Anastasia Doaga, attrice appassionata ed eclettica

Attrice ventenne di origine moldava, Anastasia Doaga decide prestissimo di trasferirsi in Italia e laurearsi in giurisprudenza, portando avanti gli studi di recitazione presso l’Accademia nazionale di arte drammatica Silvio D’Amico. Era nel cast della serie rivelazione The Bad Guy, disponibile su Amazon Prime Video, e in quello di Assassin Club, uscito nei cinema lo scorso febbraio, in un ruolo importante per cui ha recitato in inglese accanto a Noomi Rapace, Sam Neill ed Henry Golding. Il 2023 si apre con il botto per lei, grazie a un film da protagonista presentato alla Festa del Cinema di Roma, un road movie introspettivo sull’amore e l’amicizia, per la regia di Andrea Zuliani.

Com’è nata la passione per la recitazione?

Non so bene quando e come sia nata, non ricordo un preciso momento. Da piccola ho iniziato a guardare film, tanti film, e ricordo che andavo in camera, in segreto, e cercavo di riprodurre le espressioni degli attori. Non ricordo neanche i titoli, ero tanto piccola e concentrata sui visi, quasi fosse uno studio su ciò che vedevo. Mi chiedevo, “ci riuscirei o no? Potrei fare queste espressioni?”. È nata come una sfida, insomma.

Anastasia Doaga film
Total look Federica Tosi

Raccontaci dell’esperienza nella serie targata Amazon Prime Video The Bad Guy.

È stata un’esperienza bellissima, quel set era speciale, sembrava che tutto andasse sempre bene e questo è raro. È stato stimolante imparare a fare l’accento russo in italiano, essendo moldava mi risultava abbastanza difficile. Ho ascoltato diverse interviste di attrici e conduttrici russe, arrivate da poco in Italia, cercando di imitarle e rendere il tutto più naturale. Molto divertente, davvero.

Passi dal cinema al teatro, sei giovane ma allo stesso tempo eclettica e poliedrica, dove ti senti più a tuo agio?

Sono due esperienze diverse, effettivamente; ho fatto un po’ di teatro perché studiare alla Silvio d’Amico significa proprio questo. Non saprei dire, però, dove mi senta più a mio agio, forse ad oggi, se dovessi scegliere, opterei per il cinema, per un’indagine interiore, una ricerca personale. Ma non rinuncerei mai al palcoscenico, è parte di me.

Anastasia Doaga The Bad Guy
Total look Tod’s

Com’è stata la tua formazione all’Accademia Silvio d’Amico?

La formazione è stata difficile, quando sono stata ammessa parlavo abbastanza l’italiano, ma avevo un forte accento straniero. Per me la formazione andava in parallelo col “pulire” l’accento, è stato un lavoro tostissimo, la frequenza poi era di sei giorni a settimana, per nove ore al giorno, insomma è stata tosta. Ho sentito tanto il peso del cercare di affinare la parlata, la sfida più grande è stata sicuramente questa.

Qual è il tuo sogno nel cassetto, con chi ti piacerebbe lavorare in futuro?

Non posso rivelare il mio sogno nel cassetto perché è assai articolato, non si può esprimere a parole. In generale, mi piacerebbe lavorare con registi giovani, con un’idea, e in particolare per il cinema d’autore, che guardo spessissimo e mi attira sotto tanti punti di vista, lo sento molto vicino e, in futuro, vorrei tuffarmici, è quella la direzione dove vorrei andare.

Anastasia Doaga Instagram
Total look Federica Tosi

Credits

Talent Anastasia Doaga

Text Federico Giacoia

Photographer Roberto Autuori

Stylist Cosmo Muccino Amatulli

Make-up & hair Isabella Avenali

Ph. assistant Lavinia Mochi

Stylist assistants Lavinia Lodoli, Arianna Compagnone

MUA & hair assistant Michela Masciovecchio

Press office Lorella di Carlo

Nell’immagine in apertura, Anastasia Doaga indossa total look Tod’s

Esposizione MANINTOWN presso lo spazio Top Tag

L’esposizione presso lo spazio Top Tag arriva quasi al termine, con il finissage del 22 giugno. La mostra vede la partecipazione di numerosi interior designer e artisti: tra loro Riccardo Puglielli, che presenta per la prima volta il tavolo in marmo Hera, richiamo alle linee déco, che ricerca un impossibile equilibrio fra arte e funzionalità, solidità e leggerezza, eleganza e praticità, realizzato nei pregiati marmi policromi di Breccia Medicea dell’Acquasanta. Francesco Maria Messina, presente con opere quali il tavolo Fossilia, realizzato in legno fossilizzato incontaminato del Madagascar, il tavolo Glacies in alabastro bianco e vetro, i tavoli Larsen-C, lo specchio LUN Æ un vero e proprio omaggio alla natura, con base in pietra onice e lo scaffale re-epples con elementi realizzati in plastica riciclata per aumentare ulteriormente la consapevolezza sul drammatico impatto che l’inquinamento da plastica ha sugli oceani. Daria Dazzan che arricchisce la tavola con ceramiche fatte a mano e i coloratissimi vasi della collezione Onda. Mariano Franzetti autore di sculture che fondono estro, ricercatezza e sottile ironia.

Tavolo Hera di Riccardo Puglielli in vendita a 28.000€

Dimensioni: a scelta con piano rotondo a partire da diametro mm 1500, o con piano quadrato o rettangolare da mm 2000×1000 a mm 4000×2000, altezza mm 750.
Materiale base: alluminio – ottone – bronzo.
Materiale piano: marmo, metallo (alluminio – ottone – bronzo), vetro colato, cristallo, legno.

Tavolo Fossilia di Francesco Maria Messina in vendita a 3500€

Materiale base: Legno fossilizzato del Madagascar, risultato della cristallizzazione di un albero vecchio di 60 milioni di anni in pietra simile a marmo con inclusioni di quarzo.
Materiale piano: Vetro fumé su misura martellato a mano 

Tavolo Glacies di Francesco Maria Messina in vendita a 7000€

Materiale base: Alabastro bianco
Dimensioni: 160 x 120 x 60cm H 

I tavoli Larsen-C di Francesco Maria Messina in vendita a 6000€ cad.

Materiali: Base in alabastro e gambe in acrilico

Specchio LUN Æ di Francesco Maria Messina in vendita a 5000€

Materiale: Base in pietra onice

Scaffale re-epples di Francesco Maria Messina in vendita a 26.000€

Materiale: Acciaio
Dimensioni: L 320 x P 40 x H 200

Serie di Daria Dazzan in vendita da 80 a 190€

Sculture di Mariano Franzetti in vendita a
Sculture singole 100€ + iva
Donna con bambino 150€ + iva
Sculture sedute 250€ + iva
Gruppo scultoreo 450€ + iva

10 Corso Como sbarca in Sardegna con un pop-up store al Forte Village

Il concept store milanese 10 Corso Como, dopo l’apertura a Forte dei Marmi lo scorso anno, fa rotta sulla Sardegna e inaugura un nuovo pop-up nel celebre resort Forte Village, nel sud della Sardegna, a Santa Margherita di Pula (Cagliari).
La boutique temporanea dell’insegna presenta una selezione di accessori e borse, la collezione 10 Corso Como logo, quella Home design e una linea beachwear. Prodotti di culto, in piccole edizioni esclusive in co-branding, costituiscono una serie di articoli “long-seller”. L’interesse ad approfondire la conoscenza del prodotto e dei mercati e la predisposizione a entrare in sintonia con una clientela internazionale, unitamente all’instancabile ricerca di designer emergenti da proporre alla clientela e al talento per la vendita sono, da tempi non sospetti, le caratteristiche peculiari dello shop meneghino.

10 Corso Como pop up store
L’interno del nuovo store sardo dell’insegna

10 Corso Como, molto più di un concept store

Fondato a Milano nel 1991 dalla gallerista Carla Sozzani, 10 Corso Como ha creato e diffuso nel mondo il concetto di coesione tra cultura e tendenza, promuovendo il legame tra il mondo della moda, del design e del food. Riconosciuto come il primo concept store internazionale, ha trasformato il concetto di retail in una fusione di lifestyle e moda
Dal 2020, attraverso le skill imprenditoriali di Tiziana Fausti, titolare dell’omonimo multibrand bergamasco, l’insegna valorizza il percorso che l’ha resa un simbolo di Milano e del Made in Italy.

Forte Village, “migliore resort del mondo” da oltre due decenni

10 Corso Como store
Articoli in vendita nel nuovo pop-up store 10 Corso Como

Partner d’eccezione del nuovo progetto della boutique è una destinazione turistica sui generis. “L’unicità del nostro resort – dichiara, commentando la partnership, Marina Vitiello, retail Manager di Forte Village Resort – si esprime anche grazie alla grande moda. Crediamo che l’autentico stile italiano di 10 Corso Como, il concept store per eccellenza, renderà l’esperienza di shopping dei nostri ospiti ancora più esclusiva”.

Immerso in un incantevole parco naturale di 50 ettari, che si affaccia sull’azzurro dell’inimitabile mare della Sardegna meridionale, Forte Village è una destinazione unica a livello internazionale. Insignito – ininterrottamente – del prestigioso titolo di “miglior resort al mondo” dal 1998, offre una selezione di otto eleganti hotel, quaranta suite e tredici ville, in grado di assecondare le aspettative più alte, alle quali vanno aggiunti 21 ristoranti, oltre 20 accademie sportive – guidate da vere e proprie leggende di ciascuna disciplina – e l’Acquaforte Thalasso & SPA, un autentico angolo di paradiso, rinomato in tutto il mondo.

Si dimostra entusiasta della collaborazione anche Tiziana Fausti, presidente dello store, che rivela: “Non potevo non cogliere questa straordinaria opportunità e aggiungere alla visione di 10 Corso Como, il concept che da sempre unisce cultura, arte, design e lifestyle a Milano, un nuovo tassello con l’unicità del Forte Village in Sardegna”.

10 Corso Como Sardegna
L’esterno dello store, all’interno del Forte Village Resort

Nell’immagine in apertura, il nuovo pop-up store 10 Corso Como, all’interno del Forte Village

La P/E 2023 di Boglioli, un bisogno innato di evasione e scoperta

Per la primavera/estate 2023, Boglioli rende omaggio all’italianità attraverso un susseguirsi di paesaggi, colori unici dalle tinte decise avvolti dalla brezza estiva, emozioni forti, splendore e lusso. La collezione del marchio sartoriale bresciano prende spunto dal bisogno innato di evasione e dalla voglia di scoperta, attraverso la metafora di un viaggio in barca a vela lungo i paesaggi soleggiati della costa mediterranea. La tavolozza stagionale, dunque, attinge a tonalità da “cartolina”, dalle onde blu che s’infrangono sulle spiagge ai mille e più verdi della macchia mediterranea, per finire con le sfumature più suggestive dei caldi cieli al tramonto.

Boglioli PE 2023
Boglioli P/E 2023

Nuance decise, ispirate alla natura mediterranea, e tessuti soft touch

I capi, ispirandosi a un’estetica tutta incentrata su natura, gusto e sartorialità, comunicano un elemento da sempre fondamentale per Boglioli, che in questa stagione diventa protagonista assoluto: il colore. La proposta cromatica parte da due palette precise, richiamando le suggestioni del mare e i contrasti con la terra; tinte materiche e intense, che spaziano dal marrone alla gamma dei blu, includendo tutti i riflessi dell’acqua d’estate, dal profondo blu petrolio al classico navy, per sfociare nella leggerezza degli azzurri e nelle sfumature del verde, dallo smeraldo al verde bottiglia, fino all’impalpabilità dell’acquamarina.
A contrasto con la vivacità delle nuance citate, l’universo discreto del grigio, antracite in primis, e la raffinatezza del bianco gesso.

I tessuti vengono accuratamente selezionati tra le migliori materie prime, rigorosamente italiane; prevalgono fibre naturali di altissima qualità, accomunate dalla straordinaria morbidezza.
Soft touch è la parola d’ordine per la bella stagione del brand: le fibre sono lavorate tra loro per ottenere un feeling tattile morbido, piacevole, unico al contatto con la pelle, al fine di rendere le superfici ancora più̀ fluide. Il cotone, ad esempio, è proposto in purezza per capi dalla mano leggerissima, oppure abbinato ad altri filati d’eccezione come lino, seta e cashmere, per dare vita a diversi, preziosi blend.
Tra le novità di questa collezione, il satin, manifattura nobile dei filati, che riflette la lucentezza visiva e conferisce alle texture una mano delicata e gradevole al tatto.

Boglioli P/E 2023

I key pieces della P/E firmata Boglioli

Tra i cult della P/E targata Boglioli, a livello di capispalla, nuove proposte dai nomi evocativi di un’eleganza d’antan rilassata (la Picasso jacket, dai volumi morbidi, la Hemingway jacket, dall’attitude vintage, e la Sahara Jacket d’ispirazione militare), che vanno ad affiancare modelli tradizionali quali bomber o field jacket. Per quanto riguarda le giacche (fiore all’occhiello della griffe, da sempre), ecco la Windsor jacket, ricalcata sulle linee dei blazer inglesi tipici del countryside britannico, realizzata in bourette di seta fantasia, che aggiunge una nota più casual all’insieme.
Per questa stagione, inoltre, il brand elabora un nuovo concetto di giacca, sia in versione mono che doppiopetto, per restituire al tocco la leggerezza di una nuvola di jersey superlight.
La maglieria stagionale, infine, prevede sottogiacca impreziositi dall’utilizzo di una finezza 18, e un’interpretazione luxury del mondo jogging, con cotone, cashmere e seta ad elevare l’immagine casual.
Il lino, tra le fibre più rappresentative della proposta estiva di Boglioli, viene declinato in diverse, sofisticate varianti, nobilitato nei blend di cashmere e seta o lavorato in purezza.

Boglioli P/E 2023

Four Elements, la capsule in cashmere 100% riciclato

Four Elements è la capsule che prosegue il percorso già intrapreso dal marchio in un’ottica responsabile, consapevole nei confronti del territorio e dell’ambiente in cui viviamo. 

Boglioli reinterpreta e celebra alcuni tra i suoi filati più iconici proponendoli in versione 100% riciclata ed ecologica. Materie prime che coniugano responsabilità ed eccellenza manifatturiera sono etichettate GRS (Global Recycle Standard). La lana high performance superlight, tinta in capo, può vantare la certificazione merino ZQ (lane neozelandesi e moulesing free, ovvero pienamente rispettose del benessere degli animali), mente ad effettuare il processo di tintura sono aziende certificate dall’organizzazione ZDHC di Amsterdam, che stabilisce nuovi standard per il controllo dei processi produttivi.

Boglioli giacche pe 2023

Boglioli primavera estate

Nell’immagine in apertura, due outfit P/E 2023 Boglioli

Festival di Cannes 2023, i migliori look della terza serata

La terza serata del Festival di Cannes 2023, dedicata al quinto capitolo della saga cinematografica di Indiana Jones, ha visto sfilare sul tappeto rosso della Croisette numerose star, a partire ovviamente da Harrison Ford, star del film di James Mangold, accompagnato dalla compagna Calista Flockhart. A rendere la serata ancora più interessante, poi, hanno provveduto Phoebe Waller-Bridge, Ester Expósito, Karlie Kloss, Caro Daur e molti altri.

Ecco i best look della terza serata del festival francese.

Phoebe Waller-Bridge in Schiaparelli (ph. by MIKE COPPOLA/GETTY IMAGES)
Karlie Kloss in Dior (ph. by STEPHANE CARDINALE – CORBIS/GETTY IMAGES)
Caroline Daur in Schiaparelli (ph. by GISELA SCHOBER/GETTY IMAGES)
Ester Expósito in Atelier Versace (ph. by ALBERTO TERENGHI/POOL PHOTO/IPA-AGENCY.NET)
Calista Flockhart in Zuhair Murad e Harrison Ford
(ph. by MIKE COPPOLA/GETTY IMAGES)
Kelly Piquet in Lanvin (ph. by SIMONE COMI / IPA-AGENCY.NET)
Juliette Armanet in Dior (ph. by DOMINIQUE CHARRIAU)

Nell’immagine in apertura, Calista Flockhart e Harrison Ford (ph. by MIKE COPPOLA/GETTY IMAGES)

Festival di Cannes 2023, i migliori look del secondo red carpet

La seconda giornata della 76esima edizione del Festival di Cannes ha avuto come mattatore Pedro Almódovar e il suo nuovo cortometraggio, Strange Way of Life, prodotto da Saint Laurent. I look del cast sono l’esempio lampante del nuovo menswear, fluido, provocante e soprattutto libero e Manu Rios, famoso per la serie spagnola Élite, ha attirato tutti i riflettori su di sé. Protagoniste assolute, sul tappeto rosso della Croisette, attrici, top model e celebrities, su tutte Viola Davis, Adèle Exarchopoulos e Sara Sampaio.
Ecco i best look della seconda serata del festival cinematografico francese.

Sara Sampaio in Zuhair Murad Couture

Viola Davis in Valentino

Gemma Chan in Louis Vuitton

Laura Harrier in Saint Laurent

Rahi Chadda in Homolog Paris

Nell’immagine in apertura, il cast di Strange Way of Life con Anthony Vaccarello sul red carpet di Cannes (ph. by Christophe Simon/AFP via Getty Images)

Il lato ‘artsy’ dei kimono in mostra al Museo del Tessuto di Prato

Fino al 19 novembre 2023, il Museo del Tessuto di Prato ospita la mostra Kimono – Riflessi d’arte tra Giappone e Occidente. Il progetto mira a indagare le contaminazioni creative e culturali intervenute tra Europa e Sol Levante, prevalentemente dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, ponendo l’attenzione sulle relazioni economico-culturali che hanno poi favorito la fusione tra arte e moda.

In esposizione, nel centro culturale pratese, una serie di dipinti, xilografie, cartoline d’epoca, stampe e tessuti, provenienti da importanti collezioni private e da inedite raccolte dello stesso museo. Elementi cardine del percorso sono, soprattutto, i cinquanta kimono maschili e femminili appartenenti all’esclusiva raccolta privata di Lydia Manavello, realizzati in seta operata, ricamata o stampata. 

“La mostra – spiega il Presidente della Fondazione Museo del Tessuto, Francesco Nicola Marinirappresenta un omaggio che il Museo del Tessuto di Prato vuol rendere alla straordinaria perizia che caratterizza la secolare tradizione tessile del Paese del Sol Levante, offrendo ai nostri visitatori la possibilità di conoscere un ricchissimo patrimonio, altrimenti destinato alla fruizione esclusivamente privata”.

L’indumento più iconico del Sol Levante

L’origine del kimono risale al periodo Nara, cronologicamente collocato tra il 710 e il 794 d.C., quando il paese nipponico si trovava a vivere un rapporto travagliato con la Cina, facendo proprie le usanze e i costumi del luogo, tra cui anche un indumento tipico della popolazione Han. La silhouette è apparentemente semplice, con una tipica forma a T dalle linee dritte, sinuosamente avvolte attorno al corpo, e con maniche molto ampie. Kimono significa letteralmente “cosa da indossare”: dietro questa semplice traduzione si nasconde un mondo fatto di simboli e segni che narrano la meravigliosa e straordinaria tradizione giapponese.

Si tratta, infatti, di un indumento che è stato in grado di aprire un dialogo fra tradizione e modernità, tra Oriente e Occidente, tra generazioni e generi, guidato da una strada soltanto, quella della creatività. I tessuti pregiati si trasformano così in “quadri”, dove ogni dettaglio impresso racconta il periodo storico, la condizione sociale e il gusto di chi lo ha indossato, rappresentando dunque una vera e propria biografia, un reperto storico, come uno specchio in grado di narrare perfettamente trascorsi e vicende personali.

L’arte tra Giappone e Occidente, il percorso espositivo

Accanto al già noto fenomeno del Giapponismo, ovvero il modo in cui l’arte europea di quel periodo ha recepito e reinterpretato il linguaggio espressivo e decorativo dell’arte nipponica, la mostra si sofferma soprattutto sull’illustrazione del processo opposto, definito da alcuni Occidentalismo, nell’ambito del quale anche l’oggetto più iconico della cultura del Sol Levante, il kimono, risente dell’influenza della cultura e dell’arte figurativa occidentale. Il percorso espositivo si apre con una prima sezione che enfatizza la ricezione da parte degli artisti europei degli sviluppi formali delle arti dell’Estremo Oriente e, di contro, quella degli artisti nipponici, i quali restituiscono i caratteri espressivi dell’arte occidentale del periodo, interpretandola in manufatti profondamente radicati nella tradizione. In particolare, attraverso un video suggestivo, i quadri degli impressionisti e poi dei post-impressionisti dialogano perfettamente con le stampe giapponesi.

La seconda sezione, preceduta da un approfondimento sulle complesse tecniche tessili e decorative tradizionali, espone cinquanta straordinari kimono suddivisi per soggetti e decorazioni, alcuni con importanti riferimenti alle avanguardie europee, da Matisse a Klimt, dai futuristi a Kandinsky. Infine, un originale nucleo enfatizza soggetti legati al tema delle maggiori innovazioni tecnologiche dell’industria europea e del periodo bellico, nello specifico quello della Seconda guerra mondiale.

Mostra Kimono 2023
Kimono – Riflessi d’arte tra Giappone e Occidente

Kimono mostre
Capi esposti nella mostra

Museo Tessuto Prato

Nell’immagine in apertura, una sala della mostra Kimono – Riflessi d’arte tra Giappone e Occidente, in corso di svolgimento al Museo del Tessuto di Prato

Mida non è affatto “fuori posto”

Classe ’99, milanese nato a Caracas da madre venezuelana e padre italiano, Mida (nome d’arte di Christian Mida) è un rapper giovanissimo ma con alle spalle una carriera piuttosto lunga e corposa.
Si avvicina alla musica a soli 11 anni e, in poco tempo, alcuni dei freestyle pubblicati sul web iniziano ad attirare l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori. Cinque anni dopo entra nella Blocco Recordz di Emis Killa, con il quale gira l’Italia come open act del suo tour. Nel 2020 Mida decide di ripartire da indipendente, con la pubblicazione di diversi singoli tra cui Ricordarmi di scordarti, certificato disco d’oro con oltre 22 milioni di stream, grazie al quale si è affermato tra le promesse più interessanti del panorama italiano.

L’esperienza a Sanremo Giovani 2023

La consacrazione definitiva avviene con la partecipazione a Sanremo Giovani 2023 con Malditè, canzone in cui Mida svela in maniera graduale il suo lato introspettivo, affrontando da una parte la sofferenza del lasciar andare qualcosa a cui si tiene, l’attaccamento ai propri sentimenti, per quanto idealizzati, dall’altra la consapevolezza di doversi separare da ciò che ci fa stare male attraverso un brano che rimane impresso fin dal primo ascolto.

“In Malditè – rivela – canto una dolce relazione tossica. Due aggettivi che sembrano annullarsi a vicenda e invece esiste una certa dolcezza nel farsi del male, in un tempo in cui la tossicità di una relazione è diventato un paradigma che rientra quasi nella normalità e che ci porta a cercare sempre più giustificazioni per accettare determinati atteggiamenti. Il brano è stato per me una sfida anche per la sua performance: non credo di essermi mai impegnato tanto nel canto per poterla rendere al meglio”.

Mida rapper
Mida

Fuori posto, il nuovo singolo di Mida

A un mese dall’ultima uscita è il momento già di un nuovo pezzo, Fuori posto, di chiaro stampo pop, che riesce con le sue sonorità aperte e urban a valorizzare al massimo la vocalità del ragazzo, che ci mostra nuovamente una precisione ed un’intonazione spaventosa per la sua età. Il brano, contraddistinto da linee melodiche impeccabili, si presenta come un vero e proprio flusso di coscienza, una riflessione lucida e responsabile con – e su – sé stesso.

Al via il Festival di Cannes 2023: i look più interessanti della serata inaugurale

La 76esima edizione del Festival di Cannes 2023 si apre ufficialmente con la serata inaugurale del 16 maggio. Protagonista, oltre al cinema, è sicuramente la moda che, grazie al red carpet, ci delizia come ogni anno a suon di look, dando vita ad una vera e propria sfilata, uno show nello show. Madrina della kermesse sulla Costa Azzurra è l’attrice Chiara Mastroianni, figlia di Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni, mentre ad aprire il concorso è il film Jeanne du Barry – La favorita del re, diretto e interpretato da Maïwenn, che vede nel cast anche Johnny Depp nei panni del re di Francia Luigi XV. Premiato, inoltre, Michael Douglas con la Palma d’oro d’onore per i suoi cinquant’anni di carriera.

A seguire, alcuni degli outfit più interessanti della serata inaugurale del Festival.

Uma Thurman in Dior

Cindy Bruna in Act N°1

Alessandra Ambrosio in Elie Saab

Jiang Mengjie in Saint Laurent

Naomi Campbell in Celine

Anais Demoustier in Prada

Nell’immagine in apertura, Michael Douglas con Catherine Zeta-Jones e la figlia Carys Zeta Douglas (ph. by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Paola Minaccioni, “molto meglio” l’America

Romana, 51 anni, una creatività multiforme che nel tempo si è espressa attraverso imitazioni, serie tv, commedie e film d’autore (il sodalizio con Ferzan Özpetek, in particolare, le ha permesso di vincere un Nastro d’argento e di ottenere diverse nomination per David di Donatello e Ciak d’oro), l’attrice e conduttrice Paola Minaccioni ha portato negli Stati Uniti (l’8 maggio a New York, il 10 a Los Angeles) lo show Dal vivo sono molto meglio, con l’obiettivo non di emulare la comicità americana, bensì di far conoscere quella italiana, ora che il nostro Paese sembra godere di una nuova luce negli Usa.
MANINTOWN l’ha intervistata proprio alla vigilia della sua partenza per gli States.

Paola Minaccioni
Bustier Gianluca Saitto, skirt Antonio Marras

Il tuo spettacolo sbarca in America, come ti senti a riguardo?

Sono davvero contenta ed emozionata, mi aspetto di divertirmi tantissimo, di vivere la città e il teatro americano non da turista ma come cittadina del mondo. Per me è una vera e propria esplorazione.

Dal vivo sono molto meglio porta sotto i riflettori uno spaccato della società contemporanea, quanto le tue abilità da imitatrice rendono il tutto più semplice?

Un po’ mi aiuta, interpreterò personaggi come Loredana Bertè, Sabrina Ferilli e Giorgia Meloni, che si frappongono come un flusso di coscienza, intervengono nella mia testa come spunto di riflessione sul modo di affrontare le relazioni sentimentali. Li uso tutti, a partire dai personaggi dei miei primi spettacoli, che ho sperimentato per anni.

“L’incontro con Özpetek è stato fondamentale, grazie a lui ho potuto esplorare personaggi con un arco narrativo più vasto e tragicomico”

Hai menzionato Meloni, Bertè e Ferilli, solo tre degli innumerevoli personaggi che hai imitato; ti nascondi e allo stesso tempo ti riveli attraverso le tue incredibili maschere, ma Paola, in realtà, cosa pensa di quello che accade oggi?

Per fortuna siamo in movimento e in evoluzione, ma sicuramente l’Italia ha la caratteristica dell’arrangiarsi, nonostante ci siano tutte le qualità e le forze per essere un Paese straordinario.
Penso ci sia tanto da fare, è sempre estremamente importante riflettere, parlare e discutere e dovremmo farlo più spesso, perché è solo insieme, attraverso il ragionamento, che si può attuare un vero cambiamento.

Paola Minaccioni 2023
Dress Gianluca Saitto

Televisione, cinema, teatro e anche radio; vista la tua duttilità, hai altre passioni che non conosciamo?

Adoro la poesia, quella romana in particolare, da Giuseppe Gioacchino Belli ai poeti contemporanei, sono una grande appassionata. Mi piace molto anche fare sport, di tutti i tipi, sono una forma di meditazione, lo faccio più per la mia testa che per il corpo.

Com’è stato collaborare con Özpetek?

Quello con Ferzan Özpetek è stato un grande incontro, ho avuto la fortuna di conoscere il suo immaginario poetico, comico e umano. Negli anni, infatti, si è rinnovato spesso questo incontro, grazie a lui ho potuto esplorare, anche al cinema, personaggi non rilegati ai tipi classici della commedia, che avessero invece un arco narrativo più vasto e tragicomico, è stato fondamentale per me.

“Ai giovani attori consiglierei di cercare di essere invisibili, lasciando che tutta la parte formativa, di esplorazione di sé, dei propri mezzi e del proprio immaginario, si svolga lontano dai riflettori”

Cos’altro bolle in pentola? Progetti futuri dopo lo show americano?

Aspetto con ansia l’uscita di tre film assai diversi, anche tutti se esplorano il genere comico.
Il 21 giugno uscirà Un matrimonio mostruoso, con la regia di Volfango De Biasi, in cui interpreto una strega e Massimo Ghini un vampiro, mi sono divertita molto a girarlo. Poi Una commedia pericolosa di Alessandro Pondi e il film di Luna Gualano, La guerra del Tiburtino III. E ancora, il teatro, con la preparazione del monologo di Gabriele Di Luca Stupida show, con la compagnia teatrale Carrozzeria Orfeo.
Insomma, tanti progetti, sono contenta e sto lavorando e spaziando molto, anche come autrice.

Quale consiglio senti di dare ai giovani attori?

Il consiglio che mi sento di dare è quello di cercare di essere invisibili, lasciando che tutta la parte formativa, di esplorazione di sé, dei propri mezzi e del proprio immaginario, si svolga lontano dai riflettori. La spinta data dai social da un lato è stata utile, dall’altro ha fatto sì che i ragazzi si sentano confusi e non abbiano il tempo di maturare e crescere, di riuscire a costruire un’identità lavorativa, perché puntano subito alla visibilità. Quindi gli suggerirei di prendersi il proprio tempo per studiare, sperimentare e viaggiare, ma facendolo in silenzio.

Paola Minaccioni teatro
Total look Antonio Marras, shoes stylist’s archive

Paola Minaccioni spettacolo
Total look Antonio Marras

Credits

Talent Paola Minaccioni

Photographer Davide Musto

Stylist Alfredo Fabrizio

Ph. assistant Valentina Ciampaglia

Hair & make-up Annagioia Catone

Nell’immagine in apertura, Paola Minaccioni indossa bustier Gianluca Saitto, gonna Antonio Marras

Le ‘mutazioni prospettiche’ di Lardini per la P/E 2023

Possedere, narrare e trasmettere una visione è possibile solo se c’è la consapevolezza profonda della propria identità e Lardini, marchio in continua evoluzione, attraverso la nuova collezione primavera/estate 2023 propone un sunto del patrimonio di stile dell’azienda, conservando – e aggiornando – quell’innato desiderio di bellezza che contraddistingue, da sempre, il brand di Filottrano. Con la P/E 2023, infatti, la griffe ribadisce la propria abilità nel generare nuove opportunità di crescita stilistica, attraverso la sintesi di linee armoniose che riflettono volontà etiche ed espressive, capaci di intercettare il cambiamento e le mutazioni del gusto contemporaneo.
Il nome Lardini, del resto, è sinonimo – per usare un’espressione in apparenza contraddittoria – di “complessità di idee basilari” che, però, hanno radici ben profonde, come pure di un’innata sensibilità nel tracciare l’evoluzione del classico, racchiudendo in capi e accessori rigorosamente made in Italy il bisogno di magnificenza e la ricerca di autenticità. 

Lardini primavera estate 2023
Lardini P/E 2023 (ph. courtesy of Lardini)

Tre diverse declinazioni dell’eleganza del brand per la P/E 2023

Con la collezione uomo P/E 2023 vengono introdotte tre nuove declinazioni del Dna del marchio, ossia Attitude, Monotone e Terzini Project. Il primo, nello specifico, campiona i codici stilistici dell’abbigliamento classico per fonderli in un’inedita visione di eleganza consapevole. L’obiettivo è raccontare la raffinatezza dell’uomo Lardini filtrando i capisaldi dell’estetica “club” (ad esempio il circolo del tennis o il night modernista), in modo da costruire un guardaroba fresco e sofisticato, intriso di quello spirito artigianale che per il brand è irrinunciabile.
Troviamo dunque voluminose giacche doppiopetto con quattro bottoni a fiches, pull estivi con effetti grafici e costruzioni inaspettate, trench indossati insieme al cardigan di gusto tennis o, in alternativa, bomber in lino décontracté, camicie di seta con collo bowling, giacche in maglia, abiti a un bottone con profondi revers.
Per quanto riguarda i pantaloni, la scelta è tra modelli dalla gamba dritta con fondo 23 cm e vita medio-alta e altri dal fit stretch, con fondo 17 cm. A completare gli outfit estivi della label, mocassini e boots con tacco arrotondato.

Monotone, l’unicità della prima collezione firmata Lardini LAB

Secondo pilastro della proposta P/E 2023 è la linea Monotone, primo progetto targato Lardini LAB (spazio avant-garde dedito alla sperimentazione), nella quale le declinazioni del classico si trasformano in chiave moderna, incontrando elementi di design contemporanei in un guardaroba che definisce un nuovo, raffinato portamento.
Non si può non notare, osservando le mise di stagione, l’utilizzo di cromie compatte, opache e pastose, espressione tangibile della matericità intrinseca ai tessuti scelti, che accompagna e sottolinea in un tutt’uno continuo le forme degli abiti: si va dal grigio “lunare” a tonalità profonde di blu, dal verde acqua all’immancabile nero.

Lardini giacche
Lardini P/E 2023 (ph. courtesy of Lardini)

Vengono introdotti i valori della vestibilità e del bello, destinati a una nuova generazione di anticonformisti; emblema della disinvoltura, del senso di pragmatismo infuso nella linea è la tuta monopezzo d’ispirazione workwear, mentre le camicie assumono la rilevanza di una giacca e i pants – lunghi, larghi, corti – seguono la traccia di un passo gentile. Le giacche, a due e tre bottoni, sono un inno all’essenzialità, come anche le calzature, ovvero sneakers stringate di tela, a suola piatta, un accessorio basic e trasversale.

La collab con Pietro Terzini

Infine, la capsule collection Terzini Project, che incontra la poetica di Pietro Terzini in un poliedrico messaggio identitario, “No Rain No Flower”. L’artista classe 1990, che incentra il suo lavoro sull’ambivalenza del rapporto tra estetica pop-fiabesca e profondità della comunicazione visiva, indagate attraverso l’elemento linguistico, ha sviluppato per Lardini un claim dall’anima profondamente ambientalista, che richiama l’importanza della sostenibilità e il bisogno di offrire una speranza, per una nuova primavera delle idee; una simbologia potente, che prende forma grazie al fiore simbolo dell’azienda marchigiana, cui Terzini ha deformato i contorni per tramutarlo in un segno grafico, riconoscibile, delicato e poetico.

Il womenswear Lardini per la P/E 2023

Nella collezione Lardini Donna P/E 2023, speculare per ricercatezza e qualità irreprensibile a quella maschile, sono evidenti i riferimenti all’estetica degli anni Novanta, ripresa in volumi, proporzioni, tagli, in generale negli stilemi di quel periodo così vivace e disinibito, emblematico della femminilità moderna.
Gli outfit disegnati da Genea Lardini diventano così uno strumento, per mostrare senza dover dimostrare; traspare in maniera evidente il desiderio di trasmettere una ribellione autorevole, che è spirito di appartenenza del tempo. Un’allure che passa attraverso un’ampia selezione di proposte, dal doppiopetto gessato o monocromo over al monopetto corto e stondato, passando per blazer con revers allungati e giacchini in tweed bouclé, una varietà che ritroviamo nei pantaloni, dritti e morbidi, e negli shorts in differenti lunghezze.

Nell’immagine in apertura, un outfit P/E 2023 di Lardini (ph. courtesy of Lardini)

Hogan lancia le nuove sneakers H630

Quando ancora era sinonimo esclusivamente di sportswear, Hogan lanciò la prima luxury sneaker ribaltando un cliché e creando, così, un nuovo concept e una nuova community. Da allora, il marchio italiano ha avuto la capacità di unire le generazioni di ieri e di oggi attraverso un viaggio continuo, sempre proiettato verso il futuro. Il processo è avvenuto restando al passo coi tempi, rimanendo fedeli alla propria storia e tracciando una strada che in molti hanno deciso di seguire.

Nate dall’innovazione e progettate rispettando appieno l’heritage estetico di Hogan, le nuove sneakers H630, nelle due versioni low-top e hi-top e ispirate al mondo del basket, rispecchiano perfettamente la filosofia stilistica del brand, ossia “Dalla tradizione, ma con lo sguardo proiettato al futuro”.
Genderless e realizzate con grande attenzione ai dettagli, contraddistinte da linee pulite definite da tagli precisi e costruzioni impeccabili, poggiano sulla caratteristica suola color miele, che ne sottolinea e nobilita ulteriormente le forme.

Scarpe destinate e diventare it-shoes, versatili e grintose

La parola chiave è qualità, in quanto si tratta senza dubbio di pezzi cult, all’insegna di una notevole varietà e molteplicità di materiali; il marchio del gruppo Tod’s, infatti, ha declinato le nuove trainers in pelle o con inserti in camoscio, in denim stone washed come pure in cotone di lino, tutti interpretati in cromie neutre e tonalità vitaminiche, che si abbinano con capi estrema facilità tanto ai basics del guardaroba quanto a capi dal gusto sartoriale.

Hogan sneakers 2023
Hogan H630 S/S 2023

La collezione di calzature primavera/estate 2023 rivisita in chiave contemporanea i tratti iconici dell’azienda, elevandone l’estetica con un quid più contemporaneo e fresh. Giovane, grintosa e essenziale, la P/E 2023 della griffe introduce così una moderna interpretazione al design distintivo di Hogan, in attesa del prossimo capitolo di stile di una label capace di restare sempre in sintonia con lo spirito del tempo.

Hogan H630
Hogan H630 S/S 2023

Peter Do è il nuovo direttore creativo di Helmut Lang

A partire dal 15 maggio 2023 sarà il giovane designer vietnamita a prendere le redini di Helmut Lang.

Chi è Peter Do

Nato a Biên Hòa, in Vietnam, Peter Do ha studiato al Fashion Institute of Technology di New York e ha ricevuto l’inaugurale LVMH Graduate Prize nel 2014. Dopo la laurea, si è fatto le ossa nell’atelier prêt-à-porter di Céline con Phoebe Philo, prima di tornare negli Stati Uniti per lavorare con Derek Lam.

Do ha fondato il marchio omonimo nel 2018, guadagnandosi rapidamente l’apprezzamento di addetti ai lavori e celebrities (tra le star fotografate con look del brand si possono citare nientemeno che Beyoncé, Dua Lipa e Zendaya) per la sartorialità impeccabile, affilata e rigorosa, delle sue collezioni, intrise di attitude “downtown cool”.

La carriera

Un curriculum, quello del designer, arricchito ulteriormente dall’inclusione nell’elenco dei co-vincitori del premio LVMH 2020, e dalle candidature al CFDA Emerging Designer Award 2020, al Designer of the Year Award 2021, nonché dall’ingresso nella rosa dei finalisti del Woolmark Prize 2022 e del premio ANDAM 2022.

L’affinità di Peter Do con Helmut Lang è iniziata durante gli anni della formazione a New York. «Ai miei occhi, nessuno più di Helmut Lang incarnava la forza di un pensiero radicale», rivela Do commentando la nomina, e prosegue: «Sono incredibilmente onorato della fiducia che mi viene data nel dare forma al nuovo capitolo della maison ed entusiasta di imparare dalle basi su cui poggia. Voglio creare abiti che ispirino le persone a sfidare la loro concezione di ciò che è possibile quando si tratta di esprimere la propria individualità».

La storia di Helmut Lang

L’azienda Helmut Lang è stata fondata nel 1986 dall’omonimo stilista austriaco, in grado nel corso del tempo di proporre una moda dal gusto minimal, con silhouette semplici eppure irresistibili, riuscendo a ridefinire i canoni stilistici del tempo attraverso un’estetica dal grande impatto e personalità. Il marchio americano si è consacrato negli anni Novanta, con l’ondata antifashion di stampo minimalista, diventando un nome di culto e dettando l’agenda fashion di allora.

Il nuovo creative director lavorerà nello studio di design della label presso il Design and Innovation Center di Fast Retailing, a New York City. «Siamo entusiasti che Peter Do si unisca a Helmut Lang come direttore creativo. Il suo approccio chiaro e innovativo al design si allinea perfettamente con l’etica e il patrimonio del marchio. La sua esperienza con case di moda di lusso e la sua acclamata griffe lo rendono una scelta naturale per questo ruolo», spiega l’amministratore delegato del brand Dinesh Tandon.

Immagine in apertura: Peter Do (ph. Mario Sorrenti, courtesy of Helmut Lang)

Met Gala 2023, i look maschili più stravaganti

Il Met Gala di quest’anno ha omaggiato il leggendario stilista tedesco Karl Lagerfeld, scomparso nel 2019. La retrospettiva del museo newyorchese, inaugurata proprio dal red carpet organizzato, come sempre, da Anna Wintour, si intitola infatti Karl Lagerfeld: A Line of Beauty: curata da Andrew Bolton, a capo del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, mette in mostra circa 150 look originali del grande designer, con i relativi bozzetti. Un percorso non cronologico ma tematico e biografico, una raccolta di 200 oggetti del Kaiser della moda tra abiti, schizzi e memorabilia vari, che vogliono raccontare il vocabolario estetico e concettuale di un vero genio.

Il vestito di Jared Leto, ispirato al gatto di Lagerfeld

Sulle scale del Met Gala 2023, tanti i tributi allo storico direttore creativo di Chanel e Fendi. Jared Leto, ad esempio, si è presentato con un costume da gatto a grandezza naturale, in omaggio all’iconico birmano di Lagerfeld, Choupette; l’attore premio Oscar e cantante, star molto amata dal mondo della moda, ha scelto di presentarsi sotto le spoglie della micia in un sontuoso abito bianco da felino. Sotto questo travestimento, Leto indossava un look total black di Karl Lagerfeld. L’ex Joker si è confermato, ancora una volta, la vera stella dell’evento, dopo il successo dello scorso anno, quando si era presentato con Alessandro Michele in versione “gemelli diversi”.

Jared Leto Met Gala 2023
Jared Leto in Karl Lagerfeld (ph. by Lexie Moreland/Getty Images)

Jeremy Pope in Balmain

Il cantante e attore statunitense Jeremy Pope, invece, ha onorato Kaiser Karl con un outfit firmato Balmain, un mantello mastodontico lungo più di nove metri decorato dal ritratto dello stilista tedesco, eseguito a mano. La creazione, personalizzata dal direttore artistico della maison Olivier Rousteing, è stata realizzata con più di 5.000 metri di chiffon di seta e il supporto di oltre settanta sarte.

Jeremy Pope Met Gala 2023
 Jeremy Pope in Balmain (ph. Getty Images via AFP)

Taika Waititi in Prabal Gurung

Il regista di Thor, sul tappeto rosso con la compagna Rita Ora (fasciata in un dress a sirena tutto spacchi e trasparenze), ha sfoggiato una mise firmata, come quella della popstar di origini kosovaro-albanesi, Prabal Gurung, un soprabito grigio ornato da perle chiare.

Taika Waititi Met Gala
Rita Ora e Taika Waititi in Prabal Gurung (ph. by Evan Agostini/Invision/AP)

Sean ‘Diddy’ Combs debutta con Sean John Couture

Il magnate della musica Sean ‘Diddy’ Combs ha reso un tributo allo stilista nato ad Amburgo con un look auto-progettato, descritto dal comunicato stampa ufficiale del marchio Sean John Couture come una «tuta da moto nera», che presentava seicento cristalli Swarovski e perle nere come omaggio all’estetica ideata dal designer per Chanel. Le camelie che coprivano la cappa «molto pesante», come l’ha definita Combs, si componevano di circa 1000 petali di raso e velluto personalizzati, un altro rimando al – lungo – periodo in cui la maison francese era disegnata da Lagerfeld.

Sean ‘Diddy’ Combs Met 2023
Yung Miami e Sean ‘Diddy’ Combs in Sean John Couture (ph. ©Getty Images via AFP)

Harvey Guillén in Christian Siriano

La star di What We Do In The Shadows ha portato un necessario tocco pastello all’evento, indossando un abito a mo’ di smoking Christian Siriano in tweed, arricchito da rose applicate.

Harvey Guillén Met Gala 2023
Harvey Guillén in Christian Siriano (ph. by Jeff Kravitz/FilmMagic)

Nell’immagine in apertura, la cappa Balmain con l’effige di Karl Lagerfeld sfoggiata al Met Gala 2023 da Jeremy Pope (ph. Getty Images)

DolceMeta, il place to be di Lodi per i dolci gourmet

DolceMeta Lodi è una pasticceria che fa della produzione – rigorosamente – artigianale, della varietà dell’offerta e dell’attenzione al cliente, servito sempre con dedizione e cortesia, i suoi punti di forza. Un indirizzo da segnare in agenda, per iniziare la giornata con un’ottima colazione o un semplice caffè servito col sorriso, proseguendo poi con una frolla che si scioglie in bocca, un gelato a merenda o altre ghiottonerie, tutte realizzate a regola d’arte.

Come nasce DolceMeta?

La pasticceria nasce da quattro amici che, un giorno, hanno deciso di fare qualcosa insieme e hanno acquistato il bar dove si recavano abitualmente per colazione. Meta è il luogo di ritrovo, ma sono anche le iniziali dei nomi delle loro mogli. Dopo qualche anno, uno di loro, intuendo le potenzialità del posto, ha rilevato l’attività. È entrata una nuova socia, con un’esperienza ventennale maturata presso l’azienda dolciaria Tre Marie, e insieme alla moglie hanno dato al tutto un’impronta più imprenditoriale.
I primi anni sono stati dedicati a un’attenta ricerca, attraverso studi di mercato e sul settore pasticciero. La parola chiave è sempre stata alta qualità. Nonostante i periodi difficili del Covid e quello delle bollette pazze lo scorso anno, non abbiamo mai accettato compromessi sulle materie prime, soprattutto per rispetto verso i clienti.

DolceMeta Lodi
Ph. Davide Simonelli

Un’offerta ampia ed eterogenea, dal dessert simbolo (la torta di Lodi) al cannolo lodigiano

Com’è strutturata la pasticceria?

A primeggiare sono i nostri tre pasticcieri, i pilastri del locale: due sono gli addetti alla frolla, alla sfoglia e ai lievitati, il terzo è specializzato in cake design, dunque si concentra sui prodotti più elaborati. L’obiettivo è combinare il più possibile le diverse personalità e capacità, in modo da ampliare il proprio bagaglio personale, lasciando totale libertà alle passioni di ciascuno. Il clima è molto disteso e piacevole, lavorano a ritmo di musica e sono in perfetta sintonia.

Per quanto riguarda il bar, quello che si insegna agli ultimi arrivati è innanzitutto come accogliere il cliente; per noi è davvero importante farlo sentire a casa, accoglierlo con gentilezza e, soprattutto con il sorriso. Banalmente chiedere “il solito” e riceverlo lo fa sentire coccolato, è importante ricordare le preferenze di ognuno.
Siamo attenti anche alle nuove generazioni e alla continua ricerca di giovani con voglia di fare, quindi siamo in contatto con le scuole del settore, cui diamo la nostra disponibilità per la formazione. Il più giovane dei nostri pasticceri era uno stagista, lo abbiamo assunto dopo il diploma.

“Per noi è davvero importante far sentire il cliente a casa, accoglierlo con gentilezza e, soprattutto, con il sorriso”

Può raccontarci la storia della torta di Lodi e di com’è diventata un vostro must?

Si narra che un pasticciere lodigiano abbia ideato un gioco di parole, ossia “la torta di quando io sono nato” o, altra versione, “la torta nata da me”, arrivando così alla dicitura “torta io nata”, da cui Tortionata ™. Col passare del tempo, è diventata il dolce simbolo della città, tanto che, con ricette, nomi e varianti diverse (cioccolato, frutti di bosco disidratati), la realizzano molte pasticcerie locali. Per la nostra torta di Lodi gli ingredienti sono solo quattro, burro, zucchero, mandorle e farina, ma di primissima scelta; da qui la friabilità che ci ha fatto conoscere in tutta Italia (molti clienti la mettono in valigia quando partono) e anche all’estero.

È un must in quanto, a differenza di altri dessert, ha una scadenza di tre mesi e la si può dunque tenere in casa, nel caso arrivino ospiti senza preavviso, oppure per quando si ha voglia di regalarsi una coccola; non si deve conservare in frigorifero, è sempre fragrante, si può portare in viaggio ed è un dolce conviviale perché non si taglia a fette, ma si spezza e mangia senza forchetta né cucchiaino.

torta di Lodi
La torta di Lodi di DolceMeta (ph. Davide Simonelli)

“La torta di Lodi è un must, un dolce conviviale perché non si taglia a fette, ma si spezza e mangia senza forchetta né cucchiaino”

Quali sono gli altri prodotti maggiormente venduti?

A Lodi sicuramente l’agnello di pasta sfoglia, realizzato durante le feste pasquali: è un dolce a forma di agnello, da farcire al momento con ciò che si preferisce, dalla crema chantilly a quella pasticciera, dal ciccolato alla marmellata, ma anche zabaione, nutella… Mentre il Natale è meno impegnativo, in quanto i panettoni possono essere preparati qualche giorno prima, la Pasqua è per noi un periodo intenso, per la quantità di lavoro e l’immediatezza della preparazione.
Tra i prodotti legati a uno specifico periodo possiamo citare le Offelle a gennaio (marmellata, cioccolato, mele, pistacchio), torte, pasticcini e biscotti a cuore per San Valentino, gli sgionfini ripieni e le maschere di frolla a Carnevale, le zeppole per la festa del papà, gli Ossi e i Meini a novembre.

Per il dessert una certezza è la crostata di marmellata o frutta fresca, con base crema pasticciera; piace sempre, anche per la duttilità, è ideale sia per gli adulti, sia per i più piccoli. E ancora, per i più golosi le mousse ai tre cioccolati, al frutto della passione, frutti di bosco e pan di spagna, farcite con tutte le varianti possibili.
Un altro prodotto territoriale è senz’altro il cannolo lodigiano, una cialda di cioccolato farcita al momento con la panna montata, da abbinare alle meringhe con la panna.

cannolo lodigiano
Il cannolo lodigiano della pasticceria (ph. Davide Simonelli)

Quali sono gli ingredienti o materie prime che identificano maggiormente DolceMeta?

Se per ingredienti intendiamo quelli che servono per preparare un dolce, sicuramente burro, zucchero e uova, se invece parliamo di farciture, crema pasticciera e chantilly, quest’ultima, in particolare, è sempre richiestissima, la consideriamo la farcitura della domenica perchè si riempiono i bignè, si fanno i cigni e altri dolci che “fanno festa”.

“Mantenendo ben salde le tradizioni e senza stravolgere le ricette, abbiamo introdotto delle proposte più innovative”

Ha menzionato l’importanza dei giovani, che rapporto c’è secondo lei fra tradizione e innovazione?

Cerchiamo di portare avanti le storia e le tradizioni locali, rispettando e preservando il territorio, in quanto il Lodigiano è fortemente legato alle proprie radici. Col passare del tempo, l’innovazione è diventata estremamente importante per la nostra pasticceria, e ha significato banalmente aprirci a nuovi dessert, non tipici, adeguandoci alle richieste della clientela e prestando grande attenzione a quanto succede intorno a noi, come per il boom dei macarons di qualche anno fa (da noi usati più per guarnire le torte e dare colore, piuttosto che come vassoio di biscotti).

Mantenendo ben salde le tradizioni e senza stravolgere le ricette, abbiamo introdotto delle proposte più innovative, che possono incontrare i gusti dei giovani lodigiani, dei “nuovi” che si sono trasferiti (le brioches lisce da farcire con la crema di pistacchio vanno tantissimo) e di quelli che viaggiano; ad esempio, dopo una gita a Mont Saint-Michel, ci siamo follemente innamorati della tarte tatin e abbiamo chiesto ai pasticcieri di farla. Con i dolci, come anche con formaggi e vini, i francesi sono molto bravi, quindi ci sta che i loro dessert siano richiesti e si vogliano gustare anche una volta tornati a casa, almeno all’inizio, per prolungare la magia della vacanza. Gli italiani sono cittadini del mondo, ma con l’Italia nel cuore e, ancora di più, sotto i denti!
Abbiamo anche prodotti vegani, senza lattosio né glutine, sempre più richiesti.
L’innovazione, poi, entra anche nella quotidianità attraverso la tecnologia, per organizzare meglio il lavoro, stabilire una programmazione per la produzione e calendarizzare gli acquisti delle materie prime.

Dolci Lodi
Proposte dolciarie della pasticceria (ph. Davide Simonelli)

DolceMeta pasticceria
Ph. Davide Simonelli

Nell’immagine in apertura, la torta di Lodi, specialità di DolceMeta (ph. Davide Simonelli)

Il Giro dei Venti 2023, dal Salento a Corfù tra ciclismo e vela

Dal 27 maggio al 3 giugno si terrà la seconda edizione de Il Giro dei Venti, un’esperienza esclusiva alla scoperta di paesaggi, culture e sapori dedicata a un pubblico internazionale, con tappe ciclistiche e veleggiate con imbarcazioni da diporto, nello splendido scenario del Salento e delle coste greche.

Tra sapori e bellezze naturali

Dopo il successo della prima edizione, per il 2023 la competizione propone un concept e un’offerta esperienziale totalmente rinnovati. “Il nuovo Il Giro dei Venti vuole essere un’esperienza esclusiva di benessere e viaggio in cui la dimensione sportiva diventa un’occasione di scoperta”, afferma a riguardo il Cavaliere Sergio Filograna, founder di Workness e ideatore della gara, e precisa: “Se da una parte la condivisione e la complicità che nasce all’interno delle squadre di ciclisti e velisti permetterà di arrivare alla vittoria finale, dall’altra l’iniziativa consentirà di immergersi completamente nel territorio, con i suoi profumi, sapori, bellezze naturali ed eccellenze gastronomiche. Il Giro dei Venti si iscrive così nel novero dei grandi eventi in Puglia”.

Giro dei Venti
Giro dei Venti 2022, tappa ciclistica Leuca-Otranto

I partecipanti si sfideranno durante tre tappe ciclistiche e altrettante veleggiate, immergendosi a pieno in un palinsesto di esperienze leisure all’interno dei due scenari d’eccellenza del percorso: la costa orientale a sud di Otranto, incantevole teatro naturale della Penisola, e l’isola di Corfù, che rappresenta un unicum nel panorama delle isole greche, unendo influenze architettoniche veneziane, francesi e inglesi in uno scenario con boschi e spiagge mozzafiato.

Inoltre quest’anno – aggiunge ancora Filograna – abbiamo voluto valorizzare la decisione dei partecipanti di aver sposato i nostri valori attraverso l’assegnazione di un premio speciale a un equipaggio estratto a sorte: un chilo d’oro in cinque lingotti, di cui uno verrà devoluto. Rappresenta un modo concreto, tangibile e durevole nel tempo per premiare il coinvolgimento in questa nuova avventura”.

Giro dei Venti vela
Giro dei Venti 2022, veleggiata Leuca-Corfù

Il programma della seconda edizione della competizione

Tra le esperienze previste, un glamping con pernottamento in tenda e cena sotto le stelle, nella suggestiva area della Grotta dei Cervi; la visita a un frantoio ipogeo a Castri, dove vivere degustazioni e laboratori dedicati alla riscoperta di antiche tecniche di produzione e conservazione dei cibi; walking tour guidati nel centro storico di Lecce; trekking con possibilità di escursioni per scoprire, tra le altre, la barriera corallina pietrificata. La valorizzazione del territorio pugliese e il rispetto dell’ambiente sono senza dubbio i cardini dell’evento: tutti i partecipanti osserveranno e praticheranno la procedura di piantumazione di ulivi in collaborazione con OlivaMi, associazione che promuove l’adozione degli ulivi salentini come risposta alla devastazione portata dalla Xylella.

Completa il programma, infine, un’avventura blue therapy con il campione di apnea Umberto Pelizzari, che passa attraverso un briefing sull’importanza della consapevolezza del respiro, cui seguirà un’uscita in gommone e, successivamente, un’immersione in tutta sicurezza, per godere, semplicemente, del blu del Mare Nostrum.

Nell’immagine in apertura, la veleggiata Leuca-Corfù, un momento della passata edizione del Giro dei Venti

Bellarmino Fragranze, la prima collezione di profumi d’autore by Sustaina

In occasione di Esxence, fiera di riferimento a livello mondiale della profumeria artistica, Sustaina Luxury, la divisione lusso dell’azienda Sustaina-sustainable cosmetics company, presenta in anteprima Bellarmino Fragranze Extrait de Parfum. Palcoscenico del lancio ufficiale della collezione, lo scorso 30 marzo, il The Core Club Lounge in via Montenapoleone 23.

I primi tre jus maschili della linea, dai nomi evocativi (Not stirred, The boy in you e Giardinetta), nascono dall’illuminazione imprenditoriale di Roberto Boscia, CEO di Sustaina, esperto di comunicazione e appassionato di fragranze di nicchia, proprio attraverso uno studio approfondito di queste ultime, che muove dall’assunto di considerare l’olfatto una componente vitale della quotidianità di ciascuno, secondo solo alla vista. Alla base del progetto, le sensazioni innate dell’inconscio e il lato emozionale proprio di ogni profumo; reminiscenze evocate nel profondo, motivazioni ed energie interiori legate all’immaginario personale, sensazioni ripetibili ovunque semplicemente chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare.

Bellarmino
Un momento dell’evento di lancio della collezione presso The Core Club Lounge

Giardinetta profumo
La teca con il nuovo profumo Giardinetta

Una linea di profumeria artistica che coniuga eccellenza qualitativa e sostenibilità

«Bellarmino, il termine cui abbiamo pensato per questo progetto, richiama un nome tipicamente italiano, ma esclusivo, aulico, ricco di saggezza, rigore, fiducia. Unico nel suo genere, avvolgente, trasversale, per esprimere le varie declinazioni di ogni personalità», spiega l’amministratore delegato di Sustaina, nonché fautore del nuovo marchio di niche perfumery, e precisa: «Non fragranze diverse, ma differenti, un inno alla diversità, all’unicità di ogni individuo».
L’azienda romana, inoltre, ha l’obiettivo di introdurre nel mercato cosmetico nuove soluzioni sostenibili, coniugando un basso impatto del ciclo del prodotto con esperienze multisensoriali di benessere, ad alta funzionalità estetica.

Nel secondo semestre del 2023, le fragranze debutteranno anche all’estero, rendendo il prodotto fruibile su larga scala grazie al suo concept unico e esclusivo.

Not stirred profumo
Not stirred, Bellarmino Fragranze

Le peculiarità delle singole fragranze Bellarmino

Per quanto riguarda le referenze, Not stirred ha un piglio solido e deciso, come il profumo ghiacciato, forte eppure morbido, avvolgente, di un Martini cocktail, ironico e tagliente in egual misura. Nelle note di testa troviamo bergamotto, zest di limone, bacche di ginepro, oliva verde, timo rosso, in quelle di cuore fiori d’arancio, cardamomo, pepe nero, cannella; sul fondo, vetiver, legno di cedro e sandalo, semi di ambretta, musc.

The boy in you profumo
The boy in you

L’essenza di The boy in you è racchiusa invece in un invito, would you play? Un sillage che evoca il rientro a scuola in settembre, tra acquisti in cartoleria, l’odore inconfondibile dei libri appena comprati, interrogazioni alla lavagna e disegni colorati sul banco, con la consapevolezza che la maturità non è tale se non contiene in sé un pizzico di fanciullezza.
Si apre con note di eliotropio e neroli, che cedono il passo a rosa turca, foglie di violetta, patchouli e, per finire, a vaniglia, legni preziosi, un accordo di cuoio, labdano, vetiver, muschio.

Giardinetta rimanda invece a una mattina di sole trascorsa alla guida, segnata dall’effluvio di benzina, cuoio, tabacco e dal rombo del motore, fra texture di tweed, frame di gare automobilistiche, vento che accarezza la pelle. La fragranza è aperta da note di bergamotto e petit grain, con accenti smoky; al cuore della piramide olfattiva, lavanda, legno di cedro, patchouli, sul fondo un accordo cuoio, legni preziosi, betulla, styrax, musc.

I jus sono contenuti in flaconi dal sapore minimal, rettangolari, da 50 ml, in vetro rigorosamente trasparente, con un tappo verniciato distintivo per ciascuna referenza, nero per Not stirred, blu per The boy in you e verde Giardinetta (ispirato alla tonalità della Topolino 500c, icona della migliore italianità) per – appunto – Giardinetta.

Sustaina profumi
Giardinetta

THE GORE LONDON, UN BOUTIQUE HOTEL AUTENTICAMENTE INGLESE

Il The Gore London, situato a pochi passi da Hyde Park e da Kensington Palace, è uno degli hotel simbolo dell’hotellerie londinese, che punta su un perfetto equilibrio fra stile anglosassone e il meglio dell’ospitalità italiana. Nasce nel 1892, come residence in occasione dell’Esposizione Universale londinese, sotto il patrocinio del Principe Alberto, consorte della Regina Vittoria e dal 2012 fa parte del circuito Starthotels Collezione.

L’unicità delle suite del The Gore London

Al The Gore la storia è ancora viva e tangibile, motivo del suo grande successo e della sua popolarità da oltre 130 anni, così da renderlo uno degli hotel più affascinanti della capitale inglese. Dagli imponenti letti a baldacchino, alle piastrelle vittoriane, dai mobili antichi, ai dipinti originali incastonati in cornici in foglia d’oro, ognuno dei sei piani è un uno scrigno che racchiude preziosi pezzi unici e dettagli emblematici di un’epoca gloriosa. Il luogo e l’atmosfera permettono di immergersi a pieno nel lusso e nello sfarzo di un tempo che ha accolto personalità, artisti e nobili viaggiatori da tutto il mondo. Ognuna delle 50 camere presenta uno stile in grado di rendere differente l’una dalle altre, ammobiliate con grande ricercatezza, eleganza e raffinatezza.
Esempio lampante dell’espressione, dello stile e del gusto è la Tudor Suite, con i suoi 75 mq, è un esemplare unico in tutta Londra. Magnificamente delicata e accurata, con un sontuoso letto scolpito a colonne in mogano, una galleria di menestrelli del XV secolo, ampie vetrate colorate, soffitti alti con travi in quercia a vista e per completare un maestoso camino in pietra.

Junior Suite del The Gore Hotel Londra
La Junior Suite del The Gore Hotel

Il bar dove i Rolling Stones lanciarono l’album Beggars Banquet

All’interno della struttura è presente il Bar 190, ambiente dall’animo decisamente più rock’n’roll in contrasto con l’atmosfera barocca dell’hotel, celebre per essere stato il luogo in cui i Rolling Stones nel 1968 lanciarono il loro album Beggars Banquet. I giovani musicisti difatti, scelsero questo spazio come palcoscenico per l’eccezionale festa di presentazione del nuovo disco, in quanto luogo d’interesse e di richiamo, con un’atmosfera intima e tranquilla. Con la sua posizione strategica, il The Gore, Starhotels Collezione, è l’ambientazione ideale per accogliere convegni ed eventi sia privati che business, le sale comuni si prestano a perfezione per qualsiasi tipo di evento come, dal meeting di lavoro formale per la riunione del board al cocktail party, dal ricevimento di nozze alla cena di gala, fino allo shooting per l’alta moda.

Bar del The Gore Hotel Londra
Il Bar del The Gore Hotel

In apertura, l’interno del The Gore London

Miss_U e Til, i nuovi profumi di Laboratorio Olfattivo ispirati alla primavera

Si è conclusa lo scorso 2 aprile l’edizione 2023 di Esxence, fiera dedicata al mondo della profumeria artistica, che ha riunito a Milano ben 298 brand (di cui 95 italiani), provenienti da 30 paesi.
Nell’ambito di quest’importante manifestazione, che rappresenta un prestigioso palcoscenico per le fragranze di nicchia, opera dei migliori nasi ed esperti in materia del mondo, Laboratorio Olfattivo ha presentato al pubblico due nuovi sillage, ispirati alla bella stagione per eccellenza, la primavera.

Il brand torinese, fin dalla sua nascita nel 2009, si pone come obiettivo quello di dare massima espressione ai singoli ingredienti e note di ogni fragranza, in modo che ciascuna crei un’esperienza trascinante, sensorialmente impetuosa, portando alla mente ricordi, luoghi e tempi diversi, evocati da profumazioni sui generis.

Laboratorio Olfattivo store
La boutique milanese di Laboratorio Olfattivo

Due fragranze che esaltano le qualità della bella stagione

Laboratorio Olfattivo 2023
Miss_U Eau de Parfum, Laboratorio Olfattivo

Miss_U, nello specifico, è un profumo emozionale creato da Luca Maffei; nell’ultimo arrivato del marchio, infatti, si fondono delicatezza e un pizzico di malinconia. La rigogliosa apertura degli agrumi si fa più intensa e passionale grazie a cannella, pepe di Sichuan e soprattutto ambre, legni caldi, vaniglia e patchouli.
Til, altra novità della griffe, ha invece ha il magnifico potere di catapultare chi la vaporizza sulla pelle in un’atmosfera di impazienza per l’inizio delle vacanze, cadenzata dai primi raggi di sole, distinguendosi così come un jus capace di comunicare un autentico senso di gioia.
Le note di neroli, zenzero e cardamomo danzano piacevolmente in un fondo avvolgente di legni morbidi e muschi, trasmettendo positività e serenità.

Il successo di Laboratorio Olfattivo dimostra come le maison di nicchia si stiano ritagliando spazi sempre più importanti nella scena profumiera italiana, raccontando storie e personalità differenti, propagando pensieri ed evocando ricordi, arrivando lì dove le parole non possono trasmettere emozioni altrettanto forti.

Laboratorio Olfattivo profumi
Til Eau de Parfum, Laboratorio Olfattivo

Nell’immagine in apertura, lo store milanese di Laboratorio Olfattivo

A.P.C. sbarca a Milano con la nuova boutique di Brera

Il brand francese Atelier de Production et de Création, conosciuto – più semplicemente – con l’acronimo A.P.C., lo scorso 30 marzo ha inaugurato un nuovo store a Milano, un’apertura che segna l’ingresso della griffe nel panorama retail nostrano. La boutique si trova nel cuore della città, precisamente in via Ponte Vetero 13, una delle arterie principali del quartiere di Brera, epicentro, coi suoi caffè, ristoranti e negozi (per non parlare delle numerose accademie e gallerie d’arte) della vita culturale cittadina, fin dall’inizio del secolo scorso, quando divenne il ritrovo di intellettuali, artisti e creativi.

L’opening milanese si inserisce nella nuova strategia di crescita del marchio

A.P.C. Milano
L’esterno dello store (ph. courtesy of A.P.C.)

A.P.C. è la sigla usata dal fondatore Jean Touitou, famoso per l’abilità nel taglio sartoriale e l’uso di tessuti esclusivi, che predilige uno stile sobrio, minimalista e rigoroso, che fa della precisione e dell’understatement i propri capisaldi.
L’opening arriva nel momento in cui L Catterton, fondo di privaty equity co-creato dal gruppo LVMH e dalla famiglia Arnault, rileva una partecipazione di maggioranza nel marchio; l’obiettivo è quello di avviare una partnership strategica, che promuova la presenza internazionale dell’etichetta, accelerandone la crescita.

A.P.C. negozi
Un interno della boutique di via Ponte Vetero (ph. courtesy of A.P.C.)

Opera dello studio Laurent Deroo Architecte, lo spazio propone un design essenziale; gli elementi d’arredo sono prevalentemente in legno, non sfarzosi e solo in apparenza semplici, caratterizzati da linee armoniose, pulite ed equilibrate. Una vera e propria controtendenza, in contrasto con l’estetica lussuosa della maggior parte degli spazi fashion presenti nella capitale italiana della moda; il flagship in questione, al contrario, favorisce la microarchitettura, delineando un percorso che si tramuta in un un’autentica experience, dando risalto a ogni dettaglio delle collezioni donna, uomo, denim, accessori.

A.P.C. Milan
Ph. courtesy of A.P.C.

In apertura, l’interno del nuovo store milanese di A.P.C. (ph. courtesy of A.P.C.)

Bresh torna col nuovo singolo ‘Altamente mia’

Da oggi, venerdì 7 aprile, è disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali Altamente mia, il nuovo singolo di Andrea Brasi, in arte Bresh. Dopo il grande successo del precedente brano, Guasto d’amore, con oltre 21 milioni di stream sul solo Spotify e la certificazione del disco di platino, il cantautore genovese torna con un pezzo strappalacrime, decisamente toccante.
Prodotta da Shune, Altamente mia racconta la fine di una storia d’amore attraverso un susseguirsi di fotografie della vita quotidiana di una coppia ormai al capolinea, non ancora pronta a lasciarsi andare del tutto, lasciando aperta una speranza per il futuro.

Bresh Altamente mia
Altamente mia, Bresh

Aprendosi con un giro di chitarra che cresce durante la strofa, accompagnato da una serie di immagini mentali facilmente visualizzabili, tipiche dello stile artistico e di scrittura dell’autore, raggiunge la massima apertura strumentale nel ritornello, per poi concludersi quasi in un parlato, come a dimostrare che la fine della canzone coincide anche con il termine della relazione.
Altamente mia è una storia che, pur molto verosimile, è in realtà frutto di una visione immaginaria e disfattista dell’amore. È la speranza che la relazione continui a crescere ma con il pensiero a un futuro che potrebbe lasciare l’amaro in bocca. Il desiderio di trovare l’anima gemella si affianca alla paura che tutto possa finire”.

Bresh
Bresh

L’intervista con MANINTOWN

Nell’intervista concessa a MANINTOWN nel 2022, per l’uscita dell’album Oro blu, sottolineava in particolare quanto la scuola genovese avesse influenzato il suo percorso e la sua scrittura: “Sicuramente per me l’educatore maggiore, al di là dei miei genitori, è stato Faber. Questa mia parte apparentemente meno virile, che mi porta anche a raccontare aspetti poco machi, è un’ispirazione che arriva da chi mi ha insegnato a non nascondere niente. Io vedo la virilità in un uomo come De André, in quel suo modo di fare, nella sua consapevolezza”.

Nell’estate 2023 Bresh tornerà a esibirsi live in giro per la penisola, in un tour quasi completamente sold out, compreso il Carroponte di Milano, a dimostrazione dell’incredibile seguito di cui gode il cantautore di Bogliasco.

Beatrice Grannò, dal successo di ‘White Lotus’ ai nuovi inediti musicali

Reduce dal successo della serie americana targata HBO The White LotusBeatrice Grannò annuncia tre date in cui presenterà alcuni inediti del suo nuovo progetto musicale. I live si terranno il 10 e 11 aprile, rispettivamente a Milano e Bologna (aprirà il concerto di Ichiko Aoba), e il 29 aprile a Roma, in apertura a Generic Animal.

Classe 1993, l’attrice e cantautrice romana coltiva da subito la sua passione per il cinema, il teatro e la musica. Appassionata di pianoforte, ukulele e percussioni, si iscrive a un’accademia di musica a Prato. 
Nell’intervista concessa a MANINTOWN nel 2022, ancor prima dell’uscita del serial che l’avrebbe resa una star internazionale, sottolineava di aver «sempre fatto musica, nel mio modo di farlo c’è lo stesso intento che ho con la recitazione. Come attrice ho un approccio razionale, con la musica sono impulsiva. Mi piace raccontare in maniera dolce un segreto, cantare cose difficili con le parole. Da quando sono piccola suono il pianoforte, poi crescendo mi sono avvicinata anche ad altri strumenti perché avevo voglia di sperimentare».

Beatrice Grannò live
(Ph. courtesy of Astarte Agency)

Un’artista poliedrica, che si divide tra recitazione e musica

Dopo aver studiato recitazione a Londra, nel 2014 Grannò inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo con la serie Rai Don Matteo, alla quale seguono diversi ruoli in titoli di rilievo, tra grande e piccolo schermo, come Il Capitano Maria, Tornare, Gli indifferenti, Mi chiedo quando ti mancherò, Doc – Nelle tue mani Zero. A livello attoriale, come detto, la consacrazione arriva con la partecipazione a The White Lotus, in cui ha avuto l’occasione di mettere in luce anche le sue doti canore.
L’amore per il cinema e la musica distinguono il percorso artistico di quest’artista sfaccettata, e ora le date di Milano, Bologna e Roma rappresentano l’opportunità di ascoltare il suo nuovo progetto, d’ispirazione alt-folk americano.

Beatrice Grannò serie
Beatrice Grannò (ph. courtesy of Astarte Agency)

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Beatrice Grannò (ph. courtesy of Astarte Agency)

Anarchive, il nuovo hub creativo di Polimoda per la ricerca sulla moda

Uno spazio aperto alla città, pensato per accogliere ricercatori, curatori, archivisti, studenti e designer interessati alla ricerca nell’ambito dei fashion studies. È Anarchive, il nuovo hub creativo lanciato a Firenze da Polimoda: non un museo, bensì un archivio di moda che si pone l’obiettivo di educare e divulgare, un laboratorio in costante evoluzione, che parte dalla curatela dei capi iconici dei grandi designer. “Guardando al passato, possiamo trovare ispirazione per costruire un futuro nuovo, che tenga in considerazione le sfide attuali” sottolinea il direttore della scuola, Massimiliano Giornetti.
Sede di ricerca ma anche teatro di incontri e appuntamenti, per mettere in contatto le diverse realtà creative del fashion system, utilizzando un lessico universale e un approccio analitico.

“La moda non è solo business, ma un universo di potenzialità creative che si espande ben oltre i confini del suo mondo”, aggiunge Linda Loppa, Advisor Strategy and Vision di Polimoda. Il progetto, attraverso un linguaggio comune, vuole superare le barriere culturali e geografiche, dando vita a nuove forme di espressione artistica.

Polimoda Firenze sede
Villa Favard, sede fiorentina del Polimoda (ph. courtesy of Polimoda)

Il progetto nelle parole di Ferruccio Ferragamo, Massimiliano Giornetti e Linda Loppa

Firenze è da sempre una città fortemente legata alla moda e alle arti, un vero e proprio hub culturale per il settore”, dichiara il presidente di Polimoda Ferruccio Ferragamo, “qui la moda italiana ha avuto origine e resta protagonista con Pitti Immagine. È quindi naturale la sinergia di Firenze con Anarchive, che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico e culturale della moda, con particolare attenzione alla sua evoluzione nel tempo. Grazie a questo progetto, la città potrà continuare a essere un punto di riferimento per la formazione e la ricerca fashion“.

Polimoda Firenze direttore
Ferruccio Ferragamo, Linda Loppa, Massimiliano Giornetti

Il mondo fashion è in costante evoluzione e Anarchive rappresenta una risorsa inestimabile per coloro che intendono viverlo con un approccio innovativo”, sottolinea invece Giornetti. “Guardando al passato, possiamo trovare ispirazione per costruire un futuro nuovo, che tenga in considerazione le sfide attuali. Il nostro progetto si articola in quattro azioni: archiviazione, ricerca, formazione e presentazione. Grazie ad Anarchive, Polimoda si propone di creare un luogo fisico e virtuale nel quale accedere a un patrimonio culturale unico, un tesoro prezioso da cui attingere per costruire un futuro sempre più sostenibile e innovativo“.

Loppa, da parte sua, sottolinea che “Anarchive si propone di sfidare le normali assunzioni nella moda, creando un centro di ricerca che la connette ad altre discipline come arte, scienza, design, musica, fotografia, cinema. Questo progetto ambizioso vuole creare un linguaggio universale comune, che superi le barriere culturali e geografiche, dando vita a nuove forme di espressione artistica. Anarchive ci invita quindi a riconsiderare la moda, a guardare oltre le apparenze e scoprire tutto il suo potenziale creativo”.

Polimoda scuola
(Ph. courtesy of Polimoda)

Il potere dell’heritage nella moda

Gli archivi di moda rappresentano senza alcun dubbio un tema di straordinario interesse e infatti, ormai da tempo, sono al centro di molteplici iniziative di censimento e riordino, di valorizzazione e condivisione, pubbliche e private. Basti pensare alla Fondazione Emilio Pucci, nata ufficialmente nel 2001 per volontà della famiglia Pucci e di Bernard Arnault, proprietario del conglomerato del lusso LVMH, con l’intento di conservare, organizzare e preservare il ricco patrimonio aziendale accumulatosi in 75 anni di storia.
Un nome che ancora brilla tra le eccellenze italiane non può che essere quello memorabile di Gianfranco Ferré, ed è proprio il suo lascito creativo e artistico, un vero e proprio patrimonio culturale, che la Fondazione Gianfranco Ferré ha deciso di donare al Politecnico di Milano.
I disegni e gli abiti dell’archivio restituiscono in modo considerevole l’eredità del pensiero e dell’opera dello stilista italiano, rappresentando un giacimento unico su cui innestare nuovi filoni di ricerca, l’esemplificazione perfetta di come il passato possa incontrare il presente per guardare al futuro, nutrendolo di nuova ispirazione. L’archivio dunque non è solo un modo per custodire, bensì uno strumento vitale e operoso, un motore di rielaborazione e riadattamento, un luogo sacro e culturale.

Polimoda Firenze
Un momento della conferenza stampa di presentazione del progetto (ph. courtesy of Polimoda)

Nell’immagine in apertura, la Manifattura Tabacchi, dove sarà realizzato Anarchive (ph. by Marco Gualtieri, courtesy of Polimoda)