Elbio Bonsaglio

È uno dei fondatori del marchio Letasca, successo internazionale, che in poche stagioni è riuscito ad entrare nei più importanti store multimarca del mondo. Elbio Bonsaglio è, però, anche uno dei modelli italiani più conosciuti, che ha sfilato per i più importanti brand e scattato con nomi famosi della fotografia. Seguitissimo sui social, ci racconta qualcosa in più del suo mondo fra instagram e i viaggi.

Come sei arrivato alla professione di modello?
In realtà è stato un percorso un po’ inconsueto. Ho studiato alla Bocconi, Economia aziendale, mi sono laureato e ho iniziato a lavorare in uno studio di comunicazione come account e in sei mesi, il tempo di uno stage, ho capito che non avrei sopportato di vivere la mia vita dietro ad un computer e che volevo viaggiare. Durante una fashion week, proprio verso la fine di questo lavoro, sono stato fermato più volte da persone che mi chiedevano se volevo fare il modello, alla terza volta, frustrato dalla mia situazione lavorativa, ho accettato di andare a fare un colloquio e da lì è partito tutto.

Ora non più modello, ma influencer grazie ai social, e altre attività. Come è avvenuto questo passaggio e quando sei diventato anche designer?
Il passaggio a influencer è stato totalmente inconsapevole. Non ho mai avuto un blog e non ho mai pensato che potessi influenzare qualcuno, ho sempre cercato di essere me stesso sui social, postando su instagram quello che facevo, le mie passioni, come ad esempio la boxe, o i miei viaggi. Forse, per il fatto che prima ero un modello e ora ho anche un mio brand, la gente si è incuriosita e ha iniziato a seguirmi. Poi, ci tengo a precisare che di Letasca io non sono il designer, quella parte la segue il mio socio, io mi occupo delle pubbliche relazioni, del commerciale, dei rapporti con gli stakeholder, aspetti che sento più miei e sono decisamente più vicini ai miei studi. Anche l’avventura del brand è iniziata un po’ per gioco, io mi avvicinavo ai trenta, e il ruolo di solo modello mi stava un po’ stretto, il mio socio aveva appena finito gli studi in architettura, ci è venuta una idea, l’abbiamo portata avanti con entusiasmo, ma non mi aspettavo che in giro di poco tempo Letasca finisse da Harrods, da Selfridges e da Saks.

Parlando del tuo mondo sui social, quanti dei tuoi consigli e delle immagini sono sincere e non sponsorizzate?
Il mio instagram racconta molto di me, anche attraverso le stories. C’è tantissimo di quello che è il mio umorismo, il mio modo di scherzare, quello che faccio quotidianamente. Le sponsorizzazioni non sono molte, la maggior parte del mio tempo e delle mie attenzioni sono dedicate a Letasca, ma anche in questo caso sono sempre molto sincero.

Come vedi l’evoluzione del mondo social e del ruolo dell’influencer? Quale secondo te il social del futuro? La professione dell’influencer ha una data di scadenza?
Considera che molti dei brand contemporary, che trovi ora in un grande department store, non esisterebbero, o non avrebbero avuto il grande successo che hanno se non ci fosse stato Instagram. E grazie a questo social, in maniera molto democratica, chiunque è potuto diventare un influencer. Questo è positivo, ma anche negativo, perché non sempre chi è diventato un influencer qualitativamente è a livelli alti. Un tempo dovevi fare un certo percorso per diventare un guru della moda, avere studi alle spalle, un certo tipo di gusto. Ora non più ed è questo il motivo per cui molti criticano le app e il mondo che hanno contribuito a formare. Il futuro è difficile da prevedere, il presente della moda è sicuramente in mano a chi riesce a creare interesse attorno a un marchio. Non vedo al momento data di scadenza al ruolo di influencer.

Lato negativo della tua professione, se c’è.
È una professione che da tanto. Siamo molto coccolati, siamo considerati cool, facciamo a volte cose che altri pagherebbero per fare. In tutto questo un lato negativo c’è, cioè che saluti completamente la tua privacy. A volte invidio chi può stare una settimana intera in vacanza senza toccare mai il cellulare.

Hai un consiglio di stile da condividere con i nostri lettori?
Di esprimere sempre le proprie sfaccettature e i propri gusti. Cercate di non essere omologati, ma di mostrare ciò che vi caratterizza. Anche in questo i social sono democratici, perché potete davvero distinguervi ed essere sinceri. Penso che il modo migliore per mostrarsi non sia quello di essere ossessionati dal desiderio di piacere, ma essere più leggeri e non costruiti.

Quale città ti è rimasta nel cuore? Hai un posto preferito che ci consigli?
Viaggio molto per lavoro, per cui ci sono tanti luoghi che adoro, come New York, che ha un’energia unica, e Ibiza. Quest’ultima perché io amo la musica elettronica, del cui mondo Ibiza è un po’ il centro nevralgico. Ed è anche un ottimo compromesso per me, perché ci sono pure ristoranti fantastici, se esci in barca arrivi facilmente a Formentera e a spiagge stupende. Poi ricordo di essere stato molto bene anche a Sidney, forse perché è un tipo di città a cui io non ero abituato, con le sue spiagge e il caldo tutto l’anno.

Milano: dove mangiare, dove fare l’aperitivo, il locale che ti piace di più?
Milano è la mia città, quella in cui sono nato e cresciuto, per cui non è il posto dove eccedo o faccio qualche pazzia, la conosco troppo bene e l’ho vissuta tanto in passato, la vedo con un occhio diverso rispetto a chi ci arriva per studiare o attratto dalle molte possibilità. Non ho forse più lo spirito per viverne la night life, cosa che invece posso fare quando sono in vacanza. Adoro il momento dell’aperitivo, un vino rosso d’inverno e una birra d’estate, ma ancora di più mangiare. E ci sono dei posti tipici milanesi che vi consiglio, come Al Matarel, dove fanno l’osso buco più buono del mondo. Uno dei locali che frequento invece è il Volt, dove vado a salutare l’amico Claudio Antonioli, che è uno dei fondatori.

Chi sei oltre la tua professione, quali altri amori hai?
Vi ho già detto del mio amore per la musica elettronica poi, quando posso, cerco di andare a vedere mostre di arte contemporanea, di recente ho amato molto quella di Basquiat. Il fatto che una parte di Letasca sia particolarmente legata al travel è perché io stesso amo molto viaggiare, adoro l’idea di avventura e di scoperta che il viaggio porta con se. Raffrontarsi anche con le varie culture, è molto stimolante. Della boxe mi piace tutto, l’allenamento, lo scontro con l’avversario, il fatto che sia uno sport maschio, da duri. Se fatto rispettando le regole e l’avversario è una disciplina sportiva meravigliosa.

Photo: Ryan Simo
Styling: 3
Grooming: Susanna Mazzola
Photo assistant: Alessandro Chiorri
tylist assistants: Verena Kohl, Paula Anuska, Cristina Florence Galati

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