Andy Warhol. Serial Identity, a San Marino la mostra racconta l’artista geniale

Con una mostra aperta al pubblico fino all’8 ottobre, la Città di San Marino rende omaggio al genio indiscusso, e non sempre compreso, Andy Warhol. Andy Warhol. Serial Identity è il titolo della rassegna dedicata al padre della Pop Art che, dopo il successo riscosso al museo MA*GA di Gallarate, va in scena nella repubblica sammarinese, la quale al contempo vuole affermare sempre di più la propria vocazione artistica. Andrea Belluzzi, Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura della Repubblica di San Marino, spiega: «L’esposizione si inserisce nell’ambito delle ‘Grandi Mostre’ di artisti contemporanei e classici promosse dalla Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura e finalizzate a qualificare l’offerta culturale della nostra Repubblica e a incrementare le presenze turistiche. Dopo gli anni della pandemia, questa Segreteria di Stato è impegnata ad aprire una stagione di rinascita culturale, tornando a far rivivere i luoghi espositivi più suggestivi della nostra Repubblica.»

Un corpus di 60 opere provenienti da importanti collezioni private e da istituzioni internazionali, tra le quali l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, selezionate da Maurizio Vanni ed Emma Zanella, è esposto nelle due sedi di Palazzo SUMS e della Galleria Nazionale – luoghi simbolo della Città di San Marino, recentemente restituiti alla loro funzione di spazi espositivi – secondo un percorso volto a presentare l’universo creativo di una delle figure più emblematiche dell’arte americana e non solo. «L’esposizione, curata da Maurizio Vanni ed Emma Zanella, mira a ricostruire la continua evoluzione identitaria del genio di Pittsburgh, che è stato in grado di innovare l’arte del Novecento cimentandosi in diversi ambiti quali il disegno, la pittura, la fotografia, il cinema, la musica, per poi approdare alle più famose serigrafie», aggiunge Belluzzi.

Andy Warhol, Black Lenin, 1987
Black Lenin, 1987, serigrafia su carta – The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts

Il percorso espositivo della mostra: gli inizi come illustratore e la serialità

Ad aprire l’esposizione, alcuni disegni che raccontano e ripercorrono gli inizi della carriera di Andy Warhol a New York negli anni Cinquanta, come illustratore per riviste di moda e agenzie di pubblicità, senza tralasciare la sua passione per le scarpe. Nel 1955, Andrew Warhola Jr – questo il suo nome all’anagrafe – fu scelto infatti, come disegnatore per la campagna pubblicitaria delle calzature Miller, allora molto in voga. Grazie a questo lavoro, riuscì presto ad affermarsi come apprezzatissimo designer di scarpe.

Andy Warhol's Fifteen Minutes,
Andy Warhol’s Fifteen Minutes, 1985 – The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts

La serialità, tema chiave nella cifra stilistica di Warhol, che caratterizza il suo lavoro a partire dai primi anni Sessanta, è protagonista poi delle tappe successive della mostra. Emblema di questo processo sono alcuni lavori esposti a Palazzo SUMS, che si annoverano tra le più famose opere serigrafiche dell’artista. Tra queste, la serie Marilyn Monroe e Mao, dedicate ai due personaggi.

Dopo la tragica morte dell’attrice hollywoodiana nel 1962, il maestro – interessato a mostrare nelle sue opere prodotti di largo consumo – inizia a produrre molteplici tele che la ritraggono, restituendola proprio come un altro risultato della cultura popolare e avviando così, un discorso sulla giovinezza e sulla morte stessa. Nello stesso filone, rientra la serie su Mao Tse Tung, leader delle forze comuniste in Cina, e negli anni Settanta forse, il personaggio pubblico con più potere dell’epoca, nonché primo volto politico ritratto da Andy Warhol, che in questo modo riesce ad abbinare questa sfera alla cultura pop, rendendo ancor più sottile il confine tra status politico e celebrità.

Sempre in rappresentanza della serialità, sono esposte negli spazi della mostra le serie Flowers e Cow, forse meno apprezzate, e quella consacrata alla celeberrima Campbell’s Soup, punto focale della sua arte. Grazie a questa brillante intuizione, Warhol arriva a trasformare ed elevare ad opera un oggetto di uso quotidiano e noto a chiunque e parallelamente riesce a far sì che, il medesimo oggetto, universalmente riconoscibile, sia poi automaticamente associato al creativo – così come accade anche per la banconota da un dollaro. 

Gli anni Settanta delle celebrities e delle drag queen

L’itinerario prosegue con i ritratti di personaggi celebri nel mondo dello spettacolo, dell’arte e della moda come Liza Minnelli e Joseph Beuys, che nel corso degli anni Settanta Andy Warhol realizza nell’intento di arricchire la sua ricerca con contenuti e nuove immagini tratte dai mass media. La serie Ladies and Gentlemen del 1975, dedicata a travestiti e drag queen di origine afroamericana ed ispanica, che restituiscono uno spaccato della scena queer newyorkese degli anni Settanta, trova spazio in questa volontà di indagare le diverse sfaccettature della cosiddetta ‘Società dello spettacolo’.

 Liza Minnelli, 1978,
Liza Minnelli, 1978, serigrafia su cartone – The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts

La documentazione della video compilation Andy Warhol’s T.V. – Special Project, presentata in mostra, offre poi una visione privilegiata sulla narrazione artistica di Warhol negli anni Ottanta. Un dettagliato e interessante résumé del panorama artistico internazionale di quel periodo, caratterizzato da un accurato montaggio di interviste, défilé e hit musicali, abbracciando tutti gli ambiti indagati ed esplorati dal genio originario di Pittsburgh.

Le cover degli album – dai Velvet Underground ai Rolling Stones – e Interview magazine

Una sezione collaterale, esposta nella Galleria Nazionale, raccoglie i vinili delle celebri rockband di cui Andy firmò le cover, tra i quali i Velvet Underground, con i quali l’artista ha dato vita a un sodalizio intellettuale e creativo che ha inciso in maniera significativa sula storia della musica e dell’arte. Indelebile nella mente di tutti è la cover dell’album del 1967 dei Velvet Underground & Nico con la banana gialla – noto oggi anche come Banana Album – frutto divenuto oggetto d’arte (pratica tipica nella poetica di Wahrol) e simbolo di una generazione.

Celebre e presentata qui al pubblico poi, la copertina realizzata per l’album Sticky Fingers del 1971 dei Rolling Stones – consegnata alla storia come la cover più famosa, nonché irriverente, di sempre – apertamente provocatoria: un paio di jeans con un inequivocabile rigonfiamento sul davanti che ovviamente, non mancò di fare scandalo quando uscì. Nel medesimo spazio sono esposti i libri di cui Andy Wahrol è stato autore e illustratore e poi un corner è dedicato a Interview, mitico magazine fondato dallo stesso artista nel 1969 assieme a John Wilcock e Gerard Malanga, che si occupava di celebrità e nel quale hanno mosso i primi passi fotografi del calibro di Bruce Weber e David LaChapelle.

Portrait of Madame Smith 1974,
Portrait of Madame Smith 1974, acrilico e serigrafia su tela – The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts

Infine, a chiusura della mostra Andy Warhol. Serial Identity un focus sul tema Death and Disasters con le celebri Electric Chair. Anche la morte tragica infatti, diviene per il creativo fonte di ispirazione, offrendogli l’assist per avviare una critica nei confronti del voyeurismo tipico della cultura moderna, particolarmente attratta dal macabro, osservato morbosamente attraverso i media. 

Maurizio Vanni e Emma Zanella, i curatori dell’esposizione

«Andy Warhol è uno di quegli artisti eletti nati per fare e rimanere nella storia, esaltando gli equilibri sociali e culturali di una città in un determinato momento storico. Un artista dentro che, nel suo vivere lucidamente il caos di una vita talvolta estrema e dissoluta, ha pianificato la sua ascesa, assecondando le proprie asimmetrie identitarie, sfruttando le occasioni che solo la New York degli anni Sessanta poteva offrire.» racconta Maurizio Vanni, uno dei due curatori dell’antologia sammarinese su Andy Wahrol, cercando di tirare le fila sulla figura geniale dell’artista. E prosegue: «Da una parte aveva l’opportunità di vivere nel paese che stava diventando l’indiscusso propulsore economico e culturale del mondo, dall’altra la possibilità di rappresentarlo con ironia, di sintetizzarlo con acutezza, di riassumerlo con cosciente follia, di raccontarlo con originalità e perspicacia comunicativa, di metterlo a nudo con tagliente cinismo, ma anche di amarlo in modo incondizionato, mettendosi sempre e comunque in discussione attraverso le mille rappresentazioni di sé.»

“Un artista dentro che, nel suo vivere lucidamente il caos di una vita talvolta estrema e dissoluta, ha pianificato la sua ascesa”

Vesuvius, 1985
Vesuvius, 1985, acrilico su tela, collezione privata, Napoli – The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts

Emma Zanella, co-curatrice, parallelamente, nel tentativo di tracciare un bilancio sul lavoro artistico del controverso artista, dice: «È vero che nella cultura pop Warhol si è subito imposto come un leader scegliendo, con grande coraggio, come proprio terreno di indagine la realtà americana più sciatta e diventando, egli stesso, una icona riconoscibile da chiunque. Egli tuttavia ha esteso a dismisura il proprio repertorio fino a raggiungere dimensioni inaspettate, ed è entrato praticamente in ogni ambito dell’arte, della comunicazione, del cinema, dell’editoria, della televisione, della promozione, in un infinito cinegiornale in espansione capace di raccontare il suo e il nostro tempo, dai più clamorosi accadimenti come il suicidio di Marilyn Monroe o l’assassinio di Kennedy, all’ascesa della Cina popolare, dalle reazioni post-Hiroshima nei confronti della morte e del disastro fino alle icone del mondo dell’arte, la Gioconda o Il Cenacolo e della religione, Cristo o Budda

“Egli ha esteso a dismisura il proprio repertorio fino a raggiungere dimensioni inaspettate, ed è entrato praticamente in ogni ambito dell’arte, della comunicazione, del cinema, dell’editoria, della televisione, della promozione”

Andy Warhol's Fifteen Minutes, 1985,
Andy Warhol’s Fifteen Minutes, 1985 – The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts

E conclude : «Warhol osserva tutto, inventaria tutto, introita tutto: la sedia elettrica e le moderne modalità di morte, gli incidenti automobilistici, i suicidi, gli orrori tecnologici, le specie in estinzione umane, gli animali, il repertorio di esseri mitici, da Babbo Natale a Topolino; i simboli della contemporaneità, il dollaro, la Falce e Martello, il sesso, il corpo come strumento di piacere e oggetto meccanico. Questo immenso repertorio in espansione è letteralmente tenuto insieme da alcuni pensieri intrusivi che riaffiorano senza tregua nel corso degli anni e che, oltre a contribuire a creare il personaggio dalle molteplici identità che tutti conosciamo, influenzano potentemente la sua immensa opera.»


Andy Warhol. Serial Identity

Città di San Marino

Palazzo SUMS, Via Piana, 1 e Galleria Nazionale, Logge dei Volontari, Giardin dei Liburni

8 luglio – 8 ottobre 2023


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