Le migliori collezioni maschili della Lisbon Fashion Week 2021


Come la quasi totalità delle kermesse di moda internazionali, anche quella di Lisbona ha dovuto fare i conti con le restrizioni legate al protrarsi della pandemia, lanciando una versione totalmente digitale della Lisbon Fashion Week incardinata sul concetto di ‘comunità’, ospitata per quattro giorni, a partire dallo scorso 15 aprile, sulla piattaforma dedicata.

Abbiamo stilato un resoconto delle collezioni menswear presentate in questa prima – e auspicabilmente ultima – edizione online di ModaLisboa, tra esordienti assoluti, nomi di punta della scena lusitana e brand che abbracciano in tutto e per tutto la causa della sostenibilità.

Sangue Novo

Ad aprire le danze, nella prima giornata, è la finale del concorso Sangue Novo, riservato ai migliori talenti del fashion system portoghese (e non solo), che quest’anno vedeva in lizza cinque new names: Andreia Reimão, Ari Paiva, Arndes, Fora de Jogo e Rafael Ferreira. 

Se ad aggiudicarsi il ModaLisboa X Tintex Textiles Awardè stato il mix and match di João Januário (Fora de Jogo), Rafael Ferreira con le sue mise scultoree, di grande impatto visivo ha ottenuto il premio assegnato da Moche al designer più votato via app.



Béhen

Si intitola I want you so bad la collezione Béhen disegnata da Joana Duarte, fautrice di una visione etica e circolare del prêt-à-porter che passa dal recupero di lenzuola, trapunte, federe,stoffe second hand in generale.

L’upcycling è dunque al centro del défilé svelato il 15 aprile, in cui la fanno da padrone copriletto, velluti, sete preziose e altri tessuti rétro scovati un po’ ovunque, dal Portogallo a Macao, usati per forgiare un guardaroba che indulge in atmosfere oniriche e trasognate, accendendosi grazie a print effetto tappezzeria, chinoiserie efantasie bucoliche dai toni vividi (bordeaux, oro, acquamarina, arancione e così via).
Le silhouette, rilassate, evitano qualsiasi costrizione o formaltà, e nelle uscite maschili si alternano capi stampati da cima a fondo, fluenti camicie dai motivi orientaleggianti su pantaloni scampanati, coat e completi ornati da ramages floreali, blouson pittati come arazzi, in un turbinio di cromie e decori.


Hibu

Hibu tiene alto dal 2013 il vessillo del genderless, punto d’approdo naturale per la creatività rutiliante, polimorfa, a tutto colore della direttrice artistica Marta Gonçalves.
Anche stavolta, quindi, lo show della griffe si rivolge indistintamente a uomini e donne, con outfit energici che guardano al grunge e alle vestibilità ampie degli anni ‘90, in un assemblage di t-shirt delavé, denim sfilacciato, casacche bucherellate sovrapposte ad abiti madras, maglioni dai pattern ipnotici, cargo pants in velluto millerighe e sottili camicie fittamente pieghettate, che stridono con le forme dei pantaloni oversize cui vengono accoppiate.



Duarte

La sostenibilità è parte integrante del lavoro di Ana Duarte, che con il marchio omonimo punta a rinnovare in senso green lo streetwear; la sua ultima prova, Reef, omaggia la Grande Barriera Corallina, meraviglia della natura minacciata dal processo di graduale sbiancamento in atto, un’emergenza su cui la stilista vuole richiamare l’attenzione.
In passerella sfilano lookimmediati e grafici dalla vibe sportiva, ispirati in varia misura proprio alla sterminata distesa di coralli al largo dell’Australia, tra parka, tracksuit e giacche college a blocchi di colore saturo, oppure percorse da stampe acquose che movimentano le texture, tingendole delle intense gradazioni cromatiche dei coralli, dal rosso al lilla, dal verde al blu.
Coerentemente alla filosofia del brand, la scelta dei materiali ricade perlopiù su fibre come plastica e cotone riciclati che affiancano i filati tecnici, neoprene in primis.



Constança Entrudo

Con la sfilata A/I 2021 – The world we live in: Part IIConstança Entrudo enfatizza la manipolazione dei materiali riciclati che l’ha resa una delle personalità più promettenti e seguite della moda lusitana.
La designer prende le mosse dalle foto naturalistiche pubblicate su Life negli anni ‘50 come dalla tradizione del ricamo di Madeira e dal movimento tropicalista (che propugnava al tempo una sorta di cannibalismo culturale), concretizzando il tutto in un défilé misto che vive di contrasti, campionando ensemble dai tratti irregolari, che appaiono (volutamente) disomogenei, non rifiniti; sul davanti dei capi ondeggiano fili e scampoli di tessuto, i frequenti patchwork scoprono qua e là la pelle e abbondano trasparenze, intagli e grafiche ridondanti.
Una collezione che dimostra, in sostanza, come la sostenibilità non sia per forza sinonimo di uno stile severo e understated.



Valentim Quaresma

Per Valentim Quaresma riuso creativo fa rima con progresso, creatività, con quella metamorfosiche dà il nome alla sfilata co-ed e viene innescata, per l’appunto, dalla commistione di scarti tessili, resine, vetri, alluminio e altri materiali di recupero per plasmare outfit stratificati e dalle linee allungate. Lo stilista li associa a bozzoli protettivi ed esoscheletri, ad ogni modo si tratta di creazioni a dir poco intricate, che certificano le innumerevoli possibilità offerte dall’upcycling.



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