Gli artigiani del cuoio dietro la maschera del brand “El Mato”

È il 2014 quando, in un garage della cittadina medioevale di Cremona, Marta e Tommaso decidono di mettere in cantiere il progetto, allora embrionale, del brand El Mato. Una laurea in Filosofia lui, una in Scienze dell’Alimentazione lei, un obiettivo condiviso e convissuto che nulla ha a che fare con Fichte, Schelling, la chimica degli alimenti o la biologia molecolare e un incontro, di quelli che come si suol dire “l’uomo ordisce e la fortuna tesse”, con uno storico pellettiere del posto che ha depositato nelle loro le mani i “ferri” e i segreti di un mestiere tanto antico quanto in affanno nella corsa con le seriali produzioni industriali. Perché l’artigianato è cura per i dettagli, per i materiali e per il tempo, lento, scrupoloso e paziente, che trasforma la materia in creazioni che sfidano il passare delle stagioni. E lo sanno bene Marta e Tommaso che nel far nascere a mani nude borse, zaini e accessori hanno trovato nella fertile lavorazione del cuoio il mezzo e lo strumento della loro libera espressione creativa fino a diventare titolari, nel 2018, di un negozio e di una bottega-laboratorio nel centro di Desenzano del Garda.



I prodotti di El Mato, rappresentati dal volto di una maschera stilizzata, sono frutto del recupero e della continuità di una tradizione artigiana a rischio di estinzione e, insieme, sono un progetto volto al sostegno di una produzione etica e sostenibile che punta all’unicità, personalizzata e personalizzabile, del fatto a mano e al concetto di durevolezza dei materiali e del design in controtendenza all’usura a breve termine e al vecchio fuori tendenza.



La materia prima utilizzata è la pelle di vacchetta toscana conciata al vegetale che viene rilavorata a partire dagli scarti, di non facile riciclo, provenienti da un’altra filiera, ossia quella alimentare, e la si ottiene sfruttando i tannini di alcune piante come la quercia o il castagno riducendo così al minimo l’utilizzo di sostanze chimiche come cromo, piombo e silicio. Questo cuoio sbassato e ammorbidito è interamente lavorato in Italia, a Santa Croce sull’Arno, ed ha la particolarità di modificarsi e personalizzarsi negli anni, cioè più invecchia e più la pelle diventa un unicum nella sua estetica grazie alla reazione che viene a crearsi tra la luce del sole e la sostanza conciante, per cui l’aspetto finale dipende dall’uso esclusivo che ogni consumatore ne fa.

Nell’atto della produzione creativa, passando dalla carta al cuoio, dal taglio alla confezione, il pellame è arricchito, accostato o rifinito con tessuti naturali come il lino, il cotone oppure riciclati come quelli ottenuti con le bottiglie di plastica recuperate negli oceani. Una cura, consapevole e coscienziosa, nella scelta di materiali trasformati poi in forme dalle linee pulite e dalla versatilità minimalista che spaziano dai pezzi iconici del marchio come il primogenito Bottiglito, lo zaino “degli spiriti liberi” in pelle e canvas, o la Tamburino, il secchiello a tracolla “delle anime ribelli e dei bohemian perduti”, alle messanger, dalle cartelle a zaino vintage alle tote bag, dai porta laptop agli accessori di pelletteria fino alla più recente serie di prodotti per la casa.



Le creazioni di El Mato, inoltre, sono pezzi che ragionati fuori dalle leggi di omologazione meccanica sposano pienamente la filosofia antispreco del “buy less but better”, nonché quella del prodotto vissuto emozionalmente come rapporto costruito nel tempo.

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