Il Natale di Villa Igiea e Champagne Perrier-Jouët (sognando la Belle Époque)

Per tutto il mese di dicembre e fino al 6 gennaio 2024, Villa Igiea, lo storico albergo palermitano del gruppo Rocco Forte Hotels, celebra l’atmosfera d’incanto della Belle Époque attraverso la partnership con la Maison di champagne Perrier-Jouët.

Non ci sono dubbi: l’inverno è decisamente la stagione migliore per visitare la città di Palermo. In occasione delle festività natalizie, come ogni anno, Villa Igiea propone ai propri ospiti un imperdibile programma di attività ed esperienze stagionali come brunch, tè pomeridiani e trattamenti speciali presso l’Irene Forte Spa. Ma la grande novità del Natale 2023 è la collaborazione con la Maison di champagne Perrier-Jouët.

Esterni della Villa Igiea Champagne Perrier-Jouët
Villa Igiea a Palermo

La collaborazione tra Villa Igiea e Perrier-Jouët

Fil-rouge di questo sodalizio non poteva che essere l’Art Nouveau, ovvero lo stile che caratterizza sia gli interni dello storico albergo palermitano (la Sala del Basile ne è la massima espressione), costruito su commissione della leggendaria famiglia Florio, così come la sede della Maison di champagne a Épernay. Presso l’Igiea Terrazza Bar è possibile immergersi nelle atmosfere retrò della Bella Epoque degustando tre signature cocktail. Le miscele sono realizzate con gli champagne Perrier-Jouët Grand Brut e Perrier-Jouët Blason Rosé e appositamente creatie da Salvatore Calabrese, meglio noto come “The Maestro”. Una delle figure più influenti nel settore della mixology, recentemente insignito del riconoscimento dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Villa Igiea Champagne Perrier-Jouët
Interni di Villa Igiea

I tre signature cocktail sono una prima (esclusiva) mondiale

Christmas with Jouët a base di purea di lamponi, succo di melograno, Benedectine e Perrier-Jouët Grand Brut; Big Santa con Tequila, Cointreau, succo di mirtillo rosso, sciroppo di agave, Perrier-Jouët Blason Rosé; Gingle Fizz con Hoxton Banana Rum, succo di lime, menta e Perrier-Jouët Grand Brut. Si tratta di una esclusiva a livello mondiale. È infatti la prima volta che la maison di champagne autorizza un brand – in questo caso Rocco Forte Hotels – a utilizzare le proprie etichette nei cocktail di una drink list.

La storia dello champagne Perrier-Jouët

Perrier-Jouët è stata fondata nel 1811 da una coppia che condivideva l’amore per la natura e la passione per l’arte. Fin dall’inizio, hanno scelto lo Chardonnay come simbolo della Maison, definendo lo stile complesso e floreale che contraddistingue gli champagne. Per più di due secoli, Maison Perrier-Jouët si è evoluta in connessione con la natura, guidata dallo spirito libero dei suoi fondatori e dall’esuberanza del movimento Art Nouveau. La natura rimane la sua primaria fonte di ispirazione. Il pianeta è un giardino comune, che la Maison coltiva così come crea i suoi Champagne. Animata dalla libertà creativa, Maison Perrier-Jouët promuove una visione gioiosa e positiva del mondo. Viene distribuito in Italia da Marchesi Antinori S.p.a.

Champagne Perrier-Jouët
Champagne Perrier-Jouët

Villa Igiea, da corte dei Florio a hotel di lusso

Nel 2021 il gruppo Rocco Forte Hotels riporta all’antico splendore Villa Igiea, palazzo Art Nouveau affacciato sul Golfo di Palermo. Tra i corridoi di quella che un tempo era la corte dei Florio – definiti i “regnanti senza corona” – hanno sfilato sovrani, Capi di Stato e divi di Hollywood. Tra gli affreschi in stile liberty della Sala Basile sembra ancora di sentire la musica delle feste mondane organizzate da Donna Franca, la cui bellezza fu immortalata da Giovanni Boldini in uno dei suoi celebri quadri. Il giardino dell’hotel è un piccolo eden sul mare, dove trascorrere momenti di assoluto relax nel dolce inverno siciliano.

Sala del Basile, Villa Igea
Gli affreschi in stile liberty della Sala Basile

Gli abbinamenti golosi dello chef Fulvio Pierangelini

L’itinerario sensoriale in chiave Belle Epoque continua con il food pairing appositamente ideato dallo chef Fulvio Pierangelini. Tra i piatti da provare, in un inedito abbinamento alle bollicine d’oltralpe, c’è l’Arancina con gamberetti di Sciacca e limone. È la natura ad accompagnare la dimensione estetica, così come furono l’esuberanza e la libertà creativa del movimento – che fiorì in tutta Europa alla fine del XIX secolo- ad aprire la strada all’arte d’avanguardia del XX secolo.

Istallazione d’artista in stile Art Nouveau

Durante le festività, gli ospiti di Villa Igiea potranno ammirare inoltre una originale installazione in stile Art Nouveau. L’opera è stata commissionata dalla maison di champagne alla designer inglese Bethan Laura Wood. Presentata nel 2018 alla Design Miami e adesso in hotel fino a gennaio, HyperNature – questo il nome dell’opera – è un albero le cui curve, petali e colori sono nati a seguito di una visita dell’artista alla Maison Belle Epoque. Un’immersione nel savoir-faire Perrier-Jouët e nel patrimonio culturale dell’Art Nouveau. È proprio nell’universo floreale del movimento artistico presente in ogni dettaglio della Maison che Bethan Laura Wood ha trovato ispirazione per materiali insoliti, colori e forme. HyperNature è un’esplosione radiosa che dà vita ad un nuovo rituale di degustazione. Una nuova e sorprendente champagne experience in cui i calici vengono colti dai rami in un emozionante parallelo sensoriale che riporta alla vendemmia.

HyperNature l'installazione in stile Art Nouveau della designer Bethan Laura Wood
HyperNature è l’installazione in stile Art Nouveau della designer Bethan Laura Wood

Gli appuntamenti di Villa Igiea per le feste di Natale 2023

Sul sito dell’hotel è possibile visionare tutti gli appuntamenti previsti per le festività natalizie. In particolare segnaliamo il brunch della domenica (78€ a persona), i tè del pomeriggio (35€ a persona), le degustazioni guidate dei vini marsala delle Cantine Florio (80€ a persona) e i pomeriggi culturali (35€ a persona) nella Sala del Basile. Questi ultimi saranno: il 9 dicembre con Salvatore Requirez, il 16 dicembre con Ettore Sessa e il 23 dicembre con Stefania Auci (autrice dei Leoni di Sicilia).

Villa Igiea Champagne Perrier-Jouët
Interni di Villa Igiea

Carlo Vallarino Gancia, intervista al brand manager per l’Italia della Maison Krug

Lo scorso 6 novembre, in occasione della serata Krug x Lemon presso il Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina – una cena a 4 mani tra il resident chef Roberto Toro (1 stella Michelin) e lo chef Matteo Metullio (2 stelle Michelin al ristorante Harry’s Piccolo del Grand Hotel Duchi D’Aosta di Trieste) – abbiamo incontrato Carlo Vallarino Gancia, brand manager per l’Italia della Maison di champagne.

La serata Krug x Lemon presso il Belmond Grand Hotel Timeo
La serata Krug x Lemon presso il Belmond Grand Hotel Timeo

Partiamo dall’inizio: come nascono queste iniziative, ovvero l’idea di abbinare un ingrediente ai vostri champagne?

L’idea nasce dalla volontà della Maison Krug di rendere omaggio al proprio savoir-faire celebrando ogni anno un ingrediente della gastronomia. Esattamente come ogni vino all’interno delle cuvée Krug rappresenta un singolo ingrediente, un frutto, una verdura, o qualsiasi altro elemento rappresenta un ingrediente all’interno di un piatto. Ogni anno la Maison seleziona un ingrediente con il quale gli chef delle Krug Ambassade si possono sbizzarrire nei più svariati abbinamenti con gli Champagne Krug. Quest’anno per la prima volta un frutto: il limone.

Nel 2021 la cipolla, l’anno scorso il riso e adesso il limone. Come viene scelto l’ingrediente dell’anno?

Sono tutti ingredienti unici, ognuno apporta le proprie caratteristiche ad un piatto, esattamente come i vini all’interno degli Champagne Krug. L’unica cosa che li accomuna è l’umiltà, sono tutti ingredienti umili del mondo gastronomico.

Cosa si intende per Krug Ambassade?

Le Krug Ambassade sono l’estensione della Maison Krug sul territorio. Sono quei luoghi in cui è sempre possibile trovare lo Champagne Krug ma soprattutto in cui vengono portati in vita i valori della Maison.

«I valori della Maison Krug sono rimasti sempre gli stessi negli anni, alcuni di questi sono l’umiltà, la generosità e lo spirito di famiglia»

Come è nata la Maison Krug e quali sono oggi i suoi valori?

La Maison Krug è nata nel 1843 dal sogno di Joseph Krug, realizzare ogni anno uno champagne dalla qualità eccezionale nonostante le variazioni climatiche, che hanno un grosso impatto sul vino. Da qui nasce l’idea di Krug Grande Cuvée, l’espressione più generosa dello champagne. I valori della Maison Krug sono rimasti sempre gli stessi negli anni, alcuni di questi sono l’umiltà (che ritroviamo come caratteristica nell’ ingrediente dell’anno), la generosità (che ritroviamo in Krug Grande Cuvée) e lo spirito di famiglia (che ritroviamo nel forte rapporto con i Krug Lovers e le Krug Ambassade). Joseph Krug aveva anche due convinzioni fondamentali che ancora oggi sono parte integrante del DNA della Maison: non credeva nell’esistenza di gerarchie tra i suoi Champagne, che sono tutti accomunati dalla stessa indiscutibile qualità, e non era assolutamente disposto a scendere a compromessi sulla qualità dei propri Champagne.

Cosa lega Krug al Grand Hotel Timeo e al brand Belmond in generale?

La condivisione degli stessi valori, il savoir-faire e la ricerca della massima qualità, senza compromessi.

Champagne Krug
Champagne Krug

Gli chef dell’evento Krug x Lemon a Taormina

Originario del Friuli Venezia Giulia, Matteo Metullio ha ottenuto la sua prima stella Michelin nel 2013, diventando lo chef più giovane d’Italia ad ottenere il riconoscimento e rappresentante nazionale per Chef Next Generation 2013 a Berlino. A Roma nel 2014, assieme a Davide Da Pra, vince il concorso Chef Emergente Nord e Chef Emergente Italia. Ha poi proseguito la sua carriera tra esperienze nazionali e internazionali in Europa e Asia, diventando chef emergente per Gambero Rosso nel 2016. Nel novembre 2020 il ristorante Harry’s Piccolo di Trieste del Grand Hotel Duchi d’Aosta viene insignito della sua seconda stella, ottenuta anche grazie allo chef Davide De Pra, e nello stesso anno viene incluso nella Ambassade Krug.

Passiamo adesso al padrone di casa, Roberto Toro del Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina. La sua filosofia di cucina è influenzata dalle memorie di bambino e dai giorni trascorsi in cucina con la famiglia. Cresciuto nel contesto della campagna siciliana (in provincia di Catania), Toro si appassiona fin da subito dei sapori di questa isola così generosa, la Sicilia appunto, attraverso i piatti semplici preparati dalle donne di casa.

Dopo il diploma inizia a viaggiare per fare esperienze internazionali. In Nord Europa si confronta con nuove tradizioni culinarie e sfide personali, senza mai perdere il legame con la terra d’origine. Al suo rientro in Italia diventa, nel 2006, l’executive dell’hotel gioiello del brand Belmond a Taormina. Nel 2018 decide di aprire il ristorante fine dining Otto Geleng che nel giro di un anno si aggiudica la stella Michelin. Dal 2022 il ristorante Otto Geleng e lo chef Toro sono ufficialmente parte dell’Ambassade italiana di Krug.

Carlo Vallarino Gancia, brand manager per l’Italia della Maison Krug
Carlo Vallarino Gancia, brand manager per l’Italia della Maison Krug

Da Catania all’Etna: cosa fare, dove dormire, mangiare e le cantine da scoprire

Catania porta dell’Etna: il capoluogo etneo è il punto di partenza per un emozionante viaggio alla scoperta delle meraviglie del vulcano. E lo stupore comincia prima ancora di mettere piede in Sicilia, quando dal finestrino dell’aereo fa capolino la vetta fumante dell’Etna, riflessa nel Mar Jonio.

Una passeggiata nel centro storico è d’obbligo, per lasciarsi travolgere dal fascino ammaliante delle facciate barocche dei palazzi in pietra lavica e dai sapori e odori delle specialità dello street food catanese, a cominciare dagli arancini al ragù – attenzione non chiamateli arancine, in questo versante dell’Isola è considerato sacrilegio sbagliare il nome – dalla tipica forma a punta che ricorda la sagoma del vulcano. Ottimi quelli preparati dai bar storici di città come Pasticceria Savia e Pasticceria Spinella. Da Uzeta Bistrò l’arancino viene servito al piatto, preparato secondo l’antica ricetta popolare, con la carne sfilacciata. Per smaltire le calorie accumulate, si salgono a piedi gli scalini della Chiesa della Badia di Sant’Agata che portano alla terrazza e al camminamento della cupola. La vista panoramica di Catania dall’alto vi ripagherà della fatica.

Arte, food e natura

Asmundo Gisira hotel
Un interno dell’art hotel Asmundo di Gisira

Sergio Fiorentino artista
Un dipinto di Sergio Fiorentino all’entrata dell’hotel

Per un soggiorno all’insegna dell’arte e del design c’è Asmundo di Gisira, un originale art-hotel ricavato all’interno di un palazzo nobiliare nel cuore della Pescheria, l’antico mercato del pesce ancora pulsante di vita, a pochi passi dalla Cattedrale.

Altro indirizzo da intenditori per food&wine lover è Habitat Hotel, con vista sul Teatro Bellini, dove provare la cucina identitaria della chef Bianca Celano. Dopo una colazione rigenerante, a base di prodotti siciliani, si parte alla volta dell’Etna: al passaggio sosta a Giarre per la IV edizione del Radicepura Garden Festival, biennale del giardino mediterraneo. L’apertura al pubblico è prevista per sabato 6 maggio 2023. Il Parco Botanico Radicepura nasce nel 2012 dalla volontà della famiglia Faro di creare un luogo unico e dedicato alla valorizzazione e ricchezza di biodiversità, proprio in Sicilia, dove il Mediterraneo abbraccia il clima subtropicale. Un luogo davvero unico racchiuso tra le pendici dell’Etna e il Mar Jonio, con più di 3000 specie vegetali per un totale di 7000 varietà di piante. 

Radicepura
Parco Radicepura (ph. by Alfio Garozzo)

Parco Radicepura
Parco Radicepura (ph. by Alfio Garozzo)

Un giro sulla ferrovia circumetnea

Percorrendo l’autostrada A18, in direzione Messina, si svolta all’uscita di Fiumefreddo per imboccare la statale dell’Etna. In salita, tra tornanti panoramici e rocce laviche, si attraversano vigneti cinti da muretti a secco e i borghi pittoreschi del versante nord. Tra questi Linguaglossa è sicuramente la base ideale per esplorare il Parco dell’Etna: da qui parte infatti la strada Mareneve che porta verso la stazione sciistica di Piano Provenzana, a quasi duemila metri d’altitudine, e alla pineta di Ragabo, dove troverete lo Chalet Clan dei Ragazzi con bar, ristorante e 12 camere spartane per trascorrere la notte. Da Linguaglossa passa anche la ferrovia circumetnea, un treno d’epoca che collega ancora i paesini del comprensorio montano: tra le soste suggeriamo Bronte, celebre città del pistacchio, e Randazzo, borgo medievale dove gustare una delle migliori granite di Sicilia.

Circumetnea
La ferrovia Circumetnea

I migliori indirizzi per mangiare, bere e dormire

Nella piazza della Basilica Santa Maria Assunta, troverete l’insegna della Pasticceria Santo Musumeci: la maestra gelatiera Giovanna Musumeci prepara buonissime granite con i prodotti di piccoli agricoltori etnei (tra le più richieste limone, gelsi, mandorla, pistacchio e caffè con panna) e i dolci di antica memoria. Per gli appassionati di vino c’è invece l’enoteca Il Buongustaio, con una selezione delle migliori etichette Etna Doc. L’indirizzo più raffinato per dormire in zona è senza dubbio lo Shalai di Linguaglossa: un boutique hotel a conduzione familiare con una piccola spa e ristorante stellato, guidato dallo chef Giovanni Santoro. Per un pasto più informale si va Dai Pennisi – Macelleria con Cucina, per assaggiare la celebre salsiccia lavorata al ceppo (riconosciuta presidio Slow Food), ovvero una sezione di tronco di quercia dell’Etna.

Le attività da fare immersi nella natura

Per chi preferisce l’atmosfera country, consigliamo l’agriturismo Parco Statella a Randazzo, una proposta di turismo rurale con annessa trattoria tipica, aperta anche agli ospiti esterni. Tantissime le escursioni – da effettuare a cavallo, in jeep, in elicottero e trekking – da praticare sull’Etna e rivolte a tutti: dai percorsi per famiglie, fino alla salita ai crateri sommitali del vulcano per i più allenati. Tra le guide locali migliori segnaliamo Emilio Messina: le sue proposte prevedono trekking nei boschi e canyon dell’Etna, anche in notturna per ammirar le stelle. Da non perdere il sito naturalistico del Parco Fluviale dell’Alcantara, nel territorio di Castiglione di Sicilia, con spettacolari cascate, laghetti (le classiche Gurne) e profonde gole di rocce vulcaniche generate da antiche colate laviche. I più temerari potranno praticare discese di body rafting nelle acque fredde del fiume Alcantara. 

Le cantine da visitare

Infine, le visite in cantina: l’offerta enoturistica rappresenta il vero motore – e anima – del territorio. Benanti è l’azienda storica dell’Etna e il vino bianco Pietramarina è considerato uno dei più eleganti del panorama enologico nazionale. Poi ci sono le nuove realtà d’eccellenza: Tenute di Fessina (A’Puddara Etna DOC Bianco è l’etichetta più rappresentativa), Tenute Bosco, tra i pochi a fare un vino prefillossera, ovvero da vigne centenarie. Senza dimenticare i giovani vignaioli virtuosi: Federico Graziani con il suo memorabile vino bianco Mareneve e la “coppia d’oro” dell’enologia siciliana, Giulia Monteleone e Benedetto Alessandro con i loro pluripremiati vini Monteleone.

Nell’immagine in apertura, il Parco Radicepura (ph. by Alfio Garozzo)

Pietradolce, arte e vino alle pendici dell’Etna

“A Muntagna”, rigorosamente al femminile; è così che la gente del posto si rivolge all’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa. Il nome ha un’origine mitologica, Etna era infatti una bellissima ninfa, figlia di Urano e Gea – le divinità del cielo e della terra – e amante di Efesto, dio del fuoco. Dalla loro unione amorosa nacquero due gemelli: la leggenda narra che la ninfa si nascose sotto il vulcano per completare la gravidanza e, per questo, i suoi figli videro la luce due volte, la prima dal ventre materno, la seconda quando uscirono da quello della Muntagna, appunto. Non a caso i catanesi considerano l’Etna una montagna-madre e non un vulcano-distruttore, «la montagna è buona – dicono – proprio come è buona Agata (la santa patrona della città, ndr)».

Cantina Pietradolce
Veduta esterna della cantina Pietradolce

Realtà enologiche lungo le pendici del vulcano…

Alle pendici del vulcano crescono i filari di Carricante e Nerello Mascalese, storiche varietà autoctone, rispettivamente a bacca bianca e nera, in un contesto pedoclimatico davvero straordinario, ovvero un clima di montagna ma a latitudini mediterranee, con suoli lavici ricchi di nutrimenti preziosi per le piante; a tutto ciò bisogna aggiungere la sapiente tradizione millenaria del contadino etneo. Un mix esplosivo, tanto che stampa e critica di settore più autorevoli hanno riconosciuto questo comprensorio tra le migliori aree vitivinicole del mondo.

Durante l’ultimo ventennio, lungo i versanti dell’Etna, sono nate tantissime cantine, complice la forte impennata di domanda da parte del mercato estero: ci sono i grandi marchi dell’enologia siciliana e italiana, ma anche diversi personaggi del mondo della musica e dello spettacolo, che proprio qui hanno dato vita a realtà enologiche di pregio. Tutti attratti dall’energia dirompente sprigionata dal vulcano, insieme alla lava incandescente e ai lapilli scintillanti che illuminano la notte.

Pietradolce vini
Cantina Pietradolce, Solicchiata (CT)

Una cantina avant-garde a Solicchiata

E poi ci sono le famiglie etnee. Generazioni nate e cresciute proprio in questo versante orientale della Sicilia, depositarie privilegiate dell’identità del territorio, come la famiglia Faro, Venerando e Carmela, affiancati dai figli Michele e Mario, imprenditori catanesi leader nei settori del florovivaismo con l’azienda Piante Faro e dell’ospitalità con Donna Carmela Resort & Lodges e il parco botanico Radicepura, sede di un acclamato garden festival dedicato al paesaggio mediterraneo. Tra le passioni della famiglia, in particolare di Michele Faro (classe 1974), c’è quella del vino. Si deve a lui il progetto Pietradolce: una cantina d’avanguardia a Solicchiata, piccola frazione del comune di Castiglione di Sicilia, fondata nel 2006. Per raggiungerla si percorre la statale 120 in direzione Randazzo: sotto lo sguardo vigile della Muntagna-Madre, si attraversano vigneti incastonati in un paesaggio naturale di ginestre, betulle, asinelli e muretti a secco, realizzati in pietra lavica.

Pietradolce vino
La bottaia della cantina Pietradolce

La vigna della tenuta Pietradolce

Una volta giunti a destinazione, è quasi difficile riconoscere la struttura. La nuova cantina – i cui lavori sono stati completati nel 2018 – è perfettamente integrata nel paesaggio locale, costruita secondo i dettami della bioarchitettura. 

A Pietradolce arte e artigianalità si intrecciano per creare ambienti dallo stile contemporaneo, fortemente legati al territorio etneo: roccia vulcanica, ferro, legno e terra dei vigneti sono i principali materiali impiegati nella realizzazione degli interni come la tinaia, la bottaia, la sala di degustazione.

Pietradolce tenuta
Un interno della cantina

Arte e vino

Gli spazi della cantina diventano inoltre un contenitore d’arte, all’interno del quale si trovano opere di artigiani locali e artisti italiani di fama internazionale. Ci sono le istallazioni di Alfio Bonanno, esponente della land art (movimento che impiega elementi naturali nella realizzazione delle opere), e gli artwork di Giorgio Vigna, artista in grado di plasmare vetro, metalli di vario genere e carta, creando forme naturali capaci di manifestare aspetti primordiali. «L’idea di unire arte e vino – racconta Michele Faro – è nata spontaneamente durante la costruzione: siamo in un contesto naturale dal fascino straordinario, per questo abbiamo voluto che anche la cantina fosse un contenitore di bellezza grazie alle opere di artisti affermati. E in futuro daremo spazio a giovani emergenti».

Pietradolce Catania
Un interno della cantina

Le caratteristiche della cantina

La coibentazione della tinaia è assicurata dallo spessore delle mura di pietra lavica da cui sono composte, in accordo a una filosofia improntata alla sostenibilità ambientale. La fermentazione dei vini pre-phylloxera (ottenuti cioè da piante ultracentenarie, sopravvissute all’evento catastrofico della fillossera, l’insetto parassita arrivato dal Nuovo Mondo a seguito degli scambi commerciali, che nella seconda metà dell’800 distrusse la maggior parte dei vigneti europei, con conseguente perdita di buona parte della biodiversità viticola) avviene in piccole vasche a forma di tulipano, realizzate in cemento grezzo e aventi una capienza di 40 ettolitri. 

All’interno della bottaia sotterranea vengono affinati i vini rossi, utilizzando botti di rovere francese da 700 litri in buona parte di secondo, terzo e quarto passaggio. Adiacente allo spazio si trova un ambiente destinato a conservare le vecchie annate Pietradolce, per studiare l’evoluzione nel tempo di questi vini prodigiosi. Nell’ottica di un approccio eco-sostenibile, sul tetto della cantina è stato realizzato un giardino pensile, che consente una coibentazione termica naturale e un sensibile risparmio di energia elettrica.
La collezione botanica che compone il giardino è frutto di una collaborazione tra Pietradolce e la facoltà di agraria dell’Università degli studi di Catania, con cui la famiglia Faro ha effettuato un’accurata attività di ricerca e selezione delle specie spontanee etnee, volta a garantire la conservazione del germoplasma.

cantina Pietradolce
Un interno della cantina

La filosofia della cantina

L’amore per la terra, il rispetto per l’ecosistema nonché delle tradizioni locali, rappresentano il cuore della filosofia aziendale. Pietradolce si avvale, fin dalla sua fondazione, di metodi di coltivazione biologica, senza l’impiego di pesticidi o insetticidi, con un approccio green sia nelle pratiche agricole in vigna che nei processi di vinificazione in cantina.

I venti ettari di vigneto sono dislocati sul versante nord dell’Etna, tra le contrade Rampante, Zottorinoto e Santo Spirito, a un’altitudine tra i 700 e i 950 metri sul livello del mare. A questi si aggiungono, sul versante est, in contrada Caselle, nel comune di Milo, altri due ettari a un’altitudine di 850 metri. Da terreni franco-sabbiosi ricchi di elementi minerali di natura vulcanica, nascono vini in cui è preservata integra l’anima e la vivacità del vulcano di cui sono espressione.

La varietà della composizione dei suoli lavici, nei diversi appezzamenti, permette di produrre vini con caratteristiche del tutto peculiari e al contempo fedeli rappresentazioni del territorio. Michele Faro ha deciso di coltivare solo varietà autoctone: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante.

Vigneti di Pietradolce
Vigneti di Pietradolce

Le vigne di Pietradolce

Le vigne, in gran parte costituite da piante pre-phylloxera tra i 90 e i 130 anni di età, vengono curate con meticoloso lavoro artigianale e si presentano nella tipica forma ad “alberello”, caratteristica del paesaggio viticolo del posto, perché la natura è essa stessa un’opera d’arte. L’identità di Pietradolce e il modo di lavorare coincidono con la scelta di privilegiare la qualità alla quantità, allo scopo di valorizzare i vitigni autoctoni dell’Etna e di produrre vini fortemente identitari.

«Per riassumere in un’immagine la nostra filosofia aziendale – aggiunge Michele – abbiamo voluto il triangolo, ovvero la forma perfetta, che riflette la propria sagoma, a simboleggiare l’Etna che infonde i suoi benefici sul territorio circostante. Per le nostre etichette abbiamo quindi scelto la donna-vulcano, immagine elegante e potente, come vogliamo che sia il nostro vino. In altre etichette, invece, abbiamo voluto dare visibilità alla sua energia esplosiva, tramite un segno manuale ripetuto in maniera scomposta».

Il Vinitaly della ripartenza

Doveva essere il Vinitaly della ripartenza e così è stato, almeno secondo i numeri della 54esima edizione del Salone internazionale dei vini e distillati: 700 buyer da 50 paesi e 4.400 aziende da 19 nazioni. Entusiasmo e tanta voglia di incontrarsi in presenza, per parlare di vino, dopo due anni di stop. Siamo stati a Verona, per un giro immaginario delle migliori cantine italiane.

Vinitaly 2022 Sicilia
Lo stand di Donnafugata a Vinitaly 2022

Piemonte

Fondata nel 1972 a Vergne, nel comune di Barolo, G.D. Vajra è una delle cantine di riferimento delle Langhe; vanta una produzione di etichette d’eccellenza, a cominciare da Barolo, ma anche Freisa, Nebbiolo, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba. Una realtà vitivinicola dinamica, tra le prime ad aver aperto all’agricoltura biologica negli anni ’70, ottenendo nel ‘93 la certificazione biologica.
Definita “uno dei segreti meglio custoditi del Barolo”, l’azienda produce vini che si distinguono per raffinatezza, armonia e complessità. Tra le etichette più conosciute, e premiate, ci sono i blasonati Barolo DOCG (Bricco delle Viole, Ravera e Coste di Rose) che prendono il nome da sottozone della denominazione.

Barolo Langhe
La tenuta della famiglia Vaira, a Barolo

Oggi G.D. Vajra vede due generazioni lavorare in sinergia: i coniugi Aldo e Milena Vaira, i figli Francesca (brand ambassador dell’azienda), Giuseppe (nel 2014 tra i 30 winemakers under 40 to watch secondo The Drinks Business) e Isodoro, alla guida di una squadra di 60 vignaioli. Un lavoro straordinario quello portato avanti da questa realtà, premiata varie volte (tra gli altri riconoscimenti, la 16esima posizione del Barolo Albe 2008 tra i TOP 100 vini al mondo per Wine Spectator e il premio di cantina dell’anno in Italia nel 2015), che inoltre sta aprendo la strada alla riscoperta del Chiaretto di Nebbiolo e dei vini del XVII secolo attraverso due limited edition, N.S. della Neve (un metodo champagne rosé nature) e Claré J.C., fermentazione parziale a grappolo intero di Nebbiolo in purezza.
Con lo stesso spirito pionieristico e visionario che ne contraddistingue il lavoro, la famiglia Vaira è protagonista di un’importante fase di sviluppo, che l’ha portata a ristrutturare la cantina, realizzando all’ultimo piano una sala degustazioni dal design contemporaneo, caratterizzata da ampie vetrate che permettono allo sguardo di spaziare sulle colline della proprietà. Appassionati ed esperti d’arte, Milena e Aldo avevano già arricchito la cantina con vetrate dell’artista Costantino Ruggeri che accarezzano, con luci e colori, gli interni di un luogo da vivere anche nelle sue forme estetiche; una passione che ritroviamo nelle etichette realizzate da Ruggeri (Barolo Albe e Freisa Kyè) e, per la restante produzione, dal maestro dell’acquarello e dell’acquaforte Gianni Gallo.

Vino nebbiolo piemonte
Claré J.C. di G.D. Vajra

Friuli Venezia Giulia

La storia della famiglia Zorzettig nel mondo del vino inizia nel secondo dopoguerra, attraverso l’acquisizione di varie tenute sulle colline di Spessa di Cividale, nei Colli Orientali del Friuli, areale particolarmente vocato alla viticoltura. A guidare l’azienda è Annalisa Zorzettig, imprenditrice curiosa e determinata ad esplorare nuovi percorsi.

cividale del friuli vini
La tenuta Zorzettig a Spessa di Cividale

Recentemente premiata come Wine Woman 2022 da Food and Travel Italia, per lei sono fondamentali valori quali il rispetto del territorio, delle tradizioni contadine locali, della cultura.
Punta di diamante della produzione è la linea Myò, vini a denominazione DOC Friuli Colli Orientali ottenuti da uve coltivate nei vigneti più antichi delle tenute Zorzettig (Malvasia, Ribolla Gialla, Pinot Bianco, Friulano, Sauvignon, Schioppettino, Pignolo, Refosco e Picolit). Il nome rimanda alla prima ballata locale mai trascritta, composta a Cividale nel 1380, canto appassionato di un giovane all’amata, paragonata a un dolce frutto, che ispira il progetto di viticoltura sostenibile di Zorzettig. Tra i progetti futuri, invece, il completamento della nuova cantina “green” avviata nel 2020.
La famiglia riserva grande importanza all’ospitalità: alle attività enoturistiche si è aggiunta dal 2012 quella del Relais La Collina, agriturismo che domina i vigneti della tenuta di Ipplis, a breve distanza da Cividale, città riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La struttura, ricavata da un vecchio fabbricato rurale, è dotata di 9 camere, con una terrazza che si affaccia sulle vigne e sulle Dolomiti Friulane; un luogo ideale dove trascorrere momenti di relax immersi nella natura.

colli orientali del friuli vino
Relais La Collina
Ribolla gialla vino
Ribolla Gialla di Zorzettig

Toscana

Nel territorio del Chianti Classico, dov’è nato il mito del vino italiano nel mondo, Dievole è la perfetta espressione contemporanea di una denominazione leggendaria. Il cuore ed heritage dell’azienda risiedono nella produzione vitivinicola e nelle esperienze legate alla terra di persone che, con passione e fare artigiano, curano tuttora vigneti e oliveti, guardando sempre oltre. Dei 600 ettari di boschi e colline della tenuta, oltre 150 sono coltivati a vigneti seguendo criteri sostenibili. Rispetto e valorizzazione del terroir trovano il loro complemento nella cantina, dove fermentazioni spontanee in tini di cemento grezzo e invecchiamento unicamente in botte grande, preservano le caratteristiche organolettiche delle uve.

Chianti vigneti
Le vigne Dievole, nel Chianti

I risultati di questo sodalizio fra tradizione e ricerca sono vini eleganti e freschi, dalle etichette importanti: Dievole Chianti Classico DOCG, Sangiovese al 90%, che vinifica in cemento e invecchia un anno nel legno di rovere francese non tostato, vino di corpo che fonde l’anima classica e moderna; Novecento Chianti Classico Riserva, nato per celebrare i 900 anni di storia dell’azienda e divenutone l’icona, Sangiovese al 95%, che vinifica per 17 mesi nelle botti di rovere non tostato e 6 in bottiglia, così da diventare una riserva dalla forte personalità; Vigna Sessina Gran Selezione, Sangiovese in purezza, prodotto da uvaggi sezionati dell’omonima vigna, una gemma che cresce in un piccolo vigneto e, dopo 17 mesi di vinificazione, resta in bottiglia un anno per raggiungere un profumo intensissimo e una profondità elegante, ricca. Ancora, Tocca Stelle Chianti Classico, che esalta le capacità produttive di un singolo vigneto, una selezione di Sangiovese all’85% con Canaiolo e Colorino, dal color rubino intenso, una delle più autentiche espressioni del territorio, di cui viene prodotto anche il Tocca Stelle Olio Extra Vergine Chianti Classico DOP 2019.
È immerso nel verde lussureggiante di quest’angolo incantevole della Toscana il Resort Dievole di Vagliagli, villa padronale del ‘700 circondata da rigogliosi giardini all’italiana e alberi secolari che, insieme agli altri edifici del borgo, rappresentano la massima espressione dell’ospitalità d’autore della zona. Le 28 camere in stile toscano, sobrie ed eleganti, tra Classic, Deluxe, Prestige e Prestige Suite, offrono un’esperienza unica all’interno di un’autentica dimora di campagna della nobiltà senese.

Chianti classico 2022
Il Chianti Classico di Dievole
Chianti resorts
Il Resort Dievole, a Vagliagli

Nella Maremma settentrionale, a Ortacavoli a Riparbella (Pisa), si trova invece Pakravan Papi, azienda vitivinicola che da oltre vent’anni fa vino in modo del tutto personale e peculiare, senza mode né protocolli, puntando sulla forte identificazione tra produttore, prodotto e territorio. I fondatori sono Enzo Papi e Amineh Pakravan, sposati dal 1969. Oggi gestiscono 20 ettari di vigneto, con i restanti 80 lasciati a bosco. La sistematizzazione degli impianti inizia a metà anni ’90, la prima etichetta è del 2003. Le idee di Papi, spinto anche dall’amore per i vini francesi, sono chiare da subito: credere nelle uve autoctone, Sangiovese in primis, ma creare anche una realtà di bordolesi. L’idea alla base – condivisa dai figli della coppia, Leopoldo e Chiara – è quella di focalizzarsi sulle etichette, sul prodotto in bottiglia, mettendo in secondo piano il vitigno ed evidenziando il risultato finale. Troviamo dunque il Sangiovese della varietà piccolo, poi Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Chardonnay, Riesling e Malvasia toscana. Pakravan Papi è anche agriturismo: il cuore dell’accoglienza è nelle due case coloniche sulla collina di Ortacavoli, con sette appartamenti autonomi, spaziosi e dotati di tutti i comfort per una vacanza in piena libertà. Completano l’offerta una piscina con vista incantevole, campo da tennis, area bbq, sentieri da percorrere a piedi o in bici, uno spazio giochi per i più piccoli.

Vigneti Maremma
L’azienda vinicola Pakravan Papi, nella Maremma
Cantine Maremma
Leopoldo Papi e Francesca Filippone di Pakravan Papi

Sicilia

Il Padiglione Sicilia richiama, ad ogni edizione, un gran numero di wine lover: tra gli stand più visitati quello di Donnafugata, realizzato in collaborazione con Dolce&Gabbana, a suggellare la sinergia che lega i due brand siciliani. Nel 2020, infatti, è stata lanciata una linea esclusiva di etichette in partnership con la nota maison. La fiera di Verona è però come sempre l’occasione per presentare le ultimissime novità come Passiperduti, piccola produzione di pregio nata da un’accurata selezione di uve Grillo coltivate nelle colline della Tenuta di Contessa Entellina, nella Sicilia sudoccidentale: un vino poetico e timeless, dall’anima elegante e floreale, che sorprende per mineralità e persistenza. “Con Passiperuti – afferma Josè Rallo – Donnafugata celebra ancora una volta il proprio legame con l’arte e la letteratura. Un’etichetta d’autore e un nome che rimandano alla serenità che proviamo quando contempliamo la natura, capaci di evocare alcuni versi de ‘L’infinito’ di Leopardi, tra i più rappresentativi della poesia italiana”.

Vinitaly stand Sicilia
Lo stand Donnafugata a Vinitaly
Donnafugata Dolce e Gabbana
Tancredi, Donnafugata e Dolce&Gabbana

Tra i territori siciliani più vocati alla viticoltura d’eccellenza c’è l’Etna: i vini del vulcano sono apprezzatissimi dai consumatori e osannati dalla stampa di settore. Tra le nuove realtà segnaliamo una coppia di giovani produttori, Benedetto Alessandro e Giulia Monteleone, che in pochi anni hanno raccolto, con i loro vini a marchio Monteleone, importanti premi e riconoscimenti, ultimo in ordine di tempo l’ambito Tre Bicchieri del Gambero Rosso con l’Etna Bianco DOC Anthemis da uve Carricante, storica varietà autoctona a bacca bianca, coltivata a ben 900 metri nel comune di Sant’Alfio.

vino etna bianco doc
Giulia Monteleone con una bottiglia di Anthemis

Nell’immagine in apertura, l’etichetta Passiperduti di Donnafugata