40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free

Sono passati quarant’anni dalla pubblicazione sul New York Times di un articolo che documentava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS, acronimo di “Sidrome da Immunodeficienza Acquisita”.  Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, la Galleria dei Frigoriferi Milanesi Milano ospita, dal 12 novembre al 5 dicembre 2021, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”.

La rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti, opere d’arte, campagne pubblicitarie che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che ha visto radicalmente modificato il proprio corso a cambiare l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità. 

Il percorso espositivo si apre proprio con la copia del quotidiano newyorkese da cui si snoda una narrazione attraverso materiali d’archivio provenienti della Fondazione Corriere della Sera e da quelli delle associazioni milanesi particolarmente attive nella lotta contro l’AIDS. 



Farà da cerniera alla sezione della mostra una galleria con i volti di personaggi che hanno contribuito a definire un salto verso l’autodeterminazione e verso l’abbattimento dello stigma che ancora oggi pesa sulla vita delle persone che vivono con HIV.

Qui si trovano i ritratti dell’artista americano Larry Stanton realizzati nel 1984 poco prima della sua morte o Last Night I took a man di David Wojnarowicz, vera e propria poesia visiva con un forte impatto di denuncia politica e di rivendicazione corporea, o ancora “AIDS: You Can’t Catch It Holding Hands” di Nikki de Saint Phalle. 



Anche la comunicazione visiva si fa coinvolgere con le campagne pubblicitarie di Benetton, dedicate all’AIDS, firmate da Oliviero Toscani e con la fotografia di Therese Frare scattata all’attivista David Kirby, che si rese disponibile a essere immortalato negli ultimi momenti della propria vita come estremo gesto politico.

Particolarmente toccanti sono le immagini scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia. 



Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi). ll progetto, nato da un’idea di Cleve Jones, prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.  



La rassegna prosegue con la documentazione della performance I Miss You di Franko B, e si chiude con una sezione dedicata alla rappresentazione visuale degli studi scientifici Partner 1 e 2, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO.

“40 anni positivi” propone anche uno spazio sonoro, realizzato attraverso due opere audio e la composizione dei diversi documenti audio-video, come i preziosi documenti provenienti dall’Archivio GLBT Historical Society.  

La sera dell’inaugurazione, tre attrici – Federica Fracassi, Alessia Spinelli e Lucia Marinsalta – leggeranno testi particolarmente significativi nella lotta contro la malattia, come i Principi di Denver, Last Night I took a man di David Wojnarowicz e una rielaborazione degli studi Partner.

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