Alice Arcuri, cattiva io?

Alice Arcuri, genovese, è la nuova protagonista della seconda stagione di Doc – Nelle tue mani, fiction con ascolti record di Rai1, tanto amata dal pubblico nel ruolo del cattivissimo primario Cecilia Tedeschi. L’avevamo già vista in Petra con Paola Cortellesi sia nella prima sia nella seconda stagione; poi ha avuto un ruolo in Don Matteo e Blanca e, successivamente, è comparsa varie volte nelle pubblicità sulle reti nazionali. Si divide tra Genova e Roma, in quanto nella sua città natale ha un figlio e un compagno che la aspettano appena finisce di girare.


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Come ci si sente ad entrare a far parte della fiction con gli ascolti più alti di sempre?

Ci si sente prescelti, anzi no come gli elfi che vanno a trovare il baule pieno d’oro in Irlanda, sono arrivata come un’outsider out of the blue, in quanto sono genovese e ho studiato e fatto teatro per sedici anni della mia vita.
Era quello che volevo fare, poi a un certo punto ho scelto di intraprendere la strada della televisione e vedere se la vita mi avrebbe dato ragione nella mia scelta. Direi che con quest’esperienza mi ha battuto un bel cinque.
Mi sono sentita subito a casa; per un attore essere precario fa parte della natura del proprio lavoro, e io avevo proprio voglia di mettermi in bilico, tanto che ero comoda a teatro lo sapevo già.


alice arcuri
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È un super cast, so che vi divertite davvero sul set, vero?

Sono arrivata come forestiera a Roma, quindi ho dato il via libera a tutti per uscite e pizzate, e posso assicurarti che nonostante le sveglie impostate agli orari più improbabili, sul set era impossibile arrivarci di cattivo umore.
Sia Pierpaolo Spollon sia Matilde Gioli sono una ventata di vita, come una banda di messicani in piazza. Alla sala trucco era impossibile non lasciarsi andare alle risate. La cosa più bella è incontrarsi tra persone completamente diverse, sia come vita sia come età o città; insomma, è stata una gita di classe strepitosa.

Parlami del tuo personaggio della virologa antipatica, lo sei anche nella vita?

No, se dovessi descrivere la mia immagine nella vita sarei un misto tra Mowgli, una pin-up e uno scaricatore di porto; sono l’anti-Cecilia, quello che in realtà ho di lei è la corazza, l’esteriorità su cui ho lavorato tanto. Mi facilita il fatto di avere dei tratti somatici molto duri, e fino a quando non sorrido in generale le persone pensano che sia antipatica.
La cosa che amo di più raccontare di Cecilia è questo suo crepaccio interiore, quello che bolle dentro la sua testa, credo che sia molto interessante anche per il pubblico. Trovare la luce o svelarne il buio è la parte più interessante del personaggio. A me personalmente lei sta simpaticissima!


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Hai sempre voluto fare l’attrice?

Direi proprio di no, in quanto provengo da quattro o cinque generazioni di medici, quindi sognavo di diventare cardiochirurgo, mio padre faceva trapianti, mio fratello si è specializzato in maxillofacciale, insieme all’alfabeto posso dire di aver imparato i nomi dei farmaci.
Poi, per caso, mia madre mi ha portato a fare un corso di teatro e lì mi si è aperto un mondo; ho avuto una vera e propria epifania nei confronti di questo lavoro, che sinceramente non pensavo potesse diventare tale. Dopo essermi laureata in lettere moderne ho deciso di dedicarmi a questo mestiere, imponendomi di non fermarmi davanti a nessun ostacolo, e ora son qui.

È difficile essere mamma ed attrice?

Da un lato è difficile perché allontanarsi dalla famiglia da un punto di vista sociale viene percepito differentemente nel Paese in cui viviamo; forse se fossimo in Norvegia, dove i padri hanno il sussidio di paternità, sarebbe diverso; da un certo punto di vista, invece, mi ha aiutato a capire ed apprezzare di più quello che voglio fare.



Credits

Foto Roberta Krasning

Styling Gabriella Piluso

Hair & make-up Asalaya Pazzaglia for Simone Belli Agency

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Press office laPalumbo Comunicazione

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