Cerizza 1946, l’esperienza intima del profumo su misura

Lo Swann di Proust aveva quale fiore preferito la cattleya, inizialmente perchè aveva il grande merito di non somigliare a un fiore, ma d’essere di seta, di raso; successivamente lo è diventato perchè oggetto/dono che posava accanto al seno della donna desiderata, concedendogli così quella vicinanza che, almeno in principio, agognava.
Siamo sicuri, e lo ricorda lo stesso grande scrittore nell’episodio della madeleine, che l’odore di quel fiore prediletto, avrà rasserenato Swann in altri episodi della sua vita, lo avrà riportato a quel momento sacro del corteggiamento che, oltre alle farfalle allo stomaco, inebria e accende tutti i nostri sensi.
Accade lo stesso agli chef che si svegliano le domeniche mattina pensando al sugo della nonna, succede al sommelier che riconosce le annate migliori, ne fa di un mestiere il maestro profumiere che in una fragranza distingue cento essenze.
E tra i grandi nasi della nostra storia, abbiamo intervistato Guido Cerizza, figlio d’arte di Aurelio Cerizza, (Cerizza 1946)  creatori dei grandi profumi italiani, per farci svelare qualcosa del misterioso mondo del profumo.



Guido Cerizza come nasce la sua passione per il profumo?

Tra le mura di casa, quando mio padre ci portava, da ogni parte del mondo, le materie prime da annusare, le più pregiate, la rosa bulgara, la concreta di iris, il gelsomino, le varie assolute che poi teneva custodite in cassaforte. Allora erano ancora accessibili e per noi era un grande privilegio poterle scoprire, conoscerne la provenienza, eravamo tutti e cinque molto affascinati dal suo mondo.
Suo padre, Aurelio Cerizza, ha diretto la EMA (Essenze e Materie Aromatiche), una delle poche società italiane per la lavorazione ed estrazione di olii essenziali, come si è avvicinato a lui?

A tre giorni dalla fine del liceo, era il 1966, mi ha chiesto di aiutarlo ed io, che pensavo solo alle vacanze, l’ho seguito per poi trasformare il mio lavoro in passione e viceversa.
Da Borsari a Gandini, fino al Capriccio, mio padre ha creato quelli che erano i profumi più noti di quel tempo, basti pensare che una tappa del Giro d’Italia partì proprio dallo stabilimento Gandini, e creò la profumazione della Leocrema, che oggi si tenta di emulare, quell’odore soffice di pulito.

Cosa significa essere naso?

E’ una grande responsabilità e allo stesso tempo un grande divertimento perchè la profumeria è un settore in continua evoluzione, dove lo sviluppo è costante. Non ho mai visto un naso cambiare mestiere, qui non ci si annoia mai.
Oggi da Cerizza 1946 cavalca anche la terza generazione, quella dei miei due figli (che si occupano della parte commerciale Italia- Estero) e di quelli di mio fratello Maurizio Cerizza (entrato nel ’75), noto profumiere, formatosi nella prestigiosa scuola di Roure con René Ricord.

Cos’è cambiato da allora?

Nel ’75 passavo il sabato pomeriggio in un grande atelier di coiffeur, di proprietà Dina Azzolini, uno spazio multicanale in Via della Spiga davvero originale dove poter fare una piega all’ultima moda, comprare accessori unici e farsi fare un profumo taylor made dal sottoscritto.
Mina e Anna Oxa erano il genere di clientela, e lo sono state anche le mie per molto tempo; Dina, diventata poi una cara amica, lascia un segno di questo bellissimo ricordo sul suo libro:

Avevo creato uno spazio libreria con i volumi di Franco Maria Ricci, un corner vendita di oggetti etnici e ancora uno spazio per il maestro profumiere Guido Cerizza; mi stupiva la sua capacità olfattiva, mi ricordo in particolare di un odore che gli chiesi di creare, quello della biancheria stesa ad asciugare all’aria aperta nelle stagioni fredde, lo chiamai -odore di freddo-
E la nostalgia porta spesso cose belle, torno quindi a creare profumi su misura, a dare un servizio luxury al cliente più esigente, a coloro che desiderano avere un profumo che sia personale e non ritrovabile su cento in mezzo ad una folla.



Come si arriva alla creazione di un profumo perfetto?

Parto dall’idea che il profumo deve essere una miscela equilibrata tra nota di testa, nota di cuore e nota di fondo. La prima essenzialmente dura poco e serve per accattivarsi il cliente, ma succede quando si acquistano profumi commerciali, perchè il consumatore finale deve acquistare subito, non si può attendere delle ore. Non è quindi il nostro caso, perchè lavoriamo su 30% con estratto di profumo, il che lascia molto corpo e molto fondo, regalando così persistenza, quello che ricercano i clienti più attenti.

Come per il vino, anche il profumo ha bisogno di invecchiamento e di tempo per amalgamarsi e diventare un unico corpo, nel profumo perfetto non si devono sentire separatamente le tre note ma percepirle come un’unica armonica ed equilibrata.

Come si svolge l’appuntamento con il cliente che desidera il profumo su misura?

Nel nostro atelier, in Corso Vercelli 20 a Milano, abbiamo uno spazio dedicato con 50 componenti e basi; alle basi andremo ad aggiungere le essenze che il cliente sceglierà in base al suo gusto personale e valutati da nostro consiglio. Si toglie e si aggiunge un po’ come si fa in chimica o in cucina, e quando il prodotto finale avrà raggiunto una certa rotondità, il cliente avrà il suo profumo taylor made, consegnato dentro ad una scatola personalizzata con bottiglia in vetro e tappo di design in resina, una bella idea anche come regalo experience.



Qual è secondo lei il profumo più femminile?

L’effetto scia deve far sentire che sei passata per la strada, ma non deve invadere la strada”, questo il mio motto sui profumi delle donne; e non è mai questione di esperienza in questo caso, se il profumo è di un noto naso o meno, piuttosto di chi lo indossa.

Qual è l’essenza più cara?

La più cara è la concreta di iris che si aggira intorno ai 25/30 mila euro al chilo; se ne usa in percentuale infinitesimale, ma bisogna averla.

Lei che profumo indossa?

Chiaramente il mio!
E’ una creazione con nota di testa leggermente agrumata. Può darsi decida di commercializzarlo l’anno prossimo, per ora lo indosso con gelosia, come un gesto intimo, privato, ed è la prima cosa che faccio al mattino e quella che mi regala il buonumore.

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