ARTE. L’IO SECONDO NICOLA GOBBETTO.

Nicola Gobbetto, sviluppa la sua produzione attorno alla ricerca dell’Io. Per l’artista multimediale, nato e residente a Milano e laureato alla Accademia di Belle Arti di Brera, l’io incarna la soggettività, particolare pensiero e momento in cui pensante e pensato si fondono. Questo rappresenta il fondamento su cui si è sviluppato il pensiero occidentale, sia nell’arte che nella filosofia. È proprio da questa insistenza sulle attitudini individuali e sulla riflessione delle condizioni prime dell’esistenza, che prende vita la produzione ancestrale di Nicola Gobbetto. La sua galleria di riferimento è la Fonti di Napoli. Le sue opere concettuali possono essere considerate opere d’arte e anche dichiarazioni teoriche sull’arte: l’artista lavora non solo con le forme, ma anche con i significati dietro di esse. Dall’osservazione del mondo e ispirandosi a narrazioni fantastiche, alla mitologia, al cinema e allo sport, la produzione di Gobbetto varia dalla pittura al video, dall’installazione alla scultura, dalla fotografia al collage digitale. Nel 2017 ha tenuto due mostre personali presso la galleria Davide Gallo (“HANDS UP, HANDS TIED“) e allo spazio no-profit Dimora Artica (“ALL YOU CAN EAT” curato da Andrea Lacarpia). Gobbetto ha vinto diversi premi internazionali durante la sua fulgida carriera: Premio Salon Primo, nel 2003; Concorso Prada Manga, nel 2011 e “100x100x100” a Sorrento, nel 2012. In particolare, il contest della leggendaria holding meneghina, che all’epoca scelse il linguaggio dei manga per intessere un dialogo tra giovani generazioni di artisti, fu vinto da Nicola Gobbetto grazie alla creazione del personaggio chiamato Pradarella, a cavallo tra lo sci-fi a stelle e strisce e l’action toy. Tornando alla sua ultima personale nominata “All you can eat”, diciamo che Nicola Gobbetto ha esaminato il processo di antropomorfizzazione dello spazio e degli oggetti compiuto dalla mente umana, confrontandoli con il corpo. Il progetto è pieno di simboli e metafore, processo biologico e immaginazione, ordine e disordine: tutti insieme in un processo di trasformazione. Nella mostra sono rappresentati la sessualità, lo sport e la creazione artistica nelle loro sfide con il corpo: Gobbetto ha esaminato il processo prima della nascita di un’idea. “All you can eat” parla della necessità bulimica che spinge l’umanità alla ricerca dell’autodeterminazione e del piacere. Dopo aver esaminato il percorso iniziatico dell’eroe nella personale “Hands up, hands tied” alla Galleria Davide Gallo, l’artista ha portato allo stesso livello la sessualità, lo sport e la creazione artistica nelle loro sfide con il corpo. La traduzione dei processi biologici, attraverso ciò che viene dall’esterno in energia vitale e quella operata dalla mente in nuove icone e immagini, è stata l’ultima visione di Nicola Gobbetto. Il suo lavoro ruota attorno al mondo magico e all’immaginazione collettiva gestita dai media e dalla mente umana, sempre in funzione del concetto iniziale di fusione tra pensante e pensato, su cui l’arte indaga da quando ha memoria.

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