Facciamo chiarezza sulla canapa legale

Contraddizione e confusione è ciò che continua a caratterizzare il mondo della marijuana in Italia, in particolare dopo una sentenza della Corte di Cassazione che invece di chiarire l’oscurantismo legislativo sulla canapa legale ha generato altre domande e problematiche. Ma quali sono gli aspetti che hanno portato a una nuova indagine su questa pianta e sui prodotti contenenti CBD? Di seguito andremo ad analizzare le singole situazioni al fine di mettere chiarezza su questa realtà e comprendere se oggi sia possibile acquistare e vendere la cannabis light. Per ulteriori informazioni ti consiglio di visitare questa pagina.


La storia della cannabis light: tra cultura sociale e preconcetti

Come in tutte le indagini, dietro ad ogni evento vi è una storia. Se si guarda indietro nel passato si scoprirà quanto bizzarra sia quella che riguarda la cannabis. Infatti come pianta erbacea che cresce facilmente nelle regioni con clima mediterraneo caldo umidi, sin dall’antichità veniva utilizzata per diversi scopi. I primi ritrovamenti del suo impiego risalgono a più di 5.000 anni fa. I suoi principi attivi anche se non scientificamente provati erano ben conosciuti nell’epoca classica, sia per quanto riguarda i benefici sulla salute, sia per ciò che concerne il suo lato più oscuro ovvero gli effetti psicotropi. La canapa nei secoli si è integrata con la cultura delle singole società. Basta considerare che in Europa non solo veniva impiegata come composto medico, ma anche utilizzata per vestirsi, creare corde e oggetti, utilizzandola in maniera costante nella vita quotidiana. Le cose però sono lentamente cambiate alla fine del 1800 e in particolare agli inizi del nuovo secolo, con una nuova visione della marijuana, proveniente da oltre oceano.

Infatti in questi anni la cannabis da composto impiegato nella quotidianità si trasforma in una droga, con un’attenzione particolare solo agli effetti collaterali e non anche ai vantaggi che si possono ottenere nel suo impiego. Ben presto la concezione negativa che si crea intorno a questa pianta, prende il sopravvento in tutto il mondo occidentale, rafforzata da una serie di leggi che mettono al bando la sua coltivazione e il suo impiego e al contempo portando a considerare come l’utilizzo di questo prodotto, ormai illegale, fosse collegato a particolari tipologie di soggetti che fossero fuori dagli schemi e poco rispettosi della legge. Al di là di quello che si può pensare, il consumo di canapa anche se molto limitato, è continuato in diversi strati sociali e inoltre spingendo gli studiosi ad effettuare ricerche sulla sua composizione, analizzando i composti chimici presenti all’interno della cannabis e le interazioni che potevano derivarne sul corpo umano. Grazie alla scienza, gli effetti benefici della cannabis negli ultimi anni hanno preso il sopravvento creando aspettative in coloro che la utilizzano e confusione nei settori legislativi dei singoli Paesi. In maniera molto lenta e inesorabile si è iniziata ad integrare di nuovo questa pianta all’interno della legalità.

La cannabis light e la sentenza della Corte di Cassazione

L’oggetto dell’indagine sulla cannabis è quindi strettamente connesso ai due principali composti chimici presenti al suo interno, il CBD, ovvero il cannobidiolo e il THC o anche conosciuto scientificamente come il tetraidrocannabinolo, sostanze che sono presenti in natura anche in altre piante, ma che nella marijuana hanno una concentrazione molto elevata. Ma quali sono gli effetti di questi due composti sull’organismo dell’uomo? Il CBD produce una serie di conseguenze positive, dato che agisce sui recettori del dolore, con un’azione antidolorifica e antispasmodica, ha effetto antiemetico, cura l’ansia e inoltre può essere impiegato per il trattamento di malattie particolari come quelle autoimmuni, l’epilessia e addirittura il cancro. 

Un composto che ha degli aspetti che possono essere definiti eccezionali, grazie al quale la vita di un individuo può avere una serie di vantaggi per la sua salute, ma all’interno della marijuana è presente anche il THC il quale agisce a livello dei recettori nervosi influenzando le capacità mentali e motorie di un singolo individuo. I suoi effetti psicotropi sono quelli che hanno suscitato dubbi e perplessità sull’utilizzo della cannabis.
Limitare la percentuale del THC è quello che si è fatto negli ultimi anni con le nuove ricerche, creando dei ceppi di canapa che contenessero bassissime percentuali di questo composto. In particolare in Europa nasce la cannabis light, che viene legalizzata anche in Italia con la legge 246/2016: in base ad essa, è possibile commercializzare e vendere qualunque prodotto che contenga CBD e quindi derivante dalla marijuana, ma che abbia una percentuale di THC, pari o inferiore allo 0,6%.
Una grande vittoria per l’utilizzo medico e ricreativo di questa pianta, e che porta anche allo sviluppo di un nuovo settore commerciale, con l’apertura di migliaia di negozi, l’aumento dei terreni predisposti alla coltivazione e lo sviluppo di prodotti di varia tipologia che contengono il CBD. Dagli alimenti ai cosmetici, dai tessuti alle inflorescenze, dall’olio alle resine: l’applicazione della cannabis light ha determinato una vera e propria rivoluzione nel settore commerciale, e con enormi benefici nella vita di tutti i giorni.
L’indagine si potrebbe concludere con una piena assoluzione della cannabis light e di tutti i prodotti con alto contenuto di CBD e una percentuale inferiore alla 0,6% di THC. Invece le reticenze sociali sono rimaste, portando alla necessità da parte della Corte di Cassazione ad esprimersi con la sentenza del 30 maggio 2019, la quale invece di rendere l’orizzonte più limpido ha creato altra confusione.

La nuova realtà della cannabis light dopo la sentenza della Corte di Cassazione

In base a quanto pronunciato dai giudici della Suprema Corte si è sottolineato come la vendita della cannabis light, ovvero quella che veniva considerata legale dalla normativa del 2016, non è più definita tale, ma viene considerata illegale anche se la percentuale di THC al suo interno è inferiore dello 0,6%. Una sentenza che ha portato molte critiche, ma in realtà ha sottolineato il vuoto normativo che non era stato colmato dalla legge apposita negli ultimi tre anni. 

La Corte di Cassazione nell’entrare nel merito ha ribadito come la problematica riguardasse i prodotti che potessero essere considerati legali per la vendita, dato che all’interno della legge vengono elencati tutti i derivati della cannabis, dalle fibre a quelli alimentari, senza però far riferimento ai fiori, agli oli e alle resine. In base a quanto stabilito quindi sarebbe legale vendere biscotti o altri integratori a base di CBD ma non i semi e le escrescenze.
La sentenza appare ancora più eclatante se si pensa, che viene considerato illegale e quindi contrario alla legge qualunque composto di marijuana che abbia un effetto drogante anche se con bassi contenuti di THC, ponendo come riferimento l’elenco europeo previsto per i singoli ceppi ammessi alla coltivazione, nei quali è comunque indicata la limitazione dello 0,6% dato che non produce effetti psicotropi sull’organismo. L’ennesima contraddizione che riguarda il mondo della cannabis.
In realtà se si esamina attentamente il testo di legge, vi è un netto invito al legislatore a intervenire su questo aspetto oscuro della normativa.
Ma oggi si può vendere la cannabis light? La risposta è positiva, dato che successivamente alla sentenza della Suprema Corte, è stato aggiunto un emendamento alla legge 242/2016, in base al quale si fa chiarezza su quelli che sono i prodotti a base di CBD che possono essere oggetto di vendita e si specifica inoltre la soglia di THC che deve essere contenuta al fine di considerarli legali. Il parametro di riferimento non è più lo 0,6%, ma una percentuale inferiore, in modo da rispettare in pieno gli ambiti penali ed è lo 0,2%.
Quindi in base all’emendamento, i fiori e l’olio ad alto contenuto di CBD e con una percentuale di THC che non supera lo 0,2% possono essere regolarmente venduti presso i negozi specializzati o negli e-commerce, salvaguardando in questo modo sia l’ampio sviluppo commerciale del settore, sia l’ambito agricolo.
Affidarsi a siti specializzati in Italia e in Europa alla vendita dei prodotti a base di CBD come Justabob.it è fondamentale, dato che si avrà la sicurezza della qualità degli articoli che si stanno acquistando, e delle percentuali di composti contenuti in ogni singolo prodotto. Trasparenza e semplicità di utilizzo sono gli aspetti che caratterizzano questa piattaforma, con una scheda personalizzata e molto esplicativa di ogni articolo. Infine si avrà il vantaggio di ordinare in pieno anonimato e ricevere i prodotti direttamente a casa.

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata