Moda e vino potranno sembrare due mondi lontani, eppure hanno in comune più di quanto si pensi: entrambi simbolo del miglior Made in Italy, mettono a frutto creatività e artigianalità, passione e cura dei dettagli, elementi indispensabili tanto per ottenere un vino di qualità, quanto per realizzare un capo sartoriale degno di una passerella dell’alta moda. La pensano così anche Donnafugata e Dolce&Gabbana, la cui collaborazione vede la luce nel 2020 dando vita ad una collezione di etichette divenute un cult tra gli appassionati. Prodotte in edizioni limitate – ça va sans dire – e personalizzate con creatività in puro stile Dolce&Gabbana.
Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, del resto, hanno avviato in tempi non sospetti varie collaborazioni con realtà italiane d’eccellenza per esaltare i valori alla base del proprio DNA e rappresentare un inconfondibile stile di vita: dal design SMEG al food di Pasta Di Martino e Fiasconaro, fino alla nuova partnership con Bialetti che celebra il rito italiano del caffè. Nel caso del vino, il minimo comun denominatore della collaborazione è rappresentato dall’amore incondizionato per la Sicilia: se l’azienda vitivinicola Donnafugata lega, infatti, la propria attività al genius loci dei territori dell’isola, da quello di Contessa Entellina all’Etna, il brand di moda, da sempre, trae linfa dall’immaginario siciliano, tra pizzi, rosari, colori, echi barocchi e folclore tradizionale.
Rosa, ambasciatore di due eccellenze del Made in Italy
Tutti i vini co-firmati Dolce&Gabbana e Donnafugata – Rosa, Tancredi, Isolano e Cuordilava – esprimono i valori di alta artigianalità (atout fondamentale del “fatto in Italia”), della passione e dell’innovazione; vini che si distinguono per la spiccata personalità ed eleganza. Il primo vino nato dalla collaborazione è Rosa, un seducente rosato il cui nome è stato scelto proprio per enfatizzare il colore che lo contraddistingue e rende unico. È nato da un blend originale di due vitigni autoctoni, tra i più importanti della tradizione dell’isola: il Nerello Mascalese e il Nocera, da territori e vigneti straordinari. Il primo, infatti, proviene dalle pendici dell’Etna, dove la natura vulcanica dei terreni e il microclima danno vita a note di particolare mineralità e delicatezza floreale. L’accattivante componente fruttata deriva invece dalle uve Nocera prodotte nella Tenuta di Contessa Entellina. Dolce&Gabbana ha raccolto la sfida di curare l’immagine coordinata del vino, creando un packaging originalissimo, ispirato all’estetica variopinta del carretto siciliano, emblema di artigianalità e della cultura dell’isola.
Le caratteristiche del rosato firmato Donnafugata e Dolce&Gabbana
Contraddistinto da una seducente tonalità pink, tenue e brillante al tempo stesso, questo rosato Sicilia Doc presenta un ampio bouquet, con delicate note floreali e fruttate che spaziano dal gelsomino ai petali di rosa, dalla pesca al bergamotto. Un vino di spiccata fragranza, piacevolissimo anche al palato per la mineralità e finezza.
Perfetto per un aperitivo, Rosa trova l’abbinamento ideale con crudi di pesce, pietanze vegetariane e carni delicate. Oltre alla classica bottiglia da 750 ml, è disponibile anche nel formato Magnum da 1,5 litri, per celebrare speciali occasioni conviviali. Con i suoi astucci personalizzati, Rosa rappresenta anche un’idea regalo decisamente glamour.
Nell’immagine in apertura, Rosa Dolce&Gabbana e Donnafugata
Dal 27 maggio al 3 giugno si terrà la seconda edizione de Il Giro dei Venti, un’esperienza esclusiva alla scoperta di paesaggi, culture e sapori dedicata a un pubblico internazionale, con tappe ciclistiche e veleggiate con imbarcazioni da diporto, nello splendido scenario del Salento e delle coste greche.
Tra sapori e bellezze naturali
Dopo il successo della prima edizione, per il 2023 la competizione propone un concept e un’offerta esperienziale totalmente rinnovati. “Il nuovo Il Giro dei Venti vuole essere un’esperienza esclusiva di benessere e viaggio in cui la dimensione sportiva diventa un’occasione di scoperta”, afferma a riguardo il Cavaliere Sergio Filograna, founder di Workness e ideatore della gara, e precisa: “Se da una parte la condivisione e la complicità che nasce all’interno delle squadre di ciclisti e velisti permetterà di arrivare alla vittoria finale, dall’altra l’iniziativa consentirà di immergersi completamente nel territorio, con i suoi profumi, sapori, bellezze naturali ed eccellenze gastronomiche. Il Giro dei Venti si iscrive così nel novero dei grandi eventi in Puglia”.
I partecipanti si sfideranno durante tre tappe ciclistiche e altrettante veleggiate, immergendosi a pieno in un palinsesto di esperienze leisure all’interno dei due scenari d’eccellenza del percorso: la costa orientale a sud di Otranto, incantevole teatro naturale della Penisola, e l’isola di Corfù, che rappresenta un unicum nel panorama delle isole greche, unendo influenze architettoniche veneziane, francesi e inglesi in uno scenario con boschi e spiagge mozzafiato.
“Inoltre quest’anno – aggiunge ancora Filograna – abbiamo voluto valorizzare la decisione dei partecipanti di aver sposato i nostri valori attraverso l’assegnazione di un premio speciale a un equipaggio estratto a sorte: un chilo d’oro in cinque lingotti, di cui uno verrà devoluto. Rappresenta un modo concreto, tangibile e durevole nel tempo per premiare il coinvolgimento in questa nuova avventura”.
Il programma della seconda edizione della competizione
Tra le esperienze previste, un glamping con pernottamento in tenda e cena sotto le stelle, nella suggestiva area della Grotta dei Cervi; la visita a un frantoio ipogeo a Castri, dove vivere degustazioni e laboratori dedicati alla riscoperta di antiche tecniche di produzione e conservazione dei cibi; walking tour guidati nel centro storico di Lecce; trekking con possibilità di escursioni per scoprire, tra le altre, la barriera corallina pietrificata. La valorizzazione del territorio pugliese e il rispetto dell’ambiente sono senza dubbio i cardini dell’evento: tutti i partecipanti osserveranno e praticheranno la procedura di piantumazione di ulivi in collaborazione con OlivaMi, associazione che promuove l’adozione degli ulivi salentini come risposta alla devastazione portata dalla Xylella.
Completa il programma, infine, un’avventura blue therapy con il campione di apnea Umberto Pelizzari, che passa attraverso un briefing sull’importanza della consapevolezza del respiro, cui seguirà un’uscita in gommone e, successivamente, un’immersione in tutta sicurezza, per godere, semplicemente, del blu del Mare Nostrum.
Nell’immagine in apertura, la veleggiata Leuca-Corfù, un momento della passata edizione del Giro dei Venti
Grattacieli e place to be cittadini, che definiscono il nuovo scenario urbano milanese, fanno da sfondo all’editoriale Rêve romantique. Il modello Antonio Tortorella, fotografato per l’occasione da Davide Pavan, si aggira per le vie di Milano indossando gli outfit più rappresentativi delle collezioni primavera/estate 2023 di maison come Gucci, Ferragamo, Dolce&Gabbana e Celine Homme, alternati a capi e accessori griffati – tra gli altri – Egonlab, Ludovic de Saint Sernin,Alan Crocetti.
Necklace Alan Crocetti, jeans Egonlab, boots Sonora
In occasione di Esxence, fiera di riferimento a livello mondiale della profumeria artistica, Sustaina Luxury, la divisione lusso dell’azienda Sustaina-sustainable cosmetics company, presenta in anteprima Bellarmino Fragranze Extrait de Parfum. Palcoscenico del lancio ufficiale della collezione, lo scorso 30 marzo, il The Core Club Lounge in via Montenapoleone 23.
I primi tre jus maschili della linea, dai nomi evocativi (Not stirred, The boy in you e Giardinetta), nascono dall’illuminazione imprenditoriale di Roberto Boscia, CEO di Sustaina, esperto di comunicazione e appassionato di fragranze di nicchia, proprio attraverso uno studio approfondito di queste ultime, che muove dall’assunto di considerare l’olfatto una componente vitale della quotidianità di ciascuno, secondo solo alla vista. Alla base del progetto, le sensazioni innate dell’inconscio e il lato emozionale proprio di ogni profumo; reminiscenze evocate nel profondo, motivazioni ed energie interiori legate all’immaginario personale, sensazioni ripetibili ovunque semplicemente chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare.
Un momento dell’evento di lancio della collezione presso The Core Club Lounge
La teca con il nuovo profumo Giardinetta
Una linea di profumeria artistica che coniuga eccellenza qualitativa e sostenibilità
«Bellarmino, il termine cui abbiamo pensato per questo progetto, richiama un nome tipicamente italiano, ma esclusivo, aulico, ricco di saggezza, rigore, fiducia. Unico nel suo genere, avvolgente, trasversale, per esprimere le varie declinazioni di ogni personalità», spiega l’amministratore delegato di Sustaina, nonché fautore del nuovo marchio di niche perfumery, e precisa: «Non fragranze diverse, ma differenti, un inno alla diversità, all’unicità di ogni individuo». L’azienda romana, inoltre, ha l’obiettivo di introdurre nel mercato cosmetico nuove soluzioni sostenibili, coniugando un basso impatto del ciclo del prodotto con esperienze multisensoriali di benessere, ad alta funzionalità estetica.
Nel secondo semestre del 2023, le fragranze debutteranno anche all’estero, rendendo il prodotto fruibile su larga scala grazie al suo concept unico e esclusivo.
Not stirred, Bellarmino Fragranze
Le peculiarità delle singole fragranze Bellarmino
Per quanto riguarda le referenze, Not stirred ha un piglio solido e deciso, come il profumo ghiacciato, forte eppure morbido, avvolgente, di un Martini cocktail, ironico e tagliente in egual misura. Nelle note di testa troviamo bergamotto, zest di limone, bacche di ginepro, oliva verde, timo rosso, in quelle di cuore fiori d’arancio, cardamomo, pepe nero, cannella; sul fondo, vetiver, legno di cedro e sandalo, semi di ambretta, musc.
The boy in you
L’essenza di The boy in youè racchiusa invece in un invito, would you play? Un sillage che evoca il rientro a scuola in settembre, tra acquisti in cartoleria, l’odore inconfondibile dei libri appena comprati, interrogazioni alla lavagna e disegni colorati sul banco, con la consapevolezza che la maturità non è tale se non contiene in sé un pizzico di fanciullezza. Si apre con note di eliotropio e neroli, che cedono il passo a rosa turca, foglie di violetta, patchouli e, per finire, a vaniglia, legni preziosi, un accordo di cuoio, labdano, vetiver, muschio.
Giardinetta rimanda invece a una mattina di sole trascorsa alla guida, segnata dall’effluvio di benzina, cuoio, tabacco e dal rombo del motore, fra texture di tweed, frame di gare automobilistiche, vento che accarezza la pelle. La fragranza è aperta da note di bergamotto e petit grain, con accenti smoky; al cuore della piramide olfattiva, lavanda, legno di cedro, patchouli, sul fondo un accordo cuoio, legni preziosi, betulla, styrax, musc.
I jus sono contenuti in flaconi dal sapore minimal, rettangolari, da 50 ml, in vetro rigorosamente trasparente, con un tappo verniciato distintivo per ciascuna referenza, nero per Not stirred, blu per The boy in you e verde Giardinetta (ispirato alla tonalità della Topolino 500c, icona della migliore italianità) per – appunto – Giardinetta.
MANINTOWN presenta il primo numero The Art of Wine, speciale dedicato interamente al mondo del vino, indagato attraverso le sue molteplici interazioni con l’arte e il design. Un progetto curato, per la parte editoriale, dal sommelier, gastronomo, autore radiofonico e televisivo Andrea Amadei, per quella grafica dall’illustratore Jacopo Ascari, che ha creato per noi tre straordinari artwork, tra cui la copertina e la mappa dell’Italia.
Artwork di Jacopo Ascari, copertina di The Art of WineArtwork di Jacopo Ascari
L’esposizione presso lo spazio Top Tag vede la partecipazione di numerosi interior designer e artisti: tra loro Riccardo Puglielli, che presenta per la prima volta il tavolo in marmo Hera, richiamo alle linee déco, che ricerca un impossibile equilibrio fra arte e funzionalità, solidità e leggerezza, eleganza e praticità, realizzato nei pregiati marmi policromi di Breccia Medicea dell’Acquasanta.
Tavolo Hera di Riccardo PuglielliTavolo Hera di Riccardo Puglielli
Francesco Buonfino lancia il suo progetto di tappeti handmade ricchi di simbologie, dal titolo Motus et Signa.
Tappeto Motus et Signa di Francesco BuonfinoTappeto Motus et Signa di Francesco Buonfino
Francesco Maria Messina, presente con opere quali il tavolo Plinio, ispirato al Vesuvio.
Tavolo iceberg francesco Maria MessinaTavoli Francesco Maria MessinaSpecchio di Francesco Maria MessinaScortea di Francesco Maria Messina
E ancora, Daria Dazzan che arricchisce la tavola con ceramiche fatte a mano e i coloratissimi vasi della collezione Onda.
Ceramiche di Daria DazzanCeramiche di Daria Dazzan
Mariano Franzetti autore di sculture che fondono estro, ricercatezza e sottile ironia.
Sculture di Mariano FranzettiSculture di Mariano Franzetti
Enrico Girotti con lapiega WD, marchio capace di far dialogare la durezza e resistenza del metallo con l’armonia di linee nette, precise al millimetro.
Lapiega WD di Enrico GirottiLapiega WD di Enrico Girotti
Le creazioni di Kutnia che pongono l’accento sulla pregevolezza dei tessuti turchi.
Creazioni di KutniaCreazioni di Kutnia
I lavori del ceramista e artista Niccolò Rossi.
Ceramiche di Niccolò RossiCeramiche di Niccolò Rossi
I gioielli scultorei di Arlo Haisek, sublimazione delle tecniche tradizionali dell’oreficeria.
Opere scultoree di Arlo HaisekOpere scultoree di Arlo HaisekGioielli di Arlo Haisek
Infine, le proposte di Bici&Radici, «negozio o meglio, bottega dove ricevere consigli e scambiare conoscenze», per usare le parole degli ideatori, che nello store di piazza Morbegno uniscono le loro passioni, vale a dire due ruote e cultura del verde, mettendo insieme biciclette e fiori coltivati con tecniche uniche, accessori e composizioni sui generis, lontane da un’estetica artificiosa ed eccessivamente ordinata, che esaltano i contrasti presenti nella flora naturale.
Composizione di Bici&RadiciComposizione di Bici&Radici
Con questo nuovo magazine, MANINTOWN offre ai lettori una serie di spunti e percorsi alternativi sulla ricchezza enogastronomica del Belpaese, dando voce a nuovi produttori, realtà, territori e personaggi, tutti da scoprire.
È in uscita, venerdì 21 aprile, il numero speciale dedicato alla Musica/Voices, cui si aggiunge una sezione dedicata alla Moda vista nelle sue contaminazioni con l’Arte. Un supplemento che rivedremo anche sul numero dedicato al Cinema/Faces di ottobre. Con Hot Child in the City vogliamo dare risalto alla nuova scena musicale italiana che si sta rinnovando negli ultimi anni, anche grazie ai talent show da cui escono tante promesse di domani. Tra le nostre otto cover stories spicca Levante che, dopo Sanremo e la maternità, torna con nuovi progetti tra musica e cinema, confermando il talento poliedrico e lo stile unico di questo personaggio. Poi, Mr. Rain (al secolo Mattia Balardi), che avevamo già scattato lo scorso anno, oggi nella testa di tutti con il suo Supereroi, presentato al Festival di Sanremo. E ancora, i Coma_Cose, band a cui avevamo dedicato una cover diversi anni fa e che oggi ha ricevuto il meritato riconoscimento con un successo in forte crescita. Tra i giovani abbiamo puntato sul duo dei Santi Francesi, reduci dalla vittoria di X Factor, che rappresentano perfettamente il nostro mood Hot Child in the City/ Runnin’ wild and lookin’ pretty. E sempre restando nel mondo upcoming, gIANMARIA, su cui avevamo scommesso già a Sanremo Giovani e che è arrivato al Festival con il brano Mostro. Non potevano mancare almeno due cover dedicate al Cinema/Faces. Una vede protagonista Domenico Cuomo, oggi riconosciuto per il ruolo di Gianni Cardiotrap in Mare fuori, che si rivelerà prossimamente in nuove e importanti produzioni. E per il cinema al femminile abbiamo scelto Federica Sabatini, tra le protagoniste della seconda stagione di Suburra – La serie, sua prima produzione di respiro internazionale. Last but not least, cover per la Fashion Issue, il modello metà francese, metà italiano Lucas Barski, già protagonista di campagne per importanti brand e che vedremo presto conquistare la fashion scene internazionale.
Il The Gore London, situato a pochi passi da Hyde Park e da Kensington Palace, è uno degli hotel simbolo dell’hotellerie londinese, che punta su un perfetto equilibrio fra stile anglosassone e il meglio dell’ospitalità italiana. Nasce nel 1892, come residence in occasione dell’Esposizione Universale londinese, sotto il patrocinio del Principe Alberto, consorte della Regina Vittoria e dal 2012 fa parte del circuito Starthotels Collezione.
L’unicità delle suite del The Gore London
Al The Gore la storia è ancora viva e tangibile, motivo del suo grande successo e della sua popolarità da oltre 130 anni, così da renderlo uno degli hotel più affascinanti della capitale inglese. Dagli imponenti letti a baldacchino, alle piastrelle vittoriane, dai mobili antichi, ai dipinti originali incastonati in cornici in foglia d’oro, ognuno dei sei piani è un uno scrigno che racchiude preziosi pezzi unici e dettagli emblematici di un’epoca gloriosa. Il luogo e l’atmosfera permettono di immergersi a pieno nel lusso e nello sfarzo di un tempo che ha accolto personalità, artisti e nobili viaggiatori da tutto il mondo. Ognuna delle 50 camere presenta uno stile in grado di rendere differente l’una dalle altre, ammobiliate con grande ricercatezza, eleganza e raffinatezza. Esempio lampante dell’espressione, dello stile e del gusto è la Tudor Suite, con i suoi 75 mq, è un esemplare unico in tutta Londra. Magnificamente delicata e accurata, con un sontuoso letto scolpito a colonne in mogano, una galleria di menestrelli del XV secolo, ampie vetrate colorate, soffitti alti con travi in quercia a vista e per completare un maestoso camino in pietra.
La Judy Garland Suite
La Junior Suite del The Gore Hotel
Il bar dove i Rolling Stones lanciarono l’album Beggars Banquet
All’interno della struttura è presente il Bar 190, ambiente dall’animo decisamente più rock’n’roll in contrasto con l’atmosfera barocca dell’hotel, celebre per essere stato il luogo in cui i Rolling Stones nel 1968 lanciarono il loro album Beggars Banquet. I giovani musicisti difatti, scelsero questo spazio come palcoscenico per l’eccezionale festa di presentazione del nuovo disco, in quanto luogo d’interesse e di richiamo, con un’atmosfera intima e tranquilla. Con la sua posizione strategica, il The Gore, Starhotels Collezione, è l’ambientazione ideale per accogliere convegni ed eventi sia privati che business, le sale comuni si prestano a perfezione per qualsiasi tipo di evento come, dal meeting di lavoro formale per la riunione del board al cocktail party, dal ricevimento di nozze alla cena di gala, fino allo shooting per l’alta moda.
La rilevanza, nella scena della moda contemporanea, di concetti quali riciclo, upcycling, tracciabilità, circolarità delle materie prime e altre pratiche legate alla sostenibilità, è – per fortuna – un dato di fatto incontrovertibile, al centro dei discorsi di aziende, istituzioni, addetti ai lavori e consumatori. Affinché tali precetti non restino però intenzioni lodevoli o poco più, utili ai fini dei famigerato greenwashing ma ben poco funzionali a un reale cambiamento dello status quo che, nei decenni, ha reso il fashion uno degli ambiti più inquinanti in assoluto, è fondamentale che proprio il pubblico abbia la possibilità di conoscere in maniera approfondita determinate tematiche, di tastarne con mano processi, obiettivi, risultati.
Va esattamente in questa direzione FashRev_Mrkt, mercato urbano promosso da Fashion Revolution Italia che riunisce, in un unico spazio, quei brand che, attraverso le loro collezioni, si fanno portavoce dei valori e dei principi, etici e produttivi, perseguiti dalla ONG fondata da Orsola de Castro e Carry Sommers nel 2013, dopo la tragedia di Rana Plaza, in Bangladesh, nella quale morirono 1138 persone, tutte impiegate – o, per meglio dire, sfruttate – nel settore tessile. A ospitarlo saranno gli spazi della Fondazione Sozzani, in via Tazzoli 3 (Milano), pronta ad accogliere i visitatori dalle 11 alle 19.30 di venerdì 21 e sabato 22 aprile.
Commentando l’iniziativa, la country coordinator e presidente di Fashion Revolution Italia, Marina Spadafora, sottolinea come la Fashion Revolution Week che si appresta a cominciare sia «speciale per noi, ricorre infatti nel decimo anniversario del crollo del Rana Plaza. A distanza di dieci anni ci siamo chiesti cosa è cambiato e, per trovare una risposta, con FashRev_Mrkt abbiamo voluto dare spazio a marchi positivi ed etici, nati per evitare che tragedie come quella possano ripetersi».
Un ritratto di Marina Spadafora
I brand presenti e il programma del mercato urban di Fashion Revolution Italia
Il mercato sui generis organizzato dalla ONG rappresenta, dunque, la cornice ideale per il lavoro di una serie eterogenea di designer e label, selezionate col contributo della piattaforma Must Had e accomunate dalla consapevolezza del fatto che, nella moda odierna, non debba esserci spazio per ingiustize sociali, sprechi, uso di materiali o tecniche inquinanti e altre procedure che, oltre ad essere moralmente riprovevoli, attentano alla salute (sempre più compromessa) della Terra; tra di loro, Endelea, Farma 282, Cantoprimo, TMMT, W. Camice, Kechic, PECORANERA, SALAD, Sunvitale Studio, TOOLS, Vuschichè e Close the Loop, solo per fare qualche nome.
Fashion Revolution Italia
Durante la serata inaugurale della kermesse, giovedì 20 aprile, è prevista – alle 19 – la proiezione di un episodio di Junk, docuserie co-prodotta da Will e Sky Italia che racconta l’impatto (devastante) della cosiddetta fast fashion su ambiente e persone, concentrandosi proprio sulle storie e immagini di chi, quotidianamente, ne subisce gli effetti deleteri. A seguire, Marina Spadafora ricapitolerà i passi avanti compiuti dall’organizzazione che presiede negli ultimi due lustri e presenterà la campagna Good Clothes Fair Pay, un’iniziativa lanciata a livello comunitario nel 2022, per chiedere al Parlamento Europeo una legge a tutela del pagamento di stipendi dignitosi per tutti i lavoratori dell’industria dell’abbigliamento; perché, oggi più che mai, la salute del Pianeta passa anche e soprattutto da quella delle persone che lo abitano.
Fashion Revolution Italia
Nell’immagine in apertura, foto di una campagna promossa da Fashion Revolution Italia
Si è conclusa lo scorso 2 aprile l’edizione 2023 di Esxence, fiera dedicata al mondo della profumeria artistica, che ha riunito a Milano ben 298 brand (di cui 95 italiani), provenienti da 30 paesi. Nell’ambito di quest’importante manifestazione, che rappresenta un prestigioso palcoscenico per le fragranze di nicchia, opera dei migliori nasi ed esperti in materia del mondo, Laboratorio Olfattivo ha presentato al pubblico due nuovi sillage, ispirati alla bella stagione per eccellenza, la primavera.
Il brand torinese, fin dalla sua nascita nel 2009, si pone come obiettivo quello di dare massima espressione ai singoli ingredienti e note di ogni fragranza, in modo che ciascuna crei un’esperienza trascinante, sensorialmente impetuosa, portando alla mente ricordi, luoghi e tempi diversi, evocati da profumazioni sui generis.
La boutique milanese di Laboratorio Olfattivo
Due fragranze che esaltano le qualità della bella stagione
Miss_U Eau de Parfum, Laboratorio Olfattivo
Miss_U, nello specifico, è un profumo emozionale creato da Luca Maffei; nell’ultimo arrivato del marchio, infatti, si fondono delicatezza e un pizzico di malinconia. La rigogliosa apertura degli agrumi si fa più intensa e passionale grazie a cannella, pepe di Sichuan e soprattutto ambre, legni caldi, vaniglia e patchouli. Til, altra novità della griffe, ha invece ha il magnifico potere di catapultare chi la vaporizza sulla pelle in un’atmosfera di impazienza per l’inizio delle vacanze, cadenzata dai primi raggi di sole, distinguendosi così come un jus capace di comunicare un autentico senso di gioia. Le note di neroli, zenzero e cardamomo danzano piacevolmente in un fondo avvolgente di legni morbidi e muschi, trasmettendo positività e serenità.
Il successo di Laboratorio Olfattivo dimostra come le maison di nicchia si stiano ritagliando spazi sempre più importanti nella scena profumiera italiana, raccontando storie e personalità differenti, propagando pensieri ed evocando ricordi, arrivando lì dove le parole non possono trasmettere emozioni altrettanto forti.
Til Eau de Parfum, Laboratorio Olfattivo
Nell’immagine in apertura, lo store milanese di Laboratorio Olfattivo
Il brand francese Atelier de Production et de Création, conosciuto – più semplicemente – con l’acronimo A.P.C., lo scorso 30 marzo ha inaugurato un nuovo store a Milano, un’apertura che segna l’ingresso della griffe nel panorama retail nostrano. La boutique si trova nel cuore della città, precisamente in via Ponte Vetero 13, una delle arterie principali del quartiere di Brera, epicentro, coi suoi caffè, ristoranti e negozi (per non parlare delle numerose accademie e gallerie d’arte) della vita culturale cittadina, fin dall’inizio del secolo scorso, quando divenne il ritrovo di intellettuali, artisti e creativi.
L’opening milanese si inserisce nella nuova strategia di crescita del marchio
L’esterno dello store (ph. courtesy of A.P.C.)
A.P.C. è la sigla usata dal fondatore Jean Touitou, famoso per l’abilità nel taglio sartoriale e l’uso di tessuti esclusivi, che predilige uno stile sobrio, minimalista e rigoroso, che fa della precisione e dell’understatement i propri capisaldi. L’opening arriva nel momento in cui L Catterton, fondo di privaty equity co-creato dal gruppo LVMH e dalla famiglia Arnault, rileva una partecipazione di maggioranza nel marchio; l’obiettivo è quello di avviare una partnership strategica, che promuova la presenza internazionale dell’etichetta, accelerandone la crescita.
Un interno della boutique di via Ponte Vetero (ph. courtesy of A.P.C.)
Opera dello studio Laurent Deroo Architecte, lo spazio propone un design essenziale; gli elementi d’arredo sono prevalentemente in legno, non sfarzosi e solo in apparenza semplici, caratterizzati da linee armoniose, pulite ed equilibrate. Una vera e propria controtendenza, in contrasto con l’estetica lussuosa della maggior parte degli spazi fashion presenti nella capitale italiana della moda; il flagship in questione, al contrario, favorisce la microarchitettura, delineando un percorso che si tramuta in un un’autentica experience, dando risalto a ogni dettaglio delle collezioni donna, uomo, denim, accessori.
Ph. courtesy of A.P.C.
Ph. courtesy of A.P.C.
In apertura, l’interno del nuovo store milanese di A.P.C. (ph. courtesy of A.P.C.)
Da oggi, venerdì 7 aprile, è disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali Altamente mia, il nuovo singolo di Andrea Brasi, in arte Bresh. Dopo il grande successo del precedente brano, Guasto d’amore, con oltre 21 milioni di stream sul solo Spotify e la certificazione del disco di platino, il cantautore genovese torna con un pezzo strappalacrime, decisamente toccante. Prodotta da Shune, Altamente mia racconta la fine di una storia d’amore attraverso un susseguirsi di fotografie della vita quotidiana di una coppia ormai al capolinea, non ancora pronta a lasciarsi andare del tutto, lasciando aperta una speranza per il futuro.
Altamente mia, Bresh
Aprendosi con un giro di chitarra che cresce durante la strofa, accompagnato da una serie di immagini mentali facilmente visualizzabili, tipiche dello stile artistico e di scrittura dell’autore, raggiunge la massima apertura strumentale nel ritornello, per poi concludersi quasi in un parlato, come a dimostrare che la fine della canzone coincide anche con il termine della relazione. “Altamente mia è una storia che, pur molto verosimile, è in realtà frutto di una visione immaginaria e disfattista dell’amore. È la speranza che la relazione continui a crescere ma con il pensiero a un futuro che potrebbe lasciare l’amaro in bocca. Il desiderio di trovare l’anima gemella si affianca alla paura che tutto possa finire”.
Bresh
L’intervista con MANINTOWN
Nell’intervista concessa a MANINTOWN nel 2022, per l’uscita dell’album Oro blu, sottolineava in particolare quanto la scuola genovese avesse influenzato il suo percorso e la sua scrittura: “Sicuramente per me l’educatore maggiore, al di là dei miei genitori, è stato Faber. Questa mia parte apparentemente meno virile, che mi porta anche a raccontare aspetti poco machi, è un’ispirazione che arriva da chi mi ha insegnato a non nascondere niente. Io vedo la virilità in un uomo come De André, in quel suo modo di fare, nella sua consapevolezza”.
Nell’estate 2023 Bresh tornerà a esibirsi live in giro per la penisola, in un tour quasi completamente sold out, compreso il Carroponte di Milano, a dimostrazione dell’incredibile seguito di cui gode il cantautore di Bogliasco.
Reduce dal successo della serie americana targata HBO The White Lotus, Beatrice Grannò annuncia tre date in cui presenterà alcuni inediti del suo nuovo progetto musicale. I live si terranno il 10 e 11 aprile, rispettivamente a Milano e Bologna (aprirà il concerto di Ichiko Aoba), e il 29 aprile a Roma, in apertura a Generic Animal.
Classe 1993, l’attrice e cantautrice romana coltiva da subito la sua passione per il cinema, il teatro e la musica. Appassionata di pianoforte, ukulele e percussioni, si iscrive a un’accademia di musica a Prato. Nell’intervista concessa a MANINTOWN nel 2022, ancor prima dell’uscita del serial che l’avrebbe resa una star internazionale, sottolineava di aver «sempre fatto musica, nel mio modo di farlo c’è lo stesso intento che ho con la recitazione. Come attrice ho un approccio razionale, con la musica sono impulsiva. Mi piace raccontare in maniera dolce un segreto, cantare cose difficili con le parole. Da quando sono piccola suono il pianoforte, poi crescendo mi sono avvicinata anche ad altri strumenti perché avevo voglia di sperimentare».
(Ph. courtesy of Astarte Agency)
Un’artista poliedrica, che si divide tra recitazione e musica
Dopo aver studiato recitazione a Londra, nel 2014 Grannò inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo con la serie Rai Don Matteo, alla quale seguono diversi ruoli in titoli di rilievo, tra grande e piccolo schermo, come Il Capitano Maria, Tornare, Gli indifferenti, Mi chiedo quando ti mancherò,Doc – Nelle tue manie Zero. A livello attoriale, come detto, la consacrazione arriva con la partecipazione a The White Lotus, in cui ha avuto l’occasione di mettere in luce anche le sue doti canore. L’amore per il cinema e la musica distinguono il percorso artistico di quest’artista sfaccettata, e ora le date di Milano, Bologna e Roma rappresentano l’opportunità di ascoltare il suo nuovo progetto, d’ispirazione alt-folk americano.
Beatrice Grannò (ph. courtesy of Astarte Agency)
Nell’immagine in apertura, un ritratto di Beatrice Grannò (ph. courtesy of Astarte Agency)
Nell’abbondanza di settimane della moda, ormai sparse in tutto il mondo, si pone la questione sul senso e i benefici di questi eventi, legata all’aggiunta di ulteriori luoghi sulla mappa internazionale del fashion. Nel caso della Taipei Fashion Week, ad esempio, il pubblico specializzato potrebbe chiedersi perché l’opening show della manifestazione si sia tenuto a Tainan invece che nella principale città dell’isola. In tutto questo, c’è di sicuro un innegabile vantaggio economico da parte delle strutture regionali, che riguarda specificamente la creazione di nuovi posti di lavoro, necessari per allestire una settimana della moda, oppure i ricavi aggiuntivi di cui beneficiano il settore della gastronomia e quello dell’hôtellerie. Bisogna poi aggiungere, ovviamente, che i designer partecipanti vogliono dimostrare ciò che sanno e possono fare.
Come visitatore, tuttavia, c’è una motivazione davvero forte alla base del viaggio, che per alcuni può essere molto lungo: un’ospitalità senza fine! In alcuni frangenti della fashion week taiwanese ci possono essere lievi barriere linguistiche, anche solo per registrarsi a una sfilata, ma una volta superati piccoli ostacoli del genere si può assistere a un benvenuto decisamente caloroso, raro in altre kermesse della moda.
Lo show d’apertura della fashion week taiwainese
Una location d’eccezione per l’apertura della rassegna
La Taipei Fashion Week, avviata solamente sei anni fa, si è sempre data il compito di stabilire un dialogo tra performance tradizionale, artigianato e moda. Secondo i responsabili, da ben 360 anni le persone si recano al tempio Nankunshen Daitian per esprimere i loro desideri, e Tainan è anche nota per un patrimonio artigianale di lungo corso. Era quindi chiaro che l’apertura della fashion week avrebbe dovuto avere luogo all’altro capo dell’isola, a Tainan. Circa due terzi degli ospiti, in viaggio da Taipei, si sono adeguati a quest’indicazione, che ricorda in qualche modo il Festival di Hyères, in cui gli addetti ai lavori compiono un pellegrinaggio speciale nel sud della Francia. Lo show d’apertura, tenutosi per la prima volta al tempio Nankunshen Daitian di Tainan il 22 marzo, è visto come un complemento dei défilé ospitati nella sede principale della rassegna, il Songshan Culture and Creative Park di Taipei.
Taipei Fashion Week F/W 2023-24
Obiettivi e valori della Taipei Fashion Week F/W 2023-24
Per la stagione Fall/Winter 2023-24, la Taipei Fashion Week include una sfilata di moda sostenibile, 12 di singoli brand (tra cui lo show New Breed, con tre giovani, talentuosi designer) e tre interscolastiche, riservate agli studenti di sette scuole specializzate.
Secondo i promotori di questo grande evento fashion, i cinque pilastri della TFW sono sostenibilità, funzionalità, diversità, “crossover” di stile, umanità. Lo scopo è mettere l’artigianato tradizionale taiwanese in primo piano, avvicinandosi così all’obiettivo di diventare la quarta settimana della moda per importanza nella regione asiatica. Le probabilità di riuscita, in questo senso, sembrano buone, e i feedback dei partecipanti lo confermano. Gli organizzatori, inoltre, si propongono di far incontrare l’industria tessile e gli stilisti emergenti, così da passare da un affascinante abbigliamento funzionale a un abbigliamento up to date. Durante la sfilata inaugurale, diventa chiaro che il piano sta funzionando: una craftsmanship eccezionale, tramandata di generazione in generazione, ed elementi fashion squisitamente contemporanei si uniscono in collezioni uniche nel loro genere. La mise en scène delle passerelle incorpora performance artistiche, savoir-faire artigianale e moda, tra musica classica, opera tradizionale e teatro d’ombre, soluzioni ricorrenti nelle presentazioni dei 70 look firmati da sette label (TANGTSUNGCHIEN, Just In XX, BOB Jian, C JEAN, Gioia Pan, WEI TZU-YUAN e YENLINE).
BOB Jian F/W 2023-24
Lo spettacolo dello show d’apertura
Oltre ai fuochi d’artificio, per dare il via alla serata sul tempio vengono proiettati il fashion film e il video promozionale F/W 2023-24 del regista Zhun Zhang e di Yingting He, maestro dell’obiettivo. È il loro primo tentativo di combinare il tradizionale video culturale e l’intelligenza artificiale (Deforum Stable Diffusion), per dare alle immagini una texture a mo’ di dipinto astratto, completando i raffinati movimenti degli artisti reclutati, aggiungendo così un livello ulteriore all’effetto visivo d’insieme. Stando alle loro parole, hanno seguito Joanne Chih-Chiao Tseng da una prospettiva in terza persona di cambiamento, integrazione e connessione, unendo memoria culturale e moda contemporanea per realizzare un look completamente nuovo. Inoltre, per aiutare i brand ad espandersi sia nel mercato regionale che in quello estero, per questa stagione è stato lanciato il Taipei Fashion Week Shop, nel SOGO Department Store Fuxin Branch, che vende oltre 40 marchi di stilisti provenienti da diversi settori.
La Taipei Fashion Week si svolge dal 22 marzo al 9 aprile, con le principali attività concentrate nei giorni dal 24 al 29 marzo, presso il Songshan Cultural and Creative Park.
Gioia Pan F/W 2023-24
Nell’immagine in apertura, un momento dello show inaugurale della Taipei Fashion Week F/W 2023-24
Dopo il numero pilota lanciato durante la scorsa Milano Wine Week, siamo orgogliosi di annunciare il primo The Art of Wine, uno speciale dedicato interamente al mondo del vino, visto anche attraverso le sue interazioni con l’arte e il design. Per guidare questo ambizioso progetto, abbiamo chiesto ad Andrea Amadei, sommelier e gastronomo, autore radiofonico e televisivo, di sviluppare insieme un format editoriale inedito, per comunicare questo settore con un taglio più coinvolgente e curioso, andando alla scoperta delle numerose eccellenze che caratterizzano il Bel Paese. È nato così un primo issue da collezione di 120 pagine, che racconta in modo polifonico un panorama ricco di bellezze, da nord a sud della penisola, grazie alla ricerca dei numerosi autori, giornalisti ed esperti guidati da Andrea per questo primo numero, che sarà anche distribuito durante il Salone del Mobile a Milano.
E, sempre per la volontà di utilizzare un linguaggio più artistico ed emozionale, abbiamo lavorato con l’illustratore Jacopo Ascari, che ha creato tre straordinari artwork per la copertina dello speciale, la mappa dell’Italia con alcune delle realtà più interessanti presentate nello speciale, e infine per la quarta di copertina, che interpreta in modo onirico e gioioso Destination Gusto, food&wine e-commerce dedicato alle eccellenze nostrane del gusto. Con questo nuovo magazine – diretto da Andrea Amadei – vogliamo ofrire una serie di spunti e percorsi alternativi nel ricco panorama enogastronomico del Paese, dando voce a produttori, realtà, territori e personaggi da scoprire.
Buon viaggio!
Federico Poletti, Editor in Chief MANINTOWN – Massimo Pozzi Chiesa, General Manager MI HUB Agency | MANINTOWN
Wine in Town
Come si abbina uno speciale sul vino a ungiornale che parla di talent e moda? La risposta è più semplice di quanto si possa pensare. Il vino piace a tutte le persone sensibili al bello perché è una delle più grandi bellezze del mondo. È l’uomo che dipinge a quattro mani con la natura trasformando qualcosa di estremamente deperibile come un grappolo d’uva, in una bevanda dalla vita potenzialmente decennale, in grado di evolvere e acquisire valore negli anni. Pensandoci non è poi così diverso da un abito di seta che nasce dalle secrezioni di un piccolo baco.
MANINTOWN crede nel fascino del vino e in tutto ciò che esso rappresenta, dalla sua anima più conviviale e schietta fino al lusso e all’eleganza che l’hanno trasformato oggi in uno dei beni d’investimento (e di consolazione) più ricercati. Per le prossime sei edizioni (in uscita per Vinitaly, Salone del Mobile e Milano Wine Week) i lettori troveranno The Art of Wine, compendio dedicato al nettare di bacco e alle sue connessioni con i mondi dell’arte e del design. Ogni numero racconterà le cantine che hanno legato il loro lavoro a quello di pittori, stilisti, scultori, architetti, artigiani e musicisti. Luoghi e bottiglie da scoprire, assaporare e collezionare in cantina.
Non mancheranno le tendenze che guidano il settore, con le interviste alle personalità di riferimento, i progetti più visionari e le storie dei pionieri che hanno saputo rivoluzionare il mondo del buon bere. Arte e design si fondano su capacità d’immaginazione e progettazione. Quindi, spazio alle innovazioni di processo e ai più curiosi sistemi di coltivazione della vite con cui nei secoli l’uomo ha disegnato il paesaggio attorno a sé. Uno sguardo sarà sempre rivolto all’ospitalità e alla cucina moderna, senza dimenticare l’olio extravergine d’oliva, i distillati e le birre artigianali, elementi che completano la cultura del sommelier e arricchiscono l’esperienza della lettura e della buona tavola. Il racconto sarà improntato sull’Italia, Paese che viviamo ogni giorno e che non smettiamo mai di scoprire, ma in ogni numero inseriremo una destinazione oltreconfine, per la sete dei viaggiatori che vorranno spingersi più lontano, ovviamente sempre armati di cavatappi.
I contenuti sono curati da giornalisti, sommelier, comunicatori e addetti al settore, invitati a scrivere di ciò che più li affascina. Libertà e sincerità sono necessari al racconto del vino. Per questo motivo, all’interno del magazine, gli sponsor saranno sempre ben distinti dai contributi redazionali. La pubblicità è necessaria per sostenerci, ma nessun interesse economico ci impedirà di scrivere di quello in cui crediamo. In ultimo, non certo per importanza, il nostro linguaggio sarà il più semplice possibile, coinvolgente e comprensibile a tutti, perché il vino è di tutti, ha radici ma arriva ovunque, ha genere ma non ha sesso. È una delle più grandi bellezze al mondo e può essere davvero alla portata di ognuno di noi.
Buona lettura!
Andrea Amadei
Nell’immagine in apertura, la cover del nuovo speciale di MANINTOWN The Art of Wine, opera dell’illustratore Jacopo Ascari
Uno spazio aperto alla città, pensato per accogliere ricercatori, curatori, archivisti, studenti e designer interessati alla ricerca nell’ambito dei fashion studies. È Anarchive, il nuovo hub creativo lanciato a Firenze da Polimoda: non un museo, bensì un archivio di moda che si pone l’obiettivo di educare e divulgare, un laboratorio in costante evoluzione, che parte dalla curatela dei capi iconici dei grandi designer. “Guardando al passato, possiamo trovare ispirazione per costruire un futuro nuovo, che tenga in considerazione le sfide attuali” sottolinea il direttore della scuola, Massimiliano Giornetti. Sede di ricerca ma anche teatro di incontri e appuntamenti, per mettere in contatto le diverse realtà creative del fashion system, utilizzando un lessico universale e un approccio analitico.
“La moda non è solo business, ma un universo di potenzialità creative che si espande ben oltre i confini del suo mondo”, aggiunge Linda Loppa, Advisor Strategy and Vision di Polimoda. Il progetto, attraverso un linguaggio comune, vuole superare le barriere culturali e geografiche, dando vita a nuove forme di espressione artistica.
Villa Favard, sede fiorentina del Polimoda (ph. courtesy of Polimoda)
Il progetto nelle parole di Ferruccio Ferragamo, Massimiliano Giornetti e Linda Loppa
“Firenze è da sempre una città fortemente legata alla moda e alle arti, un vero e proprio hub culturale per il settore”, dichiara il presidente di Polimoda Ferruccio Ferragamo, “qui la moda italiana ha avuto origine e resta protagonista con Pitti Immagine. È quindi naturale la sinergia di Firenze con Anarchive, che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico e culturale della moda, con particolare attenzione alla sua evoluzione nel tempo. Grazie a questo progetto, la città potrà continuare a essere un punto di riferimento per la formazione e la ricerca fashion“.
Ferruccio Ferragamo, Linda Loppa, Massimiliano Giornetti
“Il mondo fashion è in costante evoluzione e Anarchive rappresenta una risorsa inestimabile per coloro che intendono viverlo con un approccio innovativo”, sottolinea invece Giornetti. “Guardando al passato, possiamo trovare ispirazione per costruire un futuro nuovo, che tenga in considerazione le sfide attuali. Il nostro progetto si articola in quattro azioni: archiviazione, ricerca, formazione e presentazione. Grazie ad Anarchive, Polimoda si propone di creare un luogo fisico e virtuale nel quale accedere a un patrimonio culturale unico, un tesoro prezioso da cui attingere per costruire un futuro sempre più sostenibile e innovativo“.
Loppa, da parte sua, sottolinea che “Anarchive si propone di sfidare le normali assunzioni nella moda, creando un centro di ricerca che la connette ad altre discipline come arte, scienza, design, musica, fotografia, cinema. Questo progetto ambizioso vuole creare un linguaggio universale comune, che superi le barriere culturali e geografiche, dando vita a nuove forme di espressione artistica. Anarchive ci invita quindi a riconsiderare la moda, a guardare oltre le apparenze e scoprire tutto il suo potenziale creativo”.
(Ph. courtesy of Polimoda)
Il potere dell’heritage nella moda
Gli archivi di moda rappresentano senza alcun dubbio un tema di straordinario interesse e infatti, ormai da tempo, sono al centro di molteplici iniziative di censimento e riordino, di valorizzazione e condivisione, pubbliche e private. Basti pensare alla Fondazione Emilio Pucci, nata ufficialmente nel 2001 per volontà della famiglia Pucci e di Bernard Arnault, proprietario del conglomerato del lusso LVMH, con l’intento di conservare, organizzare e preservare il ricco patrimonio aziendale accumulatosi in 75 anni di storia. Un nome che ancora brilla tra le eccellenze italiane non può che essere quello memorabile di Gianfranco Ferré, ed è proprio il suo lascito creativo e artistico, un vero e proprio patrimonio culturale, che la Fondazione Gianfranco Ferré ha deciso di donare al Politecnico di Milano. I disegni e gli abiti dell’archivio restituiscono in modo considerevole l’eredità del pensiero e dell’opera dello stilista italiano, rappresentando un giacimento unico su cui innestare nuovi filoni di ricerca, l’esemplificazione perfetta di come il passato possa incontrare il presente per guardare al futuro, nutrendolo di nuova ispirazione. L’archivio dunque non è solo un modo per custodire, bensì uno strumento vitale e operoso, un motore di rielaborazione e riadattamento, un luogo sacro e culturale.
Un momento della conferenza stampa di presentazione del progetto (ph. courtesy of Polimoda)
Nell’immagine in apertura, la Manifattura Tabacchi, dove sarà realizzato Anarchive (ph. by Marco Gualtieri, courtesy of Polimoda)
Lunghi capelli scuri, lineamenti fini, fisico asciutto e longilineo: quella di Jinwoo (modello sudcoreano, 25 anni, ha all’attivo lavori per brand come Moncler, Premiata o Savage) è la classica presenza difficile da ignorare. Nelle immagini realizzate per MANINTOWN dal fotografo Davide Simonelli (scatti dal sapore cinematografico, che enfatizzano gesti, postura e naturale eleganza del soggetto ritratto), lo vediamo aggirarsi per le vie di Milano.
Spaziando tra outfit dal flair classico e altri più eccentrici, indossa, con piglio disinvolto e ricercato al tempo stesso, gli evergreen del guardaroba pour homme, vale a dire overcoat avvolgenti, blazer gessati, caban e dolcevita scuri, ai quali provvedono a dare il necessario twist motivi animalier, volumi scivolati e accessori grintosi.
Dal 1964, anno di fondazione dell’azienda a Westbrook, nel Maine, Sebago è sinonimo di preppy, l’abbigliamento caratteristico degli universitari dell’Ivy League americana, un’estetica collegiale “elevata”, sofisticata e dégagé in egual misura, che nel tempo ha sedotto schiere di studenti – e non solo – ai quattro angoli del mondo, ammaliati dai capi e accessori del marchio, a cominciare dai mitici penny loafer, i mocassini con mascherina dall’appeal raffinato, e dalle scarpe da barcaDocksides, con suola in gomma antiscivolo.
Ora, dopo aver rivoluzionato il mondo fashion con proposte outdoor e indoor divenute emblemi dell’estetica habillé della casa, frutto di lavorazioni rigorosamente artigianali e di una cura minuziosa dei dettagli, che rendono unico ogni articolo, il brand a stelle e strisce, per la stagione primavera/estate 2023, arricchisce il proprio vocabolario di stile con un nuovo lemma, fedele – of course – ai valori che ne hanno decretato il successo internazionale. Si tratta della linea Sebago Sunglasses, una collezione di occhialeria unica nel suo genere, legata a doppio filo con l’heritage della griffe americana. Ogni occhiale, infatti, richiama sia nel nome che nel design i mocassini sopracitati, simbolo di un’eleganza timeless che ha conquistato fan ad ogni latitudine, contaminando outfit e abitudini vestimentarie disparate.
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)
Quattro montature dal gusto classy, simbolo di un’eleganza senza tempo
Sono quattro, in particolare, i modelli intorno ai quali è imperniato il debutto nell’eyewear, che si candidano già a diventare iconici: innanzitutto Joe, occhiale dalla linea panto (ossia over e smussata) lievemente squadrata; poi Portland, che si distingue per i volumi stondati e l’ampio ponte a chiave; Paul, modello rettangolare dalla silhouette cat-eye; infine Dan, panto “canonici” che si adattano facilmente a qualsiasi forma del viso. Quattro sunglasses dal gusto clean, classico, cui i materiali di pregio che hanno sancito la fortuna del brand danno il necessario twist. Trasparenti, nere o tartarugate, declinate in varianti opache o lucide, le montature sono proposte in diverse cromie, in nuance con la calzatura cui fanno riferimento; ad accomunarle – e contrassegnarle – è però il logo “penny loafer”, riprodotto sulle cerniere, e il design delle aste, ispirato all’inconfondibile suola moc delle scarpe.
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)
Ogni paio è accompagnato da un packaging esclusivo in pelle, marchiato Sebago e completo di panno pulente in microfibra, su cui è impressa la storia della label. Un tributo a tutti gli effetti, che vuole celebrare a dovere l’importanza di quelle peculiarità stilistiche che hanno cambiato – e continuano a farlo – i codici tradizionali del ready-to-wear. L’eyewear Sebago, dunque, rielabora con brio l’estetica preppy, arricchendola con mille spunti per abbinamenti e total look. Una linea di occhialeria che ha riscosso consensi fin dalla presentazione ufficiale della collezione, lo scorso febbraio, quant’è stata svelata nella cornice d’eccezione del MIDO Eyewear Show di Milano, principale evento internazionale dedicato all’eyewear, visitato quest’anno da oltre 52.000 presenze e più di 1.200 espositori da tutto il mondo.
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)
Dal 15 marzo è disponibile, su tutte le piattaforme digitali, la seconda “incursione” del duo musicale Colapesce Dimartino nel mondo – in continua, rapidissima espansione – dei podcast. Bis!, questo il titolo, si presenta come la seconda stagione (o sequel che dir si voglia) della trasmissione radio di debutto, Big! (Storia leggerissima di qualcosa che non rifaremo), e documenta l’atteso ritorno al Festival sanremese, dopo l’exploit nel 2021 con Musica leggerissima, di Lorenzo Urciulli e Antonio Dimartino (questi i veri nomi dei due artisti siciliani).
Scritto e prodotto da Marco Rip e Giacomo De Poli per Dopcast e LifeGate Radio, Bis! Colapesce e Dimartino a Sanremoriparte dal desiderio di seguire passo per passo il loro secondo festival, portando l’ascoltatore dietro le quinte della rassegna musicale italiana per eccellenza, per certi versi una prima volta (bisogna infatti considerare che il debutto all’Ariston, nel 2021, era avvenuto nel pieno del lockdown, senza il pubblico in sala, durante un’edizione atipica sotto tutti i punti di vista), documentando, attraverso un format assai inusuale, la settimana più frenetica della canzone italica.
Bis!, il nuovo podcast del duo
Un documentario “parlato”, che racconta in presa diretta il festival musicale italiano per antonomasia
Il nuovo podcast aggiunge capitoli inediti al precedente racconto e, in generale, alla storia di Colapesce Dimartino, musicisti tra i più ricercati e importanti della scena italiana dell’ultimo decennio, desiderosi – e capaci – di rimettersi sempre in gioco, anteponendo a tutto la loro poetica. Rispetto a Big!, registrato quasi del tutto da remoto attraverso messaggi vocali, lunghe chiacchierate a distanza e qualche scena catturate dall’entourage, Bis! può definirsi un autentico documentario, realizzato in presa diretta nei vari ambienti del Festival. Una produzione sfaccettata e rigorosamente “sul campo”, in grado di districarsi tra situazioni e contesti completamente diversi, nonché di alternare un punto di vista oggettivo, di testimonianza diretta a momenti introspettivi e altri di pura vivacità. Il risultato appare come un “film sonoro” unico nel suo genere, immersivo, che ci trasposta a fianco dei protagonisti, facendoci rivivere la quotidianità e l’atmosfera del backstage sanremese.
Un next chapter che segue il grande successo di Big!, incluso due anni fa da Apple tra i migliori podcast, piazzatosi al secondo posto nella classifica di quelli più ascoltati su Spotify, infine candidato agli Oscar italiani della categoria come miglior podcast audio-documentario. Colapesce Dimartino, invece, non hanno ormai più bisogno di presentazioni. Alla 73esima edizione della kermesse canora hanno presentato il singolo Splash, già certificato disco d’oro, con cui hanno vinto sia il Premio della critica Mia Martini che quello della sala stampa Lucio Dalla. Dopo il bis a Sanremo, il duo sarà impegnato nel Club Tour 2023, in partenza a novembre 2023, che li porterà (durante le prime tappe) all’Estragon di Bologna, alla Casa della Musica di Napoli, all’Atlantico di Roma, alla Venaria Reale e al Teatro della Concordia (Torino) e all’Alcatraz milanese, rispettivamente il 23, 30 novembre, 1, 4 e 5 dicembre.
Nell’immagine in apertura, Colapesce Dimartino fotografati da Chiara Mirelli
Un dialogo di stile ispirato al mito di Narciso, in cui l’estetica (e il guardaroba) di lui risulta speculare a quella di lei e viceversa, tra suit dalle linee scivolate, denim lavorato, superfici brillanti o dall’effetto destroyed, accessori di carattere griffati, tra gli altri, Celine, Versace, Diesel, Vivienne Westwoode Çanaku. A firmarlo, per MANINTOWN, sono la stylist Jessica Iorio e il fotografo Alberto Alicata, con l’art direction di Fabrizio Bezzi.
Kristyna: total look Celine by Hedi Slimane; Valentyn: total look Celine Homme by Hedi Slimane
Total look JordanLuca, boots Marsèll
Valentyn: total look Diesel; Kristyna: shirt Aniye By, boots Marsèll
Valentyn: jacket Celine by Hedi Slimane; Kristyna: top Grifoni
Valentyn: jumpsuit Vivienne Westwood; Kristyna: total look Diesel
Shirt and gloves Çanaku, pants Grifoni, boots Marsèll
Valentyn: shirt Grifoni; Kristyna: total look Versace
Valentyn: top Versace; Kristyna: dress VI Valentina Ilardi, earrings Adais
Da esattamente un anno, a Milano, nel centralissimo corso Buenois Aires (arteria principale del vivace quartiere di Porta Venezia), opera un centro medico estetico che ha fatto dell’avanguardia, della costante innovazione la propria ragion d’essere, emergendo da subito nel variegato panorama cittadino che ruota intorno al benessere, alla cura di sé. Beauty Formula, questo il suo nome, si distingue perché riunisce, nella medesima struttura, medici chirurgi estetici e professionisti del settore altamente qualificati, riconosciuti per l’elevata competenza nelle rispettive discipline, in grado di fornire ai pazienti un approccio sui generis, multidisciplinare, imperniato sull’ascolto – e la conseguente soddisfazione – dei loro bisogni.
Trattamenti innovativi, tagliati su misura per le specifiche esigenze di ciascun cliente
Una foto del centro
A rendere unica nel suo genere la clinica è la metodologia ultra-innovativa, che sfrutta le apparecchiature più recenti e sofisticate. Un’expertise al servizio dei clienti, con i quali s’instaura un fondamentale rapporto di ascolto e cura delle specifiche necessità, per seguirli in ogni fase del trattamento.
Il focus, da Beauty Formula, è sui trattamenti di medicina estetica non invasiva, cioè quelli specificamente pensati per la cura di viso e corpo, per il ringiovanimento, per il rimodellamento e la prevenzione dei segni del tempo. Nell’ampia varietà di servizi offerti, quello di punta è rappresentato senz’altro da Thermage FLX, terapia avanguardistica mirata a ringiovanire il volto, da eseguire in una sola seduta poiché rilascia energia controllata tra i 58 e 63 gradi, con risultati che si mantengono a distanza di anni.
Durante il trattamento (che può associarsi a una blanda sedazione, per rilassarsi e godere della massima tranquillità) vengono inviati degli impulsi, subito avvertiti dal paziente, che percepisce per una frazione di secondo una profonda sensazione di calore, preceduta e seguita (e dunque smorzata all’istante) dal raffreddamento a spruzzo, per ridurre al minimo il fastidio. Senza interventi chirurgici né iniezioni, Thermage FLX permette di levigare la cute, distendendola, modellandola e facendola risplendere, così da rinvigorire contorno e profili del viso, rinnovando il collagene naturalmente presente nel derma, che in questo modo non è scalfito da incisioni o punti di sutura.
Il trattamento Thermage FLX
Ricerca e ascolto al servizio del benessere esteriore, per far risplendere anche quello interiore
Il claim del centro sintetizza, in maniera efficace, la sua filosofia, ossia “valorizzare la bellezza naturale di tutte le persone, per migliorarne l’aspetto in modo che si sentano in armonia con se stessi”; una vera e propria ode al benessere esteriore, che non può non impattare positivamente su quello interiore, equilibrando alla perfezione le due dimensioni – inscindibili – della bellezza, corpo e spirito.
Ogni trattamento e protocollo applicato da Beauty Formula si configura come un processo a più tappe, incardinato rigorosamente sulla scienza e il pensiero alla base del suo operato. Il minimo comun denominatore? La volontà di migliorare aspetto e qualità della pelle, minimizzare i segni dell’invecchiamento cutaneo, correggere gli inestetismi, il tutto preservando l’armoniosità dei lineamenti e la naturalezza – e assoluta sicurezza – delle procedure.
Nell’immagine in apertura, una foto del centro medico estetico Beauty Formula, a Milano
Bologna la dotta, Bologna la rossa, Bologna la grassa, Bologna la turrita… Per il capoluogo dell’Emilia Romagna, un concentrato di arte, cultura, eccellenze enogastronomiche, fermenti giovanili – e non solo – che teme ben pochi confronti, gli aggettivi si sprecano. Per godersi appieno il soggiorno nella città felsinea, appoggiandosi a un albergo di grande prestigio e appeal, una soluzione ottimale è rappresentata dall’hotel NH Bologna de la Gare, che – come suggerisce il nome – sorge a pochi passi dalla stazione ferroviaria, nella centralissima piazza XX settembre. Una posizione strategica, poiché consente di raggiungere, con una piacevole passeggiata, i principali monumenti e luoghi d’interesse bolognesi, dalla celeberrima piazza Maggiore, dove svetta l’imponente mole gotica della basilica di San Petronio, alle due torri simbolo Garisenda e degli Asinelli (distanti appena una quindicina di minuti a piedi), che ne dominano e caratterizzano lo skyline, senza contare i vari locali e store che affollano il centro.
La vista dallo Sky Bar 507 dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)
Un indirizzo raffinato, pensato per soddisfare le esigenze più diverse, dal meeting al soggiorno romantico
L’hotel conta 156 camere, tutte dal raffinato stile classico, all’insegna del comfort assoluto. Quelle superior, in particolare, risultano assai spaziose, mentre le room per famiglie sono perfette per chi viaggia con i bambini. All’ultimo piano dell’edificio, sette Junior suite e due suite, oltre a tutti gli atout del caso (dai salottini privati alla Technogym Bike disponibile 24 ore su 24), garantiscono una vista impagabile su Bologna.
Interno di una junior suite (ph. courtesy of NH Hotel Group)
NH Bologna de la Gare, poi, offre la possibilità di ospitare qualsiasi evento, potendo contare su sette sale riunioni, la cui capienza può superare le duecento persone; spazi ideali per organizzare meeting lavorativi o convention, dotati di ogni attrezzatura, dai videoproiettori ai fogli mobili; lato catering, invece, la struttura mette a disposizione degli ospiti stuzzichini gourmet, bevande o pietanze più elaborate, disponibili nel ristorante Amarcord.
Quest’ultimo costituisce l’ennesimo fiore all’occhiello dell’indirizzo bolognese della catena, un locale moderno, contemporaneo, dagli arredi eleganti e ricercati, in cui proposte d’avanguardia e capisaldi della cucina tradizionale, come la pasta fatta – rigorosamente – in casa convivono in armonia, esaltati dall’atmosfera soffusa, ricercata; qualità che ne fanno un autentico place to be, dove ritrovarsi per qualsiasi occasione, dal pranzo di lavoro alla cena intima.
Il ristorante Amarcord, all’interno dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)
L’offerta gourmet dell’hotel, dal ristorante di design al rooftop bar estivo
Per chi preferisca drink e pietanze più “easy”, ecco poi il raffinato lobby bar interno, aperto tutti i giorni dalle 10 a mezzanotte, che accoglie gli avventori con le sue linee minimal, l’arredamento in stile contemporary chic, le cromie neutre, che contribuiscono a definire il tono rilassato e raccolto dell’ambiente, inondato di luce naturale grazie alle ampie finestre che corrono sui lati. Nella carta, oltre alla lista dei cocktail, una ricca selezione di rum e grappe, senza dimenticare le ghiottonerie assortite del menù, nel caso ci si voglia concedere uno stuzzichino.
Il bar dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)
Durante la bella stagione, inoltre, gli ospiti possono beneficiare di un’ulteriore “chicca”, lo scenografico Sky Bar 507, situato sulla terrazza della suite 507, appunto; un “temporary summer bar” dove rilassarsi al tramonto, godendosi la vista formidabile sulla città mentre, magari, si sorseggia un drink accompagnato da qualche snack. Aperto fino al 20 settembre tutti i giorni, dalle 18 alle 21, è il luogo d’elezione per cominciare una serata bolognese nel miglior modo possibile.
Una camera del NH Bologna de la Gare (ph. courtesy of NH Hotel Group)
L’azienda Velier, da oltre 60 anni è uno dei principali distributori di liquori e distillati in tutta Italia.Tra questi, Glenfiddich ha annunciato il lancio della collezione Time Reimagined, una straordinaria collezione di eccezionali single malt whiskies invecchiati rappresenta l’espressione definitiva del tempo ed è l’apice dello stile caratteristico della distilleria Glenfiddich.
Ognuno è modellato dal costante trascorrere del tempo ed è presentato in una confezione unica, espressione di una artigianalità su misura. La collezione Time Reimagined consiste di tre straordinari single malt whiskies ognuno dei quali cattura un momento nel tempo. Questi whiskies sono invecchiati per molti decenni sviluppando una ricchezza ed una profondità aromatica che raramente può essere trovata. Il più raro all’interno di questa collezione altamente ricercata è il 50YO; una sbalorditiva rappresentazione del Tempo Simultaneo, che esplora le condizioni e gli effetti paralleli e complessi che hanno influenzato questo liquido raffinato. Il 40 Year Old rappresenta il Tempo Cumulativo, portando attenzione alle stratificazioni di aromi all’interno del suo liquido rese possibili dal processo di assemblaggio delle rimanenze, sperimentato per primo da Glenfiddich, dove alcune single botti vengono selezionate e unite con il precedente assemblaggio di 40 YO. A completare la collezione un 30 Year Old, che incarna il concetto di Tempo Sospeso, il momento in cui il Malt Master sospende l’invecchiamento del whisky, mostrando la più pura espressione del carattere della distilleria.
Dal 1960, solo tre Malt Masters sono stati al timone, supervisionando il paziente sviluppo di queste botti rare e preziose. Diversi decenni più tardi, questi single malts hanno raggiunto l’apice della loro maturità ed ora sono pronti per essere imbottigliati.
Lo straordinario packaging esterno creato per tutti e tre i whisky, destruttura visivamente e porta orgogliosamente in vita queste articolazioni del tempo in una forma spettacolare, raccontando la loro storia attraverso tecniche di design anticonformiste e dirompenti. Il perfetto contrappunto a questi whiskies che sono rimasti a maturare tranquillamente ed evolvere nello Speyside in Scozia, per decenni.
A seguire, le immagini di backstage dell’editoriale A Black & White Fashion Story, che esalta, attraverso la sofisticatezza assoluta del B/N, la preziosità delle creazioni ready-to-wear dei marchi più blasonati, da Chanel a Versace, da Valentino ad Etro.
Swim Robe, leather pants and shoes Versace (MUA: Martina Pugliese and Matteo Bonalumi)
Mantella dress Avaro Figlio, Rubens hat Bonfilio Hats, Godiva white patent leather sandal Sergio Rossi (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)
Hawaii jacket and pants Dsquared2, cowboy hat Bonfilio Hats (MUA: Patrycja Koerner and Azadeh Bozorgomid)
Blazer and trousers Paul Smith, shoes Philosophy di Lorenzo Serafini, accessories stylist’s archive (MUA: Alex Mazzeffi and Leonardo Techera)
Dress Alessandro Vigilante, crystal mesh helmet and synthetic hair Ilariusss (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)
Left: jacket, pants and shoes Chanel; right: jumpsuit, jacket and shoes Chanel (MUA: Patrycja Koerner, Azadeh Bozorgomid, Alex Mazzeffi and Leonardo Techera)
La raffinatezza senza tempo del bianco e nero, lucentezze viniliche, silhouette precise al millimetro, superfici che svelano la pelle attraverso intagli, traforature, dettagli cut-out. Sono le coordinate stilistiche del nuovo fashion editorial di MANINTOWN, che, attraverso la visione delle principiali maison (negli scatti si alternano capi e accessori griffati, tra le altre, Chanel, Versace, Valentino, Etro, Ferragamo, Roberto Cavalli, Giuseppe Zanotti, Issey Miyake), passa in rassegna i best of delle attuali collezioni menswear e womenswear.
Mantella dress Avaro Figlio, Rubens hat Bonfilio Hats, Godiva white patent leather sandal Sergio Rossi (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)
Dress Alessandro Vigilante, crystal mesh helmet and synthetic hair Ilariusss, sandals Sergio Rossi (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)
Hawaii jacket and pants Dsquared2, cowboy hat Bonfilio Hats (MUA: Patrycja Koerner and Azadeh Bozorgomid)
Vest and trousers Ferragamo (MUA: Martina Pugliese and Matteo Bonalumi)
Sweater, pants and shoes Etro (MUA: Amanda Santarsia)
Swim Robe, leather pants and shoes Versace (MUA: Martina Pugliese and Matteo Bonalumi)
Left: Swim Robe, leather pants and shoes Versace; right: knit top and pants Versace, shoes Giuseppe Zanotti, gloves stylist’s archive (MUA: Martina Pugliese, Matteo Bonalumi, Paolo Chiatello, Amanda Santarsia)
Knit top and pants Versace, shoes Giuseppe Zanotti, gloves stylist’s archive (MUA: Paolo Chiatello and Amanda Santarsia)
Jacket, gilet and pants Issey Miyake, sandals Giuseppe Zanotti (MUA: Paolo Chiatello and Amanda Santarsia)
Sweater, jumpsuit, minaudière and sneakers Valentino (MUA: Paolo Chiatello and Amanda Santarsia)
Blazer and trousers Paul Smith, shoes Philosophy di Lorenzo Serafini, accessories stylist’s archive (MUA: Alex Mazzeffi and Leonardo Techera)
Left: jumpsuit, jacket and shoes Chanel; right: jacket, pants and shoes Chanel (MUA: Patrycja Koerner, Azadeh Bozorgomid, Alex Mazzeffi and Leonardo Techera)
Dress Roberto Cavalli, shoes Giuseppe Zanotti (MUA: Gianandrea Ghiardello)
Left: jumpsuit and pumps Valentino; right: sweater, jumpsuit, minaudière and sneakers Valentino (MUA: Paolo Chiatello, Amanda Santarsia and Gianandrea Ghiardello)
Jumpsuit and pumps Valentino (MUA: Gianandrea Ghiardello)
Una figura dalla grazia eterea si muove, leggiadra, in un’assolata giornata invernale, sullo sfondo di un’architettura industriale ormai délabré. È Ylenia Minniti, ballerina siciliana che, in parallelo alla danza (dove si è affermata ai massimi livelli, calcando i palcoscenici più prestigiosi, dalla Scala di Milano all’Arena di Verona), porta avanti una carriera altrettanto fruttuosa nel mondo fashion, inanellando lavori per nomi del calibro di Vogue, Numéro e Valentino. A ritrarla, nelle foto in esclusiva per MANINTOWN, il fotografo Claudio Carpi, che insieme allo stylist Simone Folli crea un racconto per immagini che si avvale di mise di grande impatto firmate, tra gli altri, Versace, Moschino e Dolce&Gabbana.
Dress Moschino, gloves Duecci
“La danza è un’arte che unisce più elementi, credo sia questo ad affascinarmi maggiormente”
Sia Ylenia che Claudio hanno condiviso con noi alcune riflessioni sullo shooting e, in generale, sul loro percorso creativo e professionale.
Dichiara a proposito Ylenia: “Essere sul set per questo editoriale è stato magico. La moda è sempre stata una mia passione e, ad oggi, è anche parte integrante della mia vita e del mio lavoro; ovviamente quando si mescola alla danza, come nel caso in questione, per me è davvero un momento speciale”.
Total look Valentino
“La danza è un’arte che unisce più elementi, credo sia questo ad affascinarmi maggiormente, da sempre. Devi essere un atleta come pure un interprete, e poi c’è la musica, altro elemento fondamentale… Ci sono ritmo e sentimento”.
“Penso che esprimere un’emozione col corpo e farla comprendere ad un pubblico sia estremamente complesso, per questo lo è anche il lavoro del danzatore, che ti chiede e pretende tanto, ma riesce a regalarti emozioni intense, per me è stato così”.
Total look Valentino
“Tra i prossimi step professionali ci sarà sicuramente la coreografia, la vedo come la naturale evoluzione del mio percorso. Mi piacerebbe in futuro creare qualcosa di mio, ma credo che per farlo aspetterò ancora un po’. In generale mi ritengo una persona sempre in cerca di stimoli, quindi mi sento pronta ad esplorare nuove strade, in ambito artistico”.
“Non esiste una mia foto nella quale non sia alla ricerca della bellezza, impercettibile misto di sensualità, intensità e semplicità”
Total look Valentino
Claudio, da parte sua, si dice colpito dalla “bellezza antica, atemporale di Ylenia. Ci siamo scambiati un po’ di idee con Simone Folli, mio caro amico, ed è nato il desiderio di realizzare un lavoro sul ballo, sulla forza delicata, sul controllo di un corpo in movimento, la sua leggerezza catturata in uno scatto, con elementi fluidi, colorati, vivi. Dopo un’accurata ricerca, ho individuato l’interprete ideale della nostra storia in Ylenia Minniti, ballerina professionista, giovane donna dalla forte personalità. L’incontro con Simone e Ylenia mi ha permesso di fermare il tempo nello scatto, interpretando la moda di stagione nei suoi movimenti liberi e leggeri”.
Dress and accessories Versace, tights Emilio Cavallini
“Sono nato e cresciuto nel mondo del cinema, a Roma. ll primo lavoro che ricordo nitidamente fu sul set di Federico Fellini, durante le riprese di E la nave va alla stazione Termini, un’esperienza unica, indelebile”.
“Fedele al ritratto e al cinema, realizzo campagne pubblicitarie per i grandi studios di Hollywood, tra le più famose quelle di Matrix Reloaded e Road House”.
Dress and accessories Versace, tights Emilio Cavallini
“La bellezza ci circonda, è solo diventata più timida. Non mi stancherò mai di catturarla per il tempo di uno scatto”
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo, shoes Le Silla
“Non esiste una mia foto nella quale non sia alla ricerca della bellezza, impercettibile misto di sensualità, intensità e semplicità. La fotografia per me è un viaggio tra memoria e realtà. Come tutti, mi porto dentro immagini del passato, per molti versi fuori dal tempo, che mi hanno segnato per la loro forza, la loro bellezza, la loro verità, come quelle della travolgente e struggente Maria Callas in Medea di Pasolini, oppure i movimenti ammalianti della performer e cantante METTE, mentre ballava durante la presentazione della collezione di Alexander McQueen pre autunno/inverno 2022, realizzata nei depositi industriali di Los Angeles Downtown”.
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo, shoes Le Silla
“La bellezza ci circonda, è solo diventata più timida. Non mi stancherò mai di catturarla per il tempo di uno scatto, guardandola poi volare via, inconsapevole di ciò che mi ha lasciato”.
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo, shoes Le Silla
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo
Durante la Milano Fashion Weekdedicata al womenswear autunno/inverno 2023-24, va in scena – grazie a CAMERA SHOWROOM MILANO – il primo capitolo del progetto MADE IN MILAN – URBANISTICA DELLA MODA, retrospettiva che si focalizza su sei importanti stilisti italiani, particolarmente rappresentativi di quel milieu fashion meneghino che, dalla metà degli anni Settanta, ha iniziato ad emergere e affermarsi (anche) all’estero. L’esposizione sarà visitabile venerdì 24 febbraio 2023 dalle ore 19:00 alle ore 21:00, presso i Chiostri di San Barnaba (Via San Barnaba 48).
Prendendo ispirazione dal titolo del documentario dedicato ad Armani da Martin Scorsese, la rassegna mette in dialogo le illustrazioni di Jacopo Ascari, che ha catturato col suo segno inconfondibile alcuni luoghi milanesi legati a doppio filo al fashion, e i look di sei stilisti che, col loro straordinario lavoro, hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita e sviluppo della moda tricolore. Per questo primo step dell’iniziativa la scelta dei designer è ricaduta su Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Mila Schön (marchio che verrà rilanciato proprio nel corso di questa fashion week, ), Krizia, Ottavio e Rosita Missoni, Giorgio Armani.
Le vetrine della Rinascente che lanciarono il “Put Together” dei Missoni (artwork by Jacopo Ascari)
Un dialogo visivo tra luoghi simbolo del fashion meneghino e spettacolari creazioni dei maestri del Made in Italy
Il percorso espositivo, all’interno della sala affrescata dei chiostri di San Barnaba, è dominato da installazioni scenografiche composte, per ogni stilista, da due outfit, cui vengono associate le maxi illustrazioni realizzate ad hoc da Ascari, così da visualizzare scorci cittadini divenuti, nel tempo, simboli della – fruttuosa – unione tra architettura e moda. Se le vetrine della Rinascente dialogano con due look del 1971 e 1972 con il tipico stile “Put Together” firmato Missoni (provenienti dall’archivio della griffe), l’illustrazione di via Gesù, storico quartier generale di Versace, viene accostato a due rare creazioni couture di Gianni Versace (una del 1984, in maglia metallica, l’altra in pelle ricamata, risalente al 1997, l’ultima collezione firmata dal celebre couturier calabrese), entrambe provenienti dalla collezione di Franco Jacassi| Vintage Delirium.
Capi Missoni della collezione 1991
E ancora, l’artwork di Palazzo Ferré in via Pontaccio o lo storico Spazio Krizia di via Manin sono accostati ad abiti da sera della collezione alta moda 1988/89 di Gianfranco Ferré (courtesy Centro di Ricerca Gianfranco Ferré) e a due mise Krizia con tipico motivo animalier risalenti agli anni Novanta, conservati in Modateca Deanna. Il disegno con le storiche vetrine di Mila Schön in via Montenapoleone, infine, è al fianco di due abiti iconici del brand, quello con tagli di Lucio Fontana e il classico dress a righe bianche-nere, mentre l’architettura di Tadao Ando per il Teatro Armani e la storica sede Armani di via Borgonuovo dialogano con due abiti da sera firmati Armani (look degli anni 2000, dall’archivio Modateca Deanna).
L’headquarter milanese di Versace in via Gesù (artwork by Jacopo Ascari)
La retrospettiva celebra il connubio tra moda e urbanistica milanese
Commenta a riguardo Federico Poletti, curatore della mostra: «Con questo progetto vogliamo far riscoprire e rendere omaggio ai creativi che hanno scelto e reso grande Milano con le loro creazioni, creando un corto circuito tra urbanistica e moda, passato e futuro, grandi stilisti e nuove generazioni. Un format in cui la creatività di Jacopo Ascari convive con una serie di abiti preziosi, provenienti dalla collezione di Franco Jacassi, l’archivio Missoni, Modateca Deanna e il Centro di Ricerca Gianfranco Ferrè. È il primo capitolo di un progetto che vuole raccontare la città attraverso la moda, e viceversa».
Gli fa eco Jacopo Ascari, illustratore e creative director: «Con le tavole realizzate per la mostra mi sono dato l’ambizioso l’obiettivo di raccontare la tensione verso il futuro che caratterizza quei luoghi di Milano dove la moda si è fatta grande, sfruttando quell’essere incubatore unico al mondo per l’affermarsi delle arti che oggi caratterizzano la città. Nel riflettere sul rapporto tra Milano e la Moda non ho voluto rappresentare luoghi semplicemente statici, ma due realtà che si plasmano a vicenda in coaguli di nodi intrecciati e nuove idee».
“Lavorare nella moda e lasciare il proprio segno creativo, o la propria visione, è tra le cose più belle in assoluto”
Mauro Galligari, direttore della comunicazione di CSM, da parte sua precisa che «chi lavora nella moda può farlo in due modi. C’è chi guarda solo al fatturato, alle vendite, in pratica ai numeri e che il sistema vuole sempre in crescita, perché business is business. E c’è invece chi svolge il proprio lavoro guardando soprattutto alla parte creativa; cercando di innovare, provando ad inventare cose nuove.
È questo secondo modo di lavorare, più creativo, che ha permesso alla moda quel continuo rinnovarsi nel suo percorso, perché è grazie a persone visionarie, piene di creatività e soprattutto coraggiose, che si sono sperimentati nuovi percorsi, nuove traiettorie, nuove formule. Alcune poi si sono interrotte, altre invece hanno avuto successo ed hanno sviluppato nel loro divenire anche il business. Lavorare nella moda e guardare solo ed esclusivamente al fatturato, credo sia una cosa molto triste. Lavorare nella moda e lasciare il proprio segno creativo o la propria visione, credo sia tra le cose più belle e meravigliose».
Franco Jacassi, collezionista e founder di Vintage Delirium, pone l’accento sulla metropoli lombarda, sostenendo che «Milano forse è ancora da scoprire… Con i suoi palazzi, i suoi giardini, i suoi angoli meravigliosi, i suoi musei… Da Roma al medioevo, al design. Qualcuno dice che supererà Parigi. Milano comunque è sempre stata una meta per lo shopping e i grandi stilisti hanno attirato l’interesse del mondo verso di essa. Ricordo gli anni in cui per vedere una sfilata si faceva a pugni… Già allora avevamo superato Parigi, almeno nelle settimane della moda e del design. Sono quindi felicissimo di questa nuova iniziativa, che vuol far ricordare e riscoprire quel mondo».
I due luoghi simbolo di Armani a Milano, il Teatro Armani e la sede storica di via Borgonuovo (artwork by Jacopo Ascari)
Una piccola (come da nome) boutique gourmet, pensata per soddisfare le esigenze dei foodie più smaliziati come dei “semplici” avventori che si ritrovino per caso a passare davanti alla sua vetrina; si potrebbe definire così Il Piccolo Lab, laboratorio di pasticceria dolce e salata in via Presolana, a Porta Romana, uno dei quartieri più dinamici e, al tempo stesso, eleganti di Milano. Un indirizzo consacrato alla golosità, dove tutto, dagli spazi agli allestimenti, fino alle proposte gastronomiche, intende trasmettere una sensazione di intimità, di (sofisticata) rilassatezza, come da volontà della titolare, Federica Gaboardi, che nel dicembre 2019 ha deciso di inseguire il suo sogno, un locale tutto suo nel cuore della metropoli lombarda.
Un indirizzo consacrato alle proposte gourmet, dolci e salate
Il suo percorso, professionale e di vita, l’ha portata a laurearsi in marketing, per decidere poi di assecondare la passione più grande, quella per la pasticceria, appunto, lavorando nelle cucine di Bulgarie collaborando coi migliori ristoranti di Barcellona, a cominciare da Espai Sucre, autentico tempio catalano del dessert, che vanta una carta composta esclusivamente da torte, sorbetti, gelati e affini. Completata la sua formazione, decide di tornare in Italia e intraprendere un percorso in solitaria, aprendo il Piccolo Lab, con cui realizza menù ricercati per i catering in ufficio, le produzioni media, eventi e feste varie, nonché proposte su misura per chiunque desideri festeggiare a casa, ma seguito da una private chef d’eccezione.
Federica segue in prima persona, minuziosamente, l’intero processo di preparazione delle pietanze, dalla scelta degli ingredienti (rispettosi, il più possibile, del ciclo naturale delle stagioni) alle portate finali con cui deliziare il palato dei clienti. Le brioche del locale, dolci o salati, risultano ad esempio immancabilmente soffici e fragranti, preparate esclusivamente con burro francese.
Un laboratorio piccolo nelle dimensioni, ma animato da un’esperienza e una passione gigantesche, messe al servizio di un solo obiettivo, accompagnare il cliente in un’esperienza culinaria completa, dall’antipasto al dolce, che pur esaltando il gusto sposa i precetti del mangiar sano.
Nell’immagine in apertura, una torta esposta nella vetrina de Il Piccolo Lab
Dallo scorso venerdì è disponibile, in formato fisico e su tutte le piattaforme online, il nuovo disco – il secondo prodotto dall’etichetta personale Ultimo Records – di Ultimo, Alba. Il nuovo progetto discografico di Niccolò Moriconi (questo il vero nome del cantautore romano) è il risultato di un anno intero di viaggi, leva indispensabile per comporre brani come Vieni nel mio cuore, scritto a Los Angeles, o Ti va di stare bene, realizzato durante la sua permanenza a Londra. Senza dimenticare la canzone che dà il titolo all’album, che ha ottenuto riscontri lusinghieri al 73esimo Festival di Sanremo, dove Ultimo si è classificato quarto, e solo nell’ultima settimana ha conquistato la Top 10 su Apple Music, Spotify e Amazon Music, raggiungendo 6.3 milioni di stream sulle piattaforme; su TikTok, poi, risulta essere la quinta hit di maggior popolarità.
Ultimo (ph. by Giulia Parmigiani)
Un album che rappresenta un nuovo inizio cui ambire, ché «tutti abbiamo un’alba dentro, basta guardare»
Quella di Alba, sostiene l’artista, è una nuova luce, che rappresenta simbolicamente uno squarcio nelle atmosfere decisamente più cupe del quarto disco Solo, uscito nel 2021, certificato triplo Disco di platino. Alba è infatti rinascita, è guardarsi dentro e voler ricominciare, un nuovo inizio cui ognuno può ambire, perché «tutti abbiamo un’alba dentro, basta solo guardare». La canzone, spiega Moriconi, «disegna una connessione con la parte più nascosta di me. Quella parte che tutti abbiamo ma che, purtroppo, tendiamo a perdere di vista. È una lettera per chiunque voglia guardarsi dentro e provare a ricominciare. È rivolta all’essere umano, alle sue fragilità, al bisogno che sente di superare i suoi limiti».
La cover del nuovo disco Alba
La tracklist comprende però diversi altri titoli, da Tornare a te («tra le mie preferite. È la fotografia della malinconia, spiegata con frasi quasi “spruzzate”, in un vero e proprio flusso di coscienza», puntualizza) ad Amare («la canzone d’amore per eccellenza. Un amore che va a gonfie vele, un amore che esprime salvezza»), da Tu(«molto legato al sound R&B più melodico. In un attimo mi ritrovo a una cena a lume di candela, a New York») a Vivo per vivere, un «brano “fresco”. C’è una frase che mi rappresenta appieno: “resta con me, mentre cammino da solo”».
Molta dell’energia riversata da Ultimo nel suo nuovo lavoro deriva dai palchi – regolarmente sold-out – degli stadi calcati durante la scorsa estate, nonché dalla carica in vista di quelli che lo aspettano nel corso dell’anno col tour La Favola Continua…, che prenderà il via allo stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro il 1° luglio, farà tappa a Roma, allo stadio Olimpico, per due date (7-8 luglio) da tutto esaurito, e chiuderà in bellezza a San Siro, a Milano, il 17 e 18 luglio.
I live rimangono, quindi, il principale motore del cantante, una spinta indispensabile per realizzare musica. Guarda proprio agli stadi anche il sound di Alba, più ricercato e consapevole, a testimoniare la maturazione di un artista che, a soli 27 anni, vanta già 56 Dischi di platino e 18 d’oro.
Alba, video ufficiale
Nell’immagine in apertura, Ultimo fotografato da Giulia Parmigiani
Fresco di partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo, dove ha presentato il brano Stupido, Will (nome d’arte di William Busetti, cantautore 23enne originario di Vittorio Veneto) è determinato a intraprendere una nuova fase del suo percorso di crescita, creativa e umana. Lo certifica l’uscita, qualche giorno fa, del suo primo album Manchester, disponibile sia in formato fisico (cd e lp, anche in versione autografata, in esclusiva nello store Universal Music) che digitale, pubblicato dall’etichetta Capitol Records (Univesal Music Italy); oltre alla canzone sanremese, di fatto un’anticipazione del progetto, contiene altre 15 tracce; una tracklist composita, che comprende successi come Estate – già certificato Disco di platino, Anno Luce, Capolavoro, Chi sono veramente, Domani che fai?, Più forte di me, che nell’insieme possono vantare oltre 100 milioni di stream.
L’album dà forma compiuta al mondo dell’artista, intriso di verità e spontaneità, capace di raccontare le piccole – ma significative – cose del quotidiano con un’autenticità spiazzante, cogliendo quella dimensione cristallina della vita di tutti i giorni che solo un cantautore è in grado di trasformare in musica. Nonostante la giovane età, Will conferma dunque di avere una vena estremamente versatile, la capacità di muoversi con disinvoltura tra generi e stili diversi, pur mantenendo una sua cifra, assolutamente riconoscibile.
La cover di Manchester
Manchester, primo album del cantautore che, dice, «rappresenta al meglio il mio viaggio»
Ad accompagnare il disco, l’omonimo “instore tour”, partito lo scorso sabato 11 febbraio proprio da Sanremo e proseguito a Padova, Milano, Roma, Bologna e Torino. A maggio, invece, il ritorno alle esibizioni live con lo Stupido Tour Venti23, organizzato e prodotto da Magellano Concerti, che farà tappa innanzitutto a Milano, il 3, presso i Magazzini Generali, per poi spostarsi a Padova (4 maggio, Hall) e nella capitale, l’11, all’Orion (per tutte le info su date e biglietti, magellanoconcerti.it).
È lo stesso Will a descrivere l’album come «il frutto degli ultimi tre anni di lavoro, in cui mi presento per quello che sono realmente, senza filtri né costruzioni»; e precisa: «Manchester rappresenta al meglio il mio viaggio, facendomi scoprire lati di me che non conoscevo sino a definire la mia vera identità musicale, un album che in qualche modo ripercorre i miei ultimi anni, da quando ho iniziato a scrivere i primi testi fino a Sanremo. È sicuramente un tributo alle mie origini. Parte della mia famiglia è di Manchester, quella cultura anglosassone l’ho sempre respirata, fa parte di me e del mio modo di vivere e concepire anche la musica, soprattutto nelle influenze e nelle sonorità pop britanniche. Mi rispecchia in tutta la mia essenza, spero davvero che arrivi la sincerità di questo progetto a cui tengo in maniera particolare».
Oltre 500 brand i brand protagonisti dell’evento espositivo divenuto punto di riferimento per l’artigianato creativo di qualità del settore
Homi Fashion&Jewels Exhibition, unico evento espositivo completamente dedicato all’accessorio moda, all’abbigliamento e al gioiello torna con una nuova edizione dal 17 al 20 febbraio in fieramilano (Rho) con un format rinnovato e da una ricca proposta che lo conferma punto di riferimento dell’intero settore. Una vetrina dalla forte vocazione internazionale capace di rappresentare l’eccellenza e le tendenze del futuro che ospita oltre 500 brand,il 39 % dei quali provenienti da 22 diversi paesi Europei, tra i quali Francia, Grecia e Spagna sono i più rappresentativi.
Rinnovata la collaborazione con Poli.Design con due specifiche aree tendenza e tante novità
Collezioni sempre più attuali, innovative e tecnologiche con focus sulla sostenibilità, sociale e ambientale, saranno presenti per ispirare con gli ultimi trend della moda e avvicinare sempre più gli operatori del settore a quelle che sono le esigenze del mercato. Un viaggio ideale alla scoperta di quelle proposte primavera/estate 23 sempre più caratterizzate da elementi di ricerca, innovazione e creatività, per raccontare le ispirazioni nate all’insegna della libertà di espressione, dell’avanguardia e dell’essenzialità.
Tante novità anche nelle proposte dello spazio The incubator-Tuttepazzeperbijoux, a cura di Maria Elena Capelli, che si conferma un’area di successo con quindici brand che in particolare si rivolgono ai concept store e gioiellerie che ricercano pezzi unici o fatti a mano, caratterizzati da originalità e alta qualità.
Un hub per scoprire le tendenze del domani, amplificato anche dalla rinnovata collaborazione con Poli.Design, che ha dato vita in questa edizione all’area espositiva VISIONAIRES– che accoglie creazioni di 120 designer internazionali che propongono la loro visione futura- e allo spazio multimediale DESIGN DIRECTION–Fashion Forecast 2025 che racconterà indicazioni, idee e spunti di riflessione sull’evoluzione dei trend e del costume tracciano le linee guida del prossimo biennio.
Infine, gli operatori potranno sfruttare a pieno l’esperienza fieristica, ritrovando in parziale contemporaneità – dal 19 al 22 febbraio – sempre in fieramilano, MICAM Milano, Salone Internazionale della Calzatura, MIPELSalone internazionale della pelletteria e dell’accessorio moda, TheOneMilano, Salone Internazionale dell’Outerwear e dell’Haute-à-porter.
Firenzeè una città traboccante di cultura, arte, storia, tradizione. Ogni angolo del capoluogo toscano nasconde, infatti, una bellezza senza pari. Visitarla in inverno, poi, ha un fascino tutto particolare, senza contare che porta con sé numerosi vantaggi, dall’abbattere i tempi per visitare i celebri musei cittadini, Uffizi su tutti, all’entrare facilmente nei tipici ristoranti fiorentini, fino alla possibilità di passeggiare per le meravigliose strade e vicoli della culla del Rinascimento apprezzandone ogni dettaglio, senza la confusione tipica dell’alta stagione.
Un tavolino a bordo piscina sul terrazzo dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)
Una struttura di charme moderna e polivalente
Punto perfetto in cui fare base per un weekend invernale è l’hotel NH Firenze. Nel cuore della centralissima Porta al Prato, vicino a una delle porte storiche delle antiche mura e di fronte al parco delle Cascine, lo spazio verde più grande della città, la struttura vanta una posizione decisamente strategica: con una passeggiata di qualche minuto lungo le rive dell’Arno, è possibile raggiungere lo spettacolare Duomo e il quartiere dello shopping di San Lorenzo.
A seguito di una recente ristrutturazione, le 152 camere presentano ora uno stile moderno e sofisticato; sono tutte dotate di impianto di climatizzazione (disponibile in ogni stagione), wi-fi gratuito, grande televisore a schermo piatto e minibar. Le Junior Suite, invece, godono di ampi terrazzi panoramici, mentre le stanze Superior XL si affacciano sulle Cascine, offrendo un notevolissimo scorcio sul suggestivo panorama cittadino.
Ph. courtesy of NH Hotel Group
Narciso, il concept food & drink dell’hotel fiorentino
Che si abbia in programma un aperitivo con gli amici, una cena di lavoro o un appuntamento formale, NH Firenze è la scelta giusta. L’hotel ospita al proprio interno Narciso, nuovo concept food & drink, distribuito su aree diverse dello storico palazzo di piazza Vittorio Veneto: se d’inverno occupa l’area adiacente alla lobby, che comprende bar e ristorante, d’estate si trasferisce sul rooftop panoramico, col suo formidabile colpo d’occhio sul paesaggio fiorentino. La proposta gastronomica del ristorante è imperniata sui migliori piatti della tradizione toscana e italiana; il bar è il luogo ideale per un drink in compagnia, il rooftop bar a bordo piscina vanta una location unica, di grande impatto, soprattutto al tramonto, quando si può ammirare lo spettacolare skyline di Firenze, dominato dalla cupola del Brunelleschi.
Il ristorante dell’hotel NH Firenze (ph. courtesy of NH Hotel Group)
Oltre a essere un punto d’appoggio ottimale per il weekend, un altro atout dell’hotel NH Firenze è il segmento meeting ed eventi. In questo senso, il moderno centro congressi della struttura ne fa una cornice naturale per convegni e incontri d’affari, con nove sale dotate delle più avanzate tecnologie, che arrivano ad ospitare fino a 130 persone.
Una camera dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)
Il terrazzo della Junior Suite (ph. courtesy of NH Hotel Group)
www.nh-hotels.it/hotel/nh-firenze
Nell’immagine in apertura, il rooftop bar dell’hotel NH Firenze, con vista sullo spettacolare panorama cittadino (ph. courtesy of NH Hotel Group)
Corso Lifestyle, Piazza dei Gioielli, Viale Rosa Shocking, Bastioni Gran Classe, Viale dei desideri fashion: sono solo alcune delle (fantasiose) proprietà che costituiscono l’ossatura di un Monopoly inedito, unico nel suo genere, realizzato in edizione limitata per La Reggia Designer Outlet, il centro McArthurGlen più grande del Mezzogiorno. Il gruppo specializzato in shopping center, pioniere degli outlet griffati con i suoi 25 indirizzi in nove stati, dentro e fuori dal Vecchio Continente (Usa, Canada, Francia, Germania, Spagna…), unisce infatti le forze col celeberrimo gioco da tavolo Hasbro, firmando una special editon su misura, la prima in assoluto di questo tipo.
Una collaborazione inedita, che strizza l’occhio al fashion world
L’edizione speciale di Monopoly realizzata per La Reggia Designer Outlet (ph. courtesy McArthurGlen)
Monopoly, in effetti, per le sue collaborazioni lim-ed sceglie solamente luoghi o marchi di gran prestigio, dal Louvre al Four Season, dal mitico Ritz Carlton parigino ai luxury hotel The Peninsula di Hong Kong. L’edizione in tandem con McArthurGlen costituisce quindi un unicum, la prima interamente dedicata al mondo della moda; la dinamica del gioco rimane immutata, con la costruzione di case e alberghi che siano il più redditizi possibili, la possibilità di finire in prigione, le carte da pescare e così via, ma le pedine si muovono su un tabellone personalizzato ad hoc, lungo strade, imprevisti e probabilità che riproducono la struttura dei designer outlet della catena, strizzando l’occhio al fashion biz.
Creato da Elizabeth Magie all’inizio del Novecento e messo in vendita, per la prima volta, alla metà degli anni Trenta, il Monopoly non ha bisogno di presentazioni; a quasi novant’anni dalla sua comparsa, rimane uno dei giochi da tavolo più venduti e amati in assoluto, e può vantare una quantità di giocatori che ha dell’incredibile, se si pensa che circa un miliardo di persone (in 114 nazioni e 47 lingue) hanno avuto a che fare, almeno una volta, con l’iconico tabellone verde. Nella sola Italia, ne vengono tutt’oggi venduti 200.000 pezzi l’anno.
Ph. courtesy McArthurGlen
Il risvolto sociale del progetto di Monopoly e McArthurGlen
L’edizione speciale per la Reggia Designer Outlet è un dono che il McArthurGlen ha voluto per premiare la propria clientela, ma presenta anche un encomiabile risvolto sociale. Da febbraio, infatti, il Monopoly La Reggia è protagonista di un’iniziativa inedita presso il Real Albergo dei Poveri (tra gli edifici più grandi d’Europa, utilizzato nei decenni per svariate iniziative solidali in favore di minorenni, orfani, sordomuti, persone in condizioni economiche precarie…), al cui interno è ospitato l’ASD Konokan, centro sportivo per le attività motorie dell’Associazione La Scintilla Onlus.
Lo scorso 7 febbraio, un Monopoly gigante, con un monumentale tabellone di 8 x 8 metri (riproduzione fedele di quello della limited edition), ha trasformato la struttura nel cuore di Napoli in un’enorme area giochi, con tanto di Mr Monopoly in carne e ossa a intrattenere i ragazzi dell’associazione e tutti i presenti. Chi lo desiderava, inoltre, ha potuto avere una copia del game con una donazione all’onlus; La Reggia, infatti, donerà all’associazione le scatole del gioco, per raccogliere fondi destinati a sostenere le numerose attività che coinvolgono i suoi volontari.
Il progetto, precisa Fabio Rinaldi, Centre manager dell’outlet McArthurGlen in provincia di Caserta, «ci consente di portare un po’ de La Reggia nelle case e nei momenti spensierati dei nostri clienti. In un’epoca iperdigitalizzata, il Monopoly è un ritorno al gioco, alla socialità, allo stare insieme tra amici e famiglia, intorno ad un tavolo. Proprio per questo, abbiamo deciso che non sarà in vendita, è un nostro dono. Associare il nostro brand a quello del più celebre gioco da tavolo ci inorgoglisce, consentendoci di aggiungere un nuovo tassello in un percorso di crescita culturale prima ancora che commerciale».
Nell’immagine in apertura, il maxi tabellone dell’edizione speciale di Monopoly per McArthurGlen, installato aLa Reggia Designer Outlet (ph. courtesy McArthurGlen)
La serata conclusiva del Festival numero 73 ha visto il trionfo (annunciato, in realtà) di Marco Mengoni con Due vite, seguito sul podio, nell’ordine, da Lazza e Mr. Rain. Tanti i momenti degni di nota che hanno scandito la lunga diretta Rai, conclusasi come ormai d’abitudine a notte fonda, dallo show di Rosa Chemical, che ha baciato Fedez tra lo stupore generale dei presenti, ad Ornella Vanoni che ha eseguito i principali successi della sua lunga, gloriosa carriera (e deprecato la qualità dei carciofi milanesi, così, d’emblée), dalla semi-gaffe di Gino Paoli sui tradimenti di suoi illustri colleghi all’ospitata, apprezzatissima, dei Depeche Mode.
A colpire l’attenzione di Jacopo Ascari, durante la finale, sono stati proprio alcuni dei nomi menzionati, a partire dal vincitore, in suit Versace smanicato; e poi la signora della musica italica, in Dior rosso fiammante come la sua celebre chioma; l’irrefrenabile Rosa Chemical, nuovamente in Moschino, abbigliato con cravatta, camicia bianca dalle aperture maliziose, gonna di pelle e stivaloni lucidi; l’ennesimo selfie del terzetto dei conduttori (Chiara Ferragni in Schiaparelli, Amadeus in Gai Mattiolo, Gianni Morandi in Giorgio Armani); l’attrice Luisa Ranieri, in una sensuale mise Versace tutta spacchi e cut-out; Levante, in total look Etro composto da minidress ricamato, calze velate e plateau mastodontici.
Marco Mengoni in Versace e gioielli Tiffany & Co. (artwork by Jacopo Ascari)
Ornella Vanoni in Dior (artwork by Jacopo Ascari)
Fedez e Rosa Chemical in Moschino (artwork by Jacopo Ascari)
Gianni Morandi, Chiara Ferragni e Amadeus (artwork by Jacopo Ascari)
Luisa Ranieri in Versace (artwork by Jacopo Ascari)
Levante in Etro (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, il selfie dei conduttori della finale di Sanremo 2023, Gianni Morandi, Chiara Ferragni e Amadeus (artwork by Jacopo Ascari)
Tra supermodel convertitesi da tempo alla musica e rentrée all’Ariston di pezzi da novanta dello showbiz italiano, ieri nella città dei fiori è andata in scena la serata delle cover (vinta da colui che si appresta a diventare, con ogni probabilità, l’asso pigliatutto del Festival 2023, Marco Mengoni).
Nelle illustrazioni di Jacopo Ascari trovano posto stavolta la co-presentatrice Chiara Francini, ieratica nel suo scenografico gown Moschino, accessoriato da preziosi Crivelli; il duetto ad alto contenuto di nostalgia di Olly (in Çanaku) e Lorella Cuccarini, vestita CHB, sulle note del tormentone 80s La notte vola; l’interpretazione, da parte di Colapesce Dimartino, del classicone Azzurro, per cui hanno arruolato nientemeno che Carla Bruni, fasciata in una tuta vintage di Versace (già indossata a un gala degli anni ‘90, quand’era tra le top model predilette da Gianni), illuminata dai monili della collezione Serpenti Alta Gioielleria Bulgari; le esibizioni in coppia di Lazza ed Emma (rispettivamente in Missoni e GCDS) e Ariete e Sangiovanni, sul palco con look collegiali Marnien pendant.
Chiara Francini in Moschino e Crivelli (artwork by Jacopo Ascari)
Olly in Çanaku e Lorella Cuccarini in CHB (artwork by Jacopo Ascari)
Colapesce di Martino e Carla Bruni, in Versace vintage e Bulgari (artwork by Jacopo Ascari)
Lazza ed Emma in GCDS e Missoni (artwork by Jacopo Ascari)
Ariete e Sangiovanni in Marni (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, il duetto di Olly e Lorella Cuccarini sul palco di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)
FOULON è il nuovo brand del mondo del fashion, che produce capi e accessori realizzati solo con pellami e tessuti naturali. Pensato per l’uomo che ama l’eleganza senza tempo ci presenta capi iconici che accompagnano chi li sceglie, disegnati per diventarne parte integrante e durare una vita intera.
Il progetto nasce dall’idea di una produzione artigianale esclusiva, dove la qualità ha un prezzo legato al valore di ogni singolo momento di lavorazione sartoriale dei capi. Un brand che è sinonimo di stile, di eleganza, una riflessione sul futuro della moda e del lusso, per riportare al centro l’autenticità dei materiali, la qualità e l’eccellenza dell’artigianato italiano.
“FOULON per me è una riflessione, che parte dal desiderio – spiega Francesco di Napoli Pinillos, CEO di FOULON, imprenditore italo-spagnolo – di ritrovare il piacere dei materiali naturali, della voglia di risentire il profumo della pelle, la setosità del camoscio e la sottile imperfezione dei capi fatti a mano.”
Ci rivolgiamo a chi ama il bello e l’esclusivo in tutte le sue forme: automobili, arte, design, viaggi. Una collezione con pochi modelli, ma intramontabili, evergreen, realizzati utilizzando esclusivamente pellami pregiati, provenienti da fornitori certificati per la loro sostenibilità. Proprio la sostenibilità per FOULON è il risultato di una scelta minuziosa di una filiera di alto artigianato italiano, che rispetta l’uomo, i suoi tempi e l’ambiente, in ogni fase di progettazione e lavorazione.
Unità e unicità rappresentano, da sempre, i pilastri valoriali delle collezioni firmate Antony Morato, che per la campagna pubblicitaria Spring/Summer 2023 sceglie come fil rouge il concetto – emblematico – di “Unity”.
Realizzata dal fotografo Javier Biosca, l’adv si sviluppa su tre temi cardine, che riflettono altrettante dimensioni della S/S 2023 della griffe. Così se il mondo “Fashion” presenta capi, accessori e outfit che guardano ai principali trend stagionali del menswear, sottolineando il carattere eclettico, trasversale delle proposte targate Antony Morato, quello “Suits” è centrato sull’interpretazione del brand di un must assoluto del guardaroba, il completo di stampo formale, declinato in silhouette affilate e cromie bold quali indaco, celeste o verde salvia. La parte “Denim”, infine, celebra un mito inossidabile della moda (e, più in generale, dell’abbigliamento), quella tela blu capace, nei decenni, di vestire intere generazioni, indifferentemente da età, etnie o categorie sociali; da Morato, i differenti fit dei jeans di stagione vengono esaltati dall’abbinamento con semplici t-shirt bianche, per mise di gusto minimal indossate, nelle immagini della campagna, da soggetti a piedi nudi.
La campagna Spring/Summer 2023 del marchio (ph. by Javier Biosca, courtesy of Antony Morato)
Il gruppo come dimensione naturale di esperienza, che esalta le singole personalità e stili
Le foto dell’advertising campaign ritraggono gruppi di uomini su uno sfondo bianco, quasi asettico, per far spiccare ancora di più le silhouette grafiche del marchio. I protagonisti, appartenenti a varie etnie, trasmettono un forte senso di complicità, di interazione, dando vita a scene dinamiche che evidenziano una concezione della mascolinità plurale, eterogenea, votata all’internazionalità, complessa nella sua diversità ma ben definita nel suo spirito di appartenenza, di condivisione degli stessi valori. Per questi uomini contemporanei, charmant e stilosi, il gruppo diventa dunque una dimensione naturale di esperienza ed espressione, perché non cancella il singolo, al contrario, lo esalta.
I protagonisti della campagna Antony Morato sono figure metropolitane, sicure di sé, curiose per natura, che pur distinguendosi per un forte carattere e un’attitudine del tutto peculiare, riconoscono nel gruppo un idem sentire, cementato dai medesimi riferimenti culturali, da un’identica disinvoltura nell’esprimere la propria personalità, che emerge in maniera spontanea e decisa al tempo stesso. I piani degli scatti cambiano, stringendosi o allargandosi sui modelli, ribadendo un’idea di dinamismo e collettività in cui l’individualità trova un senso compiuto nell’unità del gruppo; risulta naturale, perciò, la scelta del termine “Unity” come payoff di ogni immagine, con un font ispirato all’arte urbana e ai graffiti, codici rappresentativi delle generazioni a cui la campagna e la collezione S/S del brand sono dedicate.
Tommy Hilfiger presenta oggi il nuovo capitolo stilistico della label Tommy Collection by Tommy Jeans. Il marchio nell’orbita del gruppo PVH Corp., che affonda le proprie radici nell’estetica hip-hop degli anni ‘80 e ‘90, per la collezione Primavera 2023 interpreta da par suo i codici della street culture internazionale, filtrandoli attraverso un’ottica spiccatamente progressista e “local”; il riferimento, nello specifico, è l’arte del Lowriding Chicano giapponese, imperniato sulla personalizzazione delle automobili, tra scocche lucidissime e sospensioni modificate ad arte.
Due outfit Tommy Collection Spring ’23 (ph. courtesy of Tommy Hilfiger)
Reminiscenze hip-hop e influenze nipponiche nella nuova collezione del brand
La Tommy Collection Spring ‘23 si compone di 55 articoli, un upgrade decisamente contemporaneo dell’archivio della griffe. I pezzi più rappresentativi dello stile Tommy Jeans sono dunque riletti per la bella stagione prossima ventura: si va dalla giacca Chicago Windbreaker nel rosso e blu emblematico del brand, declinata in una versione che presenta maniche rimovibili, ai pantaloni Aiden, jeans dal lavaggio medio e volumi più che rilassati; come del resto i parka color block, la giacca in denim smanicata, i capi dal sapore preppy quali gilet e maglia da hockey in nylon. Tutte le proposte della linea stagionale giocano su proporzioni e stratificazioni, mescolando liberamente influenze preppy, skate e hip-hop. I capisaldi dello sportswear, in particolare, vengono reinterpretati attraverso un caleidoscopio di culture (e subculture) eterogenee, così da infondere un boost creativo nelle classiche silhouette Tommy.
Alcuni capi della nuova collezione del marchio (ph. courtesy of Tommy Hilfiger)Ph. courtesy of Tommy Hilfiger
La campagna Spring ‘23 guarda alla scena lowrider del Giappone
La campagna pubblicitaria Spring ‘23 esalta il carattere poliedrico e, allo stesso tempo, versatile dei capi; è il risultato di un mix di istantanee – opera del fotografo londinese Theo Cottle – legate dal filo conduttore dell’azione, tra momenti out of the box e ritratti intimi della comunità lowrider del Giappone. Il cast comprende proprietari di garage americani, rapper e tatuatori, un collettivo che simboleggia in modo efficace l’ispirazione adrenalinica del ready-to-wear primaverile. A immortalare questa comunità di cultori del lowriding, il videografo Yohai Haga Peta (@yoheipeta), che ambienta le sue frenetiche scene, un concentrato di topoi della cultura automobilistica e street cali-messicana, tra piloti che rimbalzano e guidano lungo le strade di Tokyo, nel quartiere di Shibuya, uno dei più caratteristici della capitale nipponica.
Un’immagina della campagna Tommy Collection Spring ’23 (ph. courtesy of Tommy Hilfiger)
Ph. courtesy of Tommy Hilfiger
La collezione sarà disponibile, dal 10 febbraio, sul sito ufficiale tommy.com e in selezionati store Tommy Jeans in tutto il mondo. Per un’ulteriore, vivida immersione nelle atmosfere e riferimenti che hanno informato le creazioni per la primavera 2023, è sufficiente accedere ai canali sociali @TommyJeans, #TommyJeans e #TommyCollection, unendosi – digitalmente – alla community del marchio, un unicum che tiene insieme musica, streetwear e cultura, nel segno della creatività.
Ph. courtesy of Tommy Hilfiger
Ph. courtesy of Tommy Hilfiger
Nell’immagine in apertura, uno scatto della campagna Spring ’23 di Tommy Collection (ph. courtesy of Tommy Hilfiger)
La quarta serata del Festival della Canzone Italiana va in archivio con le esibizioni dei 28 artisti in gara; Jacopo Ascari, al solito, ritrae per noi alcuni di loro: Mara Sattei, impeccabile col suo sofisticatissimo tuxedo by Giorgio Armani Privé (e gioielli Chopard), Mr. Rain in gessato décontracté GCDS (accessoriati da preziosi della collezione Belle Epoque di Damiani), gIANMARIA interamente di bianco (MSGM) vestito, Madame con un ensemble nei toni del blu elettrico di Off-White. In più, la co-conduttrice Paola Egonu, che per l’occasione ha sfoderato diverse creazioni di Re Giorgio, dall’abito scivolato tipo peplo color avorio al suit Emporio Armani, cosparso di punti luce, e i Måneskin, trionfatori dell’edizione 2021 e, ormai, delle classifiche e arene di mezzo mondo, fedeli come sempre all’estetica iperglam targata Gucci.
Mara Sattei in Giorgio Armani Privé e Chopard (artwork by Jacopo Ascari)
Mr. Rain in GCDS (artwork by Jacopo Ascari)
gIANMARIA in MSGM (artwork by Jacopo Ascari)
Madame in Off-White (artwork by Jacopo Ascari)
Paola Egonu in Emporio Armani (artwork by Jacopo Ascari)
I Måneskin in Gucci (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, Mara Sattei canta alla quarta serata del Festival (artwork by Jacopo Ascari)
Jacopo Ascari ritrae, per MANINTOWN, cantanti, conduttori e ospiti della terza serata del Festival. A stimolare la creatività dell’illustratore emiliano, stavolta, l’attivista di origini iranianePegah Moshir Pour e Drusilla Foer, co-conduttrice della passata edizione, che hanno portato in scena un toccante, sentito discorso in favore sulla libertà dell’Iran, e la seconda co-host di Sanremo 73, la giornalista Francesca Fagnani (che ha alternato mise di Giorgio Armani Privé, completate da gioielli Pasquale Bruni e décolletées Roger Vivier); oltre, naturalmente, ai big in gara, a cominciare dal ritorno di Paola & Chiara, seguite all’Ariston dallo stylist Nick Cerioni (che ha scelto abiti lunghi Dolce&Gabbana, rilucenti di paillettes, e gioielli Swarovski), per proseguire poi con Tananai (anche lui supportato per il look da Cerioni, in spezzato dal flair retrò Gucci) e Rosa Chemical, vestito con un completo scuro custom madeMoschino, arricchito da spilloni da balia e dettagli fetish.
Drusilla Foer e Pegah Moshir Pour (artwork by Jacopo Ascari)
Francesca Fagnani in Giorgio Armani Privé, Pasquale Bruni e Roger Vivier (artwork by Jacopo Ascari)
Paola & Chiara in Dolce&Gabbana e Swarovski (artwork by Jacopo Ascari)
Tananai in Gucci (artwork by Jacopo Ascari)
Rosa Chemical in Moschino (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, Rosa Chemical in Moschino a Sanremo 73 (artwork by Jacopo Ascari)
Sanremo ha finalmente preso il via, sul palcoscenico scintillante dell’Ariston si sono alternati i primi big in gara, da Marco Mengoni in total leather Versace ad Anna Oxa con un completo scurissimo, crepuscolare, sottilmente decadente, da Elodie (avvolta in una voluminosa eco-fur Valentino Haute Couture) a Mara Sattei, sofisticata nel suo long dress della linea Giorgio Armani Privé. Senza dimenticare i due superospiti della prima serata (nonché trionfatori della scorsa edizione con Brividi), Blanco e Mahmood, né le mise della co-conduttrice d’eccezione di questo 73esimo Festival, Chiara Ferragni, che ha sfoggiato outfit signé Dior.
Marco Mengoni in Versace (artwork by Jacopo Ascari)
Anna Oxa (artwork by Jacopo Ascari)
Elodie in Valentino Haute Couture (artwork by Jacopo Ascari)
Mara Sattei in Giorgio Armani Privé (artwork by Jacopo Ascari)
Blanco e Mahmood (artwork by Jacopo Ascari)
Chiara Ferragni in Dior (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, Blanco e Mahmood, ospiti della prima serata di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)
Non sarebbe Sanremo senza un red carpet inaugurale, che sancisce ufficialmente l’avvio di questa edizione della rassegna canora italiana par excellence. Davanti al Teatro Ariston, sfilano tutti i Big in gara: Jacopo Ascari, in esclusiva per MANINTOWN, ha colto alcuni dei best look avvicendatisi sul tappeto rosso, dall’outfit Versace di Marco Mengoni, elegante e dégagé al tempo stesso, al suit finestrato Etro di Levante, passando per Paola & Chiara in abiti – identici – bling bling firmati Dolce&Gabbana, Rosa Chemical con una mise patchwork di Moschino, Tananai in completo di pelle scura Gucci, Mr. Rain in cappotto gessato, denim con tasconi e stringate animalier.
Marco Mengoni in Versace sul red carpet inaugurale di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)
Levante in Etro (artwork by Jacopo Ascari)
Paola & Chiara in Dolce&Gabbana (artwork by Jacopo Ascari)
Rosa Chemical in Moschino (artwork by Jacopo Ascari)
Tananai in Gucci (artwork by Jacopo Ascari)
Mr. Rain (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, Paola & Chiara sul red carpet sanremese in Dolce&Gabbana (artwork by Jacopo Ascari)
Si alza il sipario sul Festival di Sanremo 2023. Per una visione inedita, dal tocco sognante e variopinto, della rassegna canora più nota – e apprezzata – dagli italiani, MANINTOWN ha chiesto all’illustratore Jacopo Ascari di interpretare, col suo inconfondibile, coloratissimo tratto, i protagonisti di questa 73esima edizione, giorno per giorno. Si comincia proprio con i padroni di casa, ovvero Amadeus e Gianni Morandi, affiancati sul palco dell’Ariston, nelle prossime serate, da diverse co-presentatrici di spicco, dalla regina delle influencer nostrane – e non solo – Chiara Ferragni alla giornalista Francesca Fagnani, conduttrice della trasmissione cult Belve, dall’attrice Chiara Francini alla pallavolista della nazionale italiana Paola Egonu, che nel 2022, insieme alle compagne di squadra, ha vinto la medaglia d’oro alla Volleyball Nations League.
L’esterno del Teatro Ariston (artwork by Jacopo Ascari)
Il palcoscenico della 73esima edizione (artwork by Jacopo Ascari)
I conduttori di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)
Le co-conduttrici dell’edizione numero 73 (artwork by Jacopo Ascari)
Paola Egonu (artwork by Jacopo Ascari)
Chiara Francini e Chiara Ferragni (artwork by Jacopo Ascari)
Francesca Fagnani (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, il Teatro Ariston visto da Jacopo Ascari
L’hotel Papadopoli Venezia si trova nel cuore della città, immerso nel verde dell’omonimo parco, a poca distanza dal Canal Grande. La sua vicinanza alla principale via d’acqua di Venezia consente di visitare facilmente tutti i luoghi iconici della laguna e di soggiornare in un ambiente elegante, raffinato e senza tempo.
Una storia veneziana
Le origini dell’hotel Papadopoli risalgono agli inizi del XIX secolo e raccontano la storia di un dono d’amore da parte del conte Spiridione Papadopoli, che fece costruire un’elegante residenza estiva con un grande parco per la giovane moglie Teresa Mosconi.
Il cosiddetto “Giardino Papadopoli” è stato progettato e realizzato dall’architetto e pittore Francesco Bagnara, meglio conosciuto come scenografo del Teatro La Fenice. Il palazzo Papadopoli-Foresti e il suo parco divennero presto luoghi famosi e privilegiati dell’alta società.
Il giardino d’inverno
L’hotel Papadopoli oggi
Durante la realizzazione dell’Hotel Papadopoli, l’architetto paesaggista Pietro Porcinai coinvolto nel progetto, decise di riprodurre un Giardino d’Inverno (oggi ristorante), per offrire un omaggio intelligente e sensibile all’antico conte Papadopoli e ripristinare l’originale dialogo tra paesaggio interno ed esterno. Grazie alla sua incantevole atmosfera, il ristorante oggi è una cornice magnifica e unica per cene romantiche, matrimoni ed eventi speciali. Anche la Terrazza Lounge Bar & Kitchen è una zona lounge da scoprire, ideale per un rituale del tè, un cocktail sofisticato o per assaggiare i deliziosi sapori della laguna in un’atmosfera intima combinata con una splendida vista sui canali.
La suite Vivaldi
La struttura nel complesso conta 100 camere e suite che riflettono l’eleganza e lo splendore di uno stile veneziano del XVIII secolo rivisitato, offrendo una vista straordinaria sul Canale dei Tolentini e sui Giardini Papadopoli. Tutte le camere sono finemente arredate e dotate di ogni comfort.
Hotel Papadopoli
La posizione strategica inoltre lo rende un punto di partenza perfetto per esplorare la cultura, l’arte e la storia di Venezia. A cominciare dalla Scuola Grande di San Rocco con i capolavori del Tintoretto e ancora la Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari con l’Assunta, opera di Tiziano e della Scuola Grande dei Carmini. Il ponte di Rialto e Piazza San Marco sono raggiungibili inoltre a piedi in circa 20 minuti.
Il carnevale di Venezia
In occasione del Carnevale di Venezia 2023, l’Hotel Papadopoli, organizzerà un Carnival Party a tema Bridgerton, la celebre serie cult di Netflix che racconta le vicende dell’alta società londinese del XIX secolo. Il 18 febbraio l’incantevole cornice del Giardino d’Inverno ospiterà una cena con intrattenimento accompagnata da un menù d’eccezione. Dress code rigorosamente a tema Regency che prende ispirazione proprio dalla serie.
Nel resto della città, il titolo del carnevale è “Take your Time for the Original Signs” . Sarà spirato allo zodiaco, ancora una volta sotto la firma del direttore artistico e scenografo del Teatro La Fenice Massimo Checchetto. Un’edizione che nasce sotto il segno del Leone di San Marco e che prenderà avvio sabato 4 febbraio con l’Opening Parade “Original Dreamers” lungo il Canal Grande, per concludersi martedì grasso 21 febbraio con l’intenzione di proporre un mix di eventi in grado di coinvolgere tutte le fasce di età e spingere veneziani e ospiti a vestirsi in maschera.
Dopo i riscontri lusinghieri dell’edizione di debutto, un anno fa, la Stazione Leopolda di Firenze si prepara ad accogliere nuovamente Testo, una tre giorni (dal 24 al 26 febbraio) per conoscere e comprendere il mondo dell’editoria e, più in generale, della lettura, approfondendone le dinamiche, osservandole dal punto di vista degli addetti ai lavori, cioè tutte quelle figure che, a vario titolo, sono partecipi della trasformazione di un manoscritto in libro. L’appuntamento, un’idea della libreria Todo Modo, è organizzato da Pitti Immagine, in collaborazione con la Leopolda.
La fiera si propone di spiegare come nasca un libro, come arrivi al lettore finale, permettendo ai visitatori di immergersi in un universo vivido di parole e carta, attraverso una selezione ragionata di pubblicazioni e, in parallelo, un programma assai corposo tra laboratori, talk, incontri e percorsi di lettura. Un’occasione unica per confrontarsi con insider, autori di punta della scena editoriale nostrana (e non solo) e case editrici, ben 107 in questa seconda edizione; l’elenco è eterogeneo, comprende realtà storiche quali Mondadori, Einaudi, Bompiani o Adelphi come pure nuovi, dinamici protagonisti del settore, ad esempio Blackie, NNE, NERO; e ancora, prestigiosi indipendenti (Il Saggiatore, Marcos Y Marcos, Iperborea, Fandango), Coconino Press (che ha contribuito in modo decisivo a rendere il fumetto un genere letterario a tutti gli effetti), Humboldt Books (specializzata in narrativa di viaggio).
Ph. courtesy of Pitti Immagine
Talk, presentazioni e approfondimenti sulla lettura invadono le sale della Leopolda
Il percorso, come già nel 2022, è suddiviso in stazioni, sette per la precisione, pensate per mettere in relazione pubblico ed editori, librai, direttori di biblioteche, oltre ovviamente agli scrittori. Tra questi ultimi, nomi eccellenti della narrativa contemporanea, da Niccolò Ammanitia Marco Missiroli, passando per Alessandro Piperno,Emanuele Trevi, Paolo Nori,Carlo Lucarelli, Mario Desiati (vincitore, con Spatriati, dell’ultimo Premio Strega).
L’allestimento, a cura di Alessandro Moradei, occupa le due navate della Stazione: ogni editore propone un ristretto numero di titoli, evitando sovrabbondanza visiva o pile di volumi sui tavoli; spazi nei quali, grazie al confronto coi professionisti dell’industria, i lettori possono immergersi appieno nello spirito delle proposte.
Ph. courtesy of Pitti Immagine
Per quanto riguarda le stazioni, puntano a ricreare il ciclo di vita dei libri attraverso sette tappe, ciascuna delle quali (il Manoscritto, il Risvolto, la Traduzione, il Segno, il Racconto, la Libreria, il Lettore) descrive nel dettaglio uno specifico step. Nel ruolo di Capistazione, responsabili del calendario di presentazioni ed eventi vari, Luca Briasco (editor di narrativa straniera, traduttore ed editore di minimum fax), Andrea Gessner di Nottetempo, Beatrice Masini (traduttrice, scrittrice, direttrice di divisione da Bompiani), le fondatrici di Humboldt Books Giovanna Silva e Chiara Carpenter, Leonardo G. Luccone (direttore dell’agenzia letteraria e studio editoriale Oblique), i fondatori di Todo Modo, Maddalena Fossombroni e Pietro Torrigiani, e infine il responsabile delle relazioni internazionali della Fondazione Teatro della Toscana, Riccardo Ventrella.
Nell’arco delle tre giornate della kermesse, poi, interverranno figure di spicco dell’editoria internazionale, invitate per raccontarla dall’interno: si possono citare, fra le tante, la presidente di Adelphi Teresa Cremisi; il direttore della Fiera di Francoforte, Juergen Boos; Barbara Epler dell’americana New Directions, famosa per le sue pubblicazioni innovative; Luca Sofri, Francesco Costa e Matteo Caccia de il Post.
Una manifestazione corale che si apre alla città, coinvolgendo istituzioni e luoghi simbolo di Firenze
Ad infittire ulteriormente il programma, i laboratori tematici (legati alle sette stazioni, con cui condividono l’obiettivo di fondo del racconto su “Come si diventa un libro”), gli omaggi ai mostri sacri della letteratura (da Shakespeare a Dante, da Proust ad Anna Achmatova), le Consultazioni poetiche, che offrono la possibilità di ricevere un ristoro letterario o musicale sotto forma di prescrizione poetica, a seguito di una libera conversazione.
Numerose, poi, le collaborazioni che coinvolgono istituzioni culturali e luoghi storici della città, dal Gabinetto Viesseux alla Stamperia Braille della Regione Toscana, dalla Santa Maddalena Foundation – Premio Gregor von Rezzori al Cinema La Compagnia.
La manifestazione si conferma, dunque, legata a doppio filo col capoluogo toscano; lo ribadisce il Direttore Generale di Pitti Agostino Poletto, precisando che «Testo intrattiene con Firenze, i suoi luoghi e soggetti un rapporto aperto e di scambio, non occasionale: ne fa anzi un motivo distintivo delle sue attività. E ciò avviene a maggior ragione quando il contenuto del progetto – in questo caso l’industria editoriale e la cura della lettura – rimanda a una vocazione rilevante e di riferimento nazionale nel profilo economico, sociale e culturale della città». Sempre Poletto, parlando di «sfida è ancora più stimolante» rispetto a quella dell’esordio, a febbraio 2022, chiosa: «Anche quest’anno TESTO porterà alla Stazione Leopolda percorsi intersecati fra loro in modo da creare una mappa di tutto l’ambiente editoriale finalmente chiara e omogenea. Il merito va a una regia collettiva che, come avviene per molte delle manifestazioni di Pitti, vive del contributo di tutti».
Ph. courtesy of Pitti Immagine
Nell’immagine in apertura, un talk della prima edizione di Testo, nel febbraio 2022 (ph. by AKAstudio-collective, courtesy of Pitti Immagine)
Ci si avvicina inesorabilmente a quello che è ormai l’appuntamento clou del panorama musicale nostrano, il Festival di Sanremo, che si svolgerà quest’anno dal 7 all’11 febbraio. Nel corso della conferenza stampa di presentazione della kermesse, qualche giorno fa, il conduttore e direttore artistico Amadeus (riconfermatissimo, dopo gli ascolti monstre delle ultime edizioni) ha confermato che, come da tradizione, la quarta serata dello show sarà riservata ai duetti, con i big in gara affiancati da un collega nell’esecuzione di un brano a loro scelta, tra quelli usciti nel periodo che va dal 1980 al 2000.
La serata delle cover fa il pieno di grandi nomi
Sul palco del teatro Ariston, venerdì 10 febbraio, si alterneranno dunque nomi di peso della scena canora italiana, dal favorito della vigilia Marco Mengoni, che ha scelto di esibirsi col Kingdom Choir, a J-Ax in tandem col sodale di lungo corso Fedez (al Festival anche in qualità di ospite della “trasmissione parallela”, sulla nave da crociera, e presentatore di Muschio Selvaggio, per l’occasione in trasferta sugli schermi Rai), dalla coppia d’assi Elisa–Giorgia a Mara Sattei feature Noemi; e ancora, Ultimo con Eros Ramazzotti, Colapesce Dimartino con Carla Bruni, i Coma_Cosecoi Baustelle, il rapper LDA (figlio di Gigi D’Alessio) con Alex Britti, il vincitore di Sanremo Giovani 2022 gIANMARIA con Manuel Agnelli.
A seguire, l’elenco completo dei duetti della 73esima edizione del festival nazionalpopolare per eccellenza.
Eros Ramazzotti, tra i guest d’eccezione di Sanremo 2023, al fianco di Ultimo (ph. Nuță Lucian)
Anna Oxa con il deejay iLjard Shava – Un’emozione da poco (Anna Oxa)
Ariete con Sangiovanni – Centro di gravità permanente (Franco Battiato)
Articolo 31 con Fedez – medley degli Articolo 31
Colapesce Dimartino con Carla Bruni – Azzurro (Adriano Celentano)
Colla Zio con Ditonellapiaga – Salirò (Daniele Silvestri)
Coma_Cose con i Baustelle – Sarà perché ti amo (Ricchi e Poveri)
Elodie con BigMama – American Woman (The Guest Who)
Gianluca Grignani con Arisa – Destinazione Paradiso (Gianluca Grignani)
gIANMARIA con Manuel Agnelli – Quello che non c’è (Afterhours)
Giorgia con Elisa – medley di Luce (Elisa) e Di sole e d’azzurro (Giorgia)
Cugini di Campagna con Paolo Vallesi – La forza della vita (Paolo Vallesi) e Anima mia (Cugini di Campagna)
Lazza con Emma e Laura Marzadori – La fine(Tiziano Ferro)
LDA con Alex Britti – Oggi sono io (Alex Britti)
Leo Gassmann con Edoardo Bennato e il Quartetto Flegreo – medley di Edoardo Bennato
Levante con Renzo Rubino – Vivere (Vasco Rossi)
Madame con Izi – Via del Campo (Fabrizio De Andrè)
Mara Sattei con Noemi – L’amour toujour (Gigi D’Agostino)
Marco Mengoni con il Kingdom Choir – Let it be (Beatles)
Modà con Le Vibrazioni – Vieni da me (Le Vibrazioni)
Mr. Rain con Fasma – Qualcosa di grande (Lunapop)
Olly con Lorella Cuccarini – La notte vola(Lorella Cuccarini)
Paola & Chiara con Mark & Kremont – medley di Paola & Chiara
Rosa Chemical con Rose Villain – America(Gianna Nannini)
Sethu con Bnkr44 – Charlie fa il surf (Baustelle)
Will con Michele Zarrillo – Cinque giorni (Michele Zarrillo)
Shari con Salmo – medley di Zucchero Fornaciari
Tananaicon Don Joe – Vorrei cantare come Biagio (Simone Cristicchi)
Ultimo con Eros Ramazzotti – medley di Eros Ramazzotti
Nell’immagine in apertura, Ultimo con Amadeus e Gianni Morandi durante la finale di Sanremo Giovani (ph. Ansa)
Un heritage straordinario, pluridecennale, con radici ben salde nel Biellese (territorio sinonimo, da sempre, di maestria tessile), unito alla voglia di continuare a migliorarsi, proiettandosi costantemente in avanti. Si potrebbe riassumere così l’identità di Fratelli Tallia di Delfino, lanificio di Strona che, proprio nel 2023, taglia il significativo traguardo dei 120 anni d’attività. La collezione primavera/estate 2024, dunque, non può che celebrare il savoir-faire di cui il nome è espressione da oltre un secolo, la sua ragion d’essere, ovvero la ricerca (meticolosa) delle materie prime più preziose, che si accompagna a design distintivi, massimamente curati, riconoscibili al primo sguardo.
Un tessuto Fratelli Tallia di Delfino (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)
Le nuove bunch Gentleman’s Wardrobe per la P/E 2024
L’eccellenza delle fibre naturali dà vita a una gamma di tessuti sofisticati e, al tempo stesso, versatili, pensati per vestire a regola d’arte in contesti diversi, dagli appuntamenti business agli eventi serali formali. Il fil rouge, di nuovo, è l’attenzione a un futuro innovativo e consapevole, che non può prescindere, tuttavia, dal solido passato dell’azienda, a cui attingere liberamente. Le due nuove bunchGentleman’s Wardrobe (esclusivo servizio di Fratelli Tallia di Delfino dedicato ai brand più raffinati) rappresentano alla perfezione questa filosofia. Ad ispirare la bunch Archivio 1903, come suggerisce il nome, sono infatti i tessuti che hanno fatto la storia del lanificio, una rivisitazione contemporanea delle collezioni in questo senso più rappresentative.
Abiti confezionati con i tessuti dello storico lanificio piemontese (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)
Nasce invece dalla collaborazione con il Linificio e Canapificio Nazionale (tra i marchi europei più antichi), altro emblema del saper fare italiano, l’altra novità di stagione, la Lino d’Italia Selection. Con l’obiettivo di coniugare al meglio creatività e know-how artigiano, il Linificio e Canapificio Nazionale riporta nel nostro Paese, dopo più di sessant’anni, la coltivazione del lino, privilegiando la selezione di semi puri, in grado di garantire una finezza superiore. La selezione, realizzata con una materia prima d’eccezione, è frutto della primissima fioritura dei campi.
Fratelli Tallia di Delfino, Gentleman’s Wardrobe (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)
Le novità presentate dall’azienda a Milano Unica
Per l’edizione di Milano Unica di quest’anno, in calendario dal 31 gennaio al 2 febbraio, viene poi presentata l’innovativa APP Gentleman’s Wardrobe, che punta a facilitare, a rendere ancora più immediata la selezione dei pregiati tessuti dell’azienda. Gli utenti avranno così la possibilità di scegliere e acquistare le varie tipologie di prodotto, verificandone la disponibilità. Un’autentica esperienza immersiva, ricorrendo a tecnologie di realtà aumentata e virtuale (dalle animazioni digitali alle visualizzazioni tridimensionali), fa sì che i tessuti della collezione prendano vita, enfatizzandone in maniera inedita le peculiarità.
Il focus sulla significativa ricorrenza dei 120 anni caratterizzerà, nel corso dei prossimi mesi, tutte le iniziative di Fratelli Tallia di Delfino, compresa l’emissione, da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, di un francobollo appartenente alla serie tematica “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”, celebrativa appunto del 120° anniversario.
Campioni di tessuto dell’azienda (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)
Nell’immagine in apertura, la nuova bunch Gentleman’s Wardrobe del lanificio Fratelli Tallia di Delfino (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)
Giunto alla 103esima edizione, Pitti Immagine Uomo si conferma un appuntamento irrinunciabile per avere una visione d’insieme sul menswear che sarà, nello specifico quello per l’Autunno/Inverno 2023-24, anticipato dalle proposte delle centinaia di brand presenti al salone, divisi per sezioni ad hoc, dalla storica sezione Futuro Maschile a Superstyling, da Fantastic Classic a Dynamic Attitude. Ad illustrare a MANINTOWN i tratti distintivi delle rispettive collezioni per la prossima stagione fredda, fornendo dei preziosi insight sullo stato dell’arte della moda uomo contemporanea, presidenti, manager e direttori creativi di marchi di caratura internazionale, da Hernoad Arav Group, a Pitti per il (ri)lancio della label Richmond X, passando per KNT, People of Shibuya, Avant Toi, Antony Morato, Ciesse Piumini, Jeckerson.
Nell’immagine in apertura, l’ingresso del padiglione centrale di Pitti Immagine Uomo 103 (ph. by AKAstudio-collective)
Con la 103esima edizione del salone, Pitti Immagine Uomo ha aperto all’universo del design grazie a the SIGN, un’area speciale in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Ghost Studio; una selezione di complementi d’arredo, oggetti e pezzi décor ad alto contenuto d’innovazione e creatività, firmati da designer, brand e realtà capaci di ispirare e offrire nuovi spunti creativi e di business, inseriti non a caso nel percorso della sezione Superstyling, che comprende le collezioni di ricerca della fiera.
Tra i marchi che hanno preso parte al progetto,Slide (azienda che vanta collaborazioni con i pesi massimi del design internazionale, da Alessandro Mendini a Marcel Wanders passando per Karim Rashid, Paola Navone e Fabio Novembre), Situér Milano(presente già allo scorso Pitti), True, Studio Bojola, Sekkei Sustainable Design, The House of Lyria. E ancora, le creazioni sui generis di Iammi, Bidone Design, Robirenzi, Holypop e Insulti Luminosi.
Nell’immagine in apertura, lo stand di Sekkei Sustainable Design nell’area the SIGN (ph. by AKAstudio-collective)
Pitti Uomo 103 ha registrato la presenza, per la sesta volta, di S|Style sustainable style, progetto espositivo che dà spazio alle collezioni di giovani marchi e designer affermati, accomunate dalla volontà di unire ricerca creativa e attenzione all’ambiente.
Protagonisti dell’iniziativa, i brand Dhruv Kapoor, Isnurh, Kemkes, Margn, Maxime, Non Confunditur, Permu, Junk, Waste Yarn Project e Piumestudio. Nel video che segue, gli highlight dell’edizione numero sei di S|Style.
Nell’immagine in apertura, l’area S|Style sustainable style a Pitti Immagine Uomo 103 (ph. by AKAstudio-collective)
Essentials che non possono mancare in nessun armadio maschile (tra gli altri blazer, completi, pantaloni dall’aplomb sartoriale, camicie fantasia), capi in nuance brillanti – dal verde acqua al malva, all’arancione – o impreziositi da applicazioni elaborate, per conferire un twist inedito all’outfit di turno, accessori vezzosi, su tutti il foulard legato al collo. Nell’editoriale scattato per MANINTOWN dai fotografi Giovanni Gori e Andrea Aldrovandi, i pezzi chiave delle collezioni menswear di maison storiche e designer emergenti, da Zegna ad Emporio Armani, passando per Corneliani, N°21, Antonio Marras, Marsēm, Matteo Lamandini, Giordano Mercante.
Sacha wears total look Emporio Armani
Sacha and Bar wear total looks Antonio Marras
Bas wears suit Marsēm, shirt and gilet MTL Studio by Matteo Lamandini, shoes Scarosso
Sacha wears total look Corneliani
Sacha wears total look Marsēm, bandana stylist’s own; Alexandre wears total look MTL Studio by Matteo Lamandini, earrings model’s own
Nell’immagine in apertura, Sacha indossa total look Marsēm, bandana stylist’s own; Alexandre indossa total look MTL Studio by Matteo Lamandini, orecchini model’s own
Dallo scorso 19 gennaio la Fondazione Stelline, storica istituzione meneghina radicata nel cuore della città, accoglie il primo capitolo del nuovo progetto artistico di Max Papeschi, autore che, dall’approdo nel mondo dell’arte contemporanea, nel 2008, si è imposto come uno dei nomi più influenti e prolifici della scena nazionale (e non solo), realizzando oltre sessanta personali e prendendo parte a cento mostre collettive in numerosi paesi e sedi, dall’hub culturale WeGil, a Roma, all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco, dalla Gama Gallery di Istanbul al parigino Point Éphémère.
Extinction. Chapter one
On show fino al 19 febbraio, Extinction (questo il titolo dell’esposizione, nata dalla collaborazione con Flavia Vago e AIIO) rappresenta il primo capitolo di un racconto in tre atti volto a sviscerare, in luoghi e tempi diversi ma sempre in chiave ironica, quasi parodistica, gli aspetti più assurdi della civiltà contemporanea, mettendosi idealmente nei panni di un archeologo del futuro che estrapola dai suoi scavi “messaggi terrestri originali”, esattamente com’è avvenuto, secoli fa, per popoli antichi come Aztechi o Cretesi, di cui si hanno tuttora poche informazioni certe. Nel caso specifico, l’indagine dell’artista riguarda due tematiche assai stringenti, la guerra – tornata a devastare, nel 2022, il territorio europeo – e l’impoverimento culturale che caratterizza la nostra epoca.
La locandina della mostra
Un’esposizione immersiva, tra sculture in terracotta e videoinstallazioni frutto dell’AI
Le sculture che compongono l’opera Zwergen Dämmerung
La grande mostra-installazione, all’interno del palazzo di corso Magenta, presenta il lavoro dell’autore milanese in un’inedita versione “tridimensionale”, immersiva. Protagoniste assolute, 54 sculture in terracotta e quattro videoinstallazioni frutto dell’intelligenza artificiale, che giocano sul sottile confine tra vero e falso, rendendo la stessa comunicazione un’opera d’arte a tutti gli effetti, integrata nell’exhibition. Le prime compongono l’installazione Zwergen Dämmerung (traducibile come “crepuscolo dei nani”), decine di statue alte 1,80 metri, nelle quali le teste di banali nani da giardino vengono innestate sui corpi del celeberrimo esercito di terracotta, una delle principali scoperte archeologiche del XX secolo, rinvenuto nella tomba del primo imperatore Qin Shihuang, vicino Xi’an, in Cina.
Papeschi l’ha concepita come una sorta di fermo immagine della temperie odierna, che cristallizza le due grandi questioni sopracitate, guerra e immiserimento della cultura, che oltre a smentire l’idea di fine della storia teorizzata, a suo tempo, dallo studioso Francis Fukuyama, proiettano sull’umanità l’ombra lunga di un altro devastante conflitto mondiale. Figure (definite, nel comunicato della mostra, «cariatidi antitetiche») che mescolano irrimediabilmente alto e basso, esprimendo anche un ulteriore tipo di distruzione, quella provocata dall’impoverimento culturale generalizzato, perché come sosteneva già Karl Kraus «quando il sole della cultura è basso all’orizzonte, i nani hanno l’aspetto di giganti». Le videoinstallazioni, invece, suggellano l’excursus espositivo con Snow White Overdrive, che sfrutta i processi elaborativi dell’intelligenza artificiale AIIO per mostrare forme differenti delle opere.
Snow White Overdrive
Il mix di tecniche, ispirazioni e linguaggi espressivi definisce un’atmosfera incantevole e spaventosa al tempo stesso
Il filo conduttore dell’operazione è di stampo chiaramente cinematografico. L’art direction di Flavia Vago, in tandem con l’allestimento scenografico di Giovanni Musica, prende spunto da Alien; il percorso si configura così come un viaggio alla scoperta di una dimensione ignota, proprio come nel capolavoro sci-fi di Ridley Scott. Il light design, che ricorda l’interno dell’astronave del film, e il sound design, realizzato a partire dal suono originale di alcuni pianeti del nostro sistema solare, fanno sprofondare il visitatore in un’atmosfera onirica, surreale eppure tremendamente familiare, provocando a un tempo incanto e atterrimento.
Per stabilire un link con la sua produzione precedente, composta da collage digitali – qui totalmente assenti, Papeschi ricorre a medium espressivi per lui inediti, opposti: da una parte, l’arte classica, nel caso in questione la terracotta, con cui ha plasmato l’esercito di gnomi; dall’altra, dati digitali per loro natura smaterializzati, impalpabili, che danno vita ad artwork 3D in computer animation, rielaborati da AIIO grazie alla collaborazione con Michele Ronchetti.
Max Papeschi con le sculture esposte alla Fondazione Stelline
Extinction. Chapter one, spiega la curatrice, è «diffondere, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani»
L’obiettivo «ambizioso e potente» del progetto, sostiene la curatrice, Stefania Morici, è quello di «diffondere il più possibile, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani». Extinction. Chapter one, spiega, «affronta il tema dell’estinzione della razza umana e dei rischi reali che stiamo correndo, evidenziando i paradossi e la complessità del nostro vivere, i punti deboli delle società moderne. Un incubo collettivo dal quale Papeschi ci esorta a uscire e ribellarci, mettendoci davanti a scenari futuri e lanciando un monito sul nostro avvenire. Un invito alla consapevolezza e a un cambio reale di direzione». La mostra, organizzata da Fondazione Stelline e Arteventi, è patrocinata dal Ministero della Cultura, da Regione Lombardia e da Comune di Milano. È stata realizzata grazie un network di partner importanti, tra i quali MI Hub Agency, il main sponsor ArTI, Gobbetto Resine e Relco.
Nella nuova digital cover di MANINTOWN sono ritratte, insieme, due talentuose, bellissime attrici italiane, che di recente hanno condiviso il set della serie Blackout – Vite sospese, dal 23 gennaio su Rai1: Aurora Ruffinoe Caterina Shulha.
La prima, amata dal pubblico per i ruoli interpretati in tanti, fortunati serial e film (tra gli altri Braccialetti rossi, I Medici, Un passo dal cielo, Noi, Bianca come il latte, rossa come il sangue), per l’occasione, ci ha parlato dell’intenso rapporto che si è creato col suo alter ego sullo schermo, Lidia («attraverso una fase di trasformazione in cui, come lei , sto capendo che devo contare solo su me stessa. Quei vuoti che sentiamo tutti, non li può riempire nessuno se non noi stessi»), dell’esperienza sul set con Alessandro Preziosi, di malattia mentale, un tema che la sta molto a cuore; e ancora, dell’importanza assoluta dell’empatia, specie per i bambini, e del sottile confine tra strumentalizzazione e sensibilizzazione: «Alcuni affrontano i propri problemi cercando compassione. Cercano amore impietosendo le persone. Non mi appartiene, la sofferenza non andrebbe mai sfruttata». Per leggere l’intervista con Aurora Ruffino, cliccate in questo nostro articolo.
Dress Gianluca Saitto
Body and jacket Not After Ten by Veronica Ferraro, sunglasses Huma Eyewear, boots Giuseppe Zanotti
Upcycling coat Simon Cracker
Due attrici bellissime, volitive e impegnate (anche) fuori dal set
La seconda è un volto noto al pubblico per i ruoli interpreti in numerosi film e serie di rilievo, dal recente The Land of Dreams a Tutta colpa di Freud, da L’uomo del labirinto a Nero a metà. Nell’ampia conversazione che potete leggere nell’articolo dedicato, tocca molteplici argomenti, dal ruolo interpretato nel nuovo serial Rai (riguardo le parti interpretate, si ritiene fortunata perché «ho avuto la fortuna di interpretare ruoli diversissimi tra loro. Questo mi porta a staccarmi da quella che sono io. È divertente») ai pregiudizi con cui ha a che fare in quanto (giovane) madre di tre bambini, rispetto ai quali dice che «dovremmo imparare a vivere senza ascoltare le opinioni altrui e, soprattutto, senza dare giudizi né consigli agli altri su come vivere».
Si è poi soffermata sullo sforzo per far conoscere alle persone la reale situazione del suo paese d’origine, la Bielorussia («grazie anche al mio lavoro posso raccontare e informare. È il minimo che possa fare”), sulla spinosa questione delle molestie nel settore dello spettacolo, sul piacere che prova nel tornare sui set come modella, anche se, precisa, «preferisco recitare: è più liberatorio e hai una voce da usare». L’intervista completa al link https://manintown.com/caterina-shulha/2023/01/23/
Top and coulotte VI VALENTINA ILARDI, skirt Gilberto Calzolari
Dress DAVII, boots Giuseppe Zanotti
Dress Maison Laponte, boots Giuseppe Zanotti
Aurora Ruffino (left): top Gianluca Saitto, knitted skirt Drumohr, boots Giuseppe Zanotti; Caterina Shulha (right): body Not After Ten by Veronica Ferraro, knitted skirt Drumohr, boots Giuseppe Zanotti
Willdopo aver superato con successo la finalissima di Sanremo Giovani con il brano “Le cose più importanti”, sarà grande protagonista dal prossimo 7 Febbraio al Festival di Sanremo 2023 e presenterà il brano “Stupido”. Il giovane artista che negli ultimi anni è riuscito a conquistarsi con costanza e determinazione un posto nella scena musicale contemporanea italiana si prepara così a calcare per la prima volta l’ambitissimo palco dell’Ariston tra i Big della canzone italiana.
Will al secolo William Busetti, è una delle penne più originali, fresche e carismatiche della nuova scena pop urban contemporanea, una vera e propria icona che a poco più di 20 anni si è fatto notare con la sola forza della sua musica e delle sue parole. Il suo mondo è intriso di autentica verità, una dimensione sincera in grado di raccontare la realtà delle piccole cose con una spontaneità disarmante, rivelando quell’anima cristallina del vivere quotidiano che solamente un cantautore è in grado di cogliere. Un giovane artista estremamente versatile e capace di muoversi con fluidità tra differenti generi e stili pur conservando la sua unicità. Attraverso una ricerca musicale, mai scontata e prevedibile, il sound, lo stile e i testi di Will sono ormai assolutamente riconoscibili nel panorama italiano.
“Stupido” che sarà presentato per la prima volta proprio sul palco dell’Ariston uscirà nella settimana del Festival su etichetta Capitol Records (Universal Music Italy).
“Stupido è un brano in cui tutti si possono ritrovare – dichiara Will – a molti di noi è infatti capitato almeno una volta nella vita di sentirsi stupidi, facendo delle cose stupide anche per amore.Il tema principale di stupido ruota attorno alle molteplici declinazioni e sfaccettature dell’amore, inteso nella sua accezione più universale. Il brano racconta di storie e intrecci d’amore in cui ci siamo persi e ritrovati, quell’amore che, proprio per le emozioni di cui ti nutre in alcuni momenti della giornata quando ti fermi a pensare ti fa sentire “piccolo” e in altri ti fa sentire un “gigante”.
E ancora : “Sono felicissimo e orgoglioso di poter portare ad un pubblico così ampio la mia musica, grato alla commissione che ha creduto nel mio progetto consentendomi di realizzare un sogno che mai avrei pensato potesse realizzarsi. Spero che Stupido possa emozionare arrivando al cuore di tantissime persone, non vedo l’ora di poter vivere il vortice delle emozioni di questo Sanremo 2023”
Grazie alla partecipazione al prossimo Festival Will prosegue così il suo nuovo percorso artistico e personale, la naturale evoluzione pop di un giovane fuoriclasse della musica che ha trovato la sua vera identità: un musicista estremamente talentuoso che è riuscito in poco tempo a mostrare la sua vera essenza, svelando le fragilità che anche un giovane ragazzo può incontrare. Un percorso raro di estrema sensibilità in cui l’artista è riuscito ad aprire il suo cuore, la sua mente e la sua musica, come pochi altri alla sua età, verso ulteriori orizzonti sonori in cui l’attitudine pop abbraccia sapientemente il mondo urban. In bocca al lupo Will!
Da un lato, un marchio che, mantenendo ben salde le radici nel territorio dove tutto è cominciato nel 1965, la Valle d’Itria, ha saputo rendere il suo nome sinonimo di sartorialità e ben vestire squisitamente italiani; dall’altro le mille anime della città che non dorme mai, quintessenza del melting pot, in cui convivono persone di ogni età, etnia, religione e gruppo sociale, con tutto il corollario di codici vestimentari, colori e influenze – spesso allegramente mescolate tra loro – che da questo deriva.
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)
Latorre, anche per la prossima stagione fredda, continua il suo percorso di espansione, che lo spinge a ricercare sempre nuovi stili e fonti d’ispirazione per le collezioni del brand, facendo perno immancabilmente sul saper fare artigiano, su quell’eccellenza della confezione nostrana che ha decretato la fortuna della moda tricolore. Nel caso dell’Autunno/Inverno 2023-24, si è scelto di trasferire i cardini della sartoria in una dimensione inedita, esportando – idealmente – la sofisticatezza del Made in Italy, ibridandola con spunti, culture, concetti disparati.
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)
Quattro categorie di stile ispirate ad altrettanti luoghi simbolo di Manhattan
L’approdo di un simile viaggio stilistico non poteva non essere la Grande Mela. Le quattro categorie della collezione, infatti, guardano alle principali aree di Manhattan, quartieri che solo a nominarli evocano il fascino indissolubile della metropoli americana, brulicanti di vita e suggestioni (anche) modaiole. Si tratta, nello specifico, di Central Park, Wall Street, Times Square e Little Italy.
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)
La prima si rifà al polmone verde di New York, l’enorme parco rifugio quotidiano di pedoni, ciclisti e runner. La palette cromatica risulta dunque attenuata, ad evocare le sfumature della vegetazione che ne definisce il paesaggio. Il fit è rilassato, i tessuti sposano i precetti dell’ecosostenibilità, tra lane vergini prive di prodotti chimici e uso di tinture naturali.
Wall Street riprende – ed esalta – i look curatissimi dei businessmen e finanzieri newyorchesi, entrati nell’immaginario collettivo grazie a diverse pellicole di successo, su tutte l’omonimo film di Oliver Stone del 1987, che valse a Michael Douglas l’Oscar come miglior attore protagonista. La qualità di completi e materiali, tutti dal gusto classico, strettamente legati alla tradizionetailored italiana, è irreprensibile, frutto di un’attenzione meticolosa a lavorazioni e dettagli. La tavolozza dei colori è improntata alla sobrietà, prevalgono le nuance del grigio, nero e blu.
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)
Times Square trasla nel ready-to-wear della griffe il mix di spettacolo, luci e movimento che, da sempre, identifica una delle piazze più affollate e vivaci al mondo. I suit della linea ne rispecchiano l’esuberanza: sono quelli delle grandi occasioni, perfetti per cerimonie e feste con le loro cromie accese, marcate, nobilitate da filati preziosi, finemente lavorati.
Cura maniacale dei tessuti, trattamenti ad hoc e comfort, i must dell’A/I di Latorre
In Little Italy, invece, spiccano giacche dai toni vivaci e dagli accenti ricercati, per una parte di collezione colorata e allegra, proprio come il quartiere cui è dedicata. I tessuti, al solito, garantiscono alte prestazioni e comfort, grazie ai volumi morbidi dei modelli.
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)
Ad accomunare le quattro categorie stilistiche, la cura maniacale riservata al trattamento dei tessuti, che tra filati impermeabili e antipiega, non temono confronti. Sono pensati per un cliente raffinato e cosmopolita, sempre in movimento, che si sposta velocemente nelle strade metropolitane, senza mai derogare a quello che, per il brand, è un autentico mantra, ossia la comodità assoluta delle proposte, conditio sine qua non per outfit che risultino inappuntabili in qualunque contesto, dall’ufficio all’aperitivo, dall’appuntamento di lavoro all’evento serale.
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)
Un allestimento speciale per dare risalto alla ricercatezza dei capi del brand
Lo speciale allestimento per la collezione A/I Latorre; arredi Robertaebasta, candele WoodWick (ph. by Xin Hu)
A dare (ulteriore) risalto alla pregevolezza di una collezione composita, distinta, che invita a saggiare consistenze, pesi e texture di ogni singolo pezzo, oltre che ad osservare attentamente pattern, colorazioni, trame tattili per cogliere i rimandi allo scenario urbano di Manhattan, è stato lo speciale allestimento dello showroom Latorre che, nella serata di martedì 17 gennaio, ha fornito la cornice ideale ai capi A/I 2023-24 del marchio. Protagonisti del setup curato dal designer Alfredo Fabrizio, gli arredi d’autore della galleria Robertaebasta, immersi in un’atmosfera resa ancor più suggestiva dalle candele WoodWick; il tutto accompagnato da una wine experience nel segno di bollicine e bianchi d’eccezione, firmati rispettivamente Foss Marai e Cantine Pellegrino 1880. A fornire altri dettagli e “coordinate” del nuovo guardaroba Latorre, infine, sono stati gli stessi titolari dell’azienda: alcuni passaggi dell’intervista nel video che segue.
Ph. by Xin Hu
Alcuni degli ospiti intervenuti alla serata ospitata nello showroom Latorre: Massimo Pozzi Chiesa e Joaquin Morodo; la famiglia Latorre; John Richmond; Raffaele Panizza (ph. by Xin Hu)
Nell’immagine in apertura: capi della collezione A/I 2023-24, protagonisti dello special setup allestito nello showroom milanese del brand, in via Manzoni
Durante la fashion week maschile appena conclusasi, Colla (tra i place to be più rappresentativi del fermento culturale di Nolo, quartiere milanese che vanta una scena culturale vivace, costantemente in fieri) ha ospitato un evento decisamente sui generis, dedicato a The Gender Issue, numero speciale nato dalla collaborazione inedita tra MANINTOWN e Collectible Dry, che affronta il tema – oltremodo attuale – dell’estetica genderless e, in generale, dell’identità di genere.
Un momento della performance di Raffaele Greco alla galleria Colla (ph. courtesy Colla)
Un evento speciale che fonde moda, editoria e ricerca artistica
Una serata all’insegna della (prolifica) commistione tra editoria e ricerca artistica, in linea con la direzione intrapresa dalla galleria di via Pietro Crespi, nata, come spiegano i fondatori, «dall’esigenza di avere uno spazio dove condividere idee, ampliare il nostro network, poterci esprimere al di fuori dei nostri lavori commerciali. Colla Super si pone come un collante culturale, sostanza tenace, capace di contaminare e lasciarsi contaminare». La struttura, proseguono, «vuol essere malleabile per ogni artista che la personalizza ad hoc, l’idea è allestire una mostra e di conseguenza un evento di opening ogni 2-3 settimane, noi vogliamo esserci dal lato curatoriale, cercando di adottare formati per la vendita non convenzionali».
La galleria di Nolo durante l’evento targato MANINTOWN e Collectible Dry (ph. courtesy Colla)
Ad animare l’appuntamento voluto dalle due riviste, la performance dell’artista Raffaele Greco. Originario di Giarre, l’autore, nonostante la giovane età, può vantare un curriculum artistico di prim’ordine. Laureato all’Accademia di belle arti di Brera, nel 2018 ha aperto Studio Scalzo, iniziando a collaborare con altri colleghi e curatori, mentre l’anno seguente è stato premiato dalla biennale d’arte di Monza per l’opera Quiescenza. Ora si divide tra Milano e Catania, perfezionando una pratica che lo vede ricorrere a diversi medium espressivi, su tutti videoarte, pittura, performance.
Strumenti di distruzione di una cultura, l’opera di Raffaele Greco in scena da Colla Super
Il suo lavoro, precisa, «nasce da interessi su questioni antropologiche, territoriali e paesaggistiche. Parte dall’osservazione di come un immaginario collettivo è modellabile tramite simbologie culturali e avvenimenti concreti, diretti sul reale. Per la composizione formale ed estetica utilizzo un approccio sia metafisico, stimolato da gusti personali, che accidentale, ovvero fatti concreti di cose realmente accadute. Cerco una rimodulazione di avvenimenti intrecciandoli con leggende che hanno da sempre alimentato le nostre culture, cercando di leggere tutto un insieme che mobilita assetti sociali e popolari, protagonismi e antagonismi. La finzione, l’interpretazione, la narrazione e la rappresentazione, si confondono, si mischiano come nella realtà che non ha trame, non ha scopi, non ha senso».
Ospiti della serata sfogliano gli issue passati dei magazine (ph. courtesy Colla)
Greco descrive così l’opera presentata da Colla Super, intitolata Strumenti di distruzione di una cultura: «Una video installazione, più una disposizione di strumenti, diventa scenografia di un atto performativo. Una lettura tri-attica che evoca le basi teoriche di una ricerca artistica sospesa sui confini sfumati tra teatro e arti visive. Strumenti di distruzione di una cultura è un lavoro di ricerca attitudinale alla performance. Gli oggetti esposti in galleria sono ferme decorazioni, superflue, di una cornice fashion e sterile. Sono oggetti evocatori di movimento, speranzosi di rottura».
Un intervento artistico impattante, articolato, che ben rispecchia la volontà, comune a entrambi i magazine, di andare oltre etichette e paletti rivelatisi del tutto superati, vetusti, per abbracciare un approccio sincretico, aperto a una molteplicità di idee, suggestioni e, appunto, linguaggi espressivi.
Nell’immagine in apertura, un momento della performance di Raffaele Greco alla galleria Colla, per l’evento di lancio dello speciale The Gender Issue
La bellezza per sua natura effimera, delicata, essenziale, spesso (ingiustamente) trascurata dei fiori – anche i più semplici – che arricchiscono da sempre le nostre abitazioni, diventa ora protagonista di una speciale capsule collection, che ne trasferisce le vivide nuance sulle superfici ultralight, praticamente impalpabili di sette maxi foulard, ideali per regalare un tocco artsy all’outfit di turno, oppure alla propria casa.
Un dei sette maxi foulard della capsule collection (ph. courtesy of Francesco Dolfo)
A firmare gli accessori in questione, dalle dimensioni importanti (185 cm x 135 cm) e realizzati in una mischia di modal e seta, è Faliero Sarti, storico marchio italiano specializzato proprio nella creazione di sciarpe sui generis, che uniscono savoir-faire, estro artistico e sostenibilità. La direttrice creativa del brand, Monica Sarti, è infatti rimasta colpita dagli scatti della serie fotografica Flow(ers), opera del fotografo di origini friulane Francesco Dolfo, ed ha deciso di selezionarne alcuni per arricchire le stole della griffe.
La serie fotografica di Dolfo incontra il savoir-faire e l’estro dello storico marchio di sciarpe
Faliero Sarti X Francesco Dolfo (ph. courtesy of Francesco Dolfo)
Autore tra i più conosciuti – e apprezzati – del panorama artistico nazionale (ha collaborato con i pesi massimi dell’editoria, dell’architettura e del settore luxury, compresi – fra i tanti – Dior, Gucci, Luxury Living Group, Acqua di Parma, AD, Elle Decor, Vogue Living), ha intrapreso da anni una ricerca focalizzata, appunto, su quella che si potrebbe definire la “straordinaria ordinarietà” dei fiori, arricchendola notevolmente durante il periodo del lockdown.
È stato allora che Dolfo, costretto – come tutti – a passare la quasi totalità del tempo chiuso fra quattro mura, ha scelto di tramutare la (forzata) intimità domestica in un elogio appassionato, colorful dell’effimero, dell’ordinario, ricorrendo a una sorta di parafrasi floreale. Le corolle di papaveri islandesi, dalie e anemoni si sono rivelate, così, il soggetto migliore per un’operazione tesa a scovare, e celebrare, la bellezza discreta (ma non per questo trascurabile) che punteggia la vita quotidiana di ciascuno, e che attraverso l’obiettivo del fotografo diventa qualcosa di prezioso, raro.
L’approfondimento, la voglia di andare oltre l’apparenza accomuna il lavoro di Dolfo alla visione del brand, per cui ogni sciarpa non è un “semplice” accessorio dal tessuto pregevole, bensì un oggetto intimo, che avvolge, quasi abbraccia chi sceglie di indossarlo, restituendogli il senso di una sensualità tanto confortevole quanto stilisticamente raffinata. I foulard della capsule saranno in vendita dal 27 gennaio nelle boutique Faliero Sarti, in selezionati negozi multibrand e sull’e-commerce ufficiale falierosarti.com/it.
Ph. courtesy of Francesco Dolfo
Nell’immagine in apertura, una delle sette stole della collezione Faliero Sarti X Francesco Dolfo (ph. courtesy of Faliero Sarti)
Il brand Cruna, fondato a Vicenza nel 2013 da Alessandro Fasolo e Tommaso Pinotti, possiede valori molto chiari, che gli stanno consentendo una crescita rapida e virtuosa. I pilastri del successo del marchio sono la produzione, rigorosamente Made in Italy, e la filiera corta, garantiti dalla collaborazione con i laboratori storici della tradizione manifatturiera veneta, uniti a design innovativi ma rispettosi dei codici della cultura stilistica italiana, e all’utilizzo esclusivo di materiali pregiati. Un progetto autentico che parte dal pantalone, cardine dell’abbigliamento maschile, e si sviluppa su una collezione total look interamente Made in Italy, imperniata sullo sviluppo rigoroso di capispalla e maglieria, a comporre l’anima di un brand dalla fortissima identità, che ha il raro pregio di rompere gli schemi e guardare al futuro senza esasperazioni.
La collezione uomo Fall Winter 2023 compie un ulteriore passo verso l’orizzonte dello stile maschile contemporaneo e dell’elevated casual. Un’evoluzione accompagnata dalle atmosfere 60’s dei jazz club e dalle note di Miles Davis. Classe, sofisticatezza, conoscenza e relax, i pilastri di un contesto nel quale l’uomo Cruna si sente profondamente a suo agio, come ci racconta Alessandro Fasolo, uno dei due fondatori.
Ritratto dei founder di Cruna: Tommaso Pinotti (a sinistra) e Alessandro Fasolo
“La supply-chain di Cruna si sviluppa in un territorio di circa 100 km”
Cosa significa nel 2023 progettare e presentare al mercato collezioni puramente Made in Italy, quali sono le implicazioni positive e quali le eventuali difficoltà?
Trasferire nel prodotto il valore del know-how e le competenze del Paese sono, da un lato, garanzia di qualità per i nostri clienti, dall’altro motore di sostenibilità per le realtà artigianali del nostro territorio. La supply-chain di Cruna si sviluppa in un territorio di circa 100 km, principalmente nel Veneto, tra Verona e Treviso, passando per i Colli Berici.
Abbiamo, negli anni, sviluppato e consolidato un network di fornitori di materie prime e laboratori, per poter gestire da vicino il processo end-to-end. Così le nostre collezioni vengono sviluppate a quattro mani, in sinergia coi migliori produttori di tessuto italiani, e selezionando accessori di qualità, che consentono di rendere curati e distintivi i nostri capi. Le implicazioni positive sono, in questo senso, la possibilità di gestire da vicino la filiera produttiva, incrementando visibilità e tracciabilità del prodotto, elementi essenziali per rispondere alle domande dei clienti che, oltre a voler sapere dove viene confezionato un capo, sono sempre più interessati a come viene realizzato, con quali materiali.
Produrre in Italia significa, inoltre, non essere esposti alle complicazioni che le logistiche internazionali hanno subito dall’avvento della pandemia ad oggi, mantenendo maggiore flessibilità e potendo garantire un migliore livello di servizio. Tutto questo chiaramente ha un costo che, proprio negli ultimi mesi, la crisi energetica ha incrementato e, unitamente alle recenti volontà di rientro in Italia delle produzioni di molti premium-luxury brand, ha visto l’acuirsi della competizione supply-side. Tuttavia, la nostra posizione, consolidata negli anni, e le relazioni costruite con i nostri partner ci consentono di continuare a presidiare aree produttive di valore, garantendo alla clientela prodotti dalla qualità impeccabile, con elevato value-for-money.
Capi della collezione FW 2023
“Attenzione alla qualità, dedizione nel processo di sviluppo-realizzazione, know-how artigianale: Cruna è la sintesi di tutto questo”
In quali paesi ha maggior valore la certificazione Made in Italy? È un fattore che sul vostro segmento cambia le carte in tavola?
Credo che il Made in Italy sia percepito come elemento di valore ovunque. Il nostro è il paese dell’eccellenza della creatività e della manifattura, le 3F del suo lusso (Fashion, Furniture, Food) sono riconosciute e apprezzate in tutto il mondo. La creatività e l’esperienza presente in Italia sono driver formidabili per trasferire al cliente il valore del prodotto, il sapore della nostra cultura artigianale. Cruna rappresenta la sintesi di tutto questo: l’attenzione alla qualità, la meticolosa dedizione nel processo di sviluppo-realizzazione, il know-how artigianale.
Un dettaglio della collezione FW 23
“Abbiamo lanciato il progetto Studio con l’intento di reinterpretare l’activewear in chiave urbana, cosmopolita e sofisticata”
Cruna è un marchio giovane ma che evolve ogni stagione, quali sono le innovazioni della collezione FW23 che presentate a Firenze?
La collezione Fall/Winter 2023 si caratterizza per l’ampliamento della gamma di categorie merceologiche, per cui i look, partendo dal pantalone, vengono completati da Tribeca e Mayfair, rispettivamente giacche monopetto e doppiopetto, e dal cardigan Dumbo a costa inglese, contemporaneo e senza tempo. Columbia, la camicia botton-down, immancabile nel guardaroba dell’uomo, è realizzata in tessuti originali e ricercati, il raincoat Notting Hill, con spalla raglan, è il capo outwear sviluppato da Cruna per completare in modo sofisticato e contemporaneo gli outift dei nostri clienti. Per quanto riguarda il pantalone, invece, il must have rimane il Mitte, pantalone con elastico e coulisse, a cui, tra le novità di stagione, si aggiunge il Cornel, un chino con vestibilità regular, che rilegge in chiave contemporanea l’iconico pantalone americano straight-fit.
Con il desiderio di continuare ad innovare e sperimentare, con questa stagione abbiamo lanciato il progetto Cruna Studio, con l’intento di reinterpretare in chiave urbana, cosmopolita e sofisticata il trend dell’activewear. Capi provenienti dal mondo sportswear sono perciò ricreati utilizzando nuovi dettagli e tessuti pregevoli, per un look elevated casual dal sapore internazionale. L’utilizzo di colori solidi e outfit monocromatici, la ricerca meticolosa di materiali con attributi di performance e comfort sono il DNA di questa linea, dove spicca, inoltre, la componente easy-care. L’uomo Cruna frequenta ambienti culturali ricchi di emozioni, ascolta jazz e sa riconoscere la qualità viaggiando nel mondo.
“L’obiettivo del brand è creare una connessione tra materiali e sensazioni, ovvero proporre capi che oltre alla qualità e alla funzionalità, offrano valori emozionali”
Un racconto piacevole e che evoca bellezza. È un auspicio o una realtà che riscontrate nel vostro cliente più fidelizzato?
L’obiettivo di Cruna è quello di creare una connessione tra materiali e sensazioni, ovvero proporre capi che oltre alla qualità ed alla funzionalità, offrano valori emozionali. Infatti, in un mondo cosmopolita, frenetico e iperconnesso, l’auspicio del brand è di poter trasferire, mediante la mano dei tessuti e il comfort della vestibilità dei capi, un richiamo alle sensazioni di piacevolezza, serenità e bellezza che si avrebbero durante una serata passata al jazz club.
Per questo motivo abbiamo scelto questa ambientazione come “palcoscenico” per presentare la nuova collezione Fall/Winter 2023, soffici lane che avvolgono come il caldo suono del jazz, coste inglesi che trasferiscono il sapore della ricerca e tessuti stretch che, grazie al loro comfort, ti fanno trascorrere piacevolmente una bella serata. Per noi questa filosofia è intrinseca al concetto di elevated casual, supportata peraltro dai trend degli ultimi anni, che hanno visto una continua flessione del mercato del formalwear a favore del casualwear. Proponiamo in chiave contemporanea e raffinata pezzi che hanno caratterizzato la storia dell’abbigliamento, conferendogli un nuovo sapore e maggiore disinvoltura. Il nostro desiderio è trasmettere i valori in cui crediamo, con l’auspicio che vengano riconosciuti dai nostri clienti, in modo da creare una community di persone che perseguano un’idea condivisa di qualità, stile e e interessi.
Nell’immagine in apertura, un ritratto dei fondatori di Cruna, Tommaso Pinotti e Alessandro Fasolo
In occasione della 79ª Mostra del Cinema di Venezia, MANINTOWN ha commissionato a Jacopo Ascari i ritratti dei vincitori del premio Next Generation Awards, Nicolas Maupas, Carolina Sala, Matteo Oscar Giuggioli, Amanda Campana. Le sue illustrazioni uniscono arte, moda e architettura (tra le sue grandi passioni) in disegni ad acquerello, raffigurando i volti dei premiati con riproduzioni dai colori vividi di simboli e luoghi iconici della città lagunare, dalle gondole (dominate dal leone alato) al Palazzo del Casinò, dalla basilica al campanile di San Marco.
Jacopo, inoltre, immortala attori e attrici che hanno sfilato sul red carpet della kermesse, fornendo un’interpretazione sui generis di un evento così radicato nel territorio. Col suo lavoro cerca di conciliare i ritratti e una visione rappresentativa di Venezia perché, spiega, “un bell’articolo del 1937 afferma che l’elemento vitale della Mostra è l’insularità veneziana del Lido”.
Palazzo del Cinema e red carpet – In alto, i quattro vincitori dei Next Generation Awards 2022; in basso, Il Palazzo del Cinema, bella architettura anni Trenta e il magnifico red carpet che guarda il mare. Qui ho immaginato arrivare, issato su un’inconfondibile gondola veneziana, il mitico Leone d’Oro (artwork by Jacopo Ascari)
Hotel Excelsior – Dalle spiagge dorate della Mostra del Cinema emerge il mitologico Excelsior Venice, castello moresco pieno di fascino, dove nei giorni del festival tutto accade (artwork by Jacopo Ascari)
La scommessa (vinta) di Luca Guadagnino (artwork by Jacopo Ascari)
Amanda Campana e Matteo O. Giuggioli subito prima del red carpet – Raggiunsi l’albergo di Amanda e Teo. I due scesero in quel momento, belli da togliere il fiato ed emozionati per l’incanto che sarebbe accaduto da lì a poco (artwork by Jacopo Ascari)
Carolina Sala subito prima del red carpet – Carolina, in Dior, era raggiante. Particolarmente sicura di sé, scese dal motoscafo per dirigersi verso il red carpet: chiunque la incrociasse lungo i pochi metri che dividevano la darsena dal Palazzo del Cinema rimaneva senza fiato: “Ma è una Marilyn”... (artwork by Jacopo Ascari)
“L’elemento vitale della Mostra è l’insularità veneziana del Lido”
Amanda Campana subito prima del red carpet – Era nervosa Amanda, forse poco cosciente della luce che emanava. Sul red carpet, poco dopo, ci siamo tutti innamorati di lei (artwork by Jacopo Ascari)
Nicolas Maupas subito prima del red carpet – Nicolas, bellissimo e dallo sguardo più intenso del solito, era nervoso e, nel fare in fretta, si era presentato a pochi centimetri dal tappeto rosso col papillon non del tutto sistemato. Soltanto l’intervento della sua agente, in un gesto pieno di tenerezza, ha permesso che il giovane si presentasse vestito di tutto punto (artwork by Jacopo Ascari)
Ludovica Francesconi subito prima del red carpet – Poco prima del red carpet ho passato diverso tempo a chiacchierare piacevolmente con questa deliziosa, giovanissima attrice; bellissima nel suo dress Alberta Ferretti, mi ha incantato con racconti pieni di impegno, passione, dedizione (artwork by Jacopo Ascari)
Camilla Mangiapelo subito prima del red carpet – Bella e dolcissima, l’ho seguita con lo sguardo fino all’inizio del carpet: piena di luce nel suo magnifico Genny, ci ha riempiti di bellezza (artwork by Jacopo Ascari)
Giulia Latini subito prima del red carpet – Avevo già avuto l’occasione di incontrare Giulia a Milano, ad alcuni eventi. Vederla trasformarsi in una regina, fasciata nel suo abito Gianluca Saitto, è stata anche l’occasione per conoscere meglio questa persona speciale (artwork by Jacopo Ascari)
Julianne Moore, presidente della giuria (artwork by Jacopo Ascari)
Monica Bellucci, Siccità (artwork by Jacopo Ascari)
Olivia Wilde, Don’t Worry Darling (artwork by Jacopo Ascari)
Catherine Deneuve, Leone d’oro alla carriera (artwork by Jacopo Ascari)
Tilda Swinton, The Eternal Daughter (artwork by Jacopo Ascari)
Dive – e divi – di Hollywood in Laguna
Timothée Chalamet, Harry Styles e Brad Pitt, gli uomini della Mostra (artwork by Jacopo Ascari)
Penélope Cruz, L’immensità (artwork by Jacopo Ascari)
Ana de Armas, Blonde (artwork by Jacopo Ascari)
Cate Blanchett, Tár (artwork by Jacopo Ascari)
Nell’immagine in apertura, Matteo Oscar Giuggioli, Nicolas Maupas, Amanda Campana e Carolina Sala secondo Jacopo Ascari
Fino al 29 gennaio 2023, a Milano, Palazzo Reale celebra Richard Avedon, uno dei big della fotografia del XX secolo, con la mostra Richard Avedon: Relationships, che ripercorre una carriera lunga oltre sessant’anni. La rassegna presenta 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation. Le opere esposte consentono ai visitatori di esplorare gli aspetti innovativi dell’arte di Avedon, che lo hanno reso, in termini creativi, uno dei giganti più influenti del Novecento. Da un lato, infatti, ha rivoluzionato il modo di fotografare le modelle, trasformandole da soggetti statici in attrici protagoniste di un set, e mostrando il loro lato umano; dall’altro, i suoi sorprendenti ritratti in bianco e nero delle celebrità, spesso di grande formato, rivelano il lato più psicologico di chi posava per il suo obiettivo.
La collaborazione con Versace per le campagne adv della maison
Un’intera sezione è dedicata alla collaborazione tra Richard Avedon e Gianni Versace, iniziata con la campagna per la collezione primavera/estate del 1980 del marchio, che segnò il debutto dello stilista, e proseguita fino a quella per la P/E del 1998, la prima di Donatella Versace. Il lavoro di Avedon per Versace dimostra come il rapporto unico che talvolta si crea tra designer e fotografo possa produrre immagini che occupano una dimensione senza tempo, superando i confini del contesto specifico, legato alla stagionalità della moda, cui erano originariamente destinate, e rivoluzionandone la narrazione a livello globale.
La mostra promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Skira Editore in collaborazione con il Center for Creative Photography e la Richard Avedon Foundation è curata da Rebecca Senf, responsabile della collezione del Center for Creative Photography. Il catalogo è pubblicato da SKIRA editore.
Il percorso espositivo si suddivide in dieci sezioni: The Artist, The Premise of the Show, Early Fashion, Actors and Directors, Visual Artists, Performing Artists / Musicians and Writers / Poets, Avedon’s People, Politics, Late Fashion, Versace. Il percorso espositivo è incentrato sui due aspetti più caratteristici del lavoro dell’autore: le fotografie fashion e i ritratti. È presente, inoltre, un’ampia selezione di ritratti di celebrities del mondo dello spettacolo, attori, ballerini, cantanti, ma anche attivisti per i diritti civili, politici, scrittori. Tra questi, i Beatles (John Lennon, Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr), Bob Dylan, Michelangelo Antonioni, Allen Ginsberg, Sophia Loren, Marilyn Monroe, il Dalai Lama. Ci sono anche due immagini di Andy Warhol, in cui il padre della pop art americana rivela ad Avedon il suo io più intimo, mostrando, da sopravissuto a un tentato omicidio, le cicatrici causate dal proiettile.
Donatella Versace, commentando il suo lavoro,ha dichiarato: «La fiducia, per me, è il fondamento delle migliori relazioni. Con Avedon c’era una fiducia assoluta. Fiducia nella sua luce. Fiducia nella sua narrazione. Fiducia nella nostra visione condivisa. Fiducia nel nostro rapporto. Avedon e Versace sono inseparabili. Gianni e io abbiamo amato lavorare con lui. Ci piaceva ideare »insieme la storia della campagna, osservare come Avedon e le sue incredibili modelle davano vita a quella storia. Con o senza vestiti. Iconico è una parola troppo usata, ma queste immagini sono davvero iconiche».
«Avedon mi ha fotografato molte volte nel corso degli anni, ma il mio ritratto preferito è quello realizzato per la campagna del profumo ‘Blonde’. Ricordo le sue indicazioni: “Sii bionda. Energia bionda, passione bionda, forza bionda”. La sua immagine mostra il mio superpotere».
«Avedon si concentrava sulle relazioni. Il suo rapporto con noi, come colleghi e amici. Il suo rapporto con il soggetto dello shooting e la storia che stavamo raccontando. Il rapporto con lo spazio, mentre costruiva forme incredibili usando abiti e corpi. E, soprattutto, il rapporto con lo spettatore. Basta guardare negli occhi i soggetti dei suoi scatti per perdersi in una relazione immaginaria. Le immagini di Avedon ci raccontano la loro storia senza parole. Catturano un momento del tempo e rimangono senza tempo. Continuano a ispirare tutti noi. Parlano di potere, bellezza, seduzione e umanità. Mi manca, ma è sempre con me, in queste immagini straordinarie e nel mio cuore».
Le feste sono ormai in dirittura d’arrivo, e con esse la consueta tornata di cadeau. MANINTOWN viene in soccorso di chi non avesse ancora provveduto con pacchi e pacchetti con una serie di “consigli per gli acquisti”, da consultare per i regali last minute in vista di Natale, capodanno e affini.
Pulze
Not Your Usual, sono le tre parole che racchiudono il vero messaggio di PULZE e della collaborazione con il fashion designer Giorgio Mallone. Superare il concetto di classico, andare oltre i confini dell’ordinario e scoprire ciò che di nuovo ci attende: sono i valori che accomunano l’identità di PULZE e le creazioni del direttore creativo del marchio Family First. Nella suggestiva cornice di Palazzina Appiani, è andata così in scena, durante l’evento Not Your Usual Fashion Show, un’inedita drop collection, nello specifico una reinterpretazione urban, assolutamente contemporanea di un capo-icona intramontabile, lo smoking, rivisto nell’ottica del concept Not Your Usual di PULZE.
Luchè indossa un capo della collezione Not Your Usual di Giorgio Mallone (con lui nella foto a destra e sotto) per Pulze, nuovo dispositivo a tabacco scaldato di Imperial Brands
Antony Morato
La collezione autunno/inverno 2022-23 di Antony Morato, un assortimento di accessori che prendono ispirazione dal lifestyle di quattro metropoli europee (Berlino, Amsterdam, Londra, Stoccolma), mescolati ai must di stile della linea Timeless, è perfetta per chiunque sia alla ricerca di borse, pouche, zaini & co. sobri e raffinati, dai volumi armoniosi, cui le nuance scure – nero su tutte – conferiscono un’ulteriore nota grintosa, rendendoli degli autentici passe-partout, destinati a restare a lungo nel guardaroba.
Con la Christmas Capsule Collection, MCS propone i grandi classici della maglieria invernale in versione natalizia. La speciale selezione del brand include, ad esempio, un classico intramontabile del mondo MCS, il cardigan con maxi bottoni in morbidissima lana, dalle fantasie classiche, disponibili nei toni caldi della terra o del blu notte.
MCS Christmas Capsule Collection
Pineider
Le proposte griffate Pineider consentono di trasformare i regali per le feste in un’esperienza indimenticabile, con accessori esclusivi e sofisticati, frutto di un savoir-faire ultracentenario (la maison toscana, infatti, è nata nel 1774), centrato da sempre sulla scrittura. La collezione del marchio offre un’ampia scelta, tra notes, agende, stilografiche e quaderni, espressione di un lusso, di una maniacalità dell’esecuzione che teme pochi confronti. Considerata la varietà di formati, materiali e cromie, è praticamente impossibile non trovare il modello che più soddisfa le proprie esigenze.
Quaderni della collezione Notes PineiderAgende Pineider
Yankee Candle
Yankee Candle® ci invita a vivere la magia delle festività con le fragranze della collezione Snow Globe Wonderland, che cattura perfettamente le giornate invernali. In catalogo due nuovi formati, reinterpretati con un design moderno e splendide etichette, arricchite da illustrazioni dipinte a mano che raffigurano le note della profumazione. Caratterizzate da una miscela di cera di soia di qualità e stoppini multipli in fibra naturale, le candele del brand valorizzano ogni ambiente ed esperienza olfattiva.
Yankee Candle® collezione Snow Globe Wonderland
Nell’immagine in apertura, modelli della collezione Notes di Pineider (ph. courtesy of Pineider)
I design rivoluzionari dello stilista Ossie Clark, alla fine degli anni Sessanta, gli sono valsi il titolo di “re di King’s Road”, ma i confini dell’influenza sua e della moglie Celia Birtwell si estendevano ben oltre la famosa strada di West London. Non solo “Mr. e Mrs. Clark” hanno definito un’epoca della storia britannica, ma ancora oggi il loro lavoro continua a influenzare la scena internazionale della moda femminile.
Celia Birtwell and Ossie Clark, ph. by Norman Bain
Lo spirito sovversivo dei loro abiti è incarnato dal celebre ritratto della coppia, realizzato dall’amico David Hockney. Il salone della casa di Notting Hill in cui posano sarebbe stato, per tradizione, regale, massicciamente decorato, invece ci si trova di fronte una coppia che se ne sta lì, disinvolta, a piedi nudi, con mobili dal gusto moderno e pezzi décor sparsi sul pavimento della stanza. Questa prospettiva moderna e audace si riflette nelle creazioni del duo; le audaci stampe di Celia ispirate a Picasso e Matisse, che Ossie trasformava in silhouette aggraziate, mutuavano le loro peculiarità dallo stile degli anni ’30 e ’40, ma i prodotti finali erano del tutto originali.
La presentazione degli abiti utilizzava una strategia simile. Organizzando sfilate in luoghi antichi come la Royal Albert Hall o il Royal Court Theatre, Ossie riempiva questi eventi di celebrità piuttosto che di pr o buyer, e lasciava che le sue modelle danzassero sulla passerella, sulle note di colonne sonore composte dai Pink Floyd e artisti simili.
D’altra parte, il contesto più ampio in cui opera questa coppia che, dal nord del paese, scende a Londra e riscrive le regole del fashion di allora, incarna lo zeitgeist dell’epoca, le sue dinamiche sociali in rapida evoluzione. Si può dire, in definitiva, di esser davanti a grandi maestri quando nel loro lavoro si fondono originalità e bellezza, e i modelli iconici di Ossie e Celia hanno rappresentato il connubio perfetto tra le due qualità.
Text by Antonio Moscogiuri
David Hockney painting Mr and Mrs Clark and Percy, 1971
Amore per l’arte e la natura: dialogo con Celia Birtwell
La formazione di Celia Birtwell ha avuto inizio alla Salford Art School di Manchester, dove ha conseguito una laurea in Textile Design prima di trasferirsi a Londra, all’inizio degli anni ’60, dove ha prodotto i primi tessuti per arredi in stile op-art. Rimane colpita dalle mostre e dalle collezioni del Victoria & Albert Museum, in particolare dai costumi di Leon Bakst e Sergej Djagilev per i Balletti russi, e dall’arte delle avanguardie storiche. Opere simili, insieme all’amore per la natura trasmessole dal padre, sono state una fonte d’ispirazione fondamentale per il suo percorso.
Lo stile di Celia gioca sull’imprevedibilità degli accostamenti: un mix di fiori e foglie stilizzate che ricordano Botticelli, talvolta combinati con elementi geometrici o riferimenti che vanno dagli arazzi inglesi medievali al cubismo, al puntinismo. I suoi tessuti sono realizzati con una particolare tecnica chiamata discharge printing: il disegno viene realizzato sul tessuto già tinto, usando un agente sbiancante che rimuove il colore di fondo solo nella parte da stampare, creando il disegno per sottrazione.
Celia Birtwell, Ossie Clark
Il punto di partenza, per le sue stampe, è rappresentato dalle sue illustrazioni, conservate nei preziosi quaderni di schizzi esposti. Come racconta la stessa Celia: “Disegnare mi veniva naturale, lo trovavo quasi terapeutico. Partivo dalla definizione del volto, che doveva avere personalità, altrimenti non avrei continuato”. Dopo la collezione autunno/inverno del 1974, Ossie e Celia seguono due strade diverse, continuando a lavorare in modo indipendente. Celia ha preso la via dell’interior design, sviluppando collezioni per la casa e collaborazioni con marchi fashion grazie a una coerenza estetica che, guardando indietro, resta sempre attuale.
Ho incontrato Celia nella sua casa di Londra, dove conserva anche il suo archivio. Mi ha parlato dell’incredibile avventura con Clark, compagno di vita (ha avuto due figli con lui) e lavoro.
“Quello tra me è Ossie Clark è stato un connubio tra le due idee, un’ottima fusione”
Come ha conosciuto Ossie?
Ho studiato alla Salford Art School, mentre lui frequentava il Manchester College of Art. Me lo presentò un amico, Mo McDermott. Lo trovai piuttosto eccentrico, con un taglio di capelli alla Beatles e un pullover di pelle marrone scollato. Era davvero stiloso. Andai a Londra per le vacanze estive, con l’intenzione di far rientro a Manchester, ma non ci tornai più. Ossie mi disse che aveva un piccolo appartamento vicino Lafbrook Road. Così mi fece: “Perché non vieni a stare da me?”; il resto è storia.
Sketches
Com’è stata la vostra collaborazione, sotto il profilo professionale?
Beh, curiosa, perché io avevo studiato solo design tessile e lui era un maestro nel taglio; il primo ricordo penso sia stato tenere sempre con me i quaderni degli schizzi, perché ogni volta avevo degli sketchbook e lui li guardava, credo che il suo lavoro fosse molto strutturale. Era bravissimo a creare forme – tridimensionali – che io, invece, non sono mai riuscita a realizzare. Io faccio dei pattern piani. Non riesco a disegnare in tre dimensioni, lui riusciva a delineare forme e volumi, un talento che non penso di avere.
Il mio lavoro, forse, era più fantasioso, ma non poteva esser realizzato perché non sarei stata in grado di farlo “funzionare”. Lui guardava i miei disegni, poi ammorbidiva la sua linea più ampia e spigolosa, così riusciva a incapsularli, a renderli reali. È stato un connubio tra le due idee, un’ottima fusione. Ammiravo molto quello che riusciva a fare Ossie. Non conoscevo i designer che l’hanno preceduto, ma è ovvio che guardasse al V&A degli anni Trenta e osservasse le persone che lo circondavano. E riusciva a fare tutto da solo.
“Le forme degli abiti erano decisamente femminili e mai volgari, un bel vantaggio”
Qual è il suo primo ricordo di Alice Pollock?
L’ha incontrata fuori dalla Albert Hall, me lo disse lei, “ho incontrato una donna che compie il compleanno il mio stesso giorno, 9 giugno 1942, e vuol fare una collezione con me”. Così andai in una minuscola boutique di Chelsea, dove lei aveva confezionato degli abiti usando tende di pizzo. Ossie entrò e ci mostrò un po’ della sua magia. Lei capì subito che aveva un talento fuori dalla norma.
Quale potrebbe essere l’abito più iconico di Ossie?
Ce ne sono così tanti tra cui scegliere, però sono orgogliosa di quelli con le mie stampe. Lui era capace di far apparire una donna grassottella come una modella longilinea, perché sapeva ogni cosa sulla struttura del capo. Sapeva anche fare un abito alla Botticelli, come quello che ho indossato quando ci siamo sposati. Ha realizzato per me un sacco di gonne fantastiche e giacche aggraziate, in cui potevo infilarmi agevolmente. Le forme erano abbastanza impositive, tuttavia non davano l’impressione di essere dei corsetti, anzi, erano decisamente femminili e mai volgari, il che era un bel vantaggio.
“Per le sfilate Ossie creava uno spettacolo multiculturale, vibrante, in questo senso ha dato il la a un movimento”
Come sono cambiate le sfilate ai vostri tempi?
Ossie è stato il primo a mettere la musica in un défilé e a selezionare modelle dalle origini più disparate, comprese ragazze nere e orientali. Negli anni ’50, quand’ero un’adolescente, le sfilate erano piuttosto impacciate e “regolari”, da noi invece le persone camminavano sul palco in modo appropriato. Ossie creava uno spettacolo multiculturale, vibrante, e in questo senso ha dato il la a un intero movimento. Anche la musica ha avuto un ruolo importante in tutto ciò. Era amico dei Rolling Stones, di John Lennon e di George Harrison, artisti che iniziavano a muovere i primi passi nello stesso periodo. La gente dice sempre “devi esserti divertita molto negli anni ’60”, in effetti è vero.
Cosa pensa delle muse di Ossie?
La scelta delle modelle è stata davvero d’ispirazione. Una delle mie preferite era Gala Mitchell, ma mi piacevano anche Pattie Boyd e Kari-Ann Jagger. Gli sono rimaste piuttosto fedeli, anche se era difficile lavorare con lui. Credo che Ossie sarebbe stato più felice come popstar, perché nella moda bisogna andare sempre avanti. Quando è diventato famoso, perciò, avrebbe dovuto avere qualcuno che si occupasse in modo adeguato dei suoi affari, però era diventato parecchio arrogante, nessuno avrebbe potuto controllarlo. Quando il suo lato premuroso è venuto meno, mi sono stancata. Penso che fosse come quelle stelle che brillano intensamente, ma non durano mai troppo a lungo.
“Gli abiti avevano un taglio meraviglioso, si potrebbe dire che fossero piuttosto classici, timeless”
Come iniziava a creare una nuova collezione?
Mi lasciava usare qualsiasi stampa volessi. Andavo in tipografia, sceglievo un bell’assortimento di tessuti diversi, poi li portavo nel suo studio. A volte mi telefonava o mi mandava un telegramma per dirmi che erano bellissimi, e iniziava a lavorarci su. Era così entusiasta di una nuova manica o di un nuovo modo di tagliare un top. Mi piaceva tanto quella parte del processo, perché era il momento in cui Ossie era più creativo. Lavorava con una persona meravigliosa, Kathleen Coleman, che gli stava accanto come una santa protettrice per sviluppare la collezione.
Quale caratteristica rendeva unica la moda di Clark?
Gli abiti di Ossie avevano un taglio meraviglioso ed erano molto femminili. Si potrebbe dire che fossero piuttosto classici e, in un certo senso, timeless, ma non erano mai volgari, e questo voleva dire che si potevano scattare foto dei capi trasparenti, col seno che spuntava appena. Era così per il The Sun. La stampa ne era entusiasta, si buttava subito sulle ragazze col seno appena pronunciato che indossavano camicette trasparenti.
“Amavo il processo di creazione delle stampe, potevo sperimentare ogni cromia, era una fase davvero creativa”
Come lavorava sulle stampe? Perché sono tuttora così moderne?
Tutti gli chiffon venivano stampati in un’azienda chiamata Ivo prints, dove ho lavorato per tutta la mia carriera. La tecnica che utilizzavo si chiamava stampa a pigmenti. Prevede il ricorso alla stampa sul tavolo e, se si tratta di chiffon, bisogna tirarlo via perché si attacca alla superficie. Oggi non ci verrebbe permesso di farlo. Si potrebbe usare per i tessuti d’arredamento, ma non per quelli degli abiti, perché le tecniche sono cambiate molto.
Quando ho stampato da Ivo Prints a South Wall, a Londra, ho amato quella parte del processo, perché mi ha permesso di ottenere print di qualità, e poi potevo sperimentare con i colori. Avevo un tavolo per le prove, dove potevo sperimentare ogni cromia, era una fase davvero creativa. Mi prendo il merito per la modernità dei lavori, quelle stampe hanno un’innocenza che è parte integrante di me. La fantasia Mystic daisy è stata creata in cinque minuti, Al Radley mi chiedeva di sfornarne altre simili.
Left: Celia, Ossie (holding Albert) and Hockney on their way to visit Cecil Beaton in Wiltshire, 1971; right: David Hockney and Celia Birtwell in Paris, 1970
Come ha iniziato a lavorare con Alfred Radley?
Quando Ossie aveva uno studio in Burnsall Street, a Chelsea, Alice Pollock incontrò Alfred Radley – conosciuto come Al Radley – e colse subito il suo talento. Suppongo che provenisse dall’industria dell’abbigliamento e avesse un debole per Ossie. Pensava di poter fare una linea di diffusione a suo nome, che entrambi avrebbero potuto trarne beneficio, ma Ossie non gli è mai piaciuto. Quando Radley lo portò in Giappone, rimase a letto in albergo per tutto il tempo. Ciononostante, Al aveva un grande rispetto per Ossie, avrebbe fatto di tutto per farlo lavorare.
“Mr and Mrs Clark and Percy ha rappresentato una parte importante della mia vita, è stato meraviglioso essere la sua musa”
Cosa può dirmi dell’amicizia con David Hockney?
Moe McDermott, un mio caro amico, mi presentò a Hockney quando stava facendo la sua mostra di laurea per il Royal College of Art, all’epoca mi limitai a salutarlo. Penso che David mi abbia dato un’altra occhiata (ero amica di Peter Schlesinger, che era venuto in Inghilterra a vivere con lui) e mi abbia trovato divertente. Fu l’inizio della nostra amicizia. Mi portò a New York, a Los Angeles, a Malibu. Mr and Mrs Clark and Percy ha rappresentato una parte importante della mia vita, è stato meraviglioso essere la sua musa. Abbiamo preso in prestito il dipinto quando ho fatto una mostra con Ossie a Warrington, da cui proviene. È stato memorabile.
È nato come un documentario sulla carriera di Hockney, nel periodo in cui stava naufragando la sua storia con Schlesinger. Quando ho dovuto leggere le battute, è stato piuttosto invadente per me perché Jack, il regista, l’ha trasformato in una storia d’amore infelice. Ricordo di aver detto a David “potrebbe essere un film grandioso”, ma lui pensava che non sarebbe andato da nessuna parte. Il resto è storia.
Qual è la sua opinione sui diari di Ossie?
Quando sono andata da Bloomsbury, dove i diari sono stati realizzati, ero senza un soldo. Li ho guardati e ho pensato che fossero così personali, non avrei mai permesso che venissero dati alle stampe. Li ha curati un’amica stretta di Ossie, Henrietta Rouse. Non ho mai accettato la pubblicazione, perché si trattava di una parte privata della sua vita, e ritenevo che lei non li avesse letti. Ho sempre pensato che fossero un grosso sbaglio, vorrei che Ossie venga ricordato per il suo eccezionale talento come stilista.
Right: Nicky Waymouth wearing the Tulips print dress, 1972
“Ho sempre pensato che pubblicare i diari di Ossie fosse un grosso sbaglio, vorrei che venga ricordato per il suo eccezionale talento come stilista”
Com’è stata la vita dopo il divorzio?
Dopo aver finito di lavorare con Ossie, alla metà degli anni ’70, ho insegnato part-time ma, a meno che non avessi trovato studenti meravigliosi, che traessero beneficio dalla mia conoscenza, ero intenzionata a mettermi in proprio. Sono riuscita a risparmiare abbastanza e ad aprire un piccolo negozio in Westbourne Park Road, a Notting Hill, dove ho lavorato per 25 anni.
All’inizio pensavo di occuparmi di tessuti per la moda e la casa, poi ho capito che avrei avuto molto più tempo per i miei figli se mi fossi concentrata solo su quest’ultima, perché quella del fashion è una carriera a tempo pieno, che richiede mille energie. Quando mia nuora ha preso in mano la boutique, abbiamo iniziato a lavorare con grandi aziende come Millet o Boots, e alla fine è diventata un atelier. Nella mia vita ho avuto alcuni fidanzati prima di incontrare Andy. Lui non è nel mondo della moda, una cosa positiva, probabilmente. Ho degli splendidi nipoti, che adoro, e posso dire di esser stata molto fortunata.
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum
Quali sono i suoi ricordi più felici di Ossie?
Ho molti ricordi felici di lui. Ci siamo divertiti tantissimo quand’eravamo giovani, andavamo alle feste insieme, giravamo per i mercatini di antiquariato e compravamo cose ridicole, abbiamo pure comprato una casa che non potevamo permetterci; in realtà, non ci ho mai vissuto, perché disse a mia madre che doveva essere a modo suo, quindi non mi sono trasferita. Una volta siamo andati a Granada con una Buick argentata, abbiamo attraversato le montagne di notte, con la musica a tutto volume. Ci sono stati diversi momenti felici ma, ahimè, altrettanti meno positivi.
Text by Federico Poletti
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum
Déshabillé e shorts incrostati di strass, completi underwear e texani, pizzo traforato e denim, capi in pelle scura e collezioni home décor griffatissime. Sono le coordinate stilistiche della fashion story Downtown, realizzata – in esclusiva per Manintown – da Giuseppe Attanasio.
Total look Gucci, jewelry Vincent Vintage Bijoux
Total look N°21, hand jewelry Garçon de Famille, necklaces Vincent Vintage Bijoux
Total look N°21, hand jewelry Garçon de Famille, necklaces Vincent Vintage Bijoux
Total look N°21, hand jewelry Garçon de Famille, necklaces Vincent Vintage Bijoux
Total look N°21, hand jewelry Garçon de Famille, necklaces Vincent Vintage Bijoux
Total look Valentino, jewelry Vincent Vintage Bijoux
Total look Wayerob, shoes Marsèll, earrings & hand jewelry Garçon de Famille
Total look Valentino, jewelry Vincent Vintage Bijoux
Total look Givenchy
Total look Valentino, jewelry Vincent Vintage Bijoux
Total look Wayerob, shoes Marsèll, earrings & hand jewelry Garçon de Famille
Total look Valentino, jewelry Vincent Vintage Bijoux
Segno per segno, le previsioni astrali per l’ultimo mese di questo 2022.
Ariete
Amore
Mercurio e Venere in aspetto di quadratura suggeriscono una fase di tensione nel vostro rapporto di coppia. Bisognerà evitare le provocazioni, stando attenti a non rivangare eventi passati. Cercate invece di dare attenzioni e protezione all’altro.
Lavoro
Con Marte e Saturno favorevoli, riuscirete a risolvere delle problematiche che vi hanno parecchio infastidito. Sarà necessario prestare attenzione a come porsi nei confronti degli altri, visto che Mercurio non invia certo energie benevoli. Siate cauti e disponibili.
Il personaggio: Reese Witherspoon, 22 marzo 1976, attrice
Con Venere natale in Pesci, Giove in Ariete e Saturno in Cancro, Reese – grazie a Venere – ha un’elevata sensibilità ed empatia, oltre a un forte amore per il prossimo. Giove in Ariete le conferisce entusiasmo, predisponendola al successo professionale. Saturno in Cancro è responsabile di alcuni sbalzi emotivi, e può condurre a momenti di chiusura dovuti a una certa conflittualità. Originaria del sud degli Stati Uniti, debutta sul grande schermo nel film The man in the moon, impersonando un’adolescente in crisi. Tra i suoi tanti ruoli, vanno ricordati almeno quelli in Cruel Intentions, Vanity fair e La rivincita delle bionde, film valsole la candidatura ai Golden Globes. Con Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line, nel 2005, si è aggiudicata i due massimi riconoscimenti cinematografici, ossia Golden Globe e Oscar come miglior attrice protagonista. È una grande interprete ed un ha fascino davvero particolare.
Reese Witherspoon fotografata da Camilla Akrans per Harper’s Bazaar
Toro
Amore
Con Venere in ottimo aspetto chiuderete l’anno alla grande! Potrete infatti contare su un’energia fantastica e sarete particolarmente magnetici; a giovarsene, in particolare, saranno i single, che avranno modo di fare conquiste con grande facilità. Le coppie vivranno momenti indimenticabili.
Lavoro
Novità piacevoli anche in ambito professionale: avvertirete un alleggerimento dell’atmosfera nel vostro ambiente, i rapporti coi colleghi miglioreranno e, in più, avrete la possibilità di guardare al futuro con positività grazie a delle gratifiche in arrivo.
Il personaggio: Jessica Alba, 28 aprile 1981, attrice
Con Venere e Marte natale in Toro e Giove in Bilancia, Jessica deve a Venere la sua natura marcatamente femminile e sensuale; non ama le trasgressioni e ha fortuna in campo finanziario. Marte la rende determinata e pratica, Giove in Bilancia la rende incline alla passione per la filosofia, l’arte e il senso del ritmo. Attiva fin da adolescente sui set televisivi, raggiunge la popolarità negli anni 2000 con il serial Dark Angel, cui segue il cinecomic I fantastici quattro (2005), Sin City (2005), Tutte pazze per Charlie (2007); nello stesso periodo viene inoltre incoronata donna più sexy al mondo dalla rivista Maxim. Nel 2012 la reinvenzione professionale: fonda, con altri collaboratori, The Honest Company, azienda di prodotti per il consumo consapevole, che in soli due anni raggiunge ben 170 milioni di di fatturato. Che dire? Una donna di grande successo.
Jessica Alba su Glamour UK (ph. by Dennis Leupold)
Gemelli
Amore
Anche voi dei Gemelli chiudete bene questo 2022. Sebbene alcuni pianeti cerchino di infastidirvi, Marte vi darà modo di fronteggiare ogni ostacolo. Evitate però di far ingelosire chi amate o di essere poco chiari nei suoi confronti. Conoscenze gradevoli per i single.
Lavoro
Giove, il pianeta del successo e del lavoro, si dispone positivamente nel periodo natalizio, perciò miglioreranno i rapporti interpersonali con colleghi e superiori; arriveranno poi delle opportunità a lungo attese, che vi metteranno di buon umore, stimolandovi al meglio.
Il personaggio: Colin Farrell, 31 maggio 1976, attore
Con Marte natale in Leone, Giove in Toro e Urano in Scorpione, Colin è una persona che necessita di riconoscimenti importanti (ne è responsabile Marte). Ha una personalità generosa ed esuberante. Giove lo predispone ad essere estremamente paziente e cordiale. Urano lo rende anticonformista, alle volte provocatorio, portato a sperimentare e curiosare. Entra da giovane nel cast della serie Ballykissangel, che ne lancia la carriera attoriale, proseguita in sordina fino al successo di Tigerland (2000), prima sua parte da protagonista. Ha coronato il suo lungo percorso nel settore vincendo, all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, la Coppia Volpi come miglior attore per The Banshees of Inisherin. Io l’ho amato ne La regola del sospetto, del 2003.
Colin Farrell ritratto per Icon da John Balsom
Cancro
Amore
Molti pianeti sono in aspetto negativo, tuttavia riuscirete a non farci vincere dei vostri umori e cercherete di andare incontro con delicatezza al romanticismo. Tutto ciò sarà molto apprezzato dal partner, che vi regalerà una fantastica chiusura dell’anno.
Lavoro
Numerosi gli ostacoli da fronteggiare in ambito professionale ma, col piglio giusto, sarete in grado di trovare i sentieri in questo senso più consoni, avviandovi a una soluzione. Stati attenti, però, ad assumere atteggiamenti negativi, soprattutto evitate le critiche ai colleghi.
Il personaggio: Mireille Mathieu, 22 luglio 1946, cantante
Con Venere e Marte natale in Vergine e Giove in Bilancia, Mirelle “a causa” di Venere tende al romanticismo, alla calma e alla razionalità. Marte in Vergine la spinge ad essere strategica nel perseguire i suoi obiettivi: analizza ogni cosa e poi agisce di conseguenza. Giove in Bilancia le dona un talento per la filosofia, l’arte e lo spettacolo. Dopo l’esordio in un concorso tv degli anni ‘60, è diventata il simbolo della chansonnier francese di quel periodo, raccogliendo un’enorme popolarità con brani quali Mon Crédo e Une femme amoureuse.
Mireille Mathieu nel 1968
Leone
Amore
Il 2022 si chiude in maniera entusiasmante. Marte e Giove sono positivi, vi doneranno le energie e visione necessarie per trascorrere una fase ricca di forti emozioni e intimità. Ottime novità anche per i giovani del segno, che conosceranno una persona simpaticissima.
Lavoro
Con Giove così benefico nei vostri riguardi, sarete in grado di vincere ogni dubbio, portando avanti con una spiccata focalizzazione le vostre mansioni. Siate brillanti, proponetevi alle nuove conoscenze nell’ambito, per stringere rapporti professionali o dirigervi verso nuovi sentieri.
Il personaggio: Matt LeBlanc, 23 luglio 1967, attore
Con Venere natale in Vergine, Marte in Scorpione e Giove in Leone, Matt (grazie a Venere) risulta romantico, calmo e posato. Marte lo spinge a ponderare bene ogni cosa e, alle volte, a qualche “estremismo”. Giove in Leone infonde in lui lealtà, generosità e amore per il prossimo. Volto tra i più noti e apprezzati dal grande pubblico, ha ricevuto svariati riconoscimenti internazionali (compresi vari Golden Globes) per la sit-com Friends, un successo globale che, personalmente, ho amato alla follia da ragazzo. Un ragazzo oltremodo simpatico, mi è rimasta nel cuore ogni sua interpretazione.
Matt LeBlanc
Vergine
Amore
Con Venere e Mercurio in aspetto molto positivo, si prospetta una chiusura grandiosa di questo 2022. Sprizzerete energia positiva da tutti i pori, conquisterete chi vi è accanto con la vostra profondità d’animo e dedizione. I single conosceranno una persona profonda e molto affascinante.
Lavoro
Durante questo mese l’attenzione dovrà essere rivolta alle vostre emozioni, che potrebbero farvi commettere errori di valutazione nei confronti dei collaboratori, inducendovi ad agire in maniera scorretta; pensate più e più volte prima di comunicare il vostro pensiero.
Frank Matano, 14 settembre 1989, comico e attore
Con Giove natale in Cancro, Saturno e Urano in Capricorno, Frank è baciato dalla fortuna nella realizzazione dei suoi progetti di vita (merito di Giove). Saturno in Capricorno, invece, lo rende cauto e razionale, ma pieno di ambizioni, nonostante il senso di inadeguatezza che, a volte, lo attanaglia. Urano in Capricorno, da ultimo, gli dà grande determinazione e spirito combattivo. Per Matano la popolarità arriva dal web, nello specifico dagli scherzi telefonici ripresi sul suo canale YouTube. Nel 2009 la prima esperienza in tv, aLe Iene. Seguono altri programmi sul piccolo schermo e l’esordio al cinema in Fuga di cervelli (regia di Paolo Ruffini). Nel 2015 arrivano altre trasmissioni, Le Iene presentano: Scherzi a parte, Italia’s Got Talent, The Comedians. Un personaggio simpaticissimo.
Frank Matano (ph. Ansa)
Bilancia
Amore
Qualcuno cercherà di mettervi i bastoni fra le ruote nel vostro rapporto affettivo; dovrete evitare che le vostre azioni risentano dei giudizi altrui, cercando piuttosto di dar fiducia al partner, che necessita del vostro supporto. I single dovranno evitare paturnie e momenti di eccessiva introversione.
Lavoro
Giove in aspetto di quadratura non fa prevedere un periodo tranquillo sul lavoro. Evitate di prendervela e, in particolare, fate attenzione all’impulsività nelle reazioni, anche rispetto a ciò che vi verrà comunicato. Siate invece concentrati sui vostri obiettivi.
Il personaggio: Marcello Mastroianni, 26 settembre 1924, attore
Con Marte natale in Acquario, Giove in Sagittario e Saturno in Scorpione, la mente di Marcello è po’ dispersiva, “colpa” di Marte. Giove in Sagittario, tuttavia, ne aumenta la generosità, l’allegria, l’amore della libertà e la fortuna, che infatti lo accompagnerà per tutta la carriera. Saturno in Scorpione ne acuisce fragilità e la tendenza a non lasciarsi andare, emotivamente parlando. Mastroianni è tra i maggiori interpreti italiani di sempre, oltre che uno dei più noti fuori dai confini nazionali. Innumerevoli i ruoli che lo hanno reso una leggenda, tra cult della commedia all’italiana e interpretazioni drammatiche, si possono citare fra i tanti quelli ne I soliti ignoti, Otto e 1/2, Lo straniero, Una giornata particolare, Il mondo nuovo. Candidato tre volte all’Oscar, ha vinto due Golden Globe e altrettanti BAFTA, sette David di Donatello, otto Nastri d’argento e tanti altri riconoscimenti. Di lui ho adorato I soliti ignoti eLa dolce vita. Un gigante del nostro cinema.
Marcello Mastroianni
Scorpione
Amore
Un mese fantastico e travolgente, in tutti sensi. Avrete la possibilità di dimostrare alla persona amata la vostra serietà e dedizione. Sarete in grado, inoltre, di trasmetterle emozioni e amore, rafforzando così la vostra complicità.
Lavoro
Saturno, pianeta che rappresenta un banco di prova, cercherà di nuocervi e instillarvi vibrazioni che, sul piano professionale, vi faranno sentire fragili. C’è dunque necessità di notevole concentrazione e obiettività.
Il personaggio: Albert Camus, 7 novembre 1913, scrittore
Con Venere natale in Bilancia, Marte in Cancro e Giove in Capricorno, Albert si distingue, grazie a Venere, per equilibrio, savoir-faire, gentilezza e propensione a gestire le situazioni di tensione. Marte gli dona dolcezza e sensibilità, Giove in Capricorno lo rende prudente, portato a controllare gli entusiasmi. La sua vocazione di scrittore e giornalista fiorì ad Algeri, dove pubblicò i primi saggi, quindi a Parigi. Antifascista, iscritto al partito comunista fin dal 1934, partecipò in prima persona alla resistenza francese, distinguendosi come autore engagé tra articoli e la direzione di Combat (1944-48). Negli anni ‘40 pubblicò i suoi capolavori, tra romanzi (Lo straniero e La Peste), drammi (Il malinteso, Caligola) e il saggio sull’assurdo Il mito di Sisifo. Nel 1957 il premio Nobel per la letteratura lo rese un autore immortale.
Albert Camus
Sagittario
Amore
Marte in aspetto di opposizione non è un buon segnale. Per gli equilibri del vostro rapporto affettivo, dovrete far attenzione a superare questa fase critica evitando di calcare troppo la mano sulle vostre necessità. Piuttosto, andate incontro all’amato, con comprensione.
Lavoro
Giove non renderà facile questa vostra fase, sarete particolarmente irritabili e svagati; è fondamentale mantenere una visione precisa, per non commettere errori che poi non sarebbe facile risolvere. Rivedete più volte le mansioni affidatevi.
Il personaggio: Frank Sinatra, 12 dicembre 1915, cantante
Con Venere natale in Capricorno, Marte in Leone e Giove in Pesci, Frank (grazie a Venere) tende a vivere le proprie emozioni e sentimenti con riservatezza, senza troppi slanci. Marte in Leone alimenta la sua passione e la generosità. Giove in Pesci gli conferisce una visione assai ampia, improntata alla spiritualità. Sinatra si è distinto come una delle star della musica più carismatiche e dotate, in grado di intrattenere il pubblico con un savoir-faire eccezionale. Per lui, del resto, parlano i 150 milioni di dischi, i due Oscar vinti e una miriade di altri riconoscimenti. Della sua vasta discografia ho amato: My Way, la canzone di New York, New York e Fly Me to the Moon. Una voce davvero unica, come certifica il soprannome.
Con Mercurio e Venere nel segno, sarete tra i più fortunati di questa fase conclusiva dell’anno; per voi si creeranno condizioni fantastiche, colme di gioia, e in amore sarete particolarmente brillanti. Approfittatene per prendere decisioni importanti in merito al rapporto coppia.
Lavoro
Giove potrebbe inficiare la vostra serenità, molti gli ostacoli da fronteggiare, che prenderanno la forma di eventi piuttosto negativi, pesanti. Cercate di non farvi vincere dall’impulso e impegnatevi al massimo, saprete trovare le soluzioni migliori.
Il personaggio: Paz Vega, 2 gennaio 1976, attrice
Con Marte natale in Gemelli, Giove in Ariete e Saturno in Leone, Paz – grazie a Marte – risulta dotata di grande senso logico e forza. Giove in Ariete le conferisce un’enorme fiducia in se stessa e un grande entusiasmo. Saturno in Leone ne favorisce la forza di spirito. Nota nel suo paese d’origine, la Spagna, già negli anni ‘90 per serie quali Menudo es mi padre, Más que amigos e 7 vidas, i primi, importanti riconoscimenti (il Premio Goya e il Trofeo Chopard a Cannes) arrivano però con Lucia y el sexo e Parla con lei. Negli Usa ha preso parte a pellicole quali Spanglish e Tutte le strade portano a Roma. Un’attrice bellissima e solare.
Paz Vega nel 2014
Acquario
Amore
Urano in aspetto negativo suggerisce di scansare le decisioni avventate e, in generale, la fretta. Marte favorevole, al contrario, vi darà le energie necessarie a creare nuovi orizzonti affettivi. Evitate di essere drastici nelle scelte. Piccole delusioni per i single.
Lavoro
Con carisma e notevole energia, sarete in grado di trasmettere agli altri le vostre necessità, trovando punti di incontro che, in precedenza, era stato difficile individuare. Novità all’orizzonte, potrebbe trattarsi di una nuova opportunità professionale.
Il personaggio: Alicia Keys, 25 gennaio 1980, popstar
Con Venere natale in Pesci, Marte e Giove in Vergine, Alicia ha un’enorme sensibilità ed empatia, qualità riconducibili a Venere. Marte in Vergine la spinge ad atteggiamenti strategici, analizza ogni cosa per poi agire di conseguenza. Giove in Vergine le dona un’ottima capacità organizzativa.
Debutta con la J Records, nel 2001, col disco Song in A Minor, che ha venduto oltre 12 milioni di copie a livello internazionale, collezionando 5 Grammy Awards. È tra le artiste più apprezzate e talentuose dello scenario musicale odierno, spesso paragonata, per le sue incredibili doti, a un altro mostro sacro dello showbiz americano, Whitney Houston.
Alicia Keys
Pesci
Amore
I primi giorni del mese non saranno fantastici ma, se riuscirete a controllarvi, eviterete di creare fibrillazioni nel rapporto di coppia. Successivamente, il supporto di energie migliori vi aiuterà ad armonizzare questo periodo, regalandovi appaganti momenti d’amore.
Lavoro
In ambito professionale è importante avere il controllo della situazione, non lasciandosi sfuggire di mano le opportunità valide. Siate cauti nel prendere nuove iniziative e, ancor di più, nel comunicare agli altri le vostre intenzioni. I giovani del segno dovranno dimostrare le proprie capacità.
Il personaggio: Emily Blunt, 23 febbraio 1983, attrice
Con Giove e Urano natale in Sagittario e Saturno in Scorpione, Emily – grazie a Giove – è allegra, leale, ama la libertà. La posizione di Saturno evidenzia una predisposizione alla fragilità, oltre a una difficoltà a lasciarsi andare con le emozioni. Urano in Sagittario la spinge al rinnovamento e ad abbracciare la filosofia e l’interesse per nuove culture. Dopo gli studi di recitazione nel Regno Unito, si forma sul palcoscenico in spettacoli classici come il Romeo e Giulietta di Shakespeare. L’opportunità giusta, col cinema, gliela offre il film del 2004 My Summer of Love, cui segue un anno dopo Gideon’s Daughter, che le vale un Golden Globe e la lancia ad Hollywood, fino all’exploit de Il diavolo veste Prada. Una grandissima – e bellissima – attrice.
Emily Blunt per Harper’s Bazaar UK (ph. by Richard Phibbs)
Zaini monogram, bomber dall’allure collegiale, pezzi imprescindibili dello stile urban (cappellini, felpe, chest bag…), capisaldi del guardaroba maschile ravvivati da cromie squillanti, tanto denim, declinato nei modi più diversi, tra giacche, cinquetasche e pants percorsi da loghi. Sono questi gli ingredienti essenziali della fashion story Defait, che affida alle immagini di Roberto Autuori il racconto del meglio della moda uomo autunno/inverno 2022/23.
Denim jacket Levi’s, underwear ValentinoShirt and jeans Versace
Total looks Moschino
Backpack Louis Vuitton, jeans Levi’s, boots Roberto Cavalli, cap Diesel
Total look Ferragamo
Shirt and jeans Levi’s, sweater Avant Toi, shoes Roberto Cavalli, cap Diesel
Total look Ferragamo
Total look Louis Vuitton
Shirt and jeans Levi’s, sweater Avant Toi, shoes Roberto Cavalli, cap Diesel
Sweater and leather trousers Zegna, boots Moschino
Total look Diesel
Total looks Boss
Sweater and leather trousers Zegna, boots Moschino
Lo scorso 15 novembre, una speciale experience tenutasi da Rita & Cocktails (tempio meneghino del buon bere) ha celebrato a dovere i 150 anni di Ron Matusalem, autentica istituzione nel mondo degli spirit. Ospitando una masterclass ad hoc, infatti, il bar ha permesso ha permesso agli ospiti presenti, tra degustazioni, food pairing e spiegazioni approfondite, di immergersi nella realtà d’eccellenza di questo rum, premiato e riconosciuto a livello internazionale, nato un secolo e mezzo fa a Cuba e poi radicatosi nella Repubblica Dominicana, che ha fatto del connubio tra savoir-faire e innovazione continua la propria cifra.
È stato l’Head of Consumer Experience di Matusalem, Hektor Monroy, a condurre giornalisti e appassionati in un viaggio alla scoperta delle molteplici, suggestive sfaccettature di un nome pioniere dell’arte del buon gusto, con un excursus che, dalle origini ottocentesche del marchio, si è spinto fino agli anni d’attività più recenti.
Rum Matusalem Gran Reserva 23 (ph. courtesy Ron Matusalem)
Ron Matusalem, un’eccellenza del mondo degli spirit da un secolo e mezzo
Distribuito nel nostro paese dal gruppo Montenegro, il liquore in questione viene ancora prodotto seguendo la tradizione cubana originaria, scrupolosamente preservata dalla quinta generazione della famiglia proprietaria, gli Alvarez. Per l’azienda, del resto, l’eleganza è un concetto senza tempo, racchiuso in un heritage che viene tramandato di generazione in generazione.
Lo stesso nome del rum è ammantato di fascino timeless: fa riferimento, infatti, al patriarca biblico Matusalemme, che, secondo la narrazione dell’Antico Testamento, sarebbe vissuto fino a 969 anni. Un richiamo perfetto, dunque, per il sistema di invecchiamento che contraddistingue il rum nato a Santiago de Cuba. Senza contare che i fondatori, nell’industria isolana dei distillati, sono stati antesignani del sistema Solera. E, a proposito della perla dei Caraibi, ad accrescere enormemente la reputazione di Matusalem, dagli anni Trenta e fino alla metà del secolo scorso, sono proprio i fasti della cosiddetta golden age cubana, quando L’Avana è la meta d’elezione di star del cinema e celebrità. Negli anni Cinquanta, però, la famiglia è costretta a lasciare il paese e si trasferisce a Miami. Negli anni Novanta, poi, Claudio Alvarez (esponente della quarta generazione), riacquista tutte le azioni aziendali, dando corpo al sogno di riavviare il brand, la cui storia riparte dalla Repubblica Dominicana, dove le condizioni climatiche e del suolo sono molto simili a quelle di Cuba.
Due possibili abbinamenti del rum Insolito: cioccolato e lamponi (ph. courtesy Ron Matusalem)
Il “cognac dei rum” (soprannome di Ron Matusalem), infatti, è realizzato attenendosi ai precetti della ricetta originale – e segreta, tuttora invariata, con standard elevati e assai rigorosi, fissati dagli stessi fondatori. Dettami che hanno permesso al liquore di imporsi come uno dei luxury spirit più prestigiosi, apprezzatissimo dai connoisseur.
Dal Gran Riserva 15 all’Insolito, le etichette simbolo del marchio
Proprio le etichette della casa sono state le protagoniste assolute dell’appuntamento organizzato da Rita & Cocktails, sul Naviglio Grande. In scena, dunque, una selezione gourmet, dal Gran Reserva 15 (vera icona del marchio, un rum scuro di alta gamma, pluripremiato, dal gusto legnoso, secco e burroso, che dato il blend di complessità e morbidezza risulta perfetto tanto liscio quanto mescolato in combinazioni inedite) al Gran Reserva 23, massima espressione del rum invecchiato con metodo Solera, ben equilibrato con tracce di miele, vaniglia e melassa, dalla finitura speziata, duratura.
Gran Reserva 23 (ph. courtesy Ron Matusalem)
E ancora, Insolito (che – nomen omen – rappresenta un unicum, presentandosi come il primo rum rosa al mondo, affinato in botti ex-Tempranillo), che sorprende col suo finale burroso, dai sentori di pane tostato e frutti rossi, in armonia coi residui di tannini del vino; e Sublime Edizione Limitata, un distillato eccezionale nel vero senso del termine, creato per celebrare il 150esimo anniversario dell’azienda. Si distingue per l’intensa nuance ambrata, con riflessi mogano, che donano esclusive note di colore a un liquore dagli aromi di ribes nero, vaniglia, cacao e tabacco. Alla beva evoca rovere, caramello, frutta rossa e, sul finire, fumo di quercia, frutta secca dolce, tabacco.
Questa limited edition, che serba il ricordo dell’età d’oro di Santiago de Cuba, è racchiusa in un decanter lavorato come un’opera d’arte, fatto a mano e numerato da Vista Alegre, vetrai dal 1824. La tiratura iniziale, limitatissima, ha riscosso un successo tale da “costringere” Ron Matusalem a produrre una seconda edizione, richiesta immediatamente dai migliori bartender internazionali. Label sinonimo di un drink d’eccezione, oggi come ieri.
Cioccolato e prosciutto sono tra gli abbinamenti ideali dell’etichetta Gran Reserva 15 (ph. courtesy Ron Matusalem
Nell’immagine in apertura, una bottiglia di Insolito, una delle etichette simbolo del rum Matusalem
In un contesto come quello del fashion world contemporaneo, alle prese con trasformazioni epocali (dalle – sacrosante – richieste di maggiore inclusione e diversità nelle collezioni alla questione ormai imprescindibile della sostenibilità, dalla frenesia generalizzata per metaverso, NFT e affini all’affastellarsi, sull’onda di filmati à la TikTok, di trend oltremodo effimeri), è più importante – e urgente – che mai dare spazio alle nuove leve creative. Giovani formatisi nelle migliori scuole del settore, che, alla stregua di sismografi, riescono a captare i sommovimenti che attraversano in profondità la nostra società, restituendoli sotto forma di creazioni fresche e accattivanti, ancora immuni da costrutti, dogmi e artifici dei quali, invece, i big della moda devono per forza di cose tener conto.
Gli studenti di IUAD Accademia della Moda che hanno preso parte al défilé (ph. by Daniele Venturelli)
La sfilata di IUAD Accademia della Moda all’edizione 2022 di Fashion Graduate
In questo senso, iniziative come Fashion Graduate (fashion week gratuita e aperta alla città, riservata esclusivamente ai newcomers del settore), organizzata da Piattaforma Sistema Formativo Moda Ente del Terzo Settore (ETS), hub che riunisce numerose istituzioni e accademie formative italiane, diventano cruciali, perché convogliano a Milano ragazzi e ragazze di talento, destinati a occupare posizioni di rilievo nell’industria modaiola, ponendosi come un ponte che, dalla metropoli lombarda, raggiunge e coinvolge appassionati e addetti ai lavori di ogni dove. Protagonista assoluta della rassegna, svoltasi quest’anno dal 3 al 5 novembre, la creatività dei migliori diplomandi e laureandi di accademie, istituti e scuole specializzate italiane.
Outfit di Arianna Frison (sinistra) e Mirko Cavaliere (destra) (ph. by Daniele Venturelli)
L’edizione 2022 ha visto la partecipazione, tra le altre, di IUAD Accademia della Moda (storica realtà formativa che opera nell’ambito del fashion e del design, e conta oggi due sedi, a Napoli e Milano), che nella giornata del 3 novembre ha portato in scena, negli spazi del BASE, lo show collettivo BODY-ISM. Il filo conduttore della passerella era rappresentato – nomen est omen – dal corpo, o meglio, dalla concezione del corpo come potenziale veicolo di libertà e autorappresentazione.
Look di Francesca Calini e Giordana Bellucci (ph. by Daniele Venturelli)
Nonostante la fisicità sia infatti spesso considerata un qualcosa di dato e, nei suoi attributi fondamentali, immutabile, in realtà le idee su cosa incarni, sui valori di cui potrebbe farsi portatrice, sono assai varie, non di rado contrastanti. Ecco dunque che gli “input” sul tema, alla base della ricerca creativa condotta dagli studenti di IUAD (nove quelli coinvolti nel défilé, Aurora Platone, Pia Francesca Affinito, Giordana Bellucci, Mirko Cavaliere, Alessia Peruzzi, Valentina Turri, Francesca Calini, Arianna Frison, Riccardo Meazza), vengono declinati da ciascuno in maniera diversa: corpi in pericolo, corpi fragili, corpi riottosi…
BODY-ISM, gli studenti di IUAD Accademia della moda rileggono in chiave fashion il tema della corporalità
Fashion Graduate Italie 2022
(Photo by Daniele Venturelli )
Fashion Graduate Italie 2022
(Photo by Daniele Venturelli )
Fashion Graduate Italie 2022
(Photo by Daniele Venturelli )
Aurora Platone (ph. by Daniele Venturelli)
Si passa infatti dai volumi estremamente strutturati, scultorei, di Aurora Platone (che ricorre alla nappa scura per plasmare outfit assertivi, una sequela di jumpsuit, chiodi, trench e minidress dalle proporzioni bold) alla Fashion Anatomy di Alessia Peruzzi, che – come suggerisce il titolo – reinterpreta in chiave decorativa i fondamenti dell’anatomia, trasformando filamenti del Dna, arterie, gli stessi organi in costruzioni intricate, tra fibbie, catene e stampe elaborate.
2022(Photo by Daniele Venturelli )
2022(Photo by Daniele Venturelli )
Alessia Peruzzi (ph. by Daniele Venturelli)
E ancora, dai patchwork e dalle texture logore (frutto di un attento lavoro di upcycling di pellicce usate e pellami dismessi) di Riccardo Meazza, che svelano ed enfatizzano la fisicità dei modelli, alle “bambole” ultraglam di Like a Doll… In the contemporary Victorian Age, collezione di Pia Francesca Affinito che gioca con gli stilemi dell’abbigliamento vittoriano, esasperandone forme e caratteristiche in un tripudio di ruches, volant, frange, lacci e drappeggi. Esercizi di creatività che i diretti interessati, con ogni probabilità, avranno la possibilità di affinare in un futuro molto prossimo, nel quale le voci come le loro sono destinate a farsi sentire sempre di più.
Riccardo Meazza (ph. by Daniele Venturelli)
Pia Francesca Affinito (ph. by Daniele Venturelli)
Nell’immagine in apertura, gli studenti di IUAD Accademia della Moda al termine della sfilata BODY-ISM (ph. by Daniele Venturelli)
Una fashion story (realizzata per Manintown dal fotografo Giovanni Peschi, con lo styling di Giorgio Ammirabile) in cui, a prendersi la scena, sono le creazioni firmate Giberne. Per disegnare le borse della label, il direttore creativo, Amis Garrigue, guarda al modello a bisaccia che accessoriava le uniformi di personaggi storici quali Napoleone e il re di Svezia Gustavo II, proponendosi come un marchio lifestyle in equilibrio tra arte e moda, che si rivolge a uomini e donne brillanti, sicuri di sé.
Blazer POAN, leather pants Gemini, bag Giberne
Le piume, logo di Giberne, rappresentano i valori cari all’azienda, ossia libertà, unità, forza, individualità e qualità artigianale, sublimati in bag pensate come pezzi da collezione, da tramandare di generazione in generazione.
Bag with shoulder metal mesh Giberne
Strap with shoulder metal mesh Giberne, leather shorts Gemini
Trench and bag Giberne, sunglasses Akoni
Left: blazer Vivienne Westwood; right: strap with shoulder metal mesh Giberne, leather shorts Gemini
Velvet blazer Erdem, shirt Blouseworks, pants Vivienne Westwood, bag Giberne
Ormai è persino banale sottolineare l’importante di un’alimentazione che coniughi gusto e principi healthy, soddisfacendo tanto il palato quanto il proprio benessere; eppure, soprattutto in città a vocazione eminentemente turistica come Roma, dove si tende a privilegiare la quantità rispetto alla qualità, oppure a uniformare le proposte culinarie a trend del momento o, all’opposto, a immarcescibili canoni gastronomici, per incontrare il favore di quante più persone possibili, è meno semplice di quanto si possa pensare individuare un locale che soddisfi le caratteristiche sopracitate.
Verdefresco, in questo senso, è un nome di sicuro affidamento nel panorama della ristorazione capitolina; all’interno dei suoi due locali (uno in pieno centro, a via Spaventa, l’altro a via Usodimare, nel cuore dello storico quartiere romano della Garbatella) sapore e wellness vanno a braccetto. I piatti vengono realizzati esclusivamente con prodotti freschi e di stagione – a chilometro zeroperché direttamente coltivati o selezionati, con la massima cura, da fornitori locali, e arricchiti poi da nutrienti scelti espressamente per le loro proprietà benefiche. L’assortimento è oltremodo eterogeneo, tra insalate, wrap, zuppe, bowl, starter, drink e dessert, così da soddisfare le esigenze più diverse, comprese quelle della clientela vegetariana o vegana.
I capisaldi di Verdefresco: sostenibilità, stagionalità, prodotti a chilometro zero, genuinità
Le portate del menù sono pensate per trasformare ogni occasione in una parentesi a tutto gusto, tenendo fede a quelli che sono degli autentici comandamenti per l’insegna; in primis quello della sostenibilità, un concetto qui esteso all’intero ciclo alimentare dei prodotti usati, dal concepito del singolo piatto alla gestione dei rifiuti dei locali. Quindi, il ricorso ai suddetti fornitori locali, coltivatori e allevatori di fiducia, dislocati tra Roma e provincia, scelti per la loro serietà ed impegno.
Tokyo Mishima e il tortino di zucchine, due proposte del menù di Verdresco
Non si può ovviamente derogare ai precetti relativi a gusto e genuinità dell’offerta, con materie prime rigorosamente fresche e portate preparate ogni giorno, in base alla disponibilità della materia prima. Last but not least, la stagionalità dei prodotti: i proprietari di Verdefresco lasciano che a dettare il menù sia, di volta in volta, il corso delle stagioni e le specificità del raccolto, dando il proprio contributo a un’agricoltura che sposi qualità e attenzione all’ambiente.
Un altro piatto del locale
Nell’immagine in apertura, una delle proposte gourmet di Verdefresco
Mercoledì 19 ottobre, durante la Festa del Cinema di Roma, Manintown ha svelatouna preview del nuovo issue del magazine; nello specifico, le cover story del numero, con protagonisti quattro attori italiani in decisa ascesa, già protagonisti all’ultima Mostra del Cinema di Venezia dell’evento dedicato ai Next Generation Awards (organizzati dal magazine insieme a MI HUB Agency), durante il quale erano stati consegnati loro i premi di miglior attore, miglior attrice e un doppio riconoscimento speciale.
Parliamo di Nicolas Maupas (nome lanciatissimo della serialità nostrana grazie ai successi di Un professore e Mare fuori, ora su Rai1 con Sopravvissuti); di Carolina Sala (distintasi tra grande e piccolo schermo in ruoli eterogenei, dalla protagonista del thriller Vetro al personaggio interpretato in Fedeltà – su Netflix); di Amanda Campana e Matteo Oscar Giuggioli, che hanno condiviso di recente il set di Suspicious Minds di Emiliano Corapi, film di prossima uscita. Per l’occasione, le quattro rising star del cinema tricolore erano state (mirabilmente) ritratte dall’illustratore Jacopo Ascari, artista dal tratto vibrante e poetico in egual misura.
Le cover del nuovo issue con protagonisti Nicolas Maupas e Carolina SalaAmanda Campana e Matteo Oscar Giuggioli sulla cover di Manintown
Matteo Oscar Giuggioli davanti alla riproduzione della cover di Manintown con Amanda Campana (ph. by Alessandra Trucillo)
Una serata speciale al Vinificio di Testaccio
La serata si è svolta al Vinificio di piazza dell’Emporio, nel cuore del quartiere Testaccio, nuovo place to be della scena food & wine capitolina, che vanta una delle selezioni di vini naturali più ampie ed eclettiche d’Italia, composta da oltre 500 etichette provenienti da tutto il mondo, con particolare attenzione per quelle italiane e francesi. Uno speciale allestimento del locale ha dato particolare risalto alle quattro cover del numero, scattate da Davide Musto e Marco D’Amico, presentate in versione “XL”. Ad animare l’atmosfera, inoltre, un dj set d’eccezione curato da Anna Lou Castoldi, in arte Normvl.
Haroun Fall tra Federico Poletti e Davide Musto di Manintown (ph. by Alessandra Trucillo)
Un momento dell’evento (ph. by Alessandra Trucillo)
Amanda Campana (ph. by Alessandra Trucillo)
Tanti gli ospiti che hanno presto parte all’evento, volti noti della scena televisiva e attoriale del Belpaese: si possono citare, tra gli altri, oltre agli stessi Matteo Oscar Giuggioli e Amanda Campana, Alessio Praticò, Haroun Fall, Coco Rebecca Edogamhe, Jane Alexander, Niccolò Ferrero, Jozef Gjura, Francesca Valtorta, Barbara Foria, Sara Lazzaro, Roberto Oliveri,Lorenzo Adorni, Joseph Altamura, Giovanni Alfieri, Francesco Russo, Stella Mastrantonio, Giulio Greco, Guglielmo Poggi, Simone Di Scioscio, Anna Cavallo, Roberto Riccardi.
Il dj set di Anna Lou Castoldi
Alessio Praticò; Haroun Fall e Coco Rebecca Edogamhe; Roberto Oliveri; Barbara Foria (ph. by Alessandra Trucillo)
Sara Lazzaro; Joseph Altamura; Guglielmo Poggi; Anna Cavallo; Jozef Gjura (ph. by Alessandra Trucillo)
Nell’immagine in apertura, Matteo Oscar Giuggioli posa davanti alla cover del nuovo issue di Manintown (ph. by Alessandra Trucillo)
Un ottobre decisamente speciale quello di Elisa Coclite alias Casadilego, cantautrice 19enne che, dopo la vittoria a X Factornel 2020, ha intrapreso un fruttuoso percorso artistico, che l’ha vista – tra le altre cose – pubblicare il primo EP (eponimo), ottenere un disco d’oro per uno dei suoi singoli di maggior successo, Vittoria, collaborare con Nitro, duettare sul palco del 71esimo Festival di Sanremo nientemeno che con Francesco Renga, che l’ha voluta al suo fianco durante la serata dedicata alle cover per eseguire Una ragione di più della Vanoni.
Questo mese, infatti, è scandito per lei da due novità legate a doppio filo: da una parte, la doppia release Oceano di cose perse (Columbia Records Italy/Sony Music Italy), dall’altra l’esordio da protagonista sul grande schermo in My Soul Summer di Fabio Mollo (che, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma, sarà nelle sale con Europictures per tre giorni, dal 24 al 26 ottobre), film in cui interpreta (rigorosamente dal vivo) proprio i due brani, ossia Oceano di cose perse – scritto da Mara Sattei, prodotto da Enrico Brun – ed Edinburgh attempt no. 2, che compongono i due lati del 45 giri digitale, disponibile per l’ascolto da oggi.
Oceano di cose perse, Casadilego
Oceano di cose perse, doppia release dei brani inseriti anche nella colonna sonora del primo film della cantante
Un progetto musicale le cui parole, lievi, crescono perché inserite in un percorso di evoluzione sia sonora che di significati, nel quale «tutto è giovane» – come precisa l’autrice, in modo da «racchiudere e descrivere la delicatezza di una lotta interiore e col mondo, per sfuggire a quello che ci cambia ed essere noi stessi». Oceano di cose perse, secondo Sattei – che ne ha curato il testo – è contraddistinto da «sonorità spensierate, leggere ma comunque introspettive, [che] mi ricordano molto ciò che ero io alla sua età»; e poi aggiunge: «Dentro un oceano di cose perse a volte riusciamo a ritrovarci, e altre volte a lasciare andare ciò che non ci appartiene più. Questo è quello che è successo con questo brano e spero arrivi anche a tutti voi».
My Soul Summer, «un racconto di formazione puro e semplice»
Per quanto riguarda la pellicola (che verrà proiettata durante la kermesse capitolina, domenica 16 ottobre), può vantare un cast di prim’ordine, che comprende Tommaso Ragno, Anna Ferzettie Lunetta Savino; rilegge il classico filone del coming of age, nel caso specifico quello della 17enne Anita (Casadilego), adolescente timida e insicura destinata, attraverso l’incontro con Vins (Ragno), famoso cantante dai trascorsi burrascosi, a vivere un’estate indimenticabile, in cui riuscirà a scoprire – e apprezzare – un modo del tutto peculiare di vivere la musica, sviluppando appieno il proprio talento.
Casadilego in My Soul Summer
Il regista definisce My Soul Summer «un racconto di formazione puro e semplice», in cui tutto ruota intorno alla musica, al punto che «le scene musicali, sia quelle di musica classica al pianoforte che quelle cantate, sono in presa diretta». Mollo, poi, elogia la protagonista, «un talento vero e puro, un’artista che attraverso la musica racconta la vita».
Il film è una produzione Bartleby Film e Fidelio con Rai Cinema, ed è prodotto da Massimo Di Rocco, Luigi Napoleone per Bartleby Film, Silvio Maselli e Daniele Basilio per Fidelio.
Una clip esclusiva di My Soul Summer
Nell’immagine in apertura, Anita/Casadilego in una scena di My Soul Summer
Davide Musto realizza una serie di scatti intimi, raccolti, in cui a fare tutta la differenza è l’espressività del protagonista Giuseppe Allocca, che si muova con fare disinibito davanti all’obiettivo alternando luminosi suit in velluto e completi affilati bluette.
Una collezione di lusso ad alte prestazioni in edizione limitata, con un tessuto raffinato e una nuova palette di colori per la stagione FW22
Canada Goose e October’s Very Own hanno deciso di rinnovare la propria iconica collaborazione per questa stagione con una capsule collection che fonde gli stili tradizionali con materiali e lavorazioni di altissima qualità. I marchi, entrambi nati a Toronto, hanno attinto agli archivi di Canada Goose, che risalgono a oltre 60 anni fa, per re-immaginare due capi storici e cercare ispirazione per un nuovo berretto. Realizzata in lana Loro Piana in una serie di ricche tonalità autunnali, la capsule porta lusso “prestazionale” e street style a un nuovo livello. Interpretazione aggiornata di un classico capospalla d’archivio, il Banff Parka per OVO® abbina un sofisticato streetwear all’estrema funzionalità e al massimo calore di Canada Goose.
Le specifiche tecniche della nuova collezione
Il parka, con un Thermal Experience Index (TEI) pari a 4, può resistere a temperature fino a -25°C, offrendo protezione, versatilità stilistica e comfort. Compagno ideale per le fresche serate autunnali, il gilet Freestyle con cappuccio per OVO® rivisita lo stile intramontabile del brand e celebra la partnership pluriennale. Entrambi, dotati di un patch OVO® e rifiniti con un logo Canada Goose ricamato, sono realizzati nella lussuosa lana Loro Piana Storm System®GX; si tratta di un tessuto di alta qualità, che combina le proprietà isolanti e termiche della lana per fornire calore e protezione dagli elementi, mentre Storm System® GX è trattato con Rain System® per ottenere un tessuto traspirante, idrorepellente e resistente al vento.
Il Wool Cap perOVO® è stato progettato con una silhouette a basso profilo e uno snapback regolabile per una calzata confortevole. Il cappello, completato dai loghi ricamati delle due griffe, è un capo essenziale per tutti i giorni, adatto alle escursioni autunnali e alle cene all’aperto. Tutti i modelli saranno disponibili nei colori Sierra, Midnight e Limestone.
La collezione Canada Goose x OVO® Autunno/Inverno 2022 sarà disponibile dal 7 ottobre 2022 presso selezionati negozi Canada Goose e OVO®, su canadagoose.com e octobersveryown.com.
Coniugare sofisticatezza vestimentaria e tutela dell’ambiente, ormai è assodato, costituisce una delle principali sfide per il fashion system contemporaneo, un tema cruciale per il futuro di qualsivoglia griffe (e, a livello macro, per quello della Terra). Lo ha ben compreso Dsquared2, che presenta oggi il secondo capitolo di One Life One Planet, summa della ricerca intrapresa dal brand per ridurre il più possibile il proprio impatto ambientale, tenendo fede, al tempo stesso, ai capisaldi che ne hanno plasmato l’identità stilistica. Non si tratta “solo” di abbigliamento eco-friendly: l’iniziativa, infatti, coinvolge anche la cultura aziendale del marchio di Dean e Dan Caten, con i diversi reparti che, dallo scorso febbraio, portano avanti un apposito percorso formativo, così da precisare al massimo il significato di sostenibilità e definire le linee guida per i prossimi step in questa direzione.
Look della collezione One Life One Planet F/W 2022 (ph. courtesy Dsquared2)
Una capsule da (stiloso) esploratore urbano, con capi realizzati in materiali eco
La proposta One Life One Planet per la stagione Fall/Winter 2022, nello specifico, si distingue per il carattere positivo, curioso e vivace dei pezzi, in linea con l’attitude energica dei gemelli Caten (che, a proposito della capsule, dichiarano: «Dal punto di vista creativo è stimolante esplorare nuove strade, mettersi costantemente in discussione per evolvere e proiettarci con entusiasmo nel futuro»).
Ph. courtesy Dsquared2
Gli outfit compongono l’uniforme ideale di un esploratore urbano vestito di tutto punto, il cui guardaroba ruota intorno a capispalla di matrice tecnica (duvet – anche in versione smanicata, aviator jacket, blouson zippati…), borse con ganci e grintosi scarponi; non possono però mancare gli essentials del prêt-à-porter griffato D2, dunque denim pants dalla vestibilità asciutta o più rilassata, giacche di jeans, sneakers, felpe, copricapi in fogge diverse, dal beanie in lana al cappello da baseball.
Ph. courtesy Dsquared2
La palette cromatica è sferzata da tonalità vivide di giallo, arancio e viola, equilibrate da note intense di blu e ottanio, a ribadire con i colori la positività e il dinamismo tipici di chi ha a cuore la salvaguardia del pianeta, e manifesta quest’interesse anche nelle sue mise quotidiane. Il messaggio della collezione viene ulteriormente amplificato dalla stampa che arricchisce i capi, una rielaborazione del motivo grafico che simboleggia la circolarità delle pratiche eco-conscious, con le tre frecce che si rincorrono.
I materiali impiegati sposano appieno l’etica green del progetto: nylon riciclato, cotone biologico, cachemire recycledsono la diretta espressione delle tecniche produttive che meno impattano su ambiente e società. One Life One Planet, che si pone come un percorso in continua evoluzione, coinvolgerà in misura sempre maggiore diversi partner Dsquared2, produttivi e commerciali. Gli articoli saranno disponibili da questo mese in tutte le boutique del brand, sull’e-store e in selezionati retailer internazionali.
Protagonista assoluto della fashion story dal sapore retrò (le immagini, infatti, sono state scattate in analogico) di Igor Vavilov è Daniil Kudryavtsev, aka Daniil K, che all’attività di modello affianca quelle di fotografo, art director e stylist. Qui lo vediamo aggirarsi nei vicoli di Istanbul e mettersi in posa in raffinati interni della metropoli affacciata sul Bosforo, attingendo per comporre i suoi outfit a una selezione di big e new names, maison blasonate (Miu Miu, Dries Van Noten,Yohji Yamamoto) e brand di rilievo della scena turca (Emre Erdemoğlu, For Fun), sbizzarrendosi con cappelli dal tocco artsy, blazer morbidi, camicie stampate e jeans loose fit.
Jacket Dries Van Noten, tank top For Fun, trousers Emre Erdemoğlu, sandals Vagabond
Difficile pensare, oggi, a un prodotto più diffuso, trasversale, discusso, in alcuni casi letteralmente idolatrato della sneaker, assurta da tempo a uno status che ne trascende le caratteristiche specifiche, rendendola un connettore di ambiti più o meno affini quali moda, design, sport, sottoculture varie. In cima ai desiderata di cultori della materia, fashionisti perennemente a caccia della novità du moment, “semplici” consumatori – che siano millennials o Gen Z – che apprezzano la versatilità di una calzatura adatta a qualsiasi contesto, è il capo che riesce a mettere d’accordo tutti, declinabile in infinite modalità, dai modelli frutto di ricercate collaborazioni a quelli basic, dalle limited edition numerate a rari esemplari vintage.
Sneakerness, primo e più importante evento itinerante dedicato ai kicks (come sono note tra gli appassionati) di ogni ordine e grado, dai cimeli pressoché introvabili alle versioni digitali che iniziano a comparire nel metaverso, è nato proprio per soddisfare le richieste della variegata platea che ruota intorno a queste calzature (ormai è persino riduttivo definirle tali). Anche quest’anno il festival farà tappa in Italia, precisamente agli East End Studios di Milanoper due giorni (8-9 ottobre), col suo carico di iniziative speciali e novità, a partire dalle diverse collezioni di NFT con i pezzi più hype, bramatissimi dai collezionisti.
Una due giorni che celebra la sneaker culture, tra shopping, tornei sportivi e svariate iniziative
Nell’edizione 2022, poi, particolare rilevanza verrà data allo sport, specialmente alla due discipline che hanno maggiormente contributo alla nascita e allo sviluppo della sneaker culture, ossia tennis e basket. Nella due giorni meneghina si svolgeranno perciò dei tornei ad hoc, con Sata Court Club che allestirà un campo dove testare le proprie skills sportive, trasmash e volé.
Da segnalare, infine, la presenza del Food Market, dove assaporare le migliori proposte food & beverage, italiane e non, concedendosi una pausa di gusto dalla frenesia di cui è pervasa la kermesse. Nata a Berna nel 2008 e diffusasi rapidamente nelle principali metropoli d’Europa, da Parigi ad Amsterdam passando per Berlino, Londra, Rotterdam e Zurigo, Sneakerness è riuscita infatti a imporsi sulla scena internazionale grazie al mix vincente della formula, unica nel suo genere, un mix di streetwear, ricerca, collezionismo, shopping, cultura e divertimento.
Per i biglietti e maggiori info, si può consultare l’apposito link.
L’autunno è per eccellenza la stagione in cui ripartono pienamente le nostre attività e torniamo alla routine, non solo nel lavoro ma anche nella cura della nostra pelle. Se non l’abbiamo mai curata invece, è il momento giusto per farlo! Le giornate si sono accorciate e sono caratterizzate da forti escursioni termiche e condizioni meteorologiche mutevoli che sono causa di diversi e importanti inestetismi per la pelle di viso e corpo.
Inoltre le continue esposizioni al sole maturate durante l’estate hanno favorito la disidratazione della pelle e alterato l’omogeneità del colorito cutaneo, comportando anche un’azione nociva di fotoinvecchiamento. I rituali tradizionali come maschere, pulizie viso e percorsi anti age sono in continua evoluzione e noi ne abbiamo scoperti alcuni presso La Clinica Milano Skin lab, un luogo dedicato alla persona e specializzato in trattamenti di medicina e chirurgia estetica, situato nel centro di Milano.
ESFOLIARE LA PELLE: IL PEELING PRX-T33
Si tratta di un peeling che favorisce la rigenerazione cutanea e rende la pelle più liscia, compatta e luminosa senza utilizzo di aghi né bisturi. L’autunno è il periodo perfetto per programmare un trattamento di rinnovamento cutaneo che esfoli la pelle dopo l’estate. Il trattamento PRX – T33 rendenderà la pelle più luminosa, liscia e soda, producendo un “effetto lifting” senza dolore.
PREVENIRE L’INVECCHIAMENTO CON UNA BIORIVITALIZZAZIONE
La Biorivitalizzazione è una procedura di medicina estetica mini invasiva che permette di reidratare a fondo la pelle e migliorare la texture cutanea, risollevare e distendere i tessuti di viso e collo, restituendo un aspetto immediatamente più giovane. Questo trattamento favorisce il riequilibrio della normale fisiologia della cute, restituendo turgore e compattezza alla pelle invecchiata del viso ed attenuando le rughe.
LA NUOVA FRONTIERA DELLA PULIZIA VISO
Si chiama Derma Clear ed è una soluzione di idrodermoabrasione incredibilmente potente che consente di pulire, idratare e nutrire a fondo la pelle. Forte degli standard di alta qualità e dell’approccio innovativo del brand Alma. DermaClear lavora delicatamente in profondità per detergere e ringiovanire la pelle, lasciandola fresca, pulita e magnificamente idratata. il trattamento è diviso in 3 fasi: detersione, purificazione e nutrimento. L’esclusiva punta rotante della piattaforma e la potente azione di aspirazione consentono un processo di pulizia profonda ed estrazione delle impurità, garantendo al contempo un’efficace penetrazione della skincare nella pelle.
Si è appena conclusa Méditerranée – Taranto e la Dolce vita, una due giorni all’insegna di arte, moda, storia, cultura e tradizioni ospitata, appunto, dal capoluogo ionico. Ospite d’eccezione della prima edizione, Gianluca Saitto, stilista eclettico che, con le sue creazioni su misura, in equilibrio tra ricercatezza e sartorialità impeccabile, ha conquistato fan del livello di Loredana Bertè, Patty Pravo, Renato Zero e Gianna Nannini.
Un momento del défilé in Piazza Castello, a Taranto
Il couturier ha portato in piazza Castello, nel cuore della città, 30 look della sua ultima collezione,Couture in fieri;una summa dei capisaldi di stile della griffe eponima, a cominciare dalla profusione, su lunghi abiti scivolati, blazer affilati, minidress e gonne sinuose, di ricami e applicazioni rigorosamente handmade. Altro atout del marchio, la nobilitazione della figura femminile attraverso tagli dalla precisione chirurgica, effetti see-through, texture ricercate, tessuti shiny e dall’aspetto metallico, un richiamo agli outfit brillanti – letteralmente – delle icone del rock anni ‘70, eterna fonte d’ispirazione del designer. Alcune mise, inoltre, sono state completate per l’occasione dai copricapi di alta moda firmati Pasquale Bonfilio, autentico artista della modisteria artigianale.
Alcuni look dello show Couture in fieri di Gianluca Saitto
Sfilano nel cuore della città antica 30 outfit che compendiano il percorso creativo del marchio
A margine della sfilata, Gianluca Saitto ha dichiarato di aver «accettato con grande entusiasmo l’invito di Mario Rigo e Angelo Labriola, ideatori del format Méditerranée, che vogliono dare un contributo concreto alla rinascita di Taranto. Sono rimasto subito affascinato dalla bellezza nascosta del luogo, culla della Magna Grecia, un luogo ricco di tradizioni che, partendo un glorioso passato, guarda alle sfide del futuro. Nella mia ricerca, in maniera analoga, attingo alle migliori tradizioni artigianali, come il ricamo, per trasformarle in qualcosa di contemporaneo. Nel cuore della città antica ho così presentato 30 uscite che riassumono il percorso di questi dieci anni di attività, in cui sono protagonisti abiti dalle nuance dell’oro e dell’argento, look che giocano su una luminosità eccezionale, accentuata dalle preziose broderies e dai cristalli applicati a mano. Un vero omaggio al saper fare italiano».
Gianluca Saitto al termine della sfilata
La collezione, secondo Mario Rigo, «rappresenta un compendio delle creazioni più spettacolari di Gianluca Saitto, della sua visione di una moda in perenne evoluzione (in fieri, ovvero in divenire), in cui le tradizioni del ricamo sono rilette in un’ottica contemporanea, valorizzando gli abiti da sera e i completi con le giacche strutturate. È proprio il tipo di lavorazione sartoriale che si potrebbe realizzare nella nostra Taranto».
Il finale dello show del brand a Taranto
Uno show d’eccezione per suggellare una kermesse che intende promuovere le eccellenze tarantine
Lo show ha chiuso in bellezza una kermesse che ha trasformato il centro della città dei due mari in un laboratorio a cielo aperto che, coinvolgendo le istituzioni e l’imprenditoria locale, ha immaginato soluzioni per rendere più vivibile questo scrigno di storia millenaria affacciato sullo Ionio. Tirando le somme, Rigo e Labriola hanno posto l’accento sull’importanza «di organizzare un primo grande evento di haute couture a Taranto, l’inizio di una lunga serie di eventi nati per valorizzare la nostra città e il fatto a mano. L’obiettivo è far riscoprire i valori del nostro territorio, le sue radici, la sua arte e cultura con atteggiamento costruttivo. Per questo abbiamo innescato, tramite una tavola rotonda e la sfilata di Saitto, alcune progettualità per recuperare antichi mestieri e botteghe artigiane nei palazzi nobiliari in fase di restauro.
Il centro storico di Taranto
Vogliamo ad esempio rilanciare la tradizione locale del bisso, tecnica dell’alta moda che può rinascere grazie ai giovani. E creare un ponte con Milano, visto che la Puglia è un polo produttivo importante il settore fashion. Taranto potrebbe formare le nuove generazioni nel recupero di questi mestieri in via di estinzione, dando loro un’opportunità per restare attivamente in loco. Insieme all’amministrazione comunale e a numerosi imprenditori, faremo risaltare la bellezza spesso nascosta di questo territorio. Ringraziamo Gianluca Saitto che, per primo, ha messo a disposizione la sua arte sartoriale per far conoscere in modo inedito la città antica».
Nell’immagine in apertura, il finale della sfilata di Gianluca Saitto a Taranto
Dal 17 settembre al 3 ottobre l’Oktoberfest2022, l’attesissimo appuntamento per gli amanti della birra torna in scena al Theresienwiese di Monaco. Birra bavarese, o Bayerisches Bier, scorrerà a fiumi e rappresenterà, come ogni anni, il fil rouge della manifestazione. Ma la bevanda al luppolo non sarà l’unica attrazione della festa ottobrina: parate, attrazioni e spettacoli intratterranno i visitatori tra un boccale e l’altro. E per i buongustai, l’esperienza birraia nella città tedesca non si limita ai confini del parco sede dell’Oktoberfest. A Monaco infatti, si trovano Brauereien e locali storici che sono tappe obbligate per gli appassionati e gli intenditori della birra. Ecco allora le5 migliori birrerieselezionate da Civitatis, azienda leader nella vendita di visite guidate, escursioni e tour gratuiti.
Hofbräuhaus, la birreria per eccellenza di Monaco di Baviera
La Hofbräuhaus non è solo la birreria più famosa di Monaco, ma è considerata da molti la migliore della Germania. Fu fondata nel XVI secolo, quando il duca Guglielmo V di Baviera ne fece il principale fornitore di birra Weissbier per la famiglia Wittelsbach. Oggi il locale, noto anche come HB, è di proprietà del governo bavarese.
Nelle sue sale a volta policroma si può assistere spesso spettacoli dal vivo di musica tradizionale sorseggiando un boccale di birra in un ambiente in cui respirare un’atmosfera autentica bavarese.
Hofbräuhaus
Biergarten Viktualienmarkt, il luogo perfetto per una birra all’aria aperta
Questo biergarten (o giardino della birra) è un luogo ideale per gustare una birra ghiacciata all’aria aperta nella suggestiva città di Monaco, immersi nel verde. Comodamente seduti sulle panchine di legno circostanti, è possibile accompagnare alla bionda (o scura che sia) con lo street food locale, acquistato nei chioschi del parco.
L’offerta del Viktualienmarkt inoltre cambia continuamente, alternando varietà provenienti dai principali birrifici della capitale, per un’esperienza en plein air ogni volta diversa.
Biergarten Viktualienmarkt
Biervana, il paradiso dei birrai
Biervana non è né un birrificio né un pub, ma è un paradiso terrestre per chi ama la birra sopra ogni altra cosa. Tra lattine e bottiglie, più di seicento varietà e gusti provenienti dalla Baviera e da tutto il mondo sono esposti sugli scaffali del locale: un vero spettacolo per gli occhi ma soprattutto per la gola. Biervana è quindi la meta per gustare una vera birra artigianale scegliendo tra varietà provenienti da Austria, Nuova Zelanda, Belgio, Regno Unito, Germania e moltissimi altri luoghi che della birra hanno fatto una vera arte.
Agustiner Stammhaus, la Baviera in un boccale di birra
Il birrificio che dà il nome a questo e a molti altri locali della città è l’Augustiner-Bräu Wagner KG, il più antico birrificio di Monaco. L’ambiente interno si caratterizza per i dettagli art nouveau e neobarocchi che contribuiscono a ricreare un’atmosfera rétro. Inoltre, la birra è prodotta qui secondo la legge di purezza del 1516, che obbliga i birrai a produrre la loro birra con solo tre ingredienti: orzo, luppolo e acqua.
La celebre birra Paulaner
Paulaner Bräuhaus, dai birrai per i birrai
Non c’è dubbio: la taverna Paulaner Bräuhaus è uno dei luoghi da visitare in qualsiasi viaggio a Monaco. Un luogo con un obiettivo molto chiaro: creare un’esperienza autentica attraverso uno dei marchi di birra più importanti del paese. Oltre a degustare alcuni piatti a base di maiale, manzo o oca, in questo birrificio è possibile vedere da vicino la preparazione degli ingredienti della birra artigianale e conoscerne alcuni segreti (non tutti sanno ad esempio che questa bevanda è stata prodotta dai monaci dell’Ordine dei Minimi nel 1634). Oggi i birrifici Paulaner hanno conservato quasi intatti i metodi di produzione e il gusto di un tempo.
La Milano Fashion Week dedicata alle collezioni donna Spring/Summer 2023 si è aperta, martedì 20 settembre, con la 22esima edizione dei Chi è Chi Awards, ideati e organizzati da Cristiana Schieppati, direttrice dell’omonimo quotidiano digitale, annuario e newsletter della casa editrice Crisalide Press (www.crisalidepress.it). Tenutasi nella sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano (che, insieme alla Camera Nazionale della Moda Italiana, la patrocina), la cerimonia ha visto assegnare diversi riconoscimenti, rinominati a partire da quest’edizione Fashion Community Awards– Chi è Chi Awards, così da sottolineare ulteriormente il senso di appartenenza di un’industria fondamentale per il Belpaese; un appuntamento autorevole, che ogni anno chiama a raccolta – e celebra – l’intero fashion system, dai designer agli ambassador dei principali brand, passando per imprenditori, press office, manager, stampa di settore…
Un momento della cerimonia di premiazione, nella Sala Alessi di Palazzo Marino
I vincitori dell’edizione 2022 dei Fashion Community Awards – Chi è Chi Awards
The Human Touch, il tocco umano scelto come filo conduttore della 22esima edizione
I premi sono stati decisi da una giuria formata da nomi di spicco del panorama modaiolo nostrano, che comprende come membro onorario il Cavalier Mario Boselli – presidente della Fondazione Italia Cina, dell’Istituto Italo Cinese e presidente onorario della Camera Nazionale della Moda, il critico e fashion feature deputy editor di Style Magazine Corriere della SeraMichele Ciavarella, Luca Dini (direttore di F e Natural Style).
Cristiana Schieppati con Brunello Cucinelli e Raffaella Curiel
E ancora, il direttore responsabile content hub moda e beauty e direttore di d Emanuele Farneti; la direttrice di Grazia Silvia Grilli; il Vanity Fair european editorial director Simone Marchetti; Francesca Ragazzi (head of editorial content di Vogue Italia); Nicoletta Polla-Mattiot, direttrice del supplemento del Sole 24 Ore How To Spend It; la caposervizio e fashion editor del Corriere Paola Pollo; Danda Santini (che dirige Io Donna e Amica); la direttrice di Donna ModernaMaria Elena Viola. A guidare il loro operato, il tema guida della XXII edizione, ossia The Human Touch, quel tocco umano che ha motivato – e continua a farlo – la straordinaria resilienza dimostrata negli ultimi anni dal settore fashion, le strategie da esso adottate per affrontare al meglio le nuove, enormi sfide che si profilano all’orizzonte, inclusione, sostenibilità, metaverso, ricerca, il rapporto sempre più stretto col mondo dell’arte.
Per la prima volta, inoltre, è stato assegnato da Comune di Milano e Chi è Chi il premio Fashion & The City, pensato per valorizzare i progetti in grado di rafforzare ancor di più il legame tra moda e città meneghina. L’assessora allo Sviluppo Economico e alle Politiche per il Lavoro con delega alla Moda e al Design, Alessia Cappello, ha consegnato il riconoscimento a Piattaforma Sistema Formativo Moda ETS, rappresentata da Matteo Secoli.
Alberto Cavalli (al centro) tra Silvano Brescianini e Nicoletta Polla-Mattiot; Giorgia Rapezzi con Michele Ciavarella; Malika El Maslouhi; Tananai con Silvia Grilli
Di seguito, l’elenco completo dei premiati.
Premio per il sociale: Alberto Cavalli – direttore generale Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte
Premio per l’imprenditoria: Giorgia Rapezzi – direttore creativo e co-fondatrice di Jato
Premio Elio Fiorucci Designer of the Year: Alessandro Michele – direttore creativo di Gucci
Premio Community Touch: Michelle Francine Ngonmo – presidente Afro Fashion Association
Premio Top model of the year: Malika El Maslouhi – modella
Premio alla Carriera: Brunello Cucinelli – presidente esecutivo e direttore creativo della Brunello Cucinelli Spa
Premio Generazione Z: Tananai– cantautore e produttore
Premio Ambassador Italian Touch: Antonio Marras – direttore creativo e costumista
Premio Golden Couple: Gea Politi e Cristiano Seganfreddo – editori di Flash Art
Premio arte e fotografia: Brigitte Niedermair – fotografa
Premio stylist of the year: Nick Cerioni – Rock Star stylist
Premio young designer: Marco Rambaldi – stilista
Anche Paolo Stella, scrittore e influencer, è stato premiato attraverso una votazione della community del Chi è Chi, ricevendo il Digital Creator Award; mentre Alessio Vannetti – chief brand officer di Valentino – e la pr manager Italia di Guerlain, Cristiana Villani, hanno ricevuto i Premi Barbara Vitti per il miglior ufficio stampa moda e bellezza.
Antonio Marras con Luca Dini; Brigitte Niedermair con Emanuele Farneti; Gea Politi e Cristiano Seganfreddo con Mario Boselli
A sinistra, Alessio Vannetti con Paolo Stella; a destra, Nick Cerioni
Nell’immagine in apertura, tutti i vincitori dei Chi è Chi Awards 2022
È stata inaugurata a Venezia lo scorso 7 settembre, nei giorni della 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica, una exhibition decisamente sui generis, innanzitutto per la location galleggiante. Si tratta, nello specifico, di Lycian Princess, caicco turco di 28 metri in legno a due alberi, ormeggiato presso la Marina di Sant’Elena, proprio alle spalle dei Giardini della Biennale. L’imbarcazione ospita per tutto il mese di settembre Vedere oltre la vista, installazione itinerante di Felice Tagliaferri, scultore non vedente che vanta collaborazioni con università e istituzioni di tutto il mondo (Musei Vaticani, Accademia di Brera, MACRO, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, solo per fare qualche nome).
Due sculture di Felice Tagliaferri esposte sul caicco Lycian Princess
Il Lycian Princess
In mostra – sull’acqua – le sculture di Felice Tagliaferri, frutto del suo lavoro tattile-visivo
La produzione dell’artista si distingue per la forte componente tattile delle sculture (realizzate nei materiali più disparati, dalla creta al marmo, dalla pietra al legno, trattati sapientemente e plasmati con tecniche diverse), in linea con la sua volontà di promuovere una fruizione più democratica dell’arte, educando lo spettatore a un nuovo approccio alle opere, che non preveda l’uso esclusivo della vista. Aspetto peculiare del progetto in questione è proprio il fatto di essere accessibile alle persone non vedenti; lo stesso Tagliaferri guida personalmente gli ospiti, per mano e con la voce, in un percorso sensoriale ad hoc.
Lo scultore guida un visitatore a far esperienza in modo diverso della sua opera
“L’esplorazione tattile di ogni mia opera rivela dettagli non percepibili con il solo uso della vista”, spiega lui, che nel 2006 ha fondato la scuola Chiesa dell’Arte, in cui si fa ricorso a un metodo di lavoro definito tattile-visivo, per cui “si guarda con le mani e si tocca con gli occhi”, per usare le sue parole. L’obiettivo, perseguito costantemente dallo scultore, è quello di abbattere ogni barriera, sia fisica che mentale, educando le persone a percepire la disabilità non come un limite ma, al contrario, come un modo differente di interpretare la vita.
Carta dei diritti delle persone con disabilità, l’opera dello scultore sul Lycian Princess per la Barcolana di Trieste
La mostra itinerante sul caicco si concluderà il 9 ottobre a Trieste, in occasione della Barcolana, storica regata velica che si tiene ogni anno nel golfo del capoluogo friulano. il Lycian Princess parteciperà, portando a bordo l’artworkCarta dei diritti delle persone con disabilità, sulla quale Tagliaferri intende far incidere le proprie iniziali a tutti i capi di stato del mondo, così da togliere dalla superficie marmorea dell’opera qualche granello e farle assumere un peso leggermente minore, veicolando un messaggio di pace e sostenibilità.
Due altre creazioni di Tagliaferri
Artista a bordo, un format tailor-made che permette di fruire delle opere in modo inedito
L’exhibition si inserisce nel contesto di Artista a bordo, pensato dal curatore e art dealer Riccardo Benedini in collaborazione con l’armatrice veneziana Marina Rossi. Il format, che quest’anno vede il coinvolgimento della Onlus “Lo Spirito di Stella” del velista Andrea Stella, è inedito, un’esperienza tailor-made che offre ad artisti e designer l’opportunità di raccontarsi attraverso brevi interviste nel Mediterraneo, su un’imbarcazione già ribattezzata “prima galleria galleggiante d’Italia”. I due ideatori del progetto, infatti, hanno scelto di trasformare Lycian Princess in un luogo d’incontro, aperto ai creativi di ogni dove e alle loro idee.
Felice Tagliaferri con Riccardo Benedini
Un vero e proprio salotto culturale su acqua, dunque, animato di volta in volta da installazioni d’arte, oggetti di design o mostre itineranti, per offrire al pubblico un’esperienza coinvolgente e suggestiva, seguendo la convinzione di Benedini per cui “l’arte e la cultura necessitano, in questo delicato momento storico, di riavvicinarsi alle persone attraverso un modo di comunicare più semplice, spontaneo e – sopratutto – su misura di chi ascolta”.
È possibile seguire il viaggio in mare di Felice Tagliaferri sul profilo Instagram del curatore, @riccardobenedini_. La mostra sarà visitabile, previo appuntamento, per tutto il mese di settembre (per maggiori informazioni: [email protected], +39 3200664393). Lycian Princess, inoltre, organizza tutto l’anno charter privati ed eventi; chi volesse pernottare a bordo può contattare [email protected].
Nell’immagine in apertura, una scultura di Felice Tagliaferri a bordo del Lycian Princess
Ad agosto ha compiuto 75 anni Bob Lutz, tennista americano dal palmarès stellare, che comprende cinque coppe Davis, altrettante vittorie nelle finali di doppio agli US Open, 43 titoli complessivi nel doppio (spesso in tandem con un altro mostro sacro della racchetta, Stan Smith) e 11 in solitaria. Per omaggiare uno dei campioni di tennis più famosi e vincenti degli Stati Uniti, il marchio di calzature sportive Autry presenta un video ad hoc e una versione aggiornata delle sneakers di punta della casa, che prendono appunto il suo nome.
Bob Lutz in uno scatto d’epoca (ph. Denver Post via Getty Images)
Una doppia iniziativa per omaggiare il 75esimo compleanno del tennista
Lanciato appena prima del weekend che ha visto disputarsi le finali degli US Open, il cortometraggio, dal sapore “old school”, condensa in poche decine di secondi le prodezze di Lutz sul campo, ripercorrendole attraverso immagini d’epoca degli anni Settanta e Ottanta, quelli in cui dominò la scena agonistica. In chiusura del filmato, la telecamera indugia proprio sulle nuove trainers Autry, anch’esse dall’appeal squisitamente vintage, con tomaia candida dalla punta stondata color burro, identica tonalità della spessa para in gomma; sul lato, il sigillo del brand, col nome affiancato dalla bandiera a stelle e strisce. Retromania in piena regola dunque, per celebrare a un tempo le gesta di una figura d’eccezione del tennis, troppo spesso dimenticata, e le ginniche della label, simbolo dell’eleganza imperitura della disciplina in questione.
“Bob Lutz – dichiara Autry in un comunicato – è un campione iconico degli anni Settanta e Ottanta. Siamo orgogliosi di rendere immortali i suoi successi con una sneaker rappresentativa di un’epoca d’oro del tennis, che continua ad avere un’influenza stilistica anche al di fuori di questo sport”. Il diretto interessato, da parte sua, dichiara: “Tutti sembrano conoscere il mio compagno di doppio per una sneaker bianca(parla del suddetto Stan Smith, ndr), mi sembra giusto avere finalmente la mia. Voglio ringraziare Autry per aver realizzato una scarpa bellissima e una campagna che ricorda al mondo del tennis la mia eredità”.
La nuova versione delle sneakers Bob Autry del brand
Le nuove ginniche Bob Lutz sono disponibili sul sito autry-usa.com e nei migliori rivenditori internazionali, on e offline, un elenco nutrito che comprende, tra gli altri, LuisaViaRoma, Farfetch, Saks Fifth Avenue e House of Fraser.
Nell’immagine in apertura, le nuove sneakers Bob Lutz di Autry (ph. courtesy Autry Shoes)
Sguardo penetrante e fluente chioma scura, il modello Giuseppe Alloca indossa per Manintown outfit che anticipano alcuni trend imperanti del menswear della prossima stagione, dall’oversize alla rivisitazione del classico completo due pezzi.
Nelle immagini di Davide Musto, infatti, lo vediamo sfoggiare capi e accessori che esprimono la visione stilistica sui generis di marchi quali Dsquared2, MSGM, JordanLuca, Giuseppe Zanotti, Davii, Yezael by Angelo Cruciani, alternando ampie jumpsuit scollate, suit color lime dai pantaloni scampanati, blazer quadrettati di matrice grunge e abiti dal finish satinato.
Total look Dsquared2, boots Karl Lagerfeld
Jumpsuit Davii
Jumpsuit Davii
Total look JordanLuca, shoes Giuseppe Zanotti, necklaces stylist’s archive
Da sinistra a destra, Monica Marangoni, Graziano Scarabicchi, Simona Ventura, Maximiliano Gigliucci e Giovanni Terzi (ph. by Daniele Butera)
Si è svolta mercoledì 14 settembre, nella sala della Promoteca in Campidoglio, la cerimonia di premiazione della seconda edizione di Facce da Spot. Realizzato da Idal Group, ideato da Graziano Scarabicchi e Maximiliano Gigliucci, organizzato e prodotto da BUUUBALL OFF COLORS, l’award è dedicato ai testimonial delle campagne pubblicitarie, istituzionali e sociali più diffuse ed efficaci, incarnati (sempre più) spesso e volentieri da personalità di prim’ordine dello showbiz. Ad assegnarlo, una giuria composta da nomi di rilievo dell’industria dello spettacolo, presieduta da Maurizio Costanzo; al suo fianco, Luca Argentero, il produttore della Ballandi Multimedia Andrea Mazzoni e Lorella Ridenti.
Da sinistra a destra, Paolo Conticini, Graziano Scarabicchi, Gabriele Mainetti, Maximiliano Gigliucci, Neri Marcorè (ph. by Daniele Butera)
Premiati e ospiti dell’edizione 2022
Tra i premiati, volti assai noti – e amati -dell’intrattenimento nostrano, da Simona Ventura a Ricky Tognazzi passando per Neri Marcorè, Serena Autieri, Anna Falchi; e ancora, Massimo Lopez, Marisa Laurito, Emanuela Folliero, Stefania Orlando, il regista dei cult Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks OutGabriele Mainetti, Paolo Conticini, Rossella Brescia, Ascanio Pacelli, Ciro Priello e Fabio Balsamo dei The Jackal.
Simona Ventura, Emanuela Folliero, Gabriele Mainetti, Anna Falchi (con Graziano Scarabicchi), Rossella Brescia (ph. by Daniele Butera)
Per la categoria talent, il premio Facce da Spot 2022 è andato a Giovanna Goglino e Simone Finotti, interpreti eclettici di numerosi spot televisivi. Come miglior direttore della fotografia è stato scelto Daniele Ciprì, per il make-upSimone Belli, vera star del settore. Altri riconoscimenti sono andati a – per fare qualche nome – Paolo Bonolis, Flavio Insinna, Bruno Pizzul e Filippo Magnini, che hanno ringraziato pubblico, giuria e organizzatori attraverso la proiezione di contributi audiovisivi. L’evento, condotto dai giornalisti Monica Marangoni e Pino Strabioli, è patrocinato da MIC, Regione Lazio, Roma Capitale, Roma Lazio Film Commission e SIAE.
Da sinistra a destra, Monica Marangoni, Anna Falchi, Maximiliano Gigliucci, Graziano Scarabicchi (ph. by Daniele Butera)
Ciro Priello e Fabio Balsamo (ph. by Daniele Butera)
Massimo Lopez, Ricky Tognazzi (ph. by Daniele Butera)
Nell’immagine in apertura, Monica Marangoni, Graziano Scarabicchi, Simona Ventura, Maximiliano Gigliucci e Giovanni Terzi in un momento della serata (ph. by Daniele Butera)
Il giardino Corsini, nel cuore di Firenze, ospita da oggi al 18 settembre la XXVIII edizione di Artigianato e Palazzo, una tre giorni che vede protagonisti oltre 90 testimoni della più alta tradizione artigiana, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni. La rassegna torna dunque a puntare i riflettori sulla perizia manifatturiera di laboratori e botteghe attraverso un percorso articolato, che conduce dalle limonaie del parco alle sale del palazzo dell’omonima, nobile famiglia fiorentina, alternando mostre, installazioni, workshop ed eventi uniti dal filo conduttore della craftsmanship.
Atelier Volante, una delle oltre 90 realtà in mostra da Artigianato e Palazzo
Un percorso espositivo articolato per scoprire le creazioni di oltre 90 eccellenze artigianali, italiane e non
Le decine di lavori selezionati permettono di scoprire la varietà e ricchezza dell’artigianato contemporaneo, che può declinarsi nei modi più disparati, dall’uso creativo dei materiali di recupero – cui ricorrono tra gli altri Mani di Coccio, Malvadía Gadì e Sabelle Atelier – al connubio tra manualità e tecnologia che caratterizza, ad esempio, le opere in canapa di Rizza Artexture, i manufatti in vetro soffiato e ceramica di Tuttoattaccato, le borse handmade di Giratine. Spazio anche ad accessori estrosi, come i monili di Giulia Sorvillo, espressione di un lusso accessibile ed etico; la bigiotteria AN.GI di Angel Ubah; le bag in pelle di Kyoko Morita; gli oggetti d’arredo di Alice Gori, Flavia Lombardi Vallauri, Novotono. Ci sono poi maestranze che tengono viva la cultura artigiana della valle della Loira, come le ceramiste Catherine Azoulai e Caroline Peltier, il laboratorio Attento (specializzato in papillon di legno), Valérie Vayre, Efti con le sue collezioni tessili.
Due artigiani all’opera (a destra, Riccardo Penko della Bottega Penko)
È un vero e proprio omaggio all’arte orafa del Rinascimento, invece, quello della Bottega Penko, le cui opere recuperano antiche tecniche dei maestri fiorentini, dall’incisione alla cesellatura, guardando a capolavori passati come la corona del Marzocco o il celebre diamante “Fiorentino”, dalle dimensioni eccezionali.
A Palazzo Corsini le creazioni di Blogs & Crafts – I giovani artigiani e il web, Crafting Europe, mostre e installazioni
Rinnovato anche quest’anno l’appuntamento col concorso Blogs & Crafts – I giovani artigiani e il web, rivolto agli under 35. Le creazioni di alcuni di loro, provenienti da tutta Europa, sono riunite nelle scuderie di Palazzo Corsini: si possono ammirare, tra gli altri, i risultati delle tecniche tradizionali di tessitura, filatura, macramè e lavorazione della corda di Christian Muscat; i coltelli di Hugh Byrne; le ceste di Louise Mc Keever; le borse di Moeki Yamada, assemblate secondo i dettami della tradizione giapponese Shifu… Tra le proposte dei craftsmen nostrani, gli oggetti in ceramica e le sculture d’ispirazione futurista di Keramô, il luxury design sostenibile Margart, i complementi d’arredo Algranti Lab, che danno nuova vita a materiali di scarto.
I vincitori dell’edizione 2022, inoltre, grazie alla collaborazione con Fondazione Ferragamo avranno l’opportunità di visitare l’archivio della maison, orgogliosa custode di quell’artigianalità che fu il fiore all’occhiello del fondatore. Sempre alle scuderie, il progetto Crafting Europe presenta il lavoro sperimentale di iAtelier Online.
L’installazione L’Abbraccio nel giardino Corsini
Sotto la loggia dell’edificio, invece, è possibile ammirare le installazioni del laboratorio di falegnameria della comunità di San Patrignano nell’inedito allestimento di Cosimo Bonciani & Partners. Nello spazio Focus trova posto la mostra di Artex sulle eccellenze del vetro della Toscana, mentre nella biblioteca la videoinstallazione di Toscana Promozione Turistica racconta il legame inscindibile fra territorio e artigianato.
Conciapelli. Eredi di un’arte maggiore celebra un’eccellenza della pelletteria toscana, la concia al vegetale
Proseguendo nel percorso, è stata allestita nella sala da ballo della dimora nobiliare la “Mostra Principe” della 28esima edizione, Conciapelli. Eredi di un’arte maggiore, dedicata all’attività di una gloriosa istituzione toscana, il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale, formato da 20 concerie sparse tra Firenze e Pisa, unico distretto al mondo riconosciuto per la lavorazione in questione, oltremodo peculiare. Una storia che rimanda ai secoli passati, illustrando l’evoluzione di un prodotto un tempo umile, la vacchetta toscana, che, nobilitato dalle sapienti mani degli artigiani locali, è diventato un simbolo di gusto e savoir-faire squisitamente italiani.
L’asciugatura della pelle all’aria praticata nelle aziende del Consorzio
Oggi come ieri, la concia al vegetale prevede l’utilizzo esclusivo di estratti di legno, trattati dalle maestranze come fossero prodigiosi ingredienti alchemici, capaci di tramutare il pellame grezzo in cuoio. Al lavoro degli specialisti, il progetto espositivo affianca immagini, parole, sensazioni tattili e olfattive, così da trasmettere ai visitatori concetti basilari e spunti per far loro conoscere, e apprezzare, un prodotto dalla qualità impareggiabile.
Gli altri appuntamenti in calendario a Artigianato e Palazzo
Da segnalare, inoltre, l’eventoRicette di famiglia della giornalista Annamaria Tossani. Attenendosi al titolo di quest’anno, Il crimine è servito, quattro noti giallisti (Patrizia Debicke Van Der Noot, Lucio Nocentini, Marco Vichi, Enzo Fileno Carabba) spiegano gli “ingredienti” del successo dei rispettivi libri, soffermandosi sulle ricette che punteggiano il quotidiano dei protagonisti di questi ultimi, realizzate live dagli chef della scuola d’arte culinaria Cordon Bleu, e servite in esclusivi piatti di porcellana della serie Fornasetti Tema e Variazioni. A corollario della rassegna, il calendario prevede vari appuntamenti e premi, da Una conversazione con… la Comunità di San Patrignano all’assegnazione del Premio Perseo (all’espositore più apprezzato dal pubblico) e di quello Giorgiana Corsini, per lo stand più bello a giudizio del comitato promotore.
Neri Torrigiani e Sabrina Corsinidurante la conferenza di presentazione della XXVIII edizione
Presentando l’edizione numero 28 di Artigianato e Palazzo, gli organizzatori Sabrina Corsini (presidente dell’Associazione Giardini Corsini) e Neri Torrigiani spiegano che il loro impegno continuerà a essere «soprattutto quello di salvaguardare l’indipendenza delle botteghe, il perno della loro esistenza, risultato di ingegno creativo e sperimentazione», ponendo l’accento sulla loro natura intrinsecamente green, «un esempio di scelta sostenibile, perché di fronte ai cambiamenti economico-sociali l’artigiano, col suo lavoro a basso impatto ambientale, sottolinea ciò che possiamo riprendere a fare per rispettare la Terra e inquinare meno: salvaguardare la tradizione è oggi la nostra sfida verso un futuro migliore».
Nell’immagine in apertura, l’allestimento della mostra Conciapelli. Eredi di un’arte maggiore a Palazzo Corsini
D1 Milano è un brand di orologi fondato nel 2013 da Dario Spallone, oggi trentenne. Un marchio protagonista di una crescita autentica, virtuosa e dinamica, che gli ha consentito di raggiungere il traguardo di 90.000 modelli venduti all’anno, affermandosi come un nome di spicco nel panorama orologiero internazionale.
Il Polycarbon della linea Seletti x D1 Milano (ph. courtesy D1 Milano)
Le sue collezioni rappresentano un omaggio all’iconicità dei segnatempo tradizionali, riletta in chiave moderna, e si distinguono per una produzione estremamente attenta ai dettagli, qualità che consente una certa irriverenza nell’approccio, ma sempre nel solco dei principali trend del segmento. I design di D1 sono una combinazione unica tra rispetto della tradizione, contemporaneità e ricerca, caratteristiche che l’hanno accompagnato verso un successo intergenerazionale consolidato. Nella nostra intervista, Dario ci racconta la passione per questo intramontabile accessorio maschile ma anche il suo percorso da giovane imprenditore.
Dario Spallone (ph. courtesy D1 Milano)
Intervista con Dario Spallone, fondatore e Ceo D1 Milano
Ha dato vita al progetto D1 Milano da giovanissimo, può raccontarci come nasce il suo pensiero imprenditoriale e perché ha scelto questo segmento?
Molti si focalizzano sull’età o sul come è iniziato un progetto, secondo me paradossalmente è la parte meno importante. Si pensa spesso che per iniziare qualcosa bisogna avere “l’idea della vita” o uno storytelling da far invidia ad Alessandro Baricco, io penso invece che ci sia poca autenticità in questo. Un progetto non inizia in un determinato momento, è un qualcosa in costante innovazione. All’inizio devi essere disperato o pazzo, perché il rischio, nel partire da zero, è così alto che uno sano di mente non giustificherebbe mai razionalmente una scelta del genere. Il mio essere giovane è stato d’aiuto, ma a dire la verità non c’è stata bravura, piuttosto fortuna nel buttarmi a capofitto, non avevo idea della reale difficoltà di quello che volevo fare.
Quando ho cominciato avevo una passione per l’orologio, inteso come accessorio, come uno dei pochi prodotti che un uomo poteva usare per raccontarsi. Sarei falso a dire che era una passione spropositata, perché in realtà si è costruita giorno dopo giorno. Così, poco per volta, ho cominciato a notare che questo progetto diventava un modo di comunicare chi fossi. I sacrifici, compiuti in maniera naturale, e le decisioni prese senza alcuna giustificazione logica sono quelle che mi hanno fatto capire quali siano i nostri valori; dopo quasi dieci anni, posso dire finalmente qual è il nostro pensiero: fare le cose al meglio, migliorare costantemente. L’azienda rappresenta ciò che siamo, l’attenzione al dettaglio, la qualità, il nostro tono di voce, è questo a renderci diversi da tutti gli altri brand che possono competere nello stesso segmento.
“L’orologio è uno dei pochi prodotti che un uomo può usare per raccontarsi”
Un altro modello della collab Seletti x D1 Milano
Il marchio ha conosciuto da subito un forte sviluppo commerciale all’estero, con un focus importante a Dubai, può spiegarci le ragioni di questo successo nel Middle East?
In verità è molte meno “strategico” di quanto si possa pensare. Da una parte, essendo un paranoico cronico, la diversificazione globale, specialmente in contesti storici molto volatili come quelli odierni, era per me necessaria; tenendo sempre in considerazione che, in un contesto globalizzato, vendere all’estero è un prerequisito, non una scelta, soprattutto quando si tratta di un concetto italiano, di attenzione al dettaglio italiana, quest’anima per cui tutto il mondo impazzisce. Dall’altra parte, la fortuna ha voluto che, nei primi anni, sia arrivato un cliente kuwaitiano che ha cominciato a vendere molto, senza nessun canale di vendita.
Da un lato c’erano tanti negozi italiani che, con difficoltà, riuscivamo a far ruotare poco, dall’altro un mercato che dal niente, senza motivazioni apparenti, funzionava (anche se erano figure ridicolmente piccole). Così ho deciso di investire tutto su quel territorio, un po’ come scommessa, e da pazzo qual ero, mi sono trasferito lì. Inizialmente, al di là di questo cliente, il feedback dei negozi era molto negativo, ma se ti fai il mazzo, bussando alla porta ogni giorno, provandoci e riprovandoci, in qualche modo arrivi al traguardo. Da lì il Medio Oriente è diventato il mercato numero uno, crescendo fino ad assumere una dimensione importante. Appena raggiunta una certa scala, ho deciso di riportare le radici in Italia, trasferendo qui l’headquarter e continuando la mia strategia di internazionalizzazione per diventare sempre più globali.
“D1 Milano rappresenta ciò che siamo, l’attenzione al dettaglio, la qualità, il nostro tono di voce”
Seletti x D1 Milano (ph. courtesy D1 Milano)
Ogni brand ha dei prodotti chiave che gli consentono di affrontare il mercato in modo virtuoso, quali sono quelli di D1 Milano?
Vendiamo un prodotto di qualità, da tono di voce dinamico, fresco, al giusto price point. È un po’ quello che piace dell’italianità, in tutti i settori noi riusciamo a proporre prodotti fatti bene, semplici ma, in questa loro semplicità, riconoscibili, con un carattere che si nota tra mille e dal prezzo basso per l’esperienza che regalano.
Seletti x D1 Milano (ph. courtesy D1 Milano)
Uno dei modelli, il Polycarbon, si presta perfettamente alle collaborazioni, può dirci qual è stata, a suo parere, la più geniale ad oggi?
Sono di parte, per me tutte le collaborazioni sono pazzesche, perché raccontano in qualche modo le nostre passioni o la nostra infanzia. Kodak, Diabolik, Arancia Meccanica, Chupa Chups, Gremlins, Seletti… Non c’è una linearità in questi progetti, se non nel fatto che amiamo così tanto questi brand, che abbiamo pensato di poter creare qualcosa di superfigo lavorando con loro. Non facciamo le collaborazioni per ragioni commerciali, ma perché vogliamo essere contaminati da mondi diversi, per ottenerne una novità. I dettagli su cui lavoriamo non hanno all’apparenza una vera ragione, ad esempio nella partnership con Willy Wonka abbiamo utilizzato una placcatura in PVD marrone a 0.8 micron su un orologio in policarbonato, il quadrante riprende in 3D la forma del cioccolato, il packaging era tutto personalizzato a tema… L’attenzione al dettaglio e la coerenza dell’insieme sono i nostri unici obiettivi, facciamo tutto questo perché ci divertiamo.
“Facciamo le collaborazioni non per ragioni commerciali, ma perché vogliamo essere contaminati da mondi diversi”
A proposito di collaborazioni, può raccontarci come nasce l’ultima con Seletti?
Con Stefano (Seletti, ndr) avevamo un’amicizia in comune, quando l’ho sentito per la prima volta al telefono è stato davvero gentile e disponibile, ci siamo subito trovati. Per me Seletti era uno dei marchi più cool, lo adoravo, da consumatore impazzivo per il modo in cui comunicavano la loro italianità, in maniera totalmente diversa ed inaspettata rispetto al concetto tradizionale del termine (pelle, Toscana, vino ecc.). Hanno un linguaggio rivoluzionario, che rompe tutti gli schemi ma rimane estremamente lineare, coerente e bello. Quando si è presentata l’opportunità ho spinto moltissimo, non tanto per il prodotto in sé, ma per avere la possibilità di confrontarci e lasciarci contaminare da una persona come Stefano, dal suo mondo, da quel che poteva trasmetterci.
Quali progetti e che direzione dobbiamo aspettarci in futuro?
Vogliamo continuare ad imparare e alzare sempre di più l’asticella. Diciamo che per il 2023 non abbiamo di sicuro tirato il freno a mano, anzi, abbiamo cercato di spingere molto sui progetti inaspettati, non convenzionali, per tirare fuori appieno il carattere che abbiamo dentro.
Seletti x D1 Milano (ph. courtesy D1 Milano)
Nell’immagine in apertura, gli orologi della collab Seletti x D1 Milano (ph. courtesy D1 Milano)
La scena culturale emiliana, fino al prossimo 30 ottobre, trova il proprio epicentro nella “petit Paris” (com’era soprannominata in passato la città) con Parma 360 Festival della creatività contemporanea. La rassegna, inaugurata il 10 settembre e curata da Chiara Canali e Camilla Mineo, è incentrata al solito sulle espressioni più rilevanti della arti e del pensiero contemporaneo.
Passaggi/Paesaggi, il fil rouge della sesta edizione della rassegna
Al cuore della kermesse, il connubio Passaggi/Paesaggi; sebbene si parli abitualmente di “paesaggio”, ormai da tempo esso si configura come una sorta di continuum spazio-temporale che racchiude caratteri contrastanti, agli antipodi, riassumibili in dicotomie quali uomo vs natura, interno vs esterno, confine vs apertura, esistenza concreta vs immaginaria, reale vs virtuale…, elementi riconducibili in realtà a condizioni di passaggio, di evoluzione. Il ricco programma del festival tenta di analizzarle, appunto, attraverso le opere degli artisti coinvolti, tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea nostrana, che dialogano con gli spazi espositivi parmensi, così da delineare un percorso multimediale, sinestetico, intorno all’argomento cardine della sesta edizione.
ánemos, un’opera poli-autoriale firmata da Edoardo Tresoldi, Studio Azzurro e Max Magaldi
La città assume dunque l’aspetto di un vero e proprio museo diffuso, con luoghi sia istituzionali sia privati che si aprono a mostre e progetti espositivi. Sugli scudi ánemos, opera site specific a più voci ospitata nello storico Palazzo del Governatore, nel cuore di Parma. Realizzata a sei mani da Edoardo Tresoldi, Studio Azzurro e Max Magaldi, fonde linguaggi espressivi differenti, un organismo unico risultato degli interventi scultorei del primo, delle proiezioni video dei secondi, delle tracce sonore del terzo; messe insieme, raccontano un fenomeno basilare, il soffio leggero (da cui il termine greco) dell’evolversi di una giornata – passaggio/paesaggio, appunto, ricreandolo in un ambiente chiuso, sottoposto a dinamiche antropiche. L’artwork prova, in questo modo, a mettere a fuoco l’interrelazione uomo-natura, legata sostanzialmente alla casualità, trasportandola in una dimensione sospesa tra realtà e virtualità.
Le architetture realizzate da Tresoldi, dall’aria eterea ma intricate, connotano a livello spaziale l’installazione, una Materia Assente che respira, resa cangiante dalle narrazioni visive di Studio Azzurro (Cieli d’Italia, un viaggio immaginario nel Belpaese in forma di affresco, con gli occhi all’insù, che ricrea il sospiro del cielo, il suo dispiegarsi mutevole nell’arco del tempo) e da quelle uditive di Magaldi, autore di un ecosistema in cui si mescolano variazioni sonore, climax e momenti di pausa, che ciascun visitatore, usando il proprio device, può amplificare.
Ad accompagnare il percorso espositivo, due progetti paralleli: la mostra fotografica di Vito Frangione, che racconta coi suoi scatti il lavoro di Tresoldi; e i bloc-notes di Studio Azzurro, che permettono di approfondire spunti e idee alla base della loro pratica artistica.
Persona, la mostra di Yuval Avital completa il progetto dell’autore Bestiario della Terra
Yuval Avital (ph. by Juan Sebastian Rodriguez Mendieta)
L’exhibition di Yuval Avital, invece, è un link con Reggio Parma Festival 2022, per cui ha ideato il progetto Bestiario della Terra, in cui rientrano due mostre svelate in precedenza, dedicate all’infanzia (Anatomie squisite) e all’adolescenza (Lessico Animale. Prologo). Con Persona, l’artista israeliano si concentra ora sulla maturità, esponendo a Palazzo Marchi le sue maschere sonore, strumenti che rimandano alla tradizione del camuffamento in uso nel teatro classico, per cui gli attori in scena “parlavano attraverso” (persona deriva dal latino personare, cioè “risuonare”) la maschera lignea indossata. Ancor oggi, è uno strumento che, celando la propria identità, consente a chiunque di tirare fuori le verità più profonde, il vero “io”, primordiale, ancestrale, animalesco quasi.
Le maschere di Avital in mostra a Palazzo Marchi
Le maschere di Avital, in particolare, emanano un senso di mistero, tra artificio e rito; sono esposte di fianco alla videoinstallazione Firedance, nata osservando i fuochi di San Giuseppe di Matera, nei quali l’ombra del bambino che alimentava il fuoco è stata percepita da Avital come un messaggio di purificazione, salvifico. River Icons, infine, allude al dramma dei migranti, che diventano qui co-creatori dell’opera, innescando un processo che li ri-umanizza, provando a restituire loro quella dimensione umana di cui vengono troppo spesso privati.
Firedance
Camminando contaminando, l’ambiente immersivo di Francesca Pasquali al Torrione Visconteo
Francesca Pasquali (ph. by Fabio Mantovani)
E ancora, il Torrione Visconteo, costruzione medievale dirimpetta al celebre palazzo della Pilotta, custodisce l’opera, realizzata ad hoc per il festival, Camminando contaminando. La firma Francesca Pasquali, nome noto della contemporary art, italiana e non, per la sua ricerca applicata ai materiali plastici; partendo dall’osservazione delle trame compositive presenti in natura, l’autrice ne ricalca forme e pattern usando però materiali tipici del nostro tempo, industriali, spesso di recupero. Plastica, setole, polistirolo e affini vengono sottoposti a procedure millenarie come tessitura o intreccio, usati per dar vita ad allestimenti articolati e complessi, che si dipanano lungo i piani della torre, insistendo sul dialogo tra ambiente e materia, opera e spettatore; quest’ultimo è invitato a immergersi nell’artwork, percorrendolo da cima a fondo, lasciandosi affascinare dall’armonia dell’insieme, dalla sua policromia e mutevolezza.
Le illustrazioni protagoniste nello Spazio Vetreria di Italia Veloce e all’edicola liberty di piazza della Steccata
Lo Spazio Vetreria di Italia Veloce (storica officina parmense specializzata in di biciclette di lusso e design), invece, ospita dal 30 settembre CINEMATICA illustrazione in movimento, a cura di Mineo e della galleria Caracol. Un compendio dei lavori di quattro affermati illustratori, nello specifico Riccardo Guasco (che ha selezionato i suoi disegni più scattanti e vivaci), Fabio Consoli (le cui tavole, concettuali e poetiche, danno un’idea di sospensione), Ilaria Urbinati (che mette al centro della sua poetica soggetti femminili spigliati e curiosi) e Marina Marcolin, autrice di acquerelli sui generis che esplorano il rapporto tra uomo e natura. Le illustrazioni, in questo caso di Federica Bordoni, rivestono anche l’edicola liberty di piazza della Steccata.
Due ruote, Riccardo Guasco
Incontri, talk e workshop completano il programma del festival
Spazio, infine, come da tradizione di Parma 360 Festival, a una serie di incontri, talk e workshop con alcuni degli artisti in mostra, che dialogano con curatori, giornalisti, critici e altri addetti ai lavori, arricchendo ulteriormente un evento che, precisa l’assessore alla cultura del Comune di ParmaLorenzo Lavagetto, si conferma capace di «reinterpretare, con originalità, alcuni dei più suggestivi spazi culturali e luoghi del patrimonio artistico cittadino, offrendo occasioni di scoperta e arricchimento non solo ad appassionati e intenditori, ma anche a tutti coloro che con curiosità si avvicinano all’arte contemporanea per la prima volta».
È andata in scena ieri, nella scenografica cornice della Campari Lounge alla Terrazza Biennale del Lido (con affaccio privilegiato sul Palazzo del Casinò, dunque sul viavai di big del cinema che, in questi giorni, affollano Venezia per l’edizione numero 79 della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica), l’evento di premiazione dei Next Generation Awards, organizzati da Manintown e MI HUB Agency. La città lagunare, d’altronde, mantiene da decenni uno stretto legame con la settima arte, e rappresenta dunque la destinazione ideale per un riconoscimento che intende mettere (ancor più) sotto i riflettori talent oltremodo promettenti dell’industria nazionale.
I quattro vincitori dei Next Generation Awards 2022: Carolina Sala, Nicolas Maupas, Matteo Oscar Giuggioli, Amanda Campana
A sinistra, Nicolas Maupas durante l’evento di premiazione alla Campari Lounge (in primo piano, gli artwork di Jacopo Ascari); a destra, Federico Poletti e Massimo Pozzi Chiesa (ph. courtesy of Briciola Communication)
I vincitori dell’edizione 2022 protagonisti all’evento ospitato dalla Campari Lounge | Terrazza Biennale di Venezia Lido
Alla presenza di Federico Poletti (founder e direttore del magazine), Davide Musto (fotografo e head of scouting), Federico e Massimo Pozzi Chiesa (General Manager MI HUB Agency), Jacopo Ascari (autore degli artwork dei quattro vincitori di quest’anno) e Ludovica Francesconi (interprete tra le più gettonate della nuova generazione italiana, premiata da Manintown nel 2021), sono stati consegnati gli award dell’edizione 2022. Si tratta, come annunciato la scorsa settimana, di Nicolas Maupas (miglior attore, autentica rivelazione della passata stagione televisiva con Un professore e Mare fuori, pronto a tornare sugli schermi col serial Sopravvissuti, da ottobre su Rai1); Carolina Sala (miglior attrice, che l’ha ricevuto dalla stessa Francesconi); Amanda Campana e Matteo Oscar Giuggioli, cui è andato un doppio premio speciale, che vedremo prossimamente in Suspicious Minds di Emiliano Corapi.
Da sinistra a destra: Massimo Pozzi Chiesa, Federico Poletti, i quattro vincitori degli awards, Federico Pozzi Chiesa, Davide Musto (ph. courtesy of Briciola Communication)
I vincitori posano con gli artwork realizzati dall’illustratore Jacopo Ascari (ph. courtesy of Briciola Communication)
Ciascuno dei vincitori non ha nascosto la soddisfazione per il riconoscimento assegnatogli, che corona percorsi professionali costellati di opere di assoluto rilievo, tra film e tv, e apprezzamenti trasversali tra critica e spettatori. Maupas, ad esempio, ha dichiarato di aver vissuto la cosa come «un onore, una gioia, un sogno che si avvera. L’impegno e la dedizione richiesti da questo lavoro sono una continua spinta, sono davvero felice che mi abbiano portato fin qui. Continuerò sempre a sognare Venezia, nonché ad inseguire i miei sogni e il mio cinema».
Sala, Campana, Giuggioli e Maupas all’evento organizzato da Manintown e MI HUB Agency alla Campari Lounge | Terrazza Biennale (ph. courtesy of Briciola Communication)
Alcuni ospiti della seconda edizione degli awards: Ludovica Francesconi, Andrea Dodero, Camilla Mangiapelo in Gianluca Saitto, Giulia Latini (ph. by Valentina Ciampaglia, Briciola Communication)
Di tenore simile le riflessioni di Sala, che pone l’accento sul lavoro svolto negli ultimi anni, che «mi ha dato soddisfazioni e mi ha portato lontano, essere qui è un regalo di cui sono profondamente grata. Venezia per me è casa, il festival è sempre stato il sogno che sfioravo con lo sguardo fin da bambina».
Nicolas Maupas, Carolina Sala, Amanda Campana, Matteo Oscar Giuggioli, astri emergenti della scena italiana
Un momento della premiazione: da sinistra, Federico e Massimo Pozzi Chiesa, Jacopo Ascari, Ludovica Francesconi, Federico Poletti, Matteo Oscar Giuggioli (ph. courtesy of Briciola Communication)
Entusiasti anche Campana e Giuggioli, che avevano già espresso la propria felicità per il premio ottenuto; la prima dichiarandosi «onorata e felice del riconoscimento, ancor più di poterlo ricevere alla Mostra del Cinema»; il secondo confessando che, fino a pochissimo tempo fa, la kermesse veneziana era «qualcosa che tenevo lì, da guardare ogni tanto». L’appuntamento, ora, è per la terza edizione dei Next Generation Awards; considerata la mole di talenti sfornata, da qualche tempo a questa parte, dal settore cinematografico nostrano, ci sarà l’imbarazzo della scelta.
Amanda Campana, Matteo Oscar Giuggioli (ph. by Valentina Ciampaglia)Nicolas Maupas, Carolina Sala (ph. by Valentina Ciampaglia)
Video by Alessio Esposto
Nell’immagine in apertura, i vincitori dell’edizione 2022 degli award di Manintown
Prendono spunto dai film delle decadi d’oro del cinema d’autore, dagli anni ‘60 ai ‘90, le foto di Davide Simonelli che vedete in questa pagina, in esclusiva per Manintown. Il lavoro, spiega l’autore, è anche un personale omaggio alla cifra inconfondibile di Wong Kar-Wai, regista acclamato per l’intensità emotiva trasmessa dalle sue pellicole, restituita anche, forse soprattutto, dalla ricercatezza visiva delle stesse, tra palette cromatiche studiate fin nel minimo dettaglio e un uso magistrale delle luci.
Davanti l’obiettivo del fotografo il modello cinese Jun Lai, volto cinematografico – appunto – tra i più interessanti nelle new entry del modelling; di nero vestito dalla testa ai piedi, tra blazer sciancrati, jeans a sigaretta e gonne tartan, passa da esterni assolati agli interni di uno stabile milanese d’epoca, dove i suoi outift total black contrastano con la tonalità di rosa fané delle pareti, infondendo un quid di carisma e fascino in ogni scatto.
Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre il gotha della settima arte sbarca in laguna per la Mostra del Cinema di Venezia, appuntamento clou, insieme a Cannes, del circuito festivaliero internazionale. Tornano dunque nella Serenissima anteprime, premiazioni, tappeti rossi zeppi di star e, con essi, i Next Generation Awards powered by Manintown, organizzati dal magazine e MI HUB Agency, un progetto che suggella il continuo impegno della testata nella promozione degli astri nascenti del nostro panorama filmico e, più in generale, creativo. L’iniziativa è nata per supportare concretamente i new talent del cinema tricolore, com’è avvenuto con Giancarlo Commare e Ludovica Francesconi, premiati nel 2021 e affermatisi rapidamente come nomi di spicco della nuova generazione attoriale italiana, in grado di collezionare ruoli in opere di prim’ordine e autorevoli riconoscimenti.
I quattro premiati della seconda edizione del progetto
La seconda edizione degli awards si svolgerà giovedì 8 settembre in una location d’eccezione, la Campari Lounge | Terrazza Biennale al Lido di Venezia, sul rooftop del Palazzo del Cinema, sede principale della kermesse; protagonisti, ça va sans dire, i quattro premiati, ossia Nicolas Maupas (miglior attore rivelazione), Carolina Sala (miglior attrice rivelazione), Matteo Oscar Giuggioli e Amanda Campana, cui verranno consegnati due premi speciali.
Nicolas Maupas e Carolina Sala visti da Jacopo Ascari
Talenti emergenti, che hanno però dimostrato di sapersi destreggiare tra generi diversi, passando dal grande al piccolo schermo, dalle pièce a serie cult. Se Nicolas Maupas, volto noto al pubblico per il ruolo del figlio di Alessandro Gassmann/Dario Balestra de Un professore, è stato infatti tra i protagonisti dell’intenso serial Mare fuori, Carolina Sala ha esordito a teatro per dividersi poi fra thriller psicologici (Vetro), produzioni targate Netflix (Fedeltà) e Rai (La guerra è finita, Pezzi unici).
Anche Amanda Campana e Matteo Giuggioli sono interpreti versatili e lanciatissimi, con all’attivo parti in pellicole e serie di successo come Summertime e Bastardi a mano armata (nel caso di Campana) e Buongiorno mamma!, Vostro onore, Sotto il sole di Riccione, Il filo invisibile (in quello di Giuggioli); hanno inoltre recitato insieme in Suspicious Minds, che uscirà a breve.
Amanda Campana e Matteo Oscar Giuggioli, attori lanciatissimi e colleghi sul set di Suspicious Minds
L’attrice si dice, a riguardo, «onorata e felice di questo riconoscimento da parte di Manintown, e ancora di più di riceverlo alla Mostra del Cinema. Mio nonno mi chiedeva da un po’ quando ci sarei andata, vederlo commosso e pieno di orgoglio è stato per me un’enorme gratificazione per il lavoro di questi anni, iniziato con Summertime, il mio trampolino di lancio su Netflix, e passato poi per altri film e altre persone meravigliose con cui ho lavorato, fino ad arrivare all’ultimo progetto cui ho preso parte insieme a Matteo Oscar, diretti dall’impeccabile Emiliano Corapi».
Gli artwork di Jacopo Ascari dedicati ad Amanda Campana e Matteo Oscar Giuggioli
Un entusiasmo condiviso dal collega di set, che afferma: « Il mio primo Festival… è anche la mia prima vera volta a Venezia. Avevo scommesso che sarebbe stata al Festival. Fino a ieri sera era una cosa che tenevo lì, da guardare ogni tanto. Sono uno di quelli venuti su con le chiacchiere sul balcone col nonno e tutti i sogni addosso. Ci vedremo presto con Billy di Emilia Mazzacurati, opera prima di una ragazza incantevole che mi ha fatto capire che non siamo soli al mondo. Quindi, questo inverno, con Suspicious Minds di Emiliano Corapi e con My Soul Summer di Fabio Mollo».
I quattro vincitori negli artwork di Jacopo Ascari
Per sottolineare il fil rouge creativo del progetto, MI HUB Agency e Manintown hanno commissionato gli artwork che ritraggono i quattro attori a Jacopo Ascari;per l’occasione, l’illustratore emiliano ha unito arte, moda e architettura (sua grande passione) in disegni dai tratti acquerellati, affiancando ai volti dei premiati riproduzioni dai colori vividi di luoghi iconici e simboli della città, dalle gondole (sormontate dal leone alato) al Palazzo del Casinò, alla basilica e al campanile di San Marco. L’artista ha voluto conciliare ritrattistica e scorci rappresentativi del capoluogo veneto perché, spiega, «coerentemente con un bellissimo articolo del 1937, “la trovata vitale della Mostra è la veneziana insularità del Lido”».
Un’iniziativa che suggella il percorso di scouting portato avanti dal magazine
Federico Poletti, fondatore ed Editor-in-chief di Manintown, nota come «oggi parlare di nuove generazioni e giovani talenti sia diventato un vero e proprio trend. È un panorama che anni fa non era immaginabile, ma oggi grazie alle piattaforme è esploso e risulta in crescita. Questo non fa che confermare la nostra vocazione allo scouting, un percorso iniziato diversi anni fa di cui siamo stati tra i primi a cogliere l’importanza. Il Next Generation Award ci permette di rendere ancora più concreto questo lavoro sul campo, individuando i talenti su cui vogliamo scommettere e offrendo loro un’importante visibilità nel contesto di un evento tra i più riconosciuti e importanti del settore, la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia».
Carolina Sala fotografata per Manintown da Filippo Thiella
Parole cui fanno eco quelle del fotografo e head of scouting del magazine, Davide Musto: «Portare a Venezia questi giovani, accompagnandoli nei loro primi red carpet e scattandoli per le cover stories (le storie di copertina del prossimo numero cartaceo di Manintown, in uscita per il Festival del Cinema di Roma, saranno infatti dedicate a Maupas, Sala, Campana e Giuggioli, ndr) ci regala sempre grandi emozioni. Dai quattro premiati di quest’edizione ci aspettiamo grandi risultati, li vedrete protagonisti di film e produzioni che rappresenteranno una tappa importante della loro carriera. Noi abbiamo spesso il privilegio, ma anche il coraggio, di stare accanto a questi autentici talenti sin dall’inizio del loro percorso, supportandoli tramite progetti editoriali e iniziative come il Next Generation Award».
«Abbiamo il privilegio, ma anche il coraggio, di stare accanto a questi autentici talenti sin dall’inizio del loro percorso»
Massimo Pozzi Chiesa, General Manager di MI HUB Agency, spiega da parte sua che «MI HUB, agenzia nata grazie alla partnership tra Supernova Hub e Manintown, ha consolidato negli ultimi mesi la sua vocazione nella ricerca dei talenti e nell’organizzazione di eventi, da Pitti Uomo fino all’estero con American Dream. Grazie alla sinergia con Supernova stiamo sviluppando servizi e tool dedicati a valorizzare i talent e il loro potenziale creativo, in connessione con i brand che devono parlare alle nuove generazioni tramite i linguaggi digital. Questo premio dimostra la consistenza con cui viene svolto questo lavoro di scouting, rappresenta una progettualità per noi importante e propedeutica per sviluppi futuri».
Matteo Oscar Giuggioli (ph. Davide Musto)
L’appuntamento con i Next Generation Awards è per giovedì 8 settembre alla Campari Lounge | Terrazza Biennale di Venezia Lido (per accrediti e info [email protected]).
Due fotografi dalla raffinata cifra autoriale, specializzati in ritratti di grande intensità, uniscono le rispettive visioni creative in un editoriale pubblicato in esclusiva da Manintown. Per Halite,questo il titolo dello shooting realizzato a quattro mani da Anthony Pomes e Sébastien Marchand, Amaury Bent è stato infatti fotografato da entrambi gli autori, per poi affiancare le immagini che risultano così speculari, come nei dittici della pittura classica.
Total look Marine Serre
Gli abiti sporty scelti per l’occasione, firmatiMarine Serre, Solid Homme, Rufskin e Ouest Paris, sottolineano la fisicità scultorea del modello; insistono su forme aderenti, trasparenze e superfici in maglia traforata, esaltando così la vis espressiva di scatti cui fanno da (meravigliosa) cornice onde e rocce di una scogliera a picco sul blu profondo del mare francese.
Top Solid Homme, bodysuit and swim brief RufskinBodysuit Rufskin, training shorts Marine SerreTrousers Ouest ParisTop Solid Homme, swim brief RufskinTotal look Ouest ParisTotal look Solid HommeTraining shorts, top Marine SerreTotal look Rufskin
Il modello e skater professionista Aaron Douglas Nielsen “performa” da par suo abiti e accessori dell’ultima collezione Ten Minutes To Moon, marchio dall’animo street che coniuga accuratezza stilistica e sostenibilità.
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Usando la tavola per le acrobazie che gli sono più congeniali o come semplice supporto per momenti di relax vacanziero, il protagonista dello shooting di Manintown evidenzia con naturalezza il carattere utilitarian (ma sempre ricercato) dei capi di un brand proiettato, come suggerisce il nome, verso la vastità sconfinata dell’universo.
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Left: total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, jewels model’s archive; right: shorts Ten Minutes To Moon, shoes Nike, tank top, sweater, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Shirt and shorts Ten Minutes To Moon, shoes Nike, tank top, sweater, socks, jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Total look Ten Minutes To Moon, shoes Nike, socks and jewels model’s archive
Lastreet art, al suo meglio, ha il potere di imporsi all’attenzione pubblica, spingendo chiunque passi per un determinato luogo a interrogarsi sul senso ultimo di opere che, non di rado, trattano in modo più o meno diretto i grandi temi del presente, dalle guerre che continuano purtroppo a imperversare in tante, troppe parti del mondo alla pervasività della tecnologia nella vita quotidiana, dalle devastanti conseguenze del cambiamento climatico al dramma delle migrazioni. Tocca proprio quest’ultima, cruciale questione, le vicende travagliate di persone che si ritrovano spesso a condurre un’esistenza apolide, relegate ai margini della società, il lavoro più recente di Jago, artista 35enne dal curriculum di rango.
In Flagella Paratus Sum – Sono pronto al flagello, la scultura di Jago sul ponte di Castel Sant’Angelo
Ha partecipato infatti, a soli 24 anni, alla 54esima Biennale di Venezia ed esposto i suoi artwork in istituzioni e spazi pubblici assai rilevanti, da piazza del Plebiscito e la chiesa di San Severo alla Sanità, entrambe a Napoli, all’Armory Show di Manhattan, dal romano Palazzo Bonaparte (che ospita la prima retrospettiva a lui dedicata, fino al 28 agosto) al deserto di Al Haniyah, negli Emirati Arabi Uniti, arrivando addirittura nello spazio con The First Baby, spedita sulla Stazione Spaziale Internazionale nel 2019. Un artista che rifugge etichette e convenzioni tuttora dominanti nell’art world, attento a instaurare un rapporto diretto col pubblico, coinvolgendolo regolarmente anche attraverso contenuti ad hoc diffusi sui social. Da tempo ha eletto il marmo a suo materiale d’elezione, facendone però uno strumento utile ad affrontare gli argomenti fondamentali dell’oggi.
In Flagella Paratus Sum – Sono pronto al flagello, l’ultimo lavoro dello street artist Jago
La scultura di cui si diceva è spuntata qualche notte fa a Roma, in uno dei luoghi più conosciuti – e ammirati – della capitale, il ponte di Castel Sant’Angelo, dal forte significato simbolico in quanto al crocevia tra l’antica prigione del castello e la Basilica di San Pietro. Dallo scorso 6 agosto, dunque, una figura marmorea dalle sembianze umane, distesa sul fianco, è adagiata sul selciato della struttura voluta, nel 134 d.C., dall’imperatore Adriano. L’attuale collocazione è il punto d’approdo di un itinerario errante, del tutto speculare ai viaggi disperati dei migranti, cominciato in mare, a bordo della nave Ocean Viking della Ong SOS Méditerranée, e proseguito nel cuore dello stadio Olimpico, come a cercare l’abbraccio ideale della folla chiamata a osservarla da vicino. Non si conosce ancora la prossima destinazione, il suo futuro è incerto, al pari di quello dell’umanità cui fa riferimento.
Un’opera che racconta la sofferenza dei migranti, supportando attivamente l’Ong SOS Méditerranée
Il titolo (programmatico) dell’installazione di Castel Sant’Angelo, In Flagella Paratus Sum – Sono pronto al flagello, richiama la frase inscritta nel basamento dell’Angelo del Primo Flagello, una delle dieci statue che costeggiano la piattaforma sul Tevere, raccontando la passione di Cristo. L’intento, evidentemente, è quello di porre l’accento su tematiche epocali quali l’integrazione e l’accoglienza dei rifugiati, mostrando plasticamente lo strazio di coloro che fuggono dalle situazioni più diverse (conflitti, carestie, povertà…) sperando in un futuro migliore. Scopo raggiunto, a giudicare dalle reazioni di chi, nei giorni scorsi, si è imbattuto nella statua, incuriosito da questo “giovane profugo” di marmo nero rannicchiato sul ponte.
Un video che documenta le reazioni dei passanti all’opera
Alla base di tutto, un obiettivo senz’altro lodevole, poiché l’opera sarà venduta all’asta (la base di partenza è stata fissata a 1,250 milioni di euro) e il ricavato interamente devoluto alla succitata SOS Méditerranée, suggellando nel migliore dei modi un’operazione che vuole fornire un aiuto concreto alle persone di cui racconta la sofferenza.
Per la notte delle stelle cadenti di San Lorenzo, momento fulgido del calendario astronomico, Portopiccolo ha stilato un calendario dedicato con cui intrattenere gli avventori della piazzetta, centro nevralgico di quest’incantevole borgo affacciato sul golfo di Trieste. Una serata da viveur nel segno di ricercatezza e glamour, scandita da spettacoli di danza, pietanze gourmet e le previsioni di Massimo Giannone, nome già noto ai lettori di Manintown. Sensitivo con oltre vent’anni di esperienza e personalità assai conosciuta nei salotti e circuiti mondani di Milano, l’astrocoach cura infatti da tempo, sul sito del magazine, due rubriche in cui passa in rassegna le indicazioni astrali, in tema di amore e lavoro, dei dodici segni zodiacali, abbinando inoltre a ciascuno due località turistiche, una in Italia e l’altra all’estero, quelle che meglio si accordano all’influenza delle stelle in un dato periodo.
Portopiccolo vista dall’alto
Massimo Giannone
Le performance danzanti saranno animate da artisti di fama internazionale, da Simone Iannuzzi a Elisa Brunetti, da Marcello Mecocci a Giulia Antonelli; e ancora, Anna Scintu, Matteo Cossu, Anna Kruhlovska. Ad impreziosire la suggestiva cornice del lungomare l’allestimento per la cena en plein air, coi tavoli splendenti d’argento che accoglieranno le portate di Matteo Bettega. Spiccano, nel menù dello chef, spuma di baccalà mantecato, il risotto al gin, il salmone upstream decorato da arancio e burrata, il gelato al mojito.
Una veduta del porto
Nel finale, poi, un’ulteriore sorpresa per gli ospiti del dinner, per accompagnare nel migliore dei modi la notte sotto le stelle nella “Portofino dell’Adriatico”, com’è soprannominato questo delizioso angolo del Friuli-Venezia Giulia.
CDLP è ormai un brand noto agli amanti delle linee essenziali e di lusso nelle categorie intimo, t-shirt, calze, nuoto, casa e sport. La filosofia dell’azienda è sempre stata quella di uno stile senza sforzo, con particolare attenzione all’innovazione e alla responsabilità. Realizzati in maniera consapevole in Portogallo e in Italia, gli indumenti sono prodotti esclusivamente con materiali sostenibili e biologici.
Nel pieno dell’estate scopriamo alcuni scatti realizzati da Fausto Elizalde, sesto collaboratore di LENSED BY, una collaborazione fotografica con artisti e fotografi che CDLP ha realizzato nell’ultima stagione. Protagonista degli scatti è proprio la collezione Swim 2022, scattata con una fotocamera Hasselblad 500cm su una spiaggia di Sant Pol de Mar, a nord-ovest di Barcellona. Con un approccio caratterizzato da candore e umorismo, l’artista argentino coltiva l’intimità e il movimento naturale tra i soggetti.
In estate, su questi must have da spiaggia, ai neutri del nero, bianco e blu navy si aggiungono i colori di gioielli saturi come il blu zaffiro, il verde giada, il fucsia intenso, l’ultravioletto e la menta.
Tutti i costumi da bagno sono realizzati in Econyl, una fibra di nylon di origine italiana rigenerata dai rifiuti degli oceani e delle discariche, e vengono presentati con una Swim Bag sempre realizzata con materiali di scarto.
Nome tra i più promettenti di quella new generation attoriale pronta a conquistare la scena italiana (e non solo…), Jozef Gjura vanta un curriculum di tutto rispetto, con l’esordio cinematografico nel pluripremiato Capri-Revolution di Mario Martone, la partecipazione all’apprezzata teen dramedy Sul più bello e ai due sequel della stessa, Ancora più bello e Sempre più bello.
Total look and shoes Çanaku, necklace and earring Ilenia Corti Vernissage, rings stylist’s archive
Per l’editoriale Youth Babilonia di Manintown, l’attore 28enne dà prova dello stesso dinamismo e poliedricità che ha mostrato di possedere sullo schermo, declinando i mood stilistici più disparati attraverso i fantasiosi abbinamenti scelti per lui dallo stylist, costruiti sui key pieces di maison blasonate e designer talentuosi, pronti a spiccare definitivamente il volo (tra gli altri Salvatore Ferragamo, Dolce&Gabbana, Paul Smith, Antonio Marras, Çanaku, Vìen, Ilenia Corti Vernissage). Lo vediamo dunque, a seconda dei casi, fasciato in total look di pelle da rocker provetto o stretto in giubbetti velvet completati da gioielli vistosi, di carattere, interprete di un’eleganza d’antan (che prevede pantaloni immacolati e foulard al collo) o, all’opposto, decisamente anticonvenzionale, tra kilt quadrettati, pullover in lurex dai dettagli shiny, bluse a stampa bandana portate con pants scuri e sneakers borchiate.
Total look Çanaku, necklace and earring Ilenia Corti Vernissage, rings stylist’s archive
È difficile pensare a un piatto italiano più conosciuto – e amato – della pizza, simbolo da tempo immemorabile della cucina nostrana al punto da diventare, negli anni, sinonimo di italianità tout court. Dell’erede della «focaccia condita» napoletana (veniva definita così in alcuni documenti del 1792, relativi all’attività dei forni partenopei dell’epoca) si pensa ormai di sapere tutto, o quasi, eppure la chiave per provare a perfezionare ulteriormente il gusto di quest’eccellenza gastronomica tricolore risiede, come sempre, negli ingredienti, compresi i più “scontati”. Ne è consapevole Molini Pizzuti, impresa a conduzione familiare di Salerno che, da quasi settant’anni, concentra i propri sforzi nello studio e produzione di farine – e miscele delle stesse – di qualità sopraffina, coniugando passione e rigore scientifico, necessario per conferire ai prodotti un quid che possa riflettersi, poi, negli alimenti da consumare, si tratti di pane, pasticceria o, appunto, pizza.
Teglia, Pala, Tonda Contemporanea, le tre nuove miscele di farina di Molini Pizzuti
Tonda Contemporanea, Pala e Teglia, i tre nuovi blend di farina dell’azienda
L’azienda ha appena presentato tre mix inediti dedicati proprio alla regina della tavola, concepiti specificamente per esaltare consistenza, sapidità e “performance” di margherite, capricciose, quattro stagioni & co., affiancandosi all’estro del pizzaiolo di turno. Tonda Contemporanea, Pala e Teglia, come suggeriscono i nomi, sono pensati per i diversi tipi di focaccia, e caratterizzati rispettivamente da grano antico Carosella, Senatore Cappelli e Gentil Rosso macinato a pietra. Sono tutti fonti naturali di fibra, apportata non dalla crusca, bensì da un particolare amido che non altera il colore della farina, ciascuna presenta poi un’impronta aromatica distintiva grazie alla pasta madre, nell’ordine di segale, frumento e grano duro.
La pizza è protagonista assoluta dell’evento di lancio, tra impasti, cotture e degustazioni
Per celebrare il lancio dei nuovi blend, Molini Pizzuti ha organizzato un appuntamento ad hoc, scandito da dimostrazioni di impasti, cotture e relative degustazioni. Lo scorso 12 luglio si è tenuto infatti, nel cuore del Cilento, in una location immersa nella campagna, tra allestimenti country-chic e un’atmosfera suggestiva, estremamente rilassata, l’evento di presentazione delle tre referenze, analizzate nel dettaglio (da cui il nome The science behind the magic) e quindi testate, anche in abbinamento a drink d’auteur – bollicine o vodka – e profumi agrumati.
La location dell’evento organizzato dall’azienda in Cilento
Gli ospiti, compresi addetti ai lavori, foodie e brand ambassador del marchio, hanno potuto godere di un momento di convivialità scoprendo, allo stesso tempo, i segreti di un ingrediente realmente al di sopra degli standard abituali, perché risultato di miscele di elementi selezionati e dosati in quantità ben precise, per conferire all’insieme caratteristiche specifiche in termini di gusto ed equilibrio complessivo. Tra le peculiarità dei tre prodotti in questione, vanno sottolineate le notevoli capacità di assorbimento idrico; l’alta conservabilità, perché le paste madri, oltre a regalare ad impasto e derivati aromi inconfondibili, ne riducono il PH; la stabilità, che li rende ideali per maturazioni lunghe, anche più di 72 ore; l’ottenimento di alimenti dall’elevato valore nutrizionale, ricchi di fibre, vitamine, minerali.
Abbinamenti insoliti e drink d’autore per le pizze impastate con le tre miscele
Per ciò che riguarda i singoli blend, Tonda Contemporanea (servita, per l’occasione, insieme a tartare di salmone affumicato alla nocciola, mousse di avocado, aria allo zafferano e terra di olive taggiasche, oppure a una crema ai 4 pomodori cotta a bassa temperatura, cacioricotta cilentana, basilico cristallizzato, pepe) si presta all’impasto di pizze dal cornicione corposo, ma ugualmente light e digeribile.
Un momento della serata
Pala è indicata invece per i tranci alla pala, appunto, croccanti all’esterno e soffici all’interno, anch’essi dall’elevata digeribilità, qui proposti in cottura con olio extra vergine d’oliva Ravece e accompagnati da stracciatella Irpinia, scaglie di pecorino, olio EVO e zest di lime; in alternativa, con mozzarella di bufala, datterino giallo in olio, mortadella IGP e crema di pistacchio. Teglia, infine, è perfetta per la pizza in teglia croccante, dall’alveolatura contenuta, ben distribuita; due, in questo caso, le opzioni per i commensali: rendang, caciocavallo podolico e polvere di pomodoro, o kibbeling, crema di cacioricotta cilentana, misticanza e stracciatella. Ad accompagnare il tutto, spumante metodo classico e Wheat&Mix, infusionedi vodka al grano antico e profumo di agrumi.
Un pizzaiolo al lavoro
L’obiettivo perseguito dall’azienda, spiega Emanuele Pizzuti, uno dei titolari, è tanto semplice quanto significativo, oggi come allora, ossia che «l’ingrediente principale delle creazioni di chi ci sceglie sia di altissima qualità, capace di compenetrare ogni altro elemento per arricchirlo di gusto».
Come abbinare i pantaloni corti da uomo? Verrebbe da rispondere senza alcun timore, in spregio a etichette, consuetudini, regole più o meno fondate, ricorrendo sia ai bermuda che agli shorts. Vale pur sempre il principio aureo del de gustibus, del resto c’è chi li evita volentieri, perlomeno fino a quando non arrivano le agognate vacanze, e chi al contrario ne fa un passe-partout metropolitano, da indossare in qualsiasi contesto – o quasi.
Le tendenze per la P/E 2022
I trend primavera/estate 2022 prevedono commistioni (anche) ardite, ad ogni livello, stilistico, cromatico, di volumi e fit. Prevalgono, tendenzialmente, forme ampie e costruzioni tailored, declinabili in nuance audaci. Via libera, ad esempio, ai modelli cargo, cui conferire un appeal inedito attraverso abbinamenti di matrice formale o army, con camicie interamente abbottonate e boots. Nulla vieta, poi, di optare per mise versatili che consentano di passare senza sforzo dalla palestra ad ambiti formali, basta aggiungere un blazer sciancrato all’insieme.
Da sinistra a destra: outfit delle collezioni SS 2022 di Acne Studios, Giorgio Armani, Emanuel Ungaro
Come indossare i pantaloni corti ton su ton
Il tono su tono è un must di stile, da tenere senz’altro in considerazione anche nel costruire look imperniati sul pantalone corto. Le sfilate P/E 2022, in questo senso, hanno fornito innumerevoli esempi, basti vedere i défilé di Dior Men, Zegna, Etro, Ahluwalia e Louis Gabriel Nouchi, solo per fare qualche esempio. È fondamentale, ovviamente, l’assonanza cromatica dell’ensemble, che si ottiene ricercando gradazioni il più possibile simili dello stesso colore.
A sinistra, un outfit Dior Men SS 2022; a destra, un look fotografato durante la fashion week di Milano (ph. Vincenzo Grillo/IMAXtree.com)
Il mix and match vince, anche in versione estiva
Un’ottima soluzione è rappresentata dalla stratificazione, è sufficiente puntare su una camicia dal taglio over, meglio ancora se in tonalità tenui, da lasciare aperta su canotte immacolate o, per i più temerari, a pelle. Si può completare il tutto con mocassini, boat shoes o sneakers dal gusto basic, alte oppure basse.
Amiri SS 2022; Children of the discordance SS 2022
Le cromie da mare vanno bene anche in città
I boxer da mare sono i capi estivi per definizione, pratici ed energici. Qualità che possono tornare utili anche lontano dalle spiagge, arricchendo gli outfit cittadini con un tocco in puro beach style. L’importante, al solito, è evitare gli eccessi, perciò se si tratta di modelli stampati, dalle cromie vitaminiche, meglio accompagnarli a maglie, tee e camicie d’impronta minimal, in tonalità neutre.
Ami SS 2022; Federico Cina SS 2022
I pantaloni cargo, chic con i dovuti accorgimenti
Il modello cargo, pilastro del workwear, domina da anni la scena internazionale della moda maschile. Può adattarsi perfettamente a mood ricercati, tendenti all’elegante, che contemplino dunque camicie habillé, polo, pullover, persino la cravatta. A livello di calzature, la scelta ricade sugli stivaletti scuri, possibilmente con calze tor sur ton.
A sinistra, uno scatto di street style (ph. Vincenzo Grillo/IMAXtree.com); a destra, Zegna S/S 2022
L’idea che non ci si aspetterebbe
Infine, una proposta apparentemente stravagante, distante dai soliti schemi, eppure in grado di fare il proprio effetto, cioè inserire i bermuda sportivi in mise formali. In questo caso, è d’obbligo l’abbinamento con pezzi della migliore tradizione maschile, dunque giacche comme il faut e stringate.
L’ultimo capitolo di Uncensored Bodiesporta la firma di Arnoldas Kubilius. Il fotografo (di origini lituane, vive e lavora in Lussemburgo) ha eletto il corpo a soggetto privilegiato delle sue immagini, indagandolo attraverso close-up che si soffermano su dettagli anatomici o pose plastiche di notevole impatto.
Ph. by Arnoldas Kubilius
La serie Nordic Sun, in esclusiva su Manintown, è stata scattata a Oslo; luci e ombre si rincorrono sulla fisicità possente del modello, celando alcuni dettagli ed enfatizzandone altri, celebrando ancora una volta la potenza espressiva del nudo maschile.
Lo shoe designer che ha reso le décolletées dalla suola scarlatta il feticcio delle fashioniste di ogni dove e un e-store di punta dell’industria fashion, con una brand list di oltre 200 nomi tra maison storiche e nuovi talenti della moda internazionale, uniscono le forze per un’iniziativa fuori dal comune, l’inaugurazione di una mostra eccezionale, nel senso letterale del termine. Ha aperto infatti i battenti il 9 luglio, nel Principato di Monaco, Christian Louboutin, L’Exhibition[niste] Chapter II, una finestra sull’estetica rutilante, colma di suggestioni e riferimenti artsy, dello stilista francese, che come suggerisce il titolo è la prosecuzione della rassegna andata in scena a Parigi nel 2020.
Allestita nell’enorme spazio (oltre 2.000 m2) del Grimaldi Forum, nel cuore di Montecarlo, l’exhibition sarà aperta fino al 28 agosto. Vede come proprio partner ufficiale Mytheresa, appunto, colosso dello shopping digitale d’autore nonché rivenditore della griffe, ça va sans dire. Per celebrare l’apertura dell’esposizione, lo scorso 11 luglio, l’e-tailer ha organizzato un evento speciale, che prevedeva un tour privato della stessa e un dinner esclusivo presso Villa Maria Serena a Mentone, dimora ottocentesca affacciata sulla Costa Azzurra, animato dalla performance musicale di Lukas Ionesco e dal DJ set di Violet Indigo. Numerosi gli ospiti presenti, volti noti del beau monde contemporaneo, tra supermodelle (Maria Borges, Korlan Madi), influencer (Vanessa Hong, Tamara Kalinic, Hera Pradel), socialite e personalità di spicco del mondo dell’arte, curatori e artisti di fama come Anne Pasternak o Mike Starn, oltre ai Ceo di Mytheresa e Louboutin (rispettivamente Michael Kliger e Alexis Mourot) e allo stesso designer.
Christian Louboutin, L’Exhibition[niste] Chapter II
A sinistra, alcuni ospiti del dinner; a destra Michael e Stefanie Kliger, Alexis Mourot, Isabel May (ph. James Kelly)A sinistra, Christian Louboutin; a destra, la cena a Villa Maria Serena (ph. James Kelly)
Una finestra sull’immaginario rutilante del celebre shoe designer
La mostra si presenta come il secondo capitolo della retrospettiva originaria, ospitata due anni fa dal Palais de la Porte Dorée, per l’occasione rivista e ampliata. Curata dal direttore del Musée des Arts Décoratifs Olivier Gabet, vede infatti l’aggiunta di opere inedite che testimoniano quanto l’immaginario monegasco abbia segnato la cifra di Louboutin, legato al Principato fin dagli anni Novanta e tuttora profondamente ispirato dall’atmosfera unica che lo caratterizza, oltreché dalla ricchezza delle collezioni di due istituzioni del calibro del Musée Océanographique e del Nouveau Musée National.
Un’installazione della mostra, con le iconiche pumps del marchio
Il rosso signature di Louboutin
Concepita come un’esuberante, coloratissima rassegna dei tre decenni di attività di una label sinonimo, ormai, di lussuose stiletto dal tacco vertiginoso, riflette la personalità istrionica, sfaccettata del suo creatore, che si nutre da sempre di suggestioni provenienti da ogni ambito espressivo e culturale. Nel suo lavoro ricorrono il tema della danza (su tutti, gli adorati Balletti russi di Djagilev) e influenze ascrivibili alla pop art warholiana, alla fotografia di Newton, all’oceanografia.
L’allestimento della mostra, protagoniste assolute le scarpe dalla suola laccata
Cuore del progetto espositivo è la sala Imaginary Museum, raccolta di pezzi emblematici della cifra di Louboutin, alcuni provenienti dalla collezione personale di quest’ultimo. Due artwork, in particolare, certificano la sua fascinazione per le arti performative, un copricapo ideato da André Levasseur per Josephine Baker e la scenografia del balletto Jack in the Box, ideato negli anni Venti dal già citato fondatore dei Ballets Russes.
I must dell’esposizione, fra temi ricorrenti nelle collezioni di Louboutin e speciali collaborazioni
Da segnalare, poi, una serie di collaborazioni con eminenti personalità della moda e dell’arte, volute dallo stesso stilista, disseminate nelle sale del centro congressi. Vanno citate almeno l’installazione dell’artista Allen Jones, che consente ai visitatori di immergersi appieno nella visione del marchio; il video di Lisa Reihana (una sorta di passeggiata onirica, che combina artwork provenienti dall’archivio di Louboutin e i luoghi a lui più cari); la creazione firmata Victoire de Castellane, responsabile della gioielleria chezDior.
Due ambienti dell’exhibition
La mostra, secondo Sylvie Biancheri, direttrice generale del Grimaldi Forum, «rende omaggio a uno dei più noti designer contemporanei, un artigiano che ha trasformato la sua specialità – la scarpa – in un’espressione artistica […], un’ode all’ottimismo comunicativo di cui abbiamo disperatamente bisogno in questo periodo». Parole cui fanno eco quelle di Olivier Gabet, che la vede come «un’odissea gioiosa e sofisticata attraverso trent’anni di prolifica creatività, […] un viaggio unico nella mente e nell’immaginazione di Louboutin». Il diretto interessato, dal canto suo, mette l’accento sulla libertà che contraddistingue l’istituzione monegasca, tale da spingerlo a «reimmaginare senza vincoli la mostra».
le décolletées dalla suola scarlatta della maison
La capsule Christian Louboutin x Mytheresa Nude
A suggellare il tutto, l’e-store lancia la capsule collection Christian Louboutin x Mytheresa Nude; una selezione di mules impreziosite da luminosi cristalli silver e modelli slingback in otto sfumature di nudo, disponibili esclusivamente sul sito della boutique.
Un’opera esposta alla mostra
Christian Louboutin, L’Exhibition[niste] Chapter II
Nell’immagine in apertura, l’allestimento della mostra al Grimaldi Forum di Montecarlo
Si è tenuta la scorsa settimana, allo stadio Dall’Ara di Bologna, la sfilataprimavera/estate 2023 di Pin-Up Stars, brand che fa del beachwear estroso, nobilitato da costruzioni e dettagli haut de gamme, il proprio tratto distintivo.
Nato nel 1995 con l’intento di rivoluzione il settore dell’abbigliamento da spiaggia, con radici ben salde nella miglior tradizione artigianale del Made in Italy e lo sguardo proiettato all’innovazione in termini di materiali e tecniche, il marchio guidato dal designer Jerry Tommolini porta sulla passerella, allestita nella famosa arena bolognese, le sua proposte per la prossima stagione calda. Espressione di uno stile seducente e raffinato in egual misura, la PE 2023 è resa attuale dalla ricerca accurata su print esclusivi e tessuti impalpabili.
Il set-up dello show di Pin-Up Stars allo stadio Dall’Ara
Stampe, decorazioni, ricerca su fit e materiali: sfila la beachwear couture del marchio
Protagoniste assolute del défilé le stampe, su tutte quelle ton sur ton d’ispirazione Asian Jungle; contraddistinte da tonalità shiny mutuate dalla gemmologia (dominano le sfumature del rosso rubino, zaffiro, menta), illuminano il catwalk restituendo all’istante un profumo d’estate. Sugli scudi anche le grafiche multicolor, che si stagliano su tulle crépon, lamè e lycra decorata da onde in rilievo; filati utilizzati da Pin-Up Stars per evidenziare la preziosità dei singoli capi e accessori.
Alcuni look della collezione PE 2023 del brand
Giochi di luce e trovate ad effetto aprono la sfilata, un crescendo di emozioni e coup de théâtre. Si susseguono i capisaldi dello stile vacanziero, bikini, top, gonne, kimono, caftani, dress, shorts e pantaloni in varie lunghezze; pezzi dal sapore artigianale cui il mix di ispirazioni e rifiniture di pregio dona un quid ricercato, decisamente contemporaneo.
Il carattere energico della collezione è accentuato dalla profusione di decori tra strass, perline e paillettes, ad esaltare lavorazioni degne di un atelier. Riproduzioni di orchidee, hibiscus, fiori colorful dall’effetto 3D e altri motivi dall’appeal esotico evocano paesaggi tropicali idilliaci; insieme a righe variopinte e fantasie a mo’ di cielo stellato, conferiscono a costumi e abiti della griffe un notevole senso di leggerezza. Il quadro viene infine completato dallo studio maniacale dei fit, ulteriore plus di un guardaroba tanto funzionale quanto grintoso, ultima declinazione, in ordine di tempo, di quell’idea di beachwear couture che è da sempre la ragion d’essere del brand.
Gli ospiti dell’evento, dentro e fuori la passerella
Tante, inoltre, le personalità di spicco dello showbiz italiano, sia dentro che fuori la passerella. La line-up della serata di Bologna ha visto infatti la presenza, tra le altre, dell’ex Miss Italia e conduttrice Carolina Stramare, di Estefania Bernal (modella, ex concorrente de L’isola dei famosi), di Natasha Stefanenko insieme alla figlia Sasha Sabbioni (reduci dall’ultima edizione di Pechino Express), di Delia Duran, che ha presentato la seconda capsule collection, esclusiva del marchio; e ancora, di modelle d’eccezione come le “naufraghe” Jovana Djordjevic e Fabrizia Santarelli, Brenda Gonzalez (volto di Tiki Taka), Samira Lui (professoressa de L’eredità, su Rai1), l’influencer Dasha Kina, Viviana Vizzini (vincitrice nel 2020 di Miss Universo Italia) e Lucrezia Mangilli.
A sinistra, Estefania Bernal in passerella; a destra, Jerry Tommolini con Delia Duran (ph. Marco Baciocchi)
Il finale del défilé PE 2023 del marchio
Lo show P/E 2023 di Pin-Up Stars
Nell’immagine in apertura, il finale dello show PE 2023 di Pin-Up Stars allo stadio Dall’Ara