Cinecult: Blair Witch di Adam Wingard

La stregoneria nell’era 3.0, dei droni e delle videocamere, è concepibile e può ancora essere temuta come una realtà soprasensibile e paranormale oppure è solo un mucchio di false credenze buona per superstiziosi e maniaci? Scopritelo nel sequel di “The Blair Witch Project. Il mistero della strega di Blair”, l’horror che ha segnato la storia del genere negli anni’90. Il film ‘Blair Wich’ diretto da Adam Wingard e distribuito da Eagle Pictures prende le mosse proprio lì dove abbiamo lasciato gli sventurati ragazzi vittime della demoniaca creatura (allora ripresi su un supporto VHS). Una chicca: uno dei produttori, Steven Schneider, si è occupato di ‘Paranormal activity’. James (James Allen McCune) fratello della protagonista del film precedente, si mette sulle tracce della strega per gettare luce sul mistero della foresta incantata di Black Hills nel Maryland arruolando gli amici Peter (Brandon Scott), Ashley (Corbin Reid), e la cinefila Lisa (Callie Hernandez). I ragazzi armati di strumenti di ripresa digitali e di strutture da camping penetrano nel bosco, uno dei simboli più cari alla civiltà americana che il film tende a dissacrare rendendolo sempre più torbido. A un certo punto si imbattono in una coppia di ragazzi dall’aria un po’ bizzarra: Lane (Wes Robinson) e Talia (Valorie Curry) che si propongono come guide. Ma ben presto iniziano a comparire totem inquietanti e feticci che rendono tutto gotico e torbido e una delle ragazze della spedizione alla ricerca della strega si ferisce a una gamba. La struttura del film che come è ovvio aspettarsi ha tutti i pregi e i difetti di un sequel, mostra un genere diverso di terrore: mentre la paura nel prequel scaturiva proprio dal non percepito, stavolta sono le creature, le scene di suspence e gli effetti speciali creati grazie a nuove telecamere e meccanismi 3.0 a rendere tutto più spaventoso. Come si legge nelle note del film tutto ciò “eccita i fan più accaniti rivelando qualcosa in più di ciò che si nasconde nel buio”. Il regista parla di ‘implacabile intensità’ e di ‘scenario spaventoso’ dal quale si è sempre in fuga. Al pubblico l’ardua sentenza sul film, comunque da vedere per i patiti del terrore.

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