Cinecult: Knight of Cups di Terrence Malick

Film difficile ma ispirato, pervaso di mestizia e di grande cultura visiva che il regista filosofo Terrence Malick, lo stesso di ‘The Three of life’ e ‘La sottile linea rossa’ sembra assorbire come una spugna e distillare con maestria: tutto questo in ‘Knight of cups’. Distribuito da Adler Entertainment, il film è la narrazione di un viaggio, un’odissea spirituale ed esistenziale di un uomo alla ricerca di un senso, ma per lo spettatore profano resta soprattutto una grandiosa e magniloquente epopea espressiva e poetica fra l’arte, la moda, la fotografia, i nuovi linguaggi figurativi più altisonanti e icastici e l’amore per il cinema puro costruito con perizia tecnica e senso artistico pregnante e sopra le righe. Christian Bale è Rick, autore di commedie che vive a Santa Monica, un uomo irrequieto che desidera qualcosa che vada oltre la vita che conosce ma non sa cosa sia né come trovarlo. Ha rapporti problematici con il padre Joseph (un portentoso Brian Dennehy) e con il fratello Barry (Wes Bentley), legami familiari che si complicano anche a causa della perdita dell’altro fratello Billy. Interessante il ruolo che il regista affida alle figure femminili tutte interpretate da attrici di glamour e notorietà globali in ruolo tuttaltro che accessori: la sfuggente Nancy (Cate Blanchett), la conturbante Helen (Freida Pinto), la sensibile Elizabeth (Natalie Portman), la spogliarellista Karen (Teresa Palmer) che nel film interpreta la metafora della papessa, ma intrigante e un po’ perversa. Nulla sembra soddisfare Rick, né le droghe, né le feste in atmosfere neo-barocche e neppure la carriera. Ma ogni personaggio che incontra lungo il suo cammino, fino al sacerdote cattolico che parla di sommo bene e infelicità come segno della benevolenza divina, sembra servirgli da messaggero o guida. L’azione che si dipana fra le città più estreme d’America, Los Angeles e Las Vegas, fino al deserto è un delirio di immagini, accompagnate da frasi sibilline, una vertigine estetica costruita intorno a una teoria del caos, con impennate apocalittiche ( i disastri ecologici come il terremoto) e la mente concepita come teatro carico di simboli e riferimenti allegorici.
Film visionario e complesso, di notevole spessore.

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