Nuovi modelli di fashion retail

Se la moda complice il web con il recente fenomeno del See Now Buy Now sta conoscendo una delle sue più profonde rivoluzioni, anche il mondo del retail ripensa le sue logiche con nuovi modelli di servizio. Per lo sviluppo commerciale dei brand diventa sempre più importante ripensare a una strategia retail che si deve confrontare con il marketing e i tempi dei social media. Ne parliamo con Stefano Martinetto, che ha lanciato nel 2010 Tomorrow una piattaforma di distribuzione internazionale integrata a diversi servizi per offrire ai designer un supporto completo.

Dalla fondazione nel 2010 di Tomorrow l’azienda è in continua crescita e rappresenta una sorta di unicum nel panorama del fashion business. Ci racconti qualche dettaglio su come sta evolvendo.
Tomorrow è un’azienda cresciuta in dimensioni e fatturato e profittabilità, oggi contiamo 80 dipendenti – con i temporanei arriviamo a 115 persone – e produciamo utili da tre o quattro anni con un ottimo giro di affari che si aggira sui 65 milioni di euro di gross upsails. Nel 2015, i Soci Fondatori di Tomorrow Saturday Group con cui io e Giancarlo Simiri abbiamo dato via al progetto hanno manifestato l’idea di cedere le loro quote, perché già soddisfatti del piazzamento di mercato ottenuto. Così io e Giancarlo, dopo attenta valutazione, nel novembre dell’anno scorso abbiamo personalmente acquistato le loro quote. Grazie al Fondo di private equity Three Hills Capital Partners guidato da Mauro Moretti, io e il mio socio Giancarlo Simiri abbiamo acquisito il 47,5% delle quote dei nostri soci co-fondatori che sono rimasti col 2,5. L’investimento ha permesso di acquisire le quote e mettere a riserva un capitale per espandere il business, aprendo un ufficio a New York e Hong Kong, assunto circa 18 persone, e pensare a delle acquisizioni che stiamo tuttora valutando.

La peculiarità di Tomorrow?
Nel business delle showroom e della distribuzione ci sono validi player unipersonali ma manca un consolidatore. Nel 2016 abbiamo sviluppato una nuova strategia per Tomorrow, che è quella di uscire dalla pura gestione delle vendite, come agente e distributore, oltre ad essere finanziatore degli stilisti, che era già una caratteristica di Tomorrow. E abbiamo deciso di diventare una realtà diversa che si riassume nel payoff: multibrand, multiservice omnichannel. Multibrand, perché siamo un vero e proprio Department Store B2B e la showroom di Parigi lo comunica in modo efficace. Abbiamo dei visual merchandiser, una fashion direction, quattro piani diversi con le categorie: Designer, Advanced Contemporary, Contemporary, Accessori + lifestyle. Siamo anche un multiservice, perché abbiamo raccolto una straordinaria quantità di informazioni molto pratiche, grazie a una distribuzione wholesale internazionale, 4000 punti vendita e ai 67 brand in portfolio, che ci permettono di analizzare il mercato e i suoi player. Si tratta di una quantità di dati utilissimi per le scelte di merchandising e distribuzione non solo dei nostri clienti, ma anche per tutte quelle realtà che non necessariamente sono all’interno di Tomorrow. Da qualche mese è inoltre entrata nel CDA di Tomorrow London Alessandra Rossi, come consigliere d’amministrazione e responsabile per tutti i progetti digitali e di comunicazione dell’azienda. Con il suo ingresso abbiamo sviluppato un ramo interno dell’azienda con l’obiettivo di gestire consulenze per diversi marchi in tema di branding, distribuzione, politica e-commerce e social media. Il tutto è mirato al trade marketing e all’ingresso del marchio nei negozi (la strategia di advisory è tutta focalizzata non al consumer ma B2B). Abbiamo costruito un team interno per offrire questi servizi diventando sempre più multiservice. Omnichannel è un obiettivo: stiamo investendo una quota importante sulla digitalizzazione e riorganizzazione interna dei processi di Tomorrow, dall’acquisizione ordine in formato digitale, che potrebbe svilupparsi in un vero e proprio digital showroom, fino alla gestione delle inventory. A differenza di tutte le altre showroom noi gestiamo lo stock delle collezioni tramite nostri magazzini. Puntiamo quindi a un live broadcasting delle collezioni. L’idea è che un buyer possa guardare dentro il nostro magazzino per riordinare i pezzi e il prodotto, ma anche il magazzino stesso possa essere di supporto nei confronti del sell out, essendo live su una piattaforma di affiliazione online: un progetto in progress e un’impresa enorme, che implica nel medio periodo un investimento importante nella digitalizzazione di Tomorrow. In quest’anno abbiamo anche iniziato a guardarci intorno per acquisire società di servizi per completare la nostra offerta o più forti di noi su certe categorie di prodotto.

La figura di Renzo Rosso nel Cda di Tomorrow sicuramente per voi è un punto di forza, come è nata la sua proposta?
Renzo Rosso mi è stato sempre di supporto, una figura di vero mentore. Dopo un periodo di collaborazione diretta tramite Marni ha ritenuto che il servizio offerto fosse di qualità e ha pensato che l’espansione di Tomorrow meritasse un investimento. E’ stato lui a interessarsi a Tomorrow, chiedendo di investire nel nostro progetto e abbiamo formalizzato il suo ingresso con il suo fondo famigliare Red Circle srl all’interno della holding che controlla Tomorrow. Rosso ha accettato di far parte del CDA di Tomorrow, che è costituito da me, Giancarlo Simiri (Operating Board), Renzo Rosso, Mauro Moretti (fondatore di Three Hills Capital Partners socio investitore), Julie Gilhart (prima Fashion Director di Barneys New York e molto sensibile sulla social responsability e sostenibilità del mondo moda) e Alessandra Rossi.
Con Renzo Rosso e la sua azienda vedremo dove saranno possibili alcune sinergie: se i nostri designer volessero produrre una capsule di Denim ora potranno farlo, così come saranno valutate sinergie di brand e distribuzione tra le due aziende. Rosso avrà inoltre accesso allo scouting continuo che Tomorrow porta avanti e potrà seguire le performance di alcuni stilisti con cui decidiamo di collaborare. E avvicinarsi anche alla creatività inglese, visto il nostro DNA e sede a Londra. Grazie a Rosso si apre una porta su un mondo più grande per i nostri designer che potranno avere accesso a una serie di servizi, dal branding alla parte finanziaria e di investimento.

Come vedi la commistione del modello showroom col nuovo mondo digital?
Da distributore fisico sto guardando al digitale per sviluppare il mio business, anche se è un pericolo che il digitale possa soppiantare il fisico. Ritengo che la digitalizzazione dei processi sia inevitabile. Tuttavia ritengo che l’emozione di una sfilata resti unico. La showroom virtuale può supportare il buyer nella quantificazione degli ordini. Una sorta di magazzino virtuale in cui il buyer può fare una sorta di memo visivo su capi e sulla quantità, una volta finito il momento emotivo della sfilata. Questo è il mio obiettivo, ovvero fornire la miglior esperienza virtuale. Un buyer internazionale ha bisogno dell’esperienza e della visita in showroom: l’emotività del momento, dei molti viaggi nelle capitale internazionali della moda durante il corso dell’anno, la partecipazione alle sfilate, il mood del fashion insomma, sono qualcosa di assolutamente insostituibile. Con il virtuale possiamo aiutare i buyer che vengono a Parigi o Milano per le main season, ma potrebbero così comprare a distanza anche le precollezioni. E’ un processo lungo e complesso, che coinvolge la parte tecnologica, ma anche i contenuti che rendono unica la shopping experience.

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