Immersa nel panorama naturale della Murgia, Matera è stata capitale europea della cultura 2019, ed è famosa per i celeberrimi Sassi, che testimoniano l’antichissimo popolamento sin dalla preistoria, nelle grotte scavate nella roccia. Grotte che tutt’ora sono le sedi abitative della popolazione del centro storico, ma se nel Sasso Caveoso le case sono rimaste come da millenni, solo scavate nel tufo, nel Sasso Barisano alle case scavate, ristrutturazioni e ricostruzioni hanno affiancato abitazioni costruite, che hanno ampliato l’ambiente delle grotte con parti di edificio che fuoriescono, realizzati non scavando la roccia ma nemmeno costruendo ex novo, infatti vengono utilizzati blocchi di tufo che poi vengono scavati.
Matera è però anche un centro di artigianato locale tipico con tradizione secolare, conserva nei prodotti identità e storia della Lucania, producendo oggetti di uso comune e utilizzando materiali come pietra, ceramica, legno, tufo, terracotta e metalli. Antichi mestieri artigianali che si tramandano di padre in figlio come anche si tramandano i mestieri di panettiere, ortolano, vignaiolo e pasticcere.
Un artigianato tipico valorizzato dalla manifestazione Fucina Madre, giunta alla terza edizione e promossa da Apt e Regione Basilicata, che valorizza e promuove il turismo, proponendo come meta culturale l’artigianato, in una visione di turismo slow ed esperienziale, con percorsi di viaggio, eventi, laboratori, workshop, appuntamenti tematici, contenuti web e attività social dedicate.
La manifestazione si è svolta dal primo al cinque maggio, e ha coinvolto 44 artigiani lucani; oltre all’esposizione dei manufatti, l’edizione del 2024 si è arricchita proponendo concerti, mostre e conferenze come quella sul souvenir quale oggetto guida per identità, storia di un luogo e di un paesaggio.
Il Bottegaccio di Mario Daddiego
Da oltre 35 anni nel cuore della città si trova il caratteristico laboratorio aperto dal maestro Dino Daddiego e condotto ora dal figlio Mario. Nel laboratorio vengono prodotti oggetti caratteristici come la pupa, una bambolina totalmente bianca, che una volta era realizzata solo in caciocavallo e veniva usata per i bambini in fase di dentizione al posto del ciuccio di plastica, oggi, invece, viene realizzata in terracotta e vestita con il tipico arberesh lucano. Altri prodotti caratteristici i presepi in cartapesta, lavori in terracotta e souvenir dei Sassi di Matera realizzati a mano. Nel 2012 il Bottegaccio ha collaborato all’allestimento del carro per la festa della Santa patrona di Matera, la Madonna SS. della Bruna, curando la realizzazione della copertura, eseguita con la tecnica della cartapesta veneziana. Il carro viene
ricostruito ogni anno e il lavoro inizia già a partire da cinque mesi prima, è lungo 14 metri e viene tirato da 4 coppie di muli, presenta stile barocco nella copertura, nelle statue dei personaggi e negli elementi decorativi. La festa patronale si svolge ogni anno il 2 luglio da oltre 600 anni, la processione, richiama migliaia di fedeli, e turisti, e alla fine della sfilata il carro viene assaltato e distrutto: il cosidetto “strazzo” che è un atto sacro, e rappresenta il costante rinnovo di tutte le cose.
Il progetto di riqualificazione Sextantio Matera
Su impulso di Daniele Kihlgren, che a fine anni Novanta, ha restaurato il borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio trasformandolo in albergo diffuso, è stato avviato un progetto anche nei Sassi di Matera, patrimonio dell’umanità Unesco dal 1993. Sextantio Matera è un progetto culturale di recupero conservativo di 18 grotte e di uno spazio comune in un’antica chiesa rupestre del tredicesimo secolo, la Cripta della Civita dove hanno luogo tutti gli eventi di convivialità; le stanze hanno interventi di arredo ridotti all’essenziale e con mobili di costruzione locale, spesso incassati nella roccia. Il progetto ha conservato negli spazi originari le tracce del loro uso promiscuo, da quello religioso e rituale a quello di sussistenza agricola e pastorale.
Le ceramiche d’Arte di Maria Bruna Festa
Maria Bruna Festa si occupa di produzione artigianale di terrecotte e maioliche artistiche e ornamentali, ceramiche tradizionali e contemporanee, manufatti unici e irripetibili, ognuno con una propria storia che la proprietaria racconta agli acquirenti che visitano la sua bottega. Non solo ceramiche tradizionali ma la produzione spazia anche a ceramiche rakù, a piatti, bicchieri e piastrelle. Maria Bruna ha partecipato
anche alla progettazione e realizzazione di un’opera collettiva con laboratori per gli alunni con produzione di 5000 formelle in terracotta, usate per abbellire pareti e colonne della scuola primaria.
Il Complesso rupestre Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci
La Chiesa rupestre di Madonna delle Virtù, inizio IX secolo d.C., è interamente scavata nella roccia e presenta un’architettura simile alle basiliche romaniche. Più volte ristrutturata negli anni, ha una forma architettonica a pianta poligonale sulla cui volta è incisa una croce e presenta affreschi del XVI secolo con la Crocifissione e altre scene religiose. Salita una rampa di scale si raggiunge il Monastero di
Madonna delle Virtù del IX secolo, completamente ricavato nella roccia e restaurato nel tempo, già sede di religiosi prima e luogo di produzione del vino poi.
Al di sopra si trova la chiesa rupestre di San Nicola dei Greci, del IX secolo in stile bizantino-orientale, affrescate con la Crocifissione, e con le raffigurazioni di Santa Barbara, San Pantaleone (XII secolo) e San Nicola (XIV secolo).
Parco Scultura la Palomba, un museo a cielo aperto
Da cava abbandonata a contenitore d’arte contemporanea, il Parco Scultura la Palomba di Antonio Paradiso si trova in un’antica cava di tufo lungo la via Appia e ospita opere gigantesche realizzate in pietra calcarea e in acciaio. Tema legante è il volo, che esprime l’amore per l’aria, per il volo degli uccelli, e nello specifico delle palombe. Anche la location è parte del museo che ospita le opere lungo un percorso all’interno della cava, ricordando l’antico mestiere dei cavatori con pareti verticali e
intagli nella pietra di calcarenite. Tra le opere principali il Mausoleo ad Icaro, il Volo, i Capricci di Paganini e l’Ultima Cena Globalizzata, esposta anche a Milano a Palazzo Reale e realizzata con alcuni resti delle Torri Gemelle.
Il ProgettoArte di Giuseppe Rizzi
Giuseppe e Vincenzo Rizzi, proprietari di ProgettoArte, partiti come artisti per caso da giovani, oggi eseguono lavorazioni artigianali del tufo, utilizzando lo scalpello a mano, per l’edilizia e il restauro, oltre alla creazione di complementi d’arredo e oggettistica per la casa. Seguono le tecniche tradizionali di Matera, ma esplorando anche le nuove tendenze dell’interior design. Lavorano il tufo, materiale duttile ma anche fragile ottenendo prodotti in vendita sul web ma soprattutto per il commercio locale.
La tradizione del Pane di Matera
Il Pane di Matera, prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta) dal 2008, è ottenuto mediante un antico sistema di lavorazione, utilizzato dai panificatori locali, che prevede l’uso solo di semola di grano duro. La cultura del pane di Matera è stata valorizzata anche dalla candidatura dal riconoscimento di Matera come Capitale della Cultura 2019, cultura riguardante non solo i prodotti da forno ma anche la
socialità, rappresentando un luogo d’incontro in primis per le donne. Pane che ha rappresentato per tanto tempo l’unica fonte di apporto calorico e alimentare. “Pane e niente” come cita un antico proverbio locale.
Tradizionale è il rito dei tre tagli impressi con il coltello all’impasto, tagli che rappresentavano la Santissima Trinità, ed erano il gesto di ringraziamento per il pane quotidiano. Il pane, preparato in casa con lievito madre originato da frutta fresca in macerazione, era conservato nella parte più fresca della casa, e quindi raccolto da un garzone per la cottura nel forno nei Sassi. Il fornaio marchiava le pagnotte con un timbro in legno, recante impresse le iniziali del capofamiglia, timbro che era intagliato al momento della costituzione del nuovo nucleo familiare. I timbri sono manufatti di legno in unico pezzo di circa 20 centimetri e presentano le raffigurazioni più diverse dai rami fioriti, alla chioccia a stilizzazioni della figura femminile (simboli di prosperità), al gallo, cane e alla figura maschile (simboli invece di virilità), simboli sacri o elementi architettonici. Per evitare contatti tra le pagnotte il cornetto materano si è sviluppato in altezza, in modo da essere trasportato ed infornato senza contatti con altri pani. Le pezzature variano tra la minima di 2 kg e la massima di 5 kg, un taglio normale vista la dimensione dei nuclei familiari e la possibilità di lunga conservazione, indispensabile per il sostentamento di contadini e pastori periodi passati lontano da casa per i lavori nei campi o ai pascoli.
Piatto tipico della tradizione contadina lucana, in particolare a Matera è la cialledda, un piatto economico dal sapore rustico, nelle versioni fredda, detta anche “colazione del mietitore” ideale per la stagione estiva, e preparata con pane raffermo, pomodori, cipolla rossa e origano, cetrioli, olive e sedano, servita come antipasto o piatto unico da completare con pesce, formaggio o uova sode. La cialledda calda, invece, è un piatto preparato nelle serate invernali a base di pane raffermo e verdure di stagione, come le cime di rapa, ma anche cipolle e patate.
Panificio Perrone: il Forno di Gennaro
Aperto nel 1960 da Gennaro Perrone, oggi vede le figlie portare avanti la tradizione familiare. Dopo un intervento di restauro il forno riapre come luogo polifunzionale, unendo produzione e vendita del pane con l’incontro con clienti e fornitori, e degustazione di prodotti locali.
La storia dell’ultracentenario Amaro Lucano
Spostandosi a Pisticci si trova fin dal 1894 il famoso Amaro Lucano, invenzione di Pasquale Vena. Dopo aver lasciato un apprendistato da pasticciere a Napoli, aprì nel paese un biscottificio ed è qui che diede origine al famoso amaro mescolando 32 erbe officinali. Nel 1900 divenne famoso a livello nazionale quando divenne fornitore ufficiale della Casa Savoia, il cui stemma è raffigurato in etichetta e quindi ottenne il titolo di cavaliere. Per l’amicizia con Francesco Saverio Nitti e l’antifascismo professato cadde in disgrazia negli anni venti e trenta, ma dopo il blocco dovuto al secondo conflitto mondiale per la carenza di materie prime, negli anni ’50 sotto l’impulso del figlio Leonardo, l’azienda divenne una realtà industriale, aprendo nel 1965 un nuovo stabilimento, Pisticci Scalo, e negli anni ’70 lanciando nuovi prodotti come le varietà alla sambuca, limoncello e caffè, oltre alla produzione di cioccolatini
a base di liquore.
Oggi è aperto il museo tematico: Essenza Lucano che è un percorso immersivo in cinque differenti aree tematiche (Lucania, Lucano, Amaro, Storia e Pacchiana) che ripercorrono la storia dell’azienda. Il tour parte dal giardino aromatico della corte, passa attraverso uno spazio espositivo tecnologico e interattivo, tra le campagne pubblicitarie, tra cui quella dell’etichetta con la Pacchiana e il suo caratteristico abito, simbolo del radicamento dell’azienda sul territorio. Vestita con eccentrici e sgargianti colori e per questo definita dalle nobili “pacchiana”, faceva loro il verso perché usava tessuti economici ma ricordava quello dei nobili. Portava da nubile una gonna rossa invece della consueta nera o verde scuro e grembiule blu giorno di festa.
Un’azienda di successo ancorata al proprio territorio, che utilizza le materie prime locali, e azienda leader a livello globale e come nella ormai classica pubblicità che da anni è diventata ormai un leit motiv potremmo dire “Cosa vuoi di più dalla vita? Un lucano”.
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