Giacomo Gianniotti, è nata una stella

È bello, è bruno e fa il medico. Sembra il sogno di tutte le mamme d’Italia, che vorrebbero le loro figlie accasate con un buon partito. Giacomo Gianniotti è la nuova star del cast di Grey’s Anatomy. Italiano, anzi romano, da parte di padre e naturalizzato canadese, il giovane attore – è nato nel 1989 – di tricolore non ha solo le radici, ma il cuore, tanto da essere anche stato presente anche ad Amatrice, a portare il suo sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. MANINTOWN l’ha incontrato a Los Angeles, per farsi rivelare sogni, progetti futuri e attuali, passioni e l’amore per l’Italia.

Quando hai iniziato a recitare? Quando hai studiato per diventare attore?
Ho iniziato a recitare quando avevo 10 anni nel film chiamato La Bomba, di Giulio Base. È stato girato a Cinecittà e vi recitavano Vittorio e Alessandro Gassman. Successivamente, ho studiato recitazione alle superiori – dopo due anni dal ritorno a Roma – poi sono partito di nuovo per il Canada, per studiare teatro all’Humber College’s Theatre, per un corso di 3 anni a Toronto. Dopo ho studiato recitazione cinematografica presso il Canadian Film Centre per un anno, da quel momento ho continuato a lavorare senza fermarmi. Attualmente sono iscritto a un programma di Directing / Filmmaking qui a Los Angeles.

Quando e perché ti sei trasferito a Toronto, andando avanti e indietro da Roma?
Mio padre era romano, mia madre canadese. Quindi, tutta la mia famiglia italiana è ancora a Roma e, quando posso, vado a trovarla.

Cosa ti manca di Roma e dell’Italia in generale?
La cultura, la piazza, anche i buoni e i cattivi odori. L’arte, oh mio Dio, l’arte. La moda. Il risotto alla crema di scampi.

Hai anche recitato in teatro, com’è passare dalla tv al cinema? Quanto è stata importante quell’esperienza?
Esercitarsi in teatro è essenziale. Mi ha insegnato a usare il corpo e la voce fino al loro massimo potenziale. Ho imparato molto su me stesso e su ciò che sono in grado di fare.

Quali sono i registi che più ti ispirano e quelli con cui sogneresti di lavorare?
Tra gli ispiratori Fellini e De Sica. E poi, Tornatore, Spielberg, Scorsese, Paolo Sorrentino, Stefano Sollima.

Come sei arrivato a Grey’s Anatomy? Ti aspettavi questo grande successo?
Ho inviato un provino dal Canada. Alcuni mesi dopo sono andato a Los Angeles, mi è stato chiesto di fare un altro provino e l’ho superato. Si trattava solo di una piccola parte, all’inizio. Dopo si è trasformata in un qualcosa di più grande. Ero molto sorpreso.

La medicina è un tema ricorrente nella tua carriera, ti viene naturale recitare in questo tipo di serie?
(Ride, ndr) Sì. Non so perché, è stato il mio primo ruolo sullo schermo a Roma ed è il mio attuale lavoro a Los Angeles.

Come vedi l’evoluzione del tuo ruolo in Grey’s Anatomy? Come sono i personaggi nella vita reale?
Cambia di settimana in settimana. Spero che Andrew trovi pace, alcuni veri amici e, magari attraverso qualche esperienza che gli cambia la vita, capisca che tipo di medico è destinato a essere.

Quali sono le tue altre passioni e i tuoi posti per ricaricare le batterie?
Musica, musica, musica. Canto, suono la chitarra e scrivo musica. Soprattutto per me stesso e per gli amici, ma spero di avere presto del tempo per condividere qualcosa con il mondo. La fotografia, cucinare e guidare la mia motocicletta sono alcune delle mie altre passioni. Il mio luogo per ricaricarmi è l’Italia. Il Giardino degli Aranci. Il posto più magico sulla terra.

Tu sei anche un volontario e sei stato ad Amatrice per aiutare. Com’è stata questa esperienza? La tua prima reazione quando sei arrivato?
Sono andato con un’organizzazione umanitaria per cui lavoro, All Hands. È stato difficile, ma ho imparato molto sulla Protezione Civile e sul loro ruolo nelle catastrofi naturali. Sono molto organizzati e hanno avuto tutto sotto controllo. Così, abbiamo scoperto subito che il nostro aiuto, fortunatamente, non è stato necessario. Tuttavia ci ha fatto sentire bene andare nelle case ed essere lì a parlare con le famiglie colpite, ascoltare le loro storie e imparare dalle comunità di persone che si riunivano per aiutarsi a vicenda.

Quando viaggi, cosa non può mancare nella tua borsa/ valigia?
La chitarra, un elegante abito blu, la mia catena per portafogli.

L’ultimo libro o canzone che ti ha ispirato e ti ha lasciato riflettere.
I giardini di marzo, finora mi parla in un modo in cui nessun’altra canzone fa. Lucio Battisti, per me, è stata una grande perdita.

I tuoi prossimi progetti e sogni?
Ho avuto alcune opportunità di lavorare in Video Games per MOCAP e ho veramente amato quel lavoro, spero di poterne farne altri di questo tipo. Voglio diventare regista, scrivere copioni, voglio scrivere musica. Mi piacerebbe lavorare in Italia. In italiano.

Ph. Valentina Socci / PrimopianoTv
Makeup&Hair: Nicole Gustafson
Stylist Simona Sacchitella

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