Beauty tips: il make up secondo Simone Belli

Ph. Davide Musto 

Ass. Ph. Angelo de Marchis 

Grooming Raffaele Schioppo @simonebelli agency

Jewels @anihma.it   

@marcodelucagioelli 

Fin dai primi anni di studio, Simone Belli manifesta una grande passione per l’arte e la bellezza. Il suo percorso culturale inizia con studi d’arte e umanistici dove consegue eccellenti risultati per poi proseguire con un diploma magistrale che lo aiuterà, nel tempo, a svolgere il suo ruolo di “insegnante della bellezza” con estrema maestria.
La spiccata vena creativa e la determinazione nel voler emergere nell’ambiente artistico del beauty, lo vedono conseguire moltissimi attestati, quali quello di truccatore estetico e cinematografico, in aggiunta ai numerosi corsi di formazione presso importanti case cosmetiche a cui si affiancherà anche come consulente interno.

Dal cinema al teatro, dalla televisione alla moda passando per musica e arte, scopriamo di più su di lui nella nostra conversazione…



Raccontaci il tuo percorso, come nasce la passione per questa professione?

Questa passione non l’ho scoperta improvvisamente ma l’ho sempre avuta sin da piccolo, chiesi a mia mamma di comperarmi la bambola ‘truccami’ ed avevo forse 8 anni. Io e il trucco ci siamo scelti da sempre, è il mio primo grande amore.  Ho sempre amato il mondo dell’arte, sin da piccolo disegnavo e organizzavo il “circo” nel quartiere di casa truccando i compagni da pagliacci.
Poi ho iniziato un percorso artistico ma il trucco mi ha sempre sedotto, amavo vedere donne cambiare con il make up e sorridere davanti allo specchio. Le prime esperienze me le ricordo ancora con grande affetto, truccavo a concorsi di bellezza con i trucchi di mia mamma e per raggiungere le città facevo l’autostop. Poi è arrivata la moda, Fendi e poi Biagiotti; avevo 20 anni, ero un ragazzo semplice ma con un grande amore per questo lavoro.

Sei un punto di riferimento per molte star del cinema e della televisione, è difficile conquistarle ogni volta con i tuoi beauty look? 

Credo che alla base di una conquista ci sia il saper ascoltare gli altri e capirne la parte più intima, io sono un bravo ascoltatore. Amo le donne e loro e loro lo sentono. Oggi le star italiane sono anche mie amiche, c’è complicità. Con quelle internazionali è sempre una nuova sfida, ma amo provare con loro l’emozione della prima volta.

Come sta evolvendo il tuo mestiere in questo periodo, quali sono le maggiori difficoltà nel quotidiano?

Si sono sviluppate molte attività social ed amo essere complice di bellezza anche di tutte le mie follower. È difficile lavorare sui set perché sono sostenitore della sicurezza ma sono anche un privilegiato. Da quando ho iniziato, il mio mestiere è cambiato tantissimo e anch’io mi sono adeguato a sistemi lontani dalla mia visione ma credo che, trovandone la giusta chiave di lettura, tutto può essere interessante.

Sei anche ambassador di Actionaid, raccontaci del progetto…

Quando mi hanno proposto questa collaborazione ne sono stato lusingato e felice, le donne sono al centro della mia vita e poterle sostenere in modo più attivo mi fa soltanto onore. Sono una persona estremamente sensibile e odio la violenza. Questo inverno sarà ancora più a sostegno delle donne, stiamo infatti definendo nuove progetti in loro favore. Le donne mi hanno donato davvero tanto nella vita e mi piace essere utile per proteggerle in questo senso.



Quale consiglio daresti ad un giovane che vuole intraprendere il tuo percorso professionale?

Il mio lavoro come tutti i percorsi artistici non esclude l’idea di avere una base accademica. Non si deve pensare a questo mestiere come un ripiego, per farlo ad alti livelli sono necessari studio e formazione continua. Bisogna partire con l’idea di sacrificarsi e non essere ossessionati dal guadagnare tanto e subito. Inoltre, per riuscire bene, bisogna amare prima se stessi per poi truccare gli altri e infine imparare a lasciare a casa i problemi. L’empatia in questo campo è fondamentale, bisogna trasmettere sicurezza e tranquillità.

Quali sono i must have nel trucco dell’estate attuale?

Incarnato super nude, illuminare senza coprire e un gioco di colori. Le donne finalmente possono riprendere a sfoggiare le labbra con rossetti o gloss (complice la libertà da mascherina all’aperto). Per gli occhi vanno gli azzurri e i viola ma in generale colori scintillanti, una ribellione cromatica che riflette il nostro stato d’animo attuale.

Quali sono i prodotti essenziali che una donna deve avere nel suo beauty?

Un rossetto rosso e un correttore.


Quali invece dovrebbe avere un uomo…

Ho creato una mousse correttiva sia per uomini che donne, in un istante il viso è riposato e le imperfezioni eliminate: un primer di lusso! 

Progetti imminenti e desideri per i prossimi mesi?

Sono al lavoro sul prossimo Festival di Venezia e per la Fashion week di Milano. Inoltre partirà anche un contest sul mio canale Instagram in cui darò la possibilità ad alcune donne di farsi truccare da me. Saranno protagoniste per un giorno e racconterò il beauty tramite loro. Ultimo ma non per importanza, ritorna il concorso per giovani ed ambiziosi truccatori, pronti a sfidarsi in tv per entrare a far parte del mio team: proprio una delle vincitrici dello scorso anno oggi lavora con me. Credo nei sogni e in chi si batte per raggiungerli.

NH Collection Palazzo Verona un luogo ricco di opulenza e storicità

Soggiornare circondati da mura romane e affreschi originali è un sogno alla portata di tutti grazie all’ NH Collection Palazzo Verona, 5 stelle situato nel centro della romantica Verona, in Corso di Porta Borsari, a pochi passi dalle attrazioni turistiche come l’Arena, piazza delle Erbe e la Casa di Giulietta.



Le sue eleganti e raffinate camere da letto sono ricche di luce naturale e presentano arredi classici dalle tonalità neutre con pavimenti in parquet. La scelta spazia dalla Superior singola alla Superior, Premium o Premium con vista fino alla Junior Suite, Suite o Suite con vista, tutte molto spaziose e curate nei minimi dettagli. 



Luogo amato dallo star e business system, la struttura offre spazi dedicati ai meeting dotati delle più moderne tecnologie audiovisive e in grado di ospitare fino a 60 partecipanti. L’hotel è anche una location perfetta per il giorno più bello come testimoniano coloro che hanno scelto l’NH Collection Palazzo Verona per celebrare il proprio sì.



Per la colazione, il pranzo e la cena gli ospiti hanno a disposizione il raffinato ristorante dell’hotel o possono recarsi al bar per un aperitivo. La colazione a buffet propone ogni mattina una varietà di dolci, yogurt, frutta, cereali, formaggi e salumi, oltre a piatti caldi disponibili su ordinazione.

E per gli appassionati di shopping e arte nulla di meglio che fare i propri acquisti nelle migliori boutique di Verona o assistere agli spettacoli d’opera e ai concerti della splendida Arena, situati nelle immediate vicinanze della struttura.


Credits scatti tema matrimonio Loris Mirandola

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La camicia di lino, il capo passepartout che non può mancare nel guardaroba estivo

Lieve, fresca, resistente, sostenibile, stropicciata quanto basta: la camicia di lino (la fibra tessile più antica, utilizzata già nel 6000 a.C.) è il capo estivo par définition, da privilegiare ogniqualvolta le temperature si attestino sopra i 30 gradi, per oziare in spiaggia o bere un drink a bordo piscina, una cena disinvolta o un’uscita formale. È ecumenica, amata da una clientela trasversale per età, inclinazioni e fisicità, si adatta egregiamente a una gran varietà di mise, regalando un pizzico di sprezzatura se portata sotto la giacca, da abbinare ai bermuda così come a jeans, chinos e – why not? – costumi, alle espadrillas tanto quanto a sandali, sneakers o mocassini.



Star del cinema, jet-setter, artisti, immarcescibili icone di stile ne hanno fatto la loro divisa d’elezione per i mesi più torridi, consolidandone l’aura di maglia jolly della stagione calda, comoda e raffinata in egual misura. Sono stati soprattutto alcuni (memorabili) personaggi del grande schermo a fissare nella memoria colletiva l’immagine – e il fascino – della camicia di lino: si pensi ai modelli sfoggiati da Alain Delon nel suo primo ruolo da protagonista in Delitto in pieno sole (1960), a maniche corte e lunghe, bianchi e neri, sempre carezzevoli; oppure alla blusa azzurrina (generosamente sbottonata, come le precedenti) indossata nel suo film più conosciuto, La piscina (1969). Opta per questo nobile filato anche Sean Connery, nelle vesti (sommamente stilose, ovvio) di James Bond in due capitoli della saga di 007, Thunderball – Operazione tuono (1965) e Si vive solo due volte (1967), dove appaiono esemplari della medesima, impalpabile consistenza, in gradienti diversi di rosa.
Stesso discorso per Julian Kaye/Richard Gere di American gigolo (1980), archetipo della nuova mascolinità edonistica degli eighties (anche) in virtù degli abiti firmati Armani, tra cui appunto le camicie light lasciate aperte sul petto, in colori tenui o cupi. Outfit simili fanno capolino anche in pellicole relativamente più recenti, come Gioco a due o Il talento di Mr. Ripley, entrambe del 1999.
Del resto, la lista dei divi di ieri e di oggi che hanno ceduto al fascino della linen shirt è interminabile: Paul Newman, Steve McQueen, Brad Pitt, Matthew McConaughey, Ryan Gosling, e l’elenco potrebbe continuare.

La moda “ufficiale”, logicamente, fa la sua parte: le passerelle maschili Spring/Summer 2021 hanno accolto un cospicuo novero di riletture sul tema, dall’infilata di varianti vista da Fendi (sottilissime, nivee, ricamate à jour) ai camiciotti scivolati, con collo rialzato, di Homme Plissé Issey Miyake, che mescolano lino e cotone in tele dalle nuance energizzanti (come lime e mandarino), passando per le versioni di Etro (su cui si accumulano striature maculate e disegni di tigri), Versace (oversize, ravvivata dal rigoglio di animali marini della stampa d’archivio Trésor de la Mer), Kiton (che ibrida camouflage e fronde stilizzate) e finendo con il beniamino del fashion biz Simon Porte Jacquemus, che per il brand omonimo propone una camicia color burro adornata di svolazzi fanciulleschi.



Da sinistra: Fendi, Homme Plissé Issey Miyake, Etro, Versace, Jacquemus

Chi volesse acquistare una camicia di lino in questo periodo, giusto in tempo per le vacanze (agognate come non mai, dopo i tribolamenti dei mesi passati), può approfittare peraltro dei saldi ancora in corso, assicurandosi i capi appena menzionati di Fendi (una camicetta bianca con motivi floreali appena più scuri), Homme Plissé Issey Miyake, Versace, Jacquemus ed Etro. Le alternative, ad ogni modo, si sprecano: scandagliando i vari e-tailer si trovano modelli in una profonda tonalità di blu (A.P.C.), con colletto alla coreana e tinti in capo, per conferire al tessuto una sfumatura unica, vicina all’avio (Boglioli), in perfetto western style, provvisti di taschini, bottoni automatici e fantasia check (Alanui); motivo finestrato, su base ocra, anche per quello a maniche corte di Nanushka, mentre Polo Ralph Lauren bada alla sostanza, con una shirt in 100% lino, abbacinante nel suo candore. Tutte le camicie si possono comprare ora a prezzi scontati, con la ragionevole certezza che rimarranno a lungo nel guardaroba, pronte a essere tirate fuori al primo accenno d’estate.




Da sinistra: A.P.C., Boglioli, Alanui, Nanushka, Polo Ralph Lauren

La cucina gentile di Comi107

Un’atmosfera familiare è il primo messaggio di benvenuto che potete aspettarvi da Comi107 in via Borgo Vico, 107 a Como. Quello culinario, contemporaneo e genuino allo stesso tempo, è il secondo, più lungo e articolato. Due aspetti non da poco, in un momento storico in cui la gentilezza e la possibilità di stare a proprio agio fuori dalle mura di casa, non si danno per scontate. Lo sanno bene Federico Comi e la moglie Tiani Taurisano che sul rito dell’accoglienza e di un’atmosfera rilassata hanno costruito le fondamenta della loro attività.
Fa la sua parte la selezione contemporanea di un bianco di carattere come il Nymphae: blend di sauvignon e timorasso del Monferrato, seguito da un Solis Vis, uve diTimorasso vinificate in purezza, entrambi della Tenuta Montemagno.

Complice di un’atmosfera priva di barriere è il bilanciamento dei sapori della memoria di casa, sapientemente mixati con quelli delle tradizioni locali lontane, retaggi dei viaggi di Federico in Colorado e in Messico, da cui ha assorbito un utilizzo variegato della patata e del mais. Mix che ritroviamo nel delicato duetto del polpo su crema e chips di topinambur.
Un percorso d’innovazione e contaminazione non invasivo e rispettoso dei sapori genuini della materia prima. Soprattutto quando si tratta di pesce, sua antica passione da bambino, quando il suo parco giochi era la pescheria in cui si perdeva per conoscere tutti i segreti dei pesci più buoni, per poterli reinventare nella forma e stupire col sapore: così è l’effetto scoppiettante delle uova di pesce volante sullo spaghetto di calamaro cotto a bassa temperatura con mela verde e tabasco verde, o della capasanta arrosto con burrata, mayonese di riccio di mare, riccio, insalata riccia e granita di salicornia. 

Dalla nonna ha appreso l’arte del raviolo, e potete credermi, quello con ripieno di rana pescatrice, datterino giallo, pomodoro confit leggermente affumicato e cipolla rossa è un piatto che tocca il cuore. A proposito di cuore, quello a sorpresa con crema al limone e frutto della passione dentro la meringa estiva, è una fresca rivelazione.

Il percorso artistico del ballerino e attore Christian Roberto, dai musical a Netflix

Ph: Davide Musto
Assistente ph: Dario Tucci

Il percorso di Christian Roberto si snoda tra danza e recitazione, due totem per il 19enne messinese, astro nascente della new wave italica. Dopo un precoce esordio in Italia’s Got Talent e la perfomance “sdoppiata” nel musical Billy Elliot (in cui interpretava sia l’omonimo ballerino che l’amico Michael), colleziona ruoli in fiction (Baciamo le mani o La vita promessa) e al cinema, da I poli opposti a Grotto fino alla grande occasione di Sulla stessa onda, pellicola drammatica di Netflix di cui è protagonista con Elvira Camarrone; una parabola artistica destinata, con ogni probabilità, a procedere spedita.



Nasci come ballerino, ben presto hai iniziato a recitare e poi ti sei diviso fra teatro, serie e cinema, c’è un’attività tra queste che prediligi, su cui vuoi concentrarti, oppure preferisci non fare distinzioni?

«Porto avanti in parallelo queste attività fin da piccolo e vorrei continuare a farlo, dedicandomi alla danza come alla recitazione; in generale preferisco il musical che le tiene insieme, però mi trovo bene con entrambe».

Sei co-protagonista del film Netflix Sulla stessa onda, vuoi parlarcene più nel dettaglio?

«Ho saputo del provino a Los Angeles e l’ho sostenuto subito dopo il rientro dagli Usa, in realtà non sapevo si trattasse di un film Netflix. Comunque è andata bene, ne ho fatti in seguito altri cinque e fin dall’inizio c’era la mia partner sullo schermo, Elvira, come coppia siamo piaciuti subito e alle fine hanno scelto noi. Un’esperienza incredibile, poter lavorare per una piattaforma del genere in un ruolo da protagonista è un sogno avveratosi, inoltre abbiamo girato nella mia Sicilia, un vero onore. È stato entusiasmante, tutti i giorni al mare in vela, tra l’altro né io né Elvira sapevamo andarci e abbiamo dovuto imparare nel mese di training prima delle riprese. Per non parlare poi di quanto è venuto dopo, l’ottima accoglienza, il successo e così via».


Hai 19 anni ma nel tuo curriculum annoveri già numerose esperienze, ce n’è una cui sei particolarmente legato?

«Sicuramente Billy Elliot, una delle esperienze che più mi hanno fatto crescere. Esibirsi al Sistina è stato davvero emozionante, senza contare che il titolo in sé è sempre stato un mio sogno, conosco a memoria il film e non appena il musical è arrivato in Italia, ho fatto le audizioni, ritrovandomi in tournée nei successivi due anni, una grande scuola. D’altronde sul palco non è come sul set, quando sbagli non puoi rifare daccapo la scena, devi recuperare velocemente in altro modo, essere reattivo.
Lo porto nel cuore, tra l’altro mi è valso il premio come miglior attore non protagonista agli Oscar italiani del musical del 2016, che ho ricevuto da Christian De Sica; quella sera ero l’unico minorenne e sono poi rimasto l’unico under 18 ad averlo ottenuto, in competizione con i miei maestri, non mi sembrava vero».

Come ti sei avvicinato alla danza? E oggi come la vivi?

«Da piccolo mio padre mi portava a calcio, come sport mi piaceva ma la cosa che preferivo era il goal, non tanto per il risultato quanto per la possibilità di esibirmi in una specie di coreografia; resosi conto che amavo la danza, mi ha quindi segnato a una scuola vicino casa, che ho poi cambiato per dedicarmi a stili diversi. Otto anni fa, infine, mi sono trasferito a Roma, proseguendo qui gli studi».



Total Look WE ARE DREAMERS

Il passaggio alla recitazione quando e come è avvenuto?

«La mia prima esperienza è stata da bambino la partecipazione a Italia’s Got Talent, dopo avermi visto un’agenzia ha contattato i miei per farmi proseguire nello spettacolo e, sebbene non sapessi di avere doti recitative o canore, abbiamo accettato la proposta. Il primo provino è stato per il musical La Bella e la Bestia, evidentemente hanno visto qualcosa in me, sono stato scritturato con tanto di corso di un mese (recitazione, canto, danza…). Ho passato quindi otto mesi al Teatro Brancaccio, appassionandomi a questo mondo, da allora non mi sono più fermato».

Il tuo mito è Michael Jackson, ora che la tua carriera è ben avviata ci sono altri artisti che ammiri, con i quali sogni – chissà – di lavorare?

«Sono un fan assoluto di Jim Carrey, conosco a menadito i suoi film, per le scene di Michael in Billy Elliot (che nel musical hanno reso più divertente rispetto al film) mi sono ispirato proprio a lui, rendendo questo ragazzino folle e iperattivo. Mi piacerebbe, un giorno, avere una parte comica in stile Carrey, dovendo fare due nomi direi dunque lui e Michael Jackson per la danza».


Descrivici la tua giornata tipo

«Quest’anno mi sto focalizzando sulla danza, piuttosto che frequentare un’accademia preferisco variare, scegliendo volta per volta gli insegnanti, così da essere il più versatile possibile e sperimentare stili differenti. La mia giornata tipo prevede sostanzialmente gli allenamenti, poi cerco di ritagliarmi momenti per gli amici. Giugno, inoltre, è un periodo di provini, ne sto facendo diversi».


Che rapporto hai con la moda?

«Mio padre, a Messina, aveva un negozio di abbigliamento di gran tendenza, molto noto perché assortiva capi decisamente particolari, stravaganti, soprattutto per una piccola città. Sono cresciuto con la moda e la mentalità è rimasta quella, mi piace vestire in un certo modo».



Hai dei brand o designer di riferimento?

«Dipende dal contesto, passo dalla tuta Nike all’abito, ad ogni modo non mi soffermo troppo su specifici marchi, ho dei must che indosso di continuo, su tutti il chiodo di pelle (sempre e comunque), apprezzo anche le sneakers più ricercate e a livello di brand nomi come Supreme. In sostanza mi piace essere alla moda, scovando però dei pezzi con i quali posso distinguermi».


Cosa ci dici dei progetti futuri, hai un sogno nel cassetto?

«Non posso dire granché, sono alle ultime battute per un film che verrà girato a ottobre, nel caso andasse a buon fine si accavallerebbe con un altro progetto e dovrò scegliere. Spero in generale si torni regolarmente al cinema, con il pubblico in sala a guardare magari un mio film».

Faces: in dialogo con Natasha Slater

Abbiamo incontrato Natasha Slater, pr e imprenditrice londinese da anni residente a Milano e considerata un punto di riferimento nell’ambiente creativo della città. Consulente di marchi di moda famosissimi è anche proprietaria e fondatrice della sua agenzia di pubbliche relazioni “Natasha Slater Studio” dal 2009. Tra gli ultimi progetti il suo nuovo Dinner Conversations, il members club per aiutare uomini e donne a fare rete e costruire una indipendenza economica, ma anche nuovo circolo lifestyle con base Milano per creare relazioni e occasioni di scambio tra i soci, oltre a proporre attività ed esperienze dal respiro internazionale e multi-culturale.

A ridosso delle vacanze però scopriamo anche un’altra delle sue passioni, il surf, e proprio nel nostro dialogo ci racconta come si è avvicinata a questa disciplina lasciandoci qualche consiglio su dove praticare e come iniziare. Pronti per partire?

Come nasce la tua passione per il surf? 

Il mio viaggio con il surf è iniziato 3 anni fa, e non era quello che avevo immaginato, per quanto avessi fantasticato di cavalcare grandi onde, su spiagge esotiche con bei ragazzi surfisti, la mia prima esperienza è stata proprio l’opposto! Riuscivo a malapena a portare la mia tavola in acqua e una volta dentro, a ginocchia alte lottavo con l’oceano per tenerla in mano, colpita da un’onda dopo l’altra, insomma le mie speranze di diventare una surfista cool erano poche. Però non ho mollato! 3 anni dopo, eccomi qui, a fare surf, amandolo di più ogni giorno. Il surf è più di uno sport, è uno stile di vita, uno stato mentale, una religione, cavalcare le onde è un’esperienza senza respiro. Ti fa sentire vivo, ti connette con la natura e ti chiede di vivere il momento presente, il flusso della vita. Lì fuori sulla lineup sei solo con tutti, guardando le onde, imparando a leggere l’oceano, in uno stato di meditazione, dimentichi i tuoi problemi quotidiani e diventi un tutt’uno con te stesso. Il surf mi ha insegnato così tanto su cosa significhi veramente lasciarsi andare, una volta che sei nell’oceano, nient’altro conta, tranne essere lì.


Quali sono i posti migliori per praticarlo?


I miei luoghi preferiti sono Baleal in Portogallo, Santa Teresa in Costa Rica e Bali in Indonesia. La bellezza del surf è quella di poter viaggiare alla scoperta di nuovi luoghi sia da poter visitare che per poter surfare. 

Dove passerai le vacanze? Porterai la tavola con te?


Mi sto organizzando per andare a Baleal in Portogallo per praticare un pò e rilassarmi vicino all’oceano. Mi sarebbe piaciuto organizzare un retreat per i members di Dinner Conversations, come avevo già fatto con 18 persone ad ottobre scorso, ma purtroppo a causa della situazione che stiamo vivendo ho dovuto posticipare questo surf & yoga retreat con la certezza di poterlo organizzare al più presto! 

Quali sono i tuoi progetti per la prossima stagione?


Sto lavorando ad un nuovo calendario di eventi unici ed experience a partire da settembre per i members del mio club Dinner Conversations. Il dcClub – aperto a uomini e donne di successo – mira a instaurare veri rapporti tra le persone e che si distingue grazie al concetto innovativo di coinvolgere i propri soci nei vari ambiti del lifestyle. Il concept è quello di un club senza luogo fisico che crea connection importanti attraverso esperienze itineranti: organizziamo eventi pop-up da cene, serate mixology/wine tasting, visite private a gallerie d’arte, ritiri yoga, workout e appuntamenti di benessere.

3 motivi per cui questa app di incontri è esattamente quello di cui hai bisogno

Prova l’app che offre appuntamenti di alta qualità e mira a farti incontrare nella vita reale. 

Tra catfish, ghosting e conversazioni imbarazzanti, le app di incontri possono essere faticose, lo sappiamo tutti. Quindi, se ti sei ritrovato a cancellare il tuo account dopo una settimana, o semplicemente ad evitare del tutto queste app, non sei l’unico. Dopo essere uscito da una relazione a lungo termine nel 2012, David Vermeulen si è trovato nella stessa situazione, così ne ha inventata una totalmente diversa:  si chiama Inner Circle e sta decollando in Italia. 

Ecco 3 motivi per cui devi provarla:

  1. Preferisci gli appuntamenti alla vecchia maniera 

Vogliamo il meglio dei due mondi: un’app di incontri, ma che ti faccia incontrare offline. Inner Circle ha successo perché fa esattamente questo. Puoi dimenticare lo swiping infinito, e invece incontrare altri membri in base alle cose che entrambi amate fare o ai luoghi che amate frequentare. Il match può essere in base al tuo bar preferito, e poi l’incontro può avvenire letteralmente lì. È semplice, e significa che condividete già gli stessi gusti.  Incontri online, ma offline. È quello che l’Italia stava aspettando.  


Un cocktail, una ragazza, un sorriso: sembra che Inner Circle abbia funzionato!

2. Il tuo tempo è prezioso 

Non perdere tempo con falsi, truffatori e spammer. Inner Circle ha un team che esamina tutti i nuovi membri per assicurarsi che siano chi dicono di essere e che si impegnino nei loro profili.

Sono piuttosto seri nell’assicurarsi che i profili siano di alta qualità. Suggerimento: niente selfie sfocati o filtri! Come mai? Perché questa è un’applicazione per persone che si impegnano e si presentano bene. Significa che puoi incontrare altri single che la pensano come te, orientati alla carriera, di tutti i ceti sociali, e che vogliono un appuntamento.


La felicità di un ragazzo: ha trovato il suo match!

3. Sai esattamente cosa stai cercando 

Non c’è niente di male nell’essere schizzinosi! Infatti, Inner Circle ti aiuta a trovare qualcuno con cui sei davvero in sintonia, ecco perché ha dei filtri di ricerca così estesi. Tutti i profili sono ricchi e includono tutto, dagli interessi alle città preferite, ai piani di viaggio e i luoghi dove ti piace uscire. Quindi hai più probabilità di trovare grandi appuntamenti in meno tempo. Trovare quello giusto non è mai garantito, ma almeno puoi goderti l’incontro con persone nuove, pronte a fare lo sforzo di incontrare offline. E questo è quello che tutti noi vogliamo veramente, giusto? 

Cosa aspetti allora? Iscriviti subito a Inner Circle !


Il primo appuntamento di due ragazzi che si sono conosciuti grazie a una dating app

‘Azioni in Trama’: arte e moda si incontrano nella collaborazione tra Iuad Accademia della Moda e Marzotto Wool Manufacturing

Tra gli effetti nefasti della pandemia, ormai è assodato, rientrano le difficoltà patite dagli studenti, che nel caso delle scuole di design, fashion e discipline artistiche in generale (dove è fondamentale unire teoria e pratica) risultano oltremodo accentuate. Alla luce di questo assume grande valore, anche simbolico, un’iniziativa come Azioni in Trama, nata dal connubio tra Iuad Accademia della Moda e Marzotto Wool Manufacturing, eccellenze nostrane per quanto riguarda, rispettivamente, la formazione nella moda e nel design e i tessuti preziosi, espressione di sapienza artigianale e savoir-faire orgogliosamente italiani.
Attenendosi al briefing e alle indicazioni concordate con l’impresa tessile, gli allievi del 1° e 2° anno dello Iuad hanno avuto quindi l’opportunità di esporre le loro creazioni nella mostra L’Arte come Azione e Creazione, allestita nella cornice a dir poco suggestiva di Castel dell’Ovo, complesso monumentale del XII secolo che, stagliandosi sull’isolotto di Megaride, garantisce una vista impareggiabile sul golfo di Napoli.
Azioni in Trama è frutto di una sinergia professionale nel segno del Made in Italy e del design raffinato, e prevede una serie di workshop e incontri tra azienda e studenti che si terranno sia nella sede partenopea, sia in quella milanese della scuola. Il percorso progettuale intreccia la ricerca accademica alla pregevolezza dei filati Marzotto, trovando una prima sintesi nelle opere realizzate per l’exhibition, presentate in un vernissage lo scorso 22 luglio e rimaste esposte per i successivi quattro giorni.



Negli artwork sparsi all’interno del castello, assai diversi per tipologia, carattere e resa, risuonano temi di grande presa al giorno d’oggi (tra gli altri sostenibilità, riciclo creativo, inclusione, cambiamento climatico, hate speech), che i giovani autori affrontano cercando di fondere volontà di far riflettere e senso estetico, affinato in anni di studio, declinando inoltre in nuove, fantasiose configurazioni i tessuti messi a disposizione dalla società di Valdagno.
Nella prima sala ci si trova davanti a installazioni quali La bellezza salverà il mondo di Roberta Cicala, che oppone alle tante criticità del presente la celebrazione del bello, inteso “semplicemente” come tutto ciò che ci circonda, compresi oggetti all’apparenza privi di valore; ne risulta una scultura con al centro un cuore pulsante sferico, acceso dalla luce vivida del neon e ricoperto di fiori, fibre e simboli delle principali metropoli, contornato da ammassi di cianfrusaglie e objet trouvé (tappi, banconote, mozziconi, scampoli di cotone…) che, così disposti, acquistano una pregnanza inedita. A poca distanza The musician, di Jonah Mae Gardose, combina tecniche di free-motion e slashing (qui ricamando con la macchina da cucire le stoffe, là tagliandole per rivelarne gli strati sottostanti), delineando il profilo di un musicista.



Proseguendo nell’itinerario si incontrano altre opere degne di nota, tra cui quelle ideate da Erika Troiano e Antonio Tafuro: nella prima (Is beauty really in the eye of the beholder?) l’autrice rilegge il mito di Medusa, descritta da Ovidio come una splendida fanciulla, violentata da Poseidone sull’altare consacrato ad Atena e tramutata, per punizione, in mostro dai capelli di serpente, vista qui come una vittima, un essere fragile che piange lacrime fluorescenti; la seconda, The only place of freedom, consiste in una toilette schermata da pareti in tela quadrettata, i visitatori sono invitati a personalizzarle con pennarelli e bombolette spray, alludendo al graffitismo anarchico, spesso goliardico che caratterizza i bagni delle stazioni di servizio.
Non mancano poi proposte prettamente vestimentarie, su tutte la puffer jacket Right-hand di Valentina Turri (un capo 3 in 1 grazie al sistema di zip, pannelli e tasche che consente di trasformare il giubbotto originario, dal finishing laccato, in tote bag o cuscino da viaggio) e gli abiti rugginosi di Michela Gambi che, memore degli outfit di Hussein Chalayan sotterrati nei mesi precedenti alla sfilata (solo uno degli innumerevoli, visionari esperimenti fashion dello stilista turco-cipriota), ha deciso di applicare viti, bulloni e piastrine metalliche a un paio di pantaloni e una blusa, esponendoli per settimane alle intemperie, lasciandovi depositare aloni rossastri dalle forme e sfumature sorprendenti.



Nel commentare l’evento, il Ceo di Marzotto Wool Manufacturing Giorgio Todesco si dice «soddisfatto della collaborazione, riteniamo molto importante che gli studenti di questo prestigioso istituto possano entrare in contatto con l’azienda […] Attraverso Azioni in Trama potranno confrontarsi […], utilizzare la loro abilità per ottenere dai nostri tessuti creazioni che parlino di sartorialità, con uno sguardo all’innovazione». Gli fa eco Michele Lettieri, presidente dello Iuad, che definisce «del tutto naturale» la scelta di legarsi alla textile company veneta, aggiungendo: «La forza della scuola sta nell’insegnare i segreti dell’artigianalità praticandola in chiave moderna e sperimentale attraverso il design, l’arte, la ricerca, la progettazione, la comunicazione. I nostri giovani studenti […] saranno i futuri lavoratori di alcuni settori trainanti dell’economia italiana nonché identitari della cultura nazionale: moda, design, architettura di interni».

Silvio Campara – Ceo di Golden Goose – svela il segreto dietro al successo di quella Perfect Imperfection

Quando entri a contatto con una realtà come quella di Golden Goose, dal suo interno, vieni investito da una tempesta di valori inaspettati, che comunicano su più livelli una realtà che non somiglia a quella di nessun altro. A partire dall’impatto visivo della nuova sede di via Ercole Marelli a Milano, sorta da due capannoni di origine industriale, che s’ispira – con fedeli richiami affettivi – alla prima sede storica di Marghera.
Il design industriale che lo caratterizza si fonde con un elemento di grande accoglienza d’ispirazione giapponese: il grande patio centrale costituito da una grande vasca con sassi neri da cui emerge la statua della Vergine, simbolo del grande valore della famiglia, collocata non perfettamente al centro – scelta naturale per un pensiero non scontato come quello di Golden Goose – una realtà che non cede all’artificio della perfezione, dall’identificazione suoi valori a ogni sua rappresentazione.

L’attenzione romantica ai dettagli legati ai momenti più importanti della sua storia – come le panche all’ingresso, ricavate dagli scaffali del primo storage a Marghera – sono registrati in ogni angolo della struttura, restaurata nel massimo rispetto del suo progetto originario, perché il valore di una storia non può prescindere dalle sue origini e dal rispetto di tutto ciò che la compone, compresa la nuova struttura che va ad ospitare la sua nuova e rivoluzionaria sede. Un luogo di aggregazione e di scambio di opinioni, con una visione illuminata dell’individuo, il cui punto di vista ha una forza e un valore forte quanto quella del suo consumatore.
Una visione orizzontale di una realtà aziendale gentile e proiettata in un futuro sostenibile, anche dal punto di vista umano. E non è pura teoria, il ristorante della “famiglia Golden Goose” attinge le sue materie prime dall’orto idroponico, mentre e-bike e macchine elettriche sono sempre a disposizione dei suoi componenti.

Questo è anche il tema centrale su cui si sviluppano le 248 pagine del libro che celebra i vent’anni di storia dell’azienda: “The Perfect Imperfection of Golden Goose” per il quale è stato di scelto di far parlare i veri testimoni di quest’affascinante percorso, dagli artigiani che hanno sperimentato inconsueti sistemi di lavorazione – seguendo con entusiasmo le idee dei fondatori Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo – agli showroom che per primi hanno creduto nel loro visionario progetto.
Un sogno diventato realtà, quando hanno creato i primi esemplari della collezione ready to wear, assemblando pezzi di ricerca scovati nei mercati di tutto il mondo, dando origine a un fenomeno unico che ha raggiunto un successo spropositato a livello globale, prima con l’abbigliamento, poi con l’uscita delle prime distressed sneakers, simbolo di quel principio di storia unica e straordinaria che ogni oggetto custodisce, aumentando il suo valore, e creando un processo d’identificazione totale da parte del suo pubblico, “l’ultimo miglio dell’azienda” – così lo descrive il CEO Silvio Campara – presente in alcuni processi creativi del prodotto, attraverso i suoi contest e le iniziative che coinvolgono la voce del consumatore finale.

Dopo una serie di goal in Mc Queen, Armani e alcune operazioni del fondo Style Capital guidato da Roberta Benaglia, Silvio Campara ha preso le redini dell’azienda otto anni fa, aumentando il suo valore commerciale con la lungimiranza creativa dello startupper, che gli ha permesso di costruire attorno a Golden Goose una percezione solida e spettacolare sul pubblico già esistente e su quello acquisito in seguito. Nel corso di una conversazione, all’interno di una galvanizzante Dream Room, la sua low-profile attitude lo porta a precisare che lui non ha inventato niente, ma bisogna dargli il merito di aver moltiplicato il successo e il fatturato di un brand basato su codici unici e originali, proiettando i suoi valori verso il futuro, mettendo d’accordo tutte le generazioni e ponendosi al di sopra di mode e tendenze.
Un‘atmosfera accogliente e familiare contraddistingue quel luogo, che scatena in pochissimo tempo un senso di appartenenza, perché questa è la direzione di un’azienda che mette al primo posto valori come autenticità e rifiuto di ogni tipo di omologazione. Il segreto del suo un successo s’identifica in uno slogan del suo “Golden ManifestoDon’t be perfect – Be Younique: un ingrediente semplice ma difficile da rispettare con coerenza, senza cadere nella tentazione di cercare una bellezza perfetta e artificiosa. Perché i momenti più affascinanti della vita di un individuo sono pervasi di imperfezioni che rendono ogni esperienza e ogni persona assolutamente perfetta. Così ogni prodotto Golden Goose è pervaso da questo leale riferimento alla vita con tutte le sue affascinanti imprecisioni, che trovano il loro posto su ogni calzatura o capo prezioso come una firma che non può fare a meno di ricordare quanta storia possa raccontare un lembo di pelle tagliato a mano e il suo percorso nelle mani di un artigiano, prima di raggiungere quell’inconfondibile aspetto vintage sofisticato, perché fatto da una vera artigianalità percepibile, e supportata da un atteggiamento aziendale che non ha mai cambiato linguaggio, forte di un prodotto senza tempo.

Una visione rivoluzionaria nell’universo dei brand di lusso, portata avanti da una linea di pensiero, volta a nutrire l’anima di quest’azienda con il contributo di tutte le persone che compongono la famiglia di Golden Goose, compresi gli utenti che si riconoscono in essa, “Inspiring Everyone to Be a Star”. Un approccio inclusivo che trova la sua più grande espressione in vere e proprie “conversation”: un canale diretto che l’azienda ha voluto stabilire con i suoi clienti di tutto il mondo per mettere ancora una volta le persone con le loro ambizioni e azioni al centro dell’universo gentile di Golden Goose.

Ecco qual è il segreto di un successo su scala mondiale che non ha avuto bisogno di campagne commerciali su riviste patinate, ma si è diffuso attraverso il passaparola di chi ha sentito il senso di appartenenza dei confronti di un’azienda che non ha mai tradito quei principi su cui è stata fondata. Per questo motivo, ancora oggi, ogni sneaker viene rigorosamente fatta a mano da artigiani che stabiliscono con ogni calzatura un contatto quasi personale. Sono Paolo e Vanni, con il loro grembiule e i loro strumenti, insieme a tutti i componenti di questa Golden Family che tirano fuori la star che vive in loro, liberi di esprimersi in un progetto inclusivo che gli appartiene. Quella stella imperfetta presente nelle distressed sneakerse dall’aspetto vissuto che le hanno rese un’icona, insieme al resto dei capi preziosi e la meticolosa ricerca di elementi hand-made che sembrano appena usciti dalla bottega di un artigiano, sono la firma indelebile dello stile inconfondibile di Golden Goose.

Integratori per l’estate: i migliori da portare in vacanza

Sempre di più gli integratori diventano parte della nostra beauty routine e in estate risultano dei grandi alleati, poiché la loro assunzione può rivelarsi fondamentale per rimediare a deficit alimentari, mantenere l’equilibrio psico-fisico a livelli ottimali, o semplicemente a migliorare il nostro lato estetico. In commercio ce ne sono davvero per tutti i gusti e le esigenze, di seguito la nostra selezione da portare con noi durante le vacanze.

L’integratore a base di semi di canapa SWISSE

L’ingrediente principale di tutti gli integratori della nuova linea HEMP+ è l’olio di semi di canapa: olio grezzo, spremuto a freddo per conservare più sostanze nutritive; è inoltre un’ottima fonte nutrizionale perchè contiene acidi grassi essenziali come gli Omega 3 e Omega 6, sono presenti inoltre antiossidanti e vitamina E. Le formule vengono integrate con estratti di erbevitamine e minerali che agiscono individualmente su quattro aree specifiche.

Integratore Swisse di acidi grassi, vitamine e minerali a base di semi di canapa

Migliorare le prestazioni maschili NATURADIKA

Un supplemento dall’effetto booster che potenzia la produzione di testosterone: contiene Zinco, Fieno Greco e Vitamina D, 3 attivi naturali che contribuiscono al mantenimento dei livelli normali di testosterone. In più ha a un effetto energizzante e stimolante e migliora le prestazioni sportive.

Zinco, ferro e vitamina D per l’integratore Viboost di Naturadika che potenzia la produzione di testosterone

L’integratore bioattivo LANSERHOF

I suoi ingredienti, tra cui l’olio di borragine, stimolano il metabolismo della pelle, sono ottimi per curare l’acne e sono efficaci nel contrastare le condizioni infiammatorie della pelle. L’integratore contiene inoltre Q10, coenzima che promuove le normali difese immunitarie, estratto di germogli di bambù dall’effetto antiossidante e quercetina, in grado di disinfiammare e aiutare la circolazione sanguigna. Infine i micronutrienti C, E, beta caroteneselenio forniscono alla pelle preziosi antiossidanti. 

L’integratore Lasenhof è ottimo sempre, in particolare d’estate: contiene Q10, selenio e betacarotene che forniscono antiossidanti per la pelle

Pelle abbronzata e protetta ERBAMEA

Formulato a partire da estratto secco di radice di Carota (80 mg per capsula) e Beta Carotene e potenziato con estratto di frutti di Acerola, fonte di Vitamina C, estratto di fiori Tagete, ricco di carotenoidi, ed estratto di semi d’Uva, con le sue proantocianidine (OPC), fornisce alla pelle un pool di ingredienti attivi che non solo la preparano all’esposizione al sole, potenziandone i naturali meccanismi di protezione, ma svolgono anche una potente azione antiossidante.

Carosole è l’integratore estivo per eccellenza: prodotto da estratto di radice di carota è ideale per l’abbronzatura

L’alleato del nostro riposo KORFF

Korff Night Supplement è un integratore alimentare a base di Astaxantina, Acido Folico, vitamine, Sodio laluronato ed estratto di Passiflora. L’Acido Folico e la Vitamina B12 intervengono nel processo di divisione cellulare. La Vitamina PP contribuisce al mantenimento di una pelle sana. La Passiflora favorisce il rilassamento (sonno; in caso di stress) e il benessere mentale. L’Acido Folico e le Vitamine B12 e PP contribuiscono alla normale funzione psicologica.

Korff Night è l’integratore studiato per aiutare il riposo, il relax e il sonno grazie alla presenza di passiflora, acido folico e vitamina B12

Attesa rinascita: proiezioni Milano Moda Donna

Aspettando Milano Moda Donna, incontriamo i 21 volti più interessanti presenti in town.

La Design Week, i più importanti eventi fieristici settoriali e Milano Moda Donna ora più che mai, e dopo varie stagioni phygital, sono dietro l’angolo. Quante e quali limitazioni vi saranno non ci è dato saperlo ma ciò che è certo è il delinearsi dei profili di uno dei più imprevedibili Rinascimenti del ventunesimo secolo.

Mai come in questo frangente storico i due sostantivi sono connessi all’universo femminile. La quotidianità e le notizie che si rincorrono, in merito ad una concreta e tangibile rinascita, vedono la nostra mente proiettarsi verso la ripresa delle grandi manifestazioni che rendono l’Italia, e soprattutto Milano, centro nevralgico e punto d’approdo di buyer e stampa internazionale.

Milano e i suoi luoghi, diventano, quindi, la cornice per raccontare 21 volti femminili internazionali presenti in town in attesa di un risveglio visivo, reale e virtuale, che li vedrà protagonisti tra show, presentazioni e contenuti digitali. 

L’appuntamento è Settembre.


Camilla Colombo @ D’ management, Total look Calcaterra, Sandali dorati Giuseppe Zanotti, @_cmillac_


Giulia Ghezzi @ Next Model management, Completo e camicia Vescovo, Grembiule Borbonese, Scarpe in pelo Marni, @isgiumangi


Aino Vierimaa @ The Lab Models

Total look Alberta Ferretti

Sandali Giuseppe Zanotti

@ainomarianne

Eicha Sall @ Women management

Completo Annakiki

Infradito Melissa

@eichamodel

Elo Valner @ Urbn Models

T-shirt Punkish

Jeans Annakiki

Baseball cap Flapper

Sneakers stylist’s own

@elovalner

Laiza Bucalon @ Wave management

Total look Romeo Gigli

Stivali alti Sergio Rossi

Spilla Immago Jewels

Occhiali da sole Marc Jacobs

@laizabucalon

Kiana Bedeau @ Urbn Models

Total look Flapper

Scarpe Sergio Rossi

Spilla Immago jewels

Occhiali da sole Carrera

@iamnotkianabedeau



Daria Zhalina @ Wave management, Total look Stella McCartney, Flats Alberta Ferretti, Occhiali da sole MSGM Polaroid, @daria.zhalina


Dariia Daraganova @ The Lab Models, Total look Suoli, Ballerine Antonio Marras, Occhiali da sole Missoni, @daraganova



Giulia Mussano @ The Lab Models, Cardigan Flapper,  Gonna scozzese Antonio Marras, Stivali neri stylist’s own, @giuliamussano


Tava @ Fabbrica Milano, Total look Acidalatte, Anello Immago jewels, Mocassini Marni, @_itstava



Lea König @ D’ Management, Total look Moncler collection, Stivali Philosophy di Lorenzo Serafini, @leakonig_


Liusia Zakharova @ Brave Models, Completo Marsiko, Top Andrea Pompilio, Flat Alberta Ferretti, @luciencastings


Madeleine German @ ABC Models Milan, Total look Valentino, Mocassini Alberta Ferretti, @madeleinegerman



Margot Hubac @ The Lab Models

Total look Valentino

Flat Alberta Ferretti

@margothbc

Li Chen @ABC Models Milan

Completo Weili Zheng

Camicia Sleep No More

Sneakers stylist’s own

@chen_liz

Seblewongel Vietti @ Pop Models, Total look Issey Miyake, Sabot Giuseppe Zanotti, Occhiali da sole Karl Lagerfeld, @seble_vietti


Wennan Zhao @ D’ management, Total look Philosophy di Lorenzo Serafini, Stivali alti Sergio Rossi, @zhaowennan_


Special content direction, production and styling Alessia Caliendo

Photographer Dave Masotti

Video director Jessica Basello

Make up Eleonora Juglair e Maddalena Brando

Hair Florianna Cappucci @ Freelancer

Alessia Caliendo’s assistants Andrea Seghesio e Laura Ronga

Photographer assistant Gianfranco Maria Lo Sterzo

Hair assistant Stella Terzi

Beauty by

Hairmed

Glowria

Special thanks to

NH Milano Touring

Leonardo Hotel City Center

Armonico sushi culture 

Estate in montagna: Falkensteiner Hotel Kronplatz

Siamo fuggiti lontano (ma neanche così tanto) dalla città e dal caldo recandoci a Plan de Corones, il non plus ultra tra le zone sciistiche delle Dolomiti ma anche località perfetta per trekking ed escursioni estive. La destinazione è il nuovo 5 stelle Falkensteiner Hotel Kronplatz , grande novità di questa stagione. La struttura si trova a Riscone (BZ) a pochi passi dagli impianti di risalita a valle del Plan de Corones e l’albergo si configura come hotel “Adults Only”, quindi una struttura pronta a ricevere ospiti dai 14 anni compiuti in su, ed “Active”, luogo ideale per gli amanti degli sport, dell’attività fisica e dell’avventura.

Il progetto ambizioso ed innovativo parla il linguaggio della contemporaneità dal punto di vista dell’architettura, grazie al progetto intero firmato da Matteo Thun, sinonimo di alta qualità concettuale e capace di adattarsi all’ambiente in cui si inserisce in maniera perfetta, diventandone parte con un tocco contemporaneo e personale. L’architettura e il concetto di interni cercano di portare l’esterno all’interno, in modo che l’ospite possa “sentire” il paesaggio montano anche negli spazi di cui fa esperienza in hotel. Le caratteristiche del paesaggio locale infatti sono citate in tutte le aree. Composto da quattro edifici in legno, il resort reinterpreta lo stile tradizionale e locale della regione su una scala diversa e in modo contemporaneo, con un’architettura non invasiva che sembra portare le montagne all’interno.

In un hotel che per definizione è stato pensato dagli amanti della montagna, per gli amanti della montagna, non poteva mancare una particolare attenzione all’offerta di esperienze da proporre agli ospiti, per questo, oltre ad un servizio concierge classicamente inteso, l’hotel ha ingaggiato René Castagnaro, un giovane molto sportivo ed attivo che riveste il ruolo di Experience Concierge. René è completamente dedicato agli ospiti e disegnerà esperienze su misura capaci di unire le esigenze degli sportivi a quelle degli appassionati di lifestyle.

In cucina invece, l’Executive Chef Reinhard Daverda coccola il palato degli ospiti. Il concept food si chiama 7summit ed ha come principale protagonista la cucina altoatesina locale con i suoi gusti raffinati e decisi famosi in tutto il mondo affiancata dai piatti di altre 6 nazioni, altrettanto famose per le loro vette proponendo agli ospiti piatti tipici di questi paesi come Giappone, Argentina, Tibet, Perù, Alaska e Tanzania.

Completa la proposta il pacchetto wellness con la prima spa del gruppo ad essere denominata “Mountain” tra le Acquapura SPA della catena. La zona benessere si estende su una superficie di circa 1400 metri quadrati e propone l’equilibrio perfetto tra attività e riposo in montagna, tra i 4 elementi cardine della natura. La spa invece si sviluppa su più livelli ed offre una vista impareggiabile sul Plan de Corones dalla piscina rooftop all’ultimo piano, a quella sportiva di 25 metri e tante attività come le sessioni di yoga all’aperto. Se già amate la montagna questa combinazione non vi lascerà delusi. Chi ancora non la conosce invece, resterà conquistato!

Editorial: atmosfere denim

Photographer: Filippo Thiella (@filippothiella)

Ass. Ph: Matteo Triola

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Grooming: Giulia Severgnini (@giulisevergnini)

Styling and set assistants: Paolo Sbaraglia (@paolosbaraglia) Ilaria Taccini (@ilariataccini) Sara Latella (@sarallatella), Laura Grandi (@laugrandi)

Models: Wieger Raven (@wiegrraven) @elitemodels

Felix Lindskog @nextmodels @felixlindskog_









A Future Together è la campagna di Ferragamo firmata da Wim Wenders : una libera visione aperta al futuro

Un approccio positivo con lo sguardo rivolto a un domani carico di opzioni, una visione libera da un passato che ha esaurito le sue risposte e aperta al futuro possibile. Questo è il tema del cortometraggio firmato da Wim Wenders: regista visionario che ha collezionato tre nomination agli Oscar e che si fa interprete della collezione FW21-22 di Ferragamo dal carattere provocatorio e futuristico, in cui esperienza e tradizione artigianale con una storia lunga quasi un secolo, esplorano i codici estetici delle nuove generazioni, attraverso la collezione Future Positive.

Wim Wenders – Ferragamo FW21-22

Messa in risalto dall’architettura futuristica e dalla volta materica in acciaio a conchiglia, nella sede di City Life a Milano, la collezione emerge nelle sue forme contemporanee e nella vivacità dei colori dell’installazione di Pascale Marthine Tayou che guardano con slancio e positività a un futuro nelle mani di una nuova generazione, impegnata a costruire i propri linguaggi di comunicazione. Il cortometraggio del regista tedesco racconta, con uno sguardo fresco e rinnovato, l’eterna bellezza di un prodotto artigianale senza tempo, che supera i suoi stessi canoni estetici tradizionali.

Una meta-storia, quella di A Future Together, in cui Wim Wenders segue il lavoro di una giovane regista – l’astro nascente del cinema italiano Gaia Girace – alle prese con un cast e un’avventura sci-fi. La ripresa si sposta dalla narrativa futuristica alle prime fasi di una storia d’amore che nasce sul set, facendoci empatizzare con l’aspetto umano di una generazione che vive le stesse emozioni di quelle che l’hanno preceduta.  In questo secondo piano che si sviluppa nel presente, è complice l’altro protagonista della storia – il tecnico del suono della troupe – affascinante e di poche parole, interpretato dal musicista e modello svedese Felix Sandman. Una terza dimensione, quella fotografica, va a completare i gradi di percezione di questa campagna, con un portfolio composto da 24 accattivanti immagini scattate da Vito Fernicola.

“Inventare una storia intrisa di energia positiva nella cornice di un set futuristico è una vera sfida, dal momento che il futuro viene generalmente considerato cupo e distopico. Ma a volte, proprio quando costretto a superare tanti ostacoli, il risultato può avere un’aura di bellezza ancora più grande. Ed è esattamente quello che è successo con la campagna Ferragamo. Oltre alla benedizione del sole, che ha squarciato il cielo grigio di Milano donando la miglior luce possibile alle nostre location futuristiche, anche i due giovani protagonisti hanno espresso tutta la loro luminosità e il loro fascino. Ma sono i capi della collezione a dimostrarsi ancora più radiosi e spettacolari. Non abbiamo fatto altro che immortalare l’improvvisa esplosione di bellezza che avevamo davanti agli occhi.” Dichiara Wenders

La collaborazione con Wim Wenders per questa campagna segna il nuovo capitolo di una storia che è intimamente legata all’evoluzione della settima arte, a partire dal 1923 con l’apertura dell’Hollywood Boot Shop voluta dal fondatore Salvatore Ferragamo.


“Rosalia, Luce mia!”

A Palermo, nel sacrato della Cattedrale, fino al 10 settembre sarà possibile vedere (ammirare) due installazioni en plein air, riunite sotto il comune titolo “Rosalia, Luce mia!”, il nuovo progetto firmato e prodotto da Stefania Morici. Due progetti diversi ma complementari, che rendono omaggio alla Patrona di Palermo, Santa Rosalia, tanto amata dai palermitani e dai numerosi turisti che hanno ricominciato a ripopolare la città. Grandi cerchi e cubi, con  figure e focus luminosi scenograficamente sospesi in aria, che orientano il nostro pensiero, le nostre emozioni e persino le nostre azioni, in una dimensione interiore e spirituale in cui ognuno di noi può  immergersi nella cultura e nella tradizioni cittadine. Dentro ogni cubo e ogni cerchio, disegni e personaggi nati dalla penna versatile e dagli acquerelli, rispettivamente, di Sergio Caminita (Repetita Iuvant) e Anna Cottone (In Lucem): legato al mondo del design e delle grafica il primo, acquerellista e Urban Skechers la seconda, uniscono le forze per raccontare la Santa. Che affiora dalle facce di ogni cubo e di ogni cerchio, replicandosi decine e decine di volte, pazientemente in attesa che questa città ricominci da dove aveva lasciato prima della pandemia. Dai suoi siti culturali, dalla bellezza delle strade, dai suoi gioielli in chiese ed oratori. Un monito e un invito nello stesso tempo: a vivere piano, godere delle piccole cose, ricostruire la propria vita.



“Meno di un anno fa – dice Stefania Morici- abbiamo rivestito la Cattedrale e alcune piazze di Palermo con migliaia di cuori di Angelo Yezael Cruciani che formavano tante gigantesche rose, simbolo di Santa Rosalia, rivolgendo un omaggio alla nostra Patrona. Un gesto d’amore di tutti noi palermitani per la Santuzza, una sorta di messaggio che dalla terra si elevasse verso il cielo. Quest’anno mi è piaciuta l’idea che fosse proprio Santa Rosalia ad abbracciare Palermo e i suoi cittadini con la sua luce ed il suo amore. Per cui ho immaginato delle grandi installazioni luminose sospese per aria che accendessero i nostri cuori e il nostro cammino e raccontassero la storia di Santa Rosalia, mostrando il suo volto, la sua presenza, la sua storia: le “gesta” di una giovane donna forte e coraggiosa che è riuscita a sconfiggere la peste. Stiamo indubbiamente uscendo da uno dei periodi più bui della storia recente dell’umanità. Un periodo che ha toccato, da diversi punti di vista, la vita di tutti noi e dal quale sentiamo il bisogno di scuoterci e reagire. Con questa iniziativa artistica abbiamo voluto riportare luce, colore, fede e speranza alla città di Palermo e ai suoi abitantii. Una semplice dichiarazione d’amore che parla di leggerezza ma anche di tutto ciò che è fortemente sentito e vissuto dai palermitani: la potenza, la solidità, la robustezza di valori forti. Rosalia, Luce mia, vuole essere una luce dove guardare.”



Così chi guarderà dal basso le opere luminose sarà preso da una vertigine perché quei cerchi e cubi che volteggiano in cielo, ti faranno sentire leggero. Chi invece vorrà andare oltre la semplice installazione, si troverà dinanzi un “presepe sospeso” che si immerge nell’iconografia legata a Santa Rosalia, protettrice della città di Palermo, ieri come oggi.



Ad arricchiere i progetti  fino al 30 luglio nelle vetrine su strada di RISO – Museo d’arte contemporanea della Sicilia, e in collaborazione con CoopCulture che gestisce i servizi del museo, è possibile vedere esposti anche sei famosi “Taccuini d’arte”  di Anna Cottone, un cartellone che ricalca quello dei Cantastorie con la vita della santa, e un teatrino in cartone, accompagnati sempre da un cunto in dialetto siciliano. Un’immersione a 360 gradi nel mondo della santa eremita, un lungo racconto per immagini acquerellate, che Anna Cottone porta già avanti da diversi anni. Esse raffigurano un  vero e proprio viaggio dentro il Festino e la vita  di Santa Rosalia.



Rosalia, Luce Mia è prodotto e organizzato da Arteventi di Stefania Morici  e Cialoma eventi-Associazione Arte mediterranea , sostenuto da #IoComproSiciliano. Con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura del VaticanoArcidiocesi e della Cattedrale di PalermoAssemblea Regionale SicilianaAssessorato regionale del Turismo, Sport e SpettacoloAssessorato comunale alle CulturEFondazione SiciliaSettimana delle CultureFondazione per l’Arte e la Cultura Lauro Chiazzese.



In collaborazione con RISO – Museo d’arte contemporanea della SiciliaCoopCultureCassaro AltoOfficine Creative. Il progetto allestitivo è firmato da FDR Architetti di Agostino Danilo Reale, allestimenti realizzati da I Dock, collaborazione tecnica di Hafa Comunicazione. Con il sostegno di TedGrass OcchialiLuan.



Insomma, un progetto che mira alla comunità: perché Rosalia la protegga, ieri come oggi.  “Ancora un anno il Festino senza tanti momenti tradizionali ma non per questo senza la devozione, la preghiera e il ringraziamento per la nostra Santa Patrona. Ancora un anno nel quale, grazie alla sensibilità artistica e umana di Stefania Morici e dei suoi tanti collaboratori, l’arte torna ad arricchire ed illuminare il sagrato della cattedrale per raccontare la vita e la storia di Rosalia e del suo legame con Palermo, per dare speranza nel futuro ai palermitani, per indicare la fine di questo lungo tunnel di pandemia. Un racconto artistico per luci e immagini che è conferma di fede e fiducia nella possibilità di liberarci, ancora una volta da ogni peste” dice il sindaco Leoluca Orlando. Al progetto collabora anche la Fondazione Sicilia, presieduta da Raffaele Bonsignore, che spiega come La devozione che da secoli lega i palermitani a Santa Rosalia è riuscita a emergere anche in questi ultimi anni funestati dalla pandemia. Per queste ragioni abbiamo sostenuto la realizzazione di queste particolarissime opere d’arte aeree: perché ci spingano a rialzare lo sguardo e a condividere la bellezza anche con i turisti che torneranno”.



Cettina Giaconia, imprenditrice e consulente d’impresa, che da sempre crede nell’arte e nel potere della bellezza e della cultura, e che ha sostenuto fin dall’inizio questo progetto,  dichiara. “Palermo è una città straordinaria, con una storia ricchissima ed un patrimonio artistico-culturale immenso. Un giacimento di cultura davvero incredibile, da cui trarre continuamente ispirazione e sollecitazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, è stata mortificata e non ha potuto esprimere tutte le sue potenzialità. La storia, la filosofia, la letteratura, l’arte ci hanno insegnato cos’è la bellezza. Ma non basta. Dobbiamo difendere la nostra intelligenza e la nostra cultura. Non possiamo più circondarci di immondizia, volgarità e ignoranza. Dobbiamo uscire da questa specie di cappa di disillusione e stanchezza. Da scenari caotici, confusi e stagnanti. Abbiano bisogno di nuovi “mercanti di luce” e iniziative come questa dimostrano che si può portare luce e bellezza e che è proprio da queste che bisogna ripartire. L’omaggio di una Palermo che crede nella rinascita. Un fascio di luce e leggerezza per tutti. Un città che si specchia in Rosalia, vedendo qualcosa di nuovo, guardando così, contemporaneamente, al passato e al futuro”.



Con Rosalia, Luce mia! le opere d’arte non saranno più solo guardate, ma verranno analizzate, verranno lette come in un testo e l’osservatore non sarà più solo un semplice osservatore, ma diventerà fruitore. Un’installazione ambientale pensata come un “dispositivo aperto”, capace di dilatarsi o rimpicciolirsi, che mette insieme, “unisce”, immagini e sensazioni diverse di un’unica donna: Rosalia. Un’opera temporanea che mostra la potenza scenografca e narrativa dell’arte, dell’architettura, della storia e della tradizione di Palermo.

Al Castello Di Cigognola si è concluso il primo festival che ha visto protagonisti quattro universi artistici d’eccellenza

Il valore di una performance dal vivo affonda le sue radici nella parte più profonda della nostra cultura e rappresenta la linfa vitale di una tradizione consolidata nel nostro DNA. L’Italia, culla e fondamento della pièce teatrale, torna ad ospitare attraverso le sue location suggestive che esaltano il suo stesso patrimonio storico-artistico, attività culturali che vedono protagonisti i maggiori rappresentanti della scena internazionale.
Ripartono festival, opere teatrali e concerti dal vivo che non solo rappresentano la linfa vitale per il risveglio di una coscienza culturale, dopo la lunga chiusura causata dalla pandemia, ma contribuiscono a far ripartire la grande macchina economica così importante per tutti gli operatori del settore del mondo dell’arte e della musica.

All’interno di questo panorama in fermento, si è conclusa la prima edizione del Cigognola Summer Festival, per iniziativa di Letizia e Gabriele Moratti, in collaborazione con Emilie Fouilloux, responsabile dei progetti creativi del Castello di Cigognola, tesoro storico artistico dell’Oltrepò Pavese e dimora storica della famiglia, con l’esibizione dei ballerini dell’Opéra National de Paris.

Un circuito di eventi che ha messo insieme artisti del panorama internazionale al servizio dell’arte e della musica nei linguaggi più amati dal suo pubblico: dalla jazz performance con il Carlo Milanese Quintet e il pianista Andrea Pozza, al concerto dell’orchestra dei Cameratisti della Scala di Milano e il violino solista Francesco Manara nell’eclettico concerto “Le Otto Stagioni”, al trasporto della lirica con le voci del soprano Sara Cappellini Maggiore e il tenore Alessandro Fantoni accompagnati al pianoforte da Danilo Dellepiane, fino alla performance della serata di chiusura dei ballerini dell’Opéra di Parigi. Un percorso che ha visto alternarsi un grande classico come Il Lago dei cigni con la coreografia di Rudolf Nureyev che ha dato il benvenuto al pubblico tra le celebri note di Tchaïkovski, per alzare il ritmo sui suoni acustici di Tom Willems, che hanno accompagnato i movimenti vorticosi di Letizia Galloni, Axel Ibot, per essere catapultati su una gestualità evoluta, interprete dell’ipnotico Tormented Love di Stravinsky.
La storia di questo percorso intorno al mondo della danza cambia frequenza, con la vitalità delle note di Formidabile di Charles Aznavour, grazie all’energica performance di Antoine kirscher.
Nella Balade di Nick Coutsier e Axel Ibot, la musica di Tchaïkovski prende le sembianze dei corpi nei loro movimenti fluidi e simbiotici, avvolti da una scena in cui la passione si scompone nelle sfumature del rosso.  
Chiude lo spettacolo un’altra coreografia firmata da Rudolf Nureyev, interpretata da Bianca Scudamore, Antoine kirscher per il Don Chisciotte di Ludwig Minkus.

Il patrimonio vitivinicolo locale è stato il secondo grande protagonista della manifestazione che ha offerto ai presenti una selezione di bollicine da uve Pinot Nero della linea metodo classico Moratti, allevate sui pendii che circondano lo stesso Castello.

I proventi della vendita dei biglietti per assistere a questa esibizione sono stati devoluti all’Associazione senza scopo di lucro What Dance Can Do, che organizza programmi di danza ed eventi per bambini e adolescenti resi vulnerabili dalla povertà, dalla malattia o dall’esilio. 
“Questa prima edizione del Cigognola Summer Festival è stata, come ci eravamo proposti, un’occasione preziosa per promuovere l’Oltrepò pavese. È un territorio che amo, a cui è legata la storia della mia famiglia. Per valorizzarne le potenzialità abbiamo voluto un progetto attento all’innovazione e al futuro.

Il Festival, inoltre, ci ha concesso l’opportunità di dare il nostro sostegno a una causa che ci sta a cuore. Nella manifestazione, infatti, ha trovato spazio una raccolta fondi a scopo benefico in favore della Midnight Foundation, associazione per la ricerca oncologica.” Con queste parole Gabriele Moratti esprime la sua soddisfazione per il buon esito di una rassegna che ha in programma un futuro ricco di nuove edizioni.

Il menswear romantico e delicato di Bianca Saunders, neovincitrice dell’Andam Fashion Award 2021

Convincere una giuria composta dal gotha dell’imprenditoria e dei creatori di moda (giusto per fare qualche nome, il patron di Kering François-Henri Pinault, Renzo Rosso di Otb e Phoebe Philo, paladina dello chic intellò), aggiudicandosi un premio vinto, in passato, da stilisti della levatura di Martin Margiela, Jeremy Scott e Iris van Herpen, è indice di talento adamantino, una condizione indispensabile per farsi strada nel fashion biz; ecco perché, con ogni probabilità, sentiremo parlare a lungo di Bianca Saunders, fresca vincitrice dell’Andam Fashion Award 2021, che le assicura 300.000 euro e un mentoring sotto l’ala di Cédric Charbit, Ceo di Balenciaga. Il manager ha definito il progetto della sua nuova protégé «solido e unico, ancorato nei valori di oggi», una frase che sembra appropriata per descrivere l’idea di moda della designer, che a nemmeno trent’anni (ne ha 27) è riuscita a forgiare un’estetica riconoscibile e convincente, tanto da essere in lizza anche per il Lvmh Prize, che verrà assegnato entro l’anno.

Cresciuta in un quartiere periferico a sud di Londra, di origine giamaicana, Saunders si è laureata nel 2017 al Royal College of Art, avviando subito il marchio eponimo di abbigliamento maschile; una scelta, quest’ultima, tutto sommato insolita per una stilista esordiente, eppure lei sostiene di essere attratta dal menswear perché, come dichiarato in una recente intervista concessa alla sua ex università, crede che offra «spazio per cambiare» e, rispetto alla controparte femminile, abbia «molte più barriere da infrangere per quanto riguarda il modo di vestirsi e presentarsi agli altri».
Nel ready-to-wear della griffe, effettivamente, si riscontra una tensione costante fra tradizione ed evoluzione, indirizzata a sradicare le norme e i preconcetti che, per troppo tempo, hanno ingabbiato l’espressività degli uomini in materia di abiti, cristallizzando abitudini e divisioni manichee (streetwear vs couture, formale vs sportivo, fino a quella macro tra generi), respingendo quegli accenni di ambiguità e vulnerabilità a cui la designer vuole dare invece massimo risalto.



Ph. by Bertrand Rindoff Petroff/Getty Images
Ph. by Portia Hunt
Ph. by James Mason/WWD
Ph. by Adama Jalloh

Credits: Ph. by Bertrand Rindoff Petroff/Getty Images, Portia Hunt, James Mason/WWD, Adama Jalloh

Nel 2018 il British Fashion Council (l’equivalente della nostra Camera della Moda) la segnala come nome da seguire tra i nuovi astri della scena inglese, di lì a poco viene inserita nel calendario della London Fashion Week, debuttando con la collezione Spring/Summer 2019, Gesture; già in questa prima uscita “ufficiale” appaiono ben delineati i futuri assi portanti della proposta di Saunders, volta – come specifica la diretta interessata -a «catturare il movimento»: forme tendenzialmente over, pantaloni slouchy dalle cuciture sbilenche, con spacchi laterali che si aprono sul fondo, capi strapazzati ad arte, tra orli sollevati e arricciature a volontà (top, maglie e bluse avvitate, ad esempio, danno l’illusione di modellarsi direttamente sul corpo, torcendo e increspando il tessuto).
Creazioni che emanano un senso di candore e intimità, acuito nella successiva F/W 2019 Unravelling, dove il setting ricrea una camera da letto affollata di ragazzi delicati e pensierosi, la cornice ideale per abiti solo nominalmente classici (dal trench alla camicia, dal giubbino ai jeans) ai quali viene donato un twist muliebre attraverso effetti froissé, cut-out, slabbrature e consistenze impalpabili, con la palette che si mantiene su sfumature terragne.
Nel marzo 2019 Bianca Saunders finisce nella Dazed100, la classifica – redatta annualmente dal magazine – delle giovani personalità che meglio colgono lo Zeitgeist; subito dopo il brand entra a far parte di Newgen, programma di sostegno ai designer emergenti più meritevoli, e può dunque partecipare con regolarità alla settimana della moda londinese.


Ph. by Adama Jalloh

Credits: Ph. by Adama Jalloh, Silvia Draz

Bisogna dire poi che, da talento multidisciplinare qual è, non si limita a firmare (ottime) mise, coniugando inventiva e cura maniacale della confezione, ma sconfina volentieri in territori non necessariamente attigui al fashion come mostre (si può citare la collettiva Nearness, in cui ha raccolto i lavori di vari artisti, film-maker e scrittori di colore per celebrare il Black History Month 2019, oppure l’installazione presentata nel 2020 a Parigi, che consisteva in suit sospesi a mezz’aria, tenuti da fili invisibili) ed editoria, attraverso la pubblicazione di fanzine, riviste dalla patina underground in cui si sofferma su argomenti che la toccano da vicino (blackness, sessualità, libera espressione di sé, solidarietà e altri ancora), dando ampio spazio ad amici e creativi della sua cerchia, dal poeta James Massiah al fotografo Joshua Woods, alla modella Jess Cole.
D’altronde la stilista, per indole, è quanto di più lontano si possa immaginare dal cliché del couturier solitario, umbratile, chiuso nella torre d’avorio a tracciare bozzetti; preferisce, al contrario, circondarsi di persone altrettanto fantasiose, che la aiutino a perfezionare il modo di raccontarsi del marchio, che sia un fashion film o lo styling di una sfilata.

La consacrazione, o qualcosa che le assomiglia molto, arriva nell’infausto 2020, che per la griffe si rivela un’annata formidabile: a febbraio, l’inserimento in un’altra classifica di rilievo, quella dei 30 Under 30 di Forbes, nella categoria Art & Culture; a settembre, lo show S/S 2021 The Ideal Man, con ensemble più contrastati del solito, riflesso delle identità cangianti di uomini che tentano di conformarsi a precisi archetipi, optando per giacche e camicie boxy dalle proporzioni abbreviate su pants dritti come un fuso, pattern scombinati e denim dalla testa ai piedi (fornito da Wrangler, partner in crime di stagione); a novembre la partecipazione al GucciFest, festival pensato dal direttore artistico della maison fiorentina, Alessandro Michele, come una vetrina (digitale, visti i tempi) per i colleghi più promettenti della nuova leva, con un corto che presenta la Pre-Fall 2021, prosecuzione ideale del défilé precedente.
Nell’ultima collezione F/W 2021, invece, l’attenzione è tutta rivolta sulla plasticità degli outfit, resa mediante linee geometriche, nette, smussate però dall’abituale profusione di grinze e curvature che movimentano le superfici di giacchine corte sui fianchi, blouson striminziti, bomber e pantaloni tailored svasati.


Credits: Ph. by Silvia Draz

Nonostante  sia nato solo quattro anni fa, il brand di Saunders ha già conquistato la fiducia dei negozi “giusti”, come i londinesi Browns e Matchesfashion, il grande magazzino americano Nordstrom o l’e-shop Ssense. A riprova del fatto che la fragilità, oltre ad assumere un peso via via maggiore nella sfera emotiva dell’uomo contemporaneo, inizia a fare breccia anche nel suo guardaroba.

“Classic Nudes”, la guida al nudo artistico di Pornhub

Nell’arte il nudo, si sa, è un filone praticamente inesauribile dalla notte dei tempi, e che un sito porno (non uno qualsiasi per giunta, ma il portale per adulti diventato una sineddoche dell’intera categoria, dall’alto dei suoi 3,5 miliardi di visite mensili) abbia una certa qual dimestichezza con il costume adamitico è lapalissiano. L’accoppiata Pornhub-nudo artistico, quindi, potrebbe essere meno strampalata di quanto non appaia, eppure è destinata inevitabilmente a far discutere.
Il sito a luci rosse ha varato infatti l’iniziativa “Classic Nudes”, audioguide alternative ai capolavori che, nei secoli, hanno indagato il tema della nudità, custoditi nei sancta sanctorum dell’arte sparsi nel globo (il Louvre e il Musée d’Orsay di Parigi, gli Uffizi di Firenze, il Met newyorchese, il Prado di Madrid, la National Gallery di Londra).



Facendo sfoggio di spirito filantropico – l’intento, viene specificato, è sostenere i musei, in difficoltà per la raffica di limitazioni e chiusure susseguitesi nei mesi scorsi – la piattaforma permette ora agli utenti interessati, che si trovino fisicamente a una mostra o la visitino online, di ascoltare dalla voce della pornodiva e Pornhub brand ambassador Asa Akira una spiegazione che promette di essere assai “hot”, una «guida interattiva ad alcune delle scene più sexy della storia nei musei più famosi», come si legge nell’homepage. L’elenco completo è consultabile nella sezione dedicata: sono presenti dipinti e sculture degli autori più noti in assoluto, dal Bacco di Caravaggio a L’origine del mondo di Courbet, da Le déjeuner sur l’herbe di Manet a Betsabea con la lettera di David di Rembrandt, fino alla selezione di Another Perspective, una miscellanea di artwork uniti dal fil rouge del nudo (tele di Munch e Artemisia Gentileschi, busti, bassorilievi, ceramiche giapponesi…); in alcuni casi sono disponibili anche riproduzioni video, piuttosto accurate, delle opere, ovviamente adults only.




D’altronde, precisa ancora la nota, «Il porno potrebbe non essere un’arte, ma alcune opere d’arte si possono sicuramente considerare porno», e quale testimonial migliore del programma se non un’icona osé quale Ilona Staller aka Cicciolina, ex moglie di Jeff Koons (uber artista assurto da tempo al rango di autore in attività più pagato al mondo)? Nel filmato promozionale, assume una posa plastica che richiama la Venere botticelliana, erta sulla conchiglia e contornata da due (improbabili) epigoni di Zefiro e Ora, (s)vestita di un bodysuit color nude che lascia poco o niente all’immaginazione; invita lo spettatore a scoprire un «tesoro pornografico dal valore inestimabile», insospettabilmente nascosto nei musei, appunto.

Le reazioni, com’era prevedibile, non si sono fatte attendere: la Galleria degli Uffizi (in cui si trovano diversi masterpieces descritti in “Classic Nudes”, realizzati da maestri quali il citato Caravaggio, Botticelli, Tiziano, Ammannati e altri ancora) si dichiara pronta a diffidare MindGeek, holding proprietaria di Pornhub, che non avrebbe chiesto (né tantomeno ottenuto) alcun permesso all’istituzione fiorentina per l’uso delle immagini, che in base al codice dei beni culturali italiano risultano sempre vincolate all’autorizzazione del museo.
Il “matrimonio”, o rapporto occasionale che dir si voglia, tra la piattaforma regina del porno online e l’establishment artistico, insomma, non è cominciato nel migliore dei modi.

Glamping Canonici di San Marco, lusso in una tenda


Lei è un ex avvocato civilista con la grande passione dell’interior design. 
Un giorno decide di allestire una tenda nel giardino di casa e di arredarla con i pezzi d’antiquariato e design acquistati in qualche mercatino o in qualche viaggio in giro per il mondo. Invita gli amici a rilassarsi in questo nuovo spazio concepito a suo gusto e somiglianza ed è subito un successone; il pubblico digitale rincare la dose e le foto della tenda arrivano agli occhi di un giornalista che decide di recensirla. Da una grande passione, quella tenda, si trasforma in un grande business, è il caso di dirlo, perchè oggi il Glamping Canoni di San Marco di Venezia ne accoglie ben sei e tutte con stili e arredamento differenti. 

La zona notte della suite-tent del Glamping con un lussuoso letto matrimoniale
L’interno di una delle tende luxury del Glamping Canonici di San Marco, in provincia di Venezia
Ampia vista sulla natura, luci glamour e un albero fiorito all’interno di una luxury tent del Glamping Canonici
Angolo relax con prosecco e calici per godere di un tramonto all’interno delle tende del Glamping Canonici di San Marco



Suite Le Rose 

Ultima delle due bimbe in casa Canonici, la Suite Le Rose è un vero gioiellino, padrone il letto della stanza con testata in stile Impero e capitonné in rosa antico; al centro una grande lampada balinese con medaglie in madreperla; in un angolo un carrellino rotondo vintage con bordi dorati e due poltrone restaurate con trama veneziana e passamaneria; al lato opposto si contrappongono due sedute moderne gold con cuscino in palette. 
Due sono i quadri della tenda, uno rettangolare e lungo in gobelin che rappresenta delle scene d’amore ricordando vagamente un Boucher un poco più sobrio, e un dipinto con un vaso bianco e delle rose striate d’arancio. A terra, a creare dei punti luce caldi, delle piantane acquistate da un rigattiere veneto, e dei tappeti persiani che rendono l’ambiente ancora più accogliente. 
I pezzi più belli, e certamente i più importanti, sono le credenze trasformate in armadi, delle cristalliere con base in legno intarsiato, un tempo dedite alle collezioni da tavola, alle teiere in argento, alle porcellane della nonna. 



Alle spalle del letto, una consolle recuperata da un’antica casa senza eredi, mentre due tende a mo’ di sipario con maxi fiori, si aprono per far spazio alla piccola stanza da bagno dove un rettangolare lavandino dorato crea dei bellissimi giochi di luce. A fare da appoggio un vecchio como’ in legno dove si posa una piccola abat-jour in rosa tenue con la base bronzo. Un’applique al centro dello specchio regala luminosità grazie alle gocce di cristallo che catturano i raggi di sole. 
La base della doccia è invece la sezione in pietra di una fontana; nell’ambiente un’aria di rose grazie 
alla profumazione per ambiente di Acqua delle Langhe e uno stile boudoir dovuto alla piantana con pizzi e nappine. 



La cura maniacale dell’arredamento forma nell’insieme un ambiente raffinato, autentico e originale, con un tocco demodè eppure ricco di charme. 
La suite Le Rose è un vero gioiellino del Glamping Canonici di San Marco, che vi attende con un servizio a tema “Chic Pic Nic” per chi desidera cenare con il suono delle cicale o steso sul comodo letto balinese a uso esclusivo che si trova nel giardino.
Un cesto con pietanze calde e piccoli barattoli di verdure sott’olio, pane, dessert, piccola pasticceria e un thermos con del caffè caldo, una bottiglia di vino, acqua e un candelabro in argento con candela per creare atmosfera.

 

La colazione viene servita nel casale del ‘600 ristrutturato, un tempo adibito ad alloggio per i contadini che curavano gli animali presenti nell’agriturismo di fronte alla struttura. 
Oggi il Glamping, che sorge nella proprietà seicentesca del socio di Emanuela, Alessandro ed è gestito insieme alla moglie Monica con grande passione per l’accoglienza e per l’interior design, presenta un tavolo per il breakfast buffet con scelta di torte fatte in case, croissant farciti, marmellate fresche e succhi di frutta. Nessun tovagliato a parte i runner colorati, ma eleganti sottopiatti in legno e posate in acciaio inox decorate. Sulle pareti in mattoni una cornice racchiude una bellissima collezione di borsette vintage a manico e dettagli preziosi. Le sedie hanno una comoda seduta e sono in rafia intrecciata; il pavimento rispetta la tradizione ed è stata lasciata la pietra rossa toscana. 

Esattamente a Mirano, la “Terra dei Tiepolo” si trova il Glamping con 6 tende arredate in stili diversi tra loro; intorno un immenso parco dove poter passeggiare in solitaria e indisturbati, anche la notte, accompagnati solo dalla luce di una candela in un’atmosfera magica e quasi fuori dal tempo.




Glamping Canonici di San Marco
Via Accoppè Fratte 14
Mirano Venezia
[email protected]

Una Croisette a sorpresa per la 74° edizione del Festival di Cannes

Si è appena conclusa la 74ª edizione del Festival di Cannes si è svolta a Cannes dal 6 al 17 luglio 2021, dopo essere stata originariamente prevista dall’11 al 22 maggio e posticipata a causa della pandemia di COVID-19 in Francia.

Possiamo dire che finalmente abbiamo visto un evento svolgersi in maniera superlativa e senza intralci dovuti a misure di sicurezza o distanze che ci  complicano la vita da un anno e mezzo.

Il plotone d’esecuzione del primo giorno è stato di tutto rispetto, con una Jodie Foster in splendida forma che ha ricevuto un premio alla carriera, proprio lei che da ragazzina aveva esordito a Cannes al fianco di Robert De Niro per “Taxi Driver”.

Era accompagnata dall’oramai pluripremiato Tahar Rahim, con cui ha condiviso il film “The Mauritian”, storia vera che racconta le vicissitudini di un uomo incarcerato ingiustamente a Guantanamo Bay.

Rimarrà alla storia la gaffe del presidente di giuria Spike Lee, che non ha atteso il momento giusto della lettura della busta ed ha spifferato il vincitore ovvero “Titane” pellicola di Julia Ducournau.

L’Italia rimane a mani vuote con lo sconforto di Nanni Moretti con il suo “Tre piani”, ma potevamo intuire che non vincesse nulla dal fatto che non fossero programmati né regista né cast per la passerella finale.

La Palma d’onore va a Marco Bellocchio, visibilmente commosso e premiato da Paolo Sorrentino e Pierfrancesco Favino, uno dei suoi attori preferiti che ci regala sempre magistrali interpretazioni sotto la direzione del maestro.

La standing ovation non si è fatta attendere.

Lo statunitense Caleb Landry Jones ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile al 74esimo Festival di Cannes: è stato premiato per il suo ruolo in ‘Nitram, dove interpreta un giovane borderline che sta per commettere uno dei peggiori omicidi della storia australiana.

Ultimo applauso va assolutamente all’ultima delle dive esistenti, quella che possiamo incoronare dopo tutti questi anni la regina della Croisette, col suo capello corto che la rende unica ovvero Sharon Stone.

Il suo abito tempestato di fiori come una primavera del Botticelli ha portato una ventata di freschezza italiana con un design di Dolce & Gabbana fatto apposta per l’occasione, senza dimenticare il suo impegno per AMFAR, che raccoglie fondi per la ricerca dell’HIV.

Le migliori collezioni viste ad AltaRoma 2021

In un contesto dall’alto impatto scenografico, gli Studios di Cinecittà nell’omonimo quartiere romano, si è svolta AltaRoma, che tra le sue manifestazioni principali annovera Whos on next? in collaborazione con Vogue Italia, una fucina di talenti emergenti, che hanno la possibilità di presentare il proprio lavoro a una giuria composta da elementi di spicco del fashion system.
Nell’edizione di quest’anno predomina una moda consapevole, che sposa i valori dell’ecologia, del rispetto sociale e dell’inclusività, ormai non più appannaggio solo dei no global; la rivoluzione, se così la possiamo chiamare, tocca oggi il design e il settore del lusso, sdoganando il concetto di un’eco sensibilità diventata “cool”. 

Apre lo show Alessandro Vigilante, con il suo rigore e sensualità perfettamente equilibrati. Lo stilista vanta un’esperienza di 12 anni all’interno di maison luxury, messa al servizio in questo caso di una collezione dalle forti linee grafiche, nella quale la sua mai sopita passione per la danza si intreccia al design, accompagnando il corpo senza costringerlo in forme innaturali, come dimostrano i volumi e fit relaxed dei suoi tailleur. Una collezione matura, che è valsa al designer (pronto senz’altro a rivolgersi ad un mercato internazionale) la vittoria del Premio Manteco, sostenuto dall’azienda tessile eponima.


Alessandro Vigilante

Si prosegue con Atxv di Antonio Tarantini, una bella scoperta: la parola chiave è fluidità, da riferirsi non solo al genere ma anche al linguaggio e agli abiti, usati come forma d’espressione da chi li indossa, senza categorie o regole. La collezione è caratterizzata da un senso di pulizia, protagonista è il jersey, a ribadire il concetto di trasversalità. La purezza di tagli e colori, unitamente all’ottica di totale sostenibilità del brand, riflette un punto di vista libero e sussurrato, non urlato, caratteristico di una generazione che vuole sentirsi a proprio agio nella sua pelle, eludendo le etichette.
Tarantini ha vinto l’edizione 2021 del concorso Wion insieme a Niccolò Pasqualetti (label di gioielli) e Alfredo Piferi. Quest’ultimo, nella presentazione statica della collezione del marchio che porta il suo cognome, mostra di aver abbracciato la scelta vegana a tutto tondo. Forte dell’esperienza pluriennale come head designer per Jimmy Choo, riesce a coniugare design elevato e materiali vegan, apportando una visione rivoluzionaria nell’industria della scarpa femminile haute de gamme. Le calzature della griffe, dotate di tratti distintivi forti, che rivelano l’interesse quasi architettonico del fondatore per gli accessori, sono già presenti in alcuni prestigiosi department store.


Atxv di Antonio Tarantini, Piferi

Il duo di Kids of broken future Elbio Bonsaglio e Marta Sanchez (marito e moglie, unitisi in matrimonio al Burning Man), invece, declina in chiave irriverente il concetto di sostenibilità e rispetto dei lavoratori: la critica sociale all’indifferenza delle masse e alle storture del mondo contemporaneo si trasforma in un modo di esprimersi, ricorrendo a codici e citazioni propri dell’estetica e degli ideali delle subculture di fine anni 90, con sperimentazioni non comuni nel panorama italiano. 

Per quanto riguarda il progetto Showcase, vanno segnalate le borse rigorose dall’effetto opacizzato di Caterina Zulian, Caterina Moro con la sua collezione ispirata a un murales (in particolare il trench in seta grezza effetto plissé sovrastampato), le gonne a ruota e gli abiti con stampa foulard, coloratissimi, di Poupine, perfetti da mettere in valigia per l’estate.


Kids of broken future, Caterina Zulian, Caterina Moro, Poupine

Le tante (sconosciute) declinazioni della natura alpina

Una selezione di destinazioni ideali per il “Treehugging”, passeggiate con l’erborista, trekking tra opere d’arte ad alta quota, yoga a 2000 metri, camminate nel Parco Bionenergetico, energia dei cristalli e dei luoghi naturali e altri temi cari a chi si rivolge alla natura come fonte di benessere.

A passeggio con l’erborista, tra i piu’ bei paesaggi alpini

Con l’erborista dell’hotel Lac Salin Spa & Mountain Resort di Livigno si passeggia nella natura scoprendo le proprietà delle erbe alpine. La passeggiata è seguita da un seminario il cui titolo “I benefici delle erbe alpine” svela già il tema: la ricetta del benessere naturale non è più segreta. Una passeggiata nel bosco apporta tanti benefici: secondo gli studi effettuati dalla Nippon Medical School di Tokyo, la camminata tra gli alberi attiva il sistema immunitario e regola gli ormoni dell’umore e dello stress. I boschi di conifere con pino silvestre, abete bianco, abete rosso e larici aiutano a rigenerarsi, dimenticando l’ansia e il nervosismo. All’aperto, insieme all’erborista, ci si immerge letteralmente in un bagno nel bosco, durante il quale si percepiscono i suoni del vento e il cinguettio degli uccelli, il profumo della resina dei pini, i delicati passi degli scoiattoli. Elisir di lunga vita il cui punto di forza diventa il “Bare Footing” praticato durante
l’escursione: si può sperimentare il brivido di camminare a piedi nudi nell’acqua fredda del torrente, sentire la durezza dei sassi e la morbidezza del muschio e del fango. Si può salire anche al “Lac Salin”, il celebre lago salato di Livigno da cui l’hotel ha preso il nome. Anche nella realizzazione della spa, il lago salino ha avuto un ruolo importante: tra le pareti di vetro, legno e pietra è stato ricreato un raffinato luogo di benessere dove immergersi letteralmente nel piacere di bagni rigeneranti, a cominciare dall’idromassaggio salino ispirato dal lago salato “Lac Salin”. Nell’acqua piacevolmente tiepida sono disciolti minerali e sale, un toccasana che rinvigorisce
corpo, mente e spirito: questa vasca si trova in un’intima stanza, ci si sdraia (letteralmente) nell’acqua che si colora grazie ad uno scenografico gioco di luci e si galleggia senza pensieri, la leggerezza dell’acqua salata trasforma la vasca idromassaggio in un posto speciale dove fluttuare leggeri.


La natura alpina in tutto il suo splendore: un ruscello si snoda a fondo valle tra pini e prati verdi

L’esperienza è particolare: sulle labbra si sente il sapore stravagante dei minerali (iodio, potassio e magnesio) che si mescolano a quello classico del sale. Un connubio che stimola il gusto. Ma non solo: l’acqua salata rafforza il sistema immunitario, il cuore e rinvigorisce la pelle.


Un momento di relax e meditazione in riva al ruscello


Biennale d’arte in formato trekking sulle Dolomiti

Un percorso originale è quello proposto dalla biennale SMACH, Land Art nelle Dolomiti: camminare non è solo un ottimo modo per tenersi in forma, ma come ben sanno gli addicted è anche una pratica meditativa e se a questo aggiungiamo la fruizione delle 10 opere di Land Art vincitrici del concorso internazionale SMACH, l’esperienza si fa irripetibile. In linea con la sua filosofia green, SMACH offre un ambiente espositivo totalmente a cielo aperto. La biennale è situata interamente nelle aree protette dei Parchi Naturali del Puez Odle e di Fanes/Senes/Braies.
I siti delle opere sono raggiungibili solo con mezzi consentiti dal regolamento di salvaguardia dell’ambiente che le ospita, pertanto sono suggerite varie alternative di percorsi di trekking. Le opere esposte sono in dialogo non solo con l’ambiente naturale in cui si collocano, ma anche con il patrimonio culturale, storico ed architettonico dei territori dolomitici, in uno scambio costruttivo e proficuo di valori locali, nazionali ed internazionali. I percorsi giornalieri sono ideali per chi ha in mente di raggiungere solo determinate località, selezionando preventivamente le opere da fruire; queste destinazioni possono essere distribuite in un periodo di vacanza più lungo che comprenda
anche altre offerte del territorio. Per chi invece desidera visitare tutta la biennale ed i suoi 10 siti deve considerare una visita della durata complessiva di tre giorni.
La proposta di trekking dedicata dura tre giorni e include due notti di pernottamento in rifugio: in tre tappe si scoprono tutti i 10 siti che ospitano la biennale. Il tragitto totale è di 72,5 km, per una durata complessiva di oltre 25 ore, i siti si trovano tra i 1.100 e i 2.300 mt. di altitudine. La prima tappa è di 14 km e va dal paesino di Rina al passo delle Erbe; la seconda raggiunge La Crusc percorrendo 25 km; con l’ultima si scende fino a Pederü per 18,5 km. I pernottamenti in Rifugio sono inclusi nella quota di partecipazione che può essere con o senza guida (rispettivamente 340 € e 610 €).

Una volta terminata la visita artistico-naturale, si può prolungare il soggiorno a “Anton luxury stay”, dove design e architettura offrono la possibilità di soggiornare in appartamenti raffinati, nel cuore della caratteristica cittadina di Brunico. E’ questo il mood con il quale gli ospiti vengono accolti da Otmar Michaeler, il proprietario e imprenditore nel turismo, che ha dedicato la piccola struttura al padre Anton che descrive cosi: “Un albergatore molto generoso, che mi ha sempre permesso di agire liberamente, dandomi l’immancabile fiducia e oggi anche io posso ospitare con la stessa passione, ma unendo il design e l’architettura alla natura dei miei luoghi”.

www.anton-luxurystay.com


Ponti sospesi e la cascata piu’ alta del Tirolo

In Tirolo, a due passi dall’Italia, chi vuole respirare l’aria pura di montagna può prendere il “Water Runner Round Trail” che dall’AQUA DOME (il resort termale più innovativo delle Alpi) conduce lungo il torrente Fischbach fino alla malga Brandalm e poi continua con una magnifica vista a Burgstein. Un itinerario adatto anche alle famiglie. Punto chiave e divertente: il ponte sospeso lungo 85 metri, che si eleva per 220 metri sopra il fondovalle. Chi ama le cascate e vuole sentire il fragore dell’acqua, a Umhausen trova la cascata più alta del Tirolo: alta 159 metri la Stuibenfall è una scenografica colonna d’acqua da vedere dal ponte sospeso e dalla gradinata costruita proprio a fianco.
Varie piattaforme panoramiche permettono di avere differenti visuali di questo spettacolo naturale e degli arcobaleni che si formano man mano che i raggi del sole intercettano le goccioline d’acqua che irrompono nella vallata.

www.oetztal.com

Per rilassarsi, ci sono le terme AQUA DOME circondato dalle vette, immerse nella natura: con le numerose piscine e saune svela il suo aspetto futuristico, legato alla natura le guglie del tetto somigliano alle vette circostanti. Le enormi vetrate lasciano entrare la natura alpina.


Le vasche di acqua termale di Aqua Dome: un’oasi di relax e benessere nella natura alpina

Il concerto diffuso da ascoltare in luoghi rigeneranti, in mezzo alla natura

Che la natura in Austria sia sconfinata non è una novità: niente folla ma grandi spazi immersi in un contesto naturale idilliaco. La novità ma soprattutto curiosità di Kufstein (una splendida cittadina tirolese) è che ogni giorno, alle 12 in punto, si può ascoltare il concerto dell’organo all’aperto più grande del mondo anche se ci si trova in un bosco a 10 km di distanza da dove il grandissimo strumento viene suonato. (In estate il bis viene fatto anche alle 18, per ascoltare la musica accarezzati dalle luci del tramonto). Questo organo, il cui nome ufficiale è “Organo degli Eroi”, fa parte dal 2017 del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco e quest’anno compie 90
anni: due motivi validi per essere designato “Strumento dell’anno 2021” dal Consiglio musicale dei Paesi di lingua tedesca.
Il concerto d’organo che ogni giorno riempie la vallata di musica diventa un messaggero musicale a distanza: ognuno può ascoltare le sue melodie mettendosi comodo in un luogo circondato dalla natura o in un angolo della bella cittadina tirolese. Su un sentiero, in mezzo ad un prato fiorito, sul lungofiume: è semplice trovare un posto speciale per un concerto diffuso unico e esclusivo che ogni giorno, da quasi un secolo, riempie il Kufsteinerland di musica. Si può sostare sotto l’abete secolare dello Steinberg oppure sulla famosa piattaforma a forma di spirale “Adlerblick”, situata a 1.280 metri sul livello del mare, munita di un telescopio speciale che offre una magnifica vista. La spirale stessa è considerata un simbolo di vita e cambiamento; dalle piccole creature come le chiocciole alle enormi nebulose a nebulizzazione a spirale: la forma della spirale è un ritorno continuo alla vita. La piattaforma è un simbolo di down-to-earthness,
costruita esclusivamente con materiali del territorio: pietre della valle dell’Inn e legno degli alberi del Kaisergebirge.



L’organo degli eroi che fa parte del Patrimonio UNESCO: costruito interamente con materiali naturali della valle dell’Inn

Una passeggiata nel bosco imparando a respirare, alla scoperta dei luoghi magici del SILENA di Valles

Saranno la posizione privilegiata, la luce che illumina e riscalda gli ambienti, il silenzio che ovatta l’atmosfera e la natura che entra in punta di piedi in tutti gli spazi dell’hotel, ma non c’è dubbio che il SILENA sia davvero un luogo speciale, il buen retiro ideale per regalarsi un break dedicato al proprio benessere psicofisico e assorbire tutta l’energia che arriva dal bosco. Qui le experience rigenerative sono tante: dalle sessioni yoga indoor o sui prati intorno all’hotel al relax nella “stanza del silenzio” con vista sulle montagne, dalle meditazioni guidate con le campane tibetane nel Giardino dell’Essere al “dolce far niente” nella spa panoramica sulla terrazza, luogo energetico a un passo dal cielo. Fuori dall’hotel, poi, parte un sentiero che attraverso la torbiera e il bosco di conifere conduce a un ruscello dove è d’obbligo fermarsi per catturare tutta l’energia dell’acqua che scorre veloce e per regalarsi un rinvigorente percorso Kneipp. Imperdibile però l’escursione con esercizi di respirazione nei luoghi energetici intorno a Valles: seguendo passo passo Ida, istruttrice certificata, si impara a respirare, ad ascoltare se stessi e ad acquisire un forte senso di fiducia, gratitudine e forza interiore. Un invito a rilassarsi in modo dolce e attivo, facendo il pieno di energia, scaricando lo stress e massaggiando gli organi interni attraverso il
respiro.

Bolzano: “treehugging” e passeggiate meditative nel nuovo Parco Bionenergetico


Chiunque conosca già l’esperienza di immergersi nel bosco, sa anche quanto fa bene respirare profondamente e rigenerarsi con una pausa nella natura. Bolzano, porta delle Dolomiti e città con un verde pubblico dal potenziale terapeutico davvero unico, ha da poco inaugurato un bellissimo Parco Bioenergetico, spazio ricreativo per gli amanti delle terapie naturali e polmone verde per cittadini e turisti. Grazie all’innovativa tecnica del Bioenergetic Landscapes che ha permesso di rilevare i campi bio-elettromagnetici creati da una serie di alberi lungo la passeggiata tra Ponte Roma e via Bassano del Grappa, il nuovo Parco è diventato un luogo magico, carico di energia positiva, con un sorprendente effetto terapeutico sul corpo e sulla mente. Le frequenze generate dagli alberi, infatti, possono entrare in risonanza con determinati organi o sistemi del corpo umano portando grande beneficio. Il percorso, che si sviluppa su una superficie di 14.360 mq, invita a scaricare lo stress attraverso una semplice passeggiata, l’abbraccio di un albero (“treehugging”) o momenti di riflessione, da soli o in compagnia, all’ombra di uno di questi giganti verdi per rigenerarsi e caricarsi di positività e buon umore.


Il Parco Bioenergetico di Bolzano, dove dedicarsi al treehugging e ad altre attività immersi nella più spettacolare natura alpina

Extreme Rock-Climbing Retreat: il contatto primordiale con la roccia dolomitica

L’hotel Rosa Alpina di San Cassiano (un piccolo paesino nel cuore delle Dolomiti patrimonio naturale Unesco), da quest’anno partner di Aman, propone l’Extreme Rock-Climbing Retreat, un pacchetto speciale che include arrampicate per esperti nei luoghi più famosi e carismatici delle Dolomiti. Guide alpine esperte accompagneranno sempre ciascuna attività e gli ospiti grazie al loro supporto professionale potranno scalare le formazioni calcaree dolomitiche nelle sue forme più singolari e che contribuiscono all’unicità di questa catena montuosa.
Il programma include ogni giorno una sessione di yoga o stretching, seguito da un’attività sportiva estrema come l’arrampicata o via ferrata, trattamenti Spa di 60 min e relax nelle zone wellness per recuperare le forze e distendere i muscoli. Tra i trattamenti più indicati vi è l’Alpine Herbal Muscle Relief, un massaggio a base di olio d’arnica, fiore locale riconosciuto per le sue proprietà anti- infiammatorie e che favorisce la circolazione e ristabilisce la forza muscolare. Il ristorante tri-stellato dell’hotel, il St. Hubertus, è conosciuto per il suo impegno alla sostenibilità e proprio grazie a questo sforzo costante nell’ultima edizione della Guida Michelin Italia gli è stata conferita una ‘stella verde’ simboleggiata da una foglia verde ad omaggiare la dedizione che giornalmente viene impiegata nel perseguire questa filosofia. L’Executive Chef Norbert Niederkofler da oramai quasi tre decadi è alla guida non solo del St. Hubertus, ma anche degli altri
ristoranti dell’hotel. Con grande zelo lui e tutto il suo team sono alla ricerca di prodotti locali e stagionali per i piatti del St. Hubertus, adottando il concetto del non spreco; anche gli stessi menu vengono stampati su carta mela ottenuta dagli scarti dello stesso frutto.



L’arrampicata: un modo primordiale per vivere il contatto con la natura alpina

Relax nella natura a 2000 metri di quota sul nuovo yoga trail in Carinzia

L’Hotel Gut Trattlerhof & Chalets, che fa parte dell’Associazione Austria per l’Italia (hotel dove si parla italiano) è il punto di partenza ideale per rilassarsi nella natura, anche tramite lo yoga. L’hotel offre lezioni di yoga e meditazione; nella “Forest Wellness Relaxation Room” all’interno dell’hotel, principianti, avanzati e professionisti possono partecipare a lezioni di yoga e meditazione che rafforzano il benessere personale e l’equilibrio interiore. Per interiorizzare ancora di più le piacevoli sensazioni che regala questa disciplina, gli ospiti possono provare il nuovo Sentiero yoga di montagna a 2000 metri di quota: un sentiero circolare panoramico dove gli yoga-addicted possono praticare lo yoga all’aria aperta, di fronte a pittoreschi panorami montani. A disposizione degli ospiti c’è una raccolta video che spiega la posizione yoga appropriata per ogni stazione. Il percorso è adatto anche a principianti di yoga. La sostenibilità è una priorità assoluta all’Hotel Gut Trattlerhof & Chalets. L’hotel è stato insignito sia del marchio di qualità ecologica austriaco sia del marchio europeo di qualità ecologica e attribuisce grande importanza alla protezione dell’ambiente e alla conservazione delle risorse naturali per le prossime generazioni. L’hotel utilizza prodotti della regione, utilizza detergenti biodegradabili e detergenti, preferisce l’uso di energie rinnovabili e ha anche un proprio impianto elettrico, che è idroelettrico al 100%. Si possono noleggiare e-bike e auto elettriche (Tesla e
Mercedes) in loco per evitare emissioni di CO2 e particolato quando esplorate la regione.


A contatto con la natura della Carinzia meditazione e yoga potenziano la loro azione benefica sull’organismo

Roku Gin, il gin giapponese da scoprire adesso

Roku è la tradizione di casa Suntory proiettata in epoca moderna: un gin che racchiude l’anima del primo gin giapponese presentato sul mercato. Era il 1936 quando un giovane Shinjiro Torii, fondatore di Suntory, disse “Un giorno, il gin prodotto in Giappone sarà amato in tutto il mondo” , presentando Hermes Gin, di stampo inglese e basato su 8 botanicals molto classici per la produzione di un buon gin.  I master distiller di casa Suntory, creando Roku nel 2017, hanno voluto dare nuova vita al gin di Shinjiro Torii, avvalendosi degli elementi che la natura giapponese mette a disposizione. La missione è stata quella di valorizzare la ricetta originale, senza però snaturarla.

È proprio nel  2021 che Roku Gin lancia per la prima volta in Italia una campagna di comunicazione a 360°. La nuova campagna ruota intorno alle stagioni del Giappone, di cui Roku è l’emblema. Il claim è semplice, chiaro, diretto, non c’è bisogno di altro: “Alive with seasons of Japan”.



L’ideogramma impresso sulla bottiglia significa 6, come sei sono i botanicals giapponesi raccolti a mano e presenti nel gin. Ogni botanical viene raccolto durante lo Shun, il momento di massima fioritura, in cui ogni elemento della natura esprime le sue massime caratteristiche, e rappresenta una stagione.

Le quattro stagioni dell’anno esprimono quindi il legame indissolubile tra Roku e la natura giapponese.

Così i fiori e le foglie del Sakura, il famoso e coloratissimo ciliegio giapponese, rappresentano la primavera, conferendo a Roku il suo appagante aroma floreale.  L’autunno è rappresentato dal pepe Sansho, un pepe molto particolare che viene raccolto e distillato fresco. Questo, a differenza di quanto si possa immaginare, regala una speziatura agrumata e delicatamente pungente.



L’inverno è la stagione degli agrumi in Giappone, e per rappresentarlo viene utilizzato lo Yuzu, tipico agrume giapponese dal profumo inebriante.  Infine l’estate viene rappresentata dal tè verde. Vengono utilizzati due tipi di tè: il tè Sencha e il tè Gyokuro, che durante l’estate regalano il loro miglior raccolto, detto Summer Flush.

È proprio durante la stagione estiva che le lunghe giornate assolate portano alla pianta di Camelia sinensis, la pianta del tè, il maggior apporto di clorofilla. Questi due tè conferiscono la nota erbacea e leggermente amaricante avvertibile sul finale. La scelta dell’utilizzo del tè viene presa per dare forza alle note leggermente amare e speziate che Torii aveva individuato utilizzando cannella, cardamomo e angelica. Il ginepro ovviamente rimane al centro della scena, proprio per evidenziare il retaggio di cui Roku è figlio.

Il messaggio che Rock vuole lanciare è che la Natura è viva e che il don di ogni stagione è prezioso. Si tratta di un momento di condivisione, in cui ogni Roku Drinker può avvicinarsi al proprio “Shun”.

#MitParade: quattro accessori eco-sostenibili per un’estate cool ed etica

Sostenere il pianeta con acquisti consapevoli è la nuova frontiera del lusso, soprattutto quando si parla di moda.

Il futuro dell’industria tessile è sempre più eco-friendly. La sfida del luxury fashion, nel suo impegno per un’innovazione responsabile, sta portando risultati ogni giorno più significativi: dalla produzione di tessuti organici che hanno una funzione antibatterica, a quella di abiti e accessori che ben si accordano alle tematiche ambientaliste, secondo i principi dell’upcycling, del riciclo e dell’utilizzo di materie prime realizzate nel pieno rispetto dell’uomo e del pianeta.
Così, gli stilisti interagiscono con le richieste del consumatore che nel 92% degli italiani intervistati, secondo l’ultimo sondaggio di Trustpilot e LondonResearch, boicotterebbero un marchio non etico.

Nel frattempo, le tendenze dell’estate 2021 spingono l’acceleratore sull’activewear eco-sostenibile come per Fila Eyewear che annuncia i primi occhiali da sole etici, con la collezione Green Power. La linea, composta dai modelli SFI085 e SFI086, combina materiali bio e colori unisex per occhiali da sole dal design audace grazia alla logomania Fila in rilievo sulle aste. La montatura biologica è stata realizzata con plastica riciclata proveniente da paglia o coltura di foraggio, senza DEP o BPA. Ciò ha permesso di ridurre notevolmente l’emissione di anidride carbonica nell’ambiente, pur mantenendo standard qualititativi d’eccellenza. Cavalcando l’ottica green, anche l’astuccio è realizzato in plastica totalmente riciclata.

Fila Eyewear

Per gli amanti dello stile ma che non rinunciano alla comodità durante tutto il corso della giornata, anche Piquadro continua il suo percorso etico presentando una serie di nuovi prodotti realizzati con materiale ecologico. PQ Modular, questa è la linea creata dall’etichetta fondata da Marco Palmieri nel 1988, è perfetta sia nel contesto urbano sia per la vita dinamica in vacanza. Leggera e performante, è amica dell’ambiente perché realizzata in poliestere ecologico 100% ottenuto da bottiglie di PET riciclato. Questo materiale, inoltre, è stato trattato con Viral OFF: una nuova tecnologia che impedisce ai virus di attecchire alle fibre tessili entro due ore dal loro contatto. Insomma, lo stile Piquadro, che fa dell’economia circolare il suo massimo impegno per un futuro migliore, ci protegge anche dal Covid.

E se è vero che il mantra dell’estate 2021 è il comfort assoluto anche se indossato ai piedi, i sandali infradito dal brand di moda pioniere della salvaguardia dell’ambiente Ecoalf, sono la scelta giusta per essere cool e “cento per cento sostenibili”. Queste calzature, infatti, sono realizzateutilizzando le alghe marine, permettendo di risparmiare ben 1.8 milioni di litri d’acqua che potrà essere utilizzata per irrigare i campi o, ancora, per fini sanitari.

Ciao Raffa!

Tutti si chiedono perché sia stata così amata la Carra’, e sì perché nemmeno lei si spiegava sin da subito il motivo per cui lei sia stata chiamata per cognome a differenza delle sue colleghe che invece venivano chiamate per nome. Il motivo è davvero semplice perché era unica.  Perché non c’era un prima Raffa, c’è solo un dopo Raffa.

Il 5 luglio 2021 è arrivata la notizia che non avremmo mai voluto leggere, Raffaella Carrà, nome d’arte di Raffaella Maria Roberta Pelloni ci ha lasciato. Aveva 78 anni ma per tutti noi era sempre una ragazza, una donna eterna, ed è così che sarà nei nostri ricordi e nei fiumi di ore registrate in programmi che hanno fatto la storia della televisione.

Creativa e spregiudicata per i primi anni 60’, ma con la fortuna di avere dei collaboratori superlativi come Gianni Boncompagni e Sergio Japino ci ha regalato dei momenti di storia come il “Tuca Tuca”, da non dimenticare che ai tempi la televisione doveva fare i conti con la censura, che non era stata sicuramente clemente nei suoi confronti e nei confronti di quel ballo che almeno una volta tutti noi abbiamo ballato. L’Italia non se ne è resa conto ma Raffaella ha aiutato il paese ad uscire da quell’involucro di bigottismo che affliggeva ed assopiva i nostri nonni, ha portato il cambiamento, il sorriso e la voglia di essere come lei in tutte le donne. Ovvero libera.

La prima minigonna, il primo ombelico scoperto, le sue mosse, le sue smorfie, l’hanno resa l’icona tra le icone. Anche perché non c’è un ingrediente specifico per diventarlo, però sicuramente il pubblico LGBTQ sa premiare i suoi idoli, lei è stata sicuramente la prima e tutt’oggi non ha uguali.

Noi ci siamo cresciuti con i suoi abiti pieni di lustrini e di spalline degne di Mazzinga Zeta, ma chi poi anni a venire l’ha scoperta non ha saputo far a meno di ispirarsi, proprio come ha fatto Lady Gaga, che dal primo momento in cui l’ha vista su YouTube se ne è innamorata.

Per non parlare del DJ di fama internazionale Bob Sinclar che ha pensato fare un remix di  “A far l’amore comincia tu” brano uscito nel 1976, che con qualche abile rivisitazione ne è diventato un vero e proprio tormentone nel 2011, celebrato nel film di Sorrentino “La Grande Bellezza”.

Insomma, tutto quello che ha toccato Raffa è diventato parte di noi, è stata la zia di tutti, l’amica che avremmo voluto avere con quella forza e quella modernità, che solo se ce l’hai dentro la puoi dimostrare.

Quando ad un certo punto la televisione italiana sembrava non avere più bisogno di lei, non ha esitato a guardarsi intorno ed in pochissimo tempo è diventata la regina di Spagna e poi del sud America, ci hanno provato in tante dopo pensando fosse facile, ma no non era così era proprio lei che aveva ammaliato tutti.Verrai ricordata ed amata da tutti forse come per nessun altro personaggio dello star system, perché come te non ci sarà mai nessuno. Grazie per tutto l’amore e l’arte che ci hai dato, te ne saremo

Covid-19 e sex toys: come il lockdown ha dato un impulso al mercato dei giocattoli sessuali

Durante questa pandemia di coronavirus COVID-19, non tutte le aziende stanno fallendo. In effetti, un certo numero di settori diversi sembra essere addirittura in ascesa tra cui, rullo di tamburi, l’industria dei giocattoli sessuali

Con molte persone bloccate a casa da sole o con qualcun altro, prova a indovinare cosa la gente potrebbe sentire il bisogno di fare. Suggerimento, probabilmente non sta giocando a nome-cose-città nella maggior parte dei casi. 

Dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia e del primo lockdown i dati confermano ciò che ci aspettavamo: le vendite dei sex toys hanno raggiunto vertici storici in questi ultimi mesi.

In linea generale i negozi di questi presidi, soprattutto quelli con un Marketplace associato come https://www.easytoy.it/ o con una vetrina di distribuzione su grandi rivenditori come Amazon, hanno registrato in media un aumento del 30% delle vendite online a partire da marzo e aprile 2020, al confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente.

Alcune monomarche hanno affermato che i numeri hanno continuato a salire nei mesi successivi, con le vendite di aprile 2021 che hanno superato quelle di marzo dell’80%.

Aumento delle vendite di sextoys: cause potenziali di questo fenomeno 

L’impennata nella scelta e nell’acquisto di questi accessori può essere attribuita alla noia da quarantena e alla mancanza del partner nel caso di coppie a distanze, impossibilitate a vedersi a causa del confinamento prima e dei colori delle regioni poi. Per i single invece il discorso è ancora più acuito se possibile, venendo meno ogni potenziale possibilità di incontro online ed offline. 

Con questa scelta d’acquisto, è probabile che nelle menti delle persone sia entrato il tarlo della necessità di provare più “amore per sé stessi” e farlo alimentando l’attività sessuale anche senza partner può essere una strada per il piacere e l’appagamento. Nel caso delle coppie è possibile che con molto più tempo a disposizione abbiano cercato di trovare modi per aggiungere più varietà ai loro rapporti e donare un booster alla propria intimità con l’uso di strapon, ad esempio. 

L’attività sessuale può fornire assistenza in ognuno di questi casi. Può aiutare a passare il tempo, può stimolare il rilascio di ormoni come la dopamina, il cosiddetto “ormone della felicità”, le endorfine, il cosiddetto “antidolorifico naturale”, e l’ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”. 

Sex toys hand made: una pessima e pericolosissima idea 

Inoltre, non sorprende che le ricerche su Google di “giocattoli sessuali fatti in casa” siano aumentate. Sembra che il fai-da-te si sia esteso oltre il decupage o il giardinaggio. 

Ciò suggerisce che le persone potrebbero creare i propri giocattoli sessuali, il che potrebbe essere una pessima idea. Sia che tu stia acquistando un giocattolo sessuale o cercando di crearne uno tu stesso, fai molta attenzione a ciò che stai usando sui tuoi genitali. Gli articoli o i materiali sbagliati possono causare infezioni, danni o reazioni allergiche. I tuoi genitali non sono blocchi di marmo, non possono resistere a tutti i tipi di condizioni. 

Assicurati che tutti i giocattoli sessuali che usi siano stati adeguatamente testati e garantiti come sicuri da usare. Dopotutto, i tuoi genitali non sono cose con cui giocare, a meno che tu non abbia i giocattoli giusti.

Capelli in estate: i prodotti giusti per curarli

Dal balsamo rigenerante allo spray solare passando per le salty lotion: i prodotti da usare in estate hanno formule tecnologiche che avvolgono il capello dalla radice alle punte per proteggerlo dal calore, dai danni delle radiazioni UVA e UVB, ma anche dai lavaggi più frequenti, dalla salsedine, dalla sabbia e dal cloro, tutti agenti che possono renderli aridi, sfibrati o sbiadirne il colore. Ecco una piccola selezione di must have per questa stagione.

Haircuts Volume & growth elixir

Lo spray 100% vegano che dona volume e corposità a capelli fini e piatti, aumentandone la resistenza e proteggendoli dagli agenti esterni. A base di ingredienti naturali, tra i quali il Camemoro, l’estratto di Ortica e l’AnaGain, che stimolano e sostengono la crescita, l’elisir protegge inoltre i capelli dal calore, dai raggi UV e dall’inquinamento, per una chioma lunga, sana, e luminosa.

Per proteggere i capelli e sostenerne la crescita nasce Volume & Growth Elixir di Hairbust: un prodotto 100% vegano

My Organics The organic ocean spray

Uno spray texturizzante arricchito con sale del Mar Morto e lavanda, per capelli effetto spiaggia. Dona corpo, volume e definizione senza appesantire.

The Organic Ocean Spray è un prodotto per dare corpo e volume ai capelli anche d’estate

Lavera Shampoo bar

Lo shampoo solido di Lavera combina l’Aloe vera e la Quinoa biologica, ricca di aminoacidi essenziali che penetrano nel capello e ne rinforzano la struttura e di proteine, che lo proteggono, rendendolo lucido, morbido e docile al pettine.

Lo shampoo solido di Lavera è un prodotto per capelli particolarmente adatto all’estate: idratante e compatto è l’ideale da portare in vacanza

Schwarzkopf Sun protect

Uno spray leggero con vitamina E che prepara, protegge e nutre i capelli prima e durante l’esposizione al sole. Migliora la pettinabilità, li protegge dallo sbiadimento di colore e dona lucentezza senza appesantire.

Lo spray protettivo Schwarkopf: un prodotto leggerissimo che non appesantisce i capelli nemmeno al caldo dell’estate

Biopoint Solaire

Un detergente trattante doposole che idrata e protegge i capelli, riparando le parti danneggiate dal sole, dall’acqua di mare e dal vento. La sua formula speciale nutre e ristruttura il capello dopo
l’esposizione.

Fra i prodotti per capelli sani anche in estate non può mancare lo Shampoo Doposole Solaire di Biopoint

Il singolo estivo dei musicisti Pandem e Ange Biamba: Panda No Bamba

Dopo l’impegno politico e l’esperienza francese, il duo sperimenta sonorità raggae proponendo un pezzo tutto da ballare.

Stavolta si viaggia a Kingston: “Panda No Bamba” è l’ultimo singolo di Pandem (pseudonimo di Andrea Turchi) e Ange Biamba al cui ascolto sarà difficile rimanere fermi. Sonorità raggae, allegria e spensieratezza.

E’ questo il dna musicale del nuovo pezzo dei musicisti. Un metissage musicale frutto del sodalizio artistico e dell’amicizia di due giovani artisti: Pandem e Ange Biamba, rispettivamente italiano e francese. L’urban e le sperimentazioni hardcore del giovane francese
incontrano il cantautorato italiano che anima le vene del musicista italiano. Insieme i due sperimentano nuovi suoni incessantemente, pescando il meglio da ogni cultura di tutto il mondo.



Riguardo alla genesi del testo, Pandem dichiara: “Panda No Bamba è la canzone più recente del repertorio, è passata davanti a tante altre per essere il prossimo singolo. “Tutto è partito da una festa di compleanno fatta in pineta fra Marina di Grosseto e Principina nell’estate 2019. Lì c’erano amici carissimi di cui alcuni possono essere definiti dei Musi, (si, ho declinato il termine
femminile al maschile, talmente è forte l’affetto che provo per loro), i quali più di una volta mi hanno ispirato temi, musica e tanta fiducia.

Da un’improvvisazione alla chiatarra come facciamo di solito cantavamo utilizzando un linguaggio inventato. Ed è a quel punto che esce fuori la frase “Panda No Bamba!”: si è imposto quasi come concetto, così, nella mischia, nel fuoco delle risate, fra amicizia e ricordi di vecchie avventure.



Ha subito catturato la mia attenzione, quindi come capita spesso, mi sono messo a improvvisare altre strofe, per poi passare un’ora in un angolo con la chitarra, scrivendo il testo su un fazzoletto.
Questa è uscita così, irriverente, comica e provocatoria, altre escono in contesti, modalità e tempi diversi. In questo caso cambio registro rispetto ad altri testi carichi di sentimenti o riflessioni sociali, è per dimostrarmi e dimostrare questa capacità nel variare di stile e tematiche. Il tono resta comunque critico verso quelle ideologie in cui la felicità si basa sui soldi, il successo, il lusso, l’ostentazione, e la dimostrazione di tutto ciò nei modi più estremi e insensati.

Quello costruito intorno alla Fiat Panda è uno stile di vita (che poi è il nostro), dove si apprezzano anche le cose più semplici ed umane, senza per tanto farsi mancare niente. Al livello musicale è il primo pezzo in cui ho potuto registrare insieme ad altri musicisti, ed il groove ne è evoluto in maniera estremamente positiva.



Abbiamo trovato un sound asciutto e super ritmato: non è solo una canzone da ascoltare, direi soprattutto che è una canzone da ballare. Il tutto resta comunque un omaggio alla Fiat Panda, che ci ha accompagnato e salvato in tantissime avventure, e rappresenta un pezzo di cultura italiana dell’automobile.”

Il clip di Panda No Bamba è stato in Maremma. La realizzazione nasce da una collaborazione tra Andrea Turchi (alla seconda esperienza di scrittura e produzione di un videoclip) e Mario Salanitro, film maker. I due avevano già collaborato nel singolo “Il marinaio”. Salanitro ha realizzato diversi documentari dei suoi viaggi, sia in Africa sia in Mongolia, accompagnato da Pietro Zamorani. Ed è quello che fa insieme anche ad Andrea Turchi: raccontare avventure nei clip che realizzano come coppia creativa. Un pezzo si leggero, ma che riflette anche sul modus vivendi dei giovani e sui loro valori.

L’estate italiana del Grand Hotel Tremezzo

Il Grand Hotel Tremezzo è un indirizzo che non può mancare all’interno dell’estate italiana. L’hotel , situato sul lago di Como inizia la sua storia 1910, nel cuore della Belle Epoque. Un luogo incantevole, con una spettacolare vista panoramica su Bellagio, la Riviera delle Azalee e sulle splendide vette rocciose delle Grigne. La riapertura consente agli ospiti di godere più che mai del Palace e di tutti i suoi servizi, per una vacanza speciale. L’offerta propone ben cinque ristoranti e bar, tre piscine, la T Spa operativa per massaggi e trattamenti e tutta la magia di sempre. E poi il rinnovato T Beach, con la sua inimitabile spiaggia che si apre al lago nei colori emblematici dell’hotel davanti a panorami mozzafiato.



Per questa stagione due sono le novità che abbiamo avuto il piacere di scoprire dal vivo e da non perdere assolutamente:

Si parte con l’apertura del nuovo ristorante Giacomo al Lago, in collaborazione con il Gruppo Giacomo Milano, sulla spiaggia iconica del Palace.  Qui la proposta gastronomica vede in prima linea, il pesce, di mare, freschissimo, dai gamberi rossi di Mazara del Vallo a scampi, saraghi e dentici. A pranzo, i crudi saranno i protagonisti, perfetti per un light lunch a bordo piscina, accompagnati da alcuni grandi classici. La sera, quando le acque fanno da specchio alle luci soffuse del Palace, il ristorante accoglie gli ospiti sotto le stelle, con una proposta più articolata, arricchita da un’ampia scelta di piatti iconici e da una selezionata carta dei vini, da sempre fiore all’occhiello dei ristoranti di Giacomo Milano. Nasce così il perfetto connubio tra i più deliziosi piatti di pesce della tradizione italiana e una location esclusiva.



Per gli ospiti dell’hotel ma anche per ma anche per i semplici amanti dell’artigianalità italiana arriva anche Sense of Lake, una boutique online dedicata alle meraviglie del Lago di Como e alle eccellenze del Made in Italy. Una selezione unica di abiti, borse, scarpe, accessori, oggetti per la casa, libri, frutto di un’appassionata ricerca e spesso pensati e disegnati unicamente per il Grand Hotel Tremezzo. 



E’ così che sono nate le diverse collezioni in esclusiva, frutto di amicizie sincere, fatte di passioni, valori ed emozioni condivisi. Come gli eleganti abiti di seta di F.R.S. For Restless Sleepers, declinati nelle due collezioni speciali le cui stampe racchiudono lo spirito più intimo e l’essenza del Tremezzo e di Villa Sola Cabiati, l’edizione limitata dell’iconica Bellagio di Bric’s impreziosita e resa unica da un’immagine vintage della spiaggia dell’hotel, o ancora le prime friulane reinterpretate e riproposte in pura seta di Como dal brand milanese Papusse. 

Sense of Lake è anche la gioia di ritrovare quello che gli ospiti scoprono durante i loro soggiorni, come la fragranza signature Aqua Como, caratterizzata da sentori di fiori e di brezza del lago. Questo profumo ma anche quello della natura rigogliosa circostante, è un elemento che renderà memorabile il soggiorno dell’ospite in ogni angolo, dal giardino agli ambienti interni.

La nuova campagna Tagliatore vibra di suggestioni rock anni 70

Scatti rubati dalla scena di un film, in una sala prove in cui arte e musica si fondono per creare l’atmosfera della campagna House of Tagliatore Music FW2021 firmata da Paolo Zerbini.

Un mondo in cui il look, nei suoi dettagli, forme e colori riflette uno status di appartenenza a una società che non può prescindere da determinati valori estetici, che sono all’origine del suo bagaglio culturale. Un’eleganza rinnovata, il cui stile viene caratterizzato da una lucida contaminazione di elementi rubati al mondo dell’informale, ma contraddistinti dal pregio dell’alta sartoria italiana.

E se torna ad essere alta l’attenzione sui materiali che vanno a comporre un pezzo sartoriale senza tempo, come il velluto spesso a coste, i tweed che hanno definito lo stile di un’epoca nelle scene dei suoi cult movie, sono le variazioni cromatiche, sfumature insolite, ma minuziosamente matchate, a fare la differenza e a dare a quei capi pregiati una personalità contemporanea.
Sono le passioni da sempre coltivate da Pino Lerario, eclettico direttore creativo e anima dell’azienda, l’ispirazione per la creazione di un’altra storia in cui l’arte e la musica assurgono alla loro funzione unificatrice, per raccontare due collezioni versatili, quelle di Tagliatore e Tagliatore 0205, attraverso il ritorno alla complicità e alla condivisione.

SuvAttack 2021: Holubar e Mercedes uniscono le forze per un viaggio sul Gran Sasso, tra arte, cultura e craftsmanship

L’unione fa la forza: un concetto spesso abusato ma assai calzante per l’attuale frangente storico, che ha mostrato la necessità della collaborazione, a tutti i livelli (sociale, economico, creativo). Devono pensarlo anche Holubar e Mercedes, realtà d’eccezione nei rispettivi ambiti (outerwear e automotive), artefici di un’iniziativa voluta per dare il giusto risalto ai valori che accomunano i due brand, tesi per vocazione a spingersi oltre, a superare costantemente i propri limiti per offrire ai clienti prodotti impeccabili sotto il profilo esecutivo, perfettamente bilanciati fra tradizione e rinnovamento. Il Ceo di Holubar Patrick Nebiolo, a tal proposito, precisa che l’operazione è figlia di «una visione molto simile, che unisce heritage e innovazione, un concetto, quest’ultimo, che oggi passa anche attraverso la sostenibilità e un forte impegno per l’ambiente».



Nasce da queste premesse “SuvAttack 2021: da Oaxaca al Gran Sasso”, un viaggio che ha toccato diverse località del gruppo montuoso più alto dell’Appennino; l’itinerario on the road si è snodato tra gli altopiani della regione, da Campo Imperatore al paese di Rocca Calascio (su cui troneggiano le torri del castello omonimo) fino a raggiungere Santo Stefano di Sessanio, borgo medievale dal fascino fiabesco, incastonato sulle pendici del Gran Sasso a 1.250 metri di altitudine.
Proprio tra le distese incontaminate caratteristiche di quest’angolo del Belpaese (un outback decisamente suggestivo, che negli anni ha ospitato le riprese di diverse pellicole cult quali Il nome della rosa, Ladyhawke e gli spaghetti western di Sergio Leone) è stato possibile ammirare Alebri-G, esemplare unico nel suo genere di Classe G, il mitologico fuoristrada del marchio della Stella. La sua storia merita di essere raccontata: è stato il team dello stabilimento di Graz (l’unico del gruppo Daimler tuttora deputato alla produzione della gamma) a rivolgersi alla coppia di artisti messicani María e Jacobo Ángeles per realizzare una versione eccezionale – nel vero senso della parola – del suv, trasformato in un’opera d’arte zapoteca su ruote. Ispirandosi agli alebrije del folklore messicano, spiriti-guida che assistono le vite delle persone (come degli angeli custodi, trasfigurati spesso in variopinti animali fantastici), il duo ha riversato la propria inventiva sull’auto, tracciando con minute pennellate in cromie sature (giallo, rosso, turchese, blu oltremare…) motivi che si ripetono ritmicamente sulla livrea, rendendo la Classe G in questione un connubio one of a kind di tradizione, cultura e maestria artigianale.



Il senso del colore, del resto, è un tratto identitario anche per Holubar, brand Usa che fa dell’abbigliamento outdoor la propria ragion d’essere sin dalla fondazione, avvenuta per mano di una coppia di alpinisti – Alice e Roy Holubar – 74 anni fa a Boulder, in Colorado; luogo non certo casuale, poiché la cittadina ai piedi delle Montagne Rocciose è la mecca americana di climber, escursionisti e appassionati di sport all’aria aperta in generale. L’azienda, nel tempo, si è distinta per l’approccio pionieristico al settore dell’outerwear tecnico, ad esempio utilizzando già negli anni ‘50 una combinazione di nylon e imbottitura in piuma come tessuto esterno di sacchi a pelo e capispalla, mettendo a punto l’imbottitura a sandwich, introducendo modelli reversibili e, soprattutto, il parka da montagna Deer Hunter, divenuto rapidamente “il” capo Holubar, chiamato così in onore del capolavoro di Michael Cimino del 1978, in cui a indossarlo erano nientemeno che Robert De Niro e Meryl Streep.
In tutto ciò, le tonalità accese fanno parte da sempre del vocabolario di stile della griffe, basti vedere il giubbotto arancione sfoggiato, appunto, da De Niro/Mike Vronsky ne Il cacciatore, oppure il duvet azzurro cielo di Jonathan Hemlock – alias Clint Eastwood – in Assassinio sull’Eiger (1975).

Una storia pluridecennale rinverdita, ora, da collaborazioni mirate (tra le più recenti quella con l’etichetta parigina Maison Kitsuné), dall’ingresso in selezionati department store e multibrand internazionali (da Le Bon Marché a Rinascente passando per El Corte Inglés, Galeries Lafayette, Merci e tanti altri, per un totale di 500 negozi tra Europa, Asia e Nord America) e dall’impegno green profuso in azioni come l’adesione al programma 1% For The Planet, per cui le imprese collegate devolvono l’1% delle vendite alle cause delle organizzazioni ambientaliste.
D’altronde la sostenibilità è uno dei principi alla base della partnership tra Holubar e Mercedes per il progetto SuvAttack, accompagnato dal claim “Stronger than time”; ché unirsi, lo si diceva all’inizio, vuol dire essere più forti.



Andrea Offredi: il messaggero di Maria torna a fare il modello per Man In Town

Fotografo: @alissonmarks_photographer

Styling: Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Assistenti: Giulia Basile e Laura Grandi @giuliabras e @lauragrandi

Grooming: Francesca Lana @lanaf_makeup

Model: Andrea Offredi @Urbn Models @andrea.offredi

Ci sono trasmissioni televisive che regalano facilmente notorietà, e non vi devo dire io che fra queste ci sono sicuramente gli show che hanno per protagonista Maria De Filippi, capace come pochi a puntare i riflettori su figure spiritose, interessanti, complesse. Andrea Offredi, da ospite di uno dei salotti di Maria a presenza costante dello show del sabato sera per eccellenza, dove come messaggero degli inviti e delle buste della presentatrice ha saputo ritagliarsi un suo spazio, una sua costante televisiva. E per uno che ha iniziato per caso anni fa a fare il modello è un bel percorso, ricco di soddisfazioni, ma che Offredi spera porti a nuovi impegni e traguardi. Intanto con noi sul set ha deciso di giocare con la sua immagine, divertirsi un po’ e cambiare stile. I risultati sono davanti ai vostri occhi ed è indubbio che dietro la faccia da simpatico latin lover, Andrea nasconda molte sfaccettature, capaci di regalarci sorprese e in futuro, chissà, magari non solo sul piccolo schermo.

Come ti sei avvicinato al mondo dei media e della televisione e quale il momento più gratificante fino ad ora?
Al mondo della Tv più che avvicinarmici, sono stato avvicinato un po’ casualmente. Un autore mi notò anni fa, già lavoravo nel mondo della moda come modello a Milano, e mi fece un provino, andò bene e così ebbi l’opportunità di conoscere Maria De Filippi. Di momenti e ricordi gratificanti ne ho diversi. Il passaggio al sentirsi dire: ”Sei bravo” e non solo “Come sei bello”, per me è stato uno di quei momenti davvero gratificanti.



Te lo avranno chiesto in molti ma lavori da anni con una delle figure più famose della TV italiana, come ti trovi con Maria De Filippi?
So di essere molto fortunato e sono molto orgoglioso di lavorare per la signora Maria De Filippi. Mi piacerebbe lavorare ancor più a stretto contatto, per poter imparare di più da lei.



Cosa è l’eleganza per te? Chi è elegante?  
Eleganza per me significa sapersi comportare in ogni situazione con educazione e naturalezza. Elegante è chi ostenta meno di quanto ha e chi parla meno di quanto sa.

Cosa non può mancare dal tuo guardaroba e cosa ti piace indossare?
Ultimamente mi piace molto indossare pantaloni con le pence e magliette a girocollo e giocare a sdrammatizzare i miei outfit con sneakers colorate. Diciamo uno stile urbano non troppo sportivo, ma neanche troppo ‘dress up’. 




Città preferita e perché?
Città preferita è quella che ancora non ho visitato! Durante l’anno mi piace vivere in grandi città. La dinamicità delle metropoli mi fa sentire al centro del modo. 




La tua beauty routine, che prodotti usi?
Sono attento alla mia beauty routine. Cerco sempre di scegliere prodotti naturali. Di base per il viso uso detergente neutro e crema idratante. 


Total look Andrea Pompilio

Un libro, un disco, un artista da consigliarci?
Vi consiglio “Open. La mia storia” di Andre Agassi. Davvero una bella biografia. Mi piacciono storie come queste da cui si può imparare molto da un punto di vista umano, ma che sono anche, parlando di un grande campione, molto avvincenti. Vi consiglio due album diversi fra loro, ma di due nomi davvero top, “Playing the Angel” dei Depeche Mode e “Testing” di A$AP Rocky.



Sogni e progetti per il futuro?
Sogno di diventare milionario, anche se dicono che i soldi non fanno la felicità.

Recitazione, moda, social: il talento prismatico di Fabius

Ph: Martina Chiapparelli

Hair: Idola Saloon Roma

22 anni, radici francesi ma attitudine cosmopolita, Fabius ha una creatività prismatica che riflette un approccio vitalistico all’arte in senso lato. Il suo carattere entusiasta lo spinge ad abbracciare con un’energia straripante, piuttosto contagiosa, la recitazione come pure la scrittura, la moda e il rapporto con i (tanti) follower, coinvolti in un dialogo ininterrotto che tocca spesso argomenti sui generis, dalla legge dell’attrazione alla mindfulness; nel mentre, si impegna per emergere nel cinema, per cui prova da sempre un amore incondizionato.

Lavori come modello e basta scorrere il tuo profilo Instagram per intuire quanto tu sia interessato a questo mondo. Cos’è per te la moda?

«Una grande forma d’espressione, sono convinto ci si possa esprimere attraverso l’abbigliamento e dunque presto attenzione alla ricerca dei capi senza farmi influenzare troppo dalle tendenze, mi appassionano le cromie, i possibili abbinamenti ecc.
Tempo fa avevo un blog – Oblivioncoffee – tra i più seguiti in Italia, gran parte delle persone che ora mi seguono su IG (che l’ha soppiantato) vengono da lì, magari apprezzano il mio rifuggire l’omologazione; penso valga anche per il cinema, ovviamente ho dei modelli di riferimento ma mi sforzo di distinguermi, di rendermi autentico in ogni sfumatura caratteriale, in tutto ciò che faccio e sono».



Come descriveresti il tuo stile?

«Innovativo, sebbene non sia un eccentrico credo la differenza stia nel dare un’impronta personale ad abiti non per forza estrosi o coloratissimi, aggiungendo dettagli alla mise o ricorrendo a tutto ciò che può differenziarci. Di base vesto casual, però mi piace usare tessuti particolari quali il lurex, ad ogni modo il discorso cambia a seconda del momento.
Sono camaleontico, una caratteristica che riverso anche nel percorso attoriale: può darsi, ad esempio, che esca in cappellino e sneakers perché sto sostenendo i provini per interpretare un ragazzino. Definirei il mio stile imprevedibile oltre che innovativo, muta adeguandosi alle esigenze recitative, assorbendo i tratti del personaggio».


Hai dei marchi preferiti? Ci sono capi o accessori cui non potresti rinunciare?

«Jacquemus e Louis Vuitton sono i due brand che riflettono al meglio il mio stile tendenzialmente ‘70s. Un capo cui proprio non rinuncio è il jeans, un bel paio di denim pants ampi credo facciano la loro figura con tutto».

Hai cominciato da giovanissimo a teatro, poi il trasferimento a Firenze per la scuola di cinema Immagina, il primo film e tanto altro. Riavvolgendo il nastro, quali sono le tappe di questo percorso che ricordi con maggior piacere?

«Mi sono trasferito a Roma proprio perché il sogno era – è – affermarsi nel cinema, ho iniziato da poco ma sono già arrivate occasioni importanti, anche per Netflix. Tra le esperienze migliori cito la masterclass diretta da Muccino o quella con Anna Gigante che mi ha poi segnalato a Sorrentino, è stato prezioso ricevere dei feedback da registi di tale livello. Tutti i set sono stati significativi, dai corti al film Re minore, che ha vinto il Festival Internazionale del Cinema di Salerno».




Hai citato la Nouvelle vague come genere di riferimento…

«Non posso non menzionare Godard, se penso ai dialoghi, ai tagli, ai piani-sequenza di Fino all’ultimo respiro… Inoltre amo Parigi, che nella pellicola è quasi un personaggio, al pari di Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo. Poi Truffaut, mi vengono in mente le citazioni felliniane di Effetto notte. La Nouvelle vague racchiude l’essenza del tipo di cinema che amo, un mezzo per conoscere tante realtà eterogenee, per allargare gli orizzonti».


Ci sono serie che catturano la tua attenzione?

«Mi sembra che cinema e tv odierni siano proiettati verso una dimensione più inclusiva, predisposti ad accogliere nuovi volti e storie, ne sono felice, pur avendo iniziato da poco posso concorrere a ruoli per piattaforme come Netflix; noto, insomma, una freschezza che ritengo peculiare di questo periodo. Apprezzo le serie, ma sinceramente guardarle a casa di continuo fa perdere loro un po’ di valore, non nego che sarebbe fantastico prendervi parte ma ad ora, se dovessi scegliere tra un serial dal grande seguito o un film non avrei dubbi, preferirei il secondo».


Parlando di attori e registi, chi apprezzi di più?

«Joaquin Phoenix, Pierfrancesco Favino e Belmondo, tra i registi apprezzo Özpetek per le sue storie coraggiose, Muccino per La ricerca della felicità… Comunque cerco di non legarmi ai singoli attori, trovo un po’ fuorviante il concetto alla base, nel senso, riconosco tutto ciò che alcuni artisti sanno regalarmi, preferirei tuttavia non menzionarli troppo, lasciare dentro di me uno spazio che non sia influenzato dal nome ».


Su Instagram e Clubhouse affronti spesso argomenti singolari, specie per il medium: fisica dei quanti, meditazione, consapevolezza ecc., vuoi parlarcene?

«Su Instagram mi divido tra outfit, contenuti fotografici e professionali, cioè una parte di me, come lo sono la legge di attrazione o la teoria dei quanti, perciò durante le dirette dedicate, con vari ospiti, ci confrontiamo sull’avere un atteggiamento mentale proattivo, sulla gratitudine, sul dare rilievo alle cose positive. Sono felice che argomenti simili abbiano ottimi riscontri, capita che intervengano personaggi come Stash dei The Kolors o Biagio Antonacci, oppure colleghi attori più o meno affermati: li invito a parlare delle proprie esperienze, del prendersi cura di sé, li coinvolgo in letture motivazionali e così via.
Su Clubhouse con la mia community (loro si definiscono Soulsfires) cerchiamo di capire come affrontare le negatività e lavorare su di noi senza lasciarsi condizionare dai giudizi, reagendo sempre e comunque a quanto ci succede; ne parlo come un ragazzo di 22 anni che invita chi ascolta a sfogarsi, a porsi in una determinata maniera, riuscendo ad aggregare persone di varie età; possono ascoltare e condividere perché non è uno spazio solo mio, dò volentieri la possibilità agli altri di raccontarsi».


Tre aggettivi che ti rappresentano.

«Camaleontico, creativo, riflessivo».




Su quali progetti stai lavorando ora, e cosa sogni per il futuro?

«Sono alla fine di una selezione per un personaggio inglese con accento francese. Mi piacerebbe partecipare al Festival di Venezia, mi era stato proposto in qualità di influencer però ho rifiutato, desidero arrivarci come attore. Quello che gli inglesi chiamano purpose per me è senz’altro la recitazione, non per il successo – più o meno effimero, piuttosto per la soddisfazione data dall’emozionare il pubblico; vedo ogni personaggio come un regalo, io in primis voglio arricchirmi, costantemente. Ho un forte senso di giustizia e odio i pregiudizi, vorrei arrivare a esser bravo abbastanza da non giudicare i personaggi interpretati, così che chi guarda possa fare altrettanto.
Poi mi attirano anche regia, inquadratura e composizione dell’immagine, al momento sono alle prese con una sceneggiatura che non so ancora come evolverà; avverto l’urgenza di comunicare, credo che ciascuno possa trasmettere qualcosa, non si tratta di ego o voler passare alla storia, quanto di amare ogni forma di arte, dalla scrittura alla recitazione. Vorrei continuare a esprimermi, a raccontarmi, ho questa sorta di furia vitalistica che spero di riversare sullo schermo, regalando emozioni agli altri».

Scarpe da corsa uomo: non sono tutte uguali

Gli sportivi che amano correre lo sanno bene, non tutte le scarpe sono uguali e per distinguere bene i loro usi bisogna affidarsi al parere di un esperto.

Attualmente in commercio sono disponibili tantissime scarpe sportive, di seguito andremo a vedere le tipologie più gettonate dagli utenti, in modo da capire a cosa servono e quali sono le loro caratteristiche.

Scarpe da corsa (running)

Le scarpe da corsa per uomo, o donna, hanno la caratteristica di essere molto morbide e realizzate con design solitamente aerodinamici.

I materiali con i quali vengono realizzate le nuove scarpe da corsa di tendenza sono tutti molto confortevoli, permettono calzate rapide e su lunghe distanze consentono di non soffrire troppo di mal di piedi.

La chiusura ideale per questo tipo di scarpa sono i lacci, in quanto le chiusure strip o tramite zip non permettono di tenere ben salda la calzatura al piede. Ricordiamoci infatti che una calzatura seppur di qualità, nel momento in cui viene allacciata male, può causare infortuni non di poco conto.

Tra i modelli di scarpa da corsa più venduti è possibile individuare 4 macro-categorie.

  • Minimaliste: sono quelle scarpe con un peso veramente ridotto, che oscilla tra i 200 ed i 400 grammi, perfetti per chi ama compiere movimenti ripetuti e veloci. La suola è formata da un unico strato che tende a risultare più spessa nella zona del tallone. Alcune raggiungono pesi talmente ridotti da sfiorare i 250 grammi, vengono definite “superleggere” e sono perfette per i corridori più esperti, che ambiscono a gare e maratone di vario tipo;
  • Intermedie: rientrano in questa categoria quelle scarpe da corsa per uomo con peso relativamente leggero e con un ottimo livello di ammortizzazione. Non possono essere definite minimali in quanto al loro interno solitamente sono presenti dei supporti extra, rispetto ad una scarpa da corsa normale. Essendo strutturate in maniera particolarmente robusta, queste calzature risultano delle ottime scarpe da corsa per uomini con un peso abbastanza importante;
  • Super stabili: perfette per chi non ha un ottimo controllo del piede durante la corsa.

Queste scarpe risultano particolarmente adatte per chi tende a sovraccaricare la parte interna del piede, a causa di una postura scorretta o a seguito di un peso corporeo elevato;

  • Chiodate: che ricordano molto l’aspetto delle scarpette da calcio, in quanto la suola è ricoperta di tacchetti che permettono un ottimo grip sul suolo. Le scarpe chiodate rientrano tra le scarpe da corsa più usate durante le competizioni sportive.

Spesso le scarpe da corsa vengono confuse con quelle da passeggio, dette anche da “walking”, caratterizzate per avere un tallone arrotondato studiato appositamente per garantire un appoggio stabile e comodo.

Anche loro sono fabbricate con materiali di alta qualità, ma non necessariamente sono leggere tanto quanto quelle da corsa.

Scarpe sportive – Consigli utili per tutti i tipi di scarpa

Il primo consiglio per utilizzare al meglio le scarpe sportive è quello d’indossare sempre dei calzini, fondamentali non solo per tamponare il sudore ma anche per proteggere la pelle del piede dalle continue abrasioni date dalla parte interna della scarpa.

Se sentiamo che il piede fatica ad appoggiare correttamente nella parte interna della scarpa invece, potrebbe risultare utile l’intervento di solette o plantari.

Un consiglio importante è anche quello di alternare le scarpe, in quanto oltre a farle durare di più, ci permette di avere un paio sempre pulito a disposizione, anche mentre siamo impegnati a pulirne un altro.Questi consigli sono da ritenere validi sia per le scarpe da corsa uomo/donna che per quelle rientranti in tutti gli altri generi sportivi: tennis, passeggiata, calcio etc…

Tenuta Casenuove, l’abbraccio toscano tra Arte e Vino

Un tempo questa valle era una culla colma d’oro, l’abbraccio di una grande madre che accoglieva tanto grano che, nelle soleggiate giornate estive, risplendeva al punto da sembrare oro.
Oggi il grano è stato sostituito dai vigneti, il vero oro della Toscana, la produzione ricca e redditizia del meraviglioso vino Chianti Classico. Tenuta Casenuove sostiene uno dei nostri gioielli italiani e si dedica alla produzione di vini eccezionali proprio in Panzano in Chianti, sedotti dal luogo e dalle splendide vallate che si estendono di fronte a questa antica struttura restaurata, nelle infinite tonalità di verde e nell’inconfondibile azzurro terso del cielo.

La luce della Toscana è certo più viva che altrove, rallegra i cuori più tristi, ce lo ricorda anche Audrey Wells in “Sotto il sole della Toscana“, nel film basato sull’omonimo romanzo della scrittrice Frances Mayes, quando un’americana da poco separata, riscopre gli amori più puri nella terra del sole, del buon cibo e del buon vino.

E’ molto probabile che anche Philippe Austruy, classe 1949 e proprietario della Tenuta, si sia lasciato sedurre dall’energia magnetica di questi luoghi e abbia scelto, nel 2015, di iniziare questa grande avventura nella produzione di vini.

La ristrutturazione della villa è avvenuta nel pieno rispetto della sua natura, mantenendo gli aspetti architettonici, le travi a vista, restituendone la storia con il riutilizzo delle travi portanti per il pavimento in legno di rovere.

Il sentiero in entrata è elegante ed armonico, impreziosito dalla coltivazione delle rose bianche e rosse, e colorato dalle piante di limoni. La vallata, in ogni angolo la si guardi, è un quadro impressionista e ricorda talvolta le opere di Monet.



La partnership con Galleria Continua

Da sempre amante dell’arte, Monsier Austruy accoglie nella sua tenuta le installazioni di Pascale Marthine Tayou, sculture in cristallo che sono i “geni di Casenuove”, gli abitanti del progetto della tenuta, rendendogli così omaggio con oggetti che caratterizzano il loro ruolo, il mestiere, le peculiarità. Sono rastrelli, pale, innaffiatoi, divertente sarà riconoscerli quando avrete avuto l’onore di passare del tempo con Alessandro Fonseca, esperto agronomo e caposaldo della Tenuta, e con il team di enologi under 40 tra cui Cosimo Casini e Maria Sole Zoli.

“Le Radici dell’Arte” è il nome del progetto artistico inaugurato nel 2020 in collaborazione con Galleria Continua, in espansione e sempre in movimento come per le opere nella Galleria di Panzano, uno spazio espositivo dove poter degustare vino e al tempo stesso godere dell’opera d’arte. Un matrimonio storico che sottolinea l’importanza della cultura, delle radici, della terra, la profonda esigenza dell’uomo di ritrovare se stesso nell’espressione più vera della natura. La vista della Galleria è incantevole, ma non poteva essere diversamente in questa terra meravigliosa, dove il tramonto diventa un rito quasi religioso.

Agriturismo La Torre di San Martino

Per godersi a pieno il relax, accanto alla Tenuta Casenuove, l’Agriturismo La Torre di San Martino ha realizzato una grande piscina in mezzo al verde; dalle suite ammobiliate con pezzi di design e antiquariato, come vecchie credenze e preziosi comò con intarsi barocchi nel legno, si gode di una vista mai vista prima, e la sera, solo un leggero cicaleccio.

Massima cura per i dettagli per ogni stanza della tenuta, nei bagni anche la vasca con i piedi di leone ha la sua personale veduta: da una piccola finestrella spuntano dei boccioli di rosa mossi dal vento. Al soffitto scintillanti chandelier che catturano la luce del sole e il grande patio all’ingresso è allestito per deliziarvi con una ricca colazione fatta di frutta succulenta, sani concentrati di frutta e golosi croissant ripieni.

Il territorio

Tenuta Casenuove sorge a Panzano su uno dei migliori terreni del Chianti Classico. Grazie all’esposizione a sud-ovest e alla composizione prevalentemente scistoso-calcarea, i terreni dei vigneti sono ottimamente esposti, caldi e ben drenanti. Questi presupposti sono le caratteristiche di base per una viticoltura di qualità.

Tenuta Casenuove si trova al centro di una delle zone vitivinicole più conosciute della Toscana, il Chianti Classico. Le denominazioni presenti in questo territorio garantiscono al vino qualità e autenticità; il Chianti Classico è infatti uno dei vini più nobili al mondo e si fregia del nome della terra da cui nasce, nel rispetto di norme severe che ne tutelano e garantiscono la qualità.

Immagine dell’esterno della Tenuta Casenuove che si affaccia su vigneti e oliveti

Il restauro dei vigneti

Anche i vigneti di Tenuta Casenuove sono stati “rivisti” ; ben un ettaro e mezzo di Cabernet Franc, un ettaro e mezzo di Cabernet Sauvignon e due ettari di Sangiovese, vengono reimpiantati rendendo quest’ultima la varietà principale per superficie vitata presente in azienda.

L’innovazione: il passaggio al biologico e il progetto delle Terrazze

La produzione è biologica ed entra a far parte dal 2018 dell’Unione Viticoltori di Panzano, il primo bio-distretto vitivinicolo d’Italia.

Un’altra opera innovativa del team Casenuove è “Le Terrazze”, un progetto che consiste nel restauro dei terrazzamenti semi-abbandonati che scendono lungo la collina verso il fiume Pesa. Seguendo i principi di questa vera e propria “arte” (dal 2018 inserita nel Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO), sono stati piantati vitigni autoctoni coltivati ad alberello lamolese, tipico e tradizionale del luogo.

I vini rossi della Tenuta Casenuove: Chianti e IGT Toscana

I Vini

Sono quattro le etichette prodotte da Tenuta Casenuove:

IGT Toscana Rosso
un vino dal colore intenso, un bouquet ricco di frutti neri e rossi con un aroma di spezie e note minereali

Chianti Classico
80% Sangiovese, 15% Merlot, 5% Cabernet Sauvignon, un vino dal colore rosso rubino intenso con riflessi tendenti al viola; con aromi di lampone, violetta e ciliegia, si distingue in bocca per la freschezza della frutta rossa smorzata da una leggera nota sapida sul finale.

Chianti Classico Riserva
100% Sangiovese, si presenta austero al palato, con un bouquet fine comprendente sentori di frutta rossa e ciliegie e note di legno nobile.

Ziik Rosé
Ultimo arrivato della gamma di Tenuta Casenuove, è un vino spumante 100% Sangiovese, originale per il suo bouquet di rosa, in bocca presenta note di frutta rossa, fragolina di bosco e ribes. Si distingue per un finale asciutto e persistente ed è adatto anche da miscelare per cocktail speciali estivi.

Il cofanetto con una bottiglia di vino Zik Rosé e di olio extravergine d’oliva della Tenuta Casenuove

Casenuove SARL

Località San Martino a Cecione
50022 Panzano – Greve in Chianti Italia
Tel +39 055 85 2009
[email protected]

Mod4 annuncia la partnership con Dressx

Era stato annunciato pochi mesi il sodalizio tra MOD4, la game-app che rivoluziona lo shopping online attraverso il concetto di game-commerce e LuisaViaRoma che, come sempre lungimirante in termini di innovazione ha deciso di investire nel Fashion Gaming. Il progetto di Awavear, l’azienda creata da un team di professionisti di LuisaViaRoma e guidata da Andrea Panconesi – CEO di LuisaViaRoma e Marco Ritratti, Head of Digital Marketing – si conferma di grande successo e arrivano già due importanti novità: la collaborazione con DRESSX, il più grande digital fashion retailer al mondo e il rilascio della versione maschile dell’app, la prima nel settore del Fashion Gaming.

MOD4 DRESSX collaborano insieme per oltrepassare il confine tra esperienza di shopping fisica e digitale. DRESSX, la più grande piattaforma al mondo di vendita di digital fashion, mette a disposizione degli utenti MOD4 le collezioni digitali di stilisti tradizionali e new digital artists: insieme le due realtà danno vita ad una nuova tipologia di fashion game interattivo, dando la possibilità agli utenti di vestire i propri avatar all’interno di MOD4, provare i capi e decidere se acquistarli poi nella versione 3D su DRESSX.com per far vestire – digitalmente – la propria immagine reale e creare contenuti fotografici per i social tradizionali.

Ospitando una selezione puramente digitale della piattaforma di retail DRESSXMOD4 concede ai propri utenti anche un’ulteriore forma di gioco, permettendo loro di vestire i propri avatar con capi digitali che sfidano le regole e le norme della moda tradizionale. In un solo passaggio da MOD4 verso DRESSX l’utente può acquistare i capi proposti in app per applicarli alle foto reali pensate per i social media. Un’esperienza interattiva a 360 gradi.

Ma la collaborazione con DRESSX non è l’unica novità. A inizio Luglio e appena pochi mesi dopo il lancio, considerato il grande successo riscontrato in termini di download – oltre 200.000 in pochi mesi – e di coinvolgimento degli utenti, viene ampliata la fascia di pubblico e rilasciata la versione maschile dell’app, andando a coprire una fetta di mercato non ancora considerata e posizionando quindi MOD4 in via esclusiva.

MOD4, attingendo al catalogo di LuisaViaRoma.com è l’unica fashion app a vantare un parterre di oltre 600 Brand tra Luxury e Contemporary con cui gli utenti possono vestire i propri avatar. Ogni capo è linkato alla pagina prodotto di LuisaViaRoma e si può quindi passare da virtuale a reale in un solo click: il coinvolgimento degli utenti è così alto che è stato registrato un notevole incremento di ordini per chi era già cliente del colosso Fashion. Un’esperienza di gioco e shopping a 360° con un grandissimo potenziale in cui LuisaViaRoma crede fermamente, abbattendo infatti le barriere di accesso e riservando alla app la possibilità di inserire nel proprio catalogo i prodotti di qualsiasi Brand, anche quelli non presenti ad oggi sulla famosa piattaforma e-commerce.

5 brand emergenti da seguire dalle sfilate S/S 2022

La situazione attuale del settore della moda, con tempi e dinamiche frammentarie come non mai e i catwalk costretti, nella quasi totalità dei casi, a migrare sul web, sotto certi aspetti favorisce i designer emergenti, che se prima del Covid erano relegati ai margini dallo strapotere di maison ben più affermate, ora sono posti sullo stesso piano di queste ultime – almeno in teoria – dalla digitalizzazione forzata delle fashion week. Lo hanno certificato i calendari delle sfilate uomo Spring/Summer 2022 di Londra, Milano e Parigi (il Cfda di New York ha preferito accorpare le passerelle maschili e femminili nell’edizione di settembre), infoltiti da un cospicuo numero di brand emergenti.
Vediamo allora cinque tra i nomi più interessanti, distintisi nelle scorse settimane con le rispettive collezioni per la Primavera/Estate del prossimo anno.

Federico Cina

Vincitore nel 2019 del concorso Who is on next? (promosso da Vogue Italia e AltaRoma) e arrivato quest’anno tra i semifinalisti del Lvmh Prize, Federico Cina si prefigge l’obiettivo, ambizioso per un sistema della moda milanocentrico come il nostro, di consolidare l’etichetta omonima mantenendola saldamente radicata nella sua Romagna. Lo stilista, infatti, fa del territorio il centro di gravità del proprio universo creativo, intriso di romanticismo, eleganza rarefatta, tradizioni artigianali (inclusa quella alla base del motivo più rappresentativo del marchio, un intrico di foglie e grappoli d’uva ripetuto sui tessuti, ottenuto pressando la stoffa con stampi di legno intagliati) e rielaborazioni in forma d’abito dell’opera di esimi artisti locali, dall’onirismo di Fellini ai panorami di Ghirri.
E appunto da un topos squisitamente romagnolo origina lo show S/S 2022 Infanzia a mare, con cui Cina trasla i ricordi delle estati trascorse sul lungomare della Riviera (nuance sbiadite dal sole, righe marinare, reti da pesca ecc.) in outfit ariosi e charmant, contrassegnati da volumi fluidi, pull, canotte e shorts all’uncinetto, top annodati in vita, bisacce crochet adatte a portare con sé tutto il necessario per una giornata in spiaggia.



Federico Cina
Federico Cina modello estivo
Federico Cina camicia bianca
Federico Cina impermeabile
Federico Cina trasparente

Reese Cooper

Definire Reese Cooper un talento in rampa di lancio è eufemistico; a parlare, per il designer (che si considera un narratore, incline a raccontarsi attraverso gli abiti), sono i fatti, da snocciolare in ordine cronologico: due anni fa, Anna Wintour in persona ha speso per lui parole lusinghiere durante il gala del Cfda/Vogue Fashion Fund (Cooper tra l’altro ha sfiorato la vittoria, guadagnandosi i 150.000$ in palio per la seconda posizione); l’anno seguente, Forbes l’ha inserito nella classifica 30 Under 30 per la categoria Art & Style; sempre nel 2020, StockX gli ha riservato un documentario dal titolo (ironico) We’re Not Particularly Talented, We Just Try Hard. Dal suo headquarter di Los Angeles, questo 23enne dall’aria sorniona firma collezioni in cui campiona gli emblemi dell’American Style (workwear, preppy, abbigliamento sportivo & Co.) infondendogli una vibe rétro, apprezzate da clienti del rango di Travis Scott, Idris Elba e Bella Hadid.
A fornirgli l’ispirazione per la S/S 2022 è stata la location prescelta, un ponte nelle San Gabriel Mountains californiane, passerella ideale per accogliere uscite variamente ispirate all’hiking, dalla vestibilità soft; utility pants, giubbotti, overshirt e maglie tecniche sono i capi preponderanti, da cui occhieggiano fibbie di metallo per agganciare la borraccia termica, accessoriati da borse capienti e robuste scarpe da trekking. I colori sono quelli dell’area circostante, tra sfumature da sottobosco e lampi di rosso e bluette.


Sfilata Reese Cooper
Sfilata Uomo Reese Cooper
Sfilata Uomo Reese Cooper
Sfilata Uomo Reese Cooper
Sfilata Uomo Reese Cooper - uomini al completo

Ernest W. Baker

Ernest W. Baker, o come rendere nuovamente desiderabili i canoni sartoriali di un tempo: è questa, in buona sostanza, la stella polare del marchio portoghese attivo dal 2017, così chiamato in onore del nonno di Reid Baker (direttore artistico insieme a Inês Amorim), che ha avuto un grande ascendente sul nipote in termini di stile. D’altra parte i due designer, conosciutisi durante il master alla Domus Academy di Milano, sono sempre stati affascinati dai completi inappuntabili dei gentlemen incrociati nelle vie della città, ed è quindi logico che sia il tailoring l’oggetto privilegiato della loro pratica creativa.
Non fa eccezione la sfilata S/S 2022, un susseguirsi di suit doppiopetto dalle spalle pronunciate, pantaloni svasati con piega al centro, gilet sovrapposti all’accoppiata camicia e cravatta; mise rispettose dei dettami della sartoria d’antan, in cui viene però instillata una vena ora punk, ora fanciullesca, tra pins in ceramica smaltata fissate al bavero, tenute sporty dalla mano serica e roselline apposte su maglieria e denim.



Phipps

Nativo di San Francisco, hippie quanto basta, studi alla Parson School of Design di New York cui sono seguiti incarichi da Marc Jacobs e Dries Van Noten, Spencer Phipps è l’all american boy alle redini della griffe che porta il suo cognome; nata nel 2018 a Parigi, incrocia radici e interessi del fondatore (rintracciabili nell’insistenza su survivalismo, outdoor e un certo pragmatismo a livello di costruzioni e linee), un quid ironico e il tema della nostra epoca, la sostenibilità, che, lungi dall’essere mero espediente narrativo, si configura come un pilastro insostituibile nelle attività della label, dalle certificazioni che ne attestano l’aderenza ad elevati standard ambientali (Gots, Oeko-Tex e Rws) al supporto a organizzazioni come Oceanic Global o Usda Forest Service.
La formula di Phipps mira a scardinare gli archetipi della mascolinità, ed è centrale anche nell’ultima collezione S/S 2022, un’indagine a tutto campo sui codici del menswear più audace e performante: sulla pedana si danno il cambio avventurieri new age (muniti di pants con tasche applicate, zaini, maglioni in pile, anfibi al ginocchio e simili), raver in giacche denim grondanti ricami, toppe e spille, atleti i cui look fanno il verso alle divise di campioni come Dennis Rodman, John Cena o Éric Cantona (ad esempio magliette del Manchester United spruzzate di borchie oppure pantaloni “fiammati”), in un mashup di reference e ornamenti all’insegna dell’upcycling, tra cinture ricavate dagli pneumatici, collane objet trouvé e pantaloni patchwork assemblati da ritagli di pelle.

Phipps Men’s Spring 2022
Phipps Men’s Spring 2022
Phipps Men’s Spring 2022

Youths In Balaclava

Un gruppo di studenti singaporiani, determinati a sfidare consuetudini e convenzioni (anche) vestimentarie della florida città-stato asiatica, dà avvio a una produzione do it yourself di t-shirt, hoodie, jeans e altri basics dello streetwear, partita in sordina nel 2015 e notata due anni dopo da un’eminenza grigia della moda: si può riassumere così la storia di Youths In Balaclava, un collettivo con base a Singapore oggi sotto l’egida di Adrian Joffe (presidente di Comme des Garçons International e marito di Rei Kawakubo, vestale del concettualismo fashion più radicale).
La verve dissacrante è evidente fin dal nome, con il passamontagna assurto a simbolo di una visione ribellistica scevra da vincoli di sorta, ammiccando all’operato di Martin Margiela, che fece dell’anonimato un sinonimo di coolness.
Il défilé più recente del marchio, Ace of Spades (presentato con un filmato dal tono lo-fi), mette in fila pezzi immediati e grafici, dalle felpe lacere alle leather jacket borchiate passando per camicie western, pantaloni cargo multizip e magliette stampate come se piovesse, riproponendo quei capisaldi dello stile urban che gli hanno già permesso di trasformarsi da esperimento creativo a brand strutturato, venduto nei negozi Dover Street Market del citato Joffe.



Nail Art, la passione dell’estate per Lui e per Lei

Uomini e donne hanno una nuova ossessione: le unghie!
Tinta unita, fantasie, fluo, a specchio, l’importante è che siano colorate!
PassioneUnghie è il brand che ha messo tutti d’accordo, regalando una vastissima scelta di tonalità per lui e per lei da crearne dipendenza.

La tendenza lemon twist conferma la voglia di colori energici per questa estate: dal pastello al giallo limone e al fluo.

Nella collezione PassioneUnghie infinite le tonalità di giallo: SP29 Lemon Party, SP75 Banana Milkshake, SP167 Pineapple, SP169 Apple Pie, SP191 Yellow Fluo Glitter e SP250Rollcaster,  tutti pigmentati e super coprenti sin dalla prima applicazione.

NOON by FEDEZ

La collezione NOON by FEDEZ è una linea Smalti Gel Polish nata in collaborazione con il cantante Fedez.

Layla Cosmetics è lieta di annunciare la collaborazione con l’artista italiano più seguito sui social, creatore di tendenze e che soprattutto, più di tutti, ha sradicato il concetto di uso smalto solo per la donna.

NOON by Fedez è per lui e per lei e si compone di sei esclusivi smalti semipermanenti e uno speciale starter kit che comprende una lampada Easy Lamp Led, una base top, un buffer, uno sgrassante, un solvente, un nail art brush, due smalti Gel Polish.

“Noon by Fedez” racconta, con le sue sfumature e la sua energia, le passioni, i sogni, le visioni dell’artista:

On Air: Rosso, vivace come brillanti luci led.
Moon Safari: Top coat trasparente fluorescente può esser applicato su ogni colore per renderli luminosi al buio.
Slime: Giallo lime, fluo brillante prende nome dalla sua speciale consistenza sliny.
Faded: Gesso, il bianco si perde nella luce.
Lobster: Arancio, forte e vivido.
000000: Nero, intenso e assoluto.

Il packaging, pensato insieme a Fedez, è sostenibile, il contenitore in vetro infatti è avvolto da uno speciale
film bio che sostituisce la plastica (Earthfirst® PLA BCFB), una confezione rivoluzionaria e piacevole al tatto, le cui linee sono esaltate da sfumature degradè.

L’incontro con Fedez nasce dal comune desiderio di creare qualcosa di unico per le appassionate e gli appassionati di smalti, un prodotto che concede a tutti di esprimere la propria personalità e giocare con lo stile e i colori, divertendosi e stupendoBabila Spagnolo, CEO di Layla Cosmetics.

Fedez e Layla Cosmetics hanno deciso di devolvere una parte delle vendite al progetto “Piccoli Ospiti” di Fondazione
Pangea Onlus, progetto a sostegno delle donne ed i figli vittime di violenza.

“Noon by Fedez” è in vendita presso i migliori retailer di beauty e sul sito laylacosmetics.it

Il cofanetto per nail art NooN by Fedez: una capsule collection di smalti semipermanenti

FLUO anche le FLUO CAT’S EYES di PassioneUnghie

5 smalti semipermanenti, nuovo must have dell’estate 2021.

L’intramontabile effetto “velluto” Cat’s Eyes incontra i colori fluo in una collezione di semipermanenti dai colori vitaminici che uniscono l’energia delle nuances Fluo ai pigmenti magnetici dell’effetto “occhi di gatto”. Il risultato sarà un effetto “velluto”, brillante e cangiante, molto evidente alla luce del sole.

L’effetto cangiante è reso possibile grazie all’utilizzo del magnete che permette di creare riflessi unici e luminosi da sfoggiare sotto il sole. I colori di questa collezione racchiudono al loro interno dei finissimi micro-glitter che grazie all’uso del magnete, creano luminose sfumature.

Inoltre, se esposti alla luce UV, ogni colore della nuova collezione Fluo Cat’s Eye rivelerà un uno straordinario effetto fluo diventando fluorescente.

Le nuances: SP264 Fuxia Fluo Cat’s Eyes, SP265 Pink Fluo Cat’s Eyes, SP266 Orange Fluo Cat’s Eyes, SP267 Lime Fluo Cat’s Eyes, SP268 Green Fluo Cat’s Eyes, tutte molto pigmentate e coprenti sin dalla prima applicazione.

Il cofanetto PassioneUnghie Cat’s Eyes: la collezione di smalti fluo per nail art


E per chi ha la continua voglia di cambiare, le HOLO STRIP di PASSIONEUNGHIE sono la scelta più semplice e più veloce.
Si tratta di strisce olografiche che donano riflessi luminosi ed originali e un tocco glam a qualsiasi manicure: gli Holo Strip, infatti, non solo esaltano il colore di smalto semipermanente sui cui vengono applicate ma creano una nail art ad effetto cangiante e olografico.

Una manicure per vere glam addict, anche Chiara Ferragni ha scelto le Holo Strip per completare il suo total look al Festival di Cannes.

L’esclusiva Holo Strip Collection by PassioneUnghie si compone di quattro bellissime colorazioni: Sky (color argento con riflessi azzurri e viola), Pink (colore rosa con riflessi lilla e argento), Coral (arancione corallo) e Yellow (giallo con riflessi arancioni). Le strisce sono disponibili in due diverse dimensioni, da 1 e 6 mm.

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L’iconico design di Vandutch e l’expertise innovativa di Cantiere del Pardo sono il binomio vincente per il nuovo 32

Un nuovo esemplare, fedele all’accattivante design di Vandutch, va ad arricchire la flotta più desiderata da celebrities e influencers di Miami.
Linee seducenti e un innato carisma sono gli ingredienti che lo hanno portato a un successo oltreoceano. Un consenso che è valsa l’acquisizione del marchio olandese da parte dello storico forlivese Cantiere del Pardo, la cui attenzione ai materiali di alta qualità e l’esperienza ingegneristica di una realtà Made in Italy consolidata, hanno aumentato il prestigio di una flotta dai valori estetici inconfondibili, adesso ancora più desiderabile nel panorama mondiale dei luxury yachts.
Il VD32, nuovo arrivato della flotta e presentato alla stampa nella suggestiva cornice della Torre San Marco a Gardone Riviera, Lago di Garda, dal Presidente Luigi Servidati e dal Ceo Fabio Planamente, rappresenta l’oggetto del desiderio per appassionati e neofiti del mondo delle barche a motore. Dal nuovo centro di distribuzione di Moniga, tutto italiano, infatti il VD32 si presenta come un vero gioiello dell’automotive su acqua, affidabile e semplice da gestire autonomamente, che riflette tutto il fascino dei volumi del brand, ma con proporzioni più allungate e spazi sfruttati al massimo per essere vissuto in totale comfort.

Un modello capace di sedurre al primo sguardo, perché al Presidente Gigi Servidati è bastato mettere in acqua uno dei primi esemplari e fare un tour tra i suoi luoghi del cuore, sul Lago di Garda, per conquistare, in poche ore, uno dei suoi acquirenti che non è riuscito a resistere all’idea di possedere quest’imbarcazione dal look seducente, sulla strada giusta per diventare un vero status symbol nel mercato europeo, anche grazie alle aperture degli showroom di Ibiza e Saint Tropez, oltre a quello di Miami.

Il suo design originale è stato fonte d’ispirazione per brand di lusso come Dior, Hublot, Mc Laren (solo per citarne alcuni), con cui può vantare special issue e customizzazioni che hanno fatto andare fuori di testa nomi altisonanti del jet set americano, sentendosi, in questi anni di grandi successi, parte di un club esclusivo, lo stesso che continua a trovare la sua massima espressione nella raffinata clientela europea che può decidere di personalizzare il proprio VD32 (che si aggiunge al 40 48 56 e 75) grazie a un’ampia gamma di tessuti e pattern per le cuscinerie di bordo, nei dettagli e nella ricca proposta di verniciature disponibili.

Pardo, proprietario dei marchi Grand Soleil YachtsPardo Yachts e l’ultimo arrivato VanDutch è stato acquisito da Wise Equity per il 60%, lasciando ai manager storici Luigi Servidati e Fabio Planamente il 40%, aumentando considerevolmente le risorse per lo sviluppo di nuovi modelli innovativi, sia a vela che a motore, per soddisfare le esigenze di armatori e appassionati, che vedono nello storico cantiere Made in Italy un produttore costante di qualità ed eccellenza. Una realtà che si evolve in un percorso che guarda al futuro, nel massimo rispetto per l’ambiente, grazie a cicli di produzione rinnovati e una ricerca volta a trovare soluzioni sempre nuove per non impattare sul mare e i suoi preziosi fondali.

Visconti lancia la nuova collezione di penne Opera Demo Carousel – il video

Visconti lancia la nuova collezione di penne Opera Demo Carousel con un video promozionale

Protagonista la star Petite Meller tra i luoghi più affascinanti di Firenze
Per la prima volta nella sua lunga storia, la maison fiorentina di strumenti per scrittura luxury sceglie di ampliare il suo messaggio a un mondo lifestyle internazionale

Visconti debutta nell’universo lifestyle con la nuova collezione di penne Opera Demo Carousel, realizzate da maestri artigiani toscani fondendo arte, eleganza e cultura pop.
La storica maison fiorentina, da oltre trenta anni leader nel settore delle penne luxury, sceglie Petite Meller per il video di presentazione della neonata linea in chiave glam e dal respiro internazionale.
L’artista reinterpreta una Maria Antonietta in chiave contemporanea che si muove tra le vie del capoluogo toscano, ben conciliando l’estetica illuminista respirata alla corte di Versailles e l’iconico design del modello Opera.


La nuova collezione Opera Demo, che comprende la penna stilografica, la roller e la versione a sfera, ha come elementi distintivi le trasparenze classiche delle penne demonstrator e i colori brillanti delle giostre parigine. Per la realizzazione di ogni variante di colore della Opera Demo sono stati scelti tre tipi di resina acrilica semitrasparente, che donano lucentezza e unicità; la resina subisce una lavorazione che conferisce a tutta la penna un particolare dinamismo. Tutte le metallerie sono rifinite in palladio e lucidate a mano in laboratorio da artigiani specializzati. La versione stilografica e la roller presentano la chiusura a baionetta brevettata da Visconti, ogni versione monta l’iconica clip ispirata a Ponte Vecchio, che conferisce alla penna maggiore
luminosità.
In particolare, la versione stilografica della Opera Demo Carousel presenta il pennino in oro 14kt prodotto internamente da Visconti, l’asta interna del sistema di caricamento power filler tornita e trasparente che rivela l’inchiostro e l’iconico serbatoio double reservoir, brevettato nel 1998, che permette di gestire il riempimento dello strumento attraverso due serbatoi comunicanti, ma allo stesso tempo indipendenti, che garantiscono la massima sicurezza durante gli spostamenti come i voli in aereo, evitando perdite di inchiostro.

Il nostro obiettivo, condiviso anche con gli azionisti, è quello di trasformare Visconti da azienda orientata al prodotto a un lifestyle brand aperto alla nuove generazioni, nell’arco di cinque anni.
L’ultima collezione Opera Demo Carousel rappresenta un passo verso questo cambiamento, concependo un prodotto ricercato a livello estetico, che fa del colore e delle trasparenze il suo punto di forza, e che propone elementi tecnici di rilievo a un prezzo estremamente competitivo
”, spiega Francesco Poggesi, CEO Visconti.

Petite Meller interpreta Opera Demo Carousel Collection

MOVIE

Il movie di lancio della collezione Opera Demo Carousel si ambienta nella città di Firenze e vede come protagonista la celebre cantante e artista poliedrica francese Petite Meller che, alla ricerca di ispirazione per la composizione di una nuova canzone, parte per un viaggio insieme alla nuova penna Visconti, con la quale fissa su carta i suoi pensieri. Visconti sceglie come location alcuni dei luoghi più affascinanti e ricchi di heritage di Firenze, uscendo dalla logica ritrita della città-museo a cielo aperto e raccontando un mondo più intimo fatto di realtà che, come Visconti, hanno una vera storia da raccontare.


Così, l’artista protagonista si muove all’interno della Galleria Romanelli, un luogo affascinante che trova le sue origini nell’800, passando per lo storico caffè Rivoire, cioccolateria fondata nel 1872 e oggi luogo di culto, fino a coinvolgere Filistrucchi, la più antica bottega di Firenze, tramandata di padre in figlio per ben nove generazioni, che dal 1720 produce parrucche, barbe, baffi, toupet, maschere e protesi per teatro, cinema, televisione e moda.
All’interno di questo scenario si inserisce Visconti che comunica, per la prima volta dalla data di fondazione, a un mondo che non si limita al solo collezionista o al tecnofilo degli strumenti da scrittura. Anche grazie alla forza espressiva di Petite Meller il messaggio di Visconti si fa più ampio e abbraccia chi è alla ricerca di un accessorio artigianale di alta qualità, un oggetto funzionale e di alto valore estetico che, come l’orologio o la borsa, diventa status symbol da godersi e da esibire.
La scelta di comunicare il lancio della nuova collezione con uno short movie che coinvolge la presenza di Petite Meller è per l’azienda la risposta alla richiesta di una clientela internazionale che vede nella penna uno strumento funzionale e al tempo stesso un accessorio da abbinare ad un total look, un oggetto di design che è rappresentazione stessa della personalità di chi lo utilizza.
Allo stesso tempo Visconti, con il design della nuova collezione e una comunicazione che mira all’estetica, parla ad una clientela in costante evoluzione e che coinvolge sempre più l’universo femminile, spesso poco considerato dalle aziende che producono strumenti da scrittura e che vedono nella penna uno strumento dedicato principalmente all’uomo.

Quando nasce l’ azienda? 1988
A chi appartentiene la proprietà dell’Azienda e quali le figure di vertice?

Visconti è attualmente un’azienda leader nel settore degli strumenti da scrittura. Già a partire dagli anni 90 si è sempre distinta per i suoi prodotti realizzati con materiali particolari come polvere di lava, celluloide e bachelite, e dai colori accesi prodotti a Firenze nei laboratori e nell’officina interna all’azienda. La proprietà che detiene la maggioranza delle quote in questo momento ha partecipazione estera. Nel 2018, quando l’ultimo dei fondatori dell’azienda ha ceduto le sue quote, è subentrato come nuovo CEO di azienda Francesco Poggesi.

Chi è Francesco Poggesi, CEO di Visconti e da quando entra a far parte dell’Azienda?

CEO di Visconti dal 2018, Francesco Poggesi, nato a Firenze, ha un background come manager nel mondo del lusso e della moda, infatti, dopo aver ricoperto importanti incarichi per brand come Gucci Group (Gucci Division e Boucheron), Amedeo Testoni, Salvatore Ferragamo e Borbonese, ha intrapreso un percorso strategico che mira a riposizionare Visconti come brand Lifestyle.


Come avete chiuso il 2020 in termini di fatturato? Avete risentito delle chiusure determinate da Covid-19?

Il fatturato dell’azienda si attesta intorno ai 5 milioni di Euro. La crisi derivante dalla pandemia ha influito circa sul 20-25% del fatturato, considerando il contesto economico dovuto alla situazione e alla nostra rete vendita che si basa principalmente sulla distribuzione, fortemente colpita anche e soprattutto a causa dell’impossibilità della clientela di recarsi fisicamente presso i negozi dei nostri rivenditori. La scelta strategica legata ad uno sviluppo prodotto posizionato su una fascia prezzo che ha risentito meno della crisi (come le nostre limited edition), unita agli investimenti continuativi nel digitale, ci hanno portato a chiudere il Q1 superando le stime di budget.

Previsioni sul 2021?

Per il 2021 prevediamo di recuperare un 30/35 % del fatturato rispetto al 2020 (intorno a 5.3 milioni di Euro) che si va a tradurre in un incremento del 7/10% rispetto al 2019


Quali sono i mercati nei quali siete distribuiti? Quali quelli che vorrete approcciare?

La nostra distribuzione si estende in maniera capillare in tutto il mondo. Gli Stati Uniti, con cui collaboriamo da circa dieci anni, sono il nostro partner principale, per poi passare all’Europa, dove l’Italia si conferma come leader. I mercati nuovi da approcciare sono i sicuramente nell’area di maggiore potenziale, come quella del Far East, dove in parte siamo già presenti (Cina, Giappone, Corea, Taiwan e Hong Kong), e il Medio Oriente, dove prevediamo di crescere anche a livello retail.

Quali sono gli step più significativi che hanno caratterizzato la storia dell’azienda?

Visconti nasce dall’idea di due amici di trasformare una passione in un business. Le numerose innovazioni introdotte nel mondo degli strumenti da scrittura, come i sistemi di caricamento Power Filler e Double

Reservoir, il sistema di chiusura a baionetta e l’iconico calamaio da viaggio, hanno reso l’azienda nota a livello internazionale. L’acquisizione da parte della proprietà saudita che detiene la maggioranza dell’azienda ha permesso a Visconti di continuare a crescere nel corso del tempo e ad essere riconosciuta per l’utilizzo di materiali innovativi e colori vivaci. Altro traguardo molto importante degli ultimi anni sono state le diverse collaborazioni con designer e architetti di fama internazionale, come la IOPENNA realizzata da Gaetano Pesce, che hanno aperto la strada ad un approccio più fresco e innovativo, rivolto al mondo lifestyle.

Vengono usati materiali eco-sostenibili nelle vostre collezioni?

Abbiamo una collezione, chiamata Eco-Logic, creata con bioplastica di canapa e racchiusa da un box realizzato in materiali riciclati

Dove vengono prodotte le collezioni?

Sia i materiali che la produzione delle penne sono tutte interne all’azienda e made in italy

Quale è il target di riferimento dei vostri prodotti?

Amanti della scrittura, degli accessori di lusso e degli accessori prodotti in serie limitata

Quali sono i progetti futuri ai quali lavorerete?

Sicuramente prevediamo di consolidare i mercati già esistenti e rafforzare la nostra presenza dove c’è più potenziale sia a livello fisico che digitale. Le tre aree nelle quali vogliamo investire maggiormente sono i canali digitali, le nuove partnership con i Department Store e, tra un paio di anni, il canale del Travel Retail. Stiamo lavorando per rendere sempre più efficiente il dipartimento produttivo interno, che per noi è tra i principali punti di forza. In fine stiamo lavorando alla rivisitazione della nostra linea di orologi e alla realizzazione di progetti esclusivi per i nostri canali retail, principalmente quello online.

Cosa significa per voi debuttare nel mondo lifestyle? Quale traguardo rappresenta?

Debuttare nel mondo lifestyle significa per noi raggiungere una fetta di mercato completamente diversa da quella attuale. Il classico collezionista verrà affiancato da una clientela internazionale composta da uomini e donne che hanno una modalità di acquisto diversa e un approccio molto più digitale. Il core business dell’azienda resterà comunque la penna e verranno introdotte delle nuove categorie di prodotto, connesse al mondo degli strumenti da scrittura, che aiuteranno a veicolare al meglio i valori di italianità, artigianalità e innovazione che da sempre ci caratterizzano.

Cosa rappresenta la collezione Opera Demo Carousel?

L’Opera Demo Carousel nasce da una collezione iconica Visconti, rivisitata in chiave Lifestyle e interpretata come un vero e proprio accessorio. La collezione unisce la tecnica ai colori e viene lanciata sul mercato a un prezzo molto competitivo rispetto ai particolari tecnici che la caratterizzano (sistema di caricamento Power Filler Double Reservoir, chiusura a baionetta e pennino in oro 14kt prodotto in house), la forma e le diverse colorazioni la rendono estremamente versatile sia per un uomo che per una donna.

Quali le collaborazioni più importanti che avete realizzato?

Tra le collaborazioni principali realizzate negli ultimi anni c’è sicuramente quella con Gaetano Pesce, designer e architetto di fama internazionale, che ha disegnato la nostra IoPenna, opera da collezione e strumento di scrittura innovativo dal corpo duttile in resina soffice.

In viaggio con Giulio Beranek

PH: Davide Musto

Styling: Francesco Vavallo

Grooming: Sandy Giuffrida

Assistenti PH: Michele Vitale, Eleonora Cova Minotti
Location: The Fifteen Keys Hotel – ROMA

Un’anima nomade e libera quella di Giulio Beranek, che nella nostra conversazione ci racconta gli imminenti progetti per l’estate e ripercorre il suo percorso ricordando personaggi che hanno fatto parte della sua carriera come Lorenzo di “Tutto può succedere” e l’iconico Mico Farinella de “Il Cacciatore”.  E ancora i grandi registi che lo hanno diretto, dai fratelli Taviani a Garrone, da Lodovichi a Danny Boyle, da Di Robilant a Corsicato. Lo scopriamo nell’intervista…

I tuoi esordi…


Inizia tutto in modo fortuito con “Marpiccolo” di Alessandro di Robilant a Taranto nel 2008, la mia terra d’origine ( unico luogo a cui Giulio resta davvero legato ancora oggi, ndr). Nel film ho interpretato Tiziano, un adolescente che vive a Taranto e che si trova ad affrontare situazioni difficili: episodi di malavita, un padre col vizio del gioco, personaggi che tendono a legarlo al mondo della malavita e miseria.


Un tratto predominante del tuo carattere?


Sono un’animia gipsy, inevitabile richiamo alle origini circensi della mia famiglia e da sempre abituato a condurre una vita nomade, libero da confini. Mi reputo una persona priva di vincoli nello spazio e nel tempo, non mi sono mai legato particolarmente ad un territorio. Siamo nati viaggiando e continuerò a farlo finchè vivrò…



Lavori in corso al momento?


Ho finito di girare la serie Christian, di Lodovichi, poi dobbiamo concludere le tre settimane finali dell’ultimo film di Aureliano Amadei, un progetto molto sfortunato che si è fermato a causa del covid. Ho inoltre terminato l’Arminuta, un film di Giuseppe Bonito dove ho una piccola parte, la storia è davvero bella. Poi tante altre produzioni in corso di cui ancora non posso parlare. In tutto questo passerò l’estate tra Puglia e Roma.


Total look: ARDUSSE

Hai un ruolo interpretato a cui ti senti molto vicino?


Mi lego a tutti i personaggi che mi trovo a interpretare, ogni volta che ho fatto provini e film c’è sempre stata tanta fame e voglia di rappresentare un personaggio. Per una questione folkloristica e di divertimento ti direi Mico Farinella ne “Il cacciatore”. In questo caso ho trovato un regista che mi ha dato piena libertà di azione, infatti nel film lo studio sul linguaggio/costume molto poco sobrio rischiava di far diventare il personaggio una macchietta, ma siamo riusciti a tirare fuori un “jocker palermitano” che mi da ancora tanta soddisfazione.

Come procede invece la vita da papà?


Molti meno bagni al mare (ride) meno sonno, più preoccupazioni, ma tanta felicità. Ho imparato a gestire l’ansia, diventare papà è stato salvifico. Tutti i miei pensieri adesso vanno verso mia figlia e come dicono tutti finchè non ti succede non lo capisci. Al momento questo è il film più bello.


JACKET: CANALI

Che rapporto hai con la moda?


Sono un vero gipsy, non ho mai seguito le mode e ci ho sempre girato intorno. È mancato forse l’interesse verso lo stile o i vestiti, al liceo ero quello con la tuta acetata. Il mio look è davvero personale, compro quello che mi piace e posso spaziare da capi low cost a grandi firme.



Devi partire domani, cosa porti con te?

Sono un viaggiatore leggerissimo: cuffie un libro e un cambio vestiti per passare 1/2 notti. Le cose importanti per me non sono cose.


Total look: MSGM

Progetti e sogni per i prossimi mesi?


Stiamo girando il documentario tratto dal mio libro “Il figlio delle rane” e mi piacerebbe che il romanzo diventi poi una serie tv. Il libro nasceva proprio con l’idea di raccontare la vita dei giostrai, e se quest’anno partisse la scrittura della serie ne sarei davvero molto felice. Incrociamo le dita!



YOUCARE, la rivoluzionaria tecnologia indossabile firmata AccYouRate

La tecnologia al servizio della moda e della salute. Questo è il percorso innovativo a cui si è dedicata la ricerca AccYouRate, gruppo di aziende Made in Italy che all’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo ha presentato l’innovativo indumento in grado di rilevare i parametri vitali. YOUCARE, la prima tecnologia indossabile e completamente tessile, è in grado di trasmettere un ampio numero di parametri bio-vitali dell’individuo e di schedarli, in modo intelligente, attraverso le più moderne reti di telecomunicazione a una centralina miniaturizzata che registra i dati e li ritrasmette su smartwatch e smartphone.




Tutto questo è possibile, dopo anni di ricerca che hanno portato allo sviluppo di una t-shirt, priva di parti metalliche, nella quale sono stati serigrafati dei sensori polimerici impercettibili che, attraverso la tecnologia bluetooth, comunicano con i vostri device, rilevando frequenza cardiaca, sforzo muscolare, analisi degli atti respiratori, delle componenti del sudore e temperatura corporea. Un vero punto di svolta nel settore dell’industria tessile che gli è valsa il brevetto e la certificazione a livello internazionale di Medical Device.
La t-shirt YOUCARE nasce in collaborazione con l’Università di Bologna e l’Università di Cagliari con la premessa di rivoluzionare l’abbigliamento sportswear con un’ampia gamma di capi “intelligenti”, capaci di orientare i comportamenti degli utenti, aumentandone il benessere individuale.




“È un’invenzione che cambierà la qualità di vita e la capacità di assistenza e consapevolezza della propria salute da parte dei cittadini” – ha affermato Francesco Rocca, Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana e Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

YOUCARE, presentato di recente a Pitti 100 e al Mobile World Congress 2021 di Barcellona, può essere definito, dunque, un salvavita per gli sportivi e non solo, comportandosi come un “vero” elettrocardiogramma. Un dispositivo, inoltre, che aiuta a valutare il nostro stato di salute e permettere, dunque, di prevenire seri danni per la salute.

Tra medicina estetica e chirurgia, in dialogo con il Dott. Emanuele Bevilacqua

Stare bene con sé stessi, piacersi ed essere in armonia con la propria mente, sono fasi della vita collegate tra loro che rispondono ad un’unica esigenza : la salute completa dell’individuo. Il concetto di bellezza ovviamente è relativo, ma diventa universale quando lo si associa al rapporto intimo col proprio corpo: quando una persona si sente bella, infatti, acquisisce sicurezza in sé stessa ed è in grado di modificare anche il suo stato di salute interiore.

Medicina e chirurgia rientrano in questo discorso come strumenti utili a raggiungere la bellezza esteriore e il benessere interiore, ma quando si parla di trattamenti estetici, è bene specificare la differenza esistente tra medicina estetica e chirurgia. La prima oggi più che mai è davvero molto ricercata rispetto agli interventi chirurgici sia per la facile fruibilità, ma anche perchè si tratta di procedimenti reversibili che non comportano l’ingresso in sala operatoria.

Ecco il nostro approfondimento con il Dott. Emanuele Bevilacqua, chirurgo e medico estetico portavoce di un concetto di bellezza naturale e non stereotipata.


Il Dott. Emanuele Bevilacqua, chirurgo e specialista di medicina estetica
Credits Emanuele Bevilacqua

Come ti sei avvicinato a questa professione, hai sempre saputo che era il lavoro per te?

Sin da quando ho memoria ho saputo di voler fare il medico, di voler mettere al servizio degli altri tutto ciò che era in mio possesso in termini di scienza e coscienza. Ricordo da piccolo alla classica domanda: “cosa vuoi fare da grande” io rispondevo con decisione e fermezza che avrei svolto questo lavoro.

La tua concezione di bellezza…

La bellezza è un’idea, che diviene reale se sono rispettate regole di armonia e proporzioni. Un corpo umano è bello se armonico, se tutte le parti che lo compongono sono in sintonia.

Chirurgia vs medicina estetica, cosa sono e quando ricorrere all’una o all’altra?

Sono due facce di una stessa medaglia ed entrambe nascono per rispondere ad una richiesta, un’esigenza: quella di migliorarsi.
È una domanda che mi viene rivolta molto spesso, soprattutto dai pazienti, e mi sento di dire che entrambe sono un percorso da intraprendere con il professionista scelto, che abbia le capacità e la sensibilità di prendere per mano il paziente e insieme raggiungere il risultato sperato.

Che rapporto hanno con la bellezza gli uomini che si rivolgono a te? Quali trattamenti ti chiedono di più?

Un tempo l’uomo che si rivolgeva al mondo della medicina estetica lo faceva quasi con vergogna, come se stesse cedendo a qualcosa di effimero, un settore che per lungo tempo è stato ad appannaggio del mondo femminile.
Oggi non è più così, l’uomo vuole piacersi e piacere. Vuole essere informato dei cambiamenti e delle novità che via via si presentano nel panorama della medicina estetica. I trattamenti più richiesti sono peeling e biorivitalizzazione, botox, trattamenti lipolitici per le adiposità localizzate.

Quali invece molto gettonati per le donne?

Anche le donne amano prendersi cura del proprio volto prevenendo spesso i segni del tempo con peeling e biorivitalizzazione. Un trattamento molto in voga nel mondo femminile è lo skin lift non chirurgico per il lato B (un protocollo ideato dal Prof. Maurizio Ceccarelli, Direttore dell’International Centre for Study and Research in Aesthetic and Physiological Medicine.)

La tua professione ti porta a vedere sempre qualcosa da cambiare negli altri?
Giammai! (Ride) Ciò che dico sempre ai miei pazienti è: non ostinatevi ad essere qualcun altro, siate la migliore versione di voi stessi!

I tuoi progetti per i prossimi mesi…

Credo molto nel lavoro di equipe, dove ognuno apporta la propria conoscenza, competenza e soprattutto la propria professionalità.
A tal proposito è da un anno che collaboro con il Dr. Andrea Scoccia (odontoiatra) sul progetto Smile, per un approccio studiato e calibrato all’un terzo inferiore del volto. Ancora una volta capirai come per me la forma è sostanza, non c’è estetica senza salute in primis.

La recitazione per Michele Ragno: un’arte da vivere intensamente, tra cinema e teatro

Ph: Dario Tucci

Ass ph: Edoardo Russi

Sono sufficienti poche battute con Michele Ragno per rendersi conto che, per l’attore 25enne, la recitazione sia una pratica in cui immergersi completamente, da perfezionare attraverso studio, dedizione e disciplina, e al contempo una questione di pelle, quasi un’urgenza personale. D’altra parte, il suo cursus honorum è lì a dimostrarlo: dopo gli studi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, ha lavorato con autori di rango, districandosi tra opere teatrali classiche, pièce moderne, tv (da 1994 a La stagione della caccia) e ora cinema con il film School of Mafia. La sua è dunque una traiettoria artistica in fieri, che spera possa permettergli di «mettersi in gioco e continuare a imparare».

Hai studiato all’Accademia per poi inanellare varie esperienze teatrali, tra cui uno spettacolo con Marion Cotillard. Cos’è per te il teatro, puoi raccontarci il tuo percorso in quest’ambito?


«Il teatro è dove tutto è cominciato, ho iniziato a sette anni e non mi sono più fermato. Dopo il liceo ho proseguito all’Accademia, lì ho capito che nulla viene lasciato al caso, ci sono dinamiche precise che necessitano di studio e disciplina; e ancora, ho incontrato registi come Emma Dante o Bob Wilson, la prima in particolare ha lavorato tanto su di me, cercando di decostruire e ricostruire, scavando, insistendo sui limiti corporei, aiutandomi a toccare corde che neppure conoscevo.
L’esperienza con Marion Cotillard è stata davvero emozionante e d’impatto, abbiamo recitato in piazza al Festival di Spoleto, davanti a 3000 persone. Lei è un’attrice estremamente sensibile, magnetica, riesce a farti vibrare qualcosa dentro, a volte mi sedevo nella platea e, semplicemente, mi abbandonavo alle sensazioni che sa trasmettere»



Al momento a quali progetti stai lavorando?

«A un riallestimento di Uomini e topi di Steinbeck, che presenterò insieme alla compagnia dell’Accademia al Festival di Spoleto».

Sembra si stia tornando alla normalità anche nel settore artistico, con cinema e teatri aperti e la ripresa di festival, rassegne e quant’altro. Ti chiederei, ex post, come hai passato il lockdown e come vivi ora la ripartenza.

«All’inizio è stato difficile, ho cercato di tenermi in allenamento, leggendo più del solito, praticando yoga, concentrandomi sulla respirazione, lavorando in sostanza sia sul corpo che sulla mente.
Ho poi avuto la fortuna di vivere la prima esperienza cinematografica in estate, subito dopo la chiusura, un’opportunità grandiosa».



Il film in questione è School of Mafia (attualmente al cinema), che declina in un’inedita chiave comico-grottesca un tema ampiamente esplorato quale la criminalità organizzata. Vuoi parlarcene?


«È un film comico dalle sfumature western; affronta un argomento assai delicato, trattandolo però con intelligenza, così da screditare la mafia, toglierle ogni forza attraverso la commedia, descrivendola come un anacronismo, un mondo bigotto e goffo. Per fare ciò, ricorre all’esempio di tre giovani figli di boss, che non intendono seguire le orme criminali dei genitori, contrapponendosi alle pratiche opprimenti e obsolete della mala. Girare School of Mafia è stata una fortuna in un momento complicato, per me ha rappresentato sul serio una scuola con diversi veterani dello schermo, un’esperienza travolgente sotto ogni aspetto. Sul set, insieme a Giuseppe Maggio e Guglielmo Poggi, ci ritrovavamo spesso in situazioni comiche, quindi bastava abbandonarcisi, vivere tutto con naturalezza».

Sei nel cast (d’eccezione) della nuova serie Rai di Bellocchio Esterno Notte, puoi dirci qualcosa in più?
«Il mio è un piccolo ruolo: sarò Franco Tritto, l’assistente personale di Aldo Moro, e ho avuto l’onore di lavorare al fianco di Fabrizio Gifuni (che interpreta il presidente Dc rapito dalle Brigate Rosse, ndr), attore meraviglioso da cui ho imparato moltissimo; anche nelle sue pause, si percepisce il modo in cui vive, in cui diventa il personaggio di turno, e questo aiuta chi gli sta intorno a porsi in una determinata maniera, detta il ritmo agli altri anche solo con la gestualità. Con lui si è creata un’energia comune che ci ha permesso di condividere appieno la scena, sono davvero contento di averlo visto all’opera».




Hai preso parte a diversi serial, da Il miracolo a 1994, a quali esperienze sei più legato?


«Ne Il miracolo avevo una parte minore, brevissima, in un flashback di Marcello/Tommaso Ragno, la porto comunque nel cuore perché è stata la prima in assoluto in tv.
In seguito ho girato 1994 e La stagione della caccia (parte di un ciclo di film ispirati alle opere di Camilleri, ndr); in quest’ultima, per una coincidenza incredibile, ho girato le scene in cui il personaggio compiva gli anni lo stesso giorno del mio compleanno. C’erano (di nuovo) Ragno, Donatella Finocchiaro, Miriam Dalmazio… In effetti sono sempre stato fortunato nel trovarmi accanto attori di questo calibro, compreso Accorsi nella scena face to face in aereo di 1994, una situazione piuttosto intima, ha favorito la connessione».


Ci sono generi non ancora sperimentati con cui vorresti metterti alla prova?


«Mi piacerebbe esplorare un thriller psicologico, lavorare su personaggi lontani da me costretti a fare i conti con i loro demoni, del resto adoro lavorare con il corpo, plasmarlo per aderire al personaggio, una situazione del genere sarebbe l’ideale».


Tra i tuoi colleghi chi ammiri particolarmente? E tra i registi?


«Nel panorama italiano direi Lino Musella, Elio Germano e Luca Marinelli, personaltà di enorme fascino scenico oltreché estetico. Tra i registi Nanni Moretti, Paolo Virzì e Matteo Garrone».




Come vivi la relazione tra personaggio e abiti di scena?


«Ricordo che una volta entrai di corsa in scena, indossando il mantello al contrario, la regista – Emma Dante – si infuriò e disse una cosa che non scorderò mai: “Il costume è come dici la battuta”. Mi è rimasta scolpita in mente, ho sempre grande cura degli abiti di scena, come fossero oggetti personali ai quali tengo. Ho una relazione molto intima con il costume, mi aiuta quasi sempre a dar vita al personaggio, indossarlo mi permette di essere lui al 100%, naturalmente prima viene il lavoro sul corpo e sulla voce, ma l’abito lo completa».


Fuori dal set, invece, che rapporto hai con la moda?


«Ho un debole per il vintage, mi piace vestire bene, di solito non cose appariscenti; ho molti capi in colori tenui, soprattutto camicie, cerco però di portare nel modo giusto anche la semplice combo t-shirt e jeans; ci tengo, non per apparire o altro, piuttosto credo abbia a che vedere con l’immagine che ho di me, per certi versi ciò che indossiamo ci rappresenta»




Cosa ti auguri per il futuro?


«Sicuramente non abbandonerò il teatro, sto pensando di mettere su uno spettacolo, adesso che ho scoperto il cinema, poi, voglio senz’altro continuare, sperando che l’esordio possa darmi una marcia in più; ho voglia di mettermi in gioco, di continuare a imparare, ci sto prendendo gusto».

L’utilizzo dei social network per le attività commerciali: a lezione da GoDaddy

La trasformazione digitale ha implicazioni di vasta portata per le imprese e il mondo del lavoro, nonché per la società nel suo complesso. Questa rivoluzione digitale è così importante che gli specialisti la paragonano alla nascita della stampa più di cinque secoli fa. In questa nuova era, i canali digitali si stanno moltiplicando e il loro utilizzo è in aumento. I social network sono diventati strumenti di comunicazione essenziali. 

Le organizzazioni oggi devono sfruttare le opportunità digitali per sviluppare la propria reputazione, il proprio fatturato, adattare la propria cultura aziendale e fidelizzare i propri dipendenti. Aumentare la visibilità del marchio, condividere notizie, fidelizzare clienti e dipendenti, reclutare, Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, Tik Tok, rappresentano molti vantaggi per l’azienda.

Ma come usarli efficacemente? Questo è un interrogativo di molti imprenditori che hanno poca dimestichezza con il digitale, che è arrivato in maniera così dirompente nelle nostre vite, soprattutto con la pandemia da Covid-19. 

Nella prossima lezione della GoDaddy School of Digital titolata appunto “Social media 4 local”, mercoledì 7 luglio alle ore 16.00, sulla sua pagina Facebook, il colosso dell’hosting mondiale fa scendere in campo Valentina Vellucci, esperta di digital marketing che opera nel settore dal 2010, la quale aiuterà gli utenti a capire come sfruttare al meglio Facebook Local e Instagram Local per dare visibilità alla vostra attività e attirare clienti nella propria zona.  La Vellucci non sarà sola, ad accompagnarla in questo viaggio ci sarà il moderatore di tutti gli eventi, Cosmano Lombardo, ideatore del Web Marketing Festival e CEO di Search On Media Group, e l’influencer Irene Berni, la mente che si nasconde dietro al bed and breakfast e blog Valdirose. 

Ma cosa succede in 5 secondi sul web?

Nell’era digitale, le aziende non possono più ignorare la strategia di social media marketing. Diffusione dei contenuti, promozione di nuovi prodotti/servizi, i social media impegnano, fidelizzano e rendono virali le azioni di comunicazione aziendale. 

Il web, diventato social, permette di creare una nuova relazione con il cliente, più gratificante e più intima. I dipendenti dell’azienda diventano influencer e aiutano a promuovere il marchio, a farlo brillare. Cadono le barriere di business e consumer, lasciando spazio alla condivisione delle esperienze. Avidi del web e delle nuove forme di consumo, grazie a internet i clienti confrontano, condividono e consigliano un prodotto/servizio e questo cambia le strategie di marketing, comunicazione e vendita.

La nuova situazione indotta dai social network è pienamente in linea con la trasformazione digitale delle aziende e il loro utilizzo sta cambiando le imprese con impatti a più livelli:

  • Impatto strategico: a livello di comunicazione, immagine di marca e notorietà;
  • Impatto aziendale: promuovendo la disintermediazione, generando nuove interazioni del cliente con l’azienda;
  • Impatto manageriale: imponendo alle nuove società di adattarsi alla trasversalità del web, generando nuove aspettative di relazione tra i dipendenti (social network aziendali), impattando sui legami gerarchici (nativi digitali più agili e consapevoli degli anziani);
  • Impatto sulle risorse umane: fornendo nuove tecniche di reclutamento e rinnovate aspettative dei candidati.

Inizialmente confinati ai soli reparti di Marketing e Comunicazione, i social media oggi giocano un ruolo determinante in molti reparti delle aziende, indipendentemente dalle loro dimensioni. I Customer Services hanno integrato i social network tra i principali canali di interazione con i propri clienti, i Servizi HR utilizzano le reti come strumenti impareggiabili per sviluppare l’employer brand e attrarre nuovi candidati. Oggi, i reparti vendite integrano completamente i social media nel loro processo di vendita.

SÌ SPOSAITALIA COLLEZIONI

SÌ SPOSAITALIA COLLEZIONI  – Grande successo per i fashion show in passerella durante la prima giornata all’interno dell’edizione fisica della kermesse
La ripresa del settore wedding parte anche dalle passerelle, quelle attesissime di Sì Sposaitalia Collezioni che ha inaugurato la sua nuova edizione, prima fiera bridal a ripartire in presenza con un ricco calendario di sfilate a fieramilanocity (Milano). La manifestazione, organizzata da Fiera Milano e sempre più punto di riferimento per l’intero comparto – come dimostrano i top player del segmento che hanno confermato la loro presenza in mostra – presenta sette attesissimi fashion show e un fashion digital show per offrire ancora una volta uno spaccato preciso dei trend e delle tendenze della prossima stagione con tutta l’emozione che solo un evento fisico può garantire. 

Un appuntamento inaugurato con Elisabetta Polignano che ha riacceso, idealmente, i riflettori sulle spose che verranno, presentando le sue collezioni sartoriali e facendosi portavoce, con la sua sapiente ricerca stilistica, del Made in Italy più prezioso per il quale è riconosciuta in tutto il mondo. Ha seguito Agnieszka Światły con le sue creazioni uniche il cui spirito moderno tradisce una ricerca di lusso tout court che le ha fatte apprezzare in tutto il mondo, e Maison Signore i cui abiti, nati da tessuti preziosi e ispirati a un’eleganza senza tempo, sono delle vere e proprie opere d’arte da indossare.
Uno dei più noti designer del segmento bridal, Antonio Riva Milano, ha presentato in anteprima il suo digital fashion show, “Hillary 2022”, un viaggio nell’anima e nell’estetica della maison in cui protagonisti saranno capolavori di couture, espressione della profonda sartorialità che guida da sempre la mano del designer, prossimo all’apertura del suo nuovo atelier a Palazzo Grazioli a Roma. 

E’ toccato poi ad Amelia Casablanca portare in passerella i suoi abiti che riflettono tutta la magia e l’intensità del giorno del sì accompagnando le spose in un vero sogno da indossare. Poesia e romanticismo declinati in proposte in cui la femminilità è sempre in primo piano saranno protagonisti della sfilata di Bellantuono e Blumarine Sposa mentre il “vissero felici e contenti” di Emiliano Bengasi mostrerà in tutto lo splendore grazie a creazioni preziose e ricercate. A chiudere le due giorni di passerelle la collezione sposa di Antonio D’Errico, Terry IlaFlà dallo stile sofisticato ed elegante, a perfetto corollario di una sposa protagonista non solo nel giorno del sì. 

Un calendario che segna un traguardo importante per una realtà come quella di Sì Sposaitalia Collezioni che si pone, insieme al segmento bridal, come pioniere nell’accogliere quel desiderio di ritorno alla normalità che ha nell’organizzazione di un evento in presenza il suo centro e nella ricchezza della sua proposta la conferma del suo ruolo centrale.  A completamento della proposta, in un percorso di fruizione interattiva della fiera, tutte le sfilate saranno visibili su #iamsposaitalia (www.expoplazasposaitalia.fieramilano.it) la piattaforma digitale che permette a buyer ed espositori di vivere un experience d’eccezione oltre la fiera fisica. 

Estate italiana: alla scoperta di Siena inedita

Visto il periodo complesso per gli spostamenti e i viaggi limitati, gli italiani hanno riscoperto le tantissime bellezze disseminate lungo lo stivale. Anche questa estate sarà per molti versi molto italiana e se le coste sono letteralmente prese d’assalto, vogliamo augurarci che le destinazioni artistiche non siano del tutto trascurate. Proprio per stimolare un turismo più attento e responsabile, l’amministrazione comunale di Siena ha creato un progetto composto da 9 itinerari inediti per scoprire i volti nascosti della città. Un totale di 81 percorsi che possono soddisfare le esigenze più diverse: dalla cultura al food fino al benessere, passando per i luoghi della fede. Gli itinerari si possono trovare sul sito Terre di Siena, un vero motore di ricerca culturale e uno strumento importante per organizzare il proprio soggiorno a Siena.
Nel cuore della Toscana, Siena con le sue mura medievali mostra intatte le sue bellezze storico artistiche, un patrimonio degno delle più̀ grandi capitali europee, che va conosciuto anche tramite i retroscena storici, attraverso associazioni, accademie e circoli privati che da secoli perseguono obiettivi di tutela delle grandi tradizioni italiane in ambito letterario, storico, artistico e scientifico.
La città del Palio, con le sue 17 contrade, raccoglie e tramanda nel vivere quotidiano la cultura popolare di una città che non si esaurisce nei passaggi generazionali anzi ne trae maggiore vitalità̀. La bellezza di Siena – immortalata in opere d’arte di Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti o nelle architetture di Piazza del Campo – può essere scoperta anche tramite una serie di realtà meno conosciute, dimore storiche come l’Accademia Chigiana, i Rozzi o il circolo degli Uniti, senza dimenticare l’Accademia delle Scienze di Siena, detta anche dei Fisiocritici, per finire con i salotti letterari tardo settecenteschi come quello di casa Regoli Mocenni. E proprio centri di fama internazionale come l’Accademia musicale Chigiana o Accademie culturali come quella dei Rozzi rigenerano il rapporto tra Siena e le comunità̀ internazionali, proiettando l’immagine della città oltre ai suoi simboli più conosciuti.
Qui un veloce e personale itinerario di luoghi da non perdere in questo tour senese, guidato ma non troppo.

Partiamo da dove dormire: sicuramente il centro della città offre diversi hotel storici, ma l’esperienza immersive tra le vigne al DIEVOLE WINE RESORT è davvero indimenticabile. Immerso nel verde lussureggiante di uno degli angoli più̀ incantevoli della Toscana, il Resort di Dievole è situato a Vagliagli, a soli 12 Km da Siena, in posizione privilegiata tra le colline del Chianti Classico, i Monti
del Chianti e le Crete Senesi che da lontano guardano il Monte Amiata, oltre ad essere a breve distanza dalle località̀ toscane di maggior interesse storico artistico quali appunto Siena, Firenze o San Gimignano. Il cuore del resort è la Villa Padronale, realizzata nel XVIII secolo, circondata da giardini all’italiana e alberi secolari che, insieme agli altri edifici del piccolo borgo e la chiesetta dedicata a San Giovanni Battista, rappresenta la massima espressione dell’ospitalità̀ d’autore del Chianti Classico. Tra i punti di forza della struttura: due infinity pool panoramiche e la cantina con esclusivo wine club dove è possibile degustare e acquistare vini e oli toscani D.O.P, senza
tralasciare la cucina toscana tradizionale che strizza l’occhio al gourmet. Un mix tra tradizione e ricerca, che si ritrova anche nella produzione dei vini eleganti e freschi, le cui radici affondano nella terra dei vitigni da cui nascono per arrampicarsi sulle solide mura delle cantine per dare vita a etichette importanti. Da sperimentare con compagni di viaggio amanti del bien vivre e del vino!



Siena inedita e segreta: alcune tappe da non perdere


Archivio di Stato di Siena e le Biccherne


Un luogo magico dove il tempo è sospeso e che conserva circa 60 000 pergamene, le delibere e gli statuti della Repubblica, i carteggi e gli atti delle amministrazioni giudiziaria, finanziaria (la piccole opere d’arte dette Tavolette di Biccherna). La tavolette di Biccherna sono, o per lo meno erano all’inizio della loro storia, le copertine dei registri di amministrazione della più importante e antica magistratura finanziaria del Comune di Siena, la Biccherna appunto. Su queste copertine gli ufficiali di Biccherna dal 1257 cominciarono a far realizzare delle pitture. Le tavolette furono commissionate in seguito anche da altre magistrature del Comune di Siena: la Gabella, il
Concistoro, la Camera del Comune, l’amministrazione dei Casseri e delle Fortezze, nonché da diversi enti cittadini: l’Ospedale Santa Maria della Scala, l’Opera Metropolitana, la Compagnia di S. Giovanni Battista della Morte. All’interno dell’archivio è l’esposizione complete delle Biccherne, che vede coinvolti artisti importanti come Ambrogio Lorenzetti, Paolo di Giovanni Fei, Giovanni di
Paolo, Sano di Pietro, Francesco di Giorgio, Francesco Vanni, Ventura Salimbeni, Francesco Rustici detto “il Rustichino”. Un piccolo tesoro da scoprire.



Teatro e Musica: Accademia e Teatri dei Rozzi – Accademia Musicale Chigiana


Il Teatro dei Rozzi fu inaugurato nel 1817, con una grandiosa festa da ballo riservata ai Soci dell’ omonima Accademia culturale. La prima opera rappresentata fu L’Agnese di Fitzenry di Ferdinando Paer ed in breve divenne uno dei principali teatri di prosa italiani.
Nel 1873 venne deciso un nuovo rifacimento del Teatro. In questa nuova veste il Teatro dei Rozzi restò aperto fino al 1945, anno in cui venne dichiarato inagibile a causa dei danni riportati durante la seconda guerra mondiale.
Il Teatro dei Rozzi è stato riaperto al pubblico, completamente restaurato, il 29 maggio 1998, a seguito di una convenzione con il Comune di Siena

L’ Accademia Musicale Chigiana è una delle più prestigiose istituzioni musicali italiane.
Nata nel 1932 per volontà del Conte Guido Chigi Saracini, l’Accademia rappresenta da quasi un secolo uno dei crocevia più importanti perla formazione e la crescita artistica dei nuovi talenti musicali. Sede dell’Accademia è Palazzo Chigi Saracini che conserva uno dei tesori artistici più importanti della città di Siena. La raccolta è composta da pitture, sculture, mobili e suppellettili di vario genere, collezionati nel tempo dal Conte e dai suoi avi secondo il gusto dell’epoca. Si ritrovano dipinti di Bernardo Strozzi, Giorgio Vasari, Stefano di Giovanni detto “il Sassetta”, Francesco di Giorgio Martini, Domenico di Pace detto “il Beccafumi”, Giovanni Antonio Bazzi detto
“il Sodoma”, Marco Pino, Andrea del Brescianino, Francesco Vanni, Alessandro Casolani, Rutilio. Manetti, Bernardino Mei, e di molti altri artisti italiani e stranieri che trovano posto nella preziosa quadreria e nei salotti riccamente arredati del Palazzo, accanto a urne etrusche, bronzetti e preziosi lampadari di cristallo. Nel chiostro il ristorante-bar merita una tappa per un aperitivo.



Percorsi nel verde: Orto Botanico e Orto de’ Pecci


Siena è una città immersa nella natura anche dentro alle mura. Per tutti gli appassionati due green spot da vedere: l’Orto botanico e il cuore verde dell’Orto de’ Pecci. Il percorso all’interno dell’Orto botanico si sviluppa su due livelli tra le terrazze con le piante officinali, per proseguire con le piante indigene della Toscana centro-meridionale. Cuore dell’orto è l’antica serra di fine Ottocento con le specie tropicali, mentre “il podere”, area che si estende fino alle mura è coltivato con viti e olivi, in un contesto che conserva l’aspetto paesaggistico della città. Nella parte alta del podere è stato realizzato un giardino roccioso mentre, più a valle è stato ricostruito un felceto.
Con maggiore predisposizione turistica è l’Orto de’ Pecci, un enorme polmone verde nel cuore della città. In passato era inglobato nelle proprietà dell’Ospedale Psichiatrico: i ricoverati coltivavano i campi e gli orti per il fabbisogno di verdura, frutta e animali da cortile dell’Ospedale.
Oggi l’Orto è gestito dalla Cooperativa sociale La Proposta fondata con lo scopo di inserire nelle proprie attività produttive soggetti svantaggiati che provengono dal disagio psichiatrico e da altre situazioni di marginalità sociale. Si occupa, infatti, in primo luogo della conservazione, cura e gestione del parco verde dell’Orto de’ Pecci che ospita anche un ristorante e bar. Ideale come pausa di relax mentre si visita la città, un luogo unico con vista panoramica nel quale è ricostruito anche un antico orto urbano medievale.



Il percorso delle botteghe storiche


Siena è anche sinonimo di artigianalità che coinvolge diverse attività storiche che si tramandano
da generazioni come le farmacie, pelletterie, fucine di fabbri che conservano il fascino dei secoli passati e in molti casi la storia di famiglie che per generazioni si sono prodigate per far sopravvivere la propria attività. Arredi antichi, insegne, conservate a volte anche da attività che sono cambiate nel tempo, ma che hanno intuito il valore della memoria.
Le botteghe rimaste sono infatti testimonianza della storia, della cultura e della tradizione imprenditoriale senese, monumenti vivi della Siena del passato.

ESPLORA IL PERCORSO DELLE BOTTEGHE STORICHE

Dove mangiare: Osteria le Logge, un vero crocevia tra gastronomia e cultura internazionale


Come spesso accade in Toscana, la proposta enogastronomica è talmente ricca che difficilmente si può restare delusi. Tantissimi gli indirizzi ma questo vanta il perfetto mix tra rispetto della tradizione e innovazione gastronomica. Il ristorante Osteria le Logge nasce dalla passione per l’enogastronomia che ha unito indissolubilmente Gianni Brunelli e la sua compagna di vita, Laura. Nel 1977, i due decisero di profondere tutte le loro energie nell’apertura di questo ristorante a due passi dalla Piazza del Campo. L’atmosfera resta quella tipicamente da osteria che è stata per anni la sede della drogheria Barblan & Riacci, di cui Gianni, peraltro, non ha voluto cambiare molto, facendo convivere l’atmosfera tradizionale della bottega con la sperimentazione e la ricerca della qualità arricchita da nuove proposte più innovative. Un ristorante che è diventato vero luogo di ritrovo con vocazione cosmopolita per intellettuali, politici, artisti, gastronomi e semplici visitatori.



Armonico, quattro giovani millenial rivisitano la sushi culture

Armonico è il primo progetto che può essere realmente definito “Fine-Delivery”. 

Quattro giovani under 30, Daniel Fompowou, Francesco Riganelli, Gian Marco Virgini e Teo Re Fraschini, ad inizio 2020 hanno iniziato a pensare ad un progetto corale che vedeva la fusione di un ristorante giapponese con un cocktail bar. Le problematiche pandemiche hanno rivoluzionato il format rendendolo unico nel suo genere.

Il nome Armonico si ispira alla filosofia giapponese Ikigai, termine che non ha una vera e propria traduzione italiana ma il suo significato è “ragione di vita, di esistere”, ovvero tutto ciò che rende la vita bella da vivere, la felicità intesa come scopo di vita. L’Ikigai è il centro di quattro che si intersecano tra loro, allo stesso modo il concept di Armonico ha al proprio centro il Fine Delivery. 



Quest’ ultimo è vivere un’esperienza fine dining tra le mura della propria casa o dell’ufficio dove ogni dettaglio è stato pensato con l’approccio di un ristorante gourmet, partendo da grande qualità e ricerca nelle materie prime, che vengono poi lavorate con autenticità e rigore nelle preparazioni e nella presentazione. Le proposte sono esclusivamente di pesce crudo, frutta e verdura, ideali per mantenere un alto livello qualitativo con il servizio delivery. La gestione interna del servizio di consegna con propri rider e propri mezzi elettrici garantisce competenza e un totale controllo di tutte le fasi del processo, oltre al rilevante particolare che la copertura di consegna è ad ampio raggio; infatti, sono serviti i cap di tutta l’area di Milano ed in qualche caso, su richiesta, anche del vicino hinterland. 



Questo contatto tramite chat è un elemento sicuramente innovativo per il mondo della ristorante, il “concierge” Ambrogio (non vi ricorda quello di una famosa pubblicità di cioccolatini?) è sempre al servizio del cliente che può così porre domande riguardo a problematiche, particolari esigenze dell’ordine.

Accanto al concept iniziale, è stato aggiunto il pay-off “Sushi Culture”, una testimonianza dell’intento di totale trasparenza nei confronti del cliente, attraverso elementi e contenuti che verranno pubblicati nel blog che mostrano e raccontano il lavoro di selezione e ricerca che viene fatto sulle materie prime tra pescato e allevamenti certificati Friend of The Sea e in questo modo gli permettano di percepire la qualità del prodotto. La sala fisica del ristorante verrà invece completata e aperta ai clienti in un secondo momento in via Pastrengo, nella sempre più vivace zona Isola, oggi è il centro di produzione e distribuzione. 



La cucina è guidata da Josè De Souza, chef brasiliano di San Paolo, incontrato da Teo, uno dei tre fondatori, nel 2016 in un piccolo ristorante giapponese a Lisbona portato in Italia 30 ore dopo per seguire il nuovo progetto. 

L’offerta è molto ampia, sono circa un centinaio le proposte nel menù, tra uramaki, gunkan, hosomaki, nigiri e sashimi, incluse una decina di box degustazione, e tende ad assecondare la stagionalità, in particolare per ciò che riguarda la parte vegana, molto più ricca ed interessante rispetto alle abitudini. 



Armonico 

via Pastrengo, 15 – 20159 Milano
armonico.it
Instagram & Facebook @armonico.sushi.milano 

Il muralismo di Jorit tra volti di resistenza e facciate di periferia

Incidere la corteccia di un albero, per far sgorgare la linfa. Il terreno, per frangerlo e nutrirlo di acqua. O la cute, per decorarla di simboli e significati, come le cicatrici ipertrofiche che hanno modificato e magnificato il corpo di tante etnie africane che portano incise, come bassorilievi su pelle, il passaggio da uno stato indifferenziato all’appartenenza a una cultura, l’individuo che diventa inclusione, che diventa tribù. Questa pratica si chiama scarificazione e nella simbologia del suo mal d’Africa Jorit l’ha tradotta nella comunione dei suoi volti, quelli graffiati nel cemento dei palazzoni popolari con strisce rosso ruggine in un patto iniziatico di fratellanza, in quell’uno per tutti, tutti per uno che è anche la forza corale dei suoi murales. Come le strisce che egli stesso si è fatto imprimere sul volto dall’artista romano della body modification Gabriele Di Dio, come un’opera tra le sue stesse opere, come segno di affiliazione a una tribù che non riconosce la predominanza di un colore come superiorità di una razza, che non si identifica in un “Dio” come esclusività di un credo e che non vede nelle diversità vincitori o vinti, perché questa tribù ha un solo volto, quello unico dell’umanità.



Jorit, il graffiti artist italo-oladese, è figlio della periferia napoletana, quella come altre sfuggite di mano al concetto modernista di “cerniera” e poi diventate un groviglio urbano ed esistenziale fuori controllo. E nel chiaro-scuro di queste vite di confine e di schiere di caseggiati di quartiere, il suo muralismo è diventato la pacifica arma civile di un manifesto di riscatto sociale. Il baricentro ideale dal quale le sue opere si sono diffuse a raggiera, internazionalizzate e museificate, ma con un magnetismo circolare alla fine sono quelle che ritornano sempre al loro punto di partenza, a casa, nei vulnerabili e contraddittori luoghi che più hanno bisogno di riqualificazione, di punti di riferimento e di simboli di resistenza, risveglio e speranza. Barra, Ponticelli, San Pietro a Patierno, San Giovanni a Teduccio, Scampia, Forcella, Quarto. Ritornano sulla strada ad essere arte del popolo e per il popolo con i suoi messaggi di condivisione e comprensione universale.



I volti iper-realistici che troneggiano nella loro imponenza sono marchiati da due linee che sembrano quasi unirsi a formare una lingua di fuoco a due punte, segno distintivo che arde sulle guance di questi guerrieri uniti nella stessa lotta, che poi lotta non significa necessariamente spargere sangue, ma destare alla riflessione le coscienze dormienti, indifferenti o semplicemente impaurite. Jorit ha così (r)accolto nella mappa della sua tribù urbana attivisti, difensori dei diritti umani, sportivi, musicisti, politici, intellettuali e sognatori, quelli che hanno pagato con la vita la speranza di un mondo migliore e quelli che, nonostante tutto, continuano a crederci, quelli che hanno lottato per abbattere le disuguaglianze e quelli che di discriminazione, invece, sono morti. Una galleria di visi, che vestono di nuovi panni facciate nude e spoglie, e di occhi, che parlano di rivoluzioni che inneggiano al diritto di essere uomini, umani ed uguali, come quelle di Nelson Mandela, Antonio Gramsci, Che Guevara, Angela Davis, Rosa Parks, Martin Luther King, Muhammad Alì, Pier Paolo Pasolini, Antonio Cardarelli, Ilaria Cucchi.



Nella grande famiglia allargata dell’ex scugnizzo d’oro, come ad alcuni piace chiamarlo, a fare squadra non troviamo solo personalità di pubblica piazza, ma anche gente qualunque, gente del popolo, anonimi ai più o tristemente noti per aver “barattato”, loro malgrado, un pezzo di cronaca con la vita come  Luana D’Orazio, morta sul lavoro a soli 22 anni, Davide Bifolco, il ragazzino del Rione Traiano assassinato dalle forze dell’ordine al termine di un inseguimento, Marcello Torre, il sindaco che ha perso la vita per mano della camorra, George Floyd ucciso dalla polizia a Minneapolis, e ancora Niccolò, il bambino autistico, Kukaa, il piccolo migrante morto con la pagella in tasca, e Ael, soprannominata la Zingarella, volto della comunità rom e simbolo di inclusione sociale come recita il titolo del murale “Tutt’eguale song ‘e criature”. E forse proprio loro, speranza di futuro, sono la chiave di tutto come trasuda nella bellissima opera in bianco e nero intitolata “I Sogni” e a loro Jorit dedica un pensiero: “i bambini nascono tutti uguali e hanno tutti diritto alla salute, al cibo, all’istruzione, a una casa e a provare a realizzare i propri sogni. I sogni dei bambini sono un buon motivo per lottare e per sacrificare tutto in favore di questa causa, perché sono innocenti e indifesi e sono i “grandi” che devono lottare per loro”. Perché “se è tempo di cambiare il mondo” forse bisogna partire proprio da qui, dalla parte migliore di noi.

Vindome è l’app alla portata di tutti, per investire sui vini pregiati. È l’era dello smart wine investment

Una nuova opportunità dal mondo del wine trading, si accende per chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questo affascinante settore, o per chi ne è già stato conquistato, ma desidera una chiave d’accesso più semplice e immediata.
La categoria di investimento alternativo con maggiore crescita dopo l’arte, che ha registrato incrementi a due cifre, persino in pieno lockdown.

Quest’impresa visionaria è nata da una conversazione tra due amiche, la CEO Ingrid Brodin e Victoria Palatnik, con un affermato wine merchant alla fine del 2018, davanti a un calice di rosso (Ça va sans dire), per trovare un canale di comunicazione efficace con le nuove generazioni. Vindome, per l’appunto, è la risposta che permette di avvicinarsi a questo universo, con un metodo e un’innovativa gamma di strumenti, volti a semplificare lo studio dei rating degli En Primeur, ovvero i vini ancora in botte e, perché no, provare a investire guidati da una maggiore consapevolezza.

Un’app che apre le porte a una nuova era per consumatori e collezionisti, la prima in grado di spiegare in maniera completa e con un linguaggio semplice e immediato, le dinamiche fondamentali per investire sui vini giusti, semplificandone i procedimenti. Uno strumento innovativo per dedicarsi, in tutta serenità, a una passione fatta di gusto e di attesa, il cui andamento non volatile, non soggetto alle regole dei mercati, richiede solo i suoi tempi, quelli di una maturazione ottimale che culmina nel suo valore in bottiglia.
Questo sistema si fonda su una tradizione, fiore all’occhiello, delle vigne di Bordeaux già dal XVIII secolo, che chiama a raccolta gli esperti del settore di tutto il mondo, dalla stampa, agli enologi, ai ristoratori più accreditati, mantenendo alto il prestigio delle vigne del Bordeaux e dei suoi chateaux.

Una settimana cruciale che detta le sorti e i trend del settore e che Vindome segue dal vivo, mettendo in vendita in tempo reale sui suoi canali gli En Primeur sui quali investire, al netto di dazi e IVA, prima del loro imbottigliamento e immissione sul mercato. Chiusa questa plenaria annuale per gli eruditi del settore, Vindome rivela giorno per giorno i singoli rating delle etichette contemporaneamente alla loro messa in vendita, permettendo così agli utenti di cominciare a investire e aggiudicarsi le bottiglie più prestigiose, da cui trarre profitto sfruttando l’aumento di prezzo della bottiglia, una volta messa in commercio. Un esempio? Puoi riuscire a comprare un Margaux meno di 20 euro in attesa del rialzo del suo prezzo di mercato.
Per essere aggiornati sulle quotazioni e l’andamento della campagna basterà seguire i canali social di Vindome, in particolare twitter (@vindome_wine), o sottoscrivere la newsletter dedicata all’indirizzo [email protected].

L’emozione continua, seguendo l’andamento del vino su cui hai puntato, e quando cominci ad avvicinarti al periodo del suo apogeo, inizia la valorizzazione massima e i prezzi iniziano a lievitare, fino al momento di vendere o di condividerlo con chi desideri.

Un sistema tenuto in piedi da una logistica impeccabile, che mette d’accordo la regolamentazione dei vari paesi, punto di forza numero uno che ha conquistato la fiducia di grandi collezionisti e ristoratori di portata internazionale, semplificando la vita di chi vende e chi acquista, con transazioni rapide e dinamiche. Altra carta vincente di questo rivoluzionario sistema è la registrazione di ogni vino sulla blockchain, attraverso la quale si può controllare, provenienza e percorso di ogni vino, prima di ogni acquisto.
Caratterizzati da un costo notevolmente inferiore rispetto a quello futuro di mercato, gli En Primeur o, come vengono anche definiti, i “Futures dei vini”, costituiscono un’opportunità di acquisto di vini rari, prodotti in quantità limitate, e consentono di trarne un considerevole profitto, in alcuni casi anche più del doppio.
Ci sono, poi, nuovi progetti di aziende del Bordeaux che investono sulla biodinamica, tema di grande interesse per i giovani che scelgono di focalizzare i loro investimenti sui mercati green.

Una vera rivoluzione del wine trading, che mette d’accordo produttori e consumatori, abbassando tutti i confini legati a tempo e logistica, e che accompagna i suoi utenti dall’acquisto, al consumo e alla rivendita più vantaggiosa, con vere e proprie occasioni che danno accesso a vini di pregio, a cifre più basse rispetto ai normali valori di mercato.



Thayna Soares, a day with Giorgio Armani

“Lavorare con Giorgio Armani è un onore che apre le porte dei sogni”, sono le parole di Thayna Soares, modella haute couture e influencer, che conduce con sé Manintown dietro le quinte della sfilata uomo SS 2022.

“Ho avuto l’opportunità di essere una delle poche modelle scelte da Mr Giorgio Armani per la sfilata che racconta l’uomo della prossima Primavera/Estate. L’energia del backstage e il team di produzione in fibrillazione, così come il pubblico presente, mi hanno riportata alle sfilate pre pandemiche.

Il ritorno ad una nuova normalità ha motivato la line up che ha dato il massimo per una sfilata memorabile.

Casting perfetto, hair e make up raffinati come sempre, forme morbide e colori caldi hanno reso l’atmosfera rilassata e ovattata.

E’ incredibile come Armani possa essere così innovativo attraverso i tagli e i contrasti che l’hanno reso unico e inimitabile nel corso degli anni.

Sono circondata da tanto affetto e per me è un onore portare Manintown dietro le quinte di una delle mie passerelle preferite di sempre”.

Scatti di Stefano Guindani e Marco Erba

Assistente Rinaldo Sgarella






Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento, l’albergo-museo che tutti aspettavamo

Dormire in un museo oggi si può, un museo tra le comodità di un albergo; a realizzare questo sogno è l‘Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento: 100 camere per 100 artisti nella zona più panoramica della città, il Paradiso dell’arte unito alla mirabilia del paesaggio. 

La struttura è nata nel lontano 1970 dalla famiglia Colonna; oggi il visionario Mario insieme ai figli Alberto ed Ignazio, gestisce quello che è a tutti gli effetti un museo a cielo aperto e stanze chiuse: installazioni, quadri, fotografie, sculture, dal giardino, percorrendo le scale dell’albergo e nelle stanze, il cliente può lasciarsi sorprendere dall’esclusività dell’opera e dalla possibilità unica di vivere l’opera stessa e goderne per sé soltanto. Sembravano scene da film mentre oggi divengono realtà all’Art Hotel Gran Paradiso, l’esperienza dell’hotellerie e la grande passione per l’arte contemporanea della famiglia Colonna vi accompagneranno in un viaggio unico ed indimenticabile.



Da amateur, Mario Colonna nel ’74 mancando per un soffio l’acquisto di un capolavoro di Francis Bacon in una Londra fumosa, diviene un appassionato collezionista d’arte contemporanea e l’Hotel viene trasformato in Art Hotel Gran Paradiso nel 2008 inaugurando un progetto davvero unico chiamato 100 al cubo: 100 camere, 100 artisti e 100 anni. 

Sono tutte camere allestite e pronte all’esibizione, gli artisti coinvolti arrivano dai più importanti panorami d’arte contemporanea nazionale ed internazionale, tra loro Claudio Parmiggiani, Friedensreich Hundertwasser, Fabio Mauri, Giulia Piscitelli, Mimmo Paladino…

Un progetto di mecenatismo e una collezione permanente tra le più grandi in Italia e soprattutto “da vivere” singolarmente; nessun museo potrà offrirvi questa immensa possibilità, la fortuna di dormire ai piedi di un Takeo Hanazawa, o di contemplare per una settimana intera un Hundertwasser. 

E’ esattamente di fronte all’Art Hotel Gran Paradiso che l’artista Lello Lopez vive, ai Campi Flegrei, luogo dove trova costante ispirazione, l’heimat tanto ricercato. 
Nella stanza 121 ci regala i disegni dei pavimenti calpestati da bambino, le mattonelle delle case vissute da ragazzo con i genitori, anche i limoni riportati in bianco e nero sulle pareti della camera sono il frutto del suo materiale mnemonico. 

Per Lello Lopez, classe 1954, il passato ci sfiora sempre, l’inizio torna a toccarci, è una spirale raccolta che raccoglie gli oggetti del passato pronti per essere rivissuti e usati per una nuova opera che intitola “Memorie” (2016).

opera di Lello Lopez, stanza 121


E’ di Sasà Giusto la stanza delle “chiavi”, l’opera concettuale e minimale che riporta disegni di ogni tipo di chiave, di ogni forma, con etichetta e numero di camera, infilate in un portafoglio, chiavi d’auto e antiche chiavi da portone, chiavi sospese nel vuoto e chiavi inserite nelle serrature, pronte ad aprire chissà quale porta, chissà quali altre stanze. Una ricerca concettuale legata all’attività che la ospita. 

Carmine Rezzuti porta in stanza i rami e i pezzetti di legno recuperati dal mare, assemblati e colorati con i toni della natura. Messi così in fila sulla parete sembrano lasciare un messaggio…a voi decifrarlo. 

Nella stanza 127 potrete dormire con i figli di Mario, il proprietario, si perchè Martin Maloney ha ritratto la sua progenie con la tecnica della bad art, tratti volutamente grezzi ma dal dettaglio esplicativo, uno sguardo stanco, un sorriso celato, sono i 5 ritratti che vi accompagneranno, giorno, e notte. 

Claudio Parmiggiani lo scoprirete nella 130, con delle piccole-grandi opere; un numero più in là e arriverete al primo amore di Mario Colonna, Friedensreich Hundertwasser, scoperto ad una mostra a Bruxelles. 

opera di Julia Krahn

Julia Krahn, artista sensibile, porta il fondale marino sulla terra con un resto raccolto dal Vesuvio. 

Da questo pezzo ha lasciato colare una striscia di ceramica bianca, sottolineando il contrasto di colori anche sulle pareti immerse nell’azzurro turchese di un mare e di un cielo surreali, dove la materia si fonde e si confonde. 

Personale rappresentazione della natura e dei suoi 4 elementi di Wattanachot Tungateja, artista tailandese; per gli amanti della Pop Art le avventure di Paperino, Pluto ed Hello Kitty in un’esplosione di colore di Angelo Volpe; Salvatore Manzi ci porta in un’immersione desertica, in contemplazione avvolti dalle note calde dell’arancio e dei rossi. Unico segno di umanità, le tende beduine, ma non ci è dato sapere se siano abitate oppure no.

Opera di Serse Roma, stanza 213


Nella camera 213 la matita è protagonista, i disegno di Serse Roma sono onirici e grandiosi come la Luna che rappresenta nella faccia che mostra, e astratti nelle canne di bambù che si riflettono sull’acqua. Perfetti come una fotografia. 

Daniela Morante – La stanza della quieta Esistenza 
Una meravigliosa serenità si è impossessata di tutta l’anima mia , simile a questo dolce mattino di primavera che mi godo con tutto il cuore. Sono solo e gioisco della mia vita in questo luogo che è stato creato per anime come la mia. Sono così felice, mio caro, talmente immerso in questo sentimento di quieta esistenza, che la mia arte ne soffre. Non potrei disegnare ora nemmeno un tratto, eppure mai come in questi momenti sono stato pittore più grande.” J.W. Goethe, I dolori del giovane Werther 

E’ con questa citazione che si apre la stanza di Daniela Morante, artista per cui la cromoterapia assume un significato importante. Dal soffitto scendono righe di colore e piccoli pezzetti di specchi che riflettono la luce che entra dalle finestre. Sono le sfaccettature del mondo, quelle esterne che si riescono a vedere solo quando “ci si avvicina”, e “ci si avvicina” solo con il cuore, questo lo spiega grandiosamente Goethe nel suo lavoro più grande. 

opera di Giulia Piscitelli, il Tempio di Hera

Giulia Piscitelli 

Ospite 
In questo spazio anonimo 
disfati del peso della tua valigia
spogliati
distenditi sul letto 
guarda nel vuoto
e troverai la terra
del Tempio di Hera
 

Il tempio di Hera, moglie di Zeus a cui fu omaggiata la Basilica di Paestum, è riportato in blu e oro sul soffitto della stanza; un invito dell’artista a lasciare fuori dallo spazio i pesi della vita, ad essere centrati e a lasciarsi trasportare dalla luce che viene dall’esterno.

Maurizio Elettrico 
Il Fellini della pittura, Maurizio Elettrico, arricchisce la stanza dell’Art Hotel Gran Paradiso con personaggi immaginari, onirici e fantastici. I simboli disegnati a mano libera sui muri sono ripresi a creta in decori nobili e suggestivi; dai cerchi di plexiglass colorato frasi latine “Deus est Motus” (Dio è movimento).

Elfi, Ufo volanti, draghi sputafuoco, maestose fenici accompagneranno i vostri sogni più belli…o i vostri peggiori incubi. 

opera di Donatella Spaziani


Donatella Spaziani ha dato ben da lavorare anche a tutto il team dell’Art Hotel: una stanza che fuoriesce dal contesto e si differenzia da tutte le altre per colore, fantasia, concetto. 
La Spaziani l’ha letteralmente arredata con una carta da parati rossa da cui spiccano argentee rose. L’effetto optical prosegue sul pavimento con delle maioliche bianche e rosse con dei soli al centro e, composta in una cornice, la figura (o)scura di una donna che pare riposare. Shhh…

Luisa Terminiello 
Una delle poche fotografe coinvolte nel progetto, Luisa Terminiello porta una raccolta di scatti in bianco e nero dove il volto si nasconde, da maschere, maxi foglie, indumenti e grandi recipienti colmi d’acqua. E’ l’espressione del volto a mancare, ma non quella del corpo. 

Imma Indaco
E’ nelle radici che si trova la vera bellezza, così sembra dire sottovoce l’artista che collega i codici del dna alle infinite intersezioni di una lavorazione ad uncinetto. E lo fa a matita con una cura quasi maniacale su dei semplici fogli che non hanno bisogno di altri imbellettamenti. 

opera di Nicola Gobbetto



Nicola Gobbetto 
E’ alla fiaba di “Biancaneve e i sette nani” che si rifà questa foresta fatta di mattonelle colorate. 
Sono le prime traspiranti create da una fabbrica del nord italia, acquistate ben 10 anni fa. 
Una frase impera alla testa del letto “Stay Beautiful”, speriamo per i prossimi 100 anni ma con un principe già accanto!

Takeo Hanazawa 
Da lontano un’onda di Hokusai, le stesse delicate tonalità dei bianchi e dei blu, avvicinandosi scopriamo invece che la composizione è formata da teschi innevati, che ricorrono anche sui frutti ancora appesi agli alberi che spuntano dalle pareti. Una metafora della vita a cui nulla può sfuggire, soprattutto la morte. Ma questi toni pastellosi sembrano comunicarci che l’accettazione è l’unica via per la felicità, chissà che anche questa stanza porti nella notte degli splendidi consigli. 

opera di Takeo Hanazawa

L’arte per lo spirito si fonde all’arte culinaria all’Art Hotel Gran Paradiso, il Tonì Restaurant offre un menù che canta tutte le succulenti prelibatezze della gastronomia locale, dalla mozzarella con la lacrima ai grandi limoni rugosi della Costiera. Potrete godere di un panorama unico dalla collina affacciati sul grande terrazzo del ristorante e abbracciare, come un’opera d’arte, il tramonto che vi saluterà ogni sera.

L’ospitalità tipica partenopea la vivrete anche alle “Colline di Sorrento”, tappa immancabile della città, accompagnati da un’ospitale famiglia che vi racconterà l’affascinante e duro mondo delle limonaie. Anche questo paesaggio lo si vive come immersi in un profondo quadro, tra agrumi profumatissimi e nostalgici ricordi. 

L’Art Hotel Gran Paradiso offre un soggiorno autentico, unico, incomparabile; accontenterà gli amanti dell’arte e avvicinerà i neofiti; cullerà la vista con il placido mare e lenirà lo spirito dei più inquieti. Sarà divertente scegliere ogni volta una nuova stanza tra le 100 e scoprire, come un libro aperto, l’artista e la sua opera d’arte da vivere.

Art Hotel Gran Paradiso 
Sorrento in Via Catigliano, 9
Telefono +39 081 807 37 00 – Fax: +39 081 878 35 55
E-mail: [email protected]

TBD Eyewear: a Pitti 100 arrivano gli occhiali eco

TBD Eyewear, marchio Made in Italy di occhiali di lusso fondato dagli imprenditori Fabio Attanasio e Andrea Viganò presenta, in occasione di Pitti 100, la collezione Lino & Orange – Econews.
Una linea che include ricerca e valore artigianale, per un glamour che convice l’esteta uomo e donna. Nel concetto ormai ben collaudato della sostenibilità, l’etichetta italiana svilluppa, per intero, il processo del lavoro “fatto a mano” andando a coinvolgere una filiera di produzione attiva nel nostro Paese. Le lastre in acetato, così come le cerniere montate a mano e le viti sono prodotte da una piccola azienda veneta, su stampi recuperati dagli anni ’30.


A Pitti Uomo, che taglia il traguardo delle cento edizioni, TBD Eyewear presenta la collezione Lino & Orange – Econews, che conferma quanto già proposto per l’estate 2021. Il progetto della linea primavera/estate 2022 ripropone le lenti arancioni abbinate alla montatura eco-sostenibile nera dei modelli Donegal, Lino, Welt e la montatura Dark Tortoise del modello Denim: per un’allure dal carattere smaliziato ed accattivante.




Fabio e Andrea propongono modelli dalla silhouette pulita, caratterizzata da forme rotonde e classiche, particolarmente unisex; gli occhiali sono leggeri, a tutto vantaggio della comodità. Peculiarità che hanno permesso, al marchio, di ricevere il premio “RisingStar”nel settore Fashion in occasione del “Save the Brand 2019”.

Ma scopriamo i nuovi modelli per la spring/summer 2022. Nel padiglione di Pitti Uomo 100, TBD Eyewear presenta LINO, un modello iconico che prende il nome dal tessuto grezzo, tanto apprezzato in estate.
Robusto e squadrato, è relizzato in materiale biodegradabile e riciclabile al 100%. Saranno quattro i colori sostenibili proposti: Trasparent, Black, Havana e Dark Tortoise. Ad affiancare LINO, le nuove proposte Welt, Donegal, Twill, Panama, Oxford e Denim, interamente rispettosi dell’ambiente.




Infine, per la loro passione sartoriale, Attanasio e Viganò lanciano sul mercato i timeless legati all’Alta Sartoria titolando, i modelli, con i nomi di alcuni capi, stampe e tessuti che hanno segnato le tendenze di epoche diverse: Tartan, Twill, Blazer, Lapel, Cran, Pleat, Shetland, Ulster, Vicuña e Cran Kids.

Weekend d’estate: dove fuggire lontano dal caldo

Quando le temperature sono roventi e superano ogni aspettativa, arriva il momento di trovare un po’ di ristoro e rigenerarsi in località che anche solo per un fine settimana possono regalarci un momento di respiro. In questo caso, con la montagna non si sbaglia mai: clima mite di giorno e serate fresche da trascorrere sotto coperta anche davanti al fuoco. Se per voi il mare può ancora aspettare, ecco qualche consiglio per trascorrere i primi weekend estivi.


Una vacanza attiva al Residencehotel Ambiez

Un solo residence, cento modi per vivere la montagna. Questo è il punto di forza del Residencehotel Ambiez, dove ciascuno può trascorrere la vacanza che ha sempre desiderato scegliendo una delle diverse tipologie di appartamento disponibili e aggiungere i servizi su richiesta preferiti: dalla giornata in spa, alla cena nel ristorante dell’hotel ( o in comodo delivery) fino al pane caldo consegnato direttamente ogni mattina alla reception. Tutto questo a Madonna di Campiglio, centro indiscusso dello sport e della movida della Val Rendena, un vero mix di divertimento e grandi sfide fisiche, dallo sci allo snowboard in inverno, dal golf alle passeggiate in montagna con la bella stagione.

La spa del Residencehotel Ambiez di Madonna di Campiglio, ideale per un weekend d’estate in pieno relax

Alla scoperta della Val Badia: Dolomiti Wellness Hotel Fanes 

Circondato da prati e boschi di larici nella terrazza più soleggiata della zona, a circa 1500 metri di altitudine, il Dolomiti Wellness Hotel Fanes gode di un panorama incantevole, tra le vette delle Dolomiti dell’Alta Badia da una parte e la valle dall’altra, con il piccolo abitato di San Cassiano raggiungibile in cinque minuti a piedi. In questo magnifico territorio, che vanta 400 km di sentieri escursionistici e percorsi di varie difficoltà, da quest’anno il Dolomiti Wellness Hotel Fanes offre ben 5 escursioni guidate a settimana. Nuova anche l’offerta di tour guidati in mountain bike, noleggiabili gratuitamente dagli ospiti dell’hotel, per scoprire l’Alta Badia su due ruote.  

Il Wellness Hotel Fanes si trova in Alta Badia ed è il luogo perfetto per un weekend d’estate dedicato al benessere

Un soggiorno all’insegna del beauty allo Josef Mountain Resort 

Per godere delle splendide sensazioni che la Natura ci regala lo Josef Mountain Resort di Avelengo, elegante 4 stelle a pochi chilometri dalla vivace Merano, ha pensato di portare il bosco all’interno della propria spa, attraverso trattamenti unici e rigeneranti che utilizzano esclusivamente ingredienti e principi attivi di provenienza locale certificata, 100% Made in Alto Adige: dai prati alpini arriva il fieno per i tradizionali “bagni di fieno”; i pregiati oli essenziali Bergila, utilizzati per bagni, impacchi e massaggi, provengono da Falzes, vicino a Brunico; mentre la linea Rosalpina & alpine herbs, ricca di estratto di rododendro e preziose cellule fotostaminali della ditta Piroche di Merano, è protagonista nei trattamenti viso/corpo rivitalizzanti e rigeneranti. Non solo, ci sono anche altre erbe e cristalli di montagna che fanno parte degli esclusivi rituali di benessere presenti nel menù della Forest Spa.


La piscina esterna del Josef Mountain Resort di Avelengo, a Merano: la cornice ideale per un weekend d’estate da trascorrere fra relax e beauty care

Un weekend liberatorio all’Hotel Gnollhof 

Un luogo placido, scandito dal ritmo della natura e circondato da boschi intonsi. Adagiato su un poggio panoramico che domina la valle d’Isarco è la meta d’elezione dei bon vivant che desiderano immergersi nella purezza della natura, rigenerare i sensi e l’anima in una SPA dal panorama assoluto e gustando sapori e aromi autentici del territorio. L’imperativo qui è sciogliere lo stress in una delle 54 camere e Suite super-panoramiche, dedicarsi alle attività nel verde e rilassarsi in aree benessere circondate solo ed esclusivamente da boschi e da tinte verdi che non si perdono mai d’occhio.

L’area relax esterna del Gnollhof Hotel in Valle Isarco in cui trascorrere un weekend d’estate rigenerante

Scoprire una spa premiata presso l’Astoria resort Seefeld

Il luogo perfetto per una vacanza chic e rigenerante nella natura. Situato sull’altopiano di Seefeld, in posizione leggermente defilata rispetto al centro del paese, fa parte dei 24 migliori hotel in Austria. Con i suoi spazi immensi permette di prendersi cura di sé cancellando lo stress di questo particolare periodo. Tutto ha inizio nei 4.700 mq di centro benessere della Spa-Chalet e Astoria Aktive Alpine Spa: la luce e la natura che circondano il resort sono parte integrante degli ingredienti che aiutano a distendere anima e corpo e sono il leitmotiv delle lussuose cabine destinate ai trattamenti di Balance Alpine 1000+. Questa spa è anche prima in classifica nella categoria spa della “Relax Guide – Spa Award”, autorevole guida tedesca che l’ha decretata struttura d’eccellenza con il riconoscimento di 4 gigli, 19 punti su 20 possibili.

L’hotel Astoria Resort Seefeld è uno dei migliori d’Austria e ti aspetta per una pausa all’insegna di benessere e lusso

Models to follow: Clinton, Daniel, Santiago

Da alcuni anni nel milieu creativo nostrano sta emergendo «una nuova generazione di italiani» – come la definisce un saggio pubblicato nel 2009 – con ascendenze eterogenee. Sono portatori di una visione e un ethos altri rispetto a quelli predominanti in un contesto impregnato di eurocentrismo, di valori spesso stereotipati che (finalmente) iniziano a cedere il passo all’intraprendenza di personalità determinate a imporsi nella musica (si pensi a Mahmood o Ghali) come nella tv (Skam Italia, Summertime, Zero…) o nella moda.
In quest’ultimo ambito, nello specifico, si fanno largo volti nuovi, modelli che prestano un’immagine fresca ed energica alle griffe di turno, spesso nati o cresciuti nel nostro Paese, forti di un background multiculturale e al contempo italianissimo; mostrano un approccio per certi aspetti più immediato e naïf – eppure d’effetto – alla professione, sulle passerelle come negli shooting.
Un’attitudine spontanea che trova degli interpreti ideali in Clinton, Daniel e Santiago, tre giovani talenti che, supportati dall’agenzia Models Milano Scouting, muovono i primi passi nell’industria fashion. Si sono ritrovati sullo stesso set, sorridenti e rilassati in total look Levi’s (poiché si tratta del marchio Usa, sarebbe più appropriato parlare di total denim, in lavaggi scuri dall’inconfondibile tonalità indaco) davanti l’obiettivo del fotografo Manuel Scrima.
Gli abbiamo rivolto alcune domande, per restituire un ritratto accurato di questi ragazzi, esempi di un’italianità diversa nell’accezione migliore del termine, slegata da cliché estetici o caratteriali.


Uno scatto in primo piano di Daniel, Clinton e Santiago durante lo shooting per Levi’s

Dall’alto: giacca in denim Levi’s Red Tab, camicie in denim Levi’s Red Tab

Primo piano di Daniel, Clinton e Santiago durante lo shooting in total look Levi’s

Da sinistra: camicie in denim Levi’s Red Tab, giacca in denim Levi’s Red Tab

La giacca Levi’s Red Tab indossata dai tre modelli italiani durante lo shooting

Da sinistra: camicie in denim Levi’s Red Tab, giacca in denim Levi’s Red Tab

Daniel, Clinton e Santiago in total look Levi’s

Dall’alto: camicia in denim Levi’s Red Tab,
giacca in denim Levi’s Red Tab, underwear Levi’s, jeans 551Z Authentic Straight Levi’s Red Tab,
camicia in denim Levi’s Red Tab

Clinton

Clinton è un 17enne afroitaliano appassionato e caparbio. Il segno distintivo del suo look sono i dreadlocks raccolti in hair jewels metallici, sfoggiati anche nell’editoriale sopracitato in cui indossa jeans e altri capi Levi’s, che ha rappresentato il suo primo, vero banco di prova nel modeling.

Come sei diventato un modello?

«Me l’hanno sempre suggerito, inizialmente mi sono rifiutato di provare, poi però ho cambiato idea».

Finora qual è stata l’esperienza migliore?

«È appunto questa, avere l’opportunità di partecipare a uno shooting ed essere intervistato».

Raccontaci qualcosa di te…

«Adoro giocare a calcio e mi piace scoprire cose nuove sul mio continente d’origine, l’Africa, ad esempio la storia dei singoli stati, argomenti che non abbiamo mai affrontato a scuola».

Anche in Italia si sono svolte proteste legate al Black Lives Matter, si comincia a prestare maggiore attenzione alle discriminazioni, a parlare di afrodiscendenti ecc. Tu come vivi e ti rapporti a tutto ciò?

«Secondo me ciascuno può pensarla come vuole, tuttavia la libertà di pensiero non deve mai tramutarsi in atti come offese o aggressioni per il colore della pelle, che purtroppo vediamo quotidianamente e limitano la libertà altrui, altrettanto fondamentale».


Cos’è per te la moda?

«Trovo che, perlomeno in quest’epoca, le persone vogliano vestirsi per esprimere il loro pensiero e personalità».

Ci sono brand o designer che apprezzi particolarmente, con cui ti piacerebbe lavorare?

«Il top sarebbe lavorare con quelli che mi piacciono di più come Off-White, Nike e altri che interpretano al meglio lo streetwear».

Un capo/accessorio che racchiude il tuo stile?

«Gli anelli che porto sempre sui capelli».

Social: quali usi e per quanto tempo.

«Instagram e YouTube. Con il primo mi divido tra svago e informazione, con il secondo guardo soprattutto video che trattano degli argomenti più discussi e in generale di avvenimenti storici».


Clinton indossa la camicia in denim Levi’s Red Tab


Camicia in denim Levi’s Red Tab

Daniel

Classe 2004, fisicità nervosa e longilinea da velocista, Daniel gareggia nel campionato italiano di corsa a ostacoli e si considera un atleta. La moda è una novità con cui prendere confidenza, ma gli ha già regalato una campagna per Yezael e l’ingresso nella scuderia milanese della IMG (l’agenzia, per intendersi, di top model quali Kate Moss, Karlie Kloss e le sorelle Hadid).

Raccontaci qualcosa di te…

«Ho 17 anni e vivo a Cinisello Balsamo. Sono un atleta, ho iniziato a fare il modello quest’anno, partendo decisamente bene tra editoriali, interviste e un servizio tv».

Come ti sei avvicinato a questo mondo?

«Mi hanno scritto dopo aver notato delle foto su Instagram, è cominciato tutto così».

Qual è stata finora la tua esperienza migliore?

«Sicuramente quella con Yezael, il mio primo shooting “serio”, ho scoperto solo dopo di essere finito sul Tg5, non me l’aspettavo, assolutamente».

Quali sono i tuoi brand o designer preferiti?

«Il mio brand preferito è Nike, casual chic e sportivo allo stesso tempo, mi piacciono molto anche Gucci, Balenciaga e altri che tendono allo streetwear».

Cosa ti piace fare, quali sono le tue passioni?

«Mi piace un sacco recitare, ho partecipato a un corto e a un video musicale. Nel tempo libero generalmente esco con gli amici».

Cos’è per te lo stile?

«Credo sia soggettivo, comunque non ha a che fare solo con l’indossare certi marchi, capita di vedere persone con capi griffati che, però, non risultano “vestite bene”; oltre agli abiti ci vuole personalità, creatività, bisogna sentircisi bene e farli propri».

Un capo/accessorio per cui hai un debole?

«Le collane».

Social: quali e per quanto tempo li usi.

«Non ci passo molto tempo pur avendo sempre il telefono in mano, però entro spesso su Instagram, anche solo per vedere i feedback».


Anche l’Italia è stata toccata dalle proteste del Black Lives Matter e si comincia a prestare maggiore attenzione alle discriminazioni, all’afrodiscendenza e così via. Tu come vivi e valuti tutto questo?

«Per la mia esperienza personale posso dire che crescere in Italia non è facilissimo, sei consapevole che avrai sempre e comunque gli occhi addosso, come quando a scuola si parla di argomenti come la schiavitù. È un qualcosa che mette a disagio e, allo stesso tempo, ti rafforza, non mi lascio mai intimidire, nemmeno dalle occhiatacce».


Un’immagine di Daniel durante il servizio fotografico che il modello ha realizzato per Levi’s

Camicia in denim Levi’s Red Tab

Santiago

Fisico slanciato, lunghi capelli corvini, Santiago ha sedici anni ed è di origini colombiane. Pratica atletica a livello agonistico, ma è determinato a perseguire la carriera da modello, tanto da spulciare online i catwalk più prestigiosi, in primis quelli di Maison Margiela, marchio di cui apprezza la verve anticonvenzionale.

Come e quando hai iniziato a fare il modello?

«Già due anni fa guardavo i video delle sfilate, mi piaceva l’idea di calcare una passerella vestito in un certo modo; poi mio zio, che lavora da Dolce&Gabbana, ha buttato lì l’idea di provare a fare il modello, mi sono “fissato” e ho cominciato a guardarmi intorno, inviando anche foto alle agenzie, finché ho visto una storia di Manuel su IG; alla fine ci siamo incontrati e ho avuto l’opportunità di mettermi alla prova con un’attività che sognavo da sempre».

Raccontaci qualcosa di te…

«Sono un atleta e questo mi ha sicuramente aiutato dal punto di vista fisico. Correvo fin da quando ero in Colombia (sono stato adottato), in Italia mi sono subito iscritto a una società sportiva e pratico atletica da nove anni, ho partecipato ai campionati italiani e recentemente agli europei. È sicuramente molto impegnativo, ma faccio tutto con enorme piacere.
Frequento inoltre lo scientifico, scuola tosta, devo star dietro anche allo studio che è necessario.
Poi la musica, una delle cose più belle in assoluto, la ascolto continuamente, anche subito prima di una gara perché fa salire l’adrenalina e mi aiuta a entrare nella giusta condizione».

Qual è stata ad ora la tua esperienza migliore?

«Lo shooting con Daniel e Clinton, mi è sembrato un lavoro appunto da modello, passato a fissare l’obiettivo, assumere determinate pose ecc., mi è piaciuto molto, a fine giornata ero esausto ma soddisfatto».

Hai dei marchi o designer preferiti con i quali, magari, vorresti lavorare?

«Mi piace molto Maison Margiela, una griffe davvero particolare, come del resto sono “strani” i suoi modelli, con delle caratteristiche rare a trovarsi, anche a me piace avere un look alternativo, che non segua troppo i trend. Sotto questo aspetto, penso Margiela sia un marchio cui ispirarsi perché al di fuori dei canoni che vanno per la maggiore.
Sarebbe un sogno lavorare con Calvin Klein, uno dei principali brand di cui apprezzo molto l’immagine, ricercata senza essere eccentrica».

Un capo/accessorio che esprime il tuo stile?

«Ho un debole per i gioielli, non esco mai senza un paio di bracciali o una collana: la mia preferita è quella che mi ha regalato mia nonna con delle pietre di fiume. In generale mi piace vestire in modo abbastanza elegante, magari con camicie strutturate, per costruire il mio outfit però mi baso di più sugli accessori».

Cos’è per te lo stile?

«Secondo me una persona ha stile quando, al di là che risulti vestita bene o male, è convinta dei propri abiti e riesce così a distinguersi».

Social: quali usi e per quanto tempo.

«Ultimamente uso molto Snapchat perché mi permette di restare in contatto con gli amici all’estero, poi Instagram per prendere spunto in termini di stile, novità dei brand, canzoni e così via».


Santiago posa per Levi’s con la camicia Red Tab

Camicia in denim Levi’s Red Tab

Moda Uomo 2021: ecco la migliore soluzione tra risparmio e qualità

In cerca di ispirazione e suggerimenti per la moda uomo del 2021 per l’estate? Durante la bella stagione, si cerca di puntare ai capi di abbigliamento più di trendy, prendendo come spunto gli outfit irrinunciabili. Tra i siti online che assicurano risparmio, qualità e tendenza, troviamo Yoox, una certezza: aiuta a risparmiare ma senza rinunciare a uno stile attuale per gli uomini.

Se vuoi rifarti il look, utilizza il codice sconto Yoox, accedendo a ulteriori promo rispetto allo shop online. Il risparmio non fa mai male, soprattutto quando si è schiavi della moda e non si vuole rinunciare a sfoggiare gli indumenti visti in passerella. Tra le fantasie, abbiamo assistito al ritorno del camouflage, oltre che all’introduzione dei colori pastello per gli uomini. Ma la certezza è una: il comfort look, per l’uomo moderno che ricerca praticità ed estetica.

Acquistare su Yoox: vantaggi

Grazie alla possibilità di fare shopping online su Yoox, si aprono infinite possibilità: niente file nei negozi o giri inutili per le vie della città a caccia degli indumenti di moda nel 2021. Semplicemente, hai la possibilità di accedere a un catalogo molto ben nutrito, che offre risparmio e tendenze all’ultimo grido.

Con il codice sconto Yoox, che si può trovare su Bravosconto, è possibile fare un cambio radicale dell’armadio, investendo sulla moda del 2021. Si scarica facilmente, è sicuro da applicare sullo shop online e ti consente di fare un po’ di economia per il cambio di stagione.

Tendenze moda uomo 2021

Quali sono le tendenze della moda uomo in estate 2021? Punta allo shorts, ma non dimenticare il comfort style e soprattutto datti un tono scegliendo il camouflage o delle tonalità pastello. La parola d’ordine è rimanere comodi, ma con tratti distintivi, che ti permettono di spiccare e di camminare per le strade delle città come fossero delle passerelle.

Pantaloni shorts

Il pantalone shorts è irrinunciabile per gli uomini in estate. Nel 2021, lo abbiamo visto sulle passerelle delle maison e abbiamo notato dettagli molto moderni, di gran tendenza. L’impressione generale è che per quest’anno si voglia puntare a un look comodo in ogni occasione, sia per le situazioni più formali che per la vita di tutti i giorni. Variano i colori, così come le stampe: dal militare fino al verde petrolio.

Look comfort style

L’outfit ideale per l’estate 2021 per gli uomini? Pantaloncino, t-shirt larga e Sneakers. Il look si svecchia, anche in ufficio, non si è più costretti a indossare dei capi di abbigliamento pesanti per non apparire sconvenienti. È il bello della moda: si punta a un comfort style per uomo adatto a tutte le occasioni, un outfit universale. E per un’estate ancor più esplosiva, non perderti le ultime novità sui profumi del 2021: fragranze decise, che odorano di mare e che ti faranno sentire come in spiaggia.

Colori pastello? Assolutamente sì

L’influenza principale per la moda estate 2021 da uomo è la tonalità pastello. Sfumature che non tramontano, che permettono di risaltare l’abbronzatura e di essere notati immediatamente. Se non sei mai stato un amante dei colori troppo sobri e classici, allora amerai la tendenza delle sfumature pastello: via ai colori, dal blu elettrico al giallo. Uno stile genderless, che risponde alle moderne esigenze.

Torna di moda il camouflage

Lo stile camouflage nella moda maschile è sempre stato un must have da non dimenticare nell’armadio. La fantasia mimetica non è mai passata di moda, ma per l’estate del 2021 sarà una delle protagoniste. Lo stile mimetico militare riflette le tendenze del periodo, è comodo da portare, ti permette di non passare inosservato e decisamente è un outfit cool che potrai riutilizzare anche in futuro. Consideralo come un investimento!

Paris Fashion Week S/S 2022: un’edizione phygital sospesa tra escapismo e voglia di normalità

Raccogliendo il testimone dalle passerelle meneghine nell’anticipare le linee guida del menswear per la prossima stagione calda, la Paris Fashion Week – andata in scena fino al 27 giugno – ha mutuato da Milano Moda Uomo la formula phygital, crasi che indica la commistione di défilé fisici e virtuali, con una netta prevalenza dei secondi. A fronte di sei show in presenza, infatti, sono stati 68 quelli digitali, per un totale di 73 brand ripartito tra new talent di belle speranze e marchi esemplari della couture, un mix che si ritrova anche nelle collezioni prese in esame, tra designer smaniosi di cancellare le angustie della pandemia a colpi di colore e outfit fantasmagorici e altri che, all’opposto, optano per creazioni “rassicuranti”, ovviamente confezionate comme il faut. A seguire, le proposte di sei griffe che ben sintetizzano la dicotomia stilistica appena menzionata.

EgonLab

È un pot-pourri in bilico tra sartoriale rimaneggiato, tropi di derivazione street, echi 70s e leziosità (pseudo)nobiliari la sfilata Spring/Summer 2022 di EgonLab, label in rapida ascesa guidata da Florentin Glémarec e Kévin Nompeix; «Un invito alla libertà», nelle parole del duo, concretizzato in ensemble prorompenti che mescolano liberamente must-have dell’urban style (giubbetti smanicati, camicie boxy, bomber, windbreaker, frutto anche della co-lab con Sergio Tacchini) e vezzi da gentiluomo di campagna inglese (fantasie minute a quadretti, giacconi matelassé, trench stazzonati, uso copioso del beige ecc.), forme attinte dall’abbigliamento sartoriale degli anni ‘70 (sagomate nella giacca, a zampa nel pantalone) e stravaganze giocate sulle tradizioni aristocratiche o cavalleresche, reali o meno che siano; queste ultime si manifestano nei molteplici tocchi playful, dai pugnali infilati nella giarrettiera ai blasoni posati su scarpe e tessuti, dai colletti di pizzo al bric-à-brac tintinnante delle catenelle di metallo, ché per il marchio francese noblesse oblige è un invito a divertirsi, a osare uno stile variopinto e sopra le righe.



Rick Owens

Rick Owens ambienta nel Lido di Venezia Fogachine, il défilé S/S 2022 che chiude in bellezza la parentesi lagunare del designer, approdato in città nel 2020. La nebbia del titolo simboleggia, nella visione del brand, un’esperienza ambigua, quasi soprannaturale, e dopo le collezioni più recenti (oltremodo cupe e severe) si allude ora a un’ascesi, da realizzarsi – ça va sans dire – attraverso gli abiti. Le linee, tanto per iniziare, sono secche e precise, con una stratificazione appena accennata; fanno eccezione i pantaloni, che sebbene possano ridursi a lacerti di stoffa tagliati al vivo, il più delle volte risultano liquidi, oppure solcati da cerniere che ne estendono il volume.
I modelli avanzano sulle note techno di Mochipet indossando tuniche fruscianti, canotte sbrindellate, aeree o incollate sul corpo, e top velati, portati all’occorrenza sotto capispalla scattanti con spalle rinforzate, ciclopiche come da prassi owensiana. Altrettanto grintosi gli accessori, tra occhiali a mascherina specchiati, monili-scultura e stivali con maxi platform.




Dior Men

Avezzo alle collaborazioni con artisti di fama mondiale, per lo show Dior Men S/S 2022 il direttore creativo Kim Jones fa le cose (ancora più) in grande reclutando Travis Scott, stella di prima grandezza del rap abituata a infrangere record di visualizzazioni e vendite, per la gioia delle molte aziende che lo hanno ingaggiato, da McDonald’s a Nike.
L’intento, spiega una nota, è unire i codici della maison alla mole di input fornita dalla guest star di stagione, che immagina il Texas (suo stato d’origine) come un luogo dello spirito, tra paesaggi desertici e grafismi che afferiscono all’etichetta discografica – e marchio personale – Cactus Jack. In un setting vagamente lisergico sfilano quindi i fili conduttori dell’era Jones (tailoring magistrale, monogrammi, borse dalle dimensioni contenute e compagnia bella) aggiornati à la Scott: così sui blazer sciancrati, chiusi lateralmente e con i revers sollevati, si appuntano spille e catenine bling bling, i pantaloni si allargano sul fondo, il motivo Dior Oblique viene rielaborato per ottenere la scritta “Jack”; per non dire della Saddle Bag sdoppiata, dei camicioni graffitati da George Condo, della profusione di ricami più o meno naïf, delle cromie che, ad eccezione del verde lime, appaiono polverose, come riarse dal sole (caffè, terra di Siena, rosa baby, malva, ceruleo ecc).
Una collezione che si preannuncia tra le più desiderate dell’anno venturo, applaudita da un parterre de rois formato, tra gli altri, da Robert Pattinson, Kate Moss e Bella Hadid.




Hermès

Tra le poche griffe ad aver optato per una sfilata dal vivo, Hermès concepisce da sempre l’abbigliamento maschile come una naturale prosecuzione dei valori che hanno reso le sue borse la quintessenza del lusso, cioè savoir-faire e qualità senza pari al servizio di un’eleganza misurata ed effortless, ammantata di quel je ne sais quoi tipico dello stile parigino; i 41 outfit in passerella ne sono la dimostrazione lampante, uscite che trasudano sofisticatezza, nelle quali il superfluo è bandito e la figura alleggerita sia nei volumi, sia negli abbinamenti.
Parka, soprabiti, blouson e altri capispalla lineari esigono pantaloni relaxed fit o bermuda, trattenuti da cinture in corda d’ispirazione nautica, annodate sul fianco, ai piedi stivaletti Chelsea o sneakers minimaliste. Fanno la differenza, al solito, tagli, costruzioni e texture delle proposte, che nonostante l’impressione di grande scioltezza rivelano una perizia sopraffina nelle lavorazioni, dal suède impalpabile agli effetti dévoré passando per coccodrillo felpato, traforature che delineano i profili di selle, cavalli e altri stilemi equestri cari al brand, pelle resa sottile come carta velina e cuciture in rilievo.
Una semplicità (soltanto apparente) che Véronique Nichanian, direttrice artistica dell’uomo di Hermès, eleva a epitome dello chic.



Davi Paris

Nell’ultima prova della sua label Davi Paris, Davide Marello recupera mollezze e sensibilità cromatiche abbastanza inconsuete nel menswear, per quanto homewear e affini abbiano incoraggiato il vestire comodo. Il designer limita la scelta a pochi, ragionati evergreen (magliette, camicie, suit, tank top, pantaloni a gamba dritta e così via) che colpiscono per l’uso munifico e inventivo del colore: boccioli, petali e tralci sono pennellati sui tessuti in tonalità decise o flou, riprodotti ton sur ton sullo jacquard o sfocati in pattern vibranti, esplorando un ricco repertorio di nuance, dalla gamma dei blu al rosso, dal glicine al verde brillante. Le calzature (sandali in pelle a doppia fascia) si accordano al mood studiatamente languido delle mise, ideali per chi, nell’attesa di tornare in modo definitivo alla normalità, voglia liberare la fantasia almeno nel proprio look.