Omaggio a Giusi Ferré, la vipera gentile della moda

L’editoria fashion (in realtà non solo quella, lo si vedrà) perde una delle voci più brillanti, autorevoli e trasversalmente apprezzate, dagli insider come dai lettori: è morta a 75 anni, nella notte tra il 14 e il 15 aprile, Giusi Ferré, notista di moda e costume, critica, autrice di svariate pubblicazioni, tra i massimi interpreti di un’epoca irripetibile del giornalismo specializzato italiano, che seppe accompagnare, documentandola in presa diretta, l’ascesa del made in Italy nell’empireo del glamour internazionale.

Fu anche merito suo, infatti, se la stampa di settore riuscì a riscattarsi dalla posizione marginale occupata, per decenni, nel sistema mediatico, non limitandosi alle cronaca un po’ leziosa di tendenze, consigli per gli acquisti e novità di stagione, ma agendo alla stregua di un sismografo della società, in grado di captare le “scosse” che attraversavano ogni ambito della vita pubblica e privata, dal protagonismo dei giovani all’emancipazione femminile, dai prodromi della globalizzazione ai (drastici) cambiamenti nelle abitudini e preferenze dei consumatori.
Ferré comprese subito, in sostanza, come la moda fosse lo specchio dei tempi e, in quanto tale, doveva essere indagata, raccontata con sagacia, competenza, senso critico. Qualità che contrassegnano da subito il percorso di quest’intraprendente signora milanese dalla r blesa, colta, acuta, decisa ad affermarsi in un mondo, quello dei media di allora, dove la presenza delle donne era sporadica, per usare un eufemismo: si iscrive all’Ordine dei giornalisti nel 1975, quindi entra nella redazione di Epoca, cui seguirà, dopo un periodo da Linea Italiana e Linea Sport, l’approdo all’altro settimanale di prestigio del dopoguerra, L’Europeo.

Giusi Ferré in un ritratto di Alfa Castaldi

La sua carriera prende rapidamente il volo, la notorietà definitiva gliela regala la collaborazione con i periodici del Corriere della Sera, Amica (co-diretto dal 1998 al 2000) e Io Donna, per cui conia la rubrica di culto ‘Buccia di banana’, in cui esamina, con piglio analitico e insieme sarcastico, sempre estremamente scrupoloso, i faux pas delle celebrity in materia di abbigliamento, alla quale si contrapporrà poi l’altrettanto fortunata ‘Tocco di classe’ che, in maniera uguale e contraria, tesse le lodi degli outfit più azzeccati delle star.
La popolarità della column sugli errori/orrori di stile dei vip è tale da generare, negli anni, una propaggine televisiva, trasmessa da Lei Tv, e un manuale dal medesimo titolo, pubblicato da Rizzoli nel 2012; la descrizione sintetizza al meglio lo spirito del format, ossia «racconta[re] la moda […] mescolando i generi – cinema, gossip, letteratura, storia del costume – bocciando o promuovendo un gusto, un abito, un modo d’essere». Il volume rientra nella prolifica produzione saggistica della Ferré, che vede accanto a un volume come Timberlandia (1987), sul fenomeno giovanilistico degli scarponcini gialli, libri sugli alfieri del prêt-à-porter tricolore, dall’amato Gianfranco Ferré («non siamo parenti», puntualizzava, tuttavia «trovandolo un genio, l’ho stimato moltissimo») a Giorgio Armani (suo il trattato, fondamentale per comprendere l’Armani-pensiero, Il sesso radicale, edito da Marsilio nel 2015), ad Alberta Ferretti.

Giusi Ferré con Franca Sozzani
La Ferré con Mario Boselli, presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana

Altra specialità dell’autrice erano i profili con i quali, ricorrendo ad aneddoti e sapidi particolari, sapeva fornire un ritratto unico del designer di turno, che poteva essere Miuccia Prada (che concesse proprio a lei la prima intervista in assoluto), Valentino Garavani, Gianni Versace, Romeo Gigli, Antonio Marras, Ermanno Scervino (degli ultimi due apprezzava la coerenza del messaggio estetico, impermeabile alle smanie du moment).
Alla fama di Ferré contribuì probabilmente anche il look, inconfondibile, con ciocche fiammeggianti tirate all’insù, occhiali da sole XXL e total black d’ordinanza (uniche eccezioni ammesse: i gioielli vintage, dalle dimensioni importanti), sfoggiato tanto nei front row delle sfilate quanto nelle apparizioni sul piccolo schermo, nel già citato programma Buccia di banana o nella giuria di Italia’s Next Top Model.

I messaggi che hanno salutato la sua scomparsa, in questi giorni, dimostrano l’affetto e la stima che provavano per lei colleghi e nomi di spicco del fashion system; una nota, diffusa dalla maison lo scorso venerdì, la definiva «un’amica, discreta e leale», di cui mancherà «la profonda sensibilità con cui sapevi raccontare il mio pensiero e il mio lavoro»: così parlo Re Giorgio (Armani).

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