L’innegabile forza di Griffin Matthews

Griffin Matthews è uno scrittore, regista, attivista e attore. L’attore di “Dear White People” è emerso come uno dei talenti più eclettici e ricercati sulla scena cinematografica attuale. Nel 2019, a seguito dell’uscita delle sue performance in “Dear White People” su Netflix e in “Ballers” su HBO, ha dimostrato di essere un’innegabile forza, capace di catturare l’attenzione del suo pubblico.

Quest’anno Griffin reciterà nell’attesissima serie “The Flight Attendant” (L’assistente di volo), con Kaley Cuoco. La serie racconta la storia di Cassie (Cuoco), un’assistente di volo che si sveglia nell’albergo sbagliato, nel letto sbagliato, affianco ad un uomo morto, senza avere idea di cosa sia successo. Griffin interpreta il ruolo di Shane Evans, collega di lavoro di Cassie, che conosce molti dei suoi segreti. La loro amicizia è messa alla prova nel momento in cui la vita di Cassie inizia a sbrogliarsi e le verità di tutti i personaggi iniziano a venire a galla.



Ecco a voi alcune domande che abbiamo posto a Griffin Matthews riguardo la sua carriera, per conoscere meglio il suo talento.

Come hai scoperto di avere una passione per la scrittura, la regia e la recitazione?

Mi esibisco da quando ero bambino. Nel mio soggiorno. Per i miei genitori. Per i miei fratelli. Non ho mai smesso di esibirmi. Fa parte del mio DNA. Recitare è la passione che ho inseguito quando ho dovuto decidere cosa volessi studiare al college. Sono entrato nella prestigiosa School of Drama presso la Carnegie Mellon University per studiare teatro musicale. È stato proprio qui che mi sono davvero appassionato allo storytelling, non solo come attore, ma anche come cantante, ballerino, scrittore e regista. Ho capito che avrei potuto fare molto più di quanto avessi mai sognato!



In che modo la tua carriera ti ha cambiato la vita?

Lavorare in questo ambito significa che la tua vita sarà in continua trasformazione. Lavoriamo ad orari strani. Viaggiamo in posti nuovi, sempre preoccupati per la stabilità e il denaro. Combattiamo per mantenere intatte le nostre relazioni. Questa carriera richiede grandi sacrifici, ma mi permette di crescere, imparare e migliorare costantemente, sia come artista che come persona.

Qual è stato il traguardo più impegnativo della tua carriera?

Penso che il traguardo più impegnativo sia stato rimanere paziente e fiducioso. Ho 38 anni. Mi ci è voluto tanto tempo per emergere in questo settore. Sono davvero orgoglioso di non aver mollato. Di aver aspettato pazientemente. Di essere andato a tutti i casting. Di essere sopravvissuto a tutti i no ricevuti. Ovviamente, ho ancora molti traguardi da raggiungere, ma sono davvero orgoglioso di “The Flight Attendant”. Mi sento così fortunato ad aver preso parte a questo show!



In quanto omosessuale e di colore, hai avuto difficoltà nell’ottenimento dei ruoli che hai interpretato?

La mia battaglia principale è stata dimostrare al mondo e a questo setttore che posso essere qualcosa di più dello “sciocco migliore amico gay”. A volte i ruoli sono così ricchi di cliché e pregiudizi. Mancano di specificità. Mancano di umanità. Mancano di profondità. Quindi ogni volta che ho la possibilità di interpretare un ruolo, faccio tutto ciò che è in mio potere per dargli autenticità. Questo implica essere vulnerabili, intelligenti e ricchi di sfumature. Il mio obiettivo è che gli spettatori vedano qualcosa di nuovo, cosicchè possano cambiare il loro pensiero nei nostri confronti.

Com’è stato lavorare come collega di Kaley Cuoco in “The Flight Attendant?”

Ho adorato ogni minuto di lavoro con Kaley. Abbiamo stretto un’amicizia genuina durante le riprese. Dal momento in cui ci siamo incontrati, al mio provino finale e fino alle riprese, abbiamo avuto una chimica immediata. È molto divertente e simpatica, anche nella vita reale. Non si prende troppo sul serio. Abbiamo passato la maggior parte del nostro tempo a ridere a crepapelle e penso che questo si manifesti davvero nelle nostre esibizioni in “The Flight Attendant”.

Com’è stato girare parte della serie a Roma?

Ho amato Roma più di quanto si possa esprimere a parole. È una città magica e romantica. La sua cultura, il cibo, l’ospitalità italiana, la moda, i luoghi storici. Sono rimasto sbalordito! Nei miei giorni liberi, passavo ore da solo a passeggiare per le strade, fermandomi nei negozi e nei bar a parlare con estranei. Mi sono sentito come fossi a casa. Ho ufficialmente eletto l’Italia come la mia seconda casa.

Quanto è stato importante per te, a livello personale, interpretare un uomo omosessuale di colore in “Dear White People” e perché?

Interpretare D’Unte nella terza stagione di “Dear White People” ha cambiato la mia vita e la mia carriera. Quel personaggio mi ha permesso di essere “grande”. Ho dovuto correre dei rischi, dire cose controverse ed indossare abiti audaci. D’Unte non si è mai scusato per essere rumoroso, gay e fantastico. Mi ha insegnato ad essere rumoroso, gay e fantastico, sia sullo schermo che nella vita reale.

Qual è stata la lezione più importante che hai imparato nella tua carriera?

Sicuramente quella di fidarmi del mio istinto. Quando ho imparato a fidarmi del mio intuito, ho scoperto di saper accettare quelle che sono le conseguenze, buone o cattive che siano. Quando non ascolto il mio istinto, invece, finisco per avere rimpianti. Sto cercando di avere molti meno rimpianti nella mia vita.

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