RINASCIMENTO SU MISURA

Lanieri, una foto della nuova campagna incentrata sui mestieri d’arte perché, Style is an Italian job

«La trascuratezza nel vestire è un suicidio morale». A tracciare nettamente i confini dell’abbigliamento maschile è ancora lui, Honoré de Balzac, il cui acuminato aforisma mette in evidenza le differenze sociali fra un uomo elegante e tutti gli altri. Oggi più che mai le parole del grande drammaturgo francese ottocentesco sono attuali. Perché si sta vivendo un nuovo Rinascimento dell’eleganza su misura e si pone l’accento su quelle realtà sartoriali che sono la spina dorsale del Bel Paese. Da Nord a Sud è tutto un rifiorire di scuole artigianali, un discettare di tagli e dettagli, una riscoperta di quei valori estetici individuali che differenziano dalla massa. Sì, perché l’abbigliamento personalizzato mette in risalto il gusto di ognuno, allontanandosi recisamente dalla diffusione omologata. E il bespoke cammina spedito anche al di fuori dei circuiti classici in cui era relegato finora, scoprendo nuove vie di comunicazione e sbarcando sul web, con siti indirizzati al recupero di questi valori; tutorial che mettono in risalto la bellezza insita nell’estetica individuale; startup innovative dedicate alla customizzazione. Questo neo-rinascimento estetico è talmente rilevante che anche la Camera Nazionale della Moda Italiana ha voluto sottolinearne l’importanza, con una sezione dedicata nella grande esposizione chiamata Crafting The Future, incentrata sui pilastri fondamentali del made in Italy: artigianato, sostenibilità, design e innovazione tecnologica. In mostra, opifici provenienti da tutte le latitudini del Bel Paese, in grado di dialogare concretamente tra loro attraverso la manifattura di prodotti d’eccellenza.

Così, l’incontro tra un tessuto biellese e una sartoria fiorentina fa riscoprire il piacere di un abito su misura; quello fra un designer piemontese e un atelier romano identifica il nuovo razionalismo dell’abbigliamento maschile, mentre online sbocciano nuove realtà imprenditoriali capaci di raggruppare in un network le espressioni sartoriali che costellano tutto lo Stivale. Detto, fatto. Basteranno pochi clic con il mouse per selezionare la sartoria più vicina al proprio domicilio, fissare un appuntamento in atelier o, addirittura, farsi raggiungere a casa da un maestro artigiano. Oppure ordinarne uno su misura, comodamente seduti a casa, grazie ai siti di manifatture online. Definitivamente tramontata quella polverosa e vetusta immagine che aleggiava attorno alle sartorie, ora si rivalutano le qualità tradizionali e familiari tramandate nel tempo come valore aggiunto al prodotto finale. Si riscopre il sottile piacere di farsi cucire addosso un abito, di calzare un paio di scarpe che vadano a pennello, di annodare al collo una cravatta amorevolmente piegata e orlata a mano e ci si assoggetta compiaciuti alla ritualità insita nelle misurazioni e nelle prove a tu per tu con il maestro sarto.

AGO, FILO E WEB

Si comincia sempre dal tessuto. Questo settore dell’abbigliamento maschile è forse l’unico che tenga ancora conto delle diverse fasi stagionali nella scelta di una stoffa e quindi, nella confezione di un abito. A tale proposito, tre sono i punti focali da tenere sempre ben presenti quando si indossa un vestito su misura, il primo è lo scollo all’altezza dei revers; il secondo è la precisa proporzione esistente tra la manica della giacca e il polsino della camicia; il terzo, invece, è la corrispondenza tra l’ampiezza della gamba del pantalone e la misura del piede, non troppo largo da coprire la calzatura, non troppo attillato e corto da scoprire la caviglia. Il resto sono solo sofismi. A corroborare queste decise regole sartoriali il biellese Vitale Barberis Canonico, uno dei lanifici più antichi d’Europa che vanta oltre tre secoli di ininterrotta storia nella produzione d’alta gamma di tessuti maschili, ha costellato il 2016 con una nutrita serie di conversazioni fra eccellenze sartoriali e produttive. Protagonisti, di volta in volta, oltre ai tessuti del lanificio, le manifatture artigianali napoletane, siciliane, milanesi, messe a confronto per comporre l’abito perfetto. A scoprire le carte dell’eleganza, ad esempio, la scuola napoletana della Sartoria Solito che ha dialogato con il camiciaio Luca Avitabile attraverso le stoffe di Vitale Barberis Canonico e i cotoni del Gruppo Albini, tramite la sua manifattura d’eccellenza Thomas Mason.

Sempre Vitale ha messo l’accento su una delle sartorie più giovani d’Italia, i Vergallo di Varese, officina del bespoke, oggi guidata dai fratelli Gianni e Mariangela Cleopazzo.

Da Varese a Milano il tragitto è breve. Qui, ancora Vitale ha condiviso l’expertise manifatturiera dell’atelier Musella Dembech, che ha raccontato le principali fasi della confezione di un abito.

Se diventa difficile scegliere o selezionare la sartoria più rispondente alle singole esigenze ora c’è Aplomb. Un network che mira a riunire un pool di sartorie di tutta Italia e a offrire all’utente online un servizio di selezione con pochi clic.

Tanti quanti ce ne vogliono per farsi fare un abito su misura da Lanieri (foto d’apertura). Il primo e-commerce sartoriale italiano, che ora è diventato anche un punto di incontro fisico, tramite alcuni atelier sparsi sul territorio e le aperture in corso di Parigi, Bruxelles e Zurigo.
Altro clic sul mouse e si cambia completamente prodotto, senza perdere l’identità sartoriale. Damerini è un progetto leccese di cravatte su misura, solo ed esclusivamente selezionabili in rete.

Chi non rinuncia all’approccio fisico con il cliente è Calabrese, storica griffe napoletana di cravatte. È uno di quei marchi che da quasi un secolo annoda eleganza al collo degli uomini. Alla fantasia interpretativa di Gaetano – esponente della terza generazione di maestri cravattieri – si deve, negli anni ’60, la creazione delle pence, quelle piegoline di tessuto all’interno della punta che incorniciano la fodera. Oggi il marchio ha armonizzato la sua produzione affiancando alle cravatte anche borse e borsoni da viaggio, porta tablet e capsule di beachwear.

Anche i brand storici del made in Italy si fanno promotori di una nuova sartorialità capace di diffondere eleganza. È il caso di Corneliani, che ha lanciato il segmento Sartoria nelle sue collezioni. Pensato per chi fa del dettaglio il vero distinguo, questo slancio produttivo esalta la convivenza fra artigianalità e tecnologia manifatturiera, mirando a sottolineare la complessa costruzione della spalla e del giromanica, arrivando persino a customizzare il packaging.

Invece Maurizio Miri focalizza l’attenzione principalmente sulla giacca, suo cavallo di battaglia sin dagli esordi del 2009. Nel marchio si nota il preciso bilanciamento fra esprit creativo e attenzione al prodotto, senza mai dimenticare l’utente finale perché, «l’uomo elegante è quello di cui non noti mai il vestito», come sottolineava con arguzia W. Somerset Maugham.

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