Intervista Lee CM: Lee, la nuova faccia della Tribù

La Tribù, un concetto antico quanto pieno di potenza e fascino: è questa la scelta di comunicazione e di brand restyling che Lee Jeans, uno dei marchi iconici, caposaldo della storia del denim, ha fatto per rilanciare l’evoluzione di capi che non conoscono tempo, distanze, misure.
Il denim – trend, oggi, da una parte guarda con attenzione proprio ai marchi storici (Lee, Wrangler, per citarne alcuni) e dall’altra mantiene altissimo l’appeal verso le aziende che sanno davvero lavorare il jeans.
Saper lavorare coi volumi, il fitting, non è cosa da tutti: il Country Manager di Lee Jeans Italia, Roberto Carpignani, lo sa bene e proprio perché conosce l’heritage e il valore del saper fare che l’azienda, che per prima ha inventato la salopette si porta dietro, pensa che sia giusto spingere adesso per un riposizionamento perfetto sul mercato.
“Ci siamo tolti un po’ di polvere dai vestiti, insomma: e il concetto di tribù nasce proprio dalla voglia di re-iniziare insieme questo viaggio: con il nostro pubblico, che via via si fa sempre più smart, dinamico e giovane. Un pubblico per cui la comunicazione digitale, immediata, è fondamentale”.
Connessione e custom-made: queste le nuove parole chiave del brand fondato nel 1889, che ha appena personalizzato la Lazy s, sulla tasca dei pantaloni, in una versione a colori.
Dettagli di stile e voglia di distinguersi.
“Il must have della stagione” conferma Roberto Carpignani “è il ryder jacket da uomo, un capo classico, dalle geometrie perfette e definite, nelle tonalità del dark grey e del nero” e lo Scarlett jeans da donna, un pantalone dalle proporzioni back from the 70’s, la vita alta, linee pulite, pochi vezzi come patch o scratch, perché la Tribù chiede e vuole autenticità, chiede il saper fare.”
E anche l’aspetto green, conclude Roberto Carpignani non è da sottovalutare, proprio perché testimonia il valore di un’azienda dedita alla qualità e alla maniera: “Non tingiamo con agenti chimici e ogni lavaggio segue processi realizzati con pietre e tecniche naturali. È un dovere, in questi tempi così distratti e disattenti. E anche un piacere, per me, sapere di lavorare per un’azienda che dà il proprio contributo per rendere la moda un meccanismo sensibile”.

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