A Roma si accende la Festa del Cinema fra grandi star, ecologia e donne di polso

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Roma città del cinema di ieri, oggi e forse anche di domani, fulcro di grandi progetti di rilievo culturale e palcoscenico delle star e dei grandi professionisti del cinema. Capitale internazionale della cultura e dell’arte con tante magnifiche mostre al suo attivo, Roma è ancora la grande bellezza, con buona pace di Salvini e di Feltri.

La quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che tiene banco fino al 27 ottobre nelle sale dell’Auditorium del Parco della Musica della capitale, entra nel vivo schierando sul tappeto rosso una parata di stelle di prima grandezza della settima arte.

Apre le danze Bill Murray, interprete di Ghostbusters e di film acclamati a livello mondiale, insignito di un premio alla carriera consegnatogli da Wes Anderson, cineasta a sua volta osannato anche nella moda (Fendi, Prada, Louis Vuitton) per il suo temperamento visionario e la surreale ironia. Insieme a lui sul red carpet anche Frances McDormand e Edward Norton.

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ROME, ITALY – OCTOBER 17: Edward Norton attends the “Motherless Brooklyn” red carpet during the 14th Rome Film Festival on October 17, 2019 in Rome, Italy. (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for RFF)

L’attore di film memorabili come ‘American History X’ e ‘Fight Club’, arriva a Roma direttamente da Hollywood per presentare il suo ‘Motherless Brooklyn-i segreti di una città’, un kolossal distribuito da Warner Bros.Pictures presentato in anteprima in questi giorni a Roma e nelle sale italiane dal 7 novembre.

Un noir metropolitano sullo sfondo di una cupa Brooklyn anni’50 e tratto dal romanzo di Jonathan Lethem ambientato invece negli anni’90, scritto, diretto, interpretato (e prodotto) da Edward Norton. Vi si racconta la vicenda di un solitario detective, il timido Lionel Essrog (Edward Norton) affetto da sindrome di Tourette e alle prese con un caso spinoso di un delitto: l’omicidio del suo mentore Frank Minna (Bruce Willis) che cambia la sua vita.

Nelle indagini sulla morte di Frank lo aiuta il direttore di un giornale (Bobby Cannavale). Nel cast spiccano Willem Dafoe, Alec Baldwin e la minuta Gugu Mbatha-Raw. Un film solido con una suggestiva fotografia e un montaggio secco e scanzonato. Una storia stimolante fra corruzione, malaffare e razzismo, in cui, secondo il regista Norton, possiamo cogliere forse le tracce della situazione americana politica attuale “un’ombra sul potere che vediamo in azione anche in Europa e in America Latina” dice il cineasta.

Norton, geniale e riservato, che descrive la malattia del protagonista Lionel come ‘un anarchico dentro di me’, è stato al centro di un interessante incontro ravvicinato con il direttore artistico della festa del cinema di Roma Antonio Monda. Sul suo red carpet, il più rutilante e mondano di tutta la kermesse della festa fino ad ora, oltre alla moglie Shauna Robertson, sfilano lo scrittore Bret Easton Ellis (a sua volta protagonista di un bell’Incontro ravvicinato), Pif, Luca Barbareschi, John Turturro, Bobby Cannavale, Federica De Denaro in Gattinoni Couture, Yvonne Sciò, Lunetta Savino, Gianni Letta e signora.

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Motherless Brooklyn. PH: Glen Wilson. Courtesy of Warner Bros – All rights reserved.

E in tema di big del cinema di Hollywood presenta a Roma il suo ultimo film, il documentario evento ‘Pavarotti’, il grande regista Ron Howard. Dopo l’eclatante celebrità raggiunta con il suo ruolo in ‘American graffiti’ del 1973 e del lentigginoso Richie nel popolare telefilm ‘Happy Days’ del 1977, il cineasta passa dietro la macchina da presa firmando alcune delle pellicole più famose della storia di Hollywood: da ‘Willow’ e ‘Cocoon l’energia dell’universo’ ad ‘Apollo 13’, dal ‘Codice da Vinci’ a ‘A beautiful mind’, da ‘Splash una sirena a Manhattan’ fino al più recente ‘Rush’, solo per citarne alcuni.

A Roma Howard porta la sua ultima fatica sul grande tenore italiano che duettò con molte star del pop; il docufilm distribuito da Nexodigital sarà nelle sale solo il 28, 29 e 30 ottobre. Ron Howard sceglie un approccio intimo per raccontare la storia di Pavarotti: si è spinto oltre l’iconica figura pubblica per rivelare l’uomo.

Grazie all’accesso esclusivo agli archivi di famiglia e al vasto materiale musicale ripreso dal vivo, il documentario fa emergere la storia personale dell’artista: dalle sue umili origini nel Nord Italia (era figlio di un fornaio) fino allo status di superstar mondiale, amico di Gianni Versace e della Principessa Diana.

Attraverso le immagini e la musica di ‘Pavarotti’ gli spettatori conosceranno meglio il cantante come marito e padre, filantropo e artista sensibile, che ha avuto una relazione complessa con il suo talento e con un successo senza precedenti.

Anche Ron Howard ha partecipato, in veste naturalmente di protagonista, all’incontro ravvicinato con il pubblico della Festa, nel quale il grande cineasta, che ha militato anche per Barack Obama, ha ricordato i momenti magici della sua strepitosa carriera.

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Foto Emanuele Manco / Fondazione Cinema per Roma

E passiamo a Martin Scorsese, 76 anni, premio Oscar per ‘The departed’ e 12 nomination all’Oscar, che a Roma presenta il suo nuovo, epico film sulla mafia dagli anni’50 fino a oggi, l’attesissimo ‘The Irishman’ reso possibile da Netflix come tiene a sottolineare il regista di ‘Taxi driver’ e tratto dall’omonimo romanzo di Charles Brandt.

Il film sarà nel cinema dai primi di novembre e dalla fine di novembre anche sulla piattaforma Netflix. Protagonisti tre giganti del grande schermo riuniti insieme dopo anni, Robert De Niro nei panni del gangster e sindacalista Frank Sheeran, Al Pacino (che potrebbe avere un Oscar per la sua magistrale interpretazione di Jimmy Hoffa, il sindacalista dei camionisti colluso con la mafia) e Joe Pesci (Russell Bufalino, che nella storia è il mentore e l’amico fidato di Frank).

Il film, che ha attratto anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella presente alla prima romana alla Festa insieme a Maria Elena Boschi avvolta in lungo di pizzo nero, riunisce anche De Niro e Scorsese 20 anni dopo ‘Casinò’. Una vicenda avvincente di tre ore e mezza di durata che ripercorre oltre cinquant’anni di storia americana, evidenziando le connessioni fra la criminalità organizzata e i palazzi del potere, soprattutto all’epoca dei Kennedy e di Nixon.

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THE IRISHMAN (2019): Ray Ramano (Bill Bufalino ) Al Pacino (Jimmy Hoffa) and Robert De Niro (Frank Sheeran).

Nel cast troviamo nuovamente Bobby Cannavale, stavolta nella parte del macellaio malavitoso Skinny Rasoio (questo è il terzo film che l’affascinante attore italo-americano presenta a Roma in questa edizione della Festa, dopo ‘Jesus Rolls’ e ‘Motherless Brooklyn’), Harvey Keitel nei panni del boss Angelo Bruno e Anna Paquin che nel film è la figlia di Frank Sheeran, Peggy.

Il veterano del cinema a stelle e strisce spezza una lancia affilata a favore di Netflix e gli effetti digitali CG che gli hanno consentito di ‘ringiovanire’ artificialmente i suoi ‘amici’ attori senza dover ricorrere a interpreti giovani per interpretare i personaggi chiave del film contestualizzati nel passato. A chi lo accusa sottilmente di maschilismo il regista replica seccamente:“Forse non lo ricordate, ma ho diretto molte donne nella mia carriera, da Liza Minnelli in ‘New York New York’ a Michelle Pfeiffer e Winona Ryder in ‘L’età dell’innocenza’”.

Le donne sono vere e proprie eroine della Festa di Roma numero 14. Tanto per cominciare alla Festa del Cinema sono presenti con i loro film 19 registe. In attesa del premio alla carriera a Viola Davis e dell’ultimo film di Cristina Comencini ‘Tornare’ con la grande Giovanna Mezzogiorno, sul red carpet sfila l’elegantissima Fanny Ardant, 70 anni portati splendidamente e protagonista, insieme a Daniel Auteuil e Guillaume Canet, del film ‘La belle époque’ di Nicolas Bedos, film romantico e ben strutturato sulla nostalgia e il desiderio, sull’amore e la vita, sul raporto fra sogno e realtà.

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Festa del Cinema di Roma 2019 – Red Carpet La belle epoque | foto Luca Dammicco / Fondazione Cinema per Roma

‘Je ne regrette rien’ dice l’attrice ironica alla fine dell’intenso incontro ravvicinato con il pubblico, in cui ha rivelato il suo rapporto con François Truffaut dal quale ha avuto una figlia Joséphine, Gérard Dépardieu, che è anche attore del film da lei diretto ‘Il divano di Stalin’-l’attrice è oggi principalmente una regista e ha già diretto tre film- Vittorio Gassman che la Ardant definisce ‘fragile e uomo di grande cultura’ e il grande Franco Zeffirelli che l’ha diretta in ‘Callas forever’.

Fra i film culto della festa del cinema di Roma versione 2019 svetta anche ‘Judy’ distribuito da Notorious Pictures che sarà nelle sale da gennaio, giusto in tempo per i Golden Globe. E c’è da credere, vedendo questo biopic intenso e vibrante pervaso da una sottile malinconia, che Renée Zellweger, che il regista Rupert Goold, di estrazione teatrale, ha scelto per interpretare Judy Garland, possa ambire sicuramente, se non a un Oscar ( e perché no?) almeno a un Golden Globe.

Il film affronta il tormentato rapporto della Garland con lo star system di Hollywood che fin da quando aveva 2 anni le ha imposto un prezzo altissimo da pagare per la celebrità: a 16 anni Judy non poteva né mangiare né dormire e lavorava senza sosta anche per 18 ore di fila per il produttore Louis B. Meyer che la danneggiò gravemente, le venivano somministrati farmaci da cui divenne dipendente nella sua maturità, venne costretta dall’ex marito Sid (Rufus Sewell) a vivere lontana dai figli più piccoli (due, la più grande, la terza figlia primogenita, é Liza Minnelli che compare nel film) per poter guadagnare il denaro che le avrebbe dovuto consentire di vivere con i suoi bambini.

Ma purtroppo non fu così. La diva morì all’età di 47 anni. Judy Garland fu anche un’icona gay: già dai tempi in cui a 16 anni interpretò Dorothy Gale nella trasposizione cinematografica de ‘Il mago di Oz’ si sentiva diversa dagli altri e voleva distinguersi perché destinata a far sognare la gente in preda alla crisi.

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Renée Zellweger as Judy Garland in Judy. Photo credit: David Hindley – Courtesy of LD Entertrainment and Roadside Attractions

E in quanto diversa si sentiva perseguitata così come i suoi fan londinesi, una coppia gay che ha subito l’umiliazione del carcere per atti osceni che nel 1965 ancora vigeva in Inghilterra. Da segnalare fra i film che esaltano la forza delle donne, ‘Antigone’ di Sophie Deraspe, rilettura in chiave attuale del dramma di Sofocle, una pellicola interessante per il contesto contemporaneo in cui è calata: la protagonista è una studentessa modello, immigrata a Montreal che si vede sottratti improvvisamente i due fratelli.

Il film racconta la sua lotta per la libertà nel segno di una feroce critica della società e del sistema della giustizia. Film molto al femminile è anche ‘Drowning’ che vede come protagonista anche la bella Mira Sorvino, premio Oscar per il film ‘La dea dell’amore’ di Woody Allen, che calca il red carpet fasciata da una sinuosa robemanteau di velluto di seta firmata Giorgio Armani.

Il film di e con Melora Walters, proiettato a Roma in questi giorni in anteprima mondiale, rappresenta il dramma esistenziale, trattato con uno sguardo minimale e intimista, di una donna depressa attanagliata dai rimorsi per la depressione della figlia aspirante artista e per la partenza del figlio arruolato al fronte in Iraq.

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Mira Sorvino in Drowning

Ruota intorno alle donne anche il bellissimo ‘Downton Abbey’ distribuito da Universal Pictures in cui giganteggia la novantenne Maggie Smith (altra sicura candidata all’Oscar) che nella saga dei Crawley spicca come ‘La guardiana del faro’, depositaria della tradizione e del blasone della storica casata inglese, al cinema dal 24 ottobre.

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ROME, ITALY – OCTOBER 19: attends the “Downton Abbey” red carpet during the 14th Rome Film Festival on October 19, 2019 in Rome, Italy. (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for RFF)

Degno di nota il bell’affresco corale al femminile ‘Military wives’ di Peter Cattaneo con una Kristin Scott Thomas in stato di grazia, nel ruolo di Kate, moglie di un colonnello distrutta dalla perdita del figlio in guerra, un dolore che esorcizza con un ferreo e repressivo autocontrollo.
La vita delle mogli dei militari al fronte può essere ingrata.

Separate dai mariti, vivono nell’ansia e nella solitudine, affrontando silenziosi sacrifici con mite coraggio, mentre vivono con il terrore che un giorno qualcuno bussi alla porta con una notizia fatale. Ma Kate sopporta tutto con grazia e fermezza, anche grazie alla libertà che trova nel canto, e riesce a convincere un gruppo di donne nella sua stessa situazione a formare il primo coro composto da mogli di militari. Tratto anche questo da una storia vera.

Opera da prima da segnalare l’intenso film di Filippo Meneghetti ‘Deux’ con Barbara Sukowa (la musa tedesca di Margarethe von Trotta e di Fassbinder) e Martine Chevallier, storia poetica di una relazione saffica fra donne mature e in pensione. E approda alla Festa del Cinema di Roma anche il divertente e illuminante film ‘Hustlers-le ragazze di Wall Street’ di Lorene Scafaria con Jennifer Lopez, distribuito da Lucky Red che ha colpito di nuovo nel segno.

Una gustosa commedia ispirata a una storia vera in cui un gruppo di avvenenti spogliarelliste capitanate da Jlo si improvvisa banda criminale di rapinatrici per derubare i suoi clienti, per lo più broker di Wall Street. “Presentiamo un mondo che magari si è già visto in tanti film e tante serie tv, ma lo facciamo da una prospettiva diversa, quella delle ballerine –spiega la regista– È una combinazione di un poliziesco, un film drammatico e una storia di spogliarelliste, ma anche un’analisi della crisi economica che ha sconvolto le vite di tante persone, comprese quelle dei nostri personaggi”.

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Jennifer Lopez stars in Hustlers

Nel film, Destiny fa la spogliarellista per provvedere a sé stessa e alla nonna. La sua vita cambia quando fa amicizia con Ramona, la stella del locale. Destiny impara da Ramona come conquistare il pubblico maschile, soprattutto la clientela di Wall Street, e che, quando si fa parte di un sistema corrotto, bisogna sfruttare piuttosto che farsi sfruttare. Destiny, Ramona e altre ballerine che si uniscono a loro, escogitano un piano per cambiare le regole del gioco, ma la situazione sfuggirà al loro controllo.

Riflettori puntati sulla liaison fra cinema e politica e anche cinema e storia: alla festa approdano ‘Where is my Roy Cohn’ di Matt Tyrnauer, lo stesso regista che ha realizzato il film di successo ‘Valentino the last emperor’, stavolta impegnato nel docufilm incentrato sull’uomo che ha fatto da burattinaio della peggiore politica americana da Mc Carthy a Trump, e dei suoi loschi traffici, e ‘438 days’ di Jesper Ganslandt, stimolante ed efficace riflessione sulla libertà di parola e di stampa.

Deludente e molto debole a livello di sceneggiatura ‘Il ladro di giorni’ con Riccardo Scamarcio, mentre brilla per acume, penetrazione psicologica, pathos e intensità emotiva ‘Honey boy’ di Alma Har’el in cui l’attore Shia Laboeuf porta in scena la sua vita e il suo sofferto e travagliato con il padre alcolista e tossicodipendente, applauditissimo in sala.

Infine un gioiello, il film ‘Waves’ di Trey Edward Shults in cui la vita di un giovane afroamericano aspirante campione di Wrestling viene sconvolta da una tragedia. Fra guerra e pace, diversità e inclusione, drammi familiari e grandi passioni, la Festa a Roma continua in omaggio alla magia del cinema.

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