NINTENDO INFIAMMA IL RING

La tecnologia è in grado di riprodurre quasi perfettamente la realtà. E questo vale anche se è applicata al gioco: Nintendo Switch ha da poco introdotto ARMS, il nuovo picchiaduro, ispirato alla boxe, che rende il combattimento ancora più interattivo, coinvolgente e soprattutto realistico. I giocatori, infatti, possono utilizzare delle braccia estensibili per mandare a tappeto gli avversari, possono schivare gli attacchi e martellare di pugni gli antagonisti. In occasione della presentazione del gioco al Teatro Principe di Milano, MANINTOWN ha intervistato il peso superleggero Donatello Perrulli, classe 1995, e il “demolitore” ucraino Maxim Prodan, 24 anni, che si sono sfidati prima sul ring e poi con i Joy-Con della nuova console Nintendo Switch.

Come vi siete avvicinati alla boxe?
DP: Mi sono avvicinato a questo sport all’età di 13 anni, nel 2008, seguendo le imprese della nazionale azzurra a Pechino, durante le Olimpiadi. Sono della stessa città del campione olimpico Roberto Cammarelle e ho iniziato a seguire le sue gesta e il suo percorso. Poco dopo le Olimpiadi, ho incontrato i maestri della palestra di Cinisello Balsamo, Rocky Marciano e mi hanno coinvolto in questa loro attività, ho cominciato a frequentare la palestra e da lì non sono più uscito. È stata una (dolce) condanna.
MP: Io ho questa passione già da piccolo. Ho sempre voluto diventare come il campione Kličko, ho visto il primo incontro quando avevo cinque anni. È sempre stato il mio sogno.

Qual è l’incontro che ricordate con più emozione?
DP: Sicuramente il mio debutto da professionista, che è stato piuttosto recente e mi ha toccato a fondo. Mi sembrava di essere uno scolaretto al primo giorno di scuola. Mille sensazioni e mille emozioni fortissime. E poi, senz’altro la vittoria del titolo italiano nel 2013, che mi ha scosso con sensazioni intense.
MP: L’ultimo incontro di sabato (27 maggio, ndr) in cui ho pareggiato contro un bell’avversario, un esperto, a un bel livello. Ho fatto tutto il possibile, ho disputato un bel match, però è andata come è andata.

Quali sono le differenze tra la boxe e questa esperienza di gioco? In cosa, invece, si assomigliano?
DP: Senz’altro la dinamica fisica, la cinetica con cui si gioca. I colpi e gli spostamenti sono molto realistici, molto simili a quelli della boxe. La differenza effettiva sta nel contatto, il pugilato è uno sport di contatto, richiede delle tempistiche, a livello di velocità, molto ristrette e ovviamente una certa forza. Il calcolo delle prestazioni è a livello di fisica applicata. Il gioco, invece, è coinvolgente, si attiene molto alle figure principali della boxe e alla pulizia dei colpi, è divertente anche la sensibilità di queste tecnologie: un minimo spostamento del telecomando implica una determinata reazione da parte del gioco. È molto realistico.
MP: Il pugilato non è un gioco, è uno sport serio. Ci vuole tanto carattere e tanta esperienza, bisogna provare tantissimo.

Avete un rito scaramantico?
DP e MP: Piccoli riti ci sono sempre, ma bisogna tenerli segreti sennò non funzionano più (ridono, ndr).

Qual è il capo di abbigliamento che più vi rappresenta?
MP: A me piacciono le scarpe Nike, comode, con il piede sempre sicuro.
DP: Anch’io, come Max, sono vicino a uno stile underground: tuta, scarpa comoda, qualcosa di non troppo raffinato.

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