5 collezioni da conoscere dalla prima Arab Fashion Week Men’s

Dal 28 al 30 gennaio Dubai ha ospitato la prima edizione della Arab Fashion Week Men’s, kermesse riservata alle collezioni uomo per il prossimo Autunno/Inverno di quindici designer provenienti, oltre che dal Medio Oriente, da Regno Unito e Francia.
La sinergia tra l’Arab Fashion Council e la Fédération de la Haute Couture et de la Mode, infatti, ha assicurato la presenza nella line-up di cinque nomi emergenti della scena parigina, ponendo le basi per una manifestazione che, nelle intenzioni degli organizzatori, voleva esplorare le possibilità dell’abbigliamento maschile, andando oltre le categorie abituali di formale o street, spingendo gli uomini e in generale gli appassionati della regione ad abbracciare uno stile più eterogeneo e sperimentale.

Ecco dunque un riepilogo dei défilé – a nostro avviso – più interessanti dell’evento.

Anomalous

Nel calendario della prima giornata si distingue Anomalous del giovane talento arabo Rabih Rowell, un marchio che, fedele alla visione dualistica insita nel nome stesso (un richiamo alla teoria filosofica del monismo anomalo), inscena un clash di categorie, materiali e reference in cui si avvicendano senza soluzione di continuità silhouette maschili e femminili, t-shirt aderenti e shorts dalla vita sdoppiata, pajamas lucenti e tute in denim fiammato, overcoat dalle proporzioni architettoniche e spolverini basici, linee sinuose e volumi più strutturati.

Ugualmente eclettica la palette, che spazia tra colori soft e sfumature luminose di grigio perla, vermiglio e blu oltremare, mentre a livello di materiali prevalgono texture dalla mano morbida come seta, popeline, velluto e jersey.


Boyfriend the Brand

Boyfriend the Brand è stato fondato nel 2017 da Amine Jreissati, stylist e art director libanese che, dopo un’esperienza di cinque anni nella redazione di Marie Claire Arabia, ha avviato una label genderless dall’attitudine minimalista, focalizzata sui fondamentali del guardaroba, da interpretare e indossare liberamente.

Il video di presentazione alterna riferimenti alla tragica esplosione nel porto di Beirut dell’agosto 2020 alle immagini ravvicinate dei capi della Season 7, una serie di overshirt, bluse, giubbini con coulisse e pantaloni dalle linee pulite e confortevoli, che al ventaglio di tonalità neutre (khaki, marrone, grigio, rosa…) affiancano punte di blu notte, viola e arancione.
Le radici e il vissuto del designer emergono in capi come l’abaya, tradizionale veste araba qui percorsa, sulla schiena, da ricami intrecciati di perline e frange che compongono un verso del compositore Mansour Rahbani; parole arabe, d’altra parte, fanno la loro comparsa anche su alcune tee e accessori.



Emergency Room

Lanciato due anni fa dallo stilista Eric Mathieu Ritter per offrire un’alternativa realmente etica e sostenibile ai tradizionali processi di produzione della moda, Emergency Room dà nuova vita a filati di scarto e tessuti deadstock, mescolandoli in creazioni one of a kind.

Una celebrazione delle infinite possibilità del patchwork, in sostanza, che ritroviamo nella collezione ‘Absinthe Blues 2.0’, una sequenza di giacche oversize, camicie e soprabiti confezionati unendo pannelli disparati; le superfici, perlopiù frammentate, lasciano in evidenza imbastiture, orli a vivo e cuciture, così da rimarcare l’unicità di ciascun indumento.

Completano il quadro stampe folk riprodotte sul jeans, copricapo spigolosi, top a collo alto aderenti e maglie dai profili asimmetrici.



Lazoschmidl

Parte della cinquina di griffe in trasferta dalla fashion week parigina, Lazoschmidl nelle ultime stagioni si è fatto notare per la capacità di sovvertire i preconcetti su genere, mascolinità e queerness, puntando sull’audacia dei tagli e le provocazioni ben calibrate.
Nella collezione F/W 2021 il punto di partenza è l’abbigliamento dal retrogusto fanciullesco, rivisitato attraverso robuste iniezioni di humour e sensualità: così capi e decori considerati generalmente infantili (salopette, gilet, maglioni all’uncinetto, cappellini, disegni di animali, dinosauri, dolciumi eccetera) si intersecano con boutade maliziose, slip inguinali, tessuti traforati per svelare porzioni di pelle, magliette e pantaloni in vinile che più stretch non si può, andando a comporre un guardaroba esuberante, adatto a chi non teme di osare pur senza prendersi troppo sul serio.



Valette Studio

Dopo il debutto, il mese scorso, nella settimana della moda maschile francese, Valette Studio fa tappa nell’emirato con la collezione per il prossimo autunno-inverno. Il fondatore Pierre-François Valette, riferendosi al suo brand, parla di «eleganza indisciplinata», un’espressione effettivamente indovinata per rendere l’aria di (studiata) nonchalance emanata dagli outfit, tra suit dai colori vitaminici, motivi grafici e orpelli di derivazione sportiva o utilitarian; sono capi adatti a dandy urbani, che prediligono tagli netti e precisi ma non disdegnano un tocco di eccentricità, affidato ad esempio alle tonalità fluo di bordi, nastri o trapuntature, ai pin metallici sparsi qua e là, alle patch in tessuto stampato che penzolano dalla vita, agganciate a spille da balia.



FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata