina C garantisce luminosità.



The Body lotion – Augustinus Bader

È un trattamento leggero la cui formulazione è arricchita da un complesso di polisaccaridi ad azione protettiva che stimolano la comunicazione intercellulare e la capacità della pelle di trattenere l’acqua. Contiene inoltre le vitamine B5 che aiutano a trattenere l’idratazione e la vitamina E, antiossidante, che concorre a proteggere la pelle dall’invecchiamento prematuro. 



Fluide Solaire Minéral – Clarins

Un trattamento leggero ed antiossidante racchiuso in un formato pocket da portare sempre con sé. Grazie al formato di precisione si applica facilmente anche sulle zone sensibili.




Moisture Surge 100-Hour Auto-Replenishing Hydrator – CLINIQUE

La peculiarità di questa crema è quella di penetrare in oltre 10 strati di profondità e rilascia 100 ore di idratazione, per una pelle più rimpolpata e idratata, anche dopo essersi lavati il viso. La tecnologia Auto-Replenishing alimenta la fonte naturale di idratazione della pelle, rilasciando un’idratazione no-stop.