Cinecult: Elle di Paul Verhoeven

Con ‘Elle’ il trasgressivo regista Paul Verhoeven racconta la storia di una manager d’assalto che è ghiaccio bollente: fredda e impassibile reagisce in modo passionale e perverso a uno stupro di cui è vittima nel suo appartamento. Il film, distribuito da Lucky Red, girato in Francia e tratto dal romanzo ‘Oh…’ di Philipp Djian presentato a Cannes è stato premiato con 2 César e 2 Golden Globe dei quali 2 attribuiti alla protagonista Isabelle Huppert come migliore attrice che è stata anche candidata all’Oscar. Il film che sfugge a qualunque classificazione di genere perché come dice il regista “la vita stessa non è un genere”,-non è solo un thriller, non è solo un noir, non è propriamente neppure un mélo- ritrae un carattere femminile forte. Infatti il regista ammette di ammirare sempre di più le donne nei suoi film e si è sempre ispirato alla figura della moglie nell’elaborazione dei personaggi femminili: la protagonista del film Michèle è una donna che pur essendo vittima ne rifiuta la condizione. Traumatizzata dal padre serial killer e da una madre troppo aperta nei suoi costumi sessuali, Michèle gestisce la sua vita le sue relazioni come l’azienda di video giochi in cui lavora: con il pugno di ferro. Crede di avere tutto sotto controllo ed è circondata da donne interessanti e da uomini un po’ inetti e perdenti-dall’ex marito Richard (Charles Berling) all’amante Robert che è il marito della sua migliore amica con cui ha avuto esperienze saffiche, passando per il figlio Vincent che definisce ‘un teppistello senza spina dorsale’ che ha accettato un figlio non suo. Con tutti i personaggi maschili compreso il suo stupratore, che nel corso del film flirta con lei e rivela la sua identità fino a diventare il suo amante, Michèle intreccia relazioni ambigue e perverse, che si addicono alla sua innata identità torbida. Perfetta per il ruolo di Michèle –si ricordino altri film come La cérémonie e La pianista-Isabelle Huppert ha creduto fortemente in questo ruolo audace e anti-borghese, che ha a che fare con la violenza sulle donne e il femminismo oggi, prima ancora che Verhoeven fosse ingaggiato come regista. Elle è un film che sicuramente non punta a impartire lezioni di morale assenti del resto dai vari film di Verhoeven che definisce Michèle una ‘sopravvissuta’ e le fa dire che ‘la vergogna non è un sentimento così forte da impedirci di fare di tutto’. Insomma il lato oscuro dell’eros e della sensualità femminilità sviluppato con una regia magistrale che piace e spiazza, gradevole per le forti dosi di ironia che valorizzano per paradosso l’elemento ludico delle relazioni di Michèle con il suo entourage e ben evidente nella modifica dell’attività lavorativa della protagonista dal testo iniziale di Djian alla sceneggiatura del film. Nel film infatti l’azienda di video giochi ha sostituito l’agenzia di sceneggiatori per il cinema del romanzo. “I miei prossimi progetti cinematografici? Il film Blessed virgin che è incentrato sulle vite di due suore in un monastero toscano ambientato nel Medioevo e un film sulla vita di Gesù tratto da un mio libro oltre a una pellicola ambientata in Germania nel 1923 all’epoca in cui Hitler stava per prendere il potere: anche qui il protagonista sarà una donna”. E a chi gli chiede se dopo la bomba a orologeria di ‘Basic Istinct’ oggi lavorerebbe ancora con Sharon Stone risponde :“Ne dubito perché sarebbe pericoloso”.

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