Fabrique du Cinéma Awards: i premi ai film italiani giovani e innovativi

Si è svolta al Teatro Sala Umberto di Roma la 9° edizione dei Fabrique du Cinéma Awards. L’edizione di quest’anno è stata condotta da Francesca Valtorta e Riccardo Cotumaccio e si è conclusa con un after party da favola con Valerio Diggiu alla consolle. La mission rimane quella che ha contraddistinto il Premio sin dalla nascita: promuovere la cinematografia italiana indipendente, giovane e innovativa, all’interno di una cornice internazionale.

Tra i vari premiati presenti all’evento: l’attore Andrea Arcangeli per il film Come pecore in mezzo ai lupi; il regista Giuseppe Fiorello, emozionato mentre ritirava il premio per il film Stranizza d’amuri come Migliore Opera Prima; la giovane attrice Denise Tantucci e tanti altri. Ad accogliere i finalisti, insieme alla direttrice editoriale Elena Mazzocchi e al direttore artistico Davide Manca, il presidente Tommaso Agnese, intervistato da MANINTWON insieme a Denise Tantucci e Andrea Arcangeli.

Giuseppe Fiorello premiato ai Fabrique du Cinéma Awards
Giuseppe Fiorello premiato ai Fabrique du Cinéma Awards

Tommaso Agnese, presidente dei Fabrique du Cinéma Awards

Quali, tra i film selezionati, sono maggiormente innovativi?

Tutti i film che sono arrivati nelle quartine finaliste hanno qualcosa di innovativo nel proprio linguaggio. Il linguaggio cinematografico è fondamentale per un rinnovamento e noi guardiamo sia quello che la capacità di sperimentare all’interno di un film. Tra le categorie più importanti, miglior opera prima e miglior opera innovativa, Stranizza d’amuri di Beppe Fiorello, che ha vinto come Opera Prima, è un film originale perché racconta un tema difficile: quello dell’omosessualità in un ambiente di periferia, di degrado, di difficoltà, dove l’omosessualità tra due ragazzini giovanissimi non è accettata. Una sterminata domenica di Alain Parroni, vincitore come Opera Innovativa, è invece un film con una troupe composta tutta da giovani, che è un segno per il futuro.

Tommaso Agnese
Tommaso Agnese

«Siamo felicissimi di aver contribuito a creare un ambiente di cinema e di arte dove è bello ritrovarsi»

C’è stato qualche film dove la giuria si è trovata davanti a una maggior divergenza di opinioni?

La giuria è stata omogenea. C’è dietro un grande lavoro svolto dalla redazione della nostra rivista che ha selezionato, tra più di più di 800 film, le quartine finaliste. La giuria ha quindi un compito più semplice e, qualsiasi film scelga, è un successo.

Qual è il bilancio dopo nove edizioni dei Fabrique du Cinéma Awards?

La Sala Umberto era piena e Fabrique du Cinéma ha riscosso un successo di pubblico e di critica,
ma soprattutto c’è stato un grandissimo entusiasmo. Il successo del nostro premio sta crescendo fra i giovani, ma anche tra i produttori, i broadcasters e i distributori: per noi è un gradino importantissimo e siamo felicissimi di aver contribuito a creare un ambiente di cinema e di arte dove è bello ritrovarsi.

Andrea Arcangeli Miglior Attore per Come pecore in mezzo ai lupi e Denise Tantucci miglior attrice per Io e mio fratello: cosa vi ha colpito di questi due artisti?

Andrea Arcangeli ha fatto un bellissimo lavoro sul proprio corpo, un’importante lavoro attoriale di preparazione: si è messo alla prova, ha faticato e ha fatto quello che è proprio del mestiere dell’attore. In un panorama dove molti giovani prendono con superficialità questo mestiere, lui ha calcato quello che è il percorso che un attore deve fare: mettersi costantemente alla prova. Questo è il merito più grande, oltre a una grandissima interpretazione. Denise Tantucci è una attrice che ha iniziato da giovanissima e questo premio è un riconoscimento al duro lavoro che ha fatto per emergere fin da quando era piccola. È arrivata a ruoli da protagonista ancora in giovanissima età, e ci ha colpito tutti per la leggerezza e la profondità nella recitazione e per questo ha meritato il suo premio.

Intervista a Denise Tantucci, miglior attrice per Io e mio fratello

Cosa ti ha colpito della sceneggiatura e cosa ti ha fatto amare il tuo personaggio?

Quando ho letto la sceneggiatura mi ha colpito che il personaggio che avrei interpretato, Sofia, era una ragazza che, come me, era andata presto via da casa. Lei viene dalla Calabria, io sono marchigiana, ma prestissimo ho lasciato la mia regione per andare a Roma a lavorare. Quindi mi ritrovavo un po’ in tutte quelle dinamiche di famiglie che vogliono che spicchi il volo ma, allo stesso tempo, sono dispiaciute che te ne vai e, quando torni, c’è sempre quel dolce amaro del confronto tra due stili di vita diversi. Quello che ho amato del mio personaggio è la sua costante ricerca di affermazione, ma in modo buffo, divertente, irriverente. Sono aspetti del personaggio che la rendono una perfetta protagonista di una commedia.

Denise Tantucci ai Fabrique du Cinéma Awards
Denise Tantucci ai Fabrique du Cinéma Awards

Ti sei trovata a tuo agio nel ruolo?

Sì, mi sono sentita a mio agio. Poi ero contenta di diventare bionda per la prima volta per un personaggio.

Ti rispecchia? Ti sei mai sentita la pecora nera?

Anch’io, come Sofia, sono stata a Milano, solo che io la mia strada l’ho trovata subito: ho studiato Fisica, che era quello che volevo fare, e ho trovato subito i miei canali. Lei invece è un po’ più irregolare, va a zigzag, come dice in una battuta. È un sentimento che ho provato in qualche fase della mia vita quindi sì, mi ci sono rispecchiata. E anch’io ogni tanto mi sono sentita un po’ la pecora nera della mia famiglia, non per questioni lavorative ma magari per situazioni sentimentali.

Andrea Arcangeli, premiato come miglior attore ai Fabrique du Cinéma Awards

Il film Come pecore in mezzo ai lupi è uscito in sala insieme a due attesissimi kolossal in arrivo dagli Usa, pensavi che saresti stato notato e premiato?

Quando si parlava della data di uscita del film, sostenevo che il fatto che anche due grossi kolossal uscissero in sala in un periodo semi estivo, era la dimostrazione che i film possono uscire anche in periodi diversi. Poi io il mio lavoro lo faccio a prescindere dalla data d’uscita e sono stato contento
dell’accoglienza del film, nonostante in sala ci fossero anche
Barbie e Oppenheimer. “Come pecore in mezzo ai lupi” ha avuto la sua visibilità e il suo percorso e sono stato felice che i lati positivi del
film siano comunque emersi.

Andrea Arcangeli premiato ai Fabrique du Cinéma Awards
Andrea Arcangeli premiato ai Fabrique du Cinéma Awards


Temevi di non poter fare Baggio e invece ci sei riuscito. E quando hai letto questa sceneggiatura, come hai reagito? Quali sono state le maggiori difficoltà che hai affrontato?

Mi è capitato in passato di ritrovarmi di fronte a delle sfide che presentavano delle complessità apparentemente insormontabili, ma poi alla fine sono sempre riuscito a tirare fuori qualcosa di buono. Questo per me è diventato un po’ un’ancora alla quale mi aggrappo quando mi ritrovo di fronte a progetti impegnativi come quelli che sto affrontando ora. Nonostante le difficoltà, so che posso fidarmi quasi sempre del mio istinto creativo per riuscire a tirare fuori il meglio. La sceneggiatura di Come pecore in mezzo ai lupi aveva già delle basi solidissime e i rapporti erano già delineati. Il lavoro è stato quello di cercare di rendere giustizia alla sceneggiatura e poi portare il personaggio a un livello nuovo dandogli un’ulteriore anima. Le maggiori difficoltà sicuramente sono state dal punto di vista fisico: perdere 15 kg in quattro mesi non mi era mai capitato. È stato l’aspetto che ha richiesto più attenzione.

«Nel cinema italiano le risorse umane ci sono sempre. Il problema è trovare le figure giuste e metterle nelle condizioni di lavorare al meglio»

Groenlandia spesso ci regala film innovativi. Pensi che il nuovo cinema italiano abbia le risorse umane e le professionalità per affrontare i nuovi linguaggi cinematografici?

Credo che le risorse umane ci siano sempre: è impensabile ritenere che ci siano delle generazioni che non ne abbiano. Il problema è trovare le figure giuste e metterle nelle condizioni di lavorare al meglio. Quando gli sceneggiatori iniziano ad avere delle scadenze sempre più brevi, gli attori e i registi dei tempi di preparazione sempre più stretti, i produttori hanno le varie sovvenzioni che iniziano a chiedere sempre di più, si creano le condizioni sbagliate per lavorare. Questo porta inevitabilmente a uno stress generale che, a prescindere dalle risorse umane, rende difficile portare a termine i progetti con la cura e l’attenzione di cui avrebbero bisogno. Ma le figure professionali ci sono e io ho avuto la fortuna di lavorare con molti di loro.

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