I nuovi talenti di 080 Barcelona Fashion puntano su ricerca e sostenibilità

Svoltasi dal 25 al 28 ottobre, la 080 Barcelona Fashion, tra le principali kermesse di moda del Sud Europa, ha avuto come (spettacolare) cornice l’Espai XC a Esplugues de Llobregat, un’infilata di archi, cortili e ambienti dall’elevata scenograficità che fu la dimora dello scultore Xavier Corberó. Un’edizione al 100% digitale, centrata su innovazione, creatività e sostenibilità (pilastri ormai irrinunciabili per l’industria fashion nel suo complesso), cui hanno preso parte brand noti e newcomer per un totale di 22 label.
Ad accomunare le quattro collezioni a nostro avviso più interessanti, elencate di seguito, è la sensibilità verso l’impatto ambientale ed etico della produzione, punto di partenza per una sperimentazione a tutto tondo – dall’origine e lavorazione dei materiali alla modellistica, alla valorizzazione dell’artigianato, così da coniugare design accattivante e green attitude.



Eñau

Giunto alla quinta collezione, il marchio di abbigliamento eticamente sostenibile Eñau trae ispirazione dall’osservazione dei flysch, strati di arenarie, calcari e altri sedimenti depositatisi gli uni sugli altri nell’arco di milioni di anni; trasla quindi le sfumature pietrose degli stessi (piombo, ardesia, bianco sporco, nero) nella palette, restituendone la caratteristica stratificazione attraverso l’alternanza tra morbidezza e rigidità, fra tessuti consistenti (lana rigenerata, tricot, pelle vegana…) e tenui come il poliestere riciclato.
Righe, pieghe e ondulature (frequenti su tank top e maglie finemente plissettate, camicie dal taglio squadrato, pantaloni slouchy che non vanno mai oltre la caviglia) rimandano invece all’aspetto frastagliato di queste formazioni detritiche, e non mancano neppure riferimenti più espliciti al tema, sotto forma di stampe fotografiche che ritraggono pareti rocciose, scogliere a picco sul mare o distese sabbiose.
Le silhouette si mantengono clean e lineari, il tocco finale è dato dagli accessori artigianali, realizzati appositamente dal gioiellere Tó Garal e dal brand di borse Nonnai.



Júlia G. Escribà

Júlia G. Escribà, giovane creativa catalana, prova a rispondere alle sfide del cambiamento climatico combinando soluzioni al limite dell’avveniristico e design di qualità, concepito per superare tendenze effimere, sovrapproduzione e altri (discutibili) riti che caratterizzano tuttora la moda. Si spiega così l’impiego della tecnologia di termoregolazione Outlast®, che permette agli indumenti di adattarsi alle variazioni della temperatura esterna, assorbendo e rilasciando calore; nello show Spring/Summer 2022 all’uso del brevetto, sviluppato originariamente per la Nasa, si unisce il focus su materiali dalle naturali proprietà termiche quali lino – green per definizione – o cupro, fibra setosa e carezzevole, declinati in nuance armoniche suggerite da Neil Harbisson, artista capace di “sentire” i colori grazie a una speciale antenna impiantata nel cranio.
Il titolo scelto, Utopia, sintetizza in maniera efficace l’ambizione di comporre un guardaroba all’avanguardia e timeless allo stesso tempo. Gli outfit, fluttuanti e dalla linea scivolata, comunicano un senso di purezza che ben si accorda ai valori professati dalla stilista, tra jumpsuit ariose, maxi bluse, ampi pantaloni cropped, coroncine bucoliche, orli e abbottonature asimmetriche.



LR3 Louis Rubi

Fondata a Barcellona nel 2019 da Louis Rubi e Daniel Corrales, LR3 intende porsi come una griffe realmente inclusiva, pertanto elimina i dogmi e le limitazioni che hanno irreggimentato nei decenni il mondo fashion per concentrarsi su pezzi one size, che valorizzino chiunque scelga di farli propri, indipendentemente dalla sua età, fisico, sesso o cultura di appartenenza.
A indossare le novità del marchio è un cast a dir poco eterogeneo: modelli e modelle occasionali si muovono in totale libertà all’interno dell’Espai XC, favoriti in questo dai volumi dilatati, quasi fuori scala degli abiti, perlopiù capispalla di foggia classica come blazer, car coat e spolverini, ripensati nelle proporzioni puffy, per l’appunto. I toni neutri – dal khaki al cammello, dal nocciola al verde oliva, si scontrano con sprazzi fluo (qua una pennellata arancione che fende il completo over, là una colata di fucsia sul maglione), una vivacità cromatica che acuisce l’impressione generale di compiaciuta giocosità, di assenza di regole della sfilata, a ribadire l’irriducibile diversità di ciascuno che, alla fine della fiera, è l’essenza stessa del vestire.



Martín Across

Una condizione di sospensione, di tensione continua tra dimensione onirica e slanci futuristici è il tratto peculiare del prêt-à-porter di Martín Across. L’ultima collezione dell’etichetta creata da Martín Maldonado, On the fragile nature of life, esplora i possibili significati del termine movimento, da intendere come individuale o collettivo, concreto o psicologico, graduale o impetuoso. Tutto questo viene tradotto, nei look, in pattern multicolor che smuovono le superfici, zigzagano su giubbetti, felpe e soprabiti, simulano il moto delle onde, i riflessi dell’acqua o, ancora, i diversi colori dei sedimenti, generando sorprendenti effetti cromatici.
Accessori utility quali bucket hat, tracolle a rete e sneakers in gomma si mescolano a capi dall’appeal classico (dai dolcevita ai gilet di maglia, ai pants segnati da profonde pinces), tutti realizzati a mano in Ecuador, paese d’origine del direttore artistico, usando materiali locali. 



Dolce&Gabbana e DonnaFugata, Moda e Vino firmano due bottiglie da collezione

Due eccellenze siciliane si incontrano e danno vita ad un prodotto speciale che non è solo vino e non è solo abito, ma una bellissima bottiglia che si veste della più grande firma italiana made in Sicily e che al suo interno contiene il più pregiato vino della Regione.

Dolce&Gabbana e Donnafugata sono i protagonisti di questa unione, atta alla produzione di due vini di pregio coltivati alle pendici del vulcano Etna: il bianco Isolano2019 e il rosso Cuordilava2017, vini di grande eleganza e mineralità, frutto della viticoltura di montagna di questo terroir.

Una proposta ricca per etichetta, stile, riconoscibilità ma soprattutto qualità, nata dalla preziosa collaborazione tra il brand di moda italiano Dolce&Gabbana e Donnafugata, dopo il rosato Rosae un’edizione limitata e numerata del rosso Tancredi2016. L’amore per la tradizione, la devozione per il lavoro artigianale e la minuziosa cura dei dettagli sono i valori che accomunano da sempre queste due eccellenze del Made in Italy.

L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, offre un habitat unico che dà vita a vini di grande personalità. Qui la solarità siciliana si combina con l’elevata altitudine dei vigneti e quindi con temperature più fresche: grazie alle forti escursioni termiche e alla straordinaria ricchezza del suolo originato da colate laviche, accumuli di rocce, ceneri e detriti – le cosiddette “sciare” – i vini di questo territorio acquistano un carattere inconfondibile.



I VINI:
Isolano nasce da una selezione di uve Carricante della vendemmia 2019: un bianco dal raffinato bouquet con sentori agrumati, note di ginestra in fiore ed erbe aromatiche; vulcanico e mediterraneo, Isolano è avvolgente e minerale.

Cuordilava è ottenuto dalla vendemmia 2017 di uve Nerello Mascalese: un rosso di grande eleganza che dopo un lungo periodo di affinamento esprime intense note di piccoli frutti rossi, spezie e sottobosco; al palato è ampio e profondo, con tannini carezzevoli e una lunga persistenza.

L’eccellenza di Isolano e Cuordilava si sposa perfettamente con la creatività di Dolce&Gabbana che ne ha disegnato l’immagine coordinata: i motivi geometrici che richiamano il folclore del Carretto Siciliano, in rosso, verde, blu e giallo, dialogano con la raffigurazione dell’Etna fumante, raccontando la bellezza della migliore tradizione dell’Isola e la straordinaria unicità dei suoi paesaggi.

Oltre che nella bottiglia da 750 ml, Isolano e Cuordilava sono anche disponibili nel formato Magnum su https://world.dolcegabbana.com/food-beverage e su https://www.donnafugata.it/it/wine-collection/dolcegabbana-e-donnafugata/.

Halloween 2021: i film da guardare nel weekend

Dolcetto o scherzetto? Halloween è alle porte e non tutti riescono a spaventare i vicini nella speranza di ottenere qualche ricompensa golosa, alcuni preferiscono trascorrere la spaventosa ricorrenza davanti del piccolo schermo. Copertina, popcorn e rumore della pioggia: questi ingredienti fondamentali accompagneranno la notte del 31 ottobre in una maratona di film horror. Per gli amanti del genere ecco quattro film che hanno segnato la storia dì questo filone cinematografico.

“Gli uccelli” (The Birds). Un classico. Uno dei film più spaventosi di Hitchcock, se non quello più sconvolgente: sono stati necessari ben 370 trucchi di ripresa e 3 anni di preparativi per realizzarlo. Una ragazza di San Francisco segue uno studente per Bodega Bay dove, senza alcuna apparente ragione, degli stormi di uccelli iniziano a uccidere la popolazione. Il risultato è un film in grado di tenere lo spettatore letteralmente incollato allo schermo fino alla fine,  con un crescendo di suspense da togliere il fiato. La trama sottolinea la rivincita della natura sull’uomo, mettendo a confronto uccelli ed esseri umani. Non tutti sanno che per la realizzazione sono stati messi in scena, oltre ai volatili di cartapesta, e agli innumerevoli dipinti animati, fotogramma per fotogramma, anche centinaia di volatili ammaestrati. Importante è il ruolo che hanno i giochi ottici che moltiplicano gli uccelli: negli anni Sessanta la pellicola terrorizzò il pubblico grazie a questi primi effetti speciali. 

Un altro “must” è  “Non aprite quella porta”, film horror del 2003, diretto da Marcus Nispel. Il film è ispirato alle atrocità compiute dal tremendo assassino Leather Faces, giovane psicopatico che prende in ostaggio un gruppo di ragazzi prima di massacrarli. La pellicola è davvero consigliata per chi ama il genere splatter: non mancano scene di forte violenza, sangue e terrore. L’aspetto più inquietante del film è la frase che compare all’inizio “il film che state per vedere, è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani…” che lascia nello spettatore un velo di dubbio sulla possibilità che il massacro del Texas sia successo per davvero. 

Segue “47 metri”, un horror/thriller per gli amanti del brivido, prodotto da Johannes Robert nel 2017. Due sorelle molto diverse tra loro rimangono intrappolate in mare, circondate da squali bianchi a 47 metri di profondità. Si alternano attimi di puro terrore con riflessioni introspettive che catapultano lo spettatore in un continuo stato d’ansia e angoscia per tutti gli 87 minuti del film. 

Se amate il genere ghost/ soprannaturale, vi suggeriamo “Synyster“. Un giornalista sta lavorando ad un libro sui crimini misteriosi quando decide di cambiare casa: lo attende un’abitazione maledetta infestata da un’entità paranormale. Le riprese propongono scene molto buie e numerosi sono i momenti di silenzio, proprio per immergere lo spettatore in un’atmosfera inquietante. Un film anche molto drammatico, che sottopone l’uomo al famoso quesito sull’esistenza di forme a fenomeni paranormali, come fantasmi e spiriti maligni. Il confine tra surreale e reale si fa così sottile che nel bel mezzo del film si fa fatica a capire dove finisce la realtà e inizia l’incubo

Idee regalo con fotografie personalizzate: quali sono le migliori

Se si avvicina il compleanno di un amico o di una persona speciale, fare un regalo personalizzato può essere un’ottima idea. Grazie ai siti che permettono di personalizzare oggetti di utilizzo quotidiano, potrete sorprendere il festeggiato anche con un budget molto ridotto: ecco le migliori idee regalo con fotografie

In prossimità di compleanni o ricorrenze importanti, come il Natale, è sempre difficile trovare un’idea regalo originale che possa soddisfare il destinatario. Molto spesso anche il budget ridotto può complicare la scelta. Un’ulteriore difficoltà può sorgere nel caso ci si trova di fronte a una persona poco attratta da beni fisici e materiali. 

È in questi casi che le idee regalo con fotografie personalizzate possono diventare una validissima soluzione. Le immagini sono infatti qualcosa di particolarmente intimo e personale: rappresentano spesso un ricordo, un attimo o un incontro felice. Ecco perché regalare un oggetto di uso quotidiano, e quindi anche particolarmente utile nella vita di tutti i giorni, con un’immagine personalizzata può essere la cosa giusta da fare. Vediamo quali sono gli oggetti e i gadget più popolari da personalizzare e dove acquistarli.

Tazze personalizzate

Molte persone riescono a trovare le energie per affrontare la giornata quando fanno colazione. È un momento di pace che serve da transizione fra il riposo e la giornata lavorativa. Regalare tazze personalizzate aiuta quindi a rendere più dolce o più simpatico questo momento della giornata. Iniziare la routine quotidiana ricordando un momento felice infonderà tutta l’energia necessaria per rendere felice una giornata buia.

Acquistare una tazza personalizzata è molto semplice: si può sia ordinare da un fotografo, sia comodamente da casa su Maxilia.it, uno dei tanti portali che permettono di personalizzare oggettistica di uso comune. Basta solo inserire la fotografia, formulare un progetto grafico e mandare in stampa. 

T-Shirt e Abbigliamento

Il discorso inerente a t-shirt, felpe o capi di abbigliamento è leggermente differente. Una t-shirt, per essere utilizzata durante tutti i giorni, non dovrebbe contenere un’immagine che rimandi a un ricordo troppo personale. È tuttavia possibile, però, scegliere un’immagine comunque cara al destinatario: la scena del film preferito, un personaggio famoso particolarmente amato o, in alternativa, un simbolo che rimandi alla squadra del cuore. Insomma, basta solo scatenare la propria fantasia.

Portachiavi personalizzati

Tutti almeno una volta hanno perso le chiavi di casa, dell’ufficio o le chiavi dell’auto. Specialmente se non sono legate a un portachiavi solido e vistoso, è molto facile smarrirle. Non sempre però, riusciamo a trovare il portachiavi adatto ai nostri gusti e scegliamo il primo che abbiamo a tiro per pura necessità.

Regalare un portachiavi personalizzato con foto sarà un gesto molto più che apprezzato. Si tratta di un oggetto utilissimo che porta con sé un bellissimo ricordo. Anche in questo caso la scelta è davvero vasta: basta optare, online o presso store fisici, per uno dei modelli in catalogo e scegliere il progetto grafico. Come per ogni articolo inerente all’oggettistica, anche i portachiavi da personalizzare possono rientrare in qualsiasi budget: dai più grandi ai più piccoli.

Rehegoo Music: la nuova frontiera della produzione musicale

Una realtà musicale fondata dal padovano Marco Rinaldo nel 2014, in pochi anni è diventata una tra le 100 società di produzione musicale più influenti



Rehegoo crea e distribuisce contenuti musicali di artisti indipendenti che da soli non avrebbero modo di farsi conoscere ed apprezzare attraverso diverse piattaforme online e servizi streaming. La società si occupa di produzione di musica background ed è diventata in pochissimi anni la società più importante al mondo nella produzione di musica per artisti emergenti. Marco Rinaldo l’ha fondata insieme a Quincy Jones e, nel giro di pochissimi anni, è cresciuta tantissimo, tant’è che all’inizio del 2021 è stata dichiarata da Spotify come il quarto maggiore fornitore di contenuti musicali per la loro app. 


Il nome nasce dalla parola inglese king ,ossia re in italiano, più ego, con una doppia oo che richiama un po’ Google o Yahoo. Nel corso di questi anni l’azienda si è specializzata, ad esempio, nel Sync Music e quindi nella creazione di colonne sonore per il cinema e per le serie televisive. 

Un ramo dell’azienda che sta crescendo sempre di più è invece quello dedicato alla musica in-store; Rehegoo ha infatti un grande team che lavora con le catene di retail in Italia e all’estero per creare colonne sonore adatte e perfette per ogni singolo brand per i loro stores. In Italia, ad esempio, Rehegoo si occupa della musica per Timberland, New Balance, NonSoloSport, Roy Rogers, NorthSails, Napapijri, SuperDry, e molti altri.



Il rapido sviluppo della società all’insegna del motto We are different, ha incentivato la sua espansione globale, conquistando il mercato della musica digitale con oltre 150 dipendenti. I dati parlano: sono i leader nel settore della musica new-age e chill-out.
Inoltre, con il progetto REHEGOO STREAMING, il brand è presente in moltissimi negozi con delle playlist per le quali i titolari non devono pagare la Siae, ma solo la licenza alla società.

La musica italiana attualmente non è molto presente, ma Rehegoo punta ora ad inserirla anche grazie all’apertura di una sede a Padova.

VALENTINO LE PROGRES PARIS 3ème ARRONDISSEMENT

Le Progrès cattura lo spirito della risignificazione dei codici Valentino nella visione del Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli

Le Progrès è un caffè parigino nel Marais, all’intersezione di vie che brulicano di vita e attività in un quartiere da sempre particolarmente vivace. Sopravvissuto a gentrification e ondate di restyling à la page, ancora oggi luogo di incontro, riunione e scambio di idee popolato da una varia umanità. L’idea che guida questo percorso in costante divenire è portare la moda per strada, fuori dall’Atelier pur conservando il saper fare dell’Atelier, per farla incontrare con l’identità sempre unica, sempre diversa di chi la indossa. È un modo per radicare Valentino nel tempo presente, nella convinzione che l’identità personale crei l’estetica, e non viceversa.



La collezione asseconda questo movimento con modulare naturalezza. È infatti concepita come una serie di pezzi: item senza tempo, valido ciascuno on its own, che ognuno potrà poi interpretare e mescolare come preferisce, senza imposizioni, regole o protocolli di sorta. Lo slittamento di codici nell’uso è già insito nel progetto del singolo capo, nella fluidità che accomuna il maschile e il femminile. Il tailoring, omaggio al sartoriale classico, è riletto nei colori vividi e acrilici, nelle linee nette e precise. Le piume si moltiplicano sugli abiti corti o lunghi, sempre scintillanti, così come sulla felpa con il cappuccio. Il denim si mescola al pizzo o al San Gallo usato per piccoli abiti e camicie maschili, oppure diventa una cappa corta, da uomo. I segni del vestire borghese – giacche-cardigan, gonne a pieghe, lunghi abiti a tunica, tuniche su pantaloni, suit – si mescolano ai modi della strada: tracksuit trattati con piglio sartoriale, giocati nella contrapposizione dei colori; bermuda da ciclista portati con i blazer. I ricami, non più simbolo di preziosismo notturno, caratterizzano i cappotti fluidi, i peacoat e gli anorak dal gusto marziale. Asciuttezza e romanticismo convivono; i tacchi alti con il plateau si alternano a scarpe piatte. Le borchie si moltiplicano su borse a mano e sandali, come sulla suola delle stringate maschili, mentre il logo viene esploso, miniaturizzato, esplorato come segno grafico, pattern aggregatore, su abiti e borse.


3 nuove voci da seguire adesso

Siamo in pieno autunno e i cantautori hanno voglia di guardarsi dentro e far i conti con le loro emozioni. L’estate è finita, tuttavia il ritornello di “Topless” è ancora presente nei nostri pensieri, in ricordo dei bei momenti trascorsi con amici e amori estivi. Proprio ora Luchè ha deciso di interrompere un silenzio discografico durato diversi anni con un pezzo esplosivo assieme all’artista e produttore musicale Geeno. La fruttuosa collaborazione tra i rapper è una delle più longeve del panorama musicale italiano. Non solo rap , ma anche altri giovani cantanti hanno lasciato il segno nel cuore degli italiani negli ultimi mesi. Un esempio tangibile è Federica Marinari, artista emergente conosciuta al pubblico soprattutto per la vena malinconica contenuta nei suoi testi. 



Luca Imprudente, meglio noto come Luchè, inizia la sua carriera nel mondo dell’hip hop come rapper/producer del duo Napoletano CoSang, che si scioglie all’inizio del 2012. Chi segue Luchè dagli esordi è stato spettatore del suo passaggio artistico: primo album solista, dal napoletano all’italiano. Il disco esce il 19 giugno con il titolo L1, contenente collaborazioni di prestigio come quelle con i Club Dogo, Marracash ed Emis Killa. Nel 2014 esce il suo secondo album, L2, mentre il suo terzo disco, Malammore, viene pubblicato dalla Universal nel 2016 ed ottiene un ottimo riscontro a livello di vendite. Il suo ultimo lavoro, prima di “Topless”, è uscito nel giugno 2018, con il titolo Potere

Cosa ti stimola di più a scrivere i tuoi testi?

Quando scrivo prendo spunto esclusivamente dalle mie esperienze di vita, è un bisogno che ho di raccontare quello che mi succede, ovviamente cercando di aggiungere un tocco di poesia o magia per rendere i brani più interessanti e potenti emotivamente per l’ascoltatore. Diciamo che è una necessità che sento quella di comunicare con la gente, l’obiettivo che mi pongo è proprio quello di toccare le persone, sia nei pezzi più intimi dove punto a far ragionare l’ascoltatore sia nei brani più leggeri dove cerco di strappare un sorriso o ancora meglio, incoraggiare le persone a sentirsi forti.



Nei tuoi pezzi emerge molta sofferenza, nel tuo nuovo album ci sarà sempre questa vena malinconica o ipotizzi un’evoluzione diversa?

La sofferenza è parte della mia musica semplicemente perché è parte della mia vita. Ed è anche un bene quando la si usa nel modo giusto e la si trasforma in grinta. Nel nuovo disco ci sono sicuramente elementi che si trovano nei miei lavori precedenti: la matrice del mio stile rimane sempre quella, ma cerco di evolvere il sound, le melodie e anche gli argomenti, in base a come variano le fasi della mia vita. Ma il carattere di una persona resta quello, così anche la mia musica.



Geeno, nome d’arte di Guido Parisi, è un produttore italiano, originario di Napoli, noto principalmente per le sue collaborazioni con Luchè. Inizia la sua carriera con l’alias O’Nan formando il duo rap Insolens con il rapper El Niño. Formava con Luchè il duo di produzione First Million.

Quali sono gli ingredienti fondamentali per riuscire nel tuo lavoro?

In realtà sono molteplici i punti: quello che mi ha sicuramente aiutato è stato il fatto di essere curioso rispetto alla musica. Non essermi soffermato su un solo genere musicale mi ha permesso negli anni di avere un’apertura che ho notato, e poi apprezzato, solo una volta cresciuto. 

E lo ritrovo come l’ingrediente principale, perciò siate curiosi. Un’altra cosa che reputo quasi fondamentale è stare in un luogo che mi ispiri: troppo spesso si pensa che i lavori migliori nascano in studio, davanti a macchine costose. 

Amo lavorare anche da camera mia. È un posto dove mi ritrovo volentieri, è la mia comfort-zone. 



Pensi che ci sia tanta competizione nel vostro settore rispetto al passato? Perché? 

La competizione, come concetto, non esiste: è più un volersi affermare sull’altro. L’esercizio di stile che poteva esserci un tempo si è trasformato in un qualcosa che non riconosco ancora oggi, motivo per il quale per un po’ di tempo ho smesso di produrre.  

Vivere al di fuori di certe dinamiche mi ha concesso la libertà di formare quella consapevolezza che mi permette oggi di pensare solo al mio viaggio, avere un “focus” preciso su ciò che voglio fare e quello che voglio trasmettere con le mie produzioni. 

Cosa consigli a chi oggi ti dice che vorrebbe sfondare nel mondo della musica? 

Il primo consiglio è quello di lavorare alla musica con l’obiettivo di restare alle persone, e non di arrivare.  È un concetto che spesso si ignora, ma l’ascoltatore percepisce questa “voglia di successo”, che sfocia nell’essere banali in ogni cosa che si fa. Fare gavetta è fondamentale. Lavorare, ascoltare, conoscere, è questo quello che ti forma come artista. La musica come materia, per chi produce è fondamentale. Imparare a suonare uno strumento ti facilita in moltissime cose. Ogni genere, ogni canzone può essere motivo di ispirazione, e solo la cultura ti permette poi di superarti e stupire sempre di più chi ti ascolta e di conseguenza segue.



Appassionata di musica fin da bambina, Federica Marinari, nel 2019 prova a fare il suo ingresso nella scuola di Amici di Maria De Filippi e, dopo un duello con Daniel Piccirillo, riesce grazie alla sua voce a conquistare un banco. Anche il talent di Canale 5 si dimostra però avaro di soddisfazioni per lei. 

Ci parli del tuo rapporto viscerale con la natura? Come mai hai scelto di vivere isolata in Toscana? La malinconia che emerge nei tuoi testi è dettata anche da questo tuo isolamento?

Credo che natura significhi essere vivente. Noi siamo esseri viventi. Credo ci sia un rapporto universale di rispetto tra uomo, natura e animali. Quando il rapporto viene volontariamente interrotto, la pace finisce. L’uomo fa troppi torti ad altri esseri viventi, torti sgradevoli e tranquillamente evitabili. Non a caso tra calamità e pandemie l’essere umano sta perdendo la partita. I suoni della natura sono il nostro quotidiano. Dobbiamo imparare ad ascoltare fiumi, mare, temporali, vento e versi animali aiuta l’orecchio ad essere più sviluppato, la mente più attenta e il cuore più sensibile. A me piace stare in posti dove nessuno giudica nessuno e dove tutti rispettano tutti. Amo anche la città, per esempio Milano, dove spero un giorno di poter vivere. Il patto è che ci siano persone in grado di amare e vivere le diversità, senza sentirsi superiori rispetto al “resto”. Essere lunatica è il mio forte: un giorno sono blu l’altro giallo frizzante. Ci sono tante cose che mi disturbano e che mi fanno talmente “incazzare”… Cantare mi libera, mi aiuta a buttare fuori questa rabbia devastante. 



Raccontaci della tua esperienza ad Amici… Ti sei mai sentita inadeguata in quel contesto? Perchè?

“AMICI” è una grande opportunità certamente, una sorta di “servizio militare” di pochi mesi in cui bisogna tirare fuori gli “attributi”. Un’esperienza importante, sono felice di averla fatta anche se spesso mi sono sentita inadeguata per tanti atteggiamenti falsi e opportunisti. Effettivamente è una competizione e comprendo con maturità dopo qualche anno che in quel contesto “uno su mille ce la fa”. Quando si fanno i programmi televisivi ci si aspetta che dietro ci siano dei “programmi”, ma bisogna ricordare che dietro a quel “prodotto” c’è un essere umano, che crede in quello che fa, con un cuore e una distinta sensibilità.

Come collegare i tuoi ambienti interni ed esterni

È naturale pensare a casa e giardino come due entità separate con uno stretto confine nel mezzo; l’arredamento da giardino è molto diverso rispetto a quello per esterni. Tuttavia, collegare gli spazi interni ed esterni, anche se è solo un piccolo giardino o terrazza, può aiutare un interno a sentirsi più grande. 

Con l’esterno collegato alla casa il tuo occhio vedrà più lontano e una stanza che si affaccia sul giardino apparirà più grande.

Per questo motivo, quando progetti una nuova estensione o rimodelli la tua zona giorno per uno spazio openspace, devi considerare alcuni punti chiave per collegare gli spazi interni ed esterni.

Utilizza molto i vetri

Potenzia gli elementi vetrati sul retro della casa e farai parte della stanza sia del giardino che del cielo. Potresti essere in grado di aggiungere lucernari a uno spazio esistente, oppure considera l’installazione di finestre con vista sul giardino se il design originale della casa ha lesinato su queste.

Le poltrone sono pensate principalmente per la lettura, ma avere una bella vista sul giardino ha un suo perché. Le finestre possono creare una vista inaspettata di un giardino o di un paesaggio, quindi usa i vetri come cornice.

Usa lo stesso pavimento all’interno e all’esterno

Un pavimento che si estende dall’interno all’esterno attirerà lo sguardo all’esterno grazie alla finitura continua. 

Tieni presente che le piastrelle utilizzate all’esterno devono essere adatte all’uso in tutte le condizioni atmosferiche. Devono essere resistenti al gelo e avere un’ulteriore resistenza allo scivolamento; quindi, non rappresentano un pericolo quando sono bagnati. 

Piuttosto che un grande patio pavimentato per tutta la larghezza della casa, dividilo in una serie di zone. Ognuno può avere la propria finitura del pavimento, da utilizzare per diverse attività, come cucinare, mangiare all’aperto e rilassarsi.

Sostituisci un muro con una porta a vetri

Per la massima connessione al tuo spazio esterno, sostituisci un muro solido con uno che puoi vedere attraverso le moderne porte a vetri.

Le porte a soffietto con telaio stretto sono una scelta popolare per creare un collegamento interno esterno senza soluzione di continuità, con molti stili, colori e dimensioni disponibili.

Se l’obiettivo è introdurre più luce naturale, vale la pena considerare anche le porte scorrevoli. Con meno montanti, lasciano entrare più luce solare e, poiché possono essere aperte solo per metà della larghezza delle pieghe, offrono una buona copertura se si desidera che metà del retro della casa rimanga aperto sul giardino. 

Scegli i materiali con attenzione

Incorporare finiture esterne che di solito sono considerate scelte per interni e viceversa, sfuma efficacemente i confini tra le due aree. Un muro di mattoni a vista o dei mattoni a vista in una cucina abitabile, ad esempio, possono collegare le due aree della casa. 

In alternativa, dipingi le pareti del giardino e le recinzioni nelle tonalità spesso utilizzate all’interno: assicurati solo che sia una vernice o una macchia esterna adatta alla tua superficie. Puoi anche mettere le piastrelle da parete sulle fioriere all’esterno, ma controlla prima che siano resistenti al gelo (di solito le piastrelle in gres porcellanato lo sono). 

Pensa bene all’illuminazione

Non lasciare che il tuo giardino scompaia una volta che il sole tramonta. Un buon sistema di illuminazione ti aiuterà ad apprezzare lo spazio fino a quando non andrai a letto. Proprio come al chiuso, un sistema di illuminazione esterna deve essere costituito da strati. 

Pensa ai percorsi di illuminazione, ai bordi dei letti e alle luci di lavaggio su o giù per muri e recinzioni. Evidenziare le caratteristiche come, ad esempio, le piante con forma architettonica, un albero, o una scultura da giardino. 

Per l’atmosfera, pensa alle lucine da esterno appese a un pergolato o seguendo la forma di un albero. 

Orologi d’oro: cinque migliori modelli per uomo

Riconosciuti come simboli del lusso più sfrenato, gli orologi d’oro sono sempre tra i più richiesti dai collezionisti del lusso.

Se ami gli orologi di lusso non puoi esserne indifferente: un orologio d’oro rappresenta il lusso per eccellenza, sprigiona tutto il fascino del prestigio e soprattutto il suo valore inestimabile.

Questi modelli oltre ad essere costosi sono anche esclusivi. Le persone che scelgono di indossarne uno, infatti, vedono esaltarsi il proprio Status Quo. Che sia imponente o dal color oro totale, è bene affidarsi a marchi raffinati e prestigiosi. 

I modelli più ricercati

Sono tantissimi i modelli che sono rinomati e apprezzati non sono solo per il loro design, il movimento e le funzionalità, ma anche dai materiali con cui sono realizzati. Le Maison vengono incontro ai gusti del loro pubblico di riferimento realizzando preziosi segnatempo in oro giallo, bianco o rosa.

Panerai ha sviluppato nel tempo modelli di orologi davvero interessanti: in origine si occupava di costruire strumenti di misurazione per la marina italiana e nel 1997 entra a far parte dello Swiss Richemont Group insieme ad altre Maison dell’alta orologeria come Cartier e Piaget. L’azienda si è specializzata nella produzione di orologi automatici in edizione limitata. Il primo modello di orologio di questo Brand nasce nel 1936. Il suo prototipo è stato fortemente voluto dalla Regia Marina Italiana che voleva in dotazione uno speciale orologio luminoso per palombari. In seguito, Panerai ha espanso la propria collezione Radiomir; quello che vi consigliamo noi è il Panerai Radiomir 1940 Minute Repeater Carillon Tourbillon GMT PAM02600: modello Meccanico a carica manuale, calibro P.2005/MR, riserva di carica di 96 ore, cassa in oro bianco lucido 18 carati, cinturino in pelle di alligatore marrone. Funzioni disponibili? Ore, minuti, piccoli secondi, GMT 12/24 h, indicatore della riserva di carica sul retro, ora locale e ora locale Ripetizione minuti per ore, 10 minuti e minuti, tourbillon. Il suo prezzo di listino è 11.700 euro.

Se invece cerchi qualcosa di più iconico e di riferimento, la scelta cade senza dubbio nella Maison più famosa di tutti i tempi: La Rolex e parliamo in particolare della celeberrima collezione Sky-Dweller. 

Il modello Olyster perpetual si distingue sicuramente per il suo quadrante che presenta un disco decentrato per la visualizzazione del secondo fuso orario e per la luna grevole Ring Command, un sistema innovativo di regolazioni delle funzioni sviluppata dalla stessa Rolex. Dispone di una cassa Olyster 42 mm in oro giallo e, a tal proposito, precisiamo che i metalli utilizzati sono lavorati dalla stessa casa che li sottopone a test meticolosi perché l’eccellenza di questa casa orologiera parte dalle materie prime. 

La lunetta zigrinata è anch’essa un tratto caratteristico di questa Maison. Un tempo serviva per avvitarla alla cassa garantendo impermeabilità all’orologio stesso. La zigrinatura era un’esatta riproduzione di quella del fondello che, per le stesse ragioni, veniva saldato alla cassa. Adesso la zinigratura si è trasformata in un fattore estetico disponibile solo nelle versioni in oro. Questo modello, inoltre, è anche caratterizzato dal bracciale Oysterflex sviluppato e brevettato dalla stessa Rolex che ne garantisce resistenza e durevolezza. Il prezzo del Rolex Sky Dweller varia anche a seconda del modello che intendete scegliere,che parte dai 27.900 euro, ma se siete veri amanti del Brand Rolex, non sarà di certo il prezzo a fermarvi.

Hublot è un’azienda produttrice di orologi di lusso fondata nel 1980 da Carlo Crocco, controllata oggi dalla holding francese specializzata in beni di lusso. Il modello che ti proponiamo e di cui parliamo è il King Gold Pavé 411.OX.1180.RX.1704. della linea BIG-BANG. È un cronografo a carica automatica, con una impermeabilità fino a 100 m. Presenta una cassa di diametro 45mm, oro rosso 18K e 290 diamanti, quadrante scheletrato, numeri, indici e lancette placcate in oro con bianco luminescente e rosso e un cinturino gomma nera a motivo rigato Fibbia deployant, titanio nero con finitura in PVD e oro rosso 18K. Il suo costo? 55.500 euro.

Bulgari Tourbillon referenza 102034. Questo modello fa parte della collezione Bulgari del 2013. Si mantiene fedele allo stile puro e contemporaneo che contraddistingue questa casa di produzione. La nuova e caratteristica versione presenta nuovi design, colori e materiali nel cinturino e nel quadrante della cassa. Il movimento è dato dal calibro BVL 191 e una riserva di carica di 42 ore. 

La carica è automatica e avviene tramite la massa oscillante in ceramica su cuscinetti a sfera, nonché di un cambio istantaneo della data in un breve periodo di tre minuti, un dispositivo di arresto dei secondi che blocca il bilanciere quando si estrae la corona e un calibro dotato di un sezionatore sistema che il sistema di carica è in azione tramite la corona o la massa oscillante.

La versione da 41 mm di diametro, offre una gamma di combinazioni che alternano due colori del quadrante sia sulla cassa in acciaio che nella versione in oro rosa 18 carati, con cinturino in pelle di alligatore nero o bracciale in acciaio; accanto a un’elegante versione bicolore che combina acciaio e oro rosa 18 carati su cassa e bracciale. Il prezzo di questo prezioso orologio si attesta intorno ai 65.180 euro.

Il brand Patek Philippe con la collezione Grand Complications, infine, presenta un gran numero di modelli in oro giallo, bianco e rosa. In particolare, il modello 5327J Calendario perpetuo, meccanico a carica automatica, presenta una cassa in oro giallo, un fondo cassa in cristallo di zaffiro, impermeabile fino a 30 m.

Le versioni in oro giallo e rosa presentano un quadrante laccato color avorio, mentre la versione in oro bianco adotta un quadrante blu soleil. Il suo valore si attesta intorno ai 75.000 euro.

Naturalmente sono moltissimi i modelli di orologi caratterizzati dal design in oro e con caratteristiche tecniche davvero interessanti, ma quelli proposti, oltre ad appartenere a grandi marchi, sono un buon punto di partenza se si vuole tentare un primo approccio al mondo degli orologi d’oro.

Rome Cavalieri, un soggiorno d’autore tra opere d’arte e suite da mille e una notte

Dalla collina di Monte Mario, a Roma, si gode di un panorama privilegiato sulle meraviglie di una città che non ha bisogno di presentazioni, in cui, secondo Goethe, “ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino”. Sorge qui il resort 5 stelle Rome Cavalieri, tra i punti di riferimento assoluti dell’hôtellerie internazionale e unico avamposto italiano della prestigiosa catena Waldorf Astoria.
Leggermente defilato rispetto al centro storico, così da poterlo raggiungere con facilità eludendone, allo stesso tempo, l’inevitabile affollamento e trambusto, l’hotel è un autentico locus amoenus immerso in oltre sei ettari di verde incontaminato, pervaso da un’atmosfera di intima tranquillità e lusso studiato, mai eccessivo. Inaugurato nel 1963, è subito diventato il buen retiro romano di capi di stato, teste coronate, star di Hollywood e personalità dell’high society, da Fred Astaire a Henry Kissinger passando per Alberto di Monaco, Marcello Mastroianni, Julia Roberts, Celine Dion, Leonardo DiCaprio e tanti altri.



La vista senza pari sull’Urbe, che permette di contemplare i monumenti che la simboleggiano da secoli (San Pietro, il Colosseo, Trinità dei Monti, Castel Sant’Angelo), architetture più recenti come l’Auditorium di Renzo Piano nonché il nugolo di basiliche, guglie e cupole che punteggiano lo skyline cittadino, è solo una delle numerose chicche riservate agli ospiti di quest’esclusiva struttura alberghiera, adagiata su un’altura che, dalla riva destra del Tevere, svetta sulla capitale. Al relax e alla cura di sé sono dedicate, ad esempio, quattro piscine, due campi da tennis Davis Cup, percorsi nel parco di 6000 metri quadrati e un’area consacrata al wellness che ha la sua punta di diamante nella Cavalieri Grand Spa Club, che fa affidamento su macchinari all’avanguardia e trattamenti d’eccellenza, con l’uso di prodotti La Prairie e Aromatherapy Associates.



Il lato gourmand, poi, non teme confronti: regno dello chef di fama internazionale Heinz Beck, il ristorante tristellato ‘La Pergola’, sulla terrazza panoramica che domina la città eterna, è a detta delle più autorevoli guide (a cominciare ovviamente da quella Michelin) e critici del settore uno dei migliori al mondo, grazie alla commistione tra haute cuisine e tradizione culinaria mediterranea in un ambiente di superba classe ed eleganza. L’offerta gastronomica si completa con la cucina italiana del ristorante ‘L’Uliveto’, guidato dallo chef Fabio Boschero e dal pastry chef Dario Nuti.



Il Rome Cavalieri può inoltre fregiarsi di una collezione d’arte da far invidia a un museo, oltre 10.000 pezzi (quadri, sculture, mobili d’epoca, preziosi manufatti, oggetti di design…) che, esposti in spazi comuni e suite, compongono una sorta di mostra permanente diffusa; un corpus dall’enorme valore storico-artistico, che spazia tra epoche, scuole e generi artistici diversi, dal fiore all’occhiello di questo selezione eterogenea, l’eccezionale trittico di Tiepolo eseguito dal maestro veneziano per Palazzo Sandi nel 1742 (che troneggia nella hall) ai bronzi di Thorvaldsen, dai sontuosi arazzi del XVI e XVIII secolo alle opere dei giganti della pop art Robert Indiana e Andy Warhol (alcune serigrafie Dollar Sign decorano le pareti della Penthouse, suite extralusso che richiama nel décor le cabine degli yacht, in cui trovano posto anche divani disegnati dal Kaiser della moda Karl Lagerfeld per la sua abitazione parigina, volte stellate simulate dalle fibre ottiche, rivestimenti in marmo e rubinetterie in cristallo di Boemia Swarovski), a quelle di esponenti di punta delle principali correnti dell’arte novecentesca come Mario Schifano, Enrico Baj o Victor Brauner.
Altro vanto della collezione, la serie di consolle, armadi, tavoli e altre rarità in stile Luigi XV e impero: nella Napoleon Suite, soprattutto, la maestosità degli arredi, tra porcellane di Sèvres, busti marmorei, uno scrittoio appartenuto a Napoleone II e mobili di pregio, riecheggia gli sfarzi di cui amava circondarsi il generale corso fattosi imperatore. Le suite, 25 su un totale di 370 camere, hanno tutte un balcone privato e metratura compresa tra 80 e 450 mq.




Dagli artwork disseminati nell’edificio all’interior design, al Rome Cavalieri tutto è curato sin nei minimi dettagli per offrire un soggiorno al limite della perfezione, che può essere ulteriormente arricchito con ‘Luxury Experiences’, visite esclusive, tour alla scoperta delle bellezze nascoste della capitale e altri servizi tailor made, ritagliati sulle richieste dell’ospite. Sorprende fino a un certo punto, perciò, la sfilza di riconoscimenti accumulata nel tempo dall’albergo (per esempio le ‘four stars’ della Forbes Travel Guide, l’inserimento nella Gold List Condé Nast Traveler, il premio Italy’s Best MICE Hotel 2020), cui si è aggiunta, da tre anni, la certificazione Green Key, marchio di qualità ambientale promosso dalla Foundation for Environmental Education, che certifica il carattere eco delle strutture cui viene assegnata; perché l’ospitalità di lusso non può prescindere, ormai, dalla sostenibilità.




Vizi capitali e contrappassi: la mostra di Amedeo Brogli tra pittura e moda

Il vizio, nemico della moderazione, è anche desiderio di felicità: in una rilettura in chiave pittorica contemporanea, che prende spunto da una tradizione iconografica ricca di elementi simbolici, Amedeo Brogli, allievo di Renato Guttuso, in sette dipinti, rappresenta i sette vizi capitali con corpi femminili affiancati da animali simbolici in un bestiario ironico, mentre nei contrappassi vi è qualche sconfinamento dantesco: soggetti reinterpretati con appassionata infedeltà. L’esposizione, ad ingresso libero, sarà aperta dal 30 ottobre al 6 novembre dalle ore 12,00 alle 19,00 presso la settecentesca Coffee House di Palazzo Colonna, situata in Piazza SS. Apostoli, 67 a Roma. L’accesso sarà consentito solo tramite Green Pass. La storica location capitolina aveva già ospitato Brogli nel 2018 per la fortunata mostra Vedute Romane e Figure. 


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Il vizio che passa per il corpo ed è vissuto dal corpo, è celebrato dal pittore attraverso il nudo; è il potere del corpo quando da privato si fa collettivo, senza deformazioni ma anzi rappresentato nella sua autenticità e, soprattutto, al femminile, in un’atmosfera leggera, in un mood vitale affollato di colori animali e cose. 

Nella mostra “Vizi capitali e contrappassi” di Amedeo Brogli, coordinata da Elena Parmegiani, Direttore Eventi della Coffee House di Palazzo Colonna, che vanta come madrina la Principessa Jeanne Colonna, ogni vizio è definito da un colore oltre che da un animale e da oggetti simbolici. Si è pensato di coinvolgere sette stilisti chiedendo ad ognuno di loro di presentare un abito ispirato al colore del vizio scelto. Ne è nata una sinergia: sette abiti per poter entrare nel mondo reale, affollato di vizi; sette tracce che creano un dialogo inedito fra due forme d’arte in grado di materializzare un’estetica moderna e contemporanea per catturare l’essenza del vizio. Gli stilisti sono: Alessandro Angelozzi per la Superbia con l’abito oro, Renato Balestra per la Lussuria con il suo iconico Blu Balestra, Vittorio Camaiani, per la Gola, con una creazione dalla tonalità cognac, Raffaella Curiel, per l’Avarizia con un completo giallo, Anton Giulio Grande per l’Ira con una creazione rossa, Gianni Molaro per l’Accidia con una creazione verde acido, Regina Schrecker per l’Invidia con un abito verde. 


Partner dell’iniziativa sono :

Accademia Italiana di Arte, Moda, Design fondata nel 1984. Uno dei principali istituti europei di formazione nell’ambito del design e delle arti applicate e parte del gruppo francese AD Education. Mood Style 2018 di Michele Crocitto che nasce da anni di ricerca nel mondo dell’arte, dei viaggi e dei gioielli e Cantina Santo Iolo. 

The new face of MANINTOWN

In occasione della Festa del Cinema di Roma, MANINTOWN ha presentato non solo il nuovo numero speciale cartaceo interamente dedicato alle “next generation” del cinema italiano e della musica, ma anche il progetto creativo che segna un nuovo capitolo per il magazine nato nel 2013.

Sabato 23 ottobre si è svolto, durante la Festa del Cinema di Roma, un cocktail party nella suggestiva terrazza del Sina Bristol Bernini che ha reso omaggio alle nuovi voci del cinema e musica italiani con l’uscita del nuovo numero da collezione. All’evento hanno partecipato tutti gli esponenti della nuova generazione di artisti del panorama italiano; in particolare Giancarlo Commare, Tancredi, Ludovica Francesconi (anche cover star del nuovo numero), Francesco Cavallo, Guglielmo Poggi, Matteo Paolillo, Moisè CuriaJenny de Nucci, Jozef Gjura, Francesco Martino, oltre che ad artisti già affermati come Luca Tommassini, Pino Quartullo ed Edoardo Purgatori, tanto per citarne alcuni.


Ludovica Francesconi
Giancarlo Commare
Tancredi
Haroun Fall
Davide Musto e Tancredi
Moise Curia
Josef Gjura
Matteo Paolillo
Edoardo Purgatori

Si parte dal restyling del logo e della piattaforma web che punta proprio sulla scoperta e valorizzazione delle “FACES” (personaggi emergenti nel cinema, spettacoli e arti performative), “VOICES” (i protagonisti del nuovo panorama musicale) e “PLACES” (destinazioni da scoprire tramite la voce e lo sguardo dei nostri talent). Il progetto grafico digital – curato dal giovane art director Alessio Pomioli – vuole segnare un decisivo cambiamento nel focus del magazine che fa dello scouting nel cinema e nella musica il proprio punto di forza. Analogamente cambia veste anche l’edizione cartacea, completamente rivista come vero libro da collezione (in uscita 3 volte l’anno) e curata da Davide Musto (Brand&Content Director), Federico Poletti (Founder & Editor in Chief) con la direzione artistica di Maria Angela Lombardi.

Racconta Federico Poletti: “YOUNG HEARTS RUN FREE è il tema di questo nuovo numero di MANINTOWN dedicato a sostenere e coinvolgere la prossima generazione di talenti italiani nel cinema e nella musica. Prendendo ispirazione dall’iconica cantante R&B Candi Staton, crediamo fortemente nella creatività emergente da tutto il mondo. In occasione dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo premiato Giancarlo Commare e Ludovica Francesconi, due giovani e promettenti talenti che hanno recentemente lavorato insieme nel film “Ancora più bello”. Sono davvero orgoglioso di essere il primo a presentarli come Cover Stories insieme a Tancredi, altro astro nascente della musica che continuerà a sorprenderci”

Young hearts run free è il pay-off che apre le pagine di questo ambizioso progetto, partito dal Festival del Cinema di Venezia con un evento che ha visto protagonisti del “Man In Town New Generation Award” Giancarlo Commare e Ludovica Francesconi, cover story del magazine insieme a un altro giovane protagonista della musica italiana Tancredi, 20enne che con il suo primo EP sta riscuotendo un incredibile successo.


Jenny De Nucci
Melancholia
Mario Monaco, Giulia Petronio, Antonio Semeraro
Federico Poletti, Luca Tommassini, Vincenzo Valente, Alfredo Fabrizio
Federico Poletti
Laura Grampa, Massimiliano Benetazzo
Federico Poletti, Sonia Rondini, Giancarlo Commare, Davide Musto

Commenta lo stesso Tancredi: “La musica mi ha permesso di analizzarmi più a fondo e di conoscere il vero senso delle emozioni. Mi ha permesso di unire l’astratto al concreto e di andare in posti e momenti che voglio rivivere come la prima volta. Sono felice di questa cover story con MANINTOWN che vuole dare spazio e supportare il lavoro di noi giovani”.

Giancarlo Commare: “MANINTOWN per me è stata una esperienza unica nel suo genere, lo definirei un appuntamento con la vita, uno spazio che mi ha permesso di esprimermi liberamente e che mi ha regalato emozioni rare che porterò sempre dentro al cuore, uno spazio curato da persone piene di umanità e professionalità, dal direttore Federico Poletti al fotografo e talent scouter Davide Musto alla stylist Alessia Caliendo”.

Ludovica Francesconi:“ Dopo il premio ricevuto a Venezia, sono davvero felice di questa cover. L’ultimo anno è stato molto intenso per me ed è un onore essere la prima donna a inaugurare questo nuovo corso del magazine che si apre anche ai talenti femminili. Grazie a Federico, a Davide e a tutto il team di MANINTOWN per avermi coinvolto in un progetto così speciale”.


Luca Tommassini
Francesco Mautone
Artem Tkachuk
Francesco Cavallo
Simone Poccia
Francesco Martino
Pino Quartullo
Guglielmo Poggi
Marco Aceti

Last But Not Least MANINTOWN inaugura il progetto digital/print Uncensored//Bodies dedicato alla fotografia artistica che mette in mostra il nudo maschile e femminile, priva di qualsiasi pregiudizio, in un percorso approfondito che vede nel numero onpaper i grandi Maestri Gian Paolo Barbieri e Piero Gemelli, in conversazione con Pietro Lucerni e le performance irriverenti di Jacopo Benassi.

Conclude Davide Musto: “Questo numero è la conclusione di un percorso iniziato già diversi anni fa e che oggi conferma l’importanza della vera ricerca e selezione dei talenti. E’ una scommessa in cui abbiamo creduto dall’inizio e un messaggio importante anche per l’editoria, che sceglie d’investire sulle nuove generazioni del cinema e della musica italiana in un momento di grande rilancio del nostro Paese a livello internazionale”.


Ludovica Nasti
Francesco Ferdinandi
Giorgio Belli
Desiree Noferini, Joseph Altamura
Miguel Gobbo Diaz
Antonia Fotaras
Filippo De Carli
Romano Reggiani

La serata ha visto anche la speciale partecipazione di Belvedere Vodka Italia, la vodka lusso numero uno al mondo 100% made with nature. Per l’occasione il mixologist Paolo Viola, brand ambassador del gruppo, ha ideato uno speciale cocktail MANINTOWN a base dell’iconica Belvedere Vodka Pure. Nella drink list della serata anche Upperhand Gin, che ha creato due cocktail dedicati. E infine la Rete Pinot Nero FVG con un corner dedicato alla degustazione di 7 produttori diversi; presenti alla serata anche Fabrizio Gallo, proprietario dell’ azienda Masut da Rive e Presidente della Rete Pinot Nero FVG, e Rino Russolo, Vice Presidente della Rete Pinot Nero FVG.

MANINTOWN è anche Green con NITO, che apre le porte alla mobilità elettrica, presente sia all’evento con una special area dedicata, sia con un servizio dedicato nelle pagine del magazine in cui è protagonista l’attore Luca Pantini.

Highlights dal Festival del cinema di Venezia

Un portfolio esclusivo firmato da Riccardo Ghilardi per la 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Una selezione degli attori, attrici, registi e nuovi talenti emergenti più premiati durante i giorni dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Riccardo Ghilardi è un fotografo specializzato in scatti di celebrities e con una forte passione per il reportage e i progetti in contesti sociali. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre al MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo e Cinecittà.

La sua ultima mostra “Prove di Libertà”, sull’isolamento del cinema italiano, si è tenuto all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.

In copertina: Milena Smit – Film Madre Paralesas of Pedro Almodovar












Actress Anamaria Vartolomei – Film “ L’Evenement” by Audrey Diwan,
film winner of the Golden Lion Venice 78

Rocio Munoz Morales in “Fuori dal finestrino” di Maurizio Matteo Merli

Durante la Festa del cinema di Roma, incontro Rocio Munez Morales, la quale ha presentato il nuovo cortometraggio “Fuori dal finestrino” di cui ne è la protagonista, per la regia di Maurizio Matteo Merli.

Il film, prodotto da Father&Son e Cinema Teatrale Marino & C. è stato girato nel Comune di Bovino e racconta la storia di Alma (Rocío Munoz Morales) una giovane donna, bella ed apparentemente realizzata. Ma Alma è anche una moglie e una madre.

Un giorno, a causa di un improvviso guasto all’automobile e ad una fermata inattesa, qualcosa le farà cambiare idea sulla sua vita, dandole un nuovo punto di vista. Ciò che è stato, quello che è diventata ma soprattutto cosa ci sarà nel suo domani…



Che cosa hai pensato quando hai visto la sceneggiatura del film?

Ho pensato che questa donna mi somigliasse tantissimo, ed era un tipo di donna che volevo raccontare in quanto imperfetta, una donna che di primo acchito si fa vedere fragile ma che poi piano piano, si rivela forte.



E’ sempre difficile per un giovane regista riuscire ad avere grandi nomi nel cast, cosa ti ha fatto scegliere di partecipare a questo cortometraggio?

Con Maurizio Merli, il regista, vi è stato un incontro molto lontano da questo mestiere, anzi a dire il vero ho conosciuto prima sua madre, e forse mi sono innamorata di quella donna, e quindi ho capito cosa vi fosse nella mente di Maurizio, e siamo entrati subito in sintonia.

Io da poco avevo pubblicato il mio primo romanzo “Un posto tutto mio”, dove racconto una donna simile ad Alma, e lui è stato intelligente a cogliere quel momento.



Sei abituata ai red carpet ovviamente, ti emozioni ancora quando come adesso al Festival del Cinema di Roma devi percorrerlo?

Quello che mi emoziona di più è che ancora fatico a vedere il progetto finito del film quando vi sarà la proiezione, e risentire le parole di Alma attraverso la mia voce.

Forse perché noi tutti siamo i peggiori giudici di noi stessi ed abbiamo delle aspettative che non sono realistiche.

Invece il red carpet lo vivo con grande leggerezza, anche perché forse sono un po’ così io nella vita, è un momento di sogno che non appartiene alla quotidianità, è un vero momento per sorridere e divertirsi.

Alla fine, è un momento glam diverso dalla vita di tutti i giorni, anche perché mi trucco poco, anzi sempre di meno e le scarpe da ginnastica sono il mio elemento preferito.



Ho avuto il piacere di vederti a teatro qualche anno fa, tornerai in scena con la nuova stagione?

Si tornerò, anche se proprio oggi stavo rosicando un po’ vedendo dei miei colleghi che con la riapertura al cento per cento delle sale erano già pronti con lo spettacolo, io sarò in scena a febbraio con “Fiori d’acciaio”, tratto dal celebre film del 1989 che vantava un super cast: Shirley MacLaine, Dylan McDermott, Julia Roberts, Tom Skerritt, Daryl Hannah, Sally Field.

Anche noi lo saremo, ed in più avremo la regia  di Micaela Andreozzi e saremo alla Sala Umberto, che ha debuttato la scorsa estate a Borgio Verezzi, insomma siamo pronte a partire.

La sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: la rinascita POP

Si è conclusa la sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si è tenuta come di consueto presso l’Auditorium Parco della Musica, sempre sotto la direzione artistica di Antonio Monda (l’uomo che ha salvato il festival degli ultimi anni, risollevandolo e portandolo ad altissimi livelli) per la Fondazione Cinema Roma e presieduta da Laura Delli Colli.

Possiamo decisamente considerarla l’edizione della rinascita quella che è andata in scena, considerando che la scorsa edizione trovandosi nel fulcro della seconda ondata di pandemia, è passata praticamente inosservata sia per mancanza di ospiti che per assenza di pubblico.



Ogni anno il simbolo della manifestazione è proprio la locandina stessa, che questa volta è stata dedicata ad Uma Thurman, interprete di Kill Bill Vol.2, che con il suo sguardo tra il sensuale ed ipnotizzatore, ti obbliga a guardarla quasi come se fosse La Gioconda.

Possiamo considerarla un’edizione decisamente POP, infatti tra gli ospiti di oltre oceano abbiamo avuto da Quentin Tarantino, che tanto ama sia la nostra Italia da cui derivano le sue origini, ma soprattutto il nostro cinema, il suo red carpet è stato un vero e proprio one man show. È sempre bello vedere un regista come lui divertirsi nel far divertire il suo pubblico.



Una delle presenze più iconiche di questo red carpet romano è stata Jessica Chastain, protagonista del film di apertura The eyes of Tammy Fayeche ha sfilato con un vestito firmato Gucci.

E poi ovviamente i più attesi ed unici Johnny Deep ed Angelina Jolie in Versace Couture in maglina metallica, che ha sfilato con le sue figlie, presentando in anteprima il suo ultimo lavoro per la Marvel Pictures “Eternal”, nessuno meglio di lei poteva rappresentarlo.



Molto importante è stata anche la sezione Alice nella città, diventata una realtà assestante che si è sviluppata all’Auditorium della Conciliazione, e che proprio nella sua ultima serata ha visto protagonisti i nostri talent scelti come volti del Next Generations Awards e presenti nella nostra nuova edizione cartacea da collezione, ovvero: Giancarlo Commare, Ludovica Francesconi, Jenny De Nucci e Jozef Gjura.

Alessandro Gherardi presenta la nuova linea Casual per la collezione uomo inverno 2021

Casual è il nome della nuova linea uomo autunno/inverno 2021-22 firmata Alessandro Gherardi. Il marchio italiano, conosciuto in tutto il mondo per le sue camicie dal taglio sartoriale, per la stagione invernale propone, ai suoi clienti, una modernizzazione dell’heritage storico dell’azienda.

I nuovi modelli riflettono lo spirito intraprendente del giovane contemporaneo, sempre pronto a nuove conquiste. E per lanciarsi nelle sfide quotidiane, indossa camicie dal fit comodo con il consueto touch esclusivo. L’originale camicia è presentata nella variante Texana, botton down large e base semi classica, al quale si aggiungono due soluzioni over: vere e proprie giacche realizzate in gabardine di cotone pesante e le varianti in denim, flanella, misto lana effetto flanella tinta in capo con la tecnica “tintura in lana old light“.

Da anni, Alessandro Gherardi è il punto di riferimento per uomini esigenti. Sempre alla ricerca della “camicia più bella”, Alessandro ha una vocazione per le camicie che per sua stessa ammisione è “un amore senza fine. Una passione senza eguali”.

Quella dell’etichetta è un’immagine elitaria, creata dopo anni di esperienza nel settore camiceria che ha consentito il lancio di un marchio dalle basi solide e impostate sul dogma del Made in Italy. Un’azienda a conduzione familiare che fa, dell’artigianato e delle tecnologie d’avanguardia, il suo pilastro. Un’innovazione che permette di ottenere nuovi lavaggi alla moda come lo “stome wash” e il “dirty soft 2 – tintura al thé”.

Sentirsi a Casa al Leonardo Boutique Rome Termini

Il Leonardo Boutique Rome Termini è situato nel cuore di Roma, a pochi minuti dai più importanti monumenti e siti archeologici, dalla stazione centrale Roma Termini, dalla metropolitana e dal terminal di collegamento con l’aeroporto, in una posizione privilegiata per esplorare la città e le sue bellezze, da Piazza della Repubblica al Colosseo. La struttura è un luogo in cui godersi momenti di puro relax.



L’hotel accoglie gli ospiti nelle sue 81 camere, che offrono tutti i comfort per rilassarsi e sentirsi a casa. Una sala fitness, una sauna e un bagno turco, nonché una vasca idromassaggio coperta sulla terrazza sono la coccola perfetta dopo una giornata di esplorazione della città, per poi rilassarsi al cocktail bar.



In tutta Europa il marchio Leonardo Hotels rappresenta strutture ricettive a 3-4 stelle plus, designate per soddisfare le esigenze della clientela business, di chi viaggia per svago o per gruppi. Tutti gli hotel si trovano in destinazioni attrattive e caratteristiche e le eccellenti location godono della vicinanza agli aeroporti, al centro città oppure alla tranquillità della campagna.

Tutti gli hotel sono progettati individualmente e garantiscono un alto livello di qualità, un eccellente servizio e uno staff amichevole ed efficiente. Feeling Good – Leonardo Hotels vuole farvi sentire come a casa vostra!



Situati in posizione centrale, sono noti per l’alta qualità e gli standard dei loro servizi, nonché per l’elegante design degli interni con un tocco regionale. In ogni Leonardo Hotel gli ospiti, insieme ai loro desideri e bisogni individuali, sono al centro dell’attenzione. Premurosi e attenti a tutti i piccoli dettagli che rendono il soggiorno degli ospiti così speciale. Questo ha sempre plasmato l’immagine che l’azienda offre di sé. Qui, tutti possono rilassarsi e sentirsi a proprio agio, indipendentemente dal fatto che si tratti di un viaggio di lavoro o di piacere.

@leonardoboutiquerometermini

https://www.leonardo-hotels.it/leonardo-boutique-hotel-rome-termini

Da Londra a Verona: Elk Bakery

Nel cuore di Verona, dall’idea di offrire una cucina internazionale con i prodotti locali, nasce Elk Bakery.

L’ispirazione è arrivata a Londra, quando i fondatori hanno scoperto il take away: una vera rivoluzione nella cultura del cibo. Al tempo non c’erano ancora i food blogger, Instagram e i tour gastronomici. Sono bastati una carrot cake e un caffè americano gustati passeggiando ad aprirli a questa nuova realtà di cui si sono innamorati.



La loro filosofia si riassume in un’unica parola: easy. Mangiare può essere facile e veloce. Non servono tante portate, basta un piatto completo e gustoso e, se sei pieno, lo puoi portare via e finire dopo. Vogliono che tutti i loro ospiti si sentano a proprio agio, sia da soli, sia in compagnia. 

I viaggi culinari sono il loro leitmotiv: non c’è cosa più affascinante che scoprire nuovi sapori e nuovi stili dalle cucine e dalle piazze di tutto il mondo. I loro piatti sono preparati con ingredienti freschi e selezionati con grande cura. 



Da Elk non ci sono preclusioni: carnivori, vegetariani, vegani, golosissimi o super fit, loro cercano di di soddisfare i gusti di tutti!

Entrando da Elk Bakery, ci si immerge in un mondo meraviglioso di profumi e sapori, mescolati in un ambiente contemporaneo ed essenziale che ti trasporta in un mondo senza luogo. Un po’ New York, Stoccolma, Copenhagen o Parigi. 



Il caffè è trattato con cura meticolosa ed è preparato con “la Ferrari” delle macchine espresso: La Marzocco. Tostato da un piccolo torrefattore indipendente, è servito espresso secondo la tradizione italiana d’eccellenza o americana.

Il brunch è il loro appuntamento fisso del Sabato e della Domenica. Quando ci si alza con calma, da Elk Bakery potrai rilassarti e gustare il giusto mix tra dolce e salato.

@elk.bakery

https://www.elkbakery.com

“TIT’S UP” è la nuova campagna di Chitè Milano – la prima lingerie sartoriale Made In Italy

Crediamo nei 35 secondi che quotidianamente ogni donna dovrebbe dedicarsi, al mattino, di fronte allo specchio: uno spazio in cui racchiudere il tempo per connettersi con la propria essenza. Fiere, vulnerabili, coraggiose. 35 secondi per ritrovare l’equilibrio con sé stesse e con il mondo. Crediamo nel valore immenso di questo tempo minuscolo, perché ognuna possa ritrovarsi e amarsi nella propria pelle e nel proprio corpo, per essere in grado di amare il mondo. C’è chi dice “petto in fuori”: un gesto che solleva il cuore per gettarlo oltre l’ostacolo senza guardarsi indietro. Da donna a donna, noi diciamo: oggi, domani e sempre, TITS UP!” dichiarano Chiara Marconi e Federica Tiranti, founders di Chitè Milano.

Con queste parole le fondatrici di Chitè Milano, Chiara Marconi e Federica Tiranti, rispettivamente CEO e Direttore Creativo, celebrano il senso profondo di un brand sostenibile di lingerie creata per tutte le donne, per valorizzarle attraverso la ricerca di tessuti preziosi come la seta e una selezione accurata di dettagli esclusivi, come un merletto che sembra essere stato recuperato dal baule di un corredo d’altri tempi. Una campagna, quella di Chitè, che mostra tutta la bellezza del corpo femminile, quella che appartiene a ogni tipo di donna, di ogni età, peso forma o etnia. Chitè è la prima lingerie totalmente artigianale, creato da donne per le donne, in laboratori artigianali indipendenti nel cuore delle Langhe – in Piemonte – con un caratteristico design raffinato e dalle linee delicate che diventano una carezza per il corpo.

Dalle capsule collection create col recupero di materiali “pregiati” che altrimenti andrebbero dismessi, ai made to order – prodotti customizzati, fatti su misura – per rispondere a un’idea di comfort e gusto estetico creato a posta per te, sotto il concept rivoluzionario di MyChitè.
Partendo dall’idea vincente che l’empowerment femminile parte dall’amore per se stesse e per la propria “libera” femminilità.

Regali per lei: 3 ottime idee per sorprenderla

È arrivato il momento di fare un regalo ad una lei speciale, una donna di cui siamo fieri e alla quale siamo legati per affetto, amore, amicizia o stretta parentela. Cosa regalarle? Prima di cadere nei soliti errori, troppo spesso legati a pregiudizi ormai superati, cerchiamo di andare oltre per trovare il regalo davvero perfetto. Ci sono alcuni regali che, come vedremo, sono generalmente graditi da tutti a prescindere da gusti, passioni, hobby e interessi. Tra i consigli che troverai oggi abbiamo pensato alle foto, come le foto su tela Photosì, che ci hanno dato l’input giusto per alcune idee regalo diverse dalle solite e decisamente originali. 

Cosa le piace davvero?

Questa è una di quelle domande che sembrano facili ma alla quale in pochi sanno rispondere davvero. Cosa ama? Quali sono le sue passioni? Diciamo che al giorno d’oggi siamo tutti presi dai nostri impegni e siamo sempre di fretta per cui ci resta molto poco tempo per dedicarci agli altri e ai loro interessi

Per questo ciò che piace a noi potrebbe non piacere a lei, rendendo la decisione sul regalo ancora più difficile. Ecco perché ci è venuta l’illuminazione pensando alle miriadi di possibilità offerte dal mondo dei regali personalizzati, oggetti che nella loro semplicità acquisiscono valore grazie a un piccolo dettaglio aggiuntivo come una foto, un’immagine o un messaggio particolare. 

Le foto su tela

La foto su tela è un regalo inusuale e sorprendente che ritrae un soggetto importante o memorabile per il destinatario e che rappresenta tutto l’affetto, la stima e la vicinanza che proviamo. Può essere adattato a qualsiasi immagine come il raggiungimento di un traguardo, una foto in cui tutti sono venuti particolarmente bene o sorridenti o un paesaggio significativo per lei. 

La particolarità della foto su tela è proprio l’effetto finale della stampa che la rende unica e preziosa, soprattutto scegliendo soggetti con bordi nitidi e ben definiti. Inoltre è anche il regalo perfetto per festeggiare una nuova casa con un bel quadro personalizzato da esporre con fierezza in soggiorno e, perché no, nel nuovo studio 

Puzzle fotografici  

Un’altra idea molto carina adatta a tutte le età è il puzzle fotografico. Si tratta di un vero e proprio puzzle che viene stampato con la nostra foto o immagine preferita e spedito direttamente a casa pronto da assemblare. Quindi chi lo riceverà scoprirà pezzo per pezzo cosa si nasconde dietro quell’insieme di tasselli colorati e l’effetto sorpresa sarà sempre garantito. 

Inoltre i puzzle possono essere anche appesi al muro dietro una bella cornice e, come nel caso delle stampe su tela, diventano un bel pezzo d’arredo originale e unico nel suo genere che a chiunque farebbe piacere ricevere. I puzzle fotografici, proprio come le stampe su tela, sono altamente personalizzabili per grandezza e numero di pezzi per accontentare tutti i gusti. 

Altri oggetti personalizzati 

Infine si potrebbe prendere in considerazione tutta la gamma di oggetti sui quali è possibile stampare un’immagine speciale come t-shirt, cuscini, coperte, bag riutilizzabili ma anche portachiavi, tazze da colazione, calamite e via discorrendo. Le nuove tecnologie di stampa attualmente disponibili sul mercato permettono di riprodurre qualsiasi soggetto su ogni tipo di materiale in tempi brevissimi e con risultati a dir poco impeccabili. 

Il bello dei regali personalizzati attraverso foto e immagini è proprio quello per cui ci sono infinite combinazioni possibili a costi sempre accessibili. Inoltre le foto e le immagini sono sempre il mezzo più rapido e immediato per far capire alla nostra lei che è un’amica perfetta, una sorella eccezionale, una mamma unica al mondo o una compagna di vita insostituibile. 

Vincenzo Vivenzio nel racconto TV di “Luce dei tuoi occhi”

Napoletano DOC, nasce con la passione per la recitazione, sin da piccolo si cimenta in spettacoli, che lo porteranno a traferirsi a Roma, ed intraprendere la sua carriera artistica.

Ora lo possiamo vedere sulla rete ammiraglia di Mediaset Canale 5 con la fiction “Luce dei tuoi occhi”, dove interpreta un poliziotto.

Presto lo vedremo anche al cinema con “Sissy”, ruolo per cui ha dovuto trasformarsi, prendendo svariati chili, ed entrando a piedi giunti nel ruolo di un senzatetto.


@manidelsud @raffaelestella | Blusa e giacca kimono – @zerobarracento | Giacca – @carlopignatelli | Occhio scultura – @lou_duca

Cosa mi vuoi dire di “Luce dei tuoi occhi”?

È una serie Tv che si sviluppa in dodici episodi, con protagonisti Giuseppe Zeno ed Anna Valle, io invece interpreto Mario, un personaggio decisamente lontano da me, poliziotto integerrimo ed alla ricerca continua della verità.

C’è un però, che si scoprirà vedendo la serie, ovvero la sua stima ed affetto e molto probabilmente qualcosa in più nei confronti del suo vicequestore, interpretato da Maria Rosaria Russo. Per lei andrà anche incontro all’infrangere le regole pur di accontentarla.


@manidelsud @raffaelestella
Blusa & giacca kimono @zerobarracento
Giacca & Pantalone @carlopignatelli

La sceneggiatura è tratta da una storia vera?

Si, infatti alla protagonista Anna Valle, fanno credere che la propria bambina sia nata morta, con il dispiacere nel cuore sceglie di trasferirsi a New York, proseguendo la carriera come prima ballerina. Fino a quando riceve un bigliettino con la scritta “Dark Out”, Alice, tua figlia vive a Vicenza e balla come te.

Infatti, abbiamo girato quattro mesi a Vicenza e due a Roma.


@manidelsud @raffaelestella
Blusa & giacca kimono @zerobarracento
Giacca & Pantalone @carlopignatelli

Avevi già lavorato in altre serie televisive?

Sì, questa è la mia seconda volta in quanto prima avevo lavorato su “Nero a metà 2” con Claudio Amendola, interpretando il ruolo di Michele Lizzetto, il prodotto è targato RAI ma ora fruibile su Netflix per chi si fosse perso le puntate.

Molto probabilmente ci sarà anche una terza stagione, ma non so ancora se ci sarò io, in quanto il mio personaggio finisce in un modo che non si sa, quindi tutto è possibile.


In Luce, interpreti un personaggio Napoletano?

La serie prende luogo al nord, a Vicenza come dicevamo, ed io sono il classico poliziotto trapiantato dal sud.

Infatti, quando ho iniziato il primo giorno di riprese il regista Fabrizio Costa, mi ha chiesto conferma se io fossi di Napoli, esortandomi a farlo sentire di più, in quanto mi ero contenuto non sapendo esattamente quale direzione prendere.



Parlami del film che ti vede protagonista “Sissy”?

Trattasi del quarto film del regista Eitan Pitigliani, ed io sono protagonista insieme a Fortunato Cerlino in questo meraviglioso progetto.

È una storia molto forte, in quanto il mio personaggio sceglie di vivere all’estremo della realtà, annullando qualsiasi tipo di contatto esterno, vivendo sotto i ponti.

Abbiamo girato a viale Marconi a Roma, ho dovuto ed ho voluto dormire anch’io li, al punto tale che il mio lavoro è stato talmente intenso che ho avuto difficoltà ad uscire dal mio personaggio per una decina di giorni.

La cosa buona è che il mio ruolo parte dal basso, davvero dagli inferi, per poi arrivare al paradiso.

Photographer – Sabina Felice

Styling – Michele Santoro

Cover total look – @tizianoguardini

Il rap senza confini di Random, dai social a Sanremo

Photography Simone Conte

Art direction & Production Miriam De Nicolò

Styling Sofia Radice & Miriam De Nicolò

Photographer assistant Luigia Imbastaro

Grooming Elisa Maisenti

Press Office Wordsforyou

Cover look: Coat, hoodie and pants | Collini; Shoes | Vic Matiè

Il freestyle ai tempi della scuola, la prima canzone pubblicata su Facebook a 14 anni, l’album Giovane oro col producer Zenit che sancisce l’avvio di una fruttuosa collaborazione, ascolti monstre sulle principali piattaforme di streaming, sei dischi di platino (tre per Chiasso, il singolo con cui è definitivamente esploso nel 2019), featuring di peso (Gué Pequeno, Carl BraveEmis Killa e Gio Evan tra gli altri), un EP – Montagne russe – rimasto per settimane nella top 10 dei più venduti. Sono questi i momenti salienti della repentina scalata ai vertici dell’industria musicale di Random, pseudonimo di Emanuele Caso, enfant prodige del rap nostrano. Ventenne, nato a Massa di Somma ma cresciuto a Riccione, indicato a suo tempo da Mtv New Generation come artista del mese, è già arrivato ai palcoscenici televisivi che contano (nello specifico, quelli di Amici Speciali, spin-off del programma di Maria De Filippi, nel 2020, e del festival della musica tricolore per eccellenza, Sanremo 2021), e sembra avere tutte le carte in regola per confermarsi come uno degli astri più fulgidi della new wave italiana. D’altra parte è lui il primo a volersi spingere oltre, affermando di aver ricominciato a  «vivere la musica come facevo quando non ero nessuno, è questa la chiave giusta per avere successo secondo me».



Sei molto attivo online e in particolare su TikTok, che ha veicolato il boom di Chiasso, brano certificato triplo disco di platino. Cosa apprezzi maggiormente dell’app di ByteDance e, più in generale, come vive i social un cantautore il cui successo passa (anche) da loro? 

Devo sicuramente parte del mio successo a questa piattaforma, ha rivoluzionato il modo di condividere la musica e trovo sia meritocratica, se sei costante e hai dalla tua bei contenuti, puoi arrivare a tante persone. Per un cantautore della nuova generazione i social possono essere davvero utili per farsi conoscere da migliaia di utenti con un semplice video, sono però anche un’arma a doppio taglio perché questi ultimi possono farsi condizionare, stabilendo che se una canzone non è particolarmente “tiktokabile” allora non è bella, ma non è vero; ogni brano ha la sua storia, il suo mondo, il suo modo di essere enfatizzato in un determinato contesto.

Quali canzoni o autori pensi abbiano influito di più sulla tua maturazione artistica?

All’inizio della mia carriera ero un fan scatenato di Emis Killa (se dovessi indicare una sola canzone direi Parole di ghiaccio, mi ha molto influenzato) e Marracash, la sua Sabbie mobili mi ha dato tanto. Con il passare del tempo mi sono lasciato ispirare da altri cantanti italiani, come Sfera Ebbasta e Jovanotti, e internazionali, ad esempio Ed Sheeran o Justin Bieber, adoro tutta la loro discografia, scegliere è difficile.

Se dovessi descrivere il tuo sound usando solo tre aggettivi?

Dirompente, vero, emozionante.



Hai collaborato con artisti di primo livello, da Gué Pequeno a Carl Brave, con chi immagini il feat dei tuoi sogni?

Mi piacerebbe collaborare con Sfera Ebbasta, come dicevo lo apprezzo molto, ha decisamente una marcia in più. Poi Ultimo, al quale mi sento affine, e Jovanotti.

Nel 2020 ti sei distinto tra i concorrenti di Amici Speciali, tra l’altro hai raccontato di aver provato a partecipare alla trasmissione di Maria De Filippi quando avevi 17 anni, com’è stato in definitiva l’approdo al principale talent italiano

L’esordio in televisione è stato un momento fondamentale del mio percorso creativo, grazie ad esso sono potuto entrare in contatto con il grande pubblico e, viceversa, quest’ultimo ha avuto la possibilità di conoscermi. Ho imparato tante cose, studiando per la prima volta canto, imparando a muovermi davanti alle telecamere. Ringrazio Maria e Stash (il frontman dei The Kolors con cui ha duettato nel programma, ndr) per la fantastica esperienza.

Hai partecipato al festival di Sanremo 2021, cosa puoi dirci a riguardo, com’è stato per un ventenne cresciuto – e affermatosi – sul web confrontarsi con uno dei massimi simboli della tradizione musicale italiana? 

Lo considero un altro enorme passo in avanti nella mia carriera, essere in gara a Sanremo mi ha tolto il fiato e mi ha formato, tantissimo. Ero incredibilmente emozionato, quasi incredulo di far parte di un cast di cantanti del genere, sono tuttora riconoscente per aver calcato il palco dell’Ariston.



Il rap è un genere fortemente connotato sotto il profilo dell’immagine, quanto conta per te lo stile, e come lo definiresti?

Penso sia cruciale avere un bel personaggio, la percezione che si ha di un artista passa anche da come appare dall’esterno; puoi fare della musica stupenda, ma se non hai una visione stilistica ed emotiva sei al 50%. In questo periodo sto lavorando parecchio in questa direzione.

A novembre il tuo tour farà tappa a Roma e Milano, cosa ti aspetti dalle due date? Come speri sia il ritorno on stage dopo tutto quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo?

Saranno i miei primi due concerti veri e propri, un’emozione unica. Voglio che sia uno spettacolo in tutti i sensi e mi sto impegnando al massimo affinché lo sia. Mi piacerebbe ci siano persone che magari non conoscono nemmeno una nota delle mie canzoni e, sentendole, se ne innamorino.

Hai in serbo qualche novità che vorresti svelarci?

Posso dirvi che sto componendo diverse canzoni con produttori con i quali non avevo mai lavorato, e sperimentando nuove sonorità. Sto uscendo dalla mia zona di comfort e ricominciando a vivere la musica come facevo quando non ero nessuno, è questa la chiave giusta per avere successo secondo me.



L’oroscopo settimanale di Massimo Giannone

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul Il del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


ARIETE

Il sentiero è: EVOLVERSI

LOVE – “Puoi evolvere in consapevolezza solo se continui a lavorare sulla tua anima testimonianza; se diventi sempre più un testimone distaccato e presente e tutto ciò che fai, di tutto ciò che pensi, di tutto ciò che senti. Se sei infelice-come lo sono tutti, ricorda: ciò rivela semplicemente che sei inconsapevole “, Osho, mistico indiano. Agiamo spesso inconsapevolmente, il più delle volte a proprio danno e, con questo atteggiamento ci causiamo tristezza e dolore.

WORK – “La vita due doni preziosi: la bellezza e la verità. La prima l’ho trovata nel cuore di chi ama e la seconda nelle mani di chi lavora”, Khalil Gibran, scrittore. Per crescere nel proprio lavoro bisogna amarlo ed avere passioni inesauribili.

FORMA FISICA: OTTIMA


TORO

Il sentiero è: PERDONO

LOVE – “Ricucire un rapporto con chi ha tradito la nostra fiducia è possibile, ma è come rammendare un ambito rotto: il segno rimane indelebile”, Emanuela Breda, scrittrice. Si può perdonare, ma un segno rimarrà indelebile nel nostro cuore.

WORK – “Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più”, Oscar Wilde, scrittore. Quando qualche collega o capo si comporta male con te, sorridi e perdonalo.

FORMA FISICA: STRESS


GEMELLI

Il sentiero è: COMPRENDERE

LOVE – “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”, Pablo Picasso, pittore. Quando non si comprende un atteggiamento di chi si ama, non bisogna giudicare ma cercare di comprendere le motivazioni dei suoi gesti.

WORK – “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, Primo Levi, scrittore. Quando non si è in grado di portare avanti una mansione perché non si sono compresi i meccanismi, bisogna informarsi e chiedere aiuto.

FORMA FISICA: DIETA


CANCRO

Il sentiero è: SINCERITA’

LOVE – “Essere sinceri è un pregio, essere bugiardi un difetto, ma quando la sincerità è usata per ferire e la bugia per lenire, la prima andrebbe punita e la seconda assolta”, Emanuela Breda, scrittrice. Mai far male a nessuno, soprattutto alle persone che amiamo, la chiarezza e la sincerità non dovrebbero essere utilizzate per ferire.

WORK – “Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa”, Martin Luther King, attivista statunitense. In questa fase dosate la vostra verbalità, potreste crearvi dei nemici.

FORMA FISICA: BUONA


LEONE

Il sentiero è: NUOVI STIMOLI

LOVE – “Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio. In quello spazio è il nostro potere di scegliere la nostra risposta”, Victor E Frankl, neurologo. Bisogna pensare più volte prima di reagire o esprimere un proprio pensiero, inizierei col chiedermi, io come reagirei?

WORK – “Viviamo di stimoli e moriamo senza di essi, lentamente, con rabbia e tristezza”, Celeste Holm, attrice statunitense. La spinta emotiva, tende ad esaurirsi col trascorrere degli anni, mentre questa fiamma andrebbe mantenuta sempre accesa.

FORMA FISICA: OTTIMA


VERGINE

Il sentiero è: CREDERE

LOVE – “Se ami una persona, lasciala andare, perché se ritorna, è sempre stata tua. E se non ritorna non lo è mai stata”, Khalil Gibran, scrittore. Se una relazione si conclude, mai accanirsi o mettersi in un’attesa snervante, se ti ha amato davvero, ci sono possibilità di ritorno altrimenti un’altra persona sta cercando te.

WORK – “Il modo migliore per scoprire se puoi fidarti di qualcuno è dandogli la tua fiducia”, Ernest Hemingway, scrittore. Per avere fiducia bisogna innanzitutto donarla.

FORMA FISICA: BUONA


BILANCIA

Il sentiero è: TRASFORMARE

LOVE – “Amore non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione” Antoine de Saint Exupery, scrittore francese. Un sentimento profondo come l’amore fa percorrere sentieri nella medesima direzione.

WORK – “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, Lucio Anneo Seneca, filosofo romano. Bisogna conoscere ciò che si desidera raggiungere per approdare da qualche parte.

FORMA FISICA: OTTIMA


SCORPIONE

Il sentiero è: CONCRETEZZA

LOVE – “l’amore non è qualche parolina mormorata a fior di labbra prima di addormentarsi. L’amore si nutre con gesti concreti, di dimostrazioni, di devozione nelle cose che facciamo giorno per giorno”, Nicholas Sparks, scrittore statunitense. Bisogna coltivare ogni giorno il nostro amore, con devozione e con gesti concreti.

WORK – “Credo che per prima cosa ci vogliono delle basi di esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà. È soltanto su una certa salda solidità prosaica che può nascere una creatività” Italo Calvino, scrittore. Sono necessari grandi sforzi per far fiorire la creatività.

FORMA FISICA: NUOTO


SAGITTARIO

Il sentiero è: MOTIVAZIONE

LOVE – “Meno ragioni esistono a giustificare un’usanza tradizionale e più diventa difficile sbarazzarsene”, Mark Twain, scrittore statunitense. Le abitudini sono difficili da vincere, in amore è necessario ogni giorno sbarazzarsene.

WORK – “Devi aspettarti delle cose da te stesso prima che tu possa farle”, Michael Jordan, cestista statunitense. Per raggiungere degli obiettivi, bisogna averli e crederci.

FORMA FISICA: DISCRETA


CAPRICORNO

Il sentiero è: ACCETTARE GLI INSEGNAMENTI

LOVE – “Che ti giova insegnare agli altri, se intanto tu per primo non ascolti te stesso”, Francesco Petrarca, scrittore. Bisogna ascoltare profondamente ciò che si dice alle persone che amiamo, spesso siamo i primi a non seguire quelle regole che vogliamo imporre.

WORK – “Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare”, Socrate, filosofo greco. Un grande leader non si vanta della sua mente, attraverso l’umiltà fa conoscere il suo pensiero e la sua visione.

FORMA FISICA: OTTIMA


ACQUARIO

Il sentiero è: FOCALIZZAZIONE

LOVE – “Il raccoglimento fa trovare una soluzione a tutto”, Silvia Zoncheddu, scrittrice. Quando ci sentiamo perduti perché qualcosa non va nel nostro ambito emozionale, fate un ritiro, meditate, troverete le motivazioni di ciò che voi stessi avete creato.

WORK – “Quando un uomo rivolge tutta la volontà verso una data cosa, finisce sempre per raggiungerla”, Hermann Hesse, scrittore tedesco. Per realizzare i sogni bisogna innanzitutto crederci.

FORMA FISICA: DOLORI ARTICOLARI


PESCI

Il sentiero è: ABILITA’

LOVE – “A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”, Jack Bannon, attore inglese. Le persone più comuni sono spesso quelle che riusciranno a sorprenderci.

WORK – “Il buon marinaio si conosce nelle tempeste”, anonimo. È dinanzi alle difficoltà che un grande leader riesce a dirigere il suo team, osservando gli ostacoli come un’opportunità.

FORMA FISICA: BUONA

Haroun Fall rischia tutto. “Attraverso il cinema voglio cambiare il mondo”

L’abbiamo scoperto attraverso il successo della serie “Zero” di produzione Netflix, ma possiamo assicurarvi che una carriera brillante è sulla strada Haroun, affascinante talento di questa seconda generazione di attori che sta restituendo valore e identità al cinema italiano. Ha un modo di approcciare al suo lavoro quasi come una missione, volta a costruire, tassello dopo tassello, un percorso artistico definito e selezionato da sceneggiature che abbiano un senso profondo e una finalità oggettiva, che riescano a trasmettere un messaggio importante. Haroun ha le idee chiare e la sua passione per questo lavoro, come in tutto quello in cui si mette, ha il peso di tutta l’energia che ogni giorno si alimenta nella ricerca di progetti sempre più ambiziosi, di ruoli complessi e importanti, di un’interpretazione in grado di dare a ogni storia una sua caratterizzazione originale. Haroun vive ogni istante con una motivazione straordinaria, caricando di significato esperienze, oggetti e pensieri che alla maggior parte degli individui passano accanto con la rapidità di un treno ad alta velocità.

Quello a cui vorrei arrivare è avere la possibilità di scegliere i progetti più adatti al mio percorso per poter essere fedele alla mia identità


Haroun Fall e Madior Fall

Parliamo delle tue origini e del tuo primo approccio alla recitazione. Da cosa sei rimasto affascinato in prima battuta, del mondo del teatro o del cinema? chi ti ha sostenuto?
La cosa che più mi fa piacere delle mie origini è che ha un legame molto forte col percorso che ho fatto per arrivare al mondo dello spettacolo, perché sono stato affidato all’età di 8 mesi e poi ho fatto un reinserimento in famiglia. Questo passaggio ha inciso moltissimo sul mio stato emotivo e sulla mia identità personale, al punto che da bambino mi è stato diagnosticato un iperattivismo. Fu allora che i miei genitori hanno deciso d’iscrivermi a un corso di teatro, che mi ha permesso di dare sfogo a tutta quella energia, e poi di appassionarmi a questa professione.
Ricordo che nel corso di quelle prime esperienze interpretai uno dei bravi dei promessi sposi, e lì, per la prima volta, entrai nell’ottica del significato d’interpretare il ruolo di qualcuno che fosse diverso da me, di essere un altro. Mi ha fatto scoprire la possibilità di vivere emozioni che altri potevano aver vissuto, condividendone debolezze e fragilità.
Una docente del Teatro Nuovo di Torino, Franca Dorato, mi venne a vedere e fu la prima persona a convincermi di tentare un’audizione, e di studiare in una scuola che avesse nel suo programma un percorso artistico. Ho passato 6 anni in questa scuola, e più crescevo, più mi rendevo conto di quanto fosse importante avere la responsabilità d’interpretare un ruolo. Terminati gli studi, riuscii ad entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, da dove sono usciti anche Miguel Gobbo Diaz, io e Germano Gentile, solo tre persone accettate. Essere la terza persona di colore a entrare in Accademia mi ha fatto sentire un forte senso di responsabilità: potevo rappresentare la voce di coloro che quella voce non potevano averla.

I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in questo. Sono cresciuto secondo il principio che devi fare bene quello che ti piace, perché determinerà la tua felicità e il tuo scopo, i soldi sono una conseguenza. C’è un percorso artistico molto importante alla base, sfruttare il proprio talento.

Ma c’è anche un’altra persona che ha avuto un ruolo fondamentale sulla mia formazione: Luca Rubenni, il mio manager. Lui mi ha sempre spinto a fare provini su personaggi fuori ruolo, personaggi non scritti a posta per me. Con la consapevolezza che fosse l’unico modo per rompere il sistema, per aprire un varco per farmi notare, interpretando personaggi che non fossero i soliti clichè destinati agli attori di colore.
Il nostro obiettivo comune è quello di entrare nell’industria cinematografica attraverso la preparazione, con un approccio meritocratico, fatto di passione e lavoro costante. È per questo che non voglio sprecare neanche un’occasione che la vita mi presenta, e rendere le persone che mi hanno selezionato, fiere della loro scelta.


Haroun Fall e Madior Fall

Ogni fase della nostra vita è segnata da progetti che stabiliscono la nostra direzione e ne forgiano la personalità. Qual è la tua direzione personale adesso? Cosa vuoi trasferire alla gente che vede recitare?

Non esiste un’unica direzione. In questo momento io sono diviso tra famiglia – che è un vero macrocosmo – e il lavoro, attraverso il quale voglio trasmettere valori e personalità, al di là del mercato, con la possibilità di scegliere i progetti più interessanti. È di fondamentale importanza approfondire l’aspetto sociale, attraverso l’arte. La nostra società si sta muovendo verso un bipolarismo che si prende gioco dei diritti delle persone, soprattutto dopo la pandemia. A questo proposito io ho la fortuna di essere un megafono per la gente e cerco costantemente di rispettare e far valere l’opinione di un mondo al di fuori di me, lottare per quello che per me è giusto. Su questo non mi tirerò mai indietro. Perché se da un lato è un mio diritto, in questa fase della mia vita diventa un mio dovere non interrompere le lotte che intere generazioni hanno fato per i loro diritti: dalle donne alle persone di colore, perché noi siamo il frutto di migliaia di anni di storia. Al di là del mercato, è importante prendersi il rischio di quello che comporta quest’impegno e fare ciò che è giusto.

Hai coraggio e valori autentici che ti contraddistinguono da molti altri artisti della tua generazione.

Faccio parte di un’Italia di nuova generazione che sta ritrovando una nuova identità cinematografica. Ci sono nomi importanti che stanno elevando il valor del cinema italiano: da Matteo Garrone a Paolo Sorrentino, a Mattero Rovere. Anche Pietro Castellitto sta facendo un percorso molto interessante. Credo che tutti abbiamo il dovere di pensare dove stiamo andando, e seguire il nostro percorso senza aver paura di essere giudicati. Per me vince l’essere umano, vince chi ha un obiettivo.

Se dovessi scegliere un personaggio più consono alla tua personalità, chi vorresti interpretare?

Senza dubbio quello di Leone Giacovacci, raccontata nel libro di Mauro Valeri “Il Nero di Roma”. È la storia di un pugile nigeriano che scappa dall’Italia durante l’epoca fascista e si rifugiai in una nave mercantile inglese. A Parigi cambia identità e si fa chiamare Jack Walker. Riesce a diventare un pugile di successo sotto il fascismo di Mussolini. Vince tutti i match, ma non gli fanno vincere il titolo europeo perché osteggiato da Mussolini per il colore della sua pelle e finisce la sua vita da portiere di un hotel a Milano. Una storia vera ricca di significato. Un pezzo della nostra storia italiana, di chi come tanta gente ha difficoltà ad essere riconosciuto italiano all’interno del proprio Paese, dove veniva chiamato il “mulatto di Trastevere”
Palomar ha acquistato i diritti per farne un film.

Un’altra storia che vale la pena di essere raccontata è legata a uno scandalo giudiziario in America.
Kalief Browder è finito nel carcere di Rikers Island, dove si scopre essere stato vittima di terribili violenze, a 16 anni, per il furto di un portafoglio. Era il 2010. Non è mai stato processato. Non gli è mai stata contestata alcuna accusa. Lui ha sempre negato di aver rubato. Dei mille giorni passati in carcere, Kalief ne ha trascorsi circa seicento in cella d’isolamento. A Rikers Island, nel febbraio 2012, ha cercato di uccidersi più volte, finendo per riuscirci. 



Il biopic a livello cinematografico è il mezzo più potente per trasmettere con efficacia storie portatrici di valori che facciano da denuncia e rappresentino uno strumento per cambiare le cose nella nostra società.
Dovremmo usare un
codice di comunicazione internazionale, con l’intenzione – a priori – di lanciare le nostre produzioni all’estero. 

Hai dei modelli cinematografici a cui fai riferimento o che hanno indiscutibilmente fatto parte della tua formazione?

Il primo che mi viene in mente è Denzel Washington che con la sua preparazione e il livello culturale del suo lavoro è un esempio vivo di questa professione, che non può prescindere da sentimento emozione e cultura. Lui è uno di quelli che ha saputo scegliere i suoi progetti ed è sempre rimasto fedele al suo percorso, per me un faro nel buio.
Uno dei registi che ha rivoluzionato il cinema dell’epoca moderna è senza dubbio David Lynch con Mulholland Drive – un punto di riferimento – e Christopher Nolan con Inception – un vero capolavoro.
Martin Scorsese, parte fondamentale della storia del cinema che molto ha in comune col nostro Neorealismo. Ma anche Leonardo di Caprio è un attore e un produttore straordinario che col suo attivismo sta veramente facendo la differenza.
Di John Carpenter mi piace il suo metodo, schematico e minimalista, con un’attenzione particolare al racconto dei soggetti “invisibili”, i meno fortunati della società.

So che ami la musica e, tra l’altro, balli molto bene. I tuoi artisti preferiti?

Etta James, Whitney Houston, Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, sono modelli di rifermento per la musica e posso dire che nel mondo pop l’unica che può cogliere questa importante eredità è Beyoncè, o Michael Jackson al maschile, che è stato un performer e artista straordinario.
Mi piace Kanye West che negli ultimi anni ha avuto modo di affrontare il tema del controllo della mente, a causa del suo bipolarismo, apprezzo il modo in cui ha imparato ad affrontarlo. Ma anche Amy Winehouse, Tony Bennett – cito nomi del passato perché è l’eredità che ci portiamo dietro per creare la musica che stiamo creando adesso. Adele è straordinaria, che tra l’altro è il nome che ho dato a mia figlia.
Tra l’altro io canto e il genere che preferisco di più è il musical, di cui ho fatto qualche esperienza in teatro.
Adoro Le Miserable, Rent, Billy Elliott, Jakyl & Hyde con la sua Confrontation.
Il musical è una forma d’arte molto complessa per un artista perché ti costringe fare i conti col tuo corpo: devi saper ballare, cantare e recitare contemporaneamente. Quando parlo di musical, mi riferisco a quello teatrale, non cinematografico.

In questo Paese dovremmo dare una connotazione al teatro più democratica e anche più accogliente, come proposta per i giovani, ma soprattutto che diventi più accessibile ai ceti sociali diversi, anche a livello economico. Il teatro ti aiuta ad imparare meglio la lingua, innamorarti e sentirti parte del paese in vivi. È una cosa su cui la politica dovrebbe lavorare. La cultura è il motore, l’alimentazione della nostra società, la strada verso la costituzione di una civiltà, ce l’hanno insegnato i greci secoli fa.


Haroun Fall e Madior fall

La gioia di una famiglia così giovane è una scelta controcorrente rispetto all’Italia del nostro tempo. Ti reputi un ragazzo fortunato?

Purtroppo, questa società non ti mette nelle condizioni di desiderare qualcosa di diverso da noi, come dedicarti al progetto di una famiglia con un altro essere umano. Ti fa perdere l’idea di investire a lungo termine, perché siamo ormai abituati a un sistema consumistico anche emotivo. Quindi riuscire a decidere di rischiare e trovare una persona con cui costruire un progetto di vita è difficile sia per i valori da cui siamo bombardati, sia dal punto di vista economico.
Fare un investimento su un’altra persona significa anche fare una rinuncia, ma è importante tenere presente che tutto quello che nella vita ha un valore, implica una rinuncia su qualcos’altro.
Io ho avuto mia figlia nel 2020, un momento in cui il mondo – dopo la pandemia – ci ha un po’ cambiati. Per me rilanciare su un’altra vita è una scommessa positiva per il futuro.
Insegnare a un’altra persona a vivere mentre io sto imparando a vivere. Non voglio fare gli stessi errori che hanno fatto i miei genitori biologici, ma continuare il percorso che hanno fatto i miei genitori adottivi, aiutandomi a superare i miei limiti, le mie paure e per arrivare alla consapevolezza di quale direzione volessi intraprendere, imparando ad accettare me stesso in relazione agli altri, perseguendo obiettivi e ambizioni. Quello che spero è di poter trasmettere la stessa cosa a mia figlia, avendo uno scarto generazionale minore, avendola avuto così giovane. Credo che non ci sia una scelta più bella di quella della vita.

Hai uno stile decisamente ricercato, il tuo rapporto con la moda va oltre il concetto di fashion victim.

L’estetica è importante ma senza contenuti non ha alcun senso.
La moda è un costume di scena. La possibilità di vestirmi e di cambiarmi mi dà la possibilità di essere un’altra persona, di esprimermi e di essere quello che voglio essere in quel momento, è talmente istantaneo l’impatto visivo iniziale con la gente che mi piace poter scegliere come pormi, attraverso i vestiti. Ultimamente sono attratto da Rick Owens, Balenciaga e Balmain: Oliver Rousting sta facendo un lavoro rivoluzionario anche nel suo rapporto con l’ambiente.
Sono attratto dalle forme più complesse, dal design di ricerca
Il lavoro di Kanye West con Adidas lo trovo veramente originale, interpretando in un modo più sofisticato l’universo dello street style.

Consiglieresti due libri ai nostri lettori?

Due libri: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” e “Sunset Limited” di Cormac McCarthy da cui è stato tratto un film con Samuel L. Jackson. Una drammaturgia contemporanea in cui il bianco e il nero (così sono definiti) vivono chiusi in un appartamento confrontandosi e scontrandosi su temi esistenziali, ad un ritmo serrato di botta e risposta.


Photographer: Davide Musto

Fashion Editor: Rosamaria Coniglio

Grooming: Claudio Furini

Haroun e Madior wear John Richmond

Madior Fall, quando uno “Zero” ti cambia la vita


Madior, classe 1999 nato a Parigi e cresciuto a Milano, afro italiano con sangue senegalese, grazie alla sua fisicità di 1,85 ben presto ha iniziato a fare il modello lavorando per i più grandi brand del lusso, ma il suo sogno fin da bambino è sempre stato quello di fare l’attore.

L’occasione è arrivata, ed anche bella importante, ovvero il ruolo di Inno nella serie TV targata Netflix “Zero”.

Colpisce la sua estrema educazione e pacatezza, che non sempre ti aspetti da un ragazzo così giovane, dice di essere stato molto timido da bambino ed infatti proprio il lavoro dell’attore lo abbia aiutato ad essere più sel-confident.



Quando hai capito di voler fare l’attore?

In realtà fin da piccolo, solo che non mi è mai capitata l’occasione di poterlo fare, in quanto la mia vita mi aveva portato in altre direzioni sia a livello di studio che per la mia passione per lo sport.

Poi quasi per caso o per incidente mi è capitata l’occasione per il casting di Zero, ed eccomi qui con il mio sogno da portare avanti.

Zero, la prima serie TV italiana con un cast total black, che esperienza è stata?

Posso dire che è stata un’esperienza nell’esperienza, abbiamo tutti percepito come un senso di responsabilità, proprio perché è una prima volta, e speriamo di tantissime altre.

Anche perché siamo una realtà che esiste davvero, quella degli italiani neri, tutto questo ci ha spinto a lavorare meglio e a fare più squadra per supportarci l’un l’altro.

Non è stata solo una serie televisiva, ma una vera e propria rivoluzione nel cinema.



Faresti anche televisione?

Non escludo nulla nella mia vita, perché come è successo per la recitazione, se capiterà l’occasione io sarò pronto ad accoglierla, non sono davvero uno che si tira indietro.

Ora però rimango con i piedi per terra, nella speranza di poter continuare a fare l’attore, e se ci sarà una seconda stagione, che tutti noi speriamo vivamente, lo vedremo solo prossimamente se si avvera. Ma sarò l’ultimo a saperlo.

Dimmi il tuo pensiero sulla “N world” che soprattutto quando in televisione viene utilizzata scatena dei veri e propri putiferi.

Ovviamente non si può dimenticare il fatto che questa parola venisse utilizzata per denigrare le persone con la pelle scura e soprattutto nel contesto della schiavitù aveva un peso molto rilevante.

Non è tanto la parola in sé, ma la sua storia, e ad oggi soprattutto il contesto cui viene utilizzata. Con i miei amici scherzando ci possiamo anche chiamare così, sicuramente la televisione non è il posto giusto per farlo. Viene vista da milioni di persone, e non tutti possono percepire il significato vero.



Per Venezia 78’ hai fatto due red carpet in pochi giorni, come li hai vissuti.

Forse perché provengo dalla moda, e poi anche un po’ perché sono tranquillo di carattere, posso solo dire che mi son divertito tantissimo, ero timidissimo da piccolo, poi lavorando con la mia immagine devo riconoscere che l’ho superata.


Photography by Davide Musto

Styling by Rosamaria Coniglio

Grooming Claudio Furini

Photographer Assistants Dario Tucci and Riccardo Albanese 

Haroun Fall and Madior Fall wear John Richmond

Edoardo Purgatori: dal sogno di Ozpetek al cinema impegnato per le nuove generazioni

Si può dire che Edoardo Purgatori abbia seguito quasi letteralmente le orme dei genitori, con la madre attrice e storica dell’arte e il padre giornalista d’inchiesta. Negli anni riesce a conservare valori antichi e passione artistica con l’eleganza e il savoir-faire di un attore d’altri tempi. La sua formazione teatrale, anche oltreoceano, gli permette di conquistare il panorama televisivo e il grande schermo, dove spicca nella storia italiana “Quando corre Nuvolari”, approdando poi nel cast de “La Dea Fortuna” e “Le Fate Ignoranti” – la serie – selezionato da uno che non ha mai sbagliato un colpo in fatto di scouting di giovani promesse: Ferzan Ozpetek. Inoltre, lo vedremo anche come protagonista di un film contro il bullismo: “Ikos” di Giuseppe Sciarra…



L’ultima volta che ci siamo sentiti su Manintown era l’inizio del secondo lockdown. Cosa è cambiato nel frattempo?

È stato un periodo difficile ma ho continuato a lavorare tanto! A breve mi vedrete nel cast della serie Le fate ignoranti (tratta dal film cult di Ferzan Ozpetek) che uscirà la prossima primavera. Interpreto il ruolo di Riccardo , precedentemente interpretato da Filippo Nigro nel film. Sarà una delle prime serie di Disney + Star.

Visto il grande successo del film c’è stata un po’ di ansia da prestazione nel girare la serie?

Non posso negarlo, del resto è stato un film di grandissimo successo. A distanza di 20 anni, la tematica dell’omosessualità è più sdoganata, in questo senso penso ci sia stata più leggerezza nell’affrontare e proporre alcune scene. 

Come prosegue con il teatro, altra tua grande passione?

Al momento si svolgono le prove per uno spettacolo che girerò per la rassegna TREND. Stiamo realizzando un testo inglese di drammaturgia contemporanea, Girl in the machine. In questa avventura mi accompagna anche Liliana Fiorelli. In seguito riprenderà anche la Tournè di Mine vaganti a Dicembre, precedentemente interrotta per il covid.



E poi sempre tanto cinema…

Esatto, mi vedrete nel film di Mainetti con un cameo dove interpreto un soldato tedesco. Poi sarò con Paolo Virzi in Siccità, un film corale ambientato a Roma.  Ancora, nella produzione di Veronesi che mi vedrà protagonista insieme a Pilar Fogliati. Questo film che Giovanni ha scritto con lei mette in scena una serie di episodi sempre ispirati alla città di Roma.

Come prosegue invece la vita da papà?

Sono diventato padre in un periodo davvero difficile, ma ci ha portato fortuna. È un’avventura meravigliosa da bilanciare con tanti impegni e non vedo l’ora di fare il bis…

Sei tra i protagonisti del nostro numero dedicato alle nuove generazioni. Un giovane attore che reputi promettente?

Oggi rispetto al passato ci sono più possibilità di lavoro anche per i giovanissimi. Tra i ragazzi più in gamba cito Giulio Pranno, Gabriel Montesi (con cui ho lavorato nel film di Virzì) e ancora Jacopo Antinori. 

Tra le ragazze: Lia Grieco, scoperta nella serie Netflix Luna Nera.



Sempre in questo numero parliamo di places, tu che tipo di viaggiatore sei?

Decisamente avventuroso, il viaggio è sempre stato una parte integrante della mia vita. Ho un animo nomade e viaggiare è sinonimo di scoperta di vita.

Una destinazione insolita che ci consiglieresti? 

Perù, decisamente una grande scoperta. Poi Cuba, ma non nelle tratte classiche, da vivere con zaino in spalla per scoprire la cultura dei paesi meno noti.

Il tuo desiderio per il futuro?

Continuare a lavorare come oggi con persone che stimo profondamente e magari arrivare a realizzare la regia di un film. Un altro figlio/a, l’avevo già detto? (ride ndr)


Photography by Davide Musto 

Styling by Rosamaria Coniglio 

Grooming Giulia Mariti – Making Beauty Management 

Location Villa Egeria – Appia Antica 

Photographer Assistants Dario Tucci, Edoardo Russi and Valentina Ciampaglia 

Styling Assistant Federica Pannetti 

Edoardo Purgatori wears Paoloni 

Special thanks Rocco Panetta | Ganesh Poggi Madarena

COVER: Coat and pants| Paoloni Shirt | Alessandro Gherardi

Jozef Gjura, si è conquistato Roma dal primo giorno, ed ora il cinema ha il volto che gli mancava

Jozef Gjura, lo troviamo al cinema con “Ancora più bello”, sequel del fortunato “Sul più bello”, avrebbe dovuto studiare medicina, ma poi ha pensato di dare un dispiacere a casa dicendo di voler fare l’attore. Ora ovviamente ne sono tutti felici visto il momento d’oro della sua giovane carriera. Unico nella sua fisicità, molto alto, e comicità innata, determinato al punto di candirsi come consigliere qualche anno fa nella sua Vercelli per far valere i diritti dei giovani.

Per ora rimane incantato dalla città eterna ove si è trasferito da poco ma ne è già entusiasta.

Sei albanese piemontese, raccontami la tua storia.

Albanese di nascita e piemontese di adozione, avevo sei anni quando sono arrivato nella magica Vercelli, dove ho compiuto tutto il mio percorso di studi.

Posso dire che i miei ricordi d’infanzia sono legati al mio paese d’origine però poi ho iniziato subito a pensare in italiano. Sicuramente ho due lingue madri, non saprei quale mettere al primo posto.


Gilet | Simon Cracker
Shirt and pants | Angelos Frentzos

Come ti sei avvicinato al cinema?

Verso i diciotto anni ho sperimentato il teatro nella mia città, Vercelli e da subito ho capito che volevo fare di più, nel frattempo avevo iniziato a lavorare come modello a Milano, forse il caso non esiste ma le coincidenze sono belle. Ho trovato un volantino per terra per una scuola di recitazione, e ovviamente mi son andato ad iscrivere.

Da quel momento mi sono assolutamente innamorato dell’arte del teatro, anche se son sempre stato intimorito anche solo nel dirlo a casa, forse per una forma di pudore per qualcosa di quasi irraggiungibile.

Come l’hanno presa a casa la tua idea di intraprendere questa carriera artistica?

Essendo figlio unico e di immigrati, ovviamente dopo tanti sacrifici, i miei volevano che mi laureassi e in effetti volevo fare medicina, ed avrei realizzato il loro sogno, poi ho trovato la forza di comunicare la mia scelta a loro.

Il mio primo tentativo per studiare seriamente recitazione è stato per il piccolo di Milano, non andò bene e dopo esserci rimasto male ho aspettato un po’, fino a quando mi hanno prospettato l’idea del “Teatro Stabile di Torino”, e quella è stata la mia scuola, il mio primo “sì” importante che mi ha fatto piangere di gioia.

Quanto sei alto?

Con certezza posso dire che non lo so, in quanto la prima volta che sono entrato in un’agenzia di moda ho detto che ero alto 1,90 e mi hanno subito detto che non andava bene che era troppo e che avrebbero segnato 1,87.

Poi quando sono andato nella seconda mi hanno detto 1,86, insomma so di essere alto ma non dico più quanto.


Total look | Angelos Frentzos

Ti sei appena trasferito a Roma, che ne pensi?

Mi son trasferito il 28 agosto, ho trovato la mia casetta a San Pietro e sono entusiasta di questa scelta, vediamo quanto dura, ma presumo un bel po’, c’è un ritmo diverso dalle altre città in cui ho vissuto, però mi è piaciuta dal primo momento.

Non mi manca il correre anche se sei in anticipo come a Milano.

Vedo che al red carpet di Venezia ci sei abituato, cosa provi quando sei li?

Mi piace, mi diverte, ma lo vivo come una specie di girone infernale dove tutti urlano il tuo nome, sono tranquillo per natura, però mi sento più a mio agio sul set.

Avendo fatto anche il modello, diciamo che me la cavo, ma quando sento il rumore della pioggia dei flash, non capisco più nulla è più forte di me.


Suit | Angelos Frentzos

Sei al cinema con “Ancora più bello” sequel di “Sul più bello” dove interpreti un ragazzo gay, come ti sei avvicinato al personaggio?

Jacopo l’ho adorato sin da subito, inizialmente doveva essere un personaggio di contorno, senza una vera storia parallela alla protagonista, poi si è evoluto in corso d’opera, con la particolarità che contraddistingue la nostra epoca, il gender fluid.

Infatti, con la mia amica nel film che interpreta una ragazza lesbica cerchiamo di avere un figlio nel primo. Nel sequel, invece, si butta a capofitto nella ricerca di un compagno per poter vivere una storia d’amore, solo che lo fa attraverso le app di dating, e ne rimane molto deluso.

La cosa interessante è che la comicità di Jacopo mi è stata costruita addosso, sfruttando la mia, in quanto il regista mi conosceva già, quindi è stato tutto più semplice.


Photography by Davide Musto 

Styling by Rosamaria Coniglio 

Grooming Anna Gioia Catone – Make Beauty Management 

Photographer Assistants Edoardo Russi and Valentina Ciampaglia 

Styling Assistant Federica Pennetti 

special thanks Rocco Panetta | Ganesh Poggi Madarena 

Cover look: Shirt |Alessandro Gherardi Knit dress|Simon Cracker Pants|MRZ

Simone Baldasseroni, alias Biondo, nel suo futuro c’è il cinema

Simone Baldasseroni, che tutti abbiamo imparato a conoscere con il nick di Biondo che lo ha reso celebre nel mondo della musica, ora ha cambiato le sue prospettive, infatti il sacro fuoco della passione si muove per il cinema.

Determinato e con obbiettivi da raggiungere che lo contraddstinguono, lo vedremo presto debuttare su RAI1 come protagonista in “crazy for football” al fianco di Sergio Castellitto, film appena presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Come è andata la presentazione di “Crazy for football” alla Festa del Cinema di Roma”.

Nonostante io abbia già fatto diverse cose tra Amici e Festival di Sanremo, quest’esperienza per me è stata completamente nuova ed elettrizzante, ogni singolo momento è stato incredibile, dalla conferenza stampa che ho fatto la mattina, al red carpet, arrivando alla proiezione del film che è stato emozionante per tutto il cast.

Quando sei in sala ed ascolti sei lunghi minuti di applausi del pubblico, capisci che tutto quello che hai fatto e per cui hai lavorato per tanti mesi è arrivato a tutti.



Sei giovane ma magari ci sei abituato, che cosa provi quando cammini sul red carpet.

In realtà è un po’ una novità anche per me, perché è un contesto completamente e diverso da quello a cui sono abituato, sapere di avere una proiezione con un mio film dopo forse è stata l’emozione più grande. Il cuore mi batteva talmente forte che pensavo potesse scoppiarmi da un momento all’altro.

La tua prima passione è stata la musica, quando è arrivata quella per la recitazione?

Sin da piccolo ero iscritto ad un corso di recitazione con Rolando Ravello ed avevo anche iniziato a fare qualche provino, ma in quel momento il mio vero focus era la musica, quindi ho tralasciato tutto vedendo i primi risultati dall’altra parte.

Poi nel 2019 mi viene proposto un cortometraggio come protagonista e non ci ho pensato su due volte e l’ho fatto, ed il risultato è stato che ho capito di sentirmi a mio agio come poche volte trovandomi sul set.

Dopodiché proprio Rolando mi propose un film “E’ per il tuo bene” con un super cast, da Gianmarco Giallini a Vincenzo Salemme, io il provino l’ho fatto assolutamente senza aspettative, ed invece l’ho vinto. Ero incredulo.

Ed in quell’occasione ho risentito il vero fuoco della passione che sentivo essersi affievolito con la musica.

Che cosa vedi nel tuo prossimo futuro: cinema o musica?

In questo momento sicuramente il cinema, perché mi fa star meglio in questo momento, ciò non implica che io lascerò la musica, anzi, ho anche un disco in uscita ed ho anche tanti fan che non vedono l’ora di poterlo ascoltare, quindi di certo non lo lascerò in stand-by.

Posso dirti che sto frequentando un’accademia, quindi mi applico e voglio essere forte sapendo di potermi migliorare.



Sei tornato a vivere nella tua città: la capitale.

E si, dopo quattro anni trascorsi a Milano ora son tornato a Roma anche perché avevo da girare per diversi mesi “Crazy for football” e poi tanto il cinema è tutto qui, sarebbe inutile restare su.

Che cosa ti diverte di più nella vita? Musica e cinema a parte.

Ma, io son fatto così, sono una persona estremamente curiosa, e quando vado in fissa per qualcosa mi ci butto a capofitto per mesi, poi trovo un altro interesse che mi stuzzica e cado in fissa per qualcos’altro, ecco come mi diverto.

Invece la cosa che ti fa più incazzare qual è?

Sicuramente le persone senza ambizione o senza voglia di far niente, a volte bisogna anche saper azzardare, magari pensare di diventare presidente degli Stati Uniti, ma senza un motivo per cui alzarsi la mattina non lo concepisco davvero.


Photography by Davide Musto 

Styling by Francesco Mautone 

Photography assistants Valentina Ciampaglia and Edoardo Russi 

Styling assistant Federica Pennetti 

Make up and hair Marialivia Igliozzi – Making Beauty Management

Cover look: Total look | Philipp Plein

Jenny De Nucci, non chiamatela biondina, perché lei si prenderà il mondo

Jenny De Nucci, giovanissima intraprendente attrice ed influencer che vanta ben 1,3M su Instagram, dove è seguitissima, e come potrebbe non essere così, le doti le ha tutte con un’energia spiazzante da far invidia a chiunque.

Ha esordito nel cast di diverse fiction Rai , ma il suo sogno oggi si è avverato, infatti la possiamo apprezzarla al cinema in “Ancora più bello” al fianco di Ludovica Francesconi e Giancarlo Commare.

Alla settantottesima mostra d’arte cinematografica di Venezia i fotografi erano tutti per lei, la sua vera passione, scattare foto con la sua macchina fotografica con rullino “old style”.


Total look | 2 Moncler 1952 Woman 
Fedora hat | Borsalino 
Mono earring | Sharra Pagano 

Nonostante tu non sia nuova al red carpet, al Festival di Venezia eri agitatissima, come mai?

Per me è sempre un’occasione di estrema ansia, anche perché magari non tutti conoscono le dinamiche del Festival ed io lo scorso anno sono rimasta traumatizzata.

Praticamente arrivai per un evento pomeridiano facendo lo sbarco al Excelsior vestita come qualsiasi ragazza di diciannove anni, e devo dire che le critiche non sono mancate. Forse la gente pensa che una volta che arrivi li devi essere per forza in abito da sera, ma in realtà non funziona così.

Poi ho paura di cadere, e una cosa è certa: io i Meme dedicati a me su Twitter non li voglio!

E quando sfili cosa pensi in quei momenti?

Ecco questo è davvero inspiegabile, perché è un po’ come se entrassi in una nuvola quando attraverso il tappeto rosso, e le voci vengono come ovattate, presumo che dicano il mio nome i fotografi ed io sorrido. Pressappoco è questo che accade.


Total look | Gianluca Saitto 
Chandelier earrings | Sharra Pagano

Come scegli l’abito per un’occasione così importante come la mostra d’arte cinematografica.

Di base io mi affido ciecamente al mio ufficio stampa Andreas Mercante, ed insieme scegliamo le cose che non siano state troppo viste e soprattutto che vadano a valorizzare dei punti del mio corpo che non vestendomi sempre super elegante, a volte non sottolineo.

Mi diverte tantissimo vedermi in vesti diverse per queste occasioni.

La tua prima volta al cinema, con “Ancora più bello” che mi dici a proposito.

In realtà sul grande schermo mi ci ero già vista a Venezia nel 2019 con “Happy Birthday” un cortometraggio che poi ha fatto un percorso bellissimo e ancora di recente è stato esposto al museo del cinema.

Quindi in un certo senso questa cosa l’avevo già smarcata, però devo ammettere che durante la prima in sala a Roma è stato un po’ come se non avessi la percezione e che non sapessi che cosa stesse accadendo, in quanto avevo tutti i miei amici con me ed è stato come realizzare il sogno comune.



Possiamo dire che sei un vulcano di energie e fai tantissime cose, cosa sognavi fare da piccola, cioè qualche anno fa.

Ho avuto diverse fasi e cambiamenti di idee, all’inizio volevo fare la filosofa, poi volevo fare l’hostess di volo, e poi la ballerina, in quanto ho sempre studiato danza e fino al 2015 ero ferma su quest’idea.

Poi ho avuto un anno intero di tonsillite che non se ne andava via e non riuscivano nemmeno ad operarmi, quando poi finalmente le ho tolte, avevo perso peso e non mi sentivo di tornare a lezione, ma nel frattempo avevo scoperto il corso di teatro, che anche se all’inizio era un chiodo schiaccia chiodo, alla fine è diventato tutto per me.

So che sei molto brava a fregartene dei messaggi degli haters, cosa ne pensi del fatto che Loretta Goggi per il disappunto della critica abbia abbandonato?

Partendo dal fatto che lei è una Dea vivente per me, però posso capire che arriva da una generazione diversa, e quando magari la gente faceva dei commenti brutti, li faceva davanti alla televisione e non lo sapeva nessuno.

Ora è diverso è tutto molto più brutale, il tweet è immediato.


 Totallook | Gianluca Saitto 
Chandelier earrings | Sharra Pagano

Che tipo di responsabilità senti nei confronti di chi ti segue?

Diciamo che crescendo ho capito molte più cose, e anche se ho una fetta di pubblico vasta, non faccio cavolate, ma questo a prescindere. I figli vanno educati a casa, non siamo noi ragazzi con un tot di follower a fare un tot di lavori ad insegnare nulla a nessuno, sarebbe troppo comodo altrimenti.

Mi piacerebbe elargire grandi insegnamenti, ma ho solo ventun anni, come potrei farlo?



Photography by Vincenzo Valente 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Hair Kemon 

Make up Claudia Ferri 

Location Industrie Fluviali Roma 

Special thanks to Romeow cat bistrot 

Stylist’s assistants Andrea Seghesio and Laura Ronga 

COVER: Oversize shirt | Antonio Marras Patent trousers | Red Valentino Polka dot boots | Casadei Mini bag | Fragiacomo

Luca Pantini, quando non lo trovate sul set andate a cercarlo su qualche spiaggia sperduta a fare surf

Luca Pantini, romano, ex modello, ha anche fatto parte del concorso Mr. Italia tanti anni fa, ora si gode il suo momento di assoluto successo, soprattutto grazie al suo incontro con Ferzan Ozpetek che ne ha cambiato il destino.

Lo abbiamo conosciuto nel film “La dea fortuna”, poi in svariati spot pubblicitari tra cui quello per le feste natalizie di Unicredit, ed ora lo vedremo presto a teatro con “Mine Vaganti”, tournée che era stata interrotta a causa pandemia. Ma tutti noi lo attendiamo con la nuova serie TV per Disney Plus de “Le fate ignoranti” tratta dall’omonimo film e sempre per la regia di Ferzan. Quando non lo vedete sul set, potete cercarlo su qualche spiaggia sperduta a fare surf, la sua vera passione.



A che punto della tua vita hai deciso di fare l’attore?

Non saprei dire se vi è stato un momento preciso, ho iniziato la mia carriera come modello a soli diciassette anni e nel frattempo ho sempre continuato a studiare recitazione, quello che io chiamo il momento di svolta, è successo cinque anni fa quando per uno spot pubblicitario di Trenitalia sono stato scelto da Ferzan che ne avrebbe diretto la regia.

Cosa è successo dopo lo spot?

E beh è successo che son stato scelto prima per “La Dea Fortuna” il film, dopodiché per lo spettacolo teatrale “Mine Vaganti”, con cui torneremo a breve in scena a dicembre, che è la trasposizione teatrale del celebre film, poi ancora il meraviglioso spot per Unicredit per le feste di Natale, ed ora le serie TV per Disney Plus delle “Fate Ignoranti”, che ha festeggiato i suoi vent’anni dall’uscita in sala.

Senti il peso di essere riconfermato per tanti progetti da Ozpetek?

Assolutamente sì, perché mi rendo conto che il mio cammino professionale è stato di tipo esponenziale, non ho avuto una crescita graduale, quindi il bello viene ora cercando di rimanere al punto in cui mi trovo adesso.



Secondo te perché tutti gli attori vogliono lavorare con Ferzan?

Credo che sia la sua visione dei personaggi che lo differenzia da qualsiasi altro regista, la sua sensibilità nel capire il ruolo giusto per ognuno di noi.

A lui basta guardare una persona per capire quale ruolo sarà, è una dote sicuramente innata la sua, e non sbaglia mai.

E la conferma sono anche i suoi brani che sceglie come colonna sonora dei suoi film, diventano sempre dei successi ascoltatissimi, come recentemente per Diodato.

Invece ora parliamo di teatro, avevi già avuto esperienze prima di “Mine Vaganti”.

È stata la prima esperienza in assoluto, quindi il mio livello di paura è stato folle, sai quando fai la recita da bambino pensi che il teatro sia quello, però poi quando ti ritrovi a debuttare nei più grandi teatri d’Italia, nel momento in cui si apre il sipario ci sono quei tre secondi di vuoto totale, e ti dici: o parlo, o parlo.

Anche perché davanti a te hai tantissime persone che hanno pagato un biglietto per vedere quello spettacolo e non è come al cinema che hai la possibilità di un secondo take, sul palcoscenico è buona la prima e poi senno solo brutte figure.



Come mai la serie “Le fate ignoranti” dopo vent’anni?

Credo che forse ci stesse pensando da molto tempo, ha approfondito quell’italianità e sensibilità che lo ha affascinato al punto di scegliere Roma come sua residenza e che tanto gli ha portato fortuna rendendolo celebre in tutto il mondo.

Ci saranno tanti elementi che sono cambiati, però si rivede sempre il film in una nuova prospettiva. E forse ci sarà anche una seconda stagione, chissà.


Photography by Pier Nicola Bruno

Styling by Irene Lombardini & Miriam De Nicolò

Styling assistant Nicolas Marcantonio

Grooming Fabio Cicerale

Photographer assistant Riccardo Ruffolo

In partnership with NES Nito Electric Scooter www.nitobikes.com

Thanks to CNL 1969 

Cover look: Shirt | Fred Perry T-shirt | Tagliatore Pants | Kiton Sunglasses | Italia Independent

Francesco Martino, schivo e introverso, ma la sua casa è il set

Francesco Martino, dopo aver trascorso gli ultimi anni prima della pandemia avanti e indietro con gli Stati Uniti, ora sente di star bene qui in Italia, dove ha appena terminato le riprese di “A casa tutti bene” la serie TV sempre per la regia di Gabriele Muccino.

Dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo potremo vedere su SKY da dicembre.

Come è avvenuto il tuo incontro con Muccino?

In realtà ero stato chiamato per un provino per un altro ruolo, però non ero giusto per quel personaggio, il mio essere appassionato alla scrittura di Gabriele mi ha portato a fare quattro provini, e nell’ultimo eravamo io Sveva Mariani che è l’attrice protagonista e Muccino, posso solo dire che si è creato un fantastico feeling, ed il progetto è andato in porto.



Dove è stata girata la serie?

La vicenda ruota intorno a questa grande famiglia che possiede un ristorante, ed abbiamo girato per la gran parte del tempo a Roma, ed il resto in una villa da sogno sul mare all’Argentario.

Nel film si capiva che i personaggi erano tanti ed ognuno di loro racchiudeva un mondo intero da poter esprimere come succede sempre per i personaggi del regista, quindi con un grandissimo potenziale per poter indagare di più.

La tua vita prima della pandemia si divideva tra l’Italia e gli Stati Uniti, ora come ti sei adattato?

Devo dire che si è creata una sincronia astrologica nei miei pianeti in quel momento, in quanto avevo appena terminato le riprese di un progetto e poi quindici giorni dopo siamo stati chiusi per pandemia, infatti con tutto il cast ci siamo reputati fortunati da poter concludere tutto in tempo. Per tutti questo periodo di chiusura e di riflessione ha voluto dire capire cosa conta realmente nella vita, come gli affetti quelli veri, e soprattuttola famiglia.

Io personalmente avendo i genitori molto anziani ne ho sofferto particolarmente in quanto non li ho potuti abbracciare per paura di poterli contagiare.



Nel lento ritorno alla normalità sei tornato a frequentare il cinema in sala?

Sì, certamente, ho visto da poco “Tre piani” di Nanni Moretti, che mi ha davvero messo in moto il cervello, infatti subito dopo mi son letto il libro.

Personalmente ho visto tante sale piene, quindi credo che ci sia proprio la voglia di tornare a condividere il rito collettivo del cinema, che anche se coadiuvato dalle piattaforme in streaming non potrà mai essere sostituito.

Io amo il momento in cui siamo tutti seduti e si spengono le luci, è un qualcosa di magico che fa bene a tutti.

E per il teatro che mi dici?

Sono tornato anche a teatro, e devo dire che anche se ci hanno provato a metterlo in streaming, non potrà mai dare le stesse emozioni, anche perché viene a mancare la forma di scambio tra gli attori ed il pubblico.

Invito tutti a farlo nella maniera più assoluta, tornare a teatro ci rende migliori, ci permette di rispecchiarci, capire le nostre vite e di comunicare dei messaggi.

La prima serie è fatta, ci sarà un seguito?

Non posso svelare nulla, tranne che ovviamente farebbe piacere a tutti.


Photography by Davide Musto 

Styling by Rosamaria Coniglio 

Grooming Maria Livia Igliozzi – Making Beauty Management 

Photographer Assistants Edoardo Russi and Valentina Ciampaglia 

Styling Assistant Federica Pennetti 

Thanks to The Sanctuary Eco Retreat Rome

Cover look : Suit | Issey Miyake by MdEfashion Roma

Leo Gassman, un cantautore con la testa sulle spalle

Leo Gassman, ha un cognome importante da portarsi addosso, figlio di Alessandro e nipote di Vittorio, una vera famiglia reale della settima arte, ma lui sin da piccolo sceglie la musica.

Con la forza e la tenacia che solo un vent’enne può avere, studia ed esprime il suo cantautorato fino ad arrivare primo in classifica a Sanremo 2020 nella sezione “Nuove proposte”, con “Vai Bene Così”.

Dopo un anno e mezzo di pandemia è pronto ad uscire con un nuovo album anticipato dal singolo “Down”.

Lo abbiamo incontrato durante il Festival di Venezia dove si è anche esibito.


Total look | Marsem 

Discendi da quella che è una famiglia reale del cinema italiano, senti il peso del tuo cognome?

No assolutamente, posso solo che essere estremamente riconoscente, per l’educazione che ho ricevuto negli anni e che mi accompagnerà per il resto della mia vita.

Sono fiero di tutti in famiglia, da mio padre a mia madre e mio nonno, che sicuramente ha lasciato un segno nel panorama del cinema italiano.

Hai sempre voluto fare musica, non hai mai pensato di fare cinema anche tu?

La musica mi ha sempre appassionato questo è sicuro, me lo hanno chiesto tantissime volte se volessi fare cinema, ma per ora non ci ho mai pensato, tra gli studi e la mia musica non ho avuto tempo per altro.

Poi sono giovane, magari in futuro cambierò idea.


Total look | Etro 

Vinci Sanremo giovani nel 2020, e due settimane dopo l’Italia ha chiuso, quanto ti son girate le scatole?

Ma direi di no perché il mio approccio con la vita è sempre molto tranquillo, quindi ho cercato di trarne il meglio in qualsiasi caso, mi sono chiuso in studio ed ho lavorato.

Per me la prima quarantena è stato un periodo di grande ispirazione, ed ho scritto dei brani che non vedo l’ira di far uscire e che mi rappresentano in pieno.

È stato quel tipo di tempo che ho dedicato a me stesso e alla mia crescita interiore.

Quest’anno eri al festival del Cinema di Venezia, sei abituato ai red carpet? Che cosa provi quando sei li?

No assolutamente, per altro è stato il mio primo red carpet di quelli ufficiali, è stata una bellissima esperienza facilitata dal fatto che a Venezia mi sento un po’ a casa, non per la mia arte ma per quella con cui sono cresciuto, pane e cinema sono la mia vita.

Oltre a sfilare ho anche avuto la possibilità di suonare in un bellissimo chiostro, quello di Sant’Apollonio, ed è stato davvero emozionante, in quanto suonare sull’acqua non ti capita tutti i giorni.


Total look | Fendi 

Soprattutto per un cantante lo stop pandemico è stato prolungato, come lo hai vissuto?

Mi reputo fortunato perché anche subito dopo il primo lockdown ho avuto diverse occasioni di suonare con la mia band, sono uno che si adatta, mi basta anche solo chitarra e voce, quindi, forse è più facile.

Spero che il momento in cui si possa tornare con le sale in piena capienza con tutto il pubblico davanti sia vicino, ma sembra che i presupposti ci siano, bisogna solo attendere ancora un pochino.

Cosa ne pensi della cultura in Italia?

Purtroppo, l’Italia è un paese che non riesce a valorizzare l’arte, siamo un paese che potrebbe tranquillamente vivere solo di quello, e non parlo solo della musica, ma ad esempio il teatro, non conosco nessun ragazzo della mia età che lo frequenti.

Bisognerebbe fare qualcosa a tal proposito, istituire dei fondi, e dare la possibilità ai giovani di portare in scena i loro spettacoli in nome di quelle eredità culturali che sono vive e vanno protette.Quando si investe i frutti arrivano sempre, il problema è quando non si fa nulla e si lasciano le cose in stallo.


Total look | Emporio Armani 

Frequenti l’università, che percorso stai seguendo?

Sto per laurearmi in Comunicazione e psicologia in inglese a dicembre, studio alla John Cabbot che è l’università americana a Roma, la quale mi ha sempre dato innumerevoli spunti di riflessione e mi ha aiutato ad esercitare quella parte di me che a volte nella musica che vive di impulsi e non riesci ad esercitare.

Ma soprattutto mi ha sempre tenuto con i piedi per terra lasciandomi la possibilità di crescere internamente allargando i miei orizzonti.


Photography by Davide Musto

Styling by Rosamaria Coniglio

Grooming Maria Esposito Simone Belli Agency

Location NH Collection Vittorio Veneto

Photographer assistant Angelo De Marchis

Cover total look | Emporio Armani 

Federico Cesari: “Mi metto alla prova e vi stupirò”

Abbiamo conosciuto Federico nel ruolo di Martino in “SKAM Italia”, che ha aperto le porte dell’Olimpo agli attori più amati dalle nuove generazioni italiane. Questa nuova stagione cinematografica lo ritrae come protagonista di un nuovo progetto, diretto da Francesco Bruni e tratto dal libro Premio Strega Giovani 2020 Daniele Mencarelli “Tutto chiede salvezza” che ci mostra in una rappresentazione forte e allo stesso tempo fragile il ritratto di questa nuova generazione attraverso la cruda esperienza dei trattamenti medici obbligatori. Lo vedremo poi nel primo film italiano Amazon Original, “Anni da Cane”, diretto da Fabio Mollo, e il prossimo autunno su Amazon Prime Video.

Su Manintown ti abbiamo scoperto quando interpretavi il ruolo di Martino Rametta in Skam. Cosa è successo in questo anno e mezzo?

In questo anno e mezzo è successo tanto perché sono maturato molto e ho affrontato progetti che mi hanno aiutato a capire ancora di più questo lavoro. Non si smette mai di imparare, continuo a seguire nuovi lavori dai quali apprendo molto e mi auguro che sia sempre così. Sto lavorando a progetti che mi hanno permesso di cimentarmi in storie e dimensioni che sono totalmente lontane da me ma che mi permettono, grazie all’esperienza indiretta, di viverle e quindi di crescere. 



Cosa puoi dirmi del tuo ruolo in Anni da cane?

In Anni da cane ho un ruolo diverso da quelli che ho sempre interpretato perché nonostante sia sempre un adolescente, il personaggio è molto ben caratterizzato. Nel film il personaggio è fortemente caratterizzato dal suo impaccio, dall’ incapacità e timidezza nel comunicare i sentimenti e questo motivo lo porta a sviluppare un modo di relazionarsi diverso da quello dei suoi coetanei. 

Un ruolo che vorresti interpretare?

Non ne ho uno specifico, ne vorrei uno che mi metta alla prova, anche se sono contento di quelli che ho avuto fino ad ora. In generale mi appassiono molto ai personaggi più diversi da me, che mi portano ad uscire fuori dal mio.

Sei tra le new faces del nostro nuovo numero cartaceo insieme ad altri giovani talenti, chi apprezzi particolarmente tra le nuove generazioni?

Sono contento che si stia dando spazio ai nuovi talenti e alle giovani promesse perché possono dare tanto e, se messi alla prova, possono maturare moltissimo arrivando a regalare bellissime emozioni al pubblico ma anche al nostro cinema. Chi apprezzo particolarmente lo tengo per me…



Parallelamente alla carriera di attore come proseguono gli studi universitari?

Gli studi universitari procedono un po’ a rilento per via degli impegni lavorativi che sto avendo in questo periodo. È importante arrivare al momento di una scelta e io l’ho fatta. Questa è stata fatta come parte di un processo di maturazione nell’ultimo anno e mezzo e per adesso sono soddisfatto del percorso fatto finora compatibilmente con il lavoro che ho intrapreso. Se valuto esclusivamente il mio percorso accademico senza metterlo in relazione al mio lavoro si creano delle aspettative che non vengono soddisfatte per forza di cose perché non ho tempo ed energie piene da dedicare all’università. Da un certo lato mi dico di aver fatto il massimo, dall’altro lato se la mia vita dovesse essere il percorso da medico, dovrò sicuramente recuperare della strada. 

Il tuo motto?

Non ho un motto preciso, cerco sempre di mettermi in gioco per superarmi e stupirmi ogni volta ma senza dimenticare da dove sono partito ossia dal divertimento e dalla bellezza che c’è nel mio lavoro cercando di non focalizzarmi solo sul fatto che sia un lavoro e quindi bisogna ottenere dei risultati a tutti i costi. Ci sono periodi in cui le aspettative non sono raggiunte ma questo fa parte del processo. 

Prospettive per i prossimi mesi?

Nei prossimi mesi tanto lavoro e tanta concentrazione. Sto affrontando un progetto bellissimo di cui sono molto felice e che mi sta facendo scoprire parti di me che non conoscevo. Molto faticoso, ma che spero possa dare tanto alle persone. Al momento è l’unico focus e vorrei che anche in quelli successivi ci siano molte soddisfazioni, perché ce la sto mettendo tutta. 


Photographer Davide Musto

Fashion Director Rosamaria Coniglio

Grooming Cosimo Bellomo

Photographer Assistants Dario Tucci and Edoardo Russi

Styling Assistant Cecilia Fefè

Look cover DROME | Radà accessori

Tancredi: il nuovo volto della musica italiana



Parlando di Tancredi, cantautore salito alla ribalta nell’ultima edizione di Amici, non bisogna lasciarsi ingannare dall’età (20 anni) né dai modi pacati o dall’aria da “bravo ragazzo”, col viso pulito incorniciato da una massa di riccioli. Ha già dimostrato, infatti, di saper dare voce a paure, dubbi e tormenti che costellano il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, raccontandoli attraverso hit da milioni di stream come Las Vegas (doppio disco di platino), Balla alla luna o Leggi dell’universo. Non ha mai nascosto, del resto, ansie e fragilità, indici di una sensibilità fuori dal comune che riversa evidentemente nella sua musica, in cui, come ci rivela, confluiscono ricordi, esperienze e immagini, così da delineare «un proprio universo personale, come in un film».


Total look | Herd

Hai cominciato presto a fare musica, studiando al CPM Music Institute e mettendoti alla prova con strofe e contest. Come e quando ti sei avvicinato a quest’arte?

Intorno ai 12 anni, facevo freestyle con gli amici e ho iniziato a scrivere testi, il primo l’ho composto interamente a cappella, senza una base strumentale; sono partito dal rap per poi evolvere, toccando ambiti musicali eterogenei.

Restando in tema, chi sono i tuoi modelli di riferimento?

Mi lascio ispirare da tracce o autori diversi a seconda della canzone cui sto lavorando, i punti fissi sono sicuramente Drake, The Weeknd, Jaden Smith, la dance anni ‘80.

Quali brani, generi o artisti ti hanno accompagnato nelle varie fasi del tuo percorso?

All’inizio mi rifacevo al rap italiano, ascoltavo Salmo, Gemitaiz e MadMan, quindi sono passato a quello americano e inglese di big come 50 Cent o Eminem, poi a Post Malone: mi ha impressionato per il suo coniugare pop e rap, dando il la un nuovo filone che, partendo da basi rap, esplora i generi più disparati. In fin dei conti uno dei punti di forza dell’hip hop, secondo me, è proprio la capacità di adattarsi a svariati sound.



Potresti descriverci il tuo iter creativo, dalle prime idee alla registrazione finale?

Non mi sono mai dato un metodo preciso, a volte parto da un giro di accordi, altre da una frase appuntata, altre ancora da un vero e proprio concept che sviluppo man mano. Cerco di tenere insieme, nello stesso momento, la creatività pura e la parte più razionale e “rifinita” del lavoro, passando molto tempo in studio: è lì che cerco di portare a termine il processo, concentrando tutto ciò che ho voglia di esprimere.

Come descriveresti la tua musica a chi non l’ha mai ascoltata?

Mi ritengo eclettico nel mio approccio, provo a esplorare strade diverse e sono certo continuerò a farlo, altrimenti mi annoierei. Se dovessi individuare un genere specifico direi il pop, è una sorta di contenitore che comprende tutto, però preferisco non etichettare la mia musica, lo trovo limitante; parla della mia vita, delle esperienze vissute, delle immagini che ho in testa, il bello sta nel mescolare tutto liberamente plasmando un proprio universo personale, come in un film.

C’è stato un momento che hai percepito come un punto di svolta, uno snodo cruciale per la tua crescita artistica?

Sicuramente la prima canzone scritta, più a livello personale che per la carriera in sé, mi ha spalancato un mondo che ho amato all’istante.
È stato fondamentale anche avere il coraggio di prendere lezioni di tecnica vocale, è complicato cantare davanti a una sola persona che è lì per insegnarti. Un’altra svolta è arrivata poi grazie a un professore del CPM, ha riconosciuto il mio talento e mi ha aperto le porte del settore.


Total look | Balenciaga 

A maggio è uscito il tuo primo EP Iride, che contiene hit come Las Vegas, Fuori di testa o Leggi dell’universo, cosa puoi dirci a riguardo?

È un disco in cui è racchiuso il vissuto del lockdown o meglio, dei lockdown, nasce infatti da cose successe in precedenza che, durante quel periodo di pausa forzata, ho avuto modo di elaborare. In Fuori di testa, ad esempio, parlo dell’ultimo giorno di scuola, Iride è una specie di omaggio ai miei amici, alle persone che ho conosciuto e mi hanno reso ciò che sono, Leggi dell’universo è invece una ballad d’amore abbastanza triste. Considero l’EP un mio biglietto da visita, è passato del tempo e ora lo vedo un po’ acerbo, però sono soddisfatto perché, in un momento estremamente complicato, sono riuscito col mio team a portare a termine un progetto musicale degno del nome.

Sei arrivato in semifinale ad Amici 20, a distanza di qualche mese come valuti la tua esperienza nel talent show Mediaset?

Mi ha aiutato sotto molteplici aspetti, dal mantenere un ritmo veloce alla gestione dello stress, permettondomi inoltre di conoscere persone con cui condividevo il sogno della musica e di raggiungere un gran numero di spettatori, mostrando loro ciò che posso e potrò fare.

Vanti numeri di tutto rispetto su Instagram et similia (443 mila follower su IG, 1,6 milioni di like su TikTok) com’è il tuo rapporto con i social? Pregi e difetti, a tuo parere, di questo mondo?

Ho un rapporto particolare con i social, tendenzialmente non li amo perché credo suggeriscano una realtà distorta cui vorrei evitare di adeguarmi, non voglio sottostare a una sorta di obbligo per cui, in sostanza, esisti solo se posti. Vado a periodi, a volte li uso con regolarità, l’importante è che non diventino un obbligo, bisogna fare attenzione perché la vita non è fatta esclusivamente di fasi up e bei momenti, sebbene vengano mostrati quasi sempre quelli.
Il loro maggior pregio penso sia l’immediatezza, l’arrivare subito a una miriade di persone.



Provieni da una famiglia di creativi, tuo padre lavora per una nota maison e la musica non è certo indifferente ai codici fashion, che rapporto hai con la moda? Trovi ci sia un legame tra la cifra distintiva di un cantante e il suo stile, dentro e fuori dal palco?

Dipende dai singoli artisti, ad alcuni piace unire la musica a una certa esteriorità espressa dall’abito, ma non è fondamentale, ci sono cantanti che tengono egregiamente il palco pur non badando troppo all’outfit. Personalmente mi piace combinare queste due dimensioni, sono sempre stato immerso nella moda, mi va di farlo e credo funzioni.

Ci sono capi o accessori che pensi ti identifichino sotto il profilo stilistico? Hai un debole per qualche marchio o designer?

Degli orecchini con le ali che ho rubato a mia sorella, per me esprimono un concetto di libertà, e una collana a catena di chiodi: sono questi gli accessori che porto più spesso, credo mi rappresentino.
Per quanto riguarda i brand, mi piacciono Armani, Issey Miyake e Yohji Yamamoto, però indosso anche Zara, vario insomma, sia a livello di capi che di marchi specifici.

Ci sono novità in arrivo che vuoi anticiparci? Cosa speri ti riservi il futuro?

Le novità verranno svelate a breve, sto lavorando molto e dopo aver passato un periodo davvero tosto, caratterizzato da timori e ansie varie, adesso mi sento bene, come se avessi chiuso un cerchio. Non vedo l’ora che escano i nuovi lavori, sono soddisfatto, penso meritino più di un ascolto.
Per il futuro, spero di avere tanta serenità, non sono sicuro di meritarla ma ne ho bisogno, assolutamente.


Total look | Salvatore Ferragamo

Photography by Davide Musto 

Creative Direction Filippo Solinas @One Shot Agency 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Hair Kemon 

Make up Eleonora Juglair using Armani Beauty Luminous Silk Primer 

Location Stazione Milano Centrale 

Special thanks to Bowls and more 

Photographer’s assistants Dario Tucci and Riccardo Albanese 

Stylist’s assistants Andrea Seghesio and Laura Ronga 

Una giovane stella nascente del cinema italiano: Ludovica Francesconi



Abbiamo imparato a conoscere Ludovica Francesconi con la sua interpretazione di Marta nel film “Sul più bello”, non è stato solo un ruolo importante, Marta è iconica. Il messaggio positivo che riesce a protrarre nel lungometraggio è arrivato al cuore di tutti quelli cha lo hanno visto.

Ironica e maldestra un po’ com’è alla fine Ludovica nella vita, una giovanissima interprete che sicuramente ha un vivido futuro nel cinema ed è per questo che MANINTOWN ha voluto riconoscere il suo talento con il New Generation Awards.

Ora al cinema con il sequel “Ancora più bello”, ma non temete perché in arrivo ce ne sarà ancora uno a chiudere triologia di Marta.


Il tuo primo red carpet alla Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia. Che cosa hai pensato in quegli attimi?

All’inizio ero talmente emozionata che non riuscivo a capire esattamente quello che mi stesse succedendo, poi pian piano ho iniziato a sentirmi a mio agio, peccato però che la passerella fosse già finita. Mi son detta: posso rifarlo? Anche perché sarei stata psicologicamente più preparata.

Ti saresti aspettata un sequel di “Sul più bello”, ora sei in sala con “Ancora più bello”.

In realtà no, c’era qualche voce che diceva che forse ci sarebbe stato un seguito, ma quando la notizia della conferma è arrivata, è stato davvero stupendo, puoi immaginare quanto ci potessi sperare.

Mi sono affezionata tantissimo al personaggio di Marta, quindi io stessa, volevo sapere la sua evoluzione.

Marta ha avuto un grandissimo impatto empatico sul pubblico.

Si, verissimo, è stata immediatamente presa d’esempio, mi sono arrivati anche messaggi di genitori che avendo visto il film sono riusciti a trovare un punto di contatto con i figli adolescenti che affrontano le loro insicurezze.

Che cosa hai pensato la prima volta che hai letto il copione?

La verità? Ma questa è una figata pazzesca! Marta con la sua voglia di mangiarsi il mondo mi ha insegnato tantissimo, io ero una persona pessimista, ho sempre preferito buttarmi giù piuttosto che rimanere delusa dopo.

Invece con il film ho capito che se cadi, ti rialzi e ti prendi quello che vuoi e non rimarrai mai delusa.


Cosa sapevi della fibrosi prima intraprendere il personaggio di Marta?

Davvero non molto ed è per questo che abbiamo fatto degli incontri con ragazzi che soffrono di questa malattia, e le caratteristiche che si vedono nel film sono completamente ispirate a loro.

Perché li ho visti così, delle persone pazzesche con grinta da vendere ed è così che mi hanno ispirata.

Raccontami l’aneddoto più divertente che ti è successo girando il film.

Per iniziare il set col botto il primo giorno l’ho letteralmente fatto con la macchina. Eravamo all’aeroporto, ed avevo una scena in auto, dovevo scendere dalla macchina ed entrare, fin qui tutto ok. Però erroneamente avevo lasciato il motore acceso, quindi dovevo rifare la scena, nel mentre cercavo di capire come spegnere col pulsante la vettura, ma non ero stata istruita sul come farlo, ho preso in pieno un panettone di cemento, e mi sono ribaltata. Insomma, è diventata un GIF, perché ovviamente stavano riprendendo.

L’ultimo frame, ero io con le gambe per aria! Il secondo, si perché ne ho due, è quando sono svenuta volteggiando alle due del pomeriggio con un maglione di lana, peccato che era fine giugno, ed il mio potassio mi aveva abbandonata, sono svenuta.


Photography by Davide Musto 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Grooming John Delima Lorena Leonardis @Cotril 

Location ISFCI – Istituto Superiore di Fotografia Roma 

Photographer’s assistants Dario Tucci and Valentina Ciampaglia 

Stylist assistant Andrea Seghesio 

Il cinema italiano non è mai stato così cool: Giancarlo Commare



Di Giancarlo Commare, che è stato recentemente premiato a Venezia 78’ con il Next Generation Awards di MANINTOWN, possiamo dire che non è stato difficile far ricadere la scelta su di lui, infatti, il suo stesso percorso lo ha rivelato come il migliore attore della nuova generazione di talenti del cinema italiano. Negli ultimi anni è entrato nelle case con serie TV come “SKAM”, che hanno lasciato una breccia nel pubblico. Ha iniziato come ballerino per poi diventare un attore dalle mille sfaccettature come possiamo apprezzare ora al cinema.

La sua interpretazione in “Maschile Singolare”, con il ruolo di un ragazzo gay che ha intrapreso in modo talmente naturale da poterlo avvicinare al fruitore senza sovrastrutture, proprio per questo motivo è stato accolto dal pubblico LGBT a braccia aperte.



Lo definirei un attore libero, in quanto cresce con i ruoli che sceglie di vivere, e questa è la magia del cinema e per un interprete è la magia della vita.Ora lo possiamo vedere al cinema con “Ancora più bello”, seguito de “Sul più bello” al fianco di Ludovica Francesconi.

Com’è arrivare a Venezia, fare il red carpet, ed essere premiato?

Che domanda mi fai? Come faccio a descriverti in due parole un’emozione così grande. Mi ero sempre detto che non avrei mai fatto il red carpet di Venezia senza motivo, solo per la velleità di esserci, ed ho aspettato che succedesse, tutto li.

L’unica cosa è stata che quando mi sono ritrovato sul tappeto rosso mi è sembrato tutto assurdo con le emozioni amplificate. Ora però devo dire che appena prima di allungare il primo passo davanti ai fotografi, anche perché al secondo stavo per inciampare, mi son sentito un po’ come succede nei film quando ti passa tutta la vita davanti, ecco questo è quello che è successo a me in quel momento.

E che cosa hai visto?

Tutto dall’inizio, come una bobina srotolata, da quando facevo il cameriere, a quando pulivo il gabinetto del locale a fine serata, la mia infanzia, i sacrifici, ci son stati momenti dove realmente non avevo nulla dentro il frigorifero e quando lo aprivo faceva l’eco.

Ho pensato anche a mio padre, con cui non ho un rapporto, devo dire che son state più le cose brutte cose che son affiorate in quegli istanti, per fortuna è durato un attimo, anche perché poi ho capito che era il mio turno e toccava a me sorridere ai fotografi.

Per la prima volta nella mia vita mi sono detto: Giancarlo, te lo meriti vai!



Come mai ti sei detto solo in quel momento una frase così, di obbiettivi ne hai già raggiunti tantissimi

Son fatto così, sono molto pretenzioso nei miei confronti in tutto quello che facevo non bastava mai, e dentro di me sentivo sempre la voce che diceva, devi fare di più non basta, e questo ha fatto in modo tale da non riuscire a godermi mai i meriti che mi son stati dati o che mi son preso.

Anche in quest’ultimo anno in cui mi sono successe tantissime cose, e un po’ come se non avessi avuto la piena consapevolezza del tutto.

Ho vissuto Venezia come una luce su tutto il mio lavoro svolto negli ultimi anni.



Possiamo dire che sei stato un privilegiato in quanto tra un lock down e l’atro non ti sei mai fermato

Me ne stupisco anch’io ma a parte i primi due mesi dove ci siamo fermati tutti, poi ho ripreso subito, e prima della pandemia erano esattamente venticinque mesi che lavoravo no stop.

Ho avuto dei momenti in cui recitavo su quattro set diversi allo stesso momento senza rendermene neanche conto.

E adesso entri anche nel seguito di “Sul più bello”.

Esatto, in tre mesi abbiamo girato tutti e due i sequel “Ancora più bello” e “Sempre più bello”.

Devo ammettere che è stato un complesso per me a livello personale, stavo attraversando un momento difficile e girare due film insieme credo che non sia mai facilissimo, in più dovendo completare anche altri lavori mi ritrovavo sempre in treno a fare il pendolare tra Torino e Roma.


Photography by Davide Musto 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Grooming Kemon 

Location Teatro Brancaccio Roma 

Special thanks to Romeow cat bistrot 

Photographer’s assistants Dario Tucci, Riccardo Albanese and Valentina Ciampaglia 

Stylist’s assistant Andrea Seghesio 

Palazzo Castelluccio a Noto

Un palazzo siciliano del XVIII secolo autenticamente restaurato e ancora abitato con la sua collezione di mobili, oggetti d’arte e dipinti. Un tesoro inestimabile salvato dal collezionista europeo Jean-Louis Remilleux dopo anni di decadimento.

Un viaggio attraverso le sale di Palazzo Castelluccio attraverso l’occhio di Mattia Aquila.

Courtesy Jean-Louis RemilleuxFondazione del Gran Tour| Palazzo Castelluccio

More info – guarda il sito

Photographs by Mattia Aquila

Piero Gemelli: quando la perfezione rima con rivoluzione

Se si volesse sintetizzare in una formula la localizzazione intellettuale dell’opera di Piero Gemelli, la cui mostra La bellezza svelata a cura di Maria Savarese e Maria Vittoria Baravelli è prorogata fino al 21 novembre al Pan di Napoli, risiederebbe nell’intersezione – che appartiene alla storia della fotografia di moda negli anni 70 e 80 – tra “corpo vestito” e “vestito corporeizzato”. È proprio in quegli anni, infatti, che inizia la conversazione fra immagini che s’insinuano nel solco tra la “bella” foto di moda e tranches de vie quotidiane nelle quali il vero soggetto non è più l’abito in quanto tale, bensì l’abito incarnato.  Non è un caso che sul finire del decennio più edonista della nazione nasce il fenomeno delle top model. È, almeno in parte, il riflesso di una situazione nella quale si avverte l’esigenza di sostituire alla consueta ricetta “vestito + modella” un corpo unico, reale, effettivo, identificabile in un volto, un nome, una personalità, una provenienza geografica.



Gemelli, uomo di grande cultura e di ricche letture, non si schiera né dall’una, né dall’altra parte, pur ritraendo, in scatti divenuti emblematici, signore come Carla Bruni o Monica Bellucci. Piega i due rami della questione realizzando corpi vestiti e abiti resi corpo all’interno di composizioni dalle proporzioni vitruviane: del resto, la sua formazione in architettura, lo porta a privilegiare la composizione formale, mantenuta – come in un leitmotiv – sempre con un occhio vigile, partecipe, mai distaccato. C’è un sentimento geometrizzato che deriva, da un lato, dai suoi studi; dall’altro si fa partecipe dell’interiorità del soggetto. «La fotografia non ruba l’anima», appunta sui suoi taccuini poiché è anche un pensatore finissimo. «Racconta invece l’anima messa a nudo di chi fotografo». E, ancora, in un altro appunto: «Cerco in te ciò che riconosco di me e tu trovi con me una parte nuova di te».



Nessun atteggiamento dominante da parte del fotografo demiurgo alla Blow Up, per intendersi, quanto l’esercizio dell’empatia, la ricerca della complicità con chi è ritratto da lui, senza prevaricazioni di nessun tipo. Anzi, “nome omen”, per Gemelli tutte le persone che si trova a fotografare sono in qualche modo dei suoi doppi. E spesso lo sono anche le cose: se il mondo degli oggetti non ci offre alcun conforto, allora li si distrugga, come nella celebre serie di still-life di cosmetici che vengono letteralmente fatti esplodere e ripresi al momento della deflagrazione, come le fragili composizioni di frammenti di statue classiche che vivono in precario equilibrio, come le sculture di ferro ritorto che somigliano ai mobiles di Calder. Perfino l’erotismo per cui Gemelli è così noto, non ha valenze sessuali, è un elemento che fa parte di uno spiritoso trompe l’oeil, con le due ragazze unite/divise da una zip dipinta sulla parte laterale delle loro nudità, nell’ambiguità intrisa di humour in cui una Bellucci/Jessica Rabbit accosta la guancia a una Bellucci/Rodolfo Valentino.


Perché questo è il punto che, secondo chi scrive, in pochi notano: le sue foto, che solo a un primo, fuggevole sguardo, possono sembrare levigate, glamorous, perfettamente riuscite dal punto di vista tecnico (anche per questo Gemelli è un maestro della fotografia internazionale), ma a una più attenta visione sono profondamente, assolutamente, indubbiamente politiche. E con questo non intendiamo etichettare Gemelli come appartenente a una precisa ideologia: il flacone di profumo che salta in aria, a richiamare alla mente la scena finale di Zabriskie Point, va nella direzione di un anti-consumismo marxiano: dato ancora più ironico se si pensa che quella foto è pubblicato su una delle riviste più leggendarie per la moda da vendere, Vogue Italia. E così, certe donne oggettivizzate – di lui felici complici – o costrette nei stereotipi di bellona che soggiace al seduttore, sono una presa di posizione nei confronti del femminile che pochissimi fotografi di moda hanno o hanno avuto. Perfino le nature morte hanno la foto di un occhio, di una bocca, un ciuffo di capelli accostati a squadre, forme da scarpe, righelli: l’organico convive con l’inorganico, il caduco si sposa al quasi-eterno. La grandezza di Gemelli risiede nell’usare le espressioni più “canoniche” della fotografia per introdurvi sempre un elemento che scava più nel profondo, sempre di più. Fino fare anche un po’ male, o perlomeno a continuare un lavorio che dall’occhio dello spettatore si trasferisce al suo cervello e poi al suo cuore. Sorge il dubbio se per Piero Gemelli valga il contrario della famosa massima di Dostoevskij «La bellezza salverà il mondo». Me il mondo, sembra chiederci lui, salverà questa bellezza strapazzata dal capitalismo, questi corpi usati come attaccapanni, quest’erotismo mercificato che illustra una mineralizzazione dell’umanità? Il Maestro usa codici strutturali antichi, rassicuranti, rinascimentali: «Ho sempre cercato un punto di equilibrio tra la libertà creativa e i limiti racchiusi nelle richieste dei clienti. In questa continua ricerca tra la progettualità dell’architetto e l’anarchia emotiva del creativo, ho sempre trovato il modo di raccontarmi; per fortuna, senza avere mai avuto la sensazione di esserci riuscito fino in fondo, altrimenti il gioco sarebbe già finito», dichiara in un’intervista. «Ritengo la bellezza l’equilibrio tra opposti ed imperfezioni. Cerco il dialogo tra istinto e progetto».


Tutto il suo corpus di opere si svolge sotto il segno della tensione tra essere e divenire, mostrare e dimostrare, consolare e fare riflettere. Usando i criteri della foto di moda “ben fatta”, Piero Gemelli porta avanti un linguaggio che è formale e malinconico, lieve e impegnato, perfettamente leggibile eppure continuamente enigmatico. Se imparassimo a leggerle, le immagini ci porterebbero in un tempestoso turbinio di sensazioni. Ma è come un mulinello sotto l’acqua di un lago: la loro superficie è perfetta, specchiata, impeccabile. E in quest’ennesimo ritrovamento del doppio che ritroviamo il suo fascino più autentico. E se anche volessimo per forza definirle “classiche”, queste foto, queste costruzioni visive, ricordiamo le parole di Salvatore Settis in Futuro del classico: «Quanto più sapremo guardare al “classico” non come a una morta eredità che ci appartiene senza nostro merito, ma come qualcosa di sorprendente da riconquistare ogni giorno, come un potente stimolo a intendere il “diverso”, tanto più sapremo formare le nuove generazioni per il futuro». 

Immagine di copertina: Giada, Milan, 1996

Breitling accende ancora una volta i motori delle auto storiche del Trofeo Milano

Si è conclusa la 15ª edizione del Trofeo Milano, un appuntamento ormai irrinunciabile per tutti gli appassionati del genere, che ha visto sfilare le auto e moto storiche del Club Milanese Automotoveicoli d’ Epoca. Come da tradizione, Breiting, celebre strumento di precisione di casa svizzera, ha patrocinato l’evento in un suggestivo percorso che ha coinvolto circa 80 auto e 30 moto costruite entro il 1970, dall’Ippodromo di san Siro al celebre Museo di Alfa Romeo ad Arese, fino al consueto rientro tra le mura del Castello Sforzesco sotto le suggestive luci del tramonto, alla presenza dell’influencer Gian Maria Sainato e di Gian Maria Gabbiani – campione mondiale di Offshore e pilota italiano di Gran Turismo.

In questo contesto esclusivo per gli appassionati di autoveicoli d’epoca, tra modelli passati alla storia e affascinanti prototipi mai lanciati sul mercato, Breitling ha lanciato tre modelli da collezione dedicati alle classiche auto sportive degli anni ’60. I Top Time Classic Cars si ispirano infatti all’eleganza senza tempo della Chevrolet Corvette, alla Ford Mustang e alla Shelby Cobra, tre icone della cultura automobilistica americana.

Dalla Sala Giulia del Museo Alfa Romeo, che ha riaperto nel 2015 con un criterio espositivo rinnovato per raccontare la storia dell’Alfa – con 180 macchine e 200 motori – Patrizia Aste, Amministratore Delegato di Breitling Italia, ha trasmesso tutto il valore del brand in un suggestivo excursus della storia dei suoi modelli più iconici.

La sua figura ha portato in casa Breitling, un approccio ancora più dinamico su diversi livelli d’interesse: dal solido piano dell’Heritage del brand al coinvolgimento dei nuovi protagonisti nazionali e internazionali del settore dello sport d’azione, andando a toccare universi competitivi meno scontati ma sempre di alto profilo e grazie a progetti speciali sorprendenti di ampie vedute per appassionati e players del settore che riescono a trovare spunti di sempre maggiore in un brand in continua evoluzione.

La passione per il mondo dell’alta orologeria è sempre stata presente nel DNA di Patrizia Aste?

A onor del vero mi è venuta strada facendo, perché all’inizio della mia carriera ero nel mondo del lusso e dello sport, elementi in ogni caso presenti nell’universo Breitling. Quando sono entrata in Breiltling ho sviluppato negli anni passione e conoscenza per un settore così ricco di valori che può veramente restituirti moltissimo.

Qual è il segreto di una visione così aperta e trasversale? Sicuramente il tuo know- how che affonda se sue radici anche dal mondo dello sport spiega il tuo approccio strategico più dinamico.

Il processo di vendita non riguarda solo il rapporto finale tra prodotto e consumatore, ma implica un processo di fidelizzazione e innamoramento dei valori del brand che deve essere completo e continuativo. Deve mettere insieme un mondo esperienziale. Sicuramente per me è stata un’attitudine naturale valorizzare tutte le realtà che esistono attorno a un prodotto che parecchio da raccontare come Breitling.

In un momento così decisivo per il futuro del nostro pianeta, le scelte delle aziende produttrici hanno un ruolo fondamentale e Breitling ha dimostrato più volte di saper prendere parte al tema del cambiamento, attraverso attività concrete, volte a preservare l’ambiente. Cosa c’è in cantiere per il futuro del brand sul piano della sostenibilità?

Breitling è molto all’avanguardia rispetto al settore orologiero, abbiamo una divisione specializzata a livello internazionale che ha i suoi rappresentanti nei vari paesi: si tratta di un gruppo di giovani appassionati che ci coinvolgono nei loro progetti e ci aiutano a cambiare le nostre abitudini. Il passo forte è stato il cambio totale del packaging Breitling, due volte sostenibile perché fatta al 100% con bottiglie in pet riciclato, che si compone e scompone come un origami, e diventando molto piatto nel trasporto, ci permettendo di risparmiare co2 in fase di trasporto.

Ovviamente per chi lo desiderasse, può avere la scatola tradizionale, ma lì è richiesta una donazione che va a compensare l’impatto ambientale della loro scelta, offrendo un contributo volontario alla SUGi per ripristinare la biodiversità e rigenerare gli ecosistemi delle foreste urbane.

Inoltre, i nostri cinturini in ECONYL® sono interamente ricavati da reti da pesca recuperate dai fondali marini.

Breitling nel mondo femminile. Sembra un tema molto presente all’interno del progetto Breitling. Il recepito sul pubblico è altrettanto forte? Prevedete iniziative esclusive dedicate a questo pubblico in futuro?

La donna rappresenta il 50% del mercato orologiero, sia per la passione femminile che porta le donne ad acquistare una gamma alta di esemplari, sia per la scelta maschile di regalarlo al pubblico femminile.

Noi abbiamo dedicato alla donna due modelli iconici dell’Heritage del brand: il Chronomat e il Navitimer, creando delle versioni che possono essere indossate anche da un polso più sottile. I Superocean Pastel Paradise sono delle capsule collection create in nuances più fashion – limitate nella produzione – che permettono delle evasioni un po’ più modaiole e colorate. 

Inoltre, in occasione del lancio de Chronomat 36 e 32, abbiamo scelto di raccontare il mondo femminile attraverso la Spotlight Squad con Misty Copeland e Yao Chen e Charlize Theron: donne che al di là del loro fascino, hanno raggiunto importanti traguardi, e sono portatrici di importanti valori umani, attraverso concrete opere filantropiche, donne in cui ci riconosciamo.

Si parla tanto di nuove generazioni. Qual è la strada giusta per coinvolgere il pubblico della cosiddetta generazione Z?

È bene ascoltarla perché loro sono portatori di valori, e le nostre azioni hanno un riflesso sul loro giudizio. Il nostro progetto “Clean up” in tutte le parti del mondo, grazie all’aiuto di varie organizzazioni, è un’opera di sensibilizzazione molto importante che abbraccia i messaggi valoriali molto cari alla nuova generazione. Lo facciamo anche abbracciando il mondo del surf che fa appealing sui ragazzi, con atleti di grido come kelly Slater che ha un suo brand di abbigliamento sostenibile Outerknown, impegnata a migliorare le condizioni delle persone e del pianeta.

Una curiosità per il nostro pubblico, per una donna dalla personalità così forte e apprezzata dal settore. Qual è il modello che preferisci di tutte le collezioni Breitling?

Naturalmente ne indosso parecchi, mi piace cambiarli, avendone la possibilità. Ma mi sento sempre a mio agio con il cronografo maschile al polso, mi piace l’orologio di taglia generosa. Al momento il Super Chronomat 44mm con una cassa piuttosto sportiva che può contare su una meccanica molto raffinata, in acciaio oro rosso, un bel contrasto tra lo sportivo, un’eleganza raffinata e una meccanica di precisione eccellente.

breitling
Gian Maria Sainato

Il suo hashtag #Squadonamission, si fa interprete della personalità vincente di un brand che ha molto da dire a livello di cronometraggio sportivo e in tema di motori. I suoi valori si raccontano attraverso uno storytelling dinamico, fatto di esempi positivi che attingono dalla vita dei protagonisti del panorama cinematografico hollywoodiano come Brad Pitt, Charlize Teron e Adam Driver, a quella dei grandi campioni del mondo dello sport come il campione di surf kelly Slater, Toni Cairoli, Vincenzo Nibali, solo per citarne alcuni.

Grandi personalità provenienti da mondi diversi che raccontano le diverse personalità del mondo Breitling: da quello del Navitimer nato per le esigenze dei piloti professionisti che avevano bisogno di uno strumento che gli permettesse di leggere il calcolo della navigazione e del consumo di carburante terrestre, questo strumento di precisione è stato scelto anche dai protagonisti dell’universo musicale jazz. La sua versione Chronomat è stata indossata dalle frecce tricolore che insieme ai suoi piloti hanno creato 1983 l’iconico modello a loro dedicato. Nel 2020, in occasione del rilancio dell’intera collezione Chronomat, Breitling presenta anche la nuova, ultimissima edizione limitata dell’iconico orologio simbolo di un’epoca, il Chronomat B01 42 Frecce Tricolori, le cui caratteristiche distintive ricordano l’originario, omonimo modello degli anni ’80 e lo rendono immediatamente riconoscibile. La collezione Premier Heritage rende omaggio alla vera Founder Squad del brand: tre generazioni di uomini che hanno cambiato la storia del cronometraggio e reso Breitling quello che è oggi.  
Inconfondibile il Breitling Top Time caratterizzato dal suo quadrante Zorro indossato da James Bond nel celebre film Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) del 1965.

Le fragranze per la casa da avere questo autunno

Mai sottovalutare il potere dell’aromaterapia: profumare la casa con fragranze che stimolano i sensi e riequilibrano il benessere fisico ed emotivo, può essere un modo per aiutarci a viverla ( e vivere) al meglio. Inoltre, l’atmosfera dei profumatori per ambiente e della luce delle candele è una coccola che ci meritiamo, alla fine di una giornata stressante o nei momenti di relax durante il fine settimana. Quale scegliete questo autunno?



Autumn sunset – Yankee Candle

Per godere degli ultimi istanti di uno splendido tramonto autunnale con profumi caldi e attraenti che rievocano il legno di cedro e di sandalo. Perfetta per regalarci un momento di serenità a fine giornata.



Volcanic Purple – Millefiori Milano

Volcanic Purple è una fragranza elaborata con vibranti note di testa ispirate al bergamotto, alla pera e al lampone, abbracciate da radiose sfumature fiorite. Le delicate note che evocano il patchouli, il cashmeran e il muschio bianco creano un ricco accordo di fondo. Le lussuose sfumature olfattive e l’intrigante colore aggiungono un tocco distintivo a ogni spazio.



Smoked walnut & Maple – WoodWick

Un infuso ipnotizzante di aromi di acero dolce e noci tostate, cosparso da una spolverata di cannella. Smoked Walnut & Maple è una miscela piccante, bilanciata dalla nota secca del legno affumicato che crea immediatamente un’atmosfera di calore in casa.



Feelings Collection – YNot?

La Feelings Collection, composta da 5 fragranze realizzate con ingredienti naturali, nasce per riscaldare l’atmosfera degli ambienti con rasserenanti abbracci olfattivi. Il profumo inebriante del gelsomino che sa , l’eleganza rara e naturale del geranio, la fragranza classica del muschio bianco si intrecciano fra loro e con le note legnose del sandalo e dei chiodi di garofano emanando un profumo intenso e suggestivo.



Sicilian sunrise – & Other Stories

Un trionfo di limoni appena raccolti galleggia sul calore del legno di cedro e del muschio, con in lontananza la frizzantezza del Mar Mediterraneo. Petali di gelsomino salutano l’alba, mentre i ribes rossi si accendono al loro risveglio, invitando a un’atmosfera serena.

Identità creative di giovani visionari: Moodart ha qualcosa da dirvi

C’è chi ama definirla la perla formativa, nell’ambito della visual communication, del Triveneto, c’è chi afferma che i suoi piani didattici non abbiano nulla da invidiare alle più blasonate realtà internazionali, fatto sta che i suoi neodiplomati hanno davvero qualcosa da dire.

E lo fanno con progetti visivi indipendenti di cui sono i fautori grazie alla spinta geniale generata dalla freschezza delle nozioni acquisite e dalla voglia di imprimere sui social il proprio portfolio.

“Studia, impara, sperimenta, viaggia e, infine, lavora”, questo è il motto che riassume la filosofia dell’Istituto di Alta Formazione che traghetta, sin dal 2011 con i suoi docenti altamente qualificati, centinaia di leve verso le professionalità del futuro.

Vivere il set di un fashion movie, grazie ad una troupe blasonata, e produrre a 360 gradi contenuti visivi, partendo dal concept alla pubblicazione, sono solo alcune delle esperienze affrontate durante il duro anno pandemico dalla classe di Advanced Fashion Styling.

Prova superata alla grande non trovate?


Laura Poletti
Alessia Bonaldi
Carolina Mattos
Gloria Buttazzoni
Maddalena Zanin
Matteo Magnani
Opoku Richmond Jnr



Director Federico Floridi

D.O.P. Paolo Simi

Course leader Advanced Fashion Styling Alessia Caliendo

Styling Advanced Fashion Styling @ Moodart

Grooming Giorgia Pambianchi

Model Lukas @ Indastria Model 

Music Space Hunter

Voice Giuliano Pirotello

Recording studio River Studio

Alessia Caliendo’s assistant Andrea Seghesio

Location Leonardo Hotel Verona 

Beauty tools Foreo 

Thanks to Elk Bakery

Wardrobe

Alexander McQueen

Colmar

Homme Plissè Issey Miyake 

Lorenzo Seghezzi

Moncler Genius

Paul Smith 

Valentino

Backstage photographer Riccardo Ferrato

Backstage video Jessica Basello

L’oroscopo settimanale di Massimo Giannone

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul Il del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


Oroscopo settimanale per il segno dell’Ariete

ARIETE

Il sentiero è: PROFONDITÀ

LOVE– “L’uomo che non conosce la tristezza non ha mai pensieri profondi” proverbio cinese. La tristezza spesso ci accompagna nelle nostre relazioni, ci sono momenti gioiosi e tristi, essi sono espressione di profondità d’animo.

WORK – Gli errori, come pagliuzze, galleggiano alla superficie; chi cerca perle deve tuffarsi in profondità” John Dryden, poeta inglese. Bisogna andare in profondità ed analizzare ogni cosa, per superare gli ostacoli di questa fase. Siate audaci e profondi.

Forma fisica -FATE DEI MASSAGGI


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno del Toro

TORO

Il sentiero è: ASCOLTARE LE SENSAZIONI

LOVE– “ L’amore è il significato ultimo di tutto quello che ci circonda. Non è  solo una sensazione, è la verità, è la gioia che è la fonte di tutta la creazione”, Rabindranath Tagore, poeta bengalese. Attraverso la gioia a prescindere avrete modo di superare le difficoltà affettive e ritrovare l’armonia di coppia.

WORK– “Non la convinzione, non il metodo, ma la percezione è la via della verità, è uno stato di consapevolezza naturale, duttile e non critico”, Bruce Lee, attore e campione di arti marziali. Ascoltatevi di più, cercate di percepire le verità  attraverso la consapevolezza dei vostri limiti e di chi vi ama.

Forma fisica -BUONA


Gemelli: le previsioni astrologiche della settimana

GEMELLI

Il sentiero è: SIATE CORAGGIOSI

LOVE– “Il vero significato del coraggio è avere paura e poi, con le ginocchia che tremano il cuore che batte, fare comunque il salto”, Oprah Winfrey, attrice statunitense. La paura è un percorso necessario, essa accompagna gli essere ad andare oltre le proprie possibilità.

WORK-“ Il coraggio non può essere contraffatto, è una virtù che sfugge all’ipocrisia “, Honoré de Balzac, scrittore francese. Abbiate il coraggio di affrontare le ostilità professionali vincendo al boia, vincerete in tal modo anche gli ipocriti.

Forma fisica– OTTIMA


Oroscopo settimanale per il segno del Cancro

CANCRO

Il sentiero è: NUOVO CAMMINO

LOVE– “Il sole non è mai così bello quanto nel giorno che ci si mette in cammino”, Jean Gioro, scrittore francese. Iniziare un percorso di crescita e di miglioramento del sé farà nascere in voi una nuova luce di gioia e speranza.

WORK– “Conta solo il cammino, perché solo lui è duraturo, e non lo scopo, che risulta essere soltanto l’illusione del bagno del viaggio”, Antoine de Sainte Exupery, scrittore francese. Non pensate a tutti i costi di voler realizzare un obiettivo percorrete soltanto il sentiero dei vostri sogni con grande credo.

Forma fisica– BUONA


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno del Leone

LEONE

Il sentiero è: RASSICURATEVI CON PENSIERI POSITIVI

LOVE “La gente è in cerca di questo, di essere presa per mano, di rassicurazione, di qualcuno che le promette che andrà tutto bene”, Chuck Palahniuk, scrittore statunitense. Cercate di avvertire di cosa necessita la persona amata, prendetela per mano, abbracciatela e ditegli che insieme andrà tutto bene.

WORK– “Rassicurare è meglio che preoccupare”, Mena Lamb, aforista. Nei momenti di tensione non bisogna infiammare ancor più la situazione facendo alterare gli altri, rassicurateli.

Forma fisica– FATE UN DETOX


Vergine: le previsioni astrologiche della settimana

VERGINE

Il sentiero è: IMPEGNATE MENO LA MENTE

LOVE– “La mente è più grande del cielo perché, se li metti fianco a fianco, l’una contiene l’altro, facilmente”, Emily Dickinson, poetessa statunitense. Quando qualcosa non va nei vostri affetti, non fatevi possedere dai vostri pensieri, osservate la grandezza dei cieli e non pensate, osservate solo la bellezza.

WORK– La mente umana si pone grandi domande, e trova piccole risposte. È come un’enorme rete senza pesci”, Yann Martel, scrittore canadese. Ogni difficoltà è esperienza, liberatevi dalle domande e nuotate nei vostri pensieri con leggerezza, affiorerà una luce, la soluzione.

Forma fisica – OTTIMA


Oroscopo settimanale per il segno della Bilancia

BILANCIA

Il sentiero è: VINCETEVI

LOVE– “Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori? Pier Paolo Pasolini, regista e scrittore. Ascoltate le vostre emozioni e vincete l’esigenza di vincere o avere la prevalenza sugli altri, siate umili ed i cuori saneranno le ferite.

WORK– “Con il talento si vincono le partite male con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati” ,Michael Jordan, cestista statunitense. Evitate di isolarvi sul lavoro, siate vicini agli altri e stimolate il lavoro di gruppo, nessuna critica ed insieme troverete grandi opportunità di realizzazione.

Forma fisica – RECUPERATE ENERGIE


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno dello Scorpione

SCORPIONE

Il sentiero è: IL CONFRONTO

LOVE– “La famiglia matura con il dialogo”, anonimo. Avere rispetto verso un altra persona condurrà a rafforzare il rapporto e farà spazio nel vostro cuore per raccogliere i frutti migliori.

WORK– “Il tradimento: l’arma di chi non ha alternative al dialogo”, Agnese Monaco, poetessa. Bisogna trovare sempre un dialogo per raggiungere gli obiettivi, l’ipocrisia distrugge ogni tipo di unione.

Forma fisica– DISCRETA


Sagittario: oroscopo della settimana

SAGITTARIO

Il sentiero è: DIPLOMAZIA

LOVE– “Non si può criticare ed essere diplomatici nello stesso tempo”, Ezra Pound, poeta statunitense. Esaminare e valutare i difetti degli altri non è mai una buona cosa per le relazioni, cercate invece di comprendere le motivazioni.

WORK– “Diplomazia è lasciare che qualcun altro faccia a modo tuo”, Anna Pavlova, ballerina russa. Con tatto e delicatezza riuscirete a sanare le ostilità del vostro ambito professionale.

Forma fisica– MALESSERI AUTUNNALI


Oroscopo settimanale per il segno del Capricorno

CAPRICORNO

Il sentiero è: EVITATE DI CRITICARVI

LOVE – “Bisognerebbe fare un lungo esame di coscienza prima di pensare di criticare gli altri”, Molière, commediografo francese. Biasimare gli altri per il loro comportamento porta energie negative nel vostro rapporto.

WORK– “La critica è una cosa molto comoda: si attacca come una parola, occorrono delle pagine per difendersi”, Voltaire, scrittore francese. Evitate di criticare i vostri colleghi, una parola di più creerà un’enorme difficoltà.

Forma fisica – BUONA


L'oroscopo della settimana per il segno dell’Acquario

ACQUARIO

Il sentiero è: DATE SPAZIO ALLA GIOIA IN VOI

LOVE– “Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità” Sergio Bambaren, scrittore peruviano. Solo aiutando a crescere le persone che amate raggiungerete la gioia e la felicità che avete sempre cercato.

WORK– “La gioia nell’osservare, nel comprendere è il dono più bello della natura”, Albert Einstein, fisico. Osservare i dettagli vi farà cogliere i lati migliori di ogni aspetto, anticipare gli ostacoli e risolverli.

Forma fisica – CURATE I CAPELLI


Pesci: oroscopo della settimana

PESCI

Il sentiero è: VINCETE L’ORGOGLIO

LOVE– “Uno spirito aggressivo verrà abbattuto, l’orgoglio conduce alla caduta, la violenza finirà con l’essere sconfitta”, Bruce Lee, attore e maestro in arti marziali. È necessario cambiare atteggiamento, l’orgoglio allontana e spezza ogni rapporto, siate generosi e comprensivi.

WORK-“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli” Sant’Agostino. L’umiltà è una grande energia, annienta ogni cosa che non possiede luce.

Forma fisica – OTTIMA

Ca’ di Dio: storia di una casa Veneziana diventata hotel di lusso

La storia del Ca’ di Dio ha inizio nel 1272, un palazzo che guarda il Bacino di San Marco e negli anni ha vissuto vite diverse, senza mai perdere la sua vera anima. Da alloggio per pellegrini di passaggio verso la terra Santa a luogo che accoglieva donne in difficoltà rimaste sole. Nel 1544 i Procuratori de San Marco de supra avviano un completo rinnovo della struttura, incarico che affidarono al celebre Jacopo Sansovino. Oggi, la vocazione di profonda ospitalità trova la sua massima espressione nel restauro avvenuto ad opera dello studio dell’architetto e designer di fama internazionale Patricia Urquiola. La riqualificazione trasforma l’antica “casa” nel nuovo hotel che racchiude fascino e storia, celebrando la città che lo ospita fin dalle origini.



La struttura stessa dell’edificio rappresenta un unicum per la città di Venezia accogliendo al suo interno tre corti interne, che diventano oasi di pace e tranquillità, rifugi naturali in cui ritrovare il proprio tempo, dopo una giornata trascorsa a visitare la città, le mostre, i festival e le fiere, immersi nella sua vita scandita dallo scorrere dell’acqua e degli appuntamenti internazionali di cinema, arte, cultura e architettura. 

È un progetto in cui Alpitour World ha creduto fortemente” afferma Gabriele Burgio, Presidente e AD del Gruppo. “Un investimento che abbiamo portato avanti, senza rallentare, nonostante il difficile periodo. Come prima realtà italiana nel mondo dei viaggi e dell’ospitalità, abbiamo il dovere morale di sostenere il turismo e spenderci in prima battuta per il nostro Paese. Questa giornata è per noi un nuovo inizio, un simbolo che vogliamo condividere e che racchiude in sé il valore della memoria e l’energia del futuro.”



Gli ospiti possono accedere a piedi dall’ingresso principale posto sulla riva omonima o direttamente in taxi attraverso la “porta d’acqua”. All’interno una lobby ricavata dall’antica chiesa, illuminata da un lampadario di oltre 14 mila cristalli in vetro di Murano – realizzato come da tradizione vetraria propria della città – volto a riprodurre tre vele che rispecchiano la forma e il movimento sinuoso delle sedute sottostanti: ne nasce un immediato senso di accoglienza e fresca ospitalità. Una reading room dove ritirarsi per cercare un momento di intimità e privacy, un bar e una corte, la principale, che diviene il luogo perfetto durante la bella stagione per sorseggiare e gustare il menù e le sue specialità; la corte è uno spazio aperto a tutti non solo agli ospiti dell’hotel.



Ogni spazio presenta una ricercatezza materica caratterizzata da tessuti, vetri, pietre e marmi, lavorati nel rispetto delle tradizioni delle maestranze locali. A completare la narrazione di quella che appare come una “casa veneziana” dall’intima ospitalità, le due altane, da cui ammirare tutta Venezia, e i tre giardini ricavati dalle corti e oasi di pace in cui riconnettersi a sé stessi e all’ambiente circostante. 



Ca’ di Dio dispone di 66 camere, di cui 57 Suite e 9 Deluxe: la maggior parte affacciano sulla laguna, con vista sull’isola di San Giorgio e sul Rio Ca’ di Dio. Presentano boiserie tessili e cornici in legno, che riquadrano le finestre, quasi a sottolineare la relazione fra interno ed esterno, lampade disegnate su misura, soffiate dai maestri dell’arte vetraia: anche nelle camere, ogni dettaglio si inserisce delicatamente nel contesto e viene riscritto in chiave contemporanea. 



Dopo Roma e Taormina, Ca’ di Dio rappresenta l’ultimo luxury hotel della collezione VRetreats, brand di VOIhotels: ogni struttura ha la sua personalità, intessuta di storia, arte e cultura italiana. Presenta elementi differenzianti che rendono l’hotel unico rispetto agli altri: non c’è lusso fine a sé stesso, ma un’identità forte e chiara, la volontà di celebrare la bellezza della destinazione attraverso le atmosfere, le esperienze e in ogni gesto di accoglienza.

Lumenis ti porta nella “NuEra Tight”

L’innovazione si fa strada nel mondo dell’estetica d’alta gamma.
Un sistema rivoluzionario è arrivato dove nessuno, fino ad ora, era stato in grado di portare a buon fine la propria sperimentazione. Parliamo di uno standard in cui sicurezza ed efficacia sono due realtà costanti e concrete.
Da Lumenis, azienda israeliana pioniera nello sviluppo delle sorgenti ottiche per la chirurgia, nasce NuEra Tight: dispositivo d’avanguardia in grado di attuare contemporaneamente diversi protocolli di trattamento, nel corso della stessa seduta, in base ai diversi strati cutanei presenti nel paziente.

NuEra Tight è dotato, infatti, di diversi protocolli in grado di adattarsi al tipo di inestetismo del paziente: un sistema estremamente intelligente che rende ogni trattamento veramente unico, perché unico è ogni individuo. Questo grazie al controllo automatico della temperatura durante il trattamento, adattando, in questo modo, la potenza alle specifiche caratteristiche del paziente.
“Questo sistema arriva a correggere anche l’errore minimo che può fare l’operatore creando una temperatura costante, grazie al software che regola il calore in base a quello che registra la sonda, garantendo il risultato senza fare danno al paziente”, spiega Andrea Dazzan – Clinical Manger.


Un livello di personalizzazione straordinaria che già dalla seconda seduta riesce a far percepire i primi risultati”. Ci racconta il Dr Erik Geiger, il quale aggiunge che trattandosi di un macchinario medicale di grande precisione, necessita di una visita preventiva per studiare quale trattamento è indicato per le necessità del paziente. Ma qual è il campo d’azione di questo strumento innovativo? “Dalla riduzione del grasso, al rilassamento cutaneo, fino a una visibile riduzione delle rughe e della cellulite. Questo avviene attraverso le alte frequenze e il controllo automatico e personalizzato della temperatura (tecnologia focalRF) che stimola l’attività dei fibroblasti e migliora il flusso sanguigno, stimolando la produzione di collagene che va a rigenerare e rimodellare la parte trattata. Un vero trattamento custom made per il paziente” conclude il Dr Geiger.

Moi aussi, la prima art gallery digitale

Testo di Giulia Manca

“Anche io voglio essere un artista” questa la frase che Andrea Zampol D’Ortia ha sentito il bisogno di dire ad alta voce quando ha messo insieme i tasselli della sua idea. Riconosceva la necessità di dare forma, luce e vita ad una nuova tela, una tela che fosse una nuova realtà, un mondo unico che riunisse artisti provenienti da tutto il mondo intorno ad unico oggetto: l’occhiale.

Così è nato Moi Aussi… fiorito tra le Dolomiti, è il frutto della creatività di Andrea e di suo figlio Luca che hanno plasmato il progetto partendo proprio all’unione dei due mondi, quello dell’occhiale e quello dell’arte.

Un contenitore di idee, di creatività, di persone, questo è Moi Aussi…: la prima art gallery digitale pensata per riunire artisti internazionali intorno ad un’unica tela, sulla quale ognuno di loro ha la liberà di intervenire con la propria creatività.



Quando Andrea racconta del progetto, vediamo scorrere tra le sue mani un fil rouge che trova lì il suo inizio per poi seguire un percorso in continuo divenire; attraversa città, paesi e continenti e porta con sé storie, culture e religioni, una diversa dall’altra, pronte a connettersi e contaminarsi. Realtà e spiritualità, materia e pensiero sono i quattro elementi che hanno guidato Andrea e suo figlio e continuano a farlo accompagnandoli lungo il cammino di Moi Aussi…

Un occhiale realizzato dagli artigiani del Cadore, un oggetto così familiare, diventa l’insolita tela che scelgono di sottoporre agli artisti, dando loro piena libertà di azione, proponendogli di creare, distruggere fino a trasformare l’oggetto in opera d’arte: Moi Aussi… cerca di catturare l’interesse dell’osservatore proprio attraverso la sottile energia sprigionata dalla materia.

La scelta degli artisti, realizzata da Andrea e dal suo team, si basa su un lavoro quotidiano di scouting e di gusto personale, senza lasciare spazio a preferenze per emergenti e affermati. Ad ognuno di loro viene richiesto di mettersi in gioco all’interno di uno spazio atipico con la libertà di creare senza limiti avendo a disposizione diversi modelli di occhiali forniti appunto da Moi Aussi…



“Moi Aussi… è un contenitore vibrante di incontri, di esperienze passate e di luoghi vissuti, dove la libertà, l’istinto e la consapevolezza dell’artista fanno emergere l’espressione delle sue origini, le tradizioni della sua cultura e il proprio animo. Così, nell’unione di genialità e manualità, nasce un’opera unica e non replicabile. Ho immaginato di unire gli animi in modo pure, etico e spontaneo, attraverso il passaggio di un oggetto di uso quotidiano, come un occhiale. Ho adottato un linguaggio comune, quello dell’Arte, che dà modo agli artisti provenienti dall’intero globo di conoscersi, interagire, condividere idee e progetti nel nome della bellezza” questo il messaggio di Andrea Zampol D’Ortia che dona animo a Moi Aussi… insieme ad ogni singolo artista che ne fa parte.

Galleria d’arte di moi aussi…: www.moiaussi.it

Facebook  –  MoiAussiArtGallery

Instagrammoiaussiartgallery

Andrea Rosanò: la fotografia attraverso il piacere di viaggiare

Fotografo, video maker, travel blogger ed esperto di viaggi: Andrea Rosanò è un volto nuovo nello scenario milanese, arrivato in città dopo aver girato il mondo senza tregua. Scatti di paesaggi inesplorati, experience pericolose ed estreme, costellazioni e aurore boreali: la curiosità è la chiave trainante nel lavoro di Andrea. Al giorno d’oggi, quali sono i segreti per essere un fotografo di successo?



Come è iniziata la tua professione?

Probabilmente c’era già una vena fotografica nella mia famiglia. Quando ero piccolo mia madre mi raccontava di come il nonno custodisse gelosamente la sua Leica, una piccola macchinetta che uscì negli anni della guerra. In ogni caso la mia passione nacque grazie a mio padre quando con i punti dell’Esselunga prese una reflex e io me ne innamorai. Mi ricordo che all’inizio uscivo di casa e andavo a scattare un po’ qua e là: al gatto, agli alberi, ai monumenti della mia città, Bologna. Piano piano quei soggetti diventarono ai miei occhi un po’ noiosi e mi misi alla ricerca di qualcosa di più, quindi sperimenta la fotografia di persone, soprattutto cosplayer.

Col passare del tempo scoprii l’altra mia vera passione: il viaggio, l’esperienza. Così iniziai a scattare ‘on the road’ e realizzai quanto mi piacesse. Non parlo solo di immortalare posti pazzeschi, ma anche culture, abitudini e stili di vita diversi.

Pensi sia possibile mantenersi solo grazie alla fotografia? 

Sì, ma non è semplice. Grazie allo sviluppo tecnologico, le fotografie sono assai migliori e facilmente realizzabili rispetto a un tempo. Questo dà quindi la possibilità a tutti di creare contenuti di un certo valore e quindi la rivalità e la competizione sono elevate. Per questo motivo bisogna essere non bravi, di più. Bisogna eccellere anche nell’originalità così da essere notati e farsi un nome.

Inoltre, come in ogni altro settore, è bene crearsi una nicchia di persone che ti aiutino, ti supportino e apprezzino il tuo lavoro promuovendolo.

Da chi hai preso ispirazione nel tuo lavoro? 

Penso che tutti abbiano dei modelli d’ispirazione. Per i ritratti adoro i lavori di Luiz Clas e Kai Bottcher, per gli scatti travel e natura Jord Hammond, Luke Stackpoole, Peter Yan e Rob Visser.

E’ facile in questo essere copiati? Ti è mai successo ? 

Tantissimo. Ed è vero anche il contrario, pensare di avere un’idea originale  e scoprire che qualcuno ci aveva già pensato prima di te. Io non so se i miei lavori siano stati copiati oppure no ma quest’anno ho visto tantissime foto scattate col drone che ritraevano una ragazza in costume in una spiaggia nera che si faceva coccolare dalle onde del mare. Prima di pubblicarla io personalmente non vidi mai questo tipo di foto, un mese dopo la mia pubblicazione, ne erano pieni i social.

Cosa consigli a chi oggi ti chiede : “come faccio a diventare un bravo fotografo” ?

Il mio consiglio è scattare, scattare e scattare. La pratica è la cosa più importante. Poi frequentare corsi, studio, e tanto pratica. Ascoltare il parere di altri del mestiere e tornare a scattare.



Cosa reputi davvero difficile nel tuo lavoro ?

Non demordere. Proprio perché al mondo di oggi scattano tutti, chi col cellulare, chi con la reflex dell’amico, chi al mare con gli amici, sembra che il mondo sia pieno di esperti nel settore. Ci sono momenti in cui ricevi critiche o i risultati non sono come te li aspettavi. Questo butta giù il morale. Se però sei convinto di quello che stai facendo e lo dimostri, tutto si sistema.

In poche parole, cos’è per te la fotografia ? 

La macchina fotografica è un mezzo per esprimere una sensazione, uno stato d’animo, una scena in un attimo particolare. Per me il risultato deve essere a livello emotivo e deve far pensare o sorridere o piangere o meravigliare lo spettatore.

Dicono che oggi chiunque possa diventare un fotografo in poco tempo, soprattutto grazie ai social come Instagram. Come ti vedi tra 10 anni? 

I social sono degli strumenti utilissimi per farsi conoscere e allargare il bacino di clienti e possibili collaboratori. Sono anche perfetti per mettersi in gioco e dimostrare di produrre contenuti di rilievo. Detto ciò è difficile, a mio avviso, diventare fotografi velocemente, a meno che non si focalizzano tutto il proprio tempo ed energie a questo scopo proprio perché per diventare professionali bisogna fare molta pratica.

Tra 10 anni mi piacerebbe avere un mio studio dove poter scattare con tutta la mia attrezzatura e continuare a viaggiare creando contenuti in giro per il mondo.

La prima collezione footwear di Canada Goose

Attraverso l’etica di Live in the Open, il marchio lifestyle fa un passo avanti con Romeo Beckham e gli Indigenous Advocates, Sarain Fox e Jordin Tooto

Canada Goose ha rilasciato un’anteprima della campagna per la sua prima collezione footwear, attraverso le storie di Romeo Beckham, dell’artista indigena Sarain Fox e del leader indigeno ed ex giocatore della NHL Jordin Tootoo. La campagna è una dimostrazione dell’intenzione del brand di rimanere fedele alla condivisione di storie reali riguardanti persone reali. La capacità di ogni personaggio di essere un tutt’uno con la natura dimostra che la performance di Canada Goose Footwear permette loro di concentrarsi sul compito da svolgere e di raggiungere la propria metaforica vetta.



La promessa del brand “Live in the Open” celebra ciò che rende ciascuno di questi personaggi una Forza della Natura ed invita le persone a esprimersi liberamente senza giudizio, è un appello ad uscire, esplorare e definire il proprio percorso. Il brand ispira e permette questa esplorazione, dalla testa ai piedi.

Canada Goose ha portato il proprio design all’interno della collezione di calzature con due stili innovativi per uomini e donne. Il primo è lo Snow Mantra Boot, nato dal prodotto di punta del marchio, lo Snow Mantra Parka, progettato per essere funzionale. Lo Snow Mantra Boot, realizzato con una finitura impermeabile, aiuterà ad affrontare alcune delle condizioni più estreme, essendo stato testato nella tundra ghiacciata del nord del Canada. Lo stivale con fodera isolante rimovibile si modella secondo la forma del piede nel tempo, creando una vestibilità innata e personalizzata; mentre i lacci, le coulisse e le cerniere, forniscono versatilità.

Il secondo prodotto è il Journey Boot, realizzato in Italia e costruito per le esigenze di tutti i giorni; è stato progettato con un’iconica punta squadrata, ispirata ai classici stivali da escursionista indossati sulle Alpi. È da questa esperienza che viene mutuato il passo nel tallone, una caratteristica che aiuta quando si indossa e si toglie la scarpa. L’intera struttura è stata realizzata per garantire flessibilità, con il cuscino dell’intersuola e lo stabilizzatore di supporto. La tomaia morbida e flessibile è fatta di soli tre pezzi, un approccio minimalista al design.

La collezione Canada Goose Footwear sarà disponibile dal 12 novembre negli oltre 35 negozi Canada Goose in tutto il mondo, online su canadagoose.com e presso selezionati partner all’ingrosso a livello globale.

Lo shopping online sta uccidendo i negozi fisici: una piattaforma digitale può venire in soccorso?

Dai paesi più piccoli ai grandi centri urbani e ai grandi centri commerciali fuori città, la storia è più o meno la stessa. Afflitti da una tempesta perfetta di affitti elevati, aumento delle tasse alle imprese locali e concorrenza online, i rivenditori abbassando le saracinesche definitivamente. 

Negli ultimi due anni, abbiamo visto le grandi catene tagliare i costi riducendo le loro operazioni nei negozi fisici, switchando la maggior parte della loro attività sull’online. 

Ma allora davvero l’online e gli e-commerce stanno uccidendo i negozi fisici? È una questione a cui GoDaddy prova a dar risposta schierando in campo dei veri e propri fuoriclasse di questo tema, nel prossimo appuntamento della GoDaddy School of Digital in programma lunedì 18 ottobre alle ore 17.00 sulla pagina Facebook della società.

Ospiti di questo incontro a focus “E-commerce e Retail” saranno Silvia Signoretti, consulente specializzata in strategie di marketing con un focus su strutture in rete e attività locali correlate, e Orazio Spoto, co-fondatore del gruppo italiano di instagramers e CEO e fondatore di Newmi, Società Benefit tra le prime in Italia che proveranno ad analizzare le cause e le conseguenze di questo fenomeno. 

Tendenze di acquisto generali

Quando si tratta di acquistare effettivamente beni, le vendite online rappresentano ancora solo una frazione degli acquisti complessivi. Solo il 12% circa delle vendite globali viene effettuato online, quindi perché le persone pensano che i negozi fisici siano in declino?

Uno dei motivi è la velocità con cui sta aumentando lo shopping online.

Gli acquisti online stanno crescendo tre volte più velocemente rispetto allo shopping fisico e questa tendenza fa pensare alle persone che presto Internet prenderà il sopravvento.

In realtà, però, sebbene lo shopping online sia in crescita, ha ancora molta strada da fare. Le stime più ottimistiche suggeriscono che ci vorranno altri cinque anni prima che lo shopping online e quello al dettaglio siano equamente abbinati quando si tratta di spesa dei consumatori.

Cosa significa questo per il futuro del business?

Lo shopping online è in circolazione da un paio di decenni, ma rappresenta ancora solo una frazione delle vendite complessive. Se continuiamo con questa proiezione di crescita, ci vorranno ancora anni prima che superi la vendita al dettaglio fisica, e questo presuppone che non si stabilizza.

Per i grandi marchi al dettaglio, avere un negozio fisico in cui le persone possono entrare sarà sempre redditizio, soprattutto per i negozi di abbigliamento. E non si tratta soltanto di scegliere tra vendita al dettaglio e online.

Gli studi hanno dimostrato che entro sei settimane dall’apertura di una nuova sede, un rivenditore vedrà aumentare di oltre la metà il traffico online dei residenti locali.

Ciò suggerisce che le persone entrano in negozio, vedono qualcosa che gli piace, magari provano, e poi tornano a casa e lo acquistano, o perché vogliono tempo per pensarci, vogliono una taglia diversa o è più economico online.

La combinazione di negozi fisici e vendite online, cioè l’omnicanalità, potrebbe essere solo il futuro del commercio, in particolare per l’industria della moda.

Molino Pasini e Bar Basso si incontrano con un cocktail a base di farina

Cocktail a base di farina? Ebbene si, al Bar Basso Gianluca Pasini, mugnaio e collezionista, ha iniziato a collaborare con Maurizio Stocchetto, celeberrimo bartender e proprietario dello storico bar milanese, per ideare dei cocktail con la farina; la Primitiva integrale, prodotto iconico di Molino Pasini, è al centro del pensiero e dell’identità del Marchio, è una farina che adora fare esperienze, scoprire mondi nuovi.



Con la Primitiva Integrale 3, Maurizio ha creato nuovi signature cocktail: il primo è un Misuari (“annacquato” in giapponese), un long drink dissetante, poi un Margarita rivisitato e per finire un cocktail after dinner, parente dell’Alexander. Dal 15 ottobre, i signature cocktail entreranno a far parte della carta del bar e potranno essere provati dai milanesi affezionati al locale storico e dalla crowd internazionale di giornalisti, designer, fashionistas, per cui il Basso è un po’ “home outside home”.



Alla Primitiva sono dedicate anche le vetrine del Bar Basso, con una scenografia suggestiva, creata da Vandersande Studio. Spighe e grano fanno da quinta all’ingresso del locale, evocando un’opera d’arte primitiva o di land art, che narra della terra e dei suoi frutti.



La storia del Bar Basso parte da Mirko Stocchetto, barman del Posta di Cortina, che lo acquista da Giuseppe Basso nel ’67. Mirko porta a Milano la cultura del bere, fino ad allora sconosciuta, iniziando i milanesi al variopinto mondo dei cocktail. Nel 1972, Mirko inventa il Negroni Sbagliato, sostituendo al Gin il Prosecco da miscelare con il Vermouth Rosso e il Bitter Campari: nasce così un cocktail iconico, bevuto oggi in tutto il mondo. Il bar diventa così negli anni un punto di riferimento per i milanesi e non solo. A partire dagli anni ’80, con il grande successo di Memphis e l’accresciuto interesse per il design, molti giovani designer internazionali, come Marc Newson, Jasper Morrison, Thomas Sandell, iniziano a frequentare il bar e ne diventano amici.



Nel ’99 un “Comitato” di designer, che comprende anche Stefano Giovannoni e lo stesso Maurizio Stocchetto, decide di organizzare un party al Bar durante il Salone del Mobile invitando un centinaio di amici, ma la voce corre, i telefonini squillano, i taxi viaggiano e alla fine arrivano più di mille persone. Da allora il Bar, oggi guidato da Maurizio Stocchetto è un punto di passaggio obbligato per i designer e stilisti.



Per l’occasione verrà presentato il nuovo numero de ‘Il Mugnaio’ dedicato al pane, un vero e proprio lifestyle magazine completamente rinnovato nella grafica e nell’impostazione editoriale.

Lo stato dell’Arte e le Nuove Tendenze del Fashion Online

Il popolo digitale, e non solo, ama acquistare capi di fashion online. Basta fare una breve ricerca per scovare siti e-commerce fashion dedicati a tutti gli stili e con offerte che ingolosiscono il consumatore. Impossibile, per gli e-shopper resistere alla tentazione di riempire il proprio carrello virtuale ed acquistare i capi di moda del brand preferito. Lo shopping online di moda non conosce crisi. Nonostante la pandemia di covid-19 infatti, il mercato dell’eCommerce di abbigliamento in Italia nel 2020 è cresciuto del 22%, passando da un valore di 3,3 miliardi di euro a 3,9 miliardi. Il commercio elettronico della moda da mera e affascinante sperimentazione si è trasformato in una necessità.

Perché le persone scelgono lo shopping online

Diversi sono i motivi che stanno spingendo sempre di più le persone a prediligere lo shopping online rispetto ai tradizionali metodi di vendita in negozio:

  • sempre ed ovunque: basta un semplice smartphone per acquistare un capo di moda in ogni posto in cui ci si trovi. Per esempio, un’amica o amico ti parla di un vestito acquistato su un sito e ti consiglia di fare la stessa cosa, anche se sei in un bar a prendere un caffè ti bastano pochi minuti per connetterti al sito ed acquistare il prodotto preferito, senza dover rimandare;

  • la comodità di non muoversi da casa: puoi acquistare comodamente dal divano di casa senza doverti incanalare nel traffico cittadino e perdere tempo prezioso a cercare parcheggio o fare la fila alla cassa. In pochi giorni, ed in alcuni casi ore,  il capo acquistato arriverà direttamente al tuo indirizzo;

  • su internet trovi tutto quello che vuoi: online non esistono limiti fisici e quindi un eCommerce può proporre molti più capi in vendita rispetto ad un negozio normale. L’importante è avere la disponibilità reale di quello che si vende. Gli utenti possono quindi godere di una più ampia scelta.

  • trovi quello che vuoi in un lampo: nonostante l’ampiezza dei cataloghi, siti eCommerce ben fatti permettono di trovare i capi di abbigliamento o gli accessori che preferisci in pochi secondi. Se hai le idee chiare ti basterà fare una semplice ricerca del prodotto che cerchi, scegliere colore e taglia ed acquistare in pochi click.

  • il prezzo più basso: la maggior parte dei siti dediti al commercio elettronico di abbigliamento, sono soliti proporre frequentemente sconti per i nuovi iscritti ma anche per tutti gli altri utenti, allo scopo di fidelizzare i clienti. In questo modo sarà semplice trovare il prodotto che cerchi ad un prezzo più basso rispetto a quello che trovi in negozio. 

  • l’opinione degli altri conta: grazie alle recensioni online degli e-commerce di moda è possibile capire di quali shop online fidarti, e la qualità reale dei loro servizi. Acquistare alla cieca non è mai una buona idea. 

Certo, oltre i vantaggi ci sono anche alcuni svantaggi nell’acquistare online prodotti di moda: prima di tutto il fatto di non poter toccare e provare quello che si vede. Sicuramente, visionando di persona il prodotto si ha una più chiara idea circa la qualità dei materiali, la taglia e il design dello stesso. La maggior parte dei siti e-commerce però offre un servizio di reso rapido, efficiente e gratuito. Questo vuol dire che se un capo non ti soddisfa puoi benissimo fare il reso e chiedere un altro colore e taglia, acquistare un altro capo o ricevere i soldi indietro. 

Certamente, per continuare a crescere, il commercio elettronico della moda dovrà stare costantemente al passo con le nuove tendenze di stile, ma anche tecnologiche, allo scopo di fornire il miglior servizio ai consumatori ed identificarsi con i loro valori. 

I nuovi trend dell’e-commerce di moda

ll settore fashion è in continua evoluzione e le principali aziende online di moda sono sempre attente alle nuove tendenze del mercato. “People first”, questa è il nuovo mantra del commercio elettronico. Gli shop online dovranno coinvolgere sempre di più i clienti nelle loro strategie di marketing ed identificarsi con i loro valori. Ecco alcuni trend a cui fare attenzione:

  • La sostenibilità, è ora uno dei valori più importanti per gli e-shopper della moda. I consumatori sono infatti disposti a pagare fino al 20% in più pur di acquistare capi a basso impatto ambientale;

  • le politiche delle aziende nei confronti dei dipendenti, tra cui la parità di genere ed un ambiente che favorisce la crescita sono fondamentali. Un’azienda con un codice etico rispettoso e giusta ha un enorme vantaggio competitivo;

  • le persone non rinunciano ad andare per negozi. La multicanalità sarà un elemento importante per avere successo. Integrare reale e virtuale è la vera sfida;

  • il paese d’origine influisce sull’acquisto del capo;

  • i consumatori sono sempre più attenti al risparmio ma non rinunciano alla qualità. Preferiscono acquistare un capo buono che duri a lungo;

  • cresce l’importanza dell’economia circolare, e grazie ad essa anche il mercato del vintage. Gli abiti di seconda mano sono sempre più amati;

  • garantire una qualità crescente dei servizi. Negozi online con una spedizione rapida, una politica di reso semplice e rapida, e servizi di assistenza personalizzati hanno ed avranno sempre un vantaggio competitivo sugli altri.

Il mercato online del fashion cresce rapidamente ma con esso anche le esigenze di consumatori sempre più istruiti e consapevoli circa l’andamento del settore. Seguendo con attenzione i trend del mercato con un occhio vigile sulla qualità dei prodotti e dei servizi, un’azienda online potrà garantirsi una crescita costante e duratura. 

Il Marina Militare Nastro Rosa promuove il Made In Italy e le eccellenze del nostro territorio

FOTO di Pietro Lucerni @pietrolucerniphotography

Si è concluso da poche settimane il Nastro Rosa Tour: un percorso in barca a vela tra le coste più belle d’Italia che ha celebrato il ritorno alle attività sportive di gruppo – in un sistema di massima sicurezza con equipaggi di massimo 3 persone – tra 8 suggestive tappe in cui gareggiano le 3 anime della vela: il double mixed offshore, le barche high performance e il kite foiling, eletta nuova disciplina olimpica a Parigi 2024 e in questa occasione strutturata in chiave di staffetta, con squadre miste, che ha reso la regata ancora più avvincente.

Riccardo Simoneschi

Abbiamo incontrato Riccardo Simoneschi – Presidente di Sailing Series International (SSI), azienda leader nella realizzazione di eventi “su misura”, specializzata – tra le altre cose – nelle principali competizioni velistiche internazionali. Simoneschi, che vanta un bagaglio esperienziale nel campo del management e della progettazione delle imbarcazioni, oltre ad avere ottenuto una serie di titoli importanti nel corso della sua carriera di timoniere, ci ha aperto le porte dell’affascinante mondo del Nastro Rosa Tour. Un ambizioso progetto, realizzato in stretta partnership con Difesa Servizi SpA, Società che si occupa di valorizzare gli asset del Ministero della Difesa da cui dipende,  volto a dare risalto ai luoghi più rappresentativi delle coste italiane, valorizzando tipicità ed eccellenze locali, da Genova a Civitavecchia, Gaeta, Napoli, Brindisi, Bari, Marina di Ravenna, fino all’ultima di Venezia.

Un giro d’Italia in regata, un percorso che utilizza il linguaggio della tradizione velistica, profondamente radicata nella nostra cultura, per portare avanti i valori italiani e promuovere i luoghi della nostra penisola nei suoi aspetti più autentici, che non sempre hanno la possibilità di essere messi in evidenza, ma che rappresentano parte fondamentale del nostro patrimonio culturale, come i fari e gli edifici costieri.
Un punto di vista innovativo su cui è essenziale puntare l’attenzione investire per il successo del nostro paese. “Un focus difficile da far arrivare al pubblico, che, proprio per questo motivo, richiede tutta la nostra attenzione e tutto il nostro impegno per raggiungere il cuore e l’attenzione della gente” dichiara Riccardo Simoneschi.

Il Nastro Rosa è l’aspetto di collegamento tra il nostro sport e tutti i valori e in progetti che portiamo avanti con Difesa Servizi e con la Marina Militare. Un percorso che si sviluppa attraverso i fari italiani, una risorsa importante da promuovere sulle nostre coste, insieme alla bellezza dell’Italia con il progetto Valore Paese Italia con l’aviazione francofona e i cammini” – “Non è un caso se tutte le nostre barche hanno il nome di un faro italiano”.
A tal proposito, l’impresa impegnativa ma di grande impatto sul pubblico, è già riuscita nella rivalutazione da parte dei privati di ben 60 fari che sono diventati luoghi d’ospitalità e oasi ambientali, conservando comuni valori e funzione.

Un programma che è stato, inoltre, arricchito da talk che hanno affrontato temi cari all’universo marino, come quello della posidonia, pianta diffusa solo in Italia e in minima parte nel nord dell’Australia, di vitale importanza per l’ossigenazione del nostro pianeta. E ancora la salvaguardia e la pulizia dei mari, affrontate con un approccio più scientifico grazie a WawingMeadows, associazione no-profit a questo dedicata.

A conclusione del Giro d’Italia, una cerimonia di premiazione, si è svolta nell’affascinante contesto dell’Arsenale Militare di Venezia, alla presenza di importanti cariche istituzionali che ha visto l’assegnazione del titolo Europeo (Bona-Zorzi) e Mondiale (D’Ali-Rossi) offshore e, tra gli altri,  del Trofeo Amerigo Vespucci -Capo di Stato Maggiore della Marina – attribuito al migliore equipaggio rappresentante le Forze Armate: ad aggiudicarselo è stato il Diam 24 della Marina Militare, condotto da Uberto Crivelli  Visconti, Francesco Linares e Giulio Calabrò.

Un secondo capitolo del Nastro Rosa “veloce” partirà il 6 novembre da Venezia e farà il giro d’Italia in 15 giorni, senza soste, fino ad arrivare a Genova.

  Il segnale di un nuovo inizio, carico di positività, con l’obiettivo di non fermarsi più. Complice – come sempre – il mare.

Gli esclusivi chelsea boots di Scarosso sono firmati da Nick Wooster

Nick Wooster, celeberrimo consulente di moda newyorkese, firma l’ultimo modello di chelsea boots del brand Scarosso.

Nascono nella Londra dell’Ottocento e nel corso dei secoli sono stati calzati da intere generazioni di uomini. Nel Novecento, ancora in voga in tutta Inghilterra, saranno i Beatles a esportarli nel mondo. Per John Lennon e Paul McCartney diverranno u caposaldo della loro uniforme, contribuendo al successo di quest’iconici stivali disegnati per la prima volta da J. Sparkes-Hall (il calzolaio della regina Vittoria) che si ispirò ai jodhpur, le calzature indossate dai coloni britannici, in India. Fu proprio la regnante a essere la prima sostenitrice di questi innovativi stivali realizzati in gomma vulcanizzata, calzandoli durante il suo tempo libero. Non è un caso, dunque, che da oltre duecento anni i Chelsea Boots (o Beatles) sono un accessorio immancabile nel guardaroba maschile e femminile.

Il loro vanto è certamente la versatilità. Testimoni, infatti, le infinite diapositive che vedono protagonisti i Beatles, questi boots possono essere abbinati sia con smoking sia con look più casual.

Gli stivali disegnati da Nick Wooster per Scarosso hanno una vestibilità più contemporanea e di grande impatto visivo. Tutti i modelli realizzati dall’image consultant di New York hanno un gambale alto e sfilato che entra in contrasto con la punta tonda. Caratteristica accattivante è la suola premium carrarmato Vibram dal volume over che ritroviamo anche nel guardolo. La pelle a effetto spazzolato la ritroviamo tinta di una palette di colore decisa: dal nero al marrone con suola ton sur ton ai color block del bianco e del verde bottiglia con contrasto cromatico nero sulla suola e sugli elastici laterali. Non manca, infine, il pattern effetto animalier con stampa leopardata e cavallino, di gran effetto. La capsule collection del marchio italiano è stata realizzata da maestri artigiani in Italia, confermado l’impegno di Scarosso nel proporre, ai propri clienti, scarpe di assoluta esclusività.

“Quando penso ai Chelsea Boot, penso all’eroe non celebrato delle calzature – afferma Nick Wooster- Sono facili da indossare e da togliere come un mocassino – l’iconico Fred ad esempio, un modello dalla linea minimale, risulta essere ingannevolmente semplice e classico. La mia svolta su questo must have è stata pensare ai colori del mio guardaroba che si sarebbero prestati a uno stivale davvero ben fatto. La tavolozza che abbiamo inventato funziona con qualsiasi cosa tu voglia indossare: nero, bianco, marrone cioccolato, verde cacciatore e leopardo. Sono stato sempre un sostenitore del seriale, quando trovi qualcosa che ti piace e fa per te, lo devi sviluppare in serie.”

MOACONCEPT presenta Q-ART code: un inedito progetto NFT per supportare gli artisti emergenti

Moaconcept, brand di sneaker e street apparel fondato dall’imprenditore Matteo Tugliani nel 2015, ha come valore fondamentale l’arte e, sin dalla sua nascita, collabora con giovani artisti di tutto il mondo, supportando la crescita del loro talento. L’arte come veicolo di cultura, socialità, creatività, lavoro e imprenditoria giovanile. Una filosofia che si specchia nelle sue collezioni, distribuite ed apprezzate a livello internazionale. Arte e creatività fanno parte del DNA dell’azienda fiorentina che, da sempre,  valorizza e supporta giovani artisti indipendenti e opera per la riqualificazione di ambienti urbani, come avvenuto recentemente a Montevarchi dove 5 artisti hanno realizzato opere d’arte in diversi luoghi della città, portando messaggi di speranza e bellezza.  Moaconcept ha ideato un’iniziativa che, a partire dalle sue collezioni fall winter, consente agli appassionati di essere direttamente protagonisti di questa grande azione di supporto al mondo dell’arte. Il progetto digitale Q-ART code, utilizzando la tecnologia NFT Non-Fungible-Token, consente al cliente, tramite una semplice registrazione online, di devolvere parte del ricavato delle sneakers acquistate e di supportare in questo modo la realizzazione di un’opera creativa di riqualificazione urbana.  La semplice scansione del QR code permette ai clienti di scegliere un’opera e diventare titolari del certificato NFT che ne attesta ufficialmente il supporto. Un progetto unico che si lega perfettamente all’anima creativa e appassionata di Moaconcept, coerente con la propria natura a supporto del talento. I soggetti dei primi NFT di cui i clienti potranno diventare titolari sono le opere di create a Montevarchi, realizzate durante il recente Moaconcept Tribute.



Moaconcept propone collezioni di fashion sneaker che, da sempre, si sono ispirate al mondo dell’arte. Una sua passione personale o una scelta strategica basata sulle richieste del mercato?

Una passione personale ma anche e soprattutto la convinzione che l’Arte sia un liguaggio e messaggio universale, in grado di unire le persone e di rendere il mondo più bello. Da qui il nostro claim: Art Brings Us Together.  Moaconcept vuole incoraggiare la comunità ad impegnarsi socialmente attraverso il veicolo dell’arte, creando un ponte tra arte e moda in maniera responsabile.

A partire da questa stagione abbiamo anche attivato il progetto denominato Q-ART code, che attraverso la tecnologia NFT, Non-Fungible-Token, consente ad i nostri clienti, tramite una semplice registrazione online, di devolvere parte del ricavato delle sneakers acquistate e di supportare la realizzazione di un’opera creativa di riqualificazione urbana.

Una delle collaborazioni più importanti del brand è stata ed è, certamente, quella effettuata con Disney, a cui è seguita quella con Looney Tunes. Quanto sono importanti per voi?

Le licenze ci hanno permesso di farci conoscere al grande pubblico, sono state e sono importanti. Per il 2022 ad esempio abbiamo in serbo una bella novità in tal senso.  Continueremo quindi a lavorare su questo fronte, dando la nostra personale interpretazione degli iconici personaggi dei fumetti.



Quale modello della vostra gamma rappresenta il futuro del brand?

Senza dubbio la Master Legacy. Una scarpa minimal e moderna che si presta poi ad essere reinterpretata da un punto di vista stilistico (con giochi di materiali e colori), una sneaker che strizza l’occhio anche ad un consumatore più giovane.

Sostenibilità. Un tema estremamente attuale. Come lo state affrontando?

La sostenibilità è un percorso che stiamo intraprendendo a piccoli bassi ma con il desiderio di rendere la nostra azienda e le nostre scarpe sempre più green. Una sfida non facile ma che vogliamo accogliere e che non può essere ignorata. Nell’ultimo anno abbiamo lanciato il progetto “Green Office Effect”, diffondendo una serie di buone pratiche ecofriendly all’interno dei nostri uffici (come ad esempio l’eliminazione della plastica monouso, la creazione di aree per il riciclo dei materiali etc.).  Da tempo stiamo facendo ricerche sulle materie prime utilizzate e abbiamo lanciato un modello di sneaker in Apple Pam, una pelle ottenuta dal riciclo degli scarti industriali della produzione della mela.  Dalla prossima stagione utilizzeremo sempre più questo materiale, in combinazione anche con altri biodegradabili.

Lei è un esperto del mercato delle sneaker di livello internazionale, quale futuro prevede per il segmento? Quali sono i trend?

Le sneakers ormai da anni sono state “sdoganate” e sono diventate un accessorio da indossare in ogni occasione, anche la più elegante. Il mercato è in crescita e sono convinto che il trend proseguirà in positivo.

Content creator, le nuove influencer del web

Continua la nostra selezione sulle talent del web, ciascuna con un proprio tone of voice e uno stile diverso; tra queste Matilde Righi, content creator dal feed curatissimo, uno stile parisienne, romantico e sempre attenta alle tendenze del web; Sara Behbud, iraniana di nascita e italiana d’adozione, ha frequentato l’Accademia Belle Arti di Milano con il sogno di diventare una stilista di successo. Oggi si dedica alla sua collezione e alla ricerca dei trend.
Qui le loro risposte al Questionario Proustiano, per conoscerle meglio:

total look Kiton

Total look Kiton
Shoes Fragiacomo



MATILDE RIGHI

  1. Il tratto principale del tuo carattere?  La determinazione 
  2. Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?  La schiettezza
  3. Qual è la qualità che apprezzi in una donna? L’umiltà
  4. Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? Il saper esserci a prescindere da tutto.
  5. Il tuo peggior difetto? La testardaggine
  6. Il tuo passatempo preferito? La musica e la fotografia 
  7. Cosa sogni per la tua felicità? Non ho sogni particolari, spero di raggiungere un equilibrio e di esserne soddisfatta.
  8. Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? Perdere gli affetti
  9. Cosa vorresti essere? Quello che sono già, ma con un po’ più di intraprendenza
  10. In che paese vorresti vivere? L’Italia è e sarà sempre casa
  11. Il tuo colore preferito? Il nero, non si era capito? 
  12. Il tuo fiore preferito? Le rose bianche 
  13. Il tuo uccello preferito? Il pavone 
  14. I tuoi scrittori preferiti? Massimo Bisotti e Niccolò Ammaniti 
  15. I tuoi poeti preferiti? Eugenio Montale e Umberto Saba 
  16. Chi sono i tuoi eroi? Da classicista non posso non pensare alla mitologia, Ulisse, Ettore, Achille…
  17. E le tue eroine? Le donne di carattere e scienza come Ipazia
  18. Il tuo musicista preferito? Francesco de Gregori 
  19. Il tuo pittore preferito? Lucio Fontana 
  20. Un eroe nella tua vita reale? Credo che ognuno debba essere l’eroe di se stesso, alla fine ci si salva sempre da soli
  21. Una tua eroina nella vita reale? Come sopra 
  22. Il tuo nome preferito? Lavinia 
  23. Cosa detesti? La superficialità 
  24. Un personaggio della storia che odi più di tutti? Hitler 
  25. L’impresa storica che ammiri di più? La rivoluzione Francese 
  26. Un dono che vorresti avere? Saper leggere nella mente 
  27. Come vorresti morire? Non mi importa molto il come o la causa, spero solo di non essere sola
  28. Come ti senti attualmente? In fieri, in cerca di un equilibrio.
  29. Di cosa ti senti in colpa? Di aver creduto poco in me stessa e aver perso, così, delle occasioni importanti
  30. Lascia scritto il tuo motto della vita: “in medio stat virtus”



Total look Ermanno Scervino
Shoes Fragiacomo



SARA BEHBUD

Il tratto principale del tuo carattere? Estroversa, sicura, diretta e decisa 
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo? L’integrita’, la fermezza, la temerarietà
Qual è la qualità che apprezzi in una donna? L’indipendenza
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? La fiducia
Il tuo peggior difetto? L’impazienza
Il tuo passatempo preferito? Viaggiare ad occhi aperti, un drink con le amiche e due chiacchiere spensierate
Cosa sogni per la tua felicità? Il successo lavorativo
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? Perdere i miei cari
Cosa vorresti essere? Una stilista di successo
In che paese vorresti vivere? Italia, dove sono ora
Il tuo colore preferito? Verde oliva, rosa cipria
Il tuo fiore preferito? La Peonia
Il tuo uccello preferito? Cigno nero
I tuoi scrittori preferiti? Yukio Mishima, Sadegh Hedayat, Pune Moghimi
I tuoi poeti preferiti? Sohrab sepehri, Molana, Hafez
Chi sono i tuoi eroi? Alexandre McQueen
E le tue eroine? La principessa Diana
Il tuo musicista preferito? Johann Sebastian Bach, Vivaldi, Asaf Avidan
Il tuo pittore preferito? Gustav Klimt
Un eroe nella tua vita reale? Mio padre
Una tua eroina nella vita reale? Mia mamma
Il tuo nome preferito? Sicuramente Dandy, il mio cane
Cosa detesti? Fingere
Un personaggio della storia che odi più di tutti? Uno che non posso nominare per ragioni culturali
L’impresa storica che ammiri di più? Il Rinascimento
Un dono che vorresti avere? Vorrei saper cantare
Come vorresti morire? Di vecchiaia, sola nel giardino di casa, bevendo un bicchiere di vino Come ti senti attualmente? Persa
Di cosa ti senti in colpa? Di non aver ascoltato i miei sentimenti 
Lascia scritto il tuo motto della vita: La creatività è alla base di tutto


Talent AgencyMi-Hub 
Fotografo: Filippo Thiella 
Styling: Miriam De Nicolo’ 
Thanks to: Fragiacomo, Ermanno Scervino, Kiton

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L’oroscopo settimanale di Massimo Giannone

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul Il del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


Oroscopo settimanale per il segno dell’Ariete

ARIETE

Il sentiero è: COSCIENZA

LOVE– “Prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l’unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza”, Harper Lee, scrittrice statunitense. Questo è il momento di recarsi attenzioni, comprendersi è importante perché ci dona il modo di entrare in equilibrio con gli altri.

WORK– “Per molti la coscienza inizia lì dove finisce il vantaggio”, Negus Hailè Selassiè, ultimo imperatore di Etiopia. Date il meglio di voi, fate il vostro lavoro con profondità e coscienza e raccoglierete ottimi frutti.

Forma fisica– CONCEDETEVI RELAX


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno del Toro

TORO

Il sentiero è: GUIDATE GLI ALTRI

LOVE-“Non sottovalutare mai il potere di una persona stupida in un vasto gruppo”, Madre Teresa Di Calcutta, Santa. Mai sottovalutare nessuno, un giudizio eccessivo potrebbe arrecare danno al vostro rapporto. Siate prudenti.

WORK-“Essere numero uno significa saper dipanare umanità ed amore”, Adriano Piattoni, scrittore. Occupare un ruolo importante vi darà grande gioia, ma pensate anche ad essere generosi e a far crescere le persone che collaborano con voi.

Forma fisica– BUONA


Gemelli: le previsioni astrologiche della settimana

GEMELLI

Il sentiero è: VIVETE CON GIOIA

LOVE-“La vita è una sfida, affrontala! La vita è un sogno, realizzalo! La vita è un gioco, giocaci! La vita è amore, divertiti! Sai Baba, mistico indiano. Godete di questa vostra splendida fase e gioite di ogni momento trascorso insieme alle persone amate.

WORK -“La vita è una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà “,Dario Fo, attore. Cogliete al volo le occasioni di questa fase e cercate di vincere la pigrizia.

Forma fisica-DIETA


Oroscopo settimanale per il segno del Cancro

CANCRO

Il sentiero è: NESSUNA REMORA MORALE

LOVE-“ Tenerezza e gentilezza non sono sintomo di disperazione e debolezza, ma espressione di forza e di determinazione”, Khalil Gibran, scrittore. Siate dolci e teneri con chi amate, in questo momento necessitano del vostro conforto.

WORK-“Non mi giudicate per i miei successi, ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi”, Nelson Mandela, attivista sudafricano. Sono gli insuccessi che ci rafforzano e ci donano, attraverso l’esperienza di crescere.

Forma fisica-SCARICATE LE TENSIONI


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno del Leone

LEONE

Il sentiero è: GESTITE MEGLIO LE EMOZIONI

LOVE-“A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme, e le note, e le emozioni”, Alessandro Baricco, scrittore. In certi momenti è preferibile non parlare, fate gesti col cuore, fate sentire il vostro amore e la vostra vicinanza.

WORK– “ Chi guarda senza emozione è come un cieco al quale descrivono un tramonto”, Giovanni Barraco, scrittore. Bisogna guardare con passione ed emozione gli obiettivi che si desidera realizzare.

Forma fisica– OTTIMA


Vergine: le previsioni astrologiche della settimana

VERGINE

Il sentiero è: AUTODISCIPLINA

LOVE-“Una felicità autentica richiede innanzitutto la pace mentale e un certo grado di padronanza di sé”, Dalai Lama, monaco buddista. Bisogna fermare la mente e donarle riposo, fate meditazione ed aiutatevi a ritrovare la serenità.

WORK-“Il perfezionismo è il nemico della creazione, come l’estrema auto sollecitudine è la nemica del benessere”, John Updike, scrittore statunitense. Siate spontanei e creativi e cercate di evitare il perfezionismo, la vera bellezza è la spontaneità.

Forma fisica -DOLORI ARTICOLARI


Oroscopo settimanale per il segno della Bilancia

BILANCIA

Il sentiero è: PRUDENZA

LOVE-“È impossibile vivere senza sbagliare nulla, a meno di scegliere di vivere in maniera talmente prudente che la vostra non possa essere considerata affatto una vita”, J. K Rowling, scrittrice britannica. Godetevi questa vostra settimana ed accettate i vostri limiti, ognuno di noi commette errori ma essi stessi, se osservati più attentamente, sono la via per superare gli ostacoli.

WORK -“Sii umile di cuore, grave nelle parole, prudente nelle tue risoluzioni”, Padre Pio. Il vostro ambiente professionale vivrà una fase di tensioni, siate prudenti soprattutto nel condividere i vostri giudizi.

Forma fisica– DISCRETA


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno dello Scorpione

SCORPIONE

Il sentiero è: COORDINATE LE VOSTRE IDEE

LOVE -“Il segreto di una relazione non è continuare ad amarsi, ma far andare d’accordo le due persone che si diventa stando insieme”, Fabio Volo, scrittore. Il tempo conduce le coppie all’abitudine, cercate di sorprendere sempre chi amate, con un gesto, con una grande comprensione.

WORK -“Le anime, il legame del dolore è più forte del vincolo della felicità e della gioia, e l’amore che viene lavato dalle lacrime, rimane puro, bello ed eterno”, Khalil Gibran, scrittore. Le difficoltà rafforzano le unioni, anche quelle lavorative, fate avvertire la vostra vicinanza e sorridete con gentilezza.

Forma fisica -CERCATE DI RIPOSARE MEGLIO


Sagittario: oroscopo della settimana

SAGITTARIO

Il sentiero è: SENSIBILITÀ

LOVE -“La sensibilità è l’abito più elegante e prezioso di cui l’intelligenza possa vestirsi”, Osho, mistico indiano. Attraverso un atteggiamento sensibile avrete modo di recuperare e rinsaldare il vostro rapporto.

WORK -“Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità é il genio di ciascuno di noi”, Charles Pierre Baudelaire, scrittore. Evitate di giudicare i vostri colleghi, piuttosto cercate di aiutarli nelle loro difficoltà.

Forma fisica – OTTIMA


Oroscopo settimanale per il segno del Capricorno

CAPRICORNO

Il sentiero è: COERENZA

LOVE -“Sii molto cauto nel parlare, perché tu non abbia a vergognarti se le tue azioni non fossero state poi all’altezza dei discorsi“,Confucio, filosofo cinese. Prima di emanare, bisogna pensare che cosa determinate parole causano a noi, in tal modo eviterete di ferire chi vi ama.

WORK -“La coerenza è comportarsi come si è, non come si è deciso di essere”, Sandro Pertini, Presidente della Repubblica. Bisogna essere se stessi e non fingere di essere altro per attirare ciò che ci serve.

Forma fisica-BUONA


L'oroscopo della settimana per il segno dell’Acquario

ACQUARIO

Il sentiero è: RAZIOCINIO

LOVE -“Pensare facile, agire difficile, e mettere i propri pensieri in pratica è la cosa più difficile del mondo “, Goethe, scrittore. Non è facile mettere in pratica e realizzare i nostri sogni affettivi, ma non pensate mai di smettere di crederci.

WORK -“Se una scrivania in disordine segno di una mente disordinata, di cosa, allora, è segno una scrivania vuota”, Albert Einstein, fisico. Ecco la vostra mente vive un grande disordine e confusione, lavorate su di voi, fate pulizia fra i pensieri e scegliete quelli che vi stimolano.

Forma fisica-OTTIMA


Pesci: oroscopo della settimana

PESCI

Il sentiero è: ESPRIMETE I VOSTRI BISOGNI

LOVE -“Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno di amore “, Giacomo Leopardi, poeta. Comunicate le vostre necessità, il vostro bisogno di amore, vi aiuterà a vincere la solitudine del vostro animo.

WORK -“Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per la sua avidità”, Mahatma Gandhi, filosofo indiano. Siate grati per ciò che avete realizzato nella vostra professione ed evitate gli attaccamenti materiali.

Forma fisica-OTTIMA

MAMMAMIA, il nuovo singolo provocatorio dei Maneskin

Dopo aver scalato le classifiche internazionali e calcato i palchi dei principali Festival estivi europei, i Måneskin tornano con “MAMMAMIA”, nuovo singolo fuori dall’8 ottobre 2021.

Una canzone rock dalle vibrazioni dance e da club, il brano MAMMAMIA prodotto da Fabrizio Ferraguzzo & Måneskin, è registrato in presa diretta per mantenere un suono molto ruvido.

Provocatori e provocanti nei testi e nell’immagine, il gruppo più rock del momento spinge sull’acceleratore nel testo con delle frasi che poco lasciano all’immaginazione, ma che iniziano a diventare un tassello per smembrare pregiudizi e per, come loro stessi ammettono in una intervista, aiutare i ragazzi a “venir fuori”, a mostrarsi per quello che sono realmente.

Ironia, ambiguità, sarcasmo e una versione “erotica” che sempre piace al pubblico, sono gli ingredienti chiave di questo gruppo nato per vivere nell’Olimpo delle rock stars.
Victoria, Damiano, Thomas e Ethan saranno sui palchi delle più importanti città europee durante il “LOUD KIDS ON TOUR” (andato SOLD OUT in meno di due ore dall’apertura delle prevendite). Torneranno inoltre in Italia, dove si esibiranno per la prima volta nei principali palazzetti in tredici date, anch’esse tutte SOLD OUT a cui si aggiunge il concerto evento di sabato 9 luglio 2022 nel simbolo di Roma per eccellenza: il Circo Massimo, un evento realizzato in collaborazione con Rock In Roma (www.rockinroma.com).

L’omaggio ad Alber Elbaz e non solo: 4 sfilate-tributo memorabili

La Paris fashion week si è chiusa il 5 ottobre con uno spettacolo eccezionale, nel senso letterale del termine, organizzato da AZ Factory per commemorare Alber Elbaz, scomparso ad aprile per complicazioni legate al Covid, poco dopo essere tornato in attività con l’innovativa label di prêt-à-porter che porta le sue iniziali. Richemont, holding del lusso che ne detiene il controllo, ha infatti voluto rendergli un tributo invitando 44 brand, tra maison affermate e new names (un lungo elenco comprendente Dior, Valentino, Gucci, Burberry, Rick Owens così come Tomo Koizumi e Christopher John Rogers) a disegnare per l’occasione delle mise speciali.
Lo show, tra i più seguiti nel calendario parigino, non è stato certo un unicum nella storia del fashion, abituato a omaggiare i suoi principali protagonisti, in modi più o meno espliciti. Abbiamo selezionato quattro sfilate che, sotto quest’aspetto, meritano di essere ricordate, cominciando proprio da quella dedicata a Elbaz.

Love brings love – A tribute fashion show in honor of Alber Elbaz

Con la sua personalità affabile, spiritosa, istrionica, Elbaz smentiva clamorosamente il luogo comune dello stilista schivo e altezzoso, chiuso nella torre d’avorio. Stando al comunicato della società, avrebbe desiderato unire la grande famiglia della moda per una nuova edizione del Théatre de la Mode, spettacolo itinerante che, nel 1945, riunì decine di couturier francesi sull’onda della solidarietà e della comune voglia di ripartire diffuse nel dopoguerra.
Un concept alla base dell’evento tenutosi al Carreau du Temple, invaso da luci e suoni per accompagnare gli ensemble, pensati come una celebrazione del sense of style gioioso, sottilmente ironico e incline alla teatralità del designer; 71 outfit in totale, che si rincorrono nella sala tra strascichi chilometrici (Giambattista Valli) e balze scenografiche, caterve di ruches (Valentino) e cuori aggettanti sull’imponente robe-manteau (Viktor & Rolf), completi ricalcati sull’uniforme prediletta dall’ex direttore artistico di Lanvin, cioè suit scuro, occhialoni e maxi papillon (Ralph Lauren) e ritratti tipo fumetto intarsiati sullo spolverino (Dries Van Noten). Abiti espressione di pura creatività, che nel gran finale compongono un mosaico dai mille colori, issati sull’impalcatura con, al centro, la foto di Elbaz.



Sonia Rykiel S/S 2009

Nel 2008, per festeggiare il 40esimo anniversario di una griffe che, permeata dell’indole protestataria del fatale Sessantotto, aveva rivoluzionato il womenswear, bandendo voli pindarici e virtuosismi fini a se stessi in favore di uno stile svelto e pragmatico, Sonia Rykiel chiama a raccolta 30 designer du moment (per fare qualche nome Karl Lagerfeld, Jean Paul Gaultier, Martin Margiela, Christian Lacroix, Yohji Yamamoto), commissionando a ciascuno un look della Spring/Summer 2009.
Terminato il défilé “canonico”, in pedana irrompono, tra lo stupore dei presenti, creazioni assolutamente uniche nel loro genere, che in diversi casi integrano la riconoscibilissima chioma frisé rosso fuoco della padrona di casa, come fosse una signature stilistica del marchio, al pari di righe marinare, piume o fiori: Lagerfeld, ad esempio, ne fa un pattern cartoonesco sul completo blusa-pantalone, Margiela la struttura portante del gilet furry sovradimensionato, Jean-Charles de Castelbajac un bizzarro trompe-l’oeil, mentre Gaultier allude ai pullover all’uncinetto valsi a Rykiel il soprannome di “regina del tricot”, con una modella intenta a sferruzzare il proprio tubino in maglia.



Saint Laurent F/W 2016

Prima delle sfilate faraoniche ai piedi della Tour Eiffel volute da Anthony Vaccarello, a rilanciare Saint Laurent nella stratosfera modaiola, piegandone i codici distintivi alla propria estetica rockeggiante e affilata, era stato Hedi Slimane che, non va dimenticato, iniziò la sua folgorante carriera proprio alla corte di Monsieur Yves, dirigendone le linee Rive Gauche e Homme.
Per la sua collezione Fall/Winter 2016, omaggia quindi a tutti i livelli il maestro, a partire dalle caratteristiche dello show allestito nell’Hôtel de Sénecterre, sede dell’appena restaurato atelier di alta moda, andato in scena nel silenzio più totale, così da ricreare la solennità quasi religiosa dei défilé primigeni, interrotto solo dal numero di uscita pronunciato da Bénédicte de Ginestous (annunciatrice, fino al 2002, delle passerelle di YSL).
Dominatori assoluti del catwalk, gli outfit della Collection de Paris spingono al massimo gli eccessi del glam anni ’80 attraverso volumi drammatici, incrostazioni di cristalli e paillettes, succinti abitini con volant scultorei, minidress strizzati da cinture colossali, collant velati e labbra infuocate. Una rilettura estremizzata dell’eredità di Yves Saint Laurent, i cui capisaldi sono diligentemente compendiati, dagli spropositati fur coat che paiono richiamare la pelliccia verde smeraldo della collezione cosiddetta Scandale (1971) agli smoking che, a suo tempo, lo stilista nato a Orano aveva trasformato in capi femminili sublimemente sensuali. A suggellare un legame mai spezzato, al di là delle apparenze, l’abbraccio commosso tra Slimane e Pierre Bergé, socio e compagno di vita di Yves.



Versace S/S 2018

Donatella Versace è abituata a “rompere l’internet”, escogitando trovate sensazionali che terremotano il fashion system e, di rimbalzo, il web. Il pensiero va subito alla recente, mediaticissima collab con Fendi alias “Fendace”, al colpo di scena della sfilata S/S 2019 chiusa da Jennifer Lopez, radiosa con una replica esatta del celeberrimo jungle dress, oppure a quella S/S 2018, «un tributo alla vita e al lavoro di Gianni […] non solo al suo genio artistico ma all’uomo che, soprattutto, era mio fratello» come specifica lei, a vent’anni dall’omicidio a Miami.
L’omaggio è reso plasticamente, sulla passerella, dalle mise cariche dei simboli che hanno accompagnato l’irresistibile ascesa del couturier calabrese al pantheon della moda, in una girandola vorticosa e ipercolorata di motivi, grafiche e accostamenti cromatici desunti dalle collezioni più iconiche del brand, tra le fantasie marine della stampa Trésor de la Mer (introdotta nella stagione S/S ’92), gli arabeschi dorati su fondo nero di quella Baroque (F/W ’91), serigrafie lisergiche à la Warhol stampigliate all-over (S/S ’91), farfalle in tonalità acidule (S/S ’95), frange di pelle, bolo tie, cinghie e altri orpelli stile western meets bondage (F/W ’92). Per finire, il ritorno in forze delle top model, al cui mito contribuì attivamente proprio Gianni Versace, con Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Helena Christensen e Carla Bruni fasciate in abiti di mesh metallico sinuosi, come disegnati su una fisicità statuaria, oggi come allora.
Il défilé sbanca i social: considerate le suddette doti da influencer di Donatella, c’era da dubitarne?



Piazzolla, la rivoluzione del Tango di Daniel Rosenfeld

Astor Piazzola è stato un visionario, l’uomo che ha rivoluzionato il tango, come ci racconta Daniel Rosenfeld nel suo documentario in uscita l’8 ottobre in tutte le sale cinematografiche.

Italiano di origine, cresciuto in Argentina per migrare negli Stati Uniti a New York, dove ha continuato a sviluppare la sua passione per la musica che contraddistingue la sua terra: il tango.



Chi era Piazzolla?

Un appassionato, un avanguardista, uno dei più importanti compositori del XX secolo.  In generale, le persone che dicono di essere all’avanguardia non sono all’avanguardia. Piazzolla fu l’eccezione: sapeva che il suo fuoco era unico. Pochi artisti sono capaci di creare un alfabeto proprio. Basta ascoltare sei note per capire che questo suono è Piazzolla.

Era decisamente un personaggio eclettico, ha sperimentato e non solo nella musica, ha persino fatto la caccia agli squali, non è da tutti.

Piazzolla è stato testimone di un cambiamento d’epoca, immaginalo negli anni ’30 a New York, quel mix eclettico credo provenga dalla sua infanzia, deve aver lasciato un segno. Un Piazzolla bambino che ascolta il jazz di New Orleans, un concerto di Al Johnson, che si sveglia con le melodie di quartiere delle comunità italiane e dell’Europa dell’Est, che prende lezioni di Bach con il suo vicino di casa, quando aveva meno di 11 anni si era già esibito in un film di Carlos Gardel girato a New York… Senza dubbio, è stata un’infanzia eclettica, che ha riguardato anche altri aspetti come le lezioni di boxe con Jack Lamotta, o l’essere ritratto in carboncino da Diego Rivera mentre preparava il suo famoso murale.



In che cosa consiste la sua rivoluzione?

La sua rivoluzione è musicale, ha fatto cambiamenti armonici e ritmici, ha creato una sonorità che non era una ripetizione. Ha cambiato la tradizione del tango, ma mantenendo sempre un mormorio di musica tango. Faceva musica che non era per ballare, perché ai vecchi tempi, negli anni ’40 e ’50, le band suonavano per far ballare il pubblico.

È molto singolare che un argentino di origine italiana trasferito a NYC abbia potuto fare questo.

Sì, suppongo che il padre di Astor cercasse una vita migliore. Ha lasciato l’Argentina, “alla ricerca del sogno americano”. Suo padre lavorava da un parrucchiere, nel retro si raccoglievano scommesse, Nonino – come Astor chiamava suo padre – gli comprò il suo primo bandoneón proprio in quel negozio. Credo sia lì che Astor abbia formato il suo carattere, finché non tornarono in Argentina, e Astor non aveva nemmeno 12 anni.

È interessante pensare che all’età di 40 anni, Astor cercò di ripetere la storia di suo padre, portò tutta la sua famiglia a New York, per tentare la fortuna.

Penso che a segnare quel suono malinconico del bandoneón sia stata, più che Buenos Aires, proprio New York.



Libertango ha segnato la svolta per farlo conoscere in tutto il mondo, cosa mi vuoi dire a riguardo?

È un’opera composta in Italia. In Italia ha avuto uno dei suoi periodi creativi più forti, era inarrestabile, un vero e proprio turbine.

Suo figlio Daniel Piazzolla ricevette il demo di Libertango per posta e disse: “questo è Quincy Jones ma con la musica di mio padre”.

Forse ha avuto l’intuizione che la gente non avrebbe più ballato il Tango in quanto nuovi balli come il rock & roll stavano arrivando e lo ha modernizzato?

Sì, forse… All’epoca c’erano nuovi ritmi come il Boggie, che i giovani di allora preferivano al tango tradizionale. Ma Piazzolla era interessato alla musica classica, a Bartok, a Stravinsly, per questo incontrò Arthur Rubinstein per chiedergli un consiglio. C’è da ricordare, poi, che Astor si formò con Ginastera, con la grande maestra di compositori Nadia Bulanger. Ma bisogna dire la verità: l’essenza di Piazzolla c’era già prima di tutti i suoi maestri. Non voleva copiare, voleva innovare, e aveva gli strumenti per farlo.

Perché è stato attaccato così tanto quando ha apportato delle novità al Tango?

Semplicemente perché ha rotto con la tradizione, il che non è poco. L’hanno chiamato “assassino del tango”.

Come ti è venuta l’idea di fare un documentario su Piazzolla?

La vita di Astor sembra dispiegarsi all’infinito da tutte le parti, senza limiti. Per questo ho voluto fare un film che fosse Piazzolla per Piazzolla, senza interviste e con archivi familiari inediti. Questo film, oltre a ritrarre un genio musicale, racconta anche la profondità del legame ancentrale tra genitori e figli. Non solo Nonino e Astor, anche Diana che cerca suo padre e, naturalmente, Daniel Piazzolla e suo padre. E l’amore tra tutti loro; quella parola che a volte suona così banale.

E il centenario è un buon momento per osare la riscoperta di Piazzolla, un’occasione per disarmare il cliché che tutti abbiamo su di lui e le sue composizioni. Ricordo che in una delle proiezioni a Buenos Aires c’era tutta una fila di amici cinquantenni che avevano portato i loro nipoti, perché potessero incontrare Piazzolla. Alla fine ho sentito un adolescente abbagliato dall’ottetto che ha esordito con un: “Zio, questo non è tango!”.

Dove trascorrere un weekend offline in montagna

L’autunno altoatesino, con la sua luce e le atmosfere avvolgenti, invita a immergersi in una natura capace di rigenerare, nutrire il corpo e lo spirito. È il periodo ideale per una vacanza rigenerante, tra aria pura, percorsi poco battuti e la possibilità di esplorare in serenità un territorio eccezionalmente ricco. Nel borgo di Chiusa (Klausen) che è anche riconosciuto come uno dei più belli in Italia troverete un tripudio di colori, temperature ancora piacevoli, prelibatezze contadine in cantina e in tavola che invitano a rallentare i ritmi, e a intraprendere escursioni a piedi o in bicicletta. Una stagione perfetta per piacevoli passeggiate in quota o in valle, sul sentiero del castagno o del pino mugo. 

Le passeggiate e le visite con sosta e degustazione sono un ottimo modo per scoprire le particolarità della regione. Una pausa golosa in una malga baciati dal tiepido sole autunnale, un brindisi con il vino nuovo, una piacevole passeggiata tra le pittoresche vie di uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Sono tante le attività che si possono praticare nella stagione autunnale nel territorio, che insieme ai suoi dintorni, costituiti dai paesi di Barbiano, Velturno e Villandro, si rivela un luogo autentico, dal fascino senza tempo, che rappresenta il “vero” cuore dell’Alto Adige – Südtirol. 

Un territorio ricco di piaceri e di sapori, in grado di far tornare in equilibrio corpo e spirito, cuore e anima, grazie ai ritmi lenti che lo caratterizzano e ai suoi paesaggi dolci e invitanti. Facile da raggiungere, Chiusa è situata a pochi chilometri dall’autostrada del Brennero, in Valle Isarco, a una decina di chilometri a sud di Bressanone. 

Se siete alla ricerca del silenzio e di un’esperienza completamente offline l’hotel Gnollhof (Gudon) è la scelta giusta. Potete raggiungerlo attraverso una strada tortuosa (ma incredibilmente panoramica) che costeggia masi contadini e vigneti. Adagiato su un’altura soleggiata, a 1.160 metri, è una meta molto apprezzata sin dal 1888. Ancora oggi boschi di abeti rossi, prati fioriti e le Dolomiti, proprio davanti agli occhi, danno vita allo scenario che abbraccia questo luogo energizzante. Grazie alla grande passione e alla lungimiranza dei fratelli Margit e Peter Verginer, l’hotel attrae oggi le persone desiderose di rigenerazione nel cuore della natura. Questa località dall’energia spirituale è impreziosita dai momenti di leggerezza nell’Infinity pool, dall’area wellness con sauna e dai pacchetti beauty regionali, seguiti da un profondo rilassamento in una delle silenziose sale con vista nel verde. Il periodo di pausa è arricchito dai nettari della cantina e dalle specialità della cucina, fatte in casa, a base di erbe fresche, verdure di stagione e carni locali. I bicchieri accolgono solo vini selezionati, come quello del Taschlerhof, la tenuta di famiglia poco lontana da queste zone.

Beauty tips: le novità dell’autunno

Archiviata definitivamente la bella stagione anche il nostro beauty kit comincia ad assumere fattezze autunnali. La skincare riabbraccia formulazioni più ricche e corpose, e in generale pelle e capelli necessitano di maggiore idratazione dopo le lunghe settimane trascorse al sole. Se vogliamo evitare quindi un aspetto spento e opaco è tempo di correre subito ai ripari con una beauty routine autunnale pensata ad hoc.


Augustinus Bader – The Serum

The Serum è un trattamento concentrato ad assorbimento rapido studiato per combattere problemi quotidiani della pelle come disidratazione, stress, segni del tempo, perdita di elasticità e danni ambientali. Coadiuva la pelle nell’ottenimento di un aspetto impeccabile e radioso, grazie alle virtù antietà, alla capacità di idratare intensamente e ottimizzare le condizioni cutanee.


Davines – Naturaltech Elevating Scalp Recovery Treatment

Trattamento leave-on per la cute, sviluppato per riequilibrare l’ecosistema naturale del cuoio capelluto grazie ai MICROBIOTIC BOOSTER, ovvero i batteri «buoni» che vivono sulla cute e ne promuovono l’equilibrio, il benessere e le capacità difensive. Dall’azione idratante e lenitiva immediata, dona sollievo istantaneo e offre una protezione supplementare contro l’inquinamento.


Honieh – Glow up

Maschera in gel adatta a tutti i tipi di pelle ed è realizzata con il 5% di Acido Glicolico che rimuove lo strato superiore delle cellule, comprese impurità e inquinamento, rendendo la pelle più luminosa e compatta. La presenza di Aloe Bio stimola la crescita delle cellule sane, ripara i danni ai tessuti e idrata la pelle, mentre la Calendula rigenera la pelle e ha una buona azione calmante e lenitiva.


Nuxe – Huile Prodigieuse Néroli

Il suo profumo 100% naturale ci connette ai nostri sensi grazie alla sua delicata alchimia di oli vegetali preziosi BIO. Questa formula vegana nutre, ripara ed esalta la pelle e rende i capelli più luminosi. è anche un ottimo trattamento per la barba perchè la rende morbida e setosa. È possibile utilizzarlo prima della rasatura (sotto la spuma o il gel) per formare un film protettivo che attenua l’irritazione.

Ren clean skincare – Youth cream

Un olio notte nutriente dall’azione antiage che sfrutta le proprietà Retinol-like di un estratto botanico, la pianta erbacea Bidens Pilosa, limitando le irritazioni anche sulle pelli più sensibili.
Formulato con il 99% di ingredienti di origine naturale, tonifica e rimpolpa la pelle, mentre l’Olio di Rosa Mosqueta, ricco di Omega 3 & 6, aiuta a rinforzare la naturale barriera di idratazione della pelle, donando benessere anche alle pelli più disidratate.



Grown AlchemistHand wash

Un detergente per le mani estremamente lenitivo ideale per la pelle danneggiata o facilmente irritabile grazie a una potente miscela di fito-attivi calmanti, come il pepe della Tasmania. Il profumo è infuso con oli botanici che idratano senza disturbare l’equilibrio del PH della pelle, nutrendola e proteggendola dalle impurità.



CaudalieGelée Nettoyante Purifiante

La detersione è il primo step per una beauty routine efficace e il Gel Vinopure è anche un’arma efficace per un rituale anti-imperfezioni. Deterge, restringe i pori e riduce l’eccesso di sebo senza seccare la pelle così da renderla fresca e luminosa.


Le Labo – Scrub shampoo

Uno scrub delicatamente fondente dall’effetto mentolo rinfrescante che rinvigorisce il cuoio capelluto e deterge i capelli con un’azione innovativa detossinante e detergente.

Columbia Sportswear e la sua tecnologia spaziale

La nuova tecnologia termoriflettente Omni-HeatTM Infinity; ispirata alla tecnologia utilizzata dalla NASA è la novità di questa stagione di Columbia Sportswear. Presenta una fodera con una maggior superficie di punti dorati che hanno il compito di riflettere e trattenere il calore corporeo, offrendo così calore istantaneo anche alle temperature più basse, senza compromettere la traspirabilità e il comfort dei capi. Inoltre, Omni-HeatTM Infinity è in grado di riflettere il 40% del calore corporeo in più rispetto alle precedenti tecnologie del marchio.



Queste giacche sono perfette per affrontare qualsiasi uscita invernale, grazie alla calda imbottitura in piumino sintetico riciclato e alla tecnologia termoriflettenteavvolte da un esterno impermeabile. La silhouette trapuntata offre una protezione ottimale: presenta infatti dettagli regolabili sul cappuccio e sull’orlo inferiore, protezione per il mento e polsini elasticizzati.
 



Ad oggi, oltre al modello LABYRINTH LOOP HOODED JACKET, Omni-HeatTMInfinity è disponibile su una vasta gamma di giacche.

Dal disco “You are the movie, this is the music”, di Joe Schievano arriva anche il videoclip di Agua Ventosa

Dopo il successo dell’ultimo album You are the movie, this is the music, il compositore e Sound Designer Joe Schievano presenta il videoclip di uno dei brani più significativi del disco: Agua Ventosa, che uscirà l’11 ottobre.

Originariamente, il pezzo è stato pensato per il docufilm portoghese diretto da Marco Schiavon Agua Nas Guelras (2020), interamente ambientato nelle Azzorre, in una terra solcata da vento e oceano. Tanto nel film quanto nel videoclip, l’elemento marino fa da sfondo concreto alla musica, esprimendo con poetica intensità carattere e passione.

Un ruolo fondamentale è quello del violoncello, “lo strumento più struggente e profondo che descrive ogni mare”, suonato dalla talentuosissima Laura Balbinot.

Attraverso immagini e suoni, Schievano riesce a creare una coinvolgente narrazione dell’elemento acqua e del suo incontro con il vento, un archetipo dei nostri confini interiori, dove i moti dell’anima s’incontrano e ne formano continuamente di nuovi.



Girato sulle spiagge tra Palo, Ladispoli e Marina di San Nicola, sulle coste laziali, il videoclip – fortemente evocativo e con la regìa di Jessica Tosi – mostra una ragazza, Teresa Farella, ideale personificazione della ninfa greca Actea (ninfa abitatrice delle coste marine), danzare avvolta da un abito creato ad hoc dalla costumista Maria Giovanna Spedicati, ispirato alle onde del mare, ma composto di materiale plastico, a denunciare l’alienazione umana delle leggi della natura.

Agua Ventosa, prodotto da Tàdan, vuole essere un brano passionale, struggente, con una sottesa vena di denuncia, ma anche un’opera riflessiva, capace di riconciliarci con una natura e con i suoi equilibri dati troppe volte per scontati.

Canarie da scoprire

Ci sono molti aggettivi che possono essere utilizzati per descrivere le Isole Canerie: inaspettate, rigogliose, vulcaniche, ventose, ospitali. La lista potrebbe continuare, ma l’unico modo per capirle veramente, è quello di visitarle immergendosi in avventure indimenticabili.

Nel nostro viaggio abbiamo esplorato quattro delle sette isole maggiori che compongono l’arcipelago.

El Hierro

L’isola di El Hierro è la più giovane, più piccola e meridionale delle Isole Canarie, conosciuta in spagnolo come “Isola Meridiana” perché è stata considerata il punto più occidentale del mondo conosciuto per molti secoli. È stata dichiarata Riserva Mondiale della Biosfera dall’UNESCO nel 2000 e da Geopark nel 2014.L’isola si presenta con scogliere rocciose che nascondono piscine naturali e stagni. La nera terra vulcanica che la ricopre aumenta la sensazione di misteriosa lontananza, di essere il bordo della civiltà – che era fino alla scoperta dell’America.

Qui i posti da non perdere sono: La caleta, una piccola e incantevole cittadina costiera che dispone di piscine con acqua di mare e accesso all’oceano. Charco Manso, uno spettacolare cono vulcanico che lo rende uno dei luoghi più affascinanti dell’isola e infine Charco Azul, una piscina naturale protetta da un imponente arco di basalto. 

L’isola possiede poche strutture alberghiere, quindi per godere della natura incontaminata la migliore opzione è dormire in un camper van sul bordo delle scogliere vicino al mare. Per questo tipo di mezzo, Van and Sands è la soluzione ideale 

Una buona alternativa per chi preferisce una scelta più ordinaria consigliamo invece