Lillet: in Italia per la festa della donna

È appena arrivato il Italia: si chiama LILLET, il nuovo aperitivo di Pernoud Richard dal gusto inconfondibile, ricercato e versatile, è pensato per le donne intraprendenti, dinamiche, che non hanno timore di esprimere se stesse. Espressione di un’elegante tradizione francese di fine ‘800, LILLET è realizzato in un piccolo villaggio a sud di Bordeaux – una tra le più famose regioni vinicole francesi –, ed è frutto di una raffinata combinazione di vini francesi e liquori di frutta attentamente selezionati. La Maison, fondata nel 1872, vanta una storia di oltre cento anni. Per questo LILLET rappresenta in toto quello che possiamo definire l’aperitivo “à la française”.



La particolarità del nuovo LILLET? Una combinazione di vini francesi e liquori di frutta donano un gusto delicato e una bassa gradazione alcolica (17% – oppure 5.7% in un long drink) e quindi anche un moderato contenuto calorico. Inoltre, è completamente privo di aromi e coloranti artificiali. Versatile e rinfrescante,  può essere servito in più occasioni, dal brunch all’aperitivo, e personalizzato secondo i propri gusti.



Gli ingredienti di LILLET sono scelti con grande cura: i vini francesi sono selezionati per la loro qualità e complessità organolettica, mentre i frutti – le cortecce di china e le bucce di arancia dolce e amara – mostrano una notevole freschezza e ricchezza aromatica. Questo equilibrio di frutta matura e vini pregiati è il risultato di quasi 150 anni di esperienza e conoscenza del mondo vitivinicolo. Tre le varianti che approdano in Italia, per questo aperitivo la cui storia risale al 1872 a opera dei fratelli Paul e Raymond che fondano la maison, e nel 1887 inizia la commercializzazione della prima versione dell’aperitivo: il Kina LILLET. Sono il LILLET Blanc, il primo della produzione, nasce dal blend di vini selezionati e liquori di frutta, maturati in botti di quercia, che conferiscono quell’aroma floreale e quel caratteristico colore dorato, che lo rendono ancora oggi riconoscibile. 



Nel 1962, durante il boom economico, la maison decide di proporre al pubblico un prodotto dal gusto più corposo, strutturato, rivolto agli estimatori di vini rossi: il LILLET Rouge. Dopo quasi 50 anni, nel 2011, con le nuove generazioni, si va incontro ai gusti contemporanei producendo LILLET Rosé, dal sapore fresco, vivace e fruttato. Quest’ ultimo è sicuramente perfetto per festeggiare le donne: un sapore fresco, vivace e fruttato, con qualche nota speziata, ma dalla struttura bilanciata. Gradevole da assaporare con un long drink con tonica, sempre fresco (6- 8°C) e accompagnato da ghiaccio e una fetta di lime.

Le aziende food che fanno del bene

In un clima di incertezza, disorientamento e imprevedibilità normativa e prospettica, le aziende food si stanno dando da fare per aiutare gli eroi del Covid-19: i medici, gli ospedali, i pazienti colpiti e i parenti, che in questo momento vivono una situazione ben più difficile del #iorestoacasa.

  • Il Gruppo Illva Saronno, multinazionale italiana conosciuta per il liquore Disaronno, ha deciso di riconvertire parte della sua produzione per realizzare gel disinfettante per mani. 100.000 bottigliette formato mignon 50 ml del brand Disaronno sono state trasformate in confezioni tascabili di gel igienizzante e donate alla Fondazione Banco Farmaceutico. Sono la Caritas di Roma, di Milano, di Firenze e di Palermo, Opera San Francesco per i poveri (Milano), Fondazione Progetto Arca (Milano), Fratelli San Francesco (Milano), Centro Astalli di Roma e di Palermo, Banco Farmaceutico Cosenza le associazioni che stanno beneficiando del prodotto. 
  • La gastronomia più celebre di Milano, Peck, ha donato tutto il ricavato della vendita delle sue colombe artigianali dell’ultima settimana al Policlinico di Milano. Due le varianti: la “Classica” e “Ai 3 cioccolati”, rispettivamente a 30 e 34 euro. L’importo raccolto contribuirà a potenziare le nuove aree di Terapia Intensiva dell’Ospedale, permettendo alla struttura di curare sempre più pazienti affetti da Covid-19. 
  • Prepara un cocktail a casa tua e fai del bene. Tu pensa al ghiaccio e alla tonica ed ENGINE spedirà a casa tua il Kit ENGINE Oil inclusive, la speciale confezione per il tuo cocktial da preparare a casa, che include il gin biologico prodotto nelle Langhe nella sua irriverente tanica di olio motore, un secchiello da gran premio e i bicchieri di latta più rumorosi del mercato.Tutti i profitti di questa vendita saranno destinati alla raccolta fondi del Cesvi per l’Ospedale di Bergamo. 
  • Offrire una cena a chi ne ha più bisogno con pochi clic: grazie a TheFork e Banco Alimentare arriva l’unico ristorante prenotabile e “aperto” in tutta Italia che lo rende possibile.Per tutto il periodo dell’emergenza da COVID-19 sarà attiva sulla sua app la possibilità per gli utenti di offrire un pasto a un’altra persona o famiglia effettuando una donazione libera al Banco Alimentare. Attraverso un vero e proprio “ristorante virtuale” creato da TheFork sulla sua applicazione, gli utenti potranno “prenotare” un pasto e offrirlo ai più bisognosi, con la possibilità di lasciare un messaggio solidale sotto forma di recensione. L’iniziativa che prende il nome di “Cena Sospesa” si ispira all’usanza campana del “caffè sospeso” e della più recente “spesa sospesa” che si sta diffondendo per fronteggiare le difficoltà economiche generate dal lock-down.
  • Il Gruppo Barilla ha effettuato una donazione di oltre 2 milioni di euro per l’Ospedale Maggiore di Parma con il fine di migliorare le attrezzature e le funzionalità della terapia intensiva, alla Protezione Civile e alla Croce Rossa per acquistare dispositivi medici e logistici per fronteggiare l’emergenza, e serviranno per munire di ventilatori polmonari le strutture mediche regionali dell’Emilia Romagna. «L’Italia che resiste siamo tutti noi: sono le persone che operano anche nella filiera alimentare, sono tutti i lavoratori che con senso di responsabilità ci permettono di continuare a portare i nostri prodotti nelle case degli italiani. E sono, soprattutto, i medici, gli infermieri e tutti gli operatori a cui siamo immensamente grati per il lavoro straordinario che stanno facendo per fronteggiare l’emergenza», ha dichiarato Luca Barilla, Vicepresidente del Gruppo Barilla. 
  • Zuegg, storica azienda veronese del settore delle bevande, ha donato 250 mila euro a favore delle strutture sanitarie dell’Azienda ULSS 9 Scaligera e distribuirà 150.000 succhi di frutta, in segno di solidarietà e sostegno agli operatori della Protezione Civile. 
  • Coca-Cola ha fatto una donazione di 1,3 milioni di euro alla Croce Rossa Italiana e inoltre sta offrendo i propri prodotti a 10.000 operatori sanitari in prima linea per l’emergenza. Infine, a nome dei dipendenti dello stabilimento siciliano di Sibeg saranno donati 80mila euro all’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania per acquistare apparecchiature e dispositivi medico-diagnostici per i reparti di Terapia Intensiva e Rianimazione. 
  • Insieme per cucinare il giorno di Pasqua all’Ospedale Sacco di Milano: sono il gruppo di ristoranti Miscusi e lo chef due stelle Michelin Pino Cuttaia, un pranzo speciale per circa 100 tra medici e infermieri che lottano in prima linea. “Rendere le persone felici, diffondendo lo stile di vita mediterraneo è la nostra missione di vita, fatta di piccoli gesti quotidiani. Nel buio iniziale del Covid (abbiamo 300 persone a casa), cercavamo una luce e così abbiamo iniziato a portare pasti agli ospedali per sostenerli ed evitare di sprecare quello che avevamo in magazzino. Giorno dopo giorno l’emozione dei medici ci ha dato ancora più forza e da allora non ci siamo mai fermati, tanti amici ci hanno scritto per offrirci il loro aiuto così abbiamo abbracciato la solidarietà di chi condivide i nostri valori. Pino Cuttaia, tra i primi. Un amico che, come solo lui sa fare, con un semplice sugo ha raccontato un’emozione che ti rende felice” ha spiegato Alberto Cartasegna, fondatore e CEO di Miscusi. 

REGALI DI NATALE: Cesti e limited editions per Food Lovers

Regali “foodie” da appassionati di enogastronomia: regala quello che vorresti ricevere. “Il cibo unisce”, come la tavola avvicina e per questo, a meno di un mese da Natale, spesso il regalo più apprezzato è proprio quello gastronomico, che viene quanto meno assaggiato da chi lo riceve e non rischia di essere accantonato in un angolo della cantina. Per Man in Town abbiamo selezionato i regali più golosi per veri food lovers.

“Disaronno Wears Trussardi”, è la limited edition di Natale che unisce in matrimonio due brand del Made in Italy: Disaronno e Trussardi con tradizione, innovazione ed eleganza italiana dove la texture tipica Trussardi si fonde con il monogramma del Levriero e l’inconfondibile forma della bottiglia, mentre pennellate fucsia, verdi, azzurre incorniciano l’ etichetta per un risultato moderno e contemporaneo. E’ questa la sesta Limited Edition del progetto Disaronno® Icon, che ogni anno vede la collaborazione del brand con le più grandi firme della moda italiana, da 25 euro.

Tante confezioni regalo limited edition per il Natale per Caven di Nera Vini con tante formule acquistabili da e-commerce (http://neravini.com/caven_catalogo_vini.php?brand=caven&settore=confezioni) e nel punto vendita aziendale a Chiuro in Valtellina. Tra le più vendute la cassetta da 3 bottiglie con Sforzato di Valtellina D.O.C.G. Messere, Valtellina Superiore D.O.C.G. Sassella La Priora e Valtellina Superiore D.O.C.G. Giupa a partire da 49 euro.

Pellegrino dedica agli appassionati di vino tanti wine box per Natale: tema dominante delle confezioni è lo stile new vintage, un omaggio agli anni ‘50 e ‘60 del boom economico italiano, un’epoca unica e spumeggiante che ha segnato la storia italiana. Decori vintage, metalli preziosi e legni invecchiati caratterizzano il packaging dei wine box, per un regalo nel regalo: fuori confezioni che diventano oggetti riutilizzabili e da collezionare, all’interno una scelta che varia da  bianchi ai rossi fino al passito di Pantelleria e i grandi marsala.

Confezioni da 18 a 27 euro.

Le limited edition dei liquori Giardini d’Amore sembrano delle vere bomboniere natalizie:  confezioni realizzate interamente a mano che ricordano nei gusti e nei profumi un viaggio in Sicilia. Novità dell’anno si potrà recapitare il regalo direttamente al destinatario con una  gift bag o un raffinato cofanetto che racchiuderanno il liquore insieme a un elegante biglietto di auguri realizzato con carta di riso. Ordinazioni al numero 347.3049160 o scrivendo a [email protected] . Prezzo 50€ (50cl), 30€ (20cl), spedizione compresa.

La cantina maremmana Rigoloccio regala un packaging tutto natalizio ai suoi vitigni internazionali dal DNA italiano. Da colline metallifere di Grosseto che regalano una tannicità particolare ai vini, la confezione regalo che comprende Elegantia (Maremma Toscana Doc ), Il Sorvegliante (Toscana Rosso Igt) e Fonte dell’Anguilllaia (Toscana Rosso Igt) a 125 euro su rigoloccio.it.

L’azienda vinicola Michele Chiarlo delle Langhe ha progettato per Natale una nuova cassetta da regalo: si chiama Prestige ed è perfetta per gli amanti dei vini di queste terre.  Barolo Tortoniano del 2014 e il Barbaresco Reyna 2015 hanno un prezzo di 75 euro acquistabile su michelechiarlo.it.

Un taccuino per appassionati gourmet: ecco Moskardin, che fa il verso al celebre marchio, ma che riporta in copertina il pesce veneto, il moscardino. L’idea è quella di Germana Cabrelle, giornalista padovana nato nel 2008 per la passione di chi ama scrivere e viaggiare. Per il Natale 2018 è uscita la versione Rosso Tramonto a 12 euro.

Salumi stagionati, frutto di un saper fare artigianale, dalla Food Valley in tavola con l’elegante cofanetto “Giuseppe Verdi”, creato per il Natale 2018, con tre tipologie di Salami Allegro: al peperoncino, al Parmigiano Reggiano DOP e al tartufo nero. La scatola in latta, dal sapore vintage, è attraversata da una banda tricolore con una stampa del profilo del Maestro Giuseppe Verdi, nativo della Bassa Parmense e il Castello di Torrechiara, evocato dal logo Terre Ducali. Disponibile a 13,90 euro su terreducali.it

Il re del cioccolato Ernst Knam ha ideato per Natale un nuovo Christmas Tree (foto in cover) su indicazione e disegno della moglie, Frau Knam. All’expertise della lavorazione del cioccolato, approfondita ulteriormente nel corso del 2018 grazie al viaggio nelle piantagioni peruviane, hanno portato alla creazione del Bubble Tree, che con il suo profilo slanciato e accattivante si configura come centrotavola perfetto per le cene e i pranzi di Natale più glamour. In Via Anfossi 10 a 50 euro.

Il Parmigiano Reggiano dell’azienda agricola Bertinelli diventa una crema per i più golosi: dal millesimato 24 mesi realizzato con latte vaccino crudo proveniente da bovine che abbiano partorito da non più di 100 giorni. Rispetto a quello “normale”, questo latte – meglio. Un bel regalo che si sposa con primi piatti e risotti oltre che come appetizer, spalmato su crostini oppure come farcitura di barchette di pasta brisé, accompagnato a mousse di salmone o a frutta fresca, dall’uva ai frutti rossi. bertinelli.it

Una vera chicca natalizia quella di Ink Eat, il Winter Cuddle Kit: concedersi una tazza di cioccolata fumante con marshmallows personalizzati per una dolce pausa relax, già pronta, basta scaldare e lasciar sciogliere. 4 marshmallows con grafica natalizia disponibili in tre tipologie: dark – gocce di cioccolato fondente (70,5%); white – gocce di cioccolato bianco; pink – gocce di cioccolato ruby  a 7,70 euro disponibile su www.inkeat.com

Un flagship store innovativo che ha aperto di recente: Cerdini&Quernardel abbina lo storico champagne della maison con cioccolato e macaron per realizzare delle casse di Natale che fungono da elitario cesto natalizio. Dal semplice albero di Natale di cioccolato (a 24€) ai marron glacè (4 pezzi per 13€) fino a dei veri cadeau che contemplano champagne & cioccolato 800gr e 8 macaron a 161 euro.

Tante le confezioni regalo natalizie da Ikea in stile finlandese dai Vintersaga, i biscotti al pan di zenzero al paj rabarber, ovvero croumble ovvero tortini di pasta frolla da riscaldare al rambarbaro fino ai kafferep, i biscotti con ripieno di lampone. A partire da 1,50 euro su ikea.com

Imbandire la tavola per il Natale è un rito quasi sacro: per questo sull’e-commerce Euronova c’è una sezione dedicata solo a questo con prezzi che variano da 3,99 ad abbordabili 20 euro su euronova-italia.it/it/natale/decorazioni-natalizie/tovaglie-di-natale

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AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

Dieci chef d’eccellenza hanno cucinato della ricette pensate per chi vive il sintomo della disfalgia lo scorso novembre, per i 10 anni del centro clinico NEMO dell’ ospedale Niguarda , specializzato nelle malattie neuromuscolari. “Aggiungi un posto a tavola è la terza serata di un progetto ambizioso, teso a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’importanza di prendersi cura anche degli aspetti nutrizionali delle persone con malattia neuromuscolare e sostenere così il team multidisciplinare di NEMO che lavora per migliorare la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, in collaborazione con Identità Golose, il congresso internazionale della buona tavola di Milano. L’intero ricavato andrà al centro clinico Nemo: per accreditarsi tutte le info su www.iosononemo.it o scrivendo alla mail [email protected]

Alberto Fontana, presidente del Centro Clinico NeMO sottolinea: “Il nostro team di operatori da dieci anni lavora per preservare e salvaguardare la possibilità di continuare a far sperimentare ai pazienti il piacere del gusto e della condivisione, creando le condizioni ottimali per rispondere ad ogni più piccolo bisogno e garantire così la migliore qualità di vita anche dal punto di vista della nutrizione

Ad ispirare il progetto è stato il libro Nutrirsi con gusto, un libro di ricette “particolari”, nato dal coinvolgimento di due professionisti della cucina, Mauro Uliassi e Paolo Piaggesi, con i medici del Centro Clinico NeMO. Alla serata hanno partecipato Andrea Ribaldone – Osteria Arborina, La Morra (CN); Christian Milone – Trattoria Zappatori, Pinerolo (TO); Diego Rossi – Trattoria Trippa, Milano; Eugenio Boer – Bu:r, Milano; Eugenio Roncoroni – Ristorante Al Mercato, Milano; Franco Aliberti – Tre Cristi, Milano; Matteo Monti; Misha Sukyas; Paco Magri – Ristorante Dordoni, Cremona e Paolo Lopriore – Ristorante Il Portico, Appiano Gentile (CO).

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A 150 anni dalla morte del maestro, la musica e le ricette di Gioachino Rossini raggiungono i 2.173 m di SkyWay Monte Bianco.

Appuntamento nel teatro in quota per sabato 3 novembre: cantanti, musicisti, chef ed eccellenze italiane daranno spettacolo tra ghiacciai e pareti di roccia. Il prossimo sabato 3 novembre si celebrano i 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini sulla vetta più alta d’Italia: la location è suggestiva, lo Skyway Monte Bianco, l’avveniristica funivia che collega Courmayeur ai 3.466 metri di Punta Helbronner. A salire in alta quota saranno non solamente le celebri arie del grande compositore, ma anche le sue ricette. Trio di star per i piatti degli chef Bobo Cerea di Da Vittorio che presenterà i Maccheroni alla Rossini di Pastificio Mancini, Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore con le sue Capesante con carciofi e foie gras e Robert Vifian chef-sommelier del parigino Tan Dinh, che delizierà con la faraona alla Rossini. Tre chef iper stellati che insieme a Agostino Buillas, del Café Quinson, che darà il benvenuto con una specialità valdostana, costituiscono un quartetto d’eccellenza ad alta quota. Creatività, gusto e passione da assaporare in una location “di frontiera”, sospesa tra Italia e Francia, nel panorama di vette della stazione intermedia di Skyway, il Pavillon du Mont Fréty (2.173 m).

giorgia paci
“L’idea è quella di portare il celebre ‘Salon du samedi soir’ che Rossini teneva a Parigi, per una sera sul tetto d’Europa, un evento per il pubblico di oggi, ma che sarebbe stato gradito al maestro” spiega Daniele Vimini, Vice Sindaco del Comune di Pesaro e presidente del Rossini Opera Festival. “La sua musica e i migliori prodotti della tavola, oggi come nel XIX secolo, faranno da cornice al racconto degli eventi che lo celebreranno nel 150esimo della morte”.

Gli ospiti, accolti all’arrivo a Courmayeur con un “White Carpet” e con l’affascinante musica di Rossini, riceveranno un’accoglienza memorabile: tutte le cabine della funivia, che sono trasparenti e ruotano lentamente per offrire una vista a 360° sul paesaggio, ospiteranno a bordo un talentuoso musicista. Inoltre, nelle postazioni food & beverage, i cantanti d’opera saranno pronti ad intonare le celebri melodie del pesarese più famoso del mondo. Un innovatore straordinario che ha rivoluzionato i canoni del suo tempo, sia sul pentagramma che a tavola. Sarà l’occasione per raccontare i prossimi eventi in calendario: a partire dalla 40esima edizione del Rossini Opera Festival, che nell’anno delle celebrazioni rossiniane sarà ancora più speciale. Una serata che rende omaggio alla natura “doppia” del compositore: immenso musicista, Stendhal lo aveva ribattezzato “il Napoleone della musica”, ma anche raffinatissimo Gourmet. Un innovatore che ha rivoluzionato i canoni del suo tempo sia sul pentagramma che in cucina.

Daniele Antonangeli
Daniele Antonangeli

 

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CR42 FALCO: il nuovo gin dedicato a Giandomenico Brunello e al suo biplano della Seconda Guerra Mondiale

Fratelli Brunello, distillatori veneti dal 1840 lanciano un nuovo gin amarcord dedicato a Giandomenico Brunello, pilota classe 1916 e terza generazione della famiglia , che con il suo biplano CR 42 FALCO solcava i cieli dall’Africa al NordEuropa durante la Seconda Guerra Mondiale,  insignito di Croce al Valor militare. Proprio grazie alla sua passione, nei suoi viaggi era sempre alla ricerca di  nuovi ingredienti e aromi con il pensiero un giorno di riproporli “Made in Veneto”. Si tratta di un gin a 45°, tra le botaniche, oltre alle classiche ginepro e limone, spiccano l’alloro e le foglie di mirto tipiche del Mediterraneo, e il dragoncello. L’infusione avviene in alcol agricolo prodotto da cereali italiani, al naso, oltre alle botaniche, si affiancano le note delicate di fieno, miele e camomilla, seguite da aromi mediterranei. La bottiglia da 700 ml si presta a un gioco vedo non vedo grazie alla parte inferiore in vetro satinato e alla superiore in vetro trasparente. L’ etichetta che fascia la bottiglia riporta la texture del cuoio, a ricordo del classico caschetto da pilota. Il coraggio di Giandomenico Brunello è leggendario: riconosciuto con la Croce al Valor militare, documentata così: “Al Sergente Pilota Brunello Giandomenico – da Montegalda (Vicenza) – Pilota d’assalto compiva rischiose azioni belliche emergendo per ardimento e noncuranza del pericolo” dal 27 maggio al 30 giugno 1942.
Al termine del conflitto Giandomenico non lasciò andare questa sua passione e, pur non trascurando le attività della Distilleria di Famiglia, tornava a solcare i cieli, atterrando in continente e presso le isole, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, come nuovi ingredienti e aromi con il pensiero un giorno di riproporli “Made in Veneto”. L’infusione delle botaniche avviene in alcol agricolo prodotto da cereali italiani, per tutto il tempo necessario affinché esprimano al meglio tutte le proprietà aromatiche e organolettiche. Al termine il gin riposa senza forzature per un’ottimale decantazione, lasciandolo il più naturale possibile.

Un gin originale il cui ingrediente speciale è il tempo, elemento che da 178 anni identifica e su cui fa leva la Distilleria Brunello, assieme al talento nella speciale dedizione alla ricerca delle botaniche più appropriate, ottenendo così un gin equilibrio ed unico.

 

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cr 42 falco biplano

Dall’ 11 gennaio 2018 riparte la terza edizione del Master in Filosofia del cibo e del vino, sinergie tra enogastronomia e comunicazione

Stretta la collaborazione tra l’Università Vita-Salute San Raffaele e la redazione Food del Corriere della Sera per il Master in Filosofia del cibo e del vino: iscrizioni aperte fino al 30 novembre 2018. Un master per insegnare ai giovani come raccontare il cibo: dal prossimo 11 gennaio riparte la terza edizione del Master in Filosofia del cibo e del vino, nato dalla stretta collaborazione della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, l’Italian Signature Wine Academy (Iswa) e il gruppo bancario Intesa Sanpaolo. Ma quest’anno il corso interdisciplinare, grazie all’apporto della redazione Food del Corriere della Sera, che ha lanciato da pochi giorni anche il suo inserto speciale Cook, sarà in grado di formare dei comunicatori a tutto tondo che sappiano muoversi nell’enogastronomia. L’obiettivo infatti è quello di formare figure professionali che possano inserirsi sia in realtà aziendali che in media specializzati del settore. Un percorso di studi trasversale, che spazia da filosofia, etica, antropologia, storia, geografia dei territori e letteratura, a marketing,foodwriting e nutrizione. Tra i docenti, lo storico della gastronomia Alberto Capatti, i filosofi Massimo Donà (direttore del master), Massimo Cacciari, Andrea Tagliapietra e Francesco Valagussa, lo scrittore vincitore del Premio Strega Tiziano Scarpa, la condirettrice del corso e responsabile editoriale della redazione Food del Corriere Angela Frenda, il caporedattore centrale del quotidiano di via Solferino e critico enologico Luciano Ferraro e altre firme del giornale. Il percorso sul tema della nutrizione è affidato ai responsabili del Progetto Eat (dedicato all’alimentazione sostenibile), portato avanti dal Gruppo Ospedaliero San Donato Foundation. Un corso post laurea per valorizzare l’unicità del Made In Italy nel settore agroalimentare e vitivinicolo e riposizionare i prodotti sui nuovi canali del mercato. Da qui partiranno le future leve del grande settore food italiano.

 

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Cinque indirizzi lacustri da non tralasciare. Assolutamente

Vecchia Malcesine
  • Capriccio: a Manerba del Garda, un luogo dove cenare a pelo d’acqua, da un ampio salotto che domina tutto il lago. La chef patron Giuliana Germiniasi ha continuato la tradizione di famiglia, portando nuovi spunti a piatti tradizionali, supportata dalla attenta maitre (e figlia) Francesca Tassi. Una cucina tutta al femminile.

  • Il ristorante Regio Patio, all’interno dell’hotel Regina Adelaide: un gioiello di ospitalità seguito dalla famiglia Tedeschi che, da Garda, porta alto il nome della cucina dello chef Andrea Costantini, non solo nella parte veronese del lago di Garda. Signature dish dello chef da non perdere il ramen all’italiana, con pesce di lago.

  • Vecchia Malcesine: una terrazza che guarda a strabiombo su Malcesine, dal suo castello scaligero fino ai surfisti, che godono delle sue onde. Lo chef Leandro Luppi guarda sempre avanti: l’innovazione è dietro l’angolo, come per il piatto Perla nera, divertente antipasto dove la capasanta ha la consistenza di quella cruda, ma la si scopre cotta.
  • Pesce d’oro: ristorante storico, fronte lago nel comune di Chiusi, borgo bandiera arancione del Touring Club, al Pesce d’oro si gusta una prelibatezza dimenticata, tipica dalla cucina etrusca: il brustico, ovvero il persico di lago abbrustolito secondo le ricette tramandate nei secoli e cotto con le sottili canne del lago di Chiusi.

  • La Trota: a Rivodutri la scommessa dei fratelli Serva, Sandro e Maurizio, è stata immane, ovvero conquistare il palato degli avventori con un ingrediente tra i più poveri, il pesce di acqua dolce, e creare su questo tema piatti raffinati, eleganti e gustosi. I colori della Riserva Naturale dei Laghi si specchiano nei piatti: dalla Zuppa di tinca alla Carpa in crosta di semi di papavero, dalle Zite arrostite con coregone affumicato e carciofi chips al Luccio perca cotto sulla pelle.

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In riva al lago: i cinque ristoranti da non perdere

Il Fagiano del Grand Hotel Fasano

Il fascino di una passeggiata sul lago, un piacere da vivere in ogni stagione, anche d’inverno. Tappa doverosa di un Grand Tour, quella verso il lago è un’attrazione atavica. Perfetto per un gita fuoriporta o per un weekend di relax. Abbiamo selezionato 5 indirizzi da non perdere, affacciati sui maggiori laghi italiani.

Piccolo lago: sul lago di Mergozzo, un ristorante 2 stelle Michelin, che è una bomboniera di romanticismo. Tavolini che si affacciano sullo specchio che riflette chi desina qui. Lo chef Marco Sacco, nell’ultimo anno, ha portato avanti il progetto Gente di Lago, per la valorizzazione dei pesci di acqua dolce. Lo spunto in più? Allo chef table’s non c’è preparazione culinaria per i 23 assaggi di Sacco, sempre sublimi.

Battipalo: sul lago Maggiore a Lesa. A pochi chilometri da Stresa e Isola Bella un romantico ristorante che ha visto il recupero di una stazione di attracco dei traghetti. Qui la chef Simona Benetti tratta magistralmente il pesce di lago, per una cucina sincera e delicata, piena di amore per la stagionalità e con un tocco di erbe dell’orto. Gabriele, in sala, si occupa dell’abbinamento dei piatti con champagne di nicchia, che ricerca personalmente.

Berton al lago: recente stella Michelin allocata dentro l’hotel Il Sereno a Torno, sul lago di Como, con la consulenza dello chef Andrea Berton. La proprietà di Luis Contreras vuole replicare Il Sereno Hotel, già presente a Saint Barth, nelle Antille francesi. La cucina è nelle mani di Raffaele Lenzi, napoletano doc, appena uscito dall’hotel Bulgari, di Milano. Il piatto da non perdere? Merluzzo marinato alla soia, chips di riso, verza arrostita e umeboshi, piatto accompagnato da una tazzina da caffè con, all’interno, brodo di baccalà.

Lido 84: una stella Michelin per Riccardo Camamini, ma si vocifera possa raggiungere la seconda. Una cucina fatta da tanta ricerca e cura maniacale a un prezzo, contenuto, per l’esperienza fatta. Qui, dove tra canfori e ulivi, oleandri e buganvillee, comincia la meravigliosa “Riviera dei Limoni” e i sapori si concentrano decisi in perfetto equilibrio.

Il Fagiano del Grand Hotel Fasano: una proposta che richiama la Belle Époque, la simpatia dello chef Matteo Felter e una linea di piatti classici dallo stile moderno, con tante specialità lacustri. Una sala in legno, che richiama il calore di un’altra epoca e una gin lounge, pieds dans l’eau, che ci riporta nel presente.

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Un viaggio in Toscana tra i Borghi Bandiera Arancione

San Casciano dei Bagni

L’incrocio tra Val di Chiana e Val d’Orcia è un riempirsi gli occhi di castelli, torrette, colline e boschi; l’olfatto del delizioso tartufo e la forchetta di una buona chianina. Grandi spazi verdeggianti al sole, che parlano di nobiltà, di guerre antiche e di cultura. Un itinerario di un weekend, per tre borghi Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, tra i più interessanti della Toscana, da Chiusi a San Casciano dei Bagni, fino a Sarteano. Piccole frazioni nell’entroterra, immerse nella natura, entro i diecimila abitanti e con una pregnante attività culturale. D’altronde, il 2017 è stato dichiarato anche “l’anno dei borghi”, dal Ministero del Turismo e si sta sempre più sviluppando una tendenza a preferire piccole perle di storia, da Bergolo in Piemonte, – il più piccolo borgo Bandiere Arancioni con 71 abitanti – a San Vito al Tagliamento, in Friuli, con quasi 15mila. La ricerca delle tombe etrusche ci porta a Chiusi, patria di Re Porsenna: leggenda narra che per un periodo dominò Roma e proprio sei mesi fa è stata scoperta una nuova sfarzosa tomba nella necropoli di Poggio Renzo, che sembrerebbe essere regale. Una Toscana di confine che regala emozioni, come quelle che si provano di fronte all’abbraccio del Museo Etrusco, un coperchio funerario che simboleggia un amore straziante, come quello dell’ultimo addio tra innamorati. Tra canopi, vasi antropomorfi e tombe funerarie anche le opere di Bizhan Bassiri, artista iraniano trasferitosi a Chiusi, che ha recentemente esposto le sue opere alla Biennale di Venezia, creano un suggestivo contrasto. Poco distante il museo della cattedrale, con una tra le più importanti collezioni di codici miniati e il labirinto di Porsenna, una rete cunicolare che attraversa i sotterranei del paese, dove vengono organizzati divertenti caccie al tesoro etrusco. Qui è terra del brustico: il particolare persico di lago abbrustolito secondo le ricette etrusche, con le sottili canne del lago di Chiusi, che si possono degustare al ristorante Pesce d’Oro, in abbinamento al suggestivo Kernos, il vino che matura in un cunicolo dell’azienda Poggio ai Chiari. Altro ristorantino da frequentare, proprio in centro paese è La Solita Zuppa: tra l’aglio del bacio (ovvero l’aglione della Val di Chiana, non contente allina, quindi ovvia alla consueta cattiva digeribilità), ragù toscano e le ricette medicee è un indirizzo da provare. Il giorno successivo approcciate il borgo medioevale di San Casciano, qui un’ampia terrazza che si affaccia sulla valle è spesso teatro d’incontri con vip e personaggi dello spettacolo, che vengono in vacanza in questo borgo. Senza dimenticare essere il paese con il più alto numero di chianine in provincia di Siena, come ricorda Serena Mori, presidentessa del Consorzio Terre e Terme. Poco distante si trovano le Cantine Ravazzi, “azienda toscana in cantine umbre”, dove degustare una microproduzione di sole 2mila bottiglie di Vinsanto Occhio di Pernice, 98 punti per la guida vini di Luca Maroni, il migliore nella sua categoria. Da qui ci si sposta alla frazione di Palazzone, dove assaporare la produzione di vino e olio biologico di Cantina Mori, alla quarta generazione, dove ammirare anche il frantoio settecentesco, con la macina a pietra. Sempre poco distante, se avete la fortuna di strapparlo ai suoi boschi, è interessante scambiare quattro chiacchiere con un tartufaio doc, Gianni Barzi di Podere Bulgherino, 100 ettari incontaminati dove, con i suoi lagotti romagnoli e spinoni, ricerca i pregiati tuberi. Perla gastronomica locale e non solo, a Castello di Fighine, altra frazione di San Casciano, lo chef Heinz Beck – 3 stelle Michelin de La Pergola a Roma – ha formato il giovane e promettente chef Gianluca Renzi, già stellato a soli 28 anni. Al Castello è affascinante pranzare sulla terrazza coperta di glicine bianco, rimbalzando tra la tecnica della scuola di Heinz e ottimi prodotti del territorio, senza perdere la visita, a pochi metri, della bucolica Pieve di San Michele Arcangelo. Altra meta per gli amanti dei sapori autentici è l’agriturismo Il Poggio, piccolo resort con ristorante e 100 ettari di coltivazione bio, con oltre 2400 olivi, il vigneto che produce Orcia Doc, lino bio, allevamenti di cinta senese, polli bio di razza rustica e un maneggio con quindici cavalli tra arabi e maremmani, un vero gioiello nella campagna più autentica, un’azienda agricola alla 14esima generazione. Prima di ripartire è d’obbligo una sosta ristoratrice alla stazione termale di Fonteverde: un maestoso palazzo rinascimentale che domina la fonte, voluto dal Granduca Ferdinando I de Medici, fra dolci colline, boschetti di cipressi e piccole chiese. Ci si può riposare guardando l’orizzonte dalle piscine panoramiche, lasciandosi cullare da una temperatura costante a 42 gradi. Il tour si conclude a Sarteano, con il racconto della giostra del Saracino, sentito quanto il Palio di Siena. Lo scopo è quello di infilare l’anello tenuto dal moro nella lancia, senza essere disarcionato. Un borgo che è la fedele riproposizione dell’Italia medioevale e che ha dato i natali a Papa Francesco Tedeschini dei Piccolomini, al secolo Pio III. Proprio qui si trova uno degli affreschi meglio conservati dell’epoca etrusca: la tomba della quadriga infernale, proveniente dalla necropoli di Pianacce. La tappa a Sarteano merita anche solo per ammirare la magnificenza del serpente a tre teste, più grande nella storia antica e il colorato ippocampo, in una città che, tra i tanti archi murati, vuole mantenere netta la separazione tra mondo dei vivi e dei morti.

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Tutte le novità della guida Michelin 2018

L’olimpo dei tre stelle Michelin si è allargato a quota nove. Entra nella top 9 dell’alta ristorazione il ristorante più a nord, il St. Hubertus di San Cassiano, capitanato da Nobert Niederkofler, da tutti conosciuto anche come l’ideatore del progetto internazionale Care’s – The ethical chef. Forse è proprio la sua lungimiranza su temi caldi e futuristici nel mondo della ristorazione, che gli conferisce quel quid in più da terza stella. Questa la versione di Michael Ellis, direttore internazionale delle guide Michelin: «I piatti rivelano la personalità dello chef. Quelli di Niederkofler, del ristorante St. Hubertus, sanno raccontare mille e una storia. I protagonisti sono la natura, la cultura e i gusti schietti e intensi delle sue montagne, la passione e la fatica quotidiana dei contadini e degli allevatori, la qualità eccelsa dei loro prodotti, le tradizioni e i metodi tramandati, il calore dei masi, il desiderio di viaggiare per imparare e di ritornare per ritrovare il proprio stile di vita, l’impegno, la cura, la costanza che si sposano con l’entusiasmo e la leggerezza. Nei suoi piatti si gustano questi sapori, si vedono le montagne, si ascoltano queste storie. L’incontro con questa cucina non è un pasto, ma un’indimenticabile esperienza umana». Siamo arrivati a quota 356 ristoranti stellati in Italia, ma nessuna donna, quindi una Rossa un po’ al maschile per il 2017. Ma la 63a edizione della Guida ha altre succosissime novità, passa da una a due stelle Andrea Aprea Vun, all’interno del Park Hyatt a Milano che «guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini» come racconta Sergio Lovrinovich, Direttore Guida Michelin Italia; una stella in più stella per il giovane, quanto bravo, Matteo Metullio, «talento innato», del ristorante La Siriola, a San Cassiano. In Alta Badia si spinge sull’acceleratore; ma anche la Romagna si arricchisce  di due stelle: Alberto Faccani, ristorante Magnolia, a Cesenatico,  che si contraddistingue per «curiosità, creatività e disciplina».
La carrellata di nuovi stellati italiani, invece, è lunga: Enrico Bartolini concquista, ancora, una nuova stella, collezionando la quinta con il Glam a Venezia.
A Milano, invece, si consuma un dramma: il televisivo Carlo Cracco, in procinto di aprire in Galleria e fresco di nuova opening con il suo Garage insieme a Lapo Elkann, è stato punito per cotanta assenza dal ristorante, si attesta quindi a una sola stella. Un altro big della ristorazione perde una stella conquistata per ventanni, Claudio Sadler, a pochi giorni dalla pubblicazione del suo libro “I miei nuovi menu”, edito da Giunti. A Milano, capitale gastronomica per eccellenza, ci sono anche tre luminose nuove stelle: Contraste di Matias Perdomo; Eugenio Boer a Essenza e Roberto Conti al Trussardi Alla Scala. Sempre in Lombardia, Andrea Berton non conquista la seconda al suo ristorante al Berton al Lago, all’hotel Il Sereno di Torno. Prima stella anche per Villa Giulia di Maurizio Bufi (Brescia) e Florian Maison a San Paolo d’Argon (Bergamo). A Treviso il giovane Francesco Brutto è stato premiato per la cucina di Undicesimo Vineria. A Tirolo (Bolzano), festeggia, invece, Culinaria im Farmerkreuz. La si aspettava la stella di Andrea Ribaldone nelle Langhe con l’Osteria Arborina, ma a fargli compagnia anche Andrea Larossa, con La Rossa. Anche la capitale non scherza con le stelle: da Adriano Baldassarre – del Tordomatto – a Fabio Ciervo, a La Terrazza dell’Hotel Eden; alla riconferma di Riccardo Di Giacinto, per All’Oro, all’interno del relais The H’All Taylor Suite. In Toscana festeggiano Cum Quibus di Alberto Sparacino; a San Gimignano, Poggio Rosso con Fabrizio Borraccino (Castelnuovo Berardenga) e Perillà (Castiglione d’Orcia).
In Abruzzo D.One Restaurant, il primo ristorante diffuso con stella d’Italia, un’idea di Davide Pezzuto, a Roseto degli Abruzzi. A Sud è contemplata solo la Campania (ultime news dalla Campania): prima stella per Cristoph Bob, con la cucina de Il Refettorio, per La Serra di Luigi Tramontano a Positano e per La Locanda del Borgo a Telese Terme.

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LA MAGIA DELLA CUCINA MEDIORIENTALE FINALMENTE A ROMA

Za’atar, un’antica miscela di spezie diffusa in tutto l’ex impero Ottomano e CA nell’attuale Middle East, è, ora, anche un ristorante al Testaccio: un melting pot di cultura e un’apertura verso l’Oriente. Ventuno spezie donano a questa salsa il particolare mix che dà il via a questo viaggio culinario che, dalla capitale italiana, porta nelle variopinte vie di Istanbul, tra gli arazzi di Gerusalemme, nell’intrigante deserto marocchino e tra le assolate dune persiane. Proprio in questo periodo in cui il Medio Oriente è, purtroppo, associato alla paura, Luca Piperno, imprenditore di successo nel campo della ristorazione romana, ha voluto creare un ristorante che avvicini alla cultura del Middle East, insieme ai soci Mayer Naman, Victor Nahum, Michele Aprile e Marco Domenicucci, già rodati con i locali, Dolce, Retro e Casa 900. “Vogliamo sdoganare il concetto della cucina mediorientale, che non è solo kebab e cous cous e che si presta a una ristorazione di livello. Esempi chiari, in questo senso, sono le aperture di Cleo Hollywood a Los Angeles, Momo a Londra e El Jardin del Califa a Cadice”. Blu cobalto alle pareti, un ricordo delle notti d’Oriente e decori arabeschi da Mille e Una Notte, curati dall’architetto spagnolo Elena Piulats, con smalti colati e il bancone del bar con gli ottoni piegati, acidati e invecchiati, oltre alle decorazioni marocchine che tracciano la via del tavolo. Il menu spazia tra ricette libanesi, israeliane, greche, marocchine e persiane. Tra gli antipasti da provare gli speziati hummus, lo tzatziki e le insalate dagli ingredienti ricercati come menta, melograno, barbabietole viola, pesche e miele. La punta di diamante sono, però, i gamberi fritti avvolti in pasta kataifi, serviti con avocado e salsa di yogurt allo zafferano. Tra i main courses (il concetto tra primi e secondi diventa labile) i Tajine di pollo, manzo, agnello e pesce serviti alla marocchina, ma anche le polpettine di legumi con spezie e coriandolo, la tartare di salmone marinato con harissa e tabulenia. I dessert sono ancora in fase di studio, argomento delicato in Medio Oriente, dove tutti i dolci sono eccessivamente zuccherati per il nostro palato. I cocktail studiati da Roberto Laureri meritano da soli il passaggio al locale: bilanciati, speziati e suadenti come le note della musica araba.

Za’atar
Piazza Orazio Giustiniani 2,
00153 Roma
06 5741382
[email protected]

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Essenzialità al palato a Firenze

L’Essenziale diventa più minimal e l’offerta si differenzia, arrivando all’anima della cucina dello chef Cipriani. «Il servizio deve essere veloce, non vi devono essere più barriere tra la cucina e la sala», ecco il credo di chi ha deciso che al suo bistrot si punti al sodo. Un unico menu degustazione a mano libera dello chef per il tavolo che, con lo sguardo spazia nelle cucine, a metà strada tra uno chef table e un vero e proprio pass, per sette portate e per massimo quattro persone. Ai tavolini la proposta è unica: cinque portate, sempre a insindacabile scelta dello chef. Infine la condivisione: su un unico tavolo social, per otto persone, approdano grandi vassoi (per un minimo di due persone a ordine) da dividere, estrapolando qualche proposta dai menu degustazioni. Dietro queste idee, che svecchiano la classica cucina gourmet fiorentina, il giovane chef Simone Cipriani, 32 anni, già a capo di Essenziale da un paio d’anni, dopo le esperienze da Arnolfo a Colle Val d’Elsa, 2 stelle Michelin, oltre al Santo Graal a Firenze, dove ha preso spunto per il suo “servizio da chef”. Ricavato in un ex deposito di camion con travi a vista, quadri d’arte alle pareti, arredi lineari e artigianali, un cassetto da cui l’ospite trova le posate per apparecchiarsi la tavola e un pinguino travestito da pirata che dà il benvenuto agli ospiti. La cucina rispecchia la vita dello chef, zaino in spalla, alla scoperta di sapori e gusti nuovi, senza barriere culturali e mentali. Se dovessimo trovare due città nei suoi piatti sarebbero senza dubbio New York e Tokyo. I piatti da non perdere (e da chiedere a gran voce anche durante il menu al buio) sono la tartare di manzo con marinatura di shiso, rabarbaro e fragola; lo spaghetto freddo, condito con un’ emulsione di aglio sbollentato e alga nori e la rivisitazione della rosticciana, la tipica costa di maiale fiorentina, disossata, brasata e ricostruita come non ci fossero mai stati tanti passaggi prima della tavola, a sorpresa per chi prova a toglierne l’osso.

Essenziale by Simone Cipriani
Piazza di Cestello, 3R, 50124 Firenze
Orari di apertura:                                                  
Da martedì a domenica 19.00 – 22.00
Telefono: 055.2476956
Cellulare: 333.7491973 
Email: [email protected]

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Il benessere gourmet delle vacanze nel sud Italia

Il sud Italia ha sempre un fascino misterioso e regioni come la Puglia o la Calabria, negli ultimi anni, hanno visto un incremento esponenziale delle presenze durante la stagione estiva. Luoghi rinomati per la bontà del cibo possono essere anche mete per il benessere del corpo: un viaggio tra le strutture più belle dove trovare entrambi i piaceri nel sud Italia.

La prima tappa del viaggio è la Puglia: ci troviamo al Vinilia Wine resort, a Manduria in provincia di Taranto. Il ristorante Casamatta è capitanato dalla chef Valeria Piccini, che fa scoprire una Puglia del gusto che riunisce i sapori di questa terra all’eleganza della cucina due stelle Michelin. Nel prato della dimora, al tramonto, le lezioni di tai ji con esercizi di Qi Gong coinvolgono i cinque elementi della natura. Ci si può tuffare, poi, nella piscina realizzata con cemento osmotico, che riproduce un fondale marino. Inoltre, è attesa l’apertura, per l’autunno, di una mastodontica spa con i trattamenti, a base di vino, che ora vengono fatti direttamente nelle camere.

Dalla Puglia un salto in Calabria: era chiamata nell’antichità “acqua disgustosa”, ma ora, nell’epoca del benessere, l’acqua delle Terme Luigiane è super ricercata, anche se impregna i vestiti e la pelle di zolfo, avendone la percentuale più alta d’Europa. Ogni due settimane prende vita la serata calabra: antipasto con salumi e formaggi tipici, la bruschetta con la ‘nduja, la marmellata di cipolle rosse di tropea e le polpette di carne sono solo alcuni degli spuntini proposti, per concludere con una serata danzante a tema calabrese nell’Hotel Terme Lunigiane della struttura.

Dalla Calabria basta attraversare uno stretto per trovarsi in Sicilia, nella splendida Taormina, qui al Belmond Grand Hotel Timeo si gode il “Sicilian Ritual”, all’interno del centro benessere della struttura: massaggi ai fiori di Neroli e trattamenti per i piedi, con la lava vulcanica della vicina Etna. Per chi vuole godere delle gioie del palato lo chef Roberto Toro, siciliano verace, riscopre la semplicità della cucina tipica sicula e propone, tra i piatti signature, la pasta alla Norma o con le sarde e il tonno in crosta di quinoa, con zucchine e salsa all’arancia.

Poco distante, a Castiglione di Sicilia e ai piedi dell’Etna, il Pìcciolo Etna Golf Resort & Spa offre un completo relax nel cuore del parco dell’Alcantara e dei Nebrodi: una spa di 1.000 mq con sauna, bagno turco, idromassaggio, water paradise, piscina idroterapica. Due ristoranti propongono una cucina ispirata alla tradizione siciliana, con la filosofia dello chef stellato Andrea Ribaldone: “Fresco, Italiano e Semplice”.

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Il benessere gourmet delle vacanze nel centro Italia

Chi indugia nei piaceri del piatto difficilmente si nega quelli del corpo, la tendenza gourmet e quella benessere si sposano perfettamente e, sempre di più, i pacchetti weekend e vacanze contemplano entrambi gli aspetti. Un viaggio tra le strutture più belle dove rilassarsi nel centro Italia.

Nell’esclusiva Versilia, il Principe Forte dei Marmi è il boutique hotel e spa più esclusivo della zona. Nome curioso, ma d’impatto quello della spa, Egoista, disposta su 400 mq, un vero e proprio grido di benessere. Cucina all’avanguardia per il ristorante gourmet all’interno della struttura, il Lux Lucis, con la firma dello chef Valentino Cassanelli: l’esperienza più esclusiva è quella allochef’s table, per un menu degustazione da 12 portate.

Dalla Versilia alla Firenze dei Medici: il Four Seasons si affaccia sul Giardino della Gherardesca, 4,5 ettari ricchi di fascino, che dagli inizi del XIX secolo è dimora di piante rare e in via di estinzione. Al centro benessere il must è il massaggio con il vino del Chianti. A  capo della cucina del Palagio, una stella Michelin, lo chef Vito Mollica, una location che conserva ancora le originali colonne e il soffitto a volta, creando un’atmosfera intima e suggestiva, coronata da piatti che propongono alta cucina italiana e toscana.  

Da Firenze al cuore della Toscana più autentica. Il borgo di Castelfalfi ha un ricco passato medioevale che oggi è stato arricchito da Tui Blue Selection, con il Toscana Resort Castelfalfi, cinque stelle con un’ampia area benessere. Per un’esperienza gourmet, il ristorante La Rocca si colloca all’estremità dell’antico Borgo da cui domina i 1.100 ettari che compongono la tenuta. Guidata dall’Executive Chef Michele Rinaldi, La Rocca di Castelfalfi si distingue per il gusto e la passione che costituiscono ogni piatto offerto dal ricercato menù in cui si riscontra il fascino della storia.

Il passo è breve per raggiungere Saturnia eil resort a 5 stelle membro del gruppo Leading Hotels. Terme di Saturnia Spa & Golf Resort regala grandi soddisfazioni a chi è in cerca di benessere: proprio qui sgorgano le acque conosciute sin dall’antichità, a una velocità di 500 litri al secondo e a una temperatura costante di 37° C. Una cucina raffinata come quella dei ristoranti Acqualuce, le cui vetrate si affacciano sulla magia della sorgente, si fonde con il piacere termale e All’Acquacotta, 1 stella Michelin, capitanato dallo chef Giuseppe Zibetti.

Dalla Toscana all’Umbria più verace, siamo a Todi, dove si possono provare rituali dalle radici antichissime. Dalla flower experience ai trattamenti al sale rosa dell’Himalaya. Al Country Chic Resort Roccafiore, un viaggio per il palato al ristorante gourmet Fiorfiore con diversi menu proposti dallo chef Carlo Grimaldi e preparati utilizzando esclusivamente prodotti dell’azienda agricola Roccafiore (vino, olio, verdure, legumi) o di aziende vicine (carni, formaggi, tartufi).

Il benessere si coniuga con le esperienze gourmet: gli indirizzi nel nord Italia

La parola benessere è sempre più associata all’esperienza gourmet: stare bene significa prendersi cura del proprio corpo, ma anche della propria mente. Il cibo riesce a coinvolgere anche i fanatici della forma fisica, grazie alle nuove proposte light e salutistiche. Un viaggio tra le strutture più belle del nord Italia, dove rilassarsi a 360 gradi.

Il nostro excursus parte dalla Valle D’Aosta, da Eco Wellness Hotel Notre Maison, nella valle di Cogne: atmosfera da chalet di montagna e una cucina della tradizione locale, capitanata dallo chef Simone Carlone. Polenta, fonduta o gnocchi d’orzo, benessere garantito dal laghetto alpino esterno, immerso nel verde con una temperatura costante di 35°.

Dalla Valle d’Aosta al Piemonte, in un castello del 1500, al ristorante Q33. Lo chef Maurizio D’Andretta, executive del country resort Al Castello di Sillavengo, propone una cucina gourmet all’insegna della mediterraneità. Dalla sala delle Colonne, la principale del castello, si passa alla piscina racchiusa dalle mura della struttura, alla grotta del giardino, per salire al centro massaggi.

Ci si sposta in Lombardia, in quello che possiamo definire un agriturismo chic a neanche mezzora di auto da Milano. Cascina Caremma è un’azienda agricola di 36 ettari con un’autarchia pressoché totale per il ristorantino e la SPA, ricavata da un’antica stalla, i cui prodotti per i trattamenti vengono pensati e prodotti internamente.

Immersa nella Franciacorta, l’Albereta Relais & Chateaux è il suggestivo resort della collezione Terra Moretti Resorts che ammalia al primo sguardo. L’Espace Chenot Health Wellness SPA è un progetto unico in Italia, firmato da Henri Chenot. Quattro esperienze gourmet: dalla degustazione dei vini della cantina Bellavista, alla vista del ristorante Vistalago Bistrot, l’adiacente ristorante Leone Felice, capitanato dallo chef Fabio Abbatista, per finire con La Filiale, la nuova proposta pizza gourmet firmata da Enzo Coccia.

Un hotel dedicato al benessere, l’Aqualux Spa a Bardolino, sul Lago di Garda: otto piscine, con percorsi di acqua corrente, stazioni idro e aereo massaggio, oltre alla recente apertura gourmet di EVO, capitanata dallo chef Simone Gottardello: una lunga esperienza nelle cucine dello chef Giancarlo Perbellini, 2 stelle Michelin di Verona.

Al Belmond Cipriani di Venezia la commistione cucina e benessere si fa ancora più forte: dal ristorante stellato ai numerosi trattamenti specifici della SPA Casanova. Lo chef Davide Bisetto è stato recentemente insignito della stella Michelin al ristorante Oro.

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Sushi all’italiana: dal Giappone all’Italia

Il sapore della cucina del Sol Levante, con i condimenti all’ italiana e un design che ricorda le Hawaii nascosto, però, in una viuzza laterale “vecchia Milano”, nei pressi di Corso Sempione. Fusion è l’aggettivo che caratterizza Kitchen Society, la sintesi del percorso di vita dello chef Alex Seveso, con tante esperienze condensate in gusti decisi, ma armoniosi. Appassionato giocatore di golf e del bien vivre, stile Miami Beach di 20 anni fa, Alex ha sempre amato il sushi e il sashimi, eleggendolo a suo principale nutrimento. Rispetto a quello che si prova in Italia, però, indipendentemente dal ristorante di lusso o dal take away finto giapponese, il sushi qui è sempre intriso da forte salsa di soya e wasabi, tanto da perdere il gusto del pesce fresco. Il condimento sovrasta il sapore del piatto.
Ecco come nasce l’idea di un sushi all’italiana: le migliori tecniche giapponesi unite ai condimenti italiani, la materia prima viene così esaltata da selezionati olii extravergine d’oliva, capperi di Pantelleria, granelle di pistacchio di Bronte, creme di tartufo bianco e di erbe, spezie mediterranee. A Miami il successo. La proposta di aprire catene di ristoranti, società e franchising. L’Italia chiama e Alex Seveso decide che vuole un unico ristorantino, il suo, dove poter sperimentare continuamente nuovi piatti nell’amata Milano, che lo ha visto nascere. Cosa non manca mai nelle creazioni dello chef? Un gusto orientale abbinato al meglio dei sapori italiani, un forte senso dell’estetica e quel tocco caraibico immancabile in chi ha vissuto a Miami.
I must da provare sono il Nigiri Rocher, un gamberone affumicato al pepe, con granella e crema di pistacchio che s’ispira, come tecnica di pralinatura, al noto cioccolatino; la Polpo salad, si parte da un semplice polpo lessato e poi grigliato, abbinato a un’ insalata di cavolo cappuccio con avocado, acciughe e paprika dolce; i risottini fusion con riso giapponese non mantecato (da provare la versione giallo Milano, per una vera e propria fusion) con gamberi, avocado, peperoni e crema al tartufo bianco o quello con mix di salmone, orata, tonno e gamberi con olive, capperi e basilico; tra gli uramaki rolls i migliori sono quelli con orata, burro e salvia (una rivisitazione di una classica ricetta lacustre, il risotto con pesce persico).
Se la novità è la regola, il menu continua a cambiare a seconda dell’estro dello chef: per l’estate i nuovi antipasti come il burger di salmone scottato alla piastra su riso condito e alghe goma wakame; la caprese di tonno tonnato con mozzarella di bufala; il totanetto scottato, ripieno di riso con peperone su purea di fagioli cannellini al vino bianco; il gunkan di King Crab, con acciughe del mar Cantabrico; gli uramaki di gamberi rossi al pesto ligure e diverse proposte con jamon iberico Pata Negra de Bellota de cebo de campo, anche in versione mini hamburger, stanno conquistando rapidamente la clientela.
Lo chef non ama mettersi in mostra, preferisce incontrare i clienti per caso, perché spinti nel vicoletto invisibile di via Chizzolini, per il passaparola, per la curiosità, per il gusto. Preferisce lasciar parlare i Paesi che ha visto, amato, vissuto.

 

Kitchen Society
Via Gerolamo Chizzolini 2
20154 – Milano
Tel. 340.6763939
Chiuso domenica e al pranzo di sabato
Orari cucina: 12-14.30/19.30-23.30

www.kitchensociety.it

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LIMPIDA COME L’ACQUA

Andrea Renzo Vaccani, 27 anni, è a capo di un’azienda che commercializza oltre 80 milioni di bottiglie l’anno di acqua oligominerale. La sua è tra le acque con la più bassa percentuale di sodio (0,9), idonea anche per la preparazione degli alimenti dei lattanti (come riconosce il Ministero della Salute). La storia di Chiarella inizia nel 1965 nel comune di Plesio, sul Lago di Como, con l’imbottigliamento dell’acqua a soli 650 metri dalla fonte. Martin Reise, considerato il più influente water sommelier del mondo, ha inserito quest’acqua tra le sue preferite, gli esclusivi hotel e ristoranti affacciati sul lago di Como la propongono nelle proprie liste e, persino una delle star più famose di Hollywood, la preferisce durante i suoi soggiorni a Laglio. MANINTOWN ha intervistato il giovane signore dell’acqua, presente in luxury hotel e ristoranti stellati in Italia e nel mondo
Cosa provi ad essere a capo di un’azienda tra le maggiori in Italia e sui principali mercati internazionali a soli 27 anni? Cosa hai dovuto fare di più rispetto ai tuoi coetanei? Quali sono i pregi e i difetti di questa responsabilità?

Credo che il lavoro sia, nel suo significato più meritevole, una forma di realizzazione della propria interiorità, un concretizzarsi di ciò che ci rende unici e indistinguibili. Tempo fa ho ritrovato nella mia libreria una poesia di Charles Bukowski, che recita: “Se hai intenzione di provarci, fallo fino in fondo.” Vivo il lavoro e la vita privata con la stessa intensità, come se fosse un’unica opportunità di realizzazione di ciò che sono. Il mio ruolo pretende dedizione assoluta, una forte dose di lucidità che deve coesistere con un intelligenza intuitiva. Il lavoro mi dà, quindi, una forte libertà espressiva, ma esige anche grandi attenzioni e un impegno costante in termini di tempo.

Il lago di Como è ancora glamour? Perché qui l’acqua è particolarmente pura?

“Il lago di Como negli ultimi anni è cresciuto sia in ambito turistico, sia mediatico. Credo che oggi sia una delle mete turistiche più allettanti a livello mondiale. I margini di crescita sono ancora enormi, ma sono possibili unicamente se vi sono investimenti sui servizi, sulla logistica e sull’offerta culturale. L’impatto emotivo e paesaggistico del lago rimane imbattibile e va valorizzato il più possibile in ogni sua declinazione. Il jet set internazionale continuerà a riunirsi qui finché l’offerta turistica si muoverà su queste coordinate. L’unicità di Chiarella in termini qualitativi e, in un certo senso, “emotivi”, è data proprio dalle caratteristiche geografiche del luogo. Le montagne cadono a picco nel lago o, come scrisse Alessandro Manzoni ,“monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo” e la conformazione geologica della montagna fornisce un’ acqua estremamente equilibrata, con un mix perfetto di calcio, magnesio e potassio”.

Può un’acqua essere oggetto del desiderio, tale da richiederla quando ci si siede al ristorante?

Assolutamente sì. L’interesse sempre maggiore del consumatore per il benessere, ha portato a una crescente attenzione rivolta all’elemento più importante della nostra dieta: l’acqua. Il consumatore ha raggiunto una forte maturità in termini di scelta e di comparazione dei prodotti e una consapevolezza impensabile fino a 15 anni fa: oggi è proprio lui che, a ragione o torto, determina le scelte del ristoratore e non più il contrario. Finalmente, permettetemi di aggiungere.

Condiziona anche il gusto dei piatti?

Certamente. La regola base prevede acque con un residuo fisso più alto per la carne e i cibi conditi, invece, con un residuo fisso più leggero, per il pesce e i piatti più delicati. Questa regola è la declinazione di un noto dogma culinario: vino rosso per la carne e vino bianco per il pesce.

La carta delle acque ha senso in un ristorante?

I ristoranti che stanno registrando sempre maggior successo sono quelli che si distinguono per la ricercatezza delle loro proposte culinarie. In tal senso, la carta delle acque mi sembra un passaggio obbligato per chi propone certi tipi di standard.

Come si diventa water sommelier e come si distingue un’acqua premium da una di qualità inferiore?

Per distinguere un’acqua premium da una di primo prezzo potrei suggerire numerosi parametri; dall’equilibrio dei sali minerali alla provenienza. Importantissimi sono i dati tecnico-scientifici, ma l’esame da passare è sempre quello del gusto.

Pregi e difetti dell’acqua microfiltrata e differenze con i tuoi competitor

Intanto una premessa: l’acqua microfiltrata non è acqua minerale, è un prodotto completamente diverso. Chiarella si presenta con un prodotto leggero, la percentuale di sodio è tra le più basse del mercato, ma straordinariamente equilibrato e adatto alla dieta di tutti i giorni. Le acque con un residuo fisso molto basso non portano alcun tipo di nutrimento, ma, come dichiarato dall’OMS, sono dannose sul lungo periodo, perché assimilabili all’acqua distillata. Io raccomando sempre una scelta oculata, figlia della consapevolezza piuttosto che dei consigli pubblicitari. Quindi anche la mia acqua deve essere bevuta con criterio.

Ogni anno la legge italiana alza la soglia di tolleranza per i componenti nocivi che si trovano nelle acque minerali, cosa ne pensi? I valori di Chiarella sono cambiati nel tempo?

“No, da 54 anni, tempo trascorso dalla prima bottiglia uscita dal nostro stabilimento, i valori di Chiarella sono rimasti invariati nel tempo e questa è garanzia assoluta del valore del nostro prodotto. Non sono d’accordo di continuare ad alzare l’asticella della soglia di tolleranza proposta dal governo, si rischia di legittimare dosi sempre più alte di minerali pesanti.

Che iniziative avete pensato di promuovere per far conoscere la vostra acqua?

Da un anno abbiamo lanciato il progetto “Dalla parte dei piccoli”, insieme all’associazione Action Aid, donando una percentuale del prezzo di acquisto alla fondazione, per il supporto dei suoi progetti sulle scuole italiane. Da luglio prossimo lanceremo un nuovo progetto chiamato Symposion: ciclicamente verrà chiesto ad artisti internazionali di reinterpretare la nostra etichetta, tramite un opera d’arte originale. Il nome del progetto è ispirato al simposio di Platone.

Dove siete maggiormente presenti in Italia e all’estero?

Il nostro fatturato si divide per il 70% sul mercato nazionale e il 30% dell’estero. I nostri prodotti sono distribuiti principalmente nel Nord Italia, fino alla Toscana, all’estero siamo regolarmente distribuiti in più di nove Paesi in ambito Ue ed europeo.

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Il locale dove degustare. Lentamente

Lo chef Domenico Della Salandra torna alla carica con un nuovo progetto. Dopo essersi fatto amare da Il Taglio, in via Vigevano, in zona Navigli a Milano, ora si sposta in un quartiere upper class, accanto alla fermata Turati, a metà strada fra il Duomo e la Stazione Centrale. Ha aperto, in sordina e da circa un mese, un ristorante che, sicuramente, sarà molto frequentato dove, tra orchidee e cactus più unici che rari, consumare lentamente un buon piatto di casa, realizzato con tecniche da cucina stellata.
È proprio questa la filosofia di Desinolento, in Galleria Turati. Una carta che a pranzo cambia quotidianamente, garantendo ingredienti selezionati, freschi e stagionali, appartato e solo per pochi. Al momento l’apertura è solo per il pranzo, ma presto sarà elaborato un menu degustazione a 60 euro, per la cena, con piatti semplici, ma sfiziosi. Desinolento: una parola arcaica per sottolineare l’antico rito che incita a consumare in convivialità un pasto, assaporandolo fino in fondo; ecco perché spesso in menu si trovano anche piatti che “gridano” casa.
Alle pareti sono esposte mostre temporanee della galleria Deodato Arte; gli ambienti sono corredati da musica elettro jazz, pop anni ‘70 e da qualche momento rock. Il ristorante è molto materico, con delle tendenze anni ‘50, materiali diversi, sedie spaiate, dove l’unicità di ogni singolo angolo rende il locale sempre diverso. Un grande tavolo social- conviviale al piano superiore, che sembra a prima vista ricavato dal cuore di un albero, fa da contraltare a un bancone retroilluminato di finta ossidiana, più pacato e semplice il primo, effervescente e impegnativo il secondo.
Questo è il regno di Davide Mingiardi, ex Enocratia, che fu il tempio del buon bere a Milano e con esperienza nel bistellato Arnolfo, in Toscana. Il suo fare, spigliato e attento al tempo stesso, rende ancora più preziosa la cucina di Della Salandra e del sous chef Raffaele Russo, in perfetto accordo con lo stile del locale: fine dining, ma senza pretese, senza “puzza sotto il naso”. Trenta selezionati vini in mescita, una piccola carta di cocktail old school e i grandi classici della Milano da bere, ma anche svariati gin e 7 diverse acque toniche. L’inaugurazione si attende per i primi di giugno.
La primavera, introduzione al percorso gastronomico è un gioco visivo di colori e consistenze al palato: asparago bianco, verde, scquacquerone, piselli, fragole, crumble di uova e nero di seppia stordiscono e incuriosiscono fino a finire il piatto prima del previsto.
Dopo l’innovazione si passa a qualcosa di più codificato, ma non meno scontato: triglia con crema di patate al limone, zenzero confit, polvere capperi e olive taggiasche. Semplice e accattivante, perfetto per l’estate.
Ecco il piatto di casa – quello che Antonio Guida, chef executive del ristorante Seta del Mandarin Hotel chiese a Della Salandra quando era da Il Taglio e che diventò il suo piatto del cuore – fave e cicoria. Non un tradizionale fave e cicoria, perché si è usato un olio che è rimasto in infusione con 15 spezie e che conferisce, a un piatto visto e rivisto, una nota piacevolmente speziata e intrigante.
Classico anche questo, ma con qualche appunto caratteristico, il risotto cacio e pepe con le zeste di limone. Un ristretto di aceto di mele e il burro acido a mantecare ne attesta l’appartenenza all’alta cucina.
Per chiudere, un cioccolato bianco, lime, menta e ananas sciroppato homemade, realizzato con la tecnica del sottovuoto. Un ristorante dove prendersela molto lentamente.

Desinolento

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