No Waste Philosophy: Freitag apre il primo store a Milano

A pochi metri da due vie di richiamo dello shopping milanese, Corso Como e Corso Garibaldi, è da poco aperto il primo store italiano di Freitag, brand svizzero famoso per le borse ricavate con teloni di camion riciclati, sarà il primo in Italia e si caratterizzerà anche per l’alto impatto estetico della location che di fronte alla fondazione Giangiacomo Feltrinelli, si colloca esattamente al crocevia fra commercio e cultura. Il monomarca, situato in un tipico edificio industriale del XIX secolo, con pilastri in granito e volte in cotto, ospiterà 1500 pezzi unici fra borse e accessori iconici del brand, oltre che la collezione biodegradabile F-ABRIC prodotta interamente in Europa con materiali riciclati e tessuti ricavati da fibre di lino e canapa, filati anche in zone del milanese. Back to basics, come si dice. Per l’occasione MANINTOWN ha incontrato Daniel e Markus Freitag, i due fratelli fondatori del brand.

Il primo store italiano. Come mai avete scelto proprio questa location?
È stata una ricerca lunga e ben ponderata. Milano è un mix elettrizzante, una fucina unica e continua di idee, designer, stimoli. Volevamo uno store facile da raggiungere, per i turisti, ma anche per le persone che vivono in città. Uno spazio dove creare anche installazioni, e poi volevamo che fosse vicino a luoghi “rintracciabili” e d’interesse culturale e architettonico, proprio come la Fondazione Feltrinelli.

Quale l’identikit dei vostri clienti italiani?
Creativi, designer, architetti, persone anche molto giovani. Ci piace molto l’idea che, in un Paese di riferimento per il fashion system come l’Italia, il nostro concept, che è lontano dalle logiche della moda, sia stato apprezzato moltissimo in questi anni.

Avete in mente di proporre qualche limited edition per l’inaugurazione?
Potrebbe essere, ma ancora non abbiamo pianificato nulla. Anzitutto vogliamo proporre l’intera collezione di abbigliamento completamente sostenibile e accessori, come in tutto il resto dei punti vendita nel mondo. In seguito, magari, vista l’enorme curiosità e il vivacità creativa che ruota intorno a Milano, qualcosa tireremo fuori.

Riguardo ai materiali che utilizzate, sappiamo che ci sono nuove idee su cui vi state focalizzando.
Abbiamo iniziato a lavorare con i teloni riciclati dei camion negli anni ‘90, oggi abbiamo voglia di sperimentare, di esplorare nuovi territori. L’idea di base è fondata sulla sostenibilità e sul riciclo, un impegno che ci caratterizza da sempre.
La nostra identità è finalizzata all’attenzione etica e qualitativa verso i materiali che utilizziamo, i metodi di lavorazione, il ciclo produttivo e industriale. Disegniamo e realizziamo solo modelli di accessori e vestiti che indosseremmo anche noi o faremmo indossare al nostro team. Sono prototipi che, spesso, per essere sviluppati richiedono un grande investimento di energia e di denaro; amiamo molto i Paesi orientali proprio perché lì il prezzo dei nostri item viene percepito senza interferenze di nessun tipo, sanno quanto ci vuole a realizzare interamente una borsa o un capo. A fare tutto da soli e in maniera equosolidale.

Qual è il processo creativo del vostro lavoro?
Partiamo spesso dalle problematiche. Facciamo lunghi brainstorming col nostro team – la collaborazione è tutto, nella nostra azienda – dove parliamo del fitting, ma anche di ciò che non va, solleviamo obiezioni e da lì traiamo spunto per nuovi progetti e alternative. Finiamo spesso per arrivare molto lontani dal punto di partenza, ma questo è parte integrante del viaggio, no? L’essenziale, per noi, è pianificare le nostre energie, sapere come e in che direzione le spenderemo, ad esempio, nelle prossime tre settimane. L’impegno ci gratifica, purché sia sempre ottimizzato.

Fate molte lavorazioni sul mono-materiale dei teloni?
In realtà no, molte meno di quello che vorremmo fare. Il fatto è che specialmente quando è molto usurato, si tratta di un materiale che può subire poche variazioni, non si può nemmeno stamparlo. Avremo intenzione di calcare di più la mano, di osare, ma non sempre è possibile. E questo è un altro dei motivi per cui vogliamo provare a esplorare altri universi stilistici e con nuovi materiali.

Da dove nasce l’ispirazione del vostro progetto?
Diremmo da molto lontano, addirittura dai primi viaggi in India, da giovanissimi. Vedevamo tutte queste persone che raccoglievano spazzatura dalla strada per trasformarla in altro. Poi abbiamo preso le nostre strade, nella grafica pubblicitaria, l’arte, il visual e ci siamo resi conto di quante energie sprecano quei settori, tutt’oggi. E Freitag è nato proprio allora, insieme alla consapevolezza di voler creare qualcosa che guardasse alle risorse e fosse davvero utile e resistente.

Pensammo ai messenger bike e a chi girava Zurigo, da Nord a Sud, in bicicletta per andare a lavoro. Col tempo è arrivata l’idea dei teloni, i primi prototipi che facemmo fare a San Francisco e a New York, mecca per eccellenza dei bike messenger e gradualmente, col tempo e tanto impegno, sono arrivati i risultati. Lo store di Milano, fra pochi giorni, è un altro dei gratificanti coronamenti del nostro percorso.

Qual è la vostra più grande ambizione in termini, anche ideali, riguardo al riciclo e al vivere sostenibile?
D’istinto diremmo gli hotel, e i condomini. Progettare una serie di oggetti e prodotti per il vivere in albergo, che rendano l’esperienza stessa del soggiorno una sorta di percorso esperienziale su come e quanto si potrebbe fare per stare bene senza produrre spazzatura o sprecare risorse. Tuttavia, anche il settore del biking, e gli accessori per trasportare meglio le proprie cose per chi ama pedalare. Ci piacerebbe investigare molto quell’ambito, forse perché amiamo andare in bicicletta e conosciamo bene le varie problematiche funzionali e pratiche che talvolta si possono incontrare.

FREITAG STORE MILANO
Viale Pasubio 8, 20154 Milano

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