LA STORIA DI UN CAMPIONE: ANDREW HOWE

Andrew Howe, atleta statunitense naturalizzato Italiano ed appartenente all’Aeronautica Militare, nasce a Los Angeles per poi arrivare in Italia con la mamma che lo allenerà sin da piccolo nella città di Rieti. Come dice lui non conosce la fatica, i traguardi raggiunti lo hanno portato ad un considerevole numero di medaglie, che ne fanno un vero e proprio orgoglio nazionale. Le sue doti non le dimostra solo in campo, infatti abbiamo imparato a conoscerlo meglio nelle sue apparizioni televisive dove carisma e humor lo hanno contraddistinto sin dal primo momento.

 

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Sei nato a Los Angeles e poi sei arrivato in Italia, com’è andata.

Mia madre, atleta anche lei, sognava ancora le olimpiadi di Barcellona, quindi non a caso, ha preceduto il mio arrivo a Rieti per fare un sopralluogo, e poi l’ho raggiunta anch’io. La città non è stata scelta a caso in quanto desiderava trovare un’atmosfera dove si potesse respirare l’atletica, avevo solo tre anni e mezzo, e ricordo ancora quanto mi mancasse il sole della California all’inizio. Il primo ostacolo è stata la barriera della lingua, ma piano piano mi sono inserito. Sin da piccolo ho imparato ad essere poliedrico nello sport, quindi ho provato un po’ tutto, poi la vita mi ha portato a scegliere l’atletica leggera passando dalla 100×1000 alla 100×300 e tante altre.

Invece tuo padre l’hai conosciuto quando eri già grande.

Avevo sedici anni quando ho incontrato mio padre, anche lui atleta, eravamo in contatto, ma internet non aveva ancora preso il sopravvento delle nostre vite, quindi era molto più complicato anche solo il sentirsi. Mia madre è stata davvero una donna eccezionale. In quanto è sempre stata molto onesta con me, ed altrettanto lui, nonostante io sia stato cresciuto dal suo secondo marito Ugo Besozzi, anche lui atleta, devo dire, che alla fine sono davvero uguale a mio padre caratterialmente. Il DNA non mente mai. 

La tua specialità in questo momento è?

Nella vita di uno sportivo ci sono sempre tanti cambiamenti, ad esempio quando ho avuto la frattura del tendine nel 2011, sono stato obbligato a modificare alcune cose, oltre allo stop obbligatorio per un certo periodo. E poi sono fermamente convinto che cambiare faccia bene quindi quest’anno mi sto dedicando ai 200 ed i 400 mt, vedremo che succederà.  

Che cos’è la fatica per te? 

Posso dire in tutta sincerità che io amo la fatica, quando sento le persone lamentarsi continuando a ripetersi che non ce la fanno, io non li capisco davvero, per me non esiste, so solo che per me è uno stimolo a fare meglio. Anzi se non la sento, mi dico che forse c’è qualcosa che manca.

La sfida più difficile che hai dovuto affrontare nella tua vita qual è stata?

Sicuramente è stato due anni fa, quando andai ad allenarmi in Svezia, dopo un periodo in cui stavo pensando seriamente di smettere. Tante situazioni non andavano per il verso giusto in quel momento, ma quando sono rientrato in Italia ed ho messo piede sul campo mi son detto: “Ma chi me lo fa fare di smettere, io voglio solo correre!” Devo ringraziare Fabrizio Donato, che mi ha allenato per due anni, e mi ha trasmesso stimoli nuovi, soprattutto nella dieta, che è sempre stata alla base per me, ma con lui l’ho potuta portare a livelli altissimi. Mi confessa che il “Kinder Bueno” purtroppo non rientrava nel regime alimentare.

Ti sei mai detto questo è impossibile non ce la posso fare davvero. 

Non l’ho mai fatto e non lo farò mai, mi hanno insegnato che se credi di poterlo fare, lo fai e basta, senza precluderti mentalmente con un’idea negativa.

Il momento più bello della tua carriera qual è stato?

Ce ne sono stati tanti, ma di sicuro il secondo posto ai campionati del mondo ad Osaka, o vincere i 200 mt al Golden Gala, ma poi alla fine siccome non ho ancora finito di correre voglio pensare a tutti quelli che arriveranno.

Come tutti i lavori agonistici non sarà per tutta la vita, hai già un piano B per cosa farai dopo?

Ho tante idee, forse troppe, non saprei nemmeno dire se possa essere un bene o un male, sicuramente allenare ed aiutare lo sviluppo di nuovi talenti, oppure cambiare radicalmente e buttarmi nel mondo della televisione, in quanto mi sono sempre divertito tantissimo in tutte le esperienze che ho fatto come ad esempio “Ballando con le stelle”. È un mondo che visto dall’esterno sembra gigante ma in verità è piccolissimo e tutti mi conoscono, però non nascondo che mi affascina.

Secondo te qual è la tua forza più grande?

Il mio sorriso in qualsiasi momento, anche i più brutti.

 

 

Ph Davide Musto 

Stylist Stefania Sciortino

Assistente fotografo Federico Taddonio 

Assistente Stylist Rosamaria D’Anna

Grooming Chiara Tipaldi per Simone Belli agency

 

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