Il filo (in)visibile di Francesco Gheghi

Nato a Roma il 19 agosto 2002, Francesco Gheghi è una giovane promessa del cinema italiano che, in pochi anni, ha già lavorato con alcuni dei più famosi attori italiani, sempre in ruoli da protagonista.

Ha terminato le riprese del film di prossima uscita Piove e su Netflix è uscito Il filo invisibile dove interpreta Leone, figlio adolescente di due papà. A maggio sarà trasmessa sulla Rai la fiction A muso duro, la storia della prima paralimpiade disputata a Roma nel 1960, dove Francesco ha dovuto recitare nel ruolo di un atleta paraplegico. Ama lo sport: pratica nuoto, calcio, sci, ciclismo e arrampicata.

Mentre converso con lui, mi tornano in mente le parole di una vecchia canzone di Jovanotti, “sono un ragazzo fortunato perché mi hanno regalato un sogno…”. È Francesco Gheghi, giovane professionista con tanta voglia di crescere, imparare dai colleghi più grandi e più bravi, un ragazzo che ringrazia per il suo sogno che si sta avverando: «stare in tutte le scene».

Francesco Gheghi film
Jacket Antonio Marras, shirt Comeforbreakfast, rings stylist’s archive

«Ho iniziato a fare teatro alle elementari – racconta durante l’intervista – Il mio primo ruolo è stato San Francesco: non per meritocrazia, ma perché mi chiamavo Francesco. Lì ho scoperto che mi piaceva recitare. Mi sono diplomato lo scorso anno. È stata una soddisfazione. Avevo saltato tantissimi giorni di scuola perché ero sul set di due film, Il filo invisibile e Piove. Era una cosa alla quale mia madre teneva tanto. Per fortuna, grazie al Covid, l’esame si è svolto senza la prova scritta. Ho avuto un percorso scolastico travagliato. Ho iniziato con il liceo linguistico, ma non mi piaceva. Poi ho fatto il liceo scientifico sportivo, perché lo sport è un’altra passione. Non mi piaceva neanche quello. Mi sono iscritto al liceo delle scienze umane e le materie mi interessavano. Andavo anche bene».

Pensi di iscriverti all’Accademia di arte drammatica o di continuare con corsi singoli?

Mi piacerebbe, ma le accademie non ti permettono di lavorare. Me lo hanno sconsigliato. Continuerò la mia formazione con corsi di recitazione. E poi non voglio levare il posto a qualcuno che magari se lo merita e non ho avuto le opportunità che ho avuto io.

Il ruolo che ti ha impegnato di più?

Ogni ruolo che ho interpretato in questi anni pensavo fosse il ruolo più difficile, perché era un progetto nuovo. All’inizio pensavo fosse Mio fratello rincorre i dinosauri, perché è stato il mio primo film da protagonista. Avevo sedici anni. Poi, quando ho lavorato con Favino in PadreNostro. O con Francesco Scianna e Filippo Timi ne Il filo invisibile. Adesso ti dico Piove perché è un horror, un genere difficile che non si fa spesso. Un film impegnativo anche a livello fisico e mentale. Sono stati tutti ruoli difficili anche se per motivi diversi, ma grazie ai quali ho imparato tanto.

Quello più lontano da te?

A muso duro. Uscirà a maggio su Rai1 ed è la storia dei primi atleti paralimpici. Interpreto un ragazzo paraplegico che perde le gambe al lavoro. È stata una sfida perché, non essendo paraplegico, sono dovuto entrare in un mondo che mi era sconosciuto.

L’attore che ti preoccupava di più?

Forse Favino… temevo di deludere le aspettative. Ma con me sono stati tutti pazienti e generosi.

Francesco Gheghi Padre Nostro
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Inizi a studiare recitazione nel 2013 e dopo cinque anni, nel 2018, esce Io sono tempesta. Sempre protagonista, senza essere figlio d’arte. Hai un genio della lampada?

No, c’ho un culo clamoroso. Elio Germano, Marco Giallini, Marcello Fonte, Isabella Ragonese, Eleonora Danco, Francesco Scianna, Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi… Non capita a tutti.
Questo è un lavoro di fortuna. È inutile che ci raccontiamo altro. Devi essere bravo, ma anche fortunato. Devi trovarti al posto giusto al momento giusto e, quando l’occasione si presenta, devi anche essere il più forte. Allora trasformi quel momento in un’opportunità. Io ho giocato dieci anni a pallone. A quindici anni erano tutti alti 1 m 80 e io la metà. Salivano tutti di categoria, andavano nelle squadre forti, e io non avevo quelle possibilità perché ero più piccolo fisicamente. Nella recitazione questo problema non mi ha ostacolato. Lo stesso fisico, che era piccolo nel calcio, a scuola, nelle amicizie, con le ragazze, che era sempre non funzionale, nella recitazione è stato perfetto perché magari interpretavo un personaggio di tre anni più piccolo di me.

Con le ragazze hai recuperato… Ora hai la fila?

Sì ho la fila, ma c’è la numero uno che è la mia ragazza e quindi la fila si è smaterializzata, non c’è più.

Francesco Gheghi età
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Sempre alle prese con ruoli impegnativi. Cosa hai imparato?

Sono cresciuto prima del tempo. Entrare nel mondo del lavoro a quattordici anni, mi ha costretto a relazionarmi con un mondo di adulti. Il senso del lavoro, la dedizione e la professionalità sono tutte cose che ho appreso sul set e che mi hanno agevolato anche in altri ambiti della vita. Ma non ci sono solo le responsabilità, c’è anche il divertimento. Come mi diverto sul set non mi diverto da nessun’altra parte. È quello che amo fare. Amo la mia vita, la mia famiglia, gli amici, ma il set è tutto un altro mondo.

Così giovane, hai scartato in fretta le strade che non erano adatte a te e hai trovato subito quella in cui ti senti a tuo agio?

Sì, a quattordici anni, quando girai Io sono tempesta. Mi convocarono sul set la mattina presto. Elio Germano era già lì. Lo fissavo. Stavo con mamma, in disparte, e lo guardavo lavorare. Aspettavo, volevo entrare in campo. “Ora tocca me”. Niente. Arriva la pausa pranzo. Ricominciamo e ancora non toccava a me. Aspettavo e guardavo Elio. Era sempre sul set. Allora mi volto verso mia madre e faccio “ma’ io voglio fare come fa Elio. Voglio stare in tutte le scene”. Li ho davvero capito che era quello che volevo fare. Mi scalpitano le gambe quando sto là. Sul set mi sento a casa.

Non ho visto TikTok, ma…

Non lo guardare, è meglio… (ride, ndr)

Francesco Gheghi Mio fratello rincorre i dinosauri
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Su Instagram posti poche foto e per lavoro. Non sei molto social?

No zero. TikTok è il mio lato più oscuro. Instagram lo uso per condividere le mie esperienze lavorative, foto di scena. TikTok era nato come un gioco durante la quarantena, con gli amici. Faccio un video e, se è divertente, lo posto.

La tua vita è stata stravolta dal lavoro di attore o riesci ancora a frequentare gli amici di sempre?

Riesco a fare tutte e due le cose, anche perché mia madre ha fatto in modo che il cinema non occupasse tutta la mia vita. Voleva che mi diplomassi. La definisco una tedesca. Giustamente voleva che andassi bene a scuola e lo faceva per il mio bene. Quando sei piccolo non lo capisci. Te ne rendi conto quando cresci.

La tua serata tipo?

Amici, fidanzata, cena, cinema. Feste se ci sono. Preferisco le feste in casa tra amici, mi piace giocare a carte o fare giochi di società. Non sono particolarmente festaiolo.

Francesco Gheghi fiction
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Per Netflix è appena uscito Il filo invisibile, dove sei figlio di due padri. Qual è la famiglia tipo tra i tuoi amici? È qualcosa che per la vostra generazione fa la differenza?

No. Per la mia generazione no, ma magari non è così per tutti. Comunque le cose stanno cambiando, nessuno si fa più problemi se uno ha due papà, due mamme o tre zii.
Basta che stai bene e sei amato: quella è la cosa più importante.

Si discute di diritti LGBTQ, identità di genere, gender fluid. Appartieni alla Gen Z. Vivete queste battaglie come un diritto da conquistare o la fluidità di genere per voi è un dato di fatto?

Noi partecipiamo a queste lotte proprio perché ci sia un cambiamento in quelle persone che non lo ritengono normale e che sono cresciute con altri tipi di valori.

In Parlamento si discute lo Ius scholae. Appartieni a una generazione cresciuta in una scuola multirazziale. Trovi normale che tuoi coetanei, cresciuti nel tuo quartiere, non siano cittadini italiani?

Io trovo anormale che ancora non lo siano. Trovo assurdo che ci siano persone che si fanno questi problemi. Se dici che siamo tutti fratelli e sorelle, perché poi ti fai un problema se diventano cittadini italiani? Trovo anormale che ancora se ne debba discutere.

I tuoi come vivono il tuo lavoro?

Sono sempre stati miei sostenitori. Se non fosse per mia madre e per mio padre non sarei quello che sono e non farei questo lavoro. Sono le persone più felici e più fiere di me. È grazie ai loro insegnamenti se cerco di fare sempre di più e sempre meglio.

Francesco Gheghi Favino
Blouse Comeforbreakfast, arnes and rings stylist’s archive

Credits

Talent Francesco Gheghi

Editor in Chief Federico Poletti

Text Alessia de Antoniis

Stylist Alfredo Fabrizio

Photographer assistant Valentina Ciampaglia

Stylist assistant Federica Mele

Grooming Eleonora Mantovani @simonebelliagency

Location NH Collection Roma Palazzo Cinquecento

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