The Cage: Aurora Giovinazzo è una lottatrice ‘in gabbia’ ad Alice nella Città

Una lottatrice di MMA tormentata da incubi e desideri, una carismatica allenatrice, un fidanzato con cui sognare una vita diversa. Questo è il cuore del film The Cage – Nella Gabbia, film di Massimiliano Zanin con Aurora Giovinazzo, Valeria Solarino, Brando Pacitto e Alessio Sakara. Una storia di sport al femminile, probabilmente il primo film del genere sulla lotta MMA, disciplina che combina diverse arti marziali. Il film verrà presentato fuori concorso ad Alice nella Città, la sezione parallela della Festa del Cinema di Roma, dedicata ai giovani.

Il regista Massimiliano Zanin

A Roma torna Alice Nella Città


Nella capitale torna l’appuntamento con il grande cinema: dal 18 al 29 ottobre 2023 è in programma la Festa del Cinema di Roma, affiancata, come da tradizione, dalla sezione Alice nella Città, diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli. Un modo per incoraggiare e valorizzare i talenti emergenti, che quest’anno portano sullo schermo storie di adolescenti ribelli, di cuori in cerca del loro posto nel mondo, di donne coraggiose e fuori dagli schemi. Tra le proiezioni fuori concorso c’è anche il film The Cage – Nella Gabbia, prodotto da Rodeo Drive, Wave Cinema, Fairway Film con Rai Cinema.

Valeria Solarino e Patrizio Oliva in una scena del film The Cage
Valeria Solarino e Patrizio Oliva in The Cage

Aurora Giovinazzo nel film The Cage

Dopo le esperienze di Freaks Out e Anni da cane, l’attrice Aurora Giovinazzo torna sul grande schermo nel ruolo di Giulia, una lottatrice di MMA che ha lasciato il mondo degli incontri e ora lavora in un piccolo zoo. Il progetto, spiega il regista, è nato dall’emozione che prova ogni volta che vede una vittoria sportiva di una donna: «Quei sorrisi e quegli sguardi pieni di lacrime dopo un trionfo sportivo, così diversi da quelli degli atleti maschi…»

La scelta della sua lottatrice è ricaduta su Aurora Giovinazzo, che a soli 21 anni è stata già candidata ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento come Miglior Attrice Protagonista. Il personaggio di Giulia, in qualche modo, era perfetto per lei. Oltre a essere una giovane attrice di talento, infatti, Giovinazzo è anche un’atleta: è campionessa mondiale di danza latino-americana.

Brando Pacitto e Fabrizio Ferracane in una scena del film The Cage
Brando Pacitto e Fabrizio Ferracane in The Cage

Nel film recitano anche Brando Pacitto (Alessandro) Valeria Solarino (nel ruolo di Serena) Desirée Popper (Beauty Killer) Alessio Sakara (che interpreta Zampi) e Patrizio Oliva (Salvo). Vi serve un altro buon motivo per andare al cinema? La colonna sonora firmata da Motta, impreziosita dalla cover di Girls Just Want To Have Fun di L’Aura.

Paris Fashion Week: tutto ciò che c’è da sapere sul calendario e sulle sfilate

La Settimana della Moda milanese si è ufficialmente conclusa e il testimone delle sfilate passa ora oltre le Alpi: si è ufficialmente aperta la Paris Fashion Week. Dal 25 settembre al 3 ottobre i designer presenteranno le collezioni Primavera/Estate 2024. Il calendario è ricco di conferme – da Dior a Schiaparelli, da Balenciaga a Valentino – ma anche di novità e grandi ritorni.

Gli show più attesi della Settimana della moda di Parigi

Il fashion month di settembre culmina con la kermesse parigina, che ospita da tradizione le grandi Maison francesi – da Dior a Chanel, da Saint Laurent a Hermes – e internazionali. Vivienne Westwood e, più di recente Victoria Beckham, portano la bandiera britannica nella capitale francese, ma non solo: Valentino e Balenciaga da anni scelgono Parigi per le loro sfilate. Entrambi presenteranno le nuove collezioni domenica 2 ottobre.

Tra i brand italiani c’è anche Marni, che per la sfilata del 27 settembre ha scelto una location speciale: la casa di Karl Lagerfeld. Da rivedere in loop anche l’atteso debutto di Peter Do, designer di origini vietnamite che sta rapidamente scalando le vette della moda.

L’addio di Sarah Burton da Alexander McQueen

Chi arriva, chi resta e chi se ne va. La Paris Fashion Week in corso vedrà l’ultima sfilata disegnata da Sarah Burton per Alexander McQueen: la designer ha lasciato la direzione creativa del marchio dopo 13 anni. Anche la stilista Gabriela Hearst, paladina della sostenibilità, dice addio a Chloé: la collezione Primavera/Estate 2024 è l’ultima con la sua firma.

Per ogni addio, però, c’è un bentornato: il 2 ottobre Mugler e Maison Margiela torneranno a sfilare nel calendario parigino. In attesa di sbriciare tra le star in prima fila e le nuove tendenze in passerella possiamo dirlo: Parigi è qui per ricordarci che la moda è ancora capace di farci sognare.

Il calendario ufficiale della Paris Fashion Week

Lunedì 25 settembre

16:30 MARIE ADAM-LEENAERDT

17:30 WEINSANTO

19:00 VAQUERA

20:30 PIERRE CARDIN

Martedì 26 settembre

10:00 PETER DO

11:30 VICTORIA/TOMAS

13:00 MAME KUROGOUCHI

14:30 CHRISTIAN DIOR

16:00 DAWEI

17:00 ANREALAGE

18:00 GREMAINER

20:00 SAINT LAURENT

Mercoledì 27 settembre

10:30 COURREGES

12:00 THE ROW

13:30 MARNI

15:00 DRIES VAN NOTEN

16:00 CECILIE BAHNSEN

17:00 UNDERCOVER

18:30 ACNE STUDIOS

20:30 BALMAIN

Giovedì 28 settembre

10:00 UMA WANG

11:30 RABANNE

13:00 GAUCHERE

14:00 CHLOE

15:30 GIVENCHY

17:30 RICK OWENS

19:00 SCHIAPARELLI

20:00 ISABEL MARANT

Venerdì 29 settembre

10:00 LEONARD PARIS

11:30 LOEWE

13:00 ISSEY MIYAKE

14:30 GIAMBATTISTA VALLI

16:00 NINA RICCCI

17:30 VICTORIA BECKHAM

19:00 YOHJI YAMAMOTO

20:30 COPERNI

Sabato 30 settembre

9:30 JUNYA WATANABE

10:30 CARVEN

12:00 NOIR KEI NINOMIYA

13:00 VIVIENNE WESTWOOD

14:30 HERMES

16:00 ELIE SAAB

17:00 COMME DES GARCONS

18:30 ALEXANDER MCQUEEN

20:00 ANN DEMEULEMEESTER

Domenica 1 ottobre

11:30 BALENCIAGA

13:00 OTTOLINGER

14:00 AKRIS

15:00 VALENTINO

16:30 CASABLANCA

18:00 ATLEIN

19:30 Y/PROJECT

Lunedì 2 ottobre

10:00 STELLA MCCARTNEY

11:00 AZ FACTORY

12:00 ZIMMERMANN

13:00 SHIATZY CHEN

14:30 LOUIS VUITTON

16:00 SACAI

17:00 ROKH

18:00 MUGLER

19:30 MAISON MARGIELA

Martedì 3 ottobre

10:30 CHANEL

11:30 UJOH

12:30 KIKO KOSTADINOV

14:00 MIU MIU

15:30 AVELLANO

16:30 DURAN LANTINK

La Scozia nel bicchiere: il viaggio tra whisky e gin di Rinaldi 1957

Cosa vi viene in mente, immaginando la Scozia? Distese verdi a perdita d’occhio, scogliere sul mare in tempesta, una natura rigogliosa e aspra? Oppure antichi manieri pieni di segreti e isole spazzate dal vento? È arrivato il momento di conoscere l’isola di Raasay, incastonata nella costa nord-occidentale, che ospita una distilleria dalla storia affascinante. I suoi gin e i suoi whisky sono arrivati in Italia grazie a Rinaldi 1957, che li ha presentati con una cena esclusiva a Milano insieme a Whisky Club Italia. Ma le bottiglie di Raasay erano in ottima compagnia, affiancate dai single malt dell’isola di Arran, la ‘Scozia in miniatura’ con le sue distillerie.

Gli esterni della distilleria Lagg, in Scozia
La distilleria Lagg in Scozia

La distilleria è il cuore pulsante dell’isola di Raasay

A cercarla sulle mappe quasi si perde: Raasay, ‘l’isola dei caprioli’ in antico norreno, è un piccolo angolo di terra a 25 minuti di traghetto dall’isola di Skye. Qui, una morfologia unica ha permesso la combinazione ideale per creare il perfetto dram di whisky (non chiedete mai un bicchiere di whiskey oltremanica, ma un dram!).

Dopo secoli di distillazione illegale, Bill Bobble e Alasdair Day hanno co-fondato la distilleria The Isle of Raasay, che ha creato il suo primo distillato nel 2017. Tre anni dopo è arrivato il primo scotch legale: un nuovo inizio per l’isola, incoronata “miglior destinazione turistica” e “miglior distilleria scozzese” agli Scottish Whisky Awards 2022.

Una bottiglia di Isle of Raasay Single Malt Whisky
Il whisky Single Malt Isle of Raasay, distribuito da Rinaldi 1957

Oggi Raasay è distribuita in Italia da Rinaldi 1957. Il fiore all’occhiello della distilleria in Scozia è il Whisky Single Malt, leggermente torbato con sentori di frutti rossi. Una menzione speciale merita il Gin artigianale di Raasay, racchiuso in una bottiglia che nel design evoca la geologia dell’isola, incluso il ginepro raccolto a mano e impresso nel vetro. La ricetta combina dieci componenti botaniche scelte con cura, tra cui ginepro, scorza d’arancia dolce e di limone.

Una bottiglia di gin scozzese Isle of Raasay
Il gin Isle of Raasay, distribuito da Rinaldi 1957

L’isola di Arran, la ‘Scozia in miniatura’

Da diversi anni in Scozia è emerso il fenomeno delle microdistillerie. Pioniera è stata Isle of
Arran, distilleria dell’omonima isola a due ore da Glasgow, famosa per il paesaggio così ricco e variegato da farle guadagnare la fama di ‘Scozia in miniatura’. Il fondatore della distilleria, Harold Currie, ha avviato la produzione nel 1995, in un momento storico in cui gli alambicchi si spegnevano, uno dopo l’altro. Ma sapeva di poter contare su un asso: la vicinanza con una delle fonti più pure dell’intera Scozia. L’acqua di Loch na Davie viene purificata da sette cascate naturali e dall’azione del granito rosso. Quando arriva in distilleria, quindi, non ha bisogno di alcuna correzione.

La scommessa ha pagato: oggi Isle of Arran accoglie oltre 60mila visitatori ogni anno. Alla prima distilleria si è aggiunta, nel 2019, anche quella di Lagg, che ha aperto i battenti nel sud dell’isola. L’etichetta ha rilasciato le prime bottiglie l’anno scorso: un whisky ricco, forte, creato con malto scozzese torbato a 50ppm.

La distilleria Lagg sull’isola di Lagg

L’evento di Rinaldi 1957 alla Milano Fashion Week

La selezione è stata presentata attraverso una ‘whisky dinner’, cena-degustazione ideata da Gabriele Rondani di Rinaldi 1957. La cena è stata accompagnata dal racconto (e dai suggerimenti) di Claudio Riva, fondatore di Whisky Club Italia. L’evento si è svolto nella sala di Oblio (il Cellar Bar di Prima, sui Navigli). Con i suoi mattoni rossi, gli specchi e l’atmosfera retrò, Oblio è noto per essere uno dei secret bar più ricercati di Milano: quale migliore cornice per presentare bottiglie che arrivano da un’isola che vanta una lunga storia di distillazione pirata?

L’esperienza vuole anche suggerire che sì, il whisky può essere portato a tavola e abbinato alle pietanze: il menù della serata proponeva un amusebouche con mousse di chevre, lampone e nocciole, una pizza al padellino con salmone, creme fraîche al lime e mizuna (da gustare insieme a un sorso di Raasay whisky) e un filetto di Black Angus con composta di cipolle rosse, da accompagnare al Single Malt Lagg Kilmory. Infine, degustazione di formaggi e dessert con Arran Quarter Cask.

Non è un caso che l’evento sia stato organizzato proprio durante la Fashion Week milanese, sempre più aperta a contaminazioni tra moda, arte e cucina. Insomma, di quell’arte del fine living in cui l’Italia è da sempre maestra. Dal Belpaese alla Scozia, giusto il tempo di versare un buon dram di whisky.

Le bottiglie di Arran e di Lagg alla cena degustazione di Rinaldi 1957 e Whisky Club Italia. Foto di Studio Maigiu
La cena degustazione di Rinaldi 1957 e Whisky Club Italia, foto di Studio Maigiu

Sailor: il podcast per navigare nel mare della moda alla Milano Fashion Week

No, parlare di moda non vuol dire solo parlare di vestiti. Vuol dire parlare di sistema complesso che intreccia industria, arte e cultura, di storie plurali di donne, di mani, di sguardi in grado di raccontare lo spirito del nostro tempo. Con questa premessa si apre il podcast Sailor, Anatomia del corpo attraverso la moda, ila nuova creatura di Storielibere scritto ‘a voce’ da Chiara Tagliaferri e da Maria Luisa Frisa in collaborazione con Camera Moda.

Presentato durante la Milano Fashion Week Primavera/Estate 2024, il primo episodio contiene già il cuore e l’essenza di questi racconti a più voci: «Cambiare il mondo vuol dire anche cambiarsi d’abito»

Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri  fotografate da Alan Chies nella galleria Kaufmann-Repetto di Milano.
Alle spalle il lavoro di Andrea Bowers,
Political Ribbons.
Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri fotografate da Alan Chies nella Galleria Kaufmann
Repetto di Milano

Il podcast Sailor è un racconto a più voci

Storielibere ha da sempre una passione per le storie militanti: storie capaci di ispirare e di aprire nuove finestre da cui guardare il mondo. Chiara Tagliaferri è già nota al pubblico come autrice e voce di Morgana, in coppia con la scrittrice e intellettuale Michela Murgia, recentemente scomparsa. Maria Luisa Frisa invece è teorica della moda e curatrice, oltre che professore ordinario all’Università Iuav di Venezia.

Dall’incontro tra queste due donne così diverse (e in qualche modo complementari) è nato Sailor: il podcast, curato da Alessandra Rossi, ha il supporto eccellente di Camera Nazionale della Moda Italiana, sempre più impegnata a promuovere le narrazioni della moda. Ciò che colpisce subito del podcast – di cui il primo episodio è già online – è proprio la pluralità di voci: non è un capitolo di storia della moda né un’antologia, ma un dialogo continuo tra le due voci narranti e i loro ospiti, designer e creativi del calibro di Alessandro Michele, Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri.

L'illustrazione di Elisa Seitzinger per la copertina del podcast Sailor
La copertina del podcast Sailor, illustrata da Elisa Seitzinger

Maria Grazia Chiuri di Dior è la prima ospite del podcast

Il filo conduttore scelto dalle autrici è l’anatomia del corpo: come l’abito è cucito addosso alla nostra figura, anche gli episodi sono accuratamente modellati sui loro protagonisti. Si parte dall’infanzia, dove spesso si vedono i semi che fioriranno nelle carriere, seguendo poi i loro desideri, la loro ‘fame’ di andarsi a prendere ciò che pareva loro negato. Ogni stilista, in qualche modo, è rappresentato da una parte del corpo: gli occhi per Pierpaolo Piccioli, il cuore per Alessandro Michele, le mani per Francesco Risso, e così via.

Frisa e Tagliaferri hanno avuto accesso ai luoghi segreti dei direttori creativi, vere e proprie «rockstar» del nostro tempo: le loro abitazioni e i loro atelier. Il primo episodio si apre con la voce di Maria Grazia Chiuri, l’italiana sul trono francese di Dior, che parte dalla sua infanzia nel quartiere Olgiata per ripercorrere la sua carriera. Nell’anatomia sonora di Sailor, Maria Grazia Chiuri rappresenta il seno, simbolo di femminilità per eccellenza, capace di accogliere, sedurre e scandalizzare. La conversazione indaga proprio la volontà della stilista di coniugare due concetti spesso opposti: femminilità e femminismo.

Chiara Tagliaferri, Maria Grazia Chiuri e Maria Luisa Frisa fotografate da Alan Chies

Chiara Tagliaferri e Maria Luisa Frisa raccontano la nascita di Sailor

Ogni episodio si apre con la sigla cantata da Jovanotti, ispirandosi – neanche a dirlo – ai cori dei marinai. Durante un incontro a Palazzo dei Giureconsulti, le due autrici hanno anche spiegato come hanno scelto il nome Sailor: un omaggio all’idea del navigare e dell’esplorare, della curiosità e della scoperta, ma anche un termine ricco di suggestioni e di richiami alla storia della moda. Un nome nato quasi per caso, in un bar di Roma: «Per me era la marinière di Chanel, o le righe di Jean Paul Gaultier», dice Maria Luisa Frisa. «Per me era Nicolas Cage, il Sailor di Cuore Selvaggio – ride Tagliaferri, citando l’indimenticabile giacca in pelle di serpente – o Sailor Moon».

Strano paradosso per un’arte visiva e visuale come la moda: l’incontro di tante voci riesce a restituirci la magia degli atelier, dei processi creativi, delle rivendicazioni delle donne, delle battaglie combattute sugli abiti e attraverso gli abiti. Perché parlare di moda non è solo parlare di vestiti, ma è (anche) parlare di politica.

Charta, un festival di fotografia per esplorare il rapporto tra uomo e natura

Il rapporto tra uomo e natura è, da secoli, tra i più discussi e indagati dalla filosofia e dalla letteratura. L’essere umano ha cercato di controllare o ingabbiare la natura circostante, di studiarla e di comprenderla. Perfino oggi, in questo mondo sovrasfruttato e inquinato, il rapporto tra noi e l’ambiente è al centro del dibattito pubblico. Questo dualismo è il tema della nuova edizione di Charta, il Festival di fotografia contemporanea, che torna a Roma dal 16 al 24 settembre 2023 con una nuova edizione.

Charta, il festival di fotografia contemporanea, nel cuore di San Lorenzo (Roma)
Charta, il Festival di fotografia contemporanea

A Roma torna Charta, il festival di Fotografia e editoria indipendente

Lo scopo del Festival Charta è dare risalto al libro fotografico e all’editoria indipendente. L’edizione 2023 ha scelto il tema ‘Human x Nature‘: cos’è, per noi, la natura oggi? Risorsa da sfruttare o ricchezza da proteggere? Rifugio o imprevisto? Madre amorevole o vittima delle nostre attività? Il tema viene indagato attraverso cento libri in mostra negli expo, negli spazi di San Lorenzo, il cuore dell’art district di Roma. Una riflessione su carta su come si sia evoluto e strutturato il fragile, delicato e complesso rapporto tra noi e la natura.

La mostra Charta coinvolge tutti i sensi: negli expo sono state predisposte installazioni video e sonore per restituire la suggestione del tema. Inoltre, gli spazi del festival ospitano Wildness, una mostra diffusa che accompagna il visitatore nella sua esplorazione.

Il festival fotografico Charta, a Roma

Il concorso Charta Award

Negli spazi espositivi è possibile anche vedere la shortlist dei Charta Award, l’esposizione dell’Hong Kong Dummy Award, e una Talk Gallery dedicata alle produzioni editoriali più interessanti in circolazione. I Charta Award sono un concorso fotografico di respiro internazionale, aperto a chi lavora con la fotografia e abbia un progetto inedito nel cassetto. Il tema è libero, ma il focus è sul un linguaggio nuovo e originale. Il vincitore vedrà il proprio libro fotografico pubblicato.

Da Londra con furore: Charles Jeffrey Loverboy è il brand da tenere d’occhio


Segnatevi questo nome: Charles Jeffrey Loverboy. Se non lo conoscete ancora è il momento di rimediare perché con la sua vena irriverente e anticonformista il designer londinese sta scalando l’Olimpo della moda. C’è chi, addirittura, lo considera l’erede di Vivienne Westwood. Senza scomodare nessuno, è innegabile che si stia facendo un nome di tutto rispetto. Le sue creazioni sono apparse anche all’evento Vogue World: London che anticipa la Fashion Week di Londra. Sienna Miller, James McAvoy, James Corden, Cush Jumbo e Damien Lewis hanno indossato look custom made di Loverboy in tartan rosso fiammante.

Charles Jeffrey LOVERBOY A/I 23

La storia di Charles Jeffrey Loverboy

Scozzese di nascita, milanese d’adozione (è qui che ha presentato le ultime due collezioni) Charles Jeffrey è cresciuto a Glasgow, per poi trasferirsi a Londra. Come molti altri talenti della sua generazione, anche lui si è formato nella prestigiosa Central Saint Martins. Ha creato il suo marchio Loverboy ispirandosi alla cultura nei nightclub, con strizzate d’occhio agli anni Ottanta e un gusto unico per la rielaborazione della storia del costume. Nelle sue collezioni trovano posto i kilt, le uniformi dei soldati di Carlo XI, i cappelli alla Oliver Cromwell, i riferimenti alla prima Età Elisabettiana. Il tutto rivisto e corretto con uno spirito queer colorato e euforico, quasi circense.

Loverboy veste l’evento Vogue World a Londra

La nuova collezione co-ed è stata presentata a Milano, durante la Fashion Week di giugno, ma Charles Jeffrey è riuscito comunque ad avere un momento sotto i riflettori anche nella ‘sua’ Londra. Alla vigilia della Fashion Week, la Bibbia della moda ha organizzato l’evento Vogue World: London 2023, concluso con la reunion delle top model in passerella. Sienna Miller, James McAvoy, James Corden e altri hanno interpretato delle ‘maschere’ teatrali super cool, mettendo in scena un omaggio a My Fair Lady con uno sketch comico originale di James Graham sulla crisi del settore teatrale.

Gli uscieri vip del Theatre Royal Drury Lane indossavano le celebri uniformi rosse disegnate (e aggiornate) da Charles Jeffrey Loverboy: una versione genderless del frac ispirate al New Romantic, con spille da balia e un vivace tessuto scozzese. La testimonianza dell’amore di Charles Jeffrey per il mondo delle arti e per la grande eredità british. God Save King Charles (Jeffrey)!

Paul&Shark chiama Pierce Brosnan e il figlio Paris: viaggio di famiglia in Italia

L’allegria di una partita a carte, il paesaggio delle colline toscane, l’eleganza senza tempo della maglieria e l’abbraccio complice di un padre e di un figlio. Paul&Shark lancia la nuova campagna ‘A Father and Son Tale‘, dedicata alla collezione Autunno/Inverno 2023, con una famiglia d’eccezione: l’attore Pierce Brosnan e suo figlio Paris.  


Pierce e Paris Brosnan modelli per Paul&Shark

La nuova campagna di Paul&Shark è un ponte tra l’Italia – scelta come set – e Hollywood. Protagonista infatti è l’attore Pierce Brosnan, storico volto di 007 e protagonista di commedie cult come Mamma Mia, insieme al figlio Paris. Il figlio, oggi 22enne, ha ereditato dal padre la chioma fluente, i lineamenti scolpiti e una certa eleganza: nella campagna, scattata da Giampaolo Sgura, i due posano insieme sullo sfondo della campagna italiana, tra borghi, pic nic e decapottabili. Un inno alla tradizione, al calore famigliare e al lusso discreto che tanto piace alla Gen Z.

Paris e Pierce Brosnan
Paris e Pierce Brosnan

Padri e figli: due generazioni a confronto

Lo styling della campagna invernale 2023 di Paul&Shark è affidato ad Anna Dello Russo, decana delle fashion blogger prima e influencer poi. Il padre indossa pullover dalla linea classica – uno crema, a trecce, e uno carta da zucchero a costine, mentre il figlio punta su camicie, dolcevita e un giubbotto imbottito.

Anche per la collezione invernale, Paul&Shark continua il dialogo tra generazioni a confronto: i protagonisti della campagna estiva erano Mark Vanderloo e Mark Vanderloo Jr. Il trend delle ‘campagne di famiglia’ piace sempre di più al mondo della moda, che sempre spesso chiama i figli a posare coi genitori. Il messaggio è chiaro: gli anni passano, le mode cambiano, ma lo stile resta.

La nuova campagna di Paul&Shark
La nuova campagna di Paul&Shark

Mv Agusta Brutale 1000 RR Assen: una moto esclusiva per una storia di vittorie


Una lunga storia che corre su due ruote e oggi prosegue con un nuovo, elettrizzante capitolo. La casa motociclistica MV Agusta ha lanciato una nuova edizione limitata, frutto della collaborazione diretta con il circuito di Assen, la Brutale 1000 RR Assen. La moto celebra le 35 vittorie di MV Agusta sul leggendario tracciato olandese, considerato la cattedrale della velocità.

Un dettaglio della Brutale 1000 Assen
Un dettaglio della Brutale 1000 Assen

MV Agusta, casa automobilistica di Schiranna di Varese, vanta una lunga storia di vittorie ad Assen: è infatti il costruttore italiano più vincente e il terzo in assoluto nell’albo d’oro del tracciato olandese. La MV Agusta Brutale 1000 RR Assen sarà prodotta a mano in Italia, in soli 300 esemplari numerati. Un’edizione esclusiva e prestigiosa: rispetto alla versione 2023 della Brutale 1000 RR, include infatti diversi aggiornamenti tecnici. Uno su tutti il cambio elettronico, più preciso e dolce negli innesti grazie a modifiche hardware e software. Il motore è il quattro cilindri in linea ad elevate prestazioni di 998 cc, capace di 208 CV (153 kW) a 11.000 giri al minuto e 116,5 Nm a 11.000 giri al minuto.

La Brutale 1000 RR Assen di MV Agusta
La Brutale 1000 RR Assen di MV Agusta

Senza dimenticare il design. La “Assen” si riconosce sui colori eleganti che giocano su Blu Nordico, Argento Ago e oro, che esaltano materiali d’avanguardia come la fibra di carbonio. La sella, invece, è rivestita in Alcantara blu.

La moto, che vanta una dotazione tecnica di primissimo piano, è stata presentata in un’occasione speciale: durante il TABAC Classic GP di Assen, un evento imperdibile per tutti gli appassionati delle due ruote. La Agusta Brutale 1000 celebra una storia di successi: sono passati quasi 50 anni dall’ultima vittoria MV Agusta ad Assen, ottenuta nel 1976 da Giacomo Agostini nella classe 350. E, da allora, le moto della casa italiana continuano a sfrecciare e a far sognare il pubblico.

La fine di un’era: Sarah Burton lascia Alexander McQueen

Nel grande valzer dei direttori creativi di questi ultimi mesi un addio è arrivato come un fulmine a ciel sereno: Sarah Burton ha lasciato Alexander McQueen dopo oltre 25 anni nella casa di moda, di cui 13 da direttrice creativa. Fu lei, nel 2010, a prendere le redini della casa di moda dopo la prematura morte del fondatore, l’enfant terrible della moda Lee Alexander McQueen. Da quel momento, la designer ha portato avanti la complessa eredità stilistica del suo predecessore regalandole un nuovo garbo, un nuovo romanticismo, una nuova luce. Non a caso, tra le sue clienti più affezionate c’è la principessa Kate Middleton, che ne ha fatto l’avamposto di un nuovo stile british, cool e sofisticato.

La carriera di Sarah Burton da Alexander McQueen

Sempre lontana dai riflettori, schiva per natura, Sarah Burton ha iniziato a lavorare nel brand nel 1997 e ne ha preso le redini nel 2010. La sfida che l’aspettava non era delle più semplici: Alexander McQueen era stato un vero rivoluzionario, aveva infuso le sue creazioni dei suoi personali tormenti. I suoi demoni, attraverso forbici e tessuto, erano diventati abiti spettacolari: vivi, fiammeggianti, teatrali.

Alexander McQueen Primavera/Estate 2022

Sarah Burton, fino ad allora braccio destro di Alexander McQueen, ha deciso di portare avanti la sua eredità senza tentare di rivaleggiare col suo genio. Lo ha fatto con intelligenza, alla sua maniera: se il dna delle sue creazioni era inequivocabilmente quello di Lee McQueen, i toni, i colori e gli accenti erano squisitamente, intimamente nuovi. Più luce, più fiori, più grazia. Un nuovo codice sartoriale per donne uscite da fiabe sì, ma a cavallo del proprio destriero, con anfibi, stivali e catene sotto le vaporose gonne e i corsetti.

L’ultima collezione disegnata dalla stilista britannica sarà presentata il 30 settembre: la sfilata Primavera/Estate 2024 diventa così il testamento stilistico di Sarah Burton per Alexander McQueen. Non ci sono notizie, al momento, su chi potrebbe prendere il suo posto: Phoebe Philo, tornata ora a disegnare il suo marchio omonimo? Alessandro Michele, orfano di Gucci?

Sarah Burton disegnò l’abito da sposa di Kate Middleton

C’è un momento in particolare che ha lanciato il nome di Sarah Burton anche fuori dalle cerchie della moda. Dobbiamo tornare indietro al 2011, al royal wedding tra il principe William e Kate Middleton. La scelta della futura principessa cadde proprio sulla designer, che ebbe l’onore (e l’onere) di disegnare uno degli abiti più citati, copiati e ammirati nella storia recente della corona inglese. Ma non finì lì: tra la principessa e la stilista nacque un lungo sodalizio, tanto da scegliere il marchio McQueen per tutte le occasioni importanti, inclusi i ritratti ufficiali per il suo 40esimo compleanno. Dopo l’addio di Sarah Burton al marchio si chiude un’era: anche Kate Middleton rimarrà orfana della sua designer preferita?

Ariete dopo Sanremo torna a fare ‘Rumore’: il nuovo album

Ariete è tornata. Il singolo Rumore, appena uscito, anticipa l’album La Notte (fuori il 22 settembre 2023). La cantautrice, artista di riferimento della Generazione Z, ha conquistato il pubblico con L’Ultima Notte e Cicatrici, prima di partecipare al Festival di Sanremo 2023 con il brano Mare di Guai (entrato nella tracklist del nuovo album). Ora, a soli 21 anni, torna con un disco intimo, a metà tra una pagina di diario e una lettera d’amore.

Ariete, foto di Ilaria Ieie

Di cosa parla il disco La Notte

Arianna del Giaccio, aka Ariete, torna con un nuovo disco. A due anni di distanza da Specchio, il 22 settembre arriva La Notte: un disco di confidenze, un luogo dell’anima in cui mettere ordine tra pensieri, sensazioni, sentimenti. Durante la notte, quando finalmente ci fermiamo, ci mettiamo in ascolto dei nostri sentimenti più autentici. Pensiamo alla persona di cui siamo innamorati, tocchiamo le corde più nascoste dell’anima: di notte è più difficile mentire. Proprio l’amore, infatti, è il filo conduttore del disco, che contiene 11 tracce, tra cui il singolo appena uscito Rumore.

  1. Cose in comune
  2. Caramelle
  3. Un’altra ora
  4. Rumore
  5. Dormiveglia
  6. Le cose che ho fatto per piacerti
  7. Quattro inverni
  8. Nulla feat. Chiello
  9. Nostalgia
  10. Mare di guai
  11. La notte

La cover del disco La Notte

Le date del primo tour di Ariete

Forte di un nuovo album, la giovane cantautrice parte in autunno per il suo primo tour nei palazzetti italiani. I fan potranno ascoltarla il 17 ottobre al Palaflorio di Bari, il 18 ottobre al Palapartenope di Napoli, il 21 ottobre al Palazzo dello Sport di Roma, il 24 ottobre all’Unipol Arena di Bologna. Il tour ‘Ariete Tour 2023’ si concluderà il 27 ottobre al Mediolanum Forum di Milano.

Il Calendario Pirelli 2024 celebra l’orgoglio dell’Africa

Fermare il tempo. Una bella sfida per un calendario, strumento nato per scandire proprio lo scorrere dei giorni, delle settimane e dei mesi. Ma il Calendario Pirelli 2024 non è solo un calendario: è una forma d’arte, elevata negli anni dal lavoro dei più importanti fotografi contemporanei. La nuova edizione alza l’asticella: si intitolerà Timeless – senza tempo, appunto – e sarà una celebrazione dell’orgoglio africano. A firmarlo, uno dei talenti più interessanti in circolazione: Prince Gyasi, 28 anni, il primo fotografo africano a misurarsi con The Cal.

Idris Elba dal backstage del Calendario Pirelli 2024 di Prince Gyasi, foto di Alessandro Scotti

Da Naomi Campbell a Idris Elba: le foto di backstage

In un costante slancio verso il futuro, Pirelli ha scelto lo sguardo anticonformista di Prince Gyasi per la nuova edizione del celebre calendario. Nato ad Accra, in Ghana, nel 1995, Prince Gyasi è un fotografo autodidatta: ha iniziato da adolescente, sperimentando con la fotocamera di un vecchio iPhone, e ha costruito un universo colorato e pop capace di raccontare da una nuova prospettiva il continente africano , la sua energia e le sue contraddizioni.

Tiwa Savage dal backstage del Calendario Pirelli 2024 di Prince Gyasi, foto di Alessandro Scotti

Non a caso, l’edizione 2024 è un grande omaggio ai pionieri e alle icone black: dalla poetessa Amanda Gorman, attivista e nuovo volto di Prada a Idris Elba, dalla cantante Tiwa Savage all’attrice candidata agli Oscar Angela Bassett. Nelle foto di backstage – scattate tra il Regno Unito e il Ghana – vediamo anche la Venere Nera in persona, Naomi Campbell, trionfante di fronte a un orologio liquefatto alla Salvador Dalì. Lo styling è curato da Olaoluwa Ebiti.

Amanda Gorman dal backstage del Calendario Pirelli 2024 di Prince Gyasi, foto di Alessandro Scotti

C’è un re nel Calendario Pirelli 2024

Nel cast del nuovo calendario c’è anche una presenza inaspettata: Otumfuo Osei Tutu II, re degli Ashanti. Il sovrano è stato ritratto in abiti tradizionali, circondato dalla sua corte. Il fotografo lo ha voluto per celebrare gli Ashanti, uno fra i più importanti gruppi etnici del Ghana, eredi di un grande impero che oppose una fiera resistenza ai colonialisti britannici.

Dal backstage del Calendario Pirelli 2024 di Prince Gyasi, foto di Alessandro Scotti

Because time is not a solitary path from life and death. It is a circle of inspiration, passed from generation to generation” , recita il manifesto creativo che accompagna il calendario. Cioè: “Il tempo non è un cammino solitario dalla vita alla morte. Crea un cerchio di ispirazione che si tramanda di generazione in generazione“. Orgoglio e tradizione, creatività e un nuovo sguardo al futuro: anche quest’anno The Cal ha vinto la sua scommessa.

NAomi Campbell dal backstage del Calendario Pirelli 2024 di Prince Gyasi, foto di Alessandro Scotti

New York Fashion Week: Peter Do debutta da Helmut Lang

Nel mondo della moda l’arrivo di settembre significa una sola cosa: il ritorno delle sfilate, con il loro carico di novità, promesse, ispirazioni. Come sempre, a dare il via al fashion month è New York (dal 7 al 13 settembre 2023) che deve dimostrare di saper ancora competere con le altre Fashion Week. Tra gli assi nella manica, c’è un debutto eccellente: quello di Peter Do alla guida del brand Helmut Lang. Giovedì 8 settembre 2023 il designer vietnamita presenta la prima collezione in passerella, la Primavera/Estate 2024.

Peter Do direttore creativo di Helmut Lang
Peter Do direttore creativo di Helmut Lang

Il grande ritorno di Helmut Lang

Anche se la prima sfilata alla Paris Fashion Week è avvenuta nel 1987, il nome Helmut Lang nella memoria successiva è legato a doppio filo negli anni Novanta. Lo stilista austriaco seppe interpretare con eleganza quel radicale mutamento nel mondo della moda che invocava una nuova pulizia, un nuovo rigore. Insomma, il minimalismo chic tanto amato dalla vecchia upper class newyorkese. E infatti, un decennio dopo il debutto, Lang trasferì tutto il suo atelier nel cuore della Grande Mela, dove lavorò con i migliori fotografi e le migliori modelle in circolazione segnando per sempre lo stile del decennio.

Helmut Lang disse addio alla moda all’inizio del nuovo millennio, dando via a una girandola di designer, con alterne fortune. La scorsa primavera è stata annunciata la nuova direzione creativa del marchio: a guidarlo ora è Peter Do, designer raffinato di origini vietnamite che prima di lanciare il suo brand si è fatto le ossa lavorando per  Celine sotto Phoebe Philo e poi da Derek Lam.

Kate Moss per Helmut Lang
Kate Moss per Helmut Lang

Peter Do debutta da Helmut Lang alla New York Fashion Week

Facile intuire le ragioni della scelta: Peter Do è un poeta del minimalismo, di quella semplicità frutto di bilanciamenti rigorosi e proporzioni calcolate al millimetro. Interpreta il suo ruolo senza nostalgia, ma anzi con una visione fresca e contemporanea che – si spera – ridarà energia e lustro al marchio Helmut Lang. Sarà lui infatti il protagonista della prima giornata di sfilate: “Helmut Lang ha una visione netta e radicale dell’abbigliamento quotidiano“, anticipa il sito della New York Fashion Week. Cosa aspettarci? “Un’uniforme creativa pulita e complessa al tempo stesso, minimal ed epica“.

Peter Do sul The New York Times
Peter Do sul The New York Times

The Rolling Stones Unzipped: un viaggio nella storia del rock (comodamente da casa)


Sessant’anni di carriera (e che carriera!) e un nuovo album in arrivo, Hackney Diamonds, a quasi otto anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio. I Rolling Stones non hanno alcuna intenzione di andare in pensione, neanche ora che il carismatico frontman Mick Jagger ha spento 80 candeline. Non solo: mentre Keith Richards, Brian Jones e Bill Wyman continuano a fare musica, i fan hanno un’occasione unica per osservare da vicino il rock’n’roll degli Stones …senza alzarsi dal divano. La mostra itinerante “The Rolling Stones – Unzipped” infatti raddoppia in versione digitale, aprendo virtualmente le porte ai visitatori di tutto il mondo sul sito web del Groninger Museum.

The Rolling Stones ©The Rolling Stones archive
The Rolling Stones ©The Rolling Stones archive

Un viaggio nella storia del rock, tra costumi di scena e strumenti

La mostra “The Rolling Stones – Unzipped” è il primo grande evento dedicato alle leggende del rock approvato dagli stessi Stones. Un vero e proprio viaggio nella storia del rock attraverso 400 oggetti originali provenienti dall’archivio personale degli stessi protagonisti: strumenti musicali, abiti da scena iconici, taccuini, foto e video rarissimi.

Diary Keith Richards, 1963 ©Keith Richards Archive

Diary Keith Richards, 1963 ©Keith Richards Archive

Tra i pezzi più significativi della mostra c’è la batteria di Charlie Watts, morto nel 2021. Non solo: sono state ricreati in versione digitale lo studio di registrazione e il loro loro primo appartamento londinese, al 102 di Edith Grove, dove tutto è nato. La mostra, ideata nel 2016, ha fatto il giro dei continenti negli ultimi anni.

The Rolling Stones – Unzipped, Groninger Museum, 2020-2021, ©Peter Tahl

The Rolling Stones – Unzipped, Groninger Museum, 2020-2021, ©Peter Tahl

Come vedere la mostra “The Rolling Stones – Unzipped”

Il museo di Groninger aveva già organizzato tour virtuali nel 2020, per far fronte al lockdown. A partire dal 5 settembre 2023 però ha deciso di ampliare l’offerta con un tour a 360 gradi della mostra curato da Carola de Poel (Panorama-Fotografie): un regalo per chi non può viaggiare o non può spostarsi.

The Rolling Stones ©Steve Klein
The Rolling Stones ©Steve Klein

Visitare la mostra sugli Stones comodamente seduti sul divano è semplice: basta avere un pc, un tablet o uno smartphone. Il prezzo del biglietto è di 5 euro, dopodiché è richiesto un login. Il tour dura circa un’ora, ma non mettetevi troppo comodi: è pur sempre rock’n’roll.

Set list London 15 May 2014, Ronnie Wood ©The Rolling Stones archive
Set list London 15 May 2014, Ronnie Wood ©The Rolling Stones archive

La cena di Chanel al Festival di Venezia: un omaggio glamour al grande cinema



E’ una lunga storia quella che lega la Maison Chanel alla settima arte. Quale luogo migliore per celebrarla se non il Festival del Cinema di Venezia 2023? Il 5 settembre la casa di moda francese ha organizzato una cena esclusiva in uno dei luoghi più famosi della città, l’elegante Harry’s Bar, a cui hanno partecipato 70 ospiti d’eccezione: da Tilda Swinton, attrice e ambassador del marchio, alla regista Sofia Coppola; da Priscilla Presley al giovane divo Jacob Elordi. Fino alle nuove stelle del cinema italiano: Fotinì Peluso, Linda Caridi, Valentina Bellè e Beatrice Grannò.

Fotinì Peluso alla cena di Chanel
Fotinì Peluso alla cena di Chanel, CHANEL Make up

Gli ospiti e i look della cena di Chanel a Venezia

Nel lungo elenco degli ospiti comparivano Olmo Schnabel, Lina Soualem, Roman Coppola, Malgorzata Szumowska, Elise Girard, Anaïs Tellenne, Benicio del Toro, Dario Yazbek Bernal e i membri della giuria Alice Diop e Mia Hansen-Løve. Protagonista della serata, ovviamente, la moda senza tempo di Chanel, che ha vestito gli ospiti dell’esclusiva cena. Tilda Swinton, magnetica e lunare, ha scelto un lungo abito con maniche a tre quarti e ricami opalescenti, impreziosito da cristalli sul girocollo. Il vezzo da diva? La manicure giallo fluo!

Tilda Swinton alla cena di Chanel, CHANEL Make up

Bianco anche per il regista Wes Anderson, che ha puntato sull’eleganza senza tempo di un completo senza cravatta, indossato con camicia verde acqua e mocassini senza calze. Jacob Elordi invece ha optato sulla semplicità di una camicia candida infilata in un paio di pantaloni grigi dal taglio classico.

Wes Anderson, Benicio del Toro e Tilda Swinton

Anche Sofia Coppola, sulla stessa scia, ha scelto una blusa in seta color crema abbinata a pantaloni di cotone. Semplice e chic. Menzione d’onore per Priscilla Presley, icona di stile e autrice del libro Elvis and Me (a cui si ispira il film di Sofia Coppola): ha indossato una giacca ricamata blu, nera e argento firmata, va da sé, Chanel.

Priscilla Presley alla cena di Chanel, CHANEL Make up

Le giovani attrici italiane conquistano Venezia

Ma a brillare sono state soprattutto le giovani star italiane: Fotinì Peluso ha indossato un mini abito nero di cotone glitterato con cardigan abbinato. Il look era completato da una borsa a tracolla con effetto olografico. Valentina Bellé ha scelto un look in total pelle nero impreziosito da gioielli Chanel, mentre Beatrice Grannò si è concessa il vezzo delle piume, con un gilet bianco e nero. Linda Caridi invece ha omaggiato uno dei simboli di Chanel, la camelia, col suo pullover ricamato. In ogni caso, la parola d’ordine è brillare: se non a Venezia, dove?

Valentina Bellé, Fotinì Peluso, Beatrice Grannò, Linda Caridi, CHANEL Make up