Alessio Vassallo: un talento Made in Sicily

Alessio Vassallo, lo abbiamo conosciuto ed apprezzato in serie televisive di grandissimo successo come “Il giovane Montalbano” di Andrea Camilleri ed “I Medici”, ma lui si divide anche tra cinema e teatro.
Un attore introverso ed impegnato, che porta dentro di sé tutto il calore della sua terra d’origine: la Sicilia.

Partiamo dalla vocazione del sacro fuoco della recitazione. Quando nasce?

Abbastanza per caso in quanto mi trovavo a Palermo in ospedale operato di appendicite, ed affianco a me ricoverato c’era un’insegnante di recitazione, e parlando, mi disse quando esci magari vieni a fare un corso di teatro.
A me sinceramente sembrava una cosa surreale, un po’ come se mi avessero chiesto vieni a fare alpinismo.
Però da li mi si è aperto un mondo espressivo che non conoscevo in quanto ero molto introverso. Ho comunicato immediatamente ai miei genitori la volontà di trasferirmi a Roma e tentare il mio ingresso all’accademia Silvio D’amico.
Il risultato fu che mi presero, e la mia passione, quindi la mia carriera iniziò a consolidarsi.

Credi nella formazione continua?

Assolutamente si, non smetto mai di studiare, leggere ed informarmi, perché prima di tutto sono uno spettatore, nonché un divoratore di romanzi. Amo quello che faccio, apparire e fare interviste è solo una conseguenza della mia professione.

Hai interpretato Vespucci nei Medici, com’è stato lavorare in una produzione internazionale?

Decisamente unica, in quanto tutta girata in presa diretta in lingua inglese, e poi il ritrovarsi con dei costumi originali incredibili che ti fanno respirare la storia con un tuffo nel Rinascimento, è davvero bellissimo.
Mi son ritrovato a veder girare delle scene in cui forse mi son divertito di più a fare lo spettatore, per la precisione minuziosa dei dettagli che mi circondavano.

Ho letto che sul set de “Il giorno più bello” hai ricevuto attacchi e offese in quanto interpretavi un ragazzo omosessuale.

Per la precisione era un momento fuori dal set, nel senso che eravamo per strada a far dei selfie abbracciati con il mio partner di scena.
Certo avevamo una certa intimità, pur senza baciarci, al fine di utilizzare gli stessi scatti per il set, come magari le foto sparse per casa o sul frigo.
Tutto questo succedeva Roma, con le macchine che passando a finestrino abbassato ci urlavano la qualunque.
Sembra che l’Italia sia focalizzata sui migranti, quando il problema dei diritti civili, è un tema molto più forte e che ci riguarda tutti da vicino.
Le leggi ci sono, è vero, ma quanto vengono onorate? Mi domando sempre questo.
La legge dovrebbe diventare normalità entrando negli ambienti sociali. Purtroppo, siamo indietro con il concetto di diversità.

Ho visto il manifesto che mi ha molto colpito, dimmi del tuo ultimo progetto MENS-A.

Sono molto emozionato per queste letture di OZ, scrittore mancato quest’anno, che faremo al museo Ebraico di Bologna, sono rimasto sorpreso dall’ironia con cui vengono descritti i momenti della deportazione, che non ti aspetti assolutamente.
Una vera e propria lente d’ingrandimento sulla diversità.
Quando qualcuno dice:” tu sei diverso da me”, in realtà è proprio lui quello diverso, la diversità viene sempre vista come un qualcosa che non appartiene a noi.

Dimmi il momento più bello della tua carriera.

Sicuramente la vincita del premio alla festa del Cinema di Roma con il film “Fino a qui tutto bene” di Roan Johnson, è stato bello in quanto ho fatto il red carpet con mio padre, ed è stato soprattutto vedere lui emozionato per me quando all’Auditorium mi hanno chiamato per nome sul palco che mi ha colpito maggiormente.

Quanto hai della tua terra dentro di te?

Tantissimo, vivo a Roma da sedici anni e ne ho vissuti diciotto a Palermo, quindi sono mezzo e mezzo, sono sicuro che sarò sempre un Siciliano per il mio modo di pensare nonché per il mio ritmo. Il mio DNA è questo.

Cosa non deve mai mancare nella tua valigia prima di partire per un viaggio? Non mi dire un libro…sei già troppo impegnato.

Sicuramente, anche se sembra brutto dirlo, son calze e mutande me le scordo sempre, infatti a casa mia a Roma ho un negozio intero di biancheria intima, in quanto continuo a comprarne di nuove ogni volta che mi sposto.
Faccio un appello a tutti: quando sto per partire, fatemi una telefonata: “Alessio le hai preso le calze e le mutande?”.

Crediti foto: Davide Bonaiuti

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