Faces: Gian Piero Rotoli

Gian Piero Rotoli è cresciuto a Napoli, ma si trasferisce presto a New York con i suoi genitori, e si diploma al liceo The Dwight nel 1996. A Roma ha iniziato la sua formazione di attore al Duse Studio di Francesca De Sapio. Si laurea in seguito alla John Cabot University in Letteratura inglese. Nel 2005 viene scritturato da Giorgio Capitani per il film tv Callas e Onassis (2005), con Luisa Ranieri e Gérard Darmon e pochi mesi dopo viene scelto anche da John Kent Harrison per un altro film tv: Giovanni Paolo II (2005), con Jon Voight.

In tv lo abbiamo visto anche in molte altre fiction di successo firmate Rai come La vita promessa, Non dirlo al mio capo 2 e I Bastardi di Pizzofalcone e proprio in queste settimane ne “Le indagini di Lolita Lobosco” , serie record di ascolti…


Come ti sei avvicinato alla recitazione?

Credo di poter affermare che tutto sia nato dalla scrittura e dalla letteratura. I mondi immaginati, o semplicemente distanti dal mio, conosciuti attraverso racconti, romanzi e film mi hanno sempre catapultato in situazioni e sensazioni che lasciavano dentro di me la voglia di “agirli” e quindi di rappresentarli in qualche modo. Avevo ancora 16 anni, timido ma con un mondo emotivo che sbraitava per uscire allo scoperto e frequentavo l’ultimo anno di liceo presso la The Dwight High School a New York (mi sono diplomato un po’ in anticipo). Seppi, con molto ritardo, che stavano da qualche tempo provinando i vari studenti per un’attività extrascolastica; per la precisione, si trattava di un musical scolastico. Pensai – “Perché no?”, potevo finalmente fare qualche esperienza amatoriale e capirne qualcosa di più, senza tante pressioni. Quando sostenni il provino, scoprii che erano rimasti solo gli ultimi ruoli più piccoli. Personaggi che dovevano ballare, cantare e presenziare quasi in tutte le scene. Mi diedero quindi il ruolo di un marinaio. Però, altro che recita scolastica! Sembrava una produzione a tutti gli effetti. Scenografie impressionanti, costumi da far invidia a una produzione vera, per non parlare della bravura dei cantanti e dei ballerini…insomma non era per nulla la recita scolastica che mi ero immaginato, dove fare un po’ di esperienza. Non mi sentivo né pronto, né preparato e così feci un passo indietro e mi ritirai. Ecco il mio primo approccio fu caratterizzato da tanta paura e senso di inadeguatezza. Decisi, così, di leggere qualcosa sull’argomento e iniziai “Il lavoro dell’attore su se stesso” e ricordo di aver fatto uno degli esercizi suggeriti; dovevo preparare la tavola mimando tutto. Così, non proprio convinto, provai dapprima a stendere la tovaglia immaginaria. La reggevo piegata tra le mani, ma a dire il vero non la sentivo per nulla. Poi la lanciai per aria lungo il tavolo, quello c’era, immaginando di prenderla dai lembi e come per magia la vidi lì davanti a me che si materializzò. Mi spaventai ritirando le mani quasi come a proteggermi e sparì quasi subito. Non riuscivo a capire come avessi potuto vederla realmente. Passato lo spavento, però, pensai – “Che figata!”. Era come se ne avessi avuto un assaggio e capii che la cosa, non solo mi piaceva ma mi fece venire voglia di indagare di più e d’iniziare un viaggio che ancora oggi continua.     



Ph Paolo Palmieri

Raccontaci del tuo personaggio nella serie Lolita Lobosco…

L’Agente Speciale Silente, napoletano e parte della squadra dei fidati di Lolita, è un personaggio che, insieme con gli altri colleghi, serve a distendere un po’ i toni drammatici della serie. Una distensione che spesso nasce da battute o commenti inopportuni.  Nella seconda puntata, per esempio, Silente è con Lolita e Forte sulla scena del delitto; una giovane donna che viveva da sola è stata uccisa. Silente se ne esce con una battuta infelice e sessista – “Certo, una donna sola!”; viene prontamente rimproverato da Lolita – “Silente! Hai qualcosa contro le donne sole?”. Lolita si sente chiamata in causa, perché anche lei è single, proprio come la vittima in questione. L’agente è imbarazzato, ancora una volta ha detto una cosa fuori luogo e cerca di rimediare maldestramente. Ecco tutto questo però avviene difronte a un cadavere, smorzandone inevitabilmente i toni drammatici e raccontando, allo stesso tempo, qualcosa in più sul personaggio di Lolita; come quando, per portare un altro esempio, nel terzo episodio il Vice Questore pensa di essere stata tradita da Danilo e sfoga tutta la sua frustrazione sul povero Silente. E’ un personaggio semplice, magari non con tantissima voglia di lavorare ma quando lo fa, cerca di captare ciò che può dai suoi superiori per migliorare.

Hai un modello di riferimento nel tuo campo a cui ti ispiri ?

Se avessi risposto a questa domanda tra i miei 16 e 24 anni avrei sicuramente detto Leonardo Di Caprio. Ho visto ogni suo singolo film, già in epoca non sospetta – cioè ben prima di Titanic – lo trovavo e lo trovo un attore straordinario. Ricordo ancora le sue interpretazioni in “Buon Compleanno Mr. Grape”, in “Ritorno dal Nulla” o “Poeti dall’Inferno”. Era un attore giovane, eppure era una spanna sopra tutti…e infatti è diventato una star. Tra i nostri attori tutti italiani, invece, ammiro tanto Elio Germano e Luca Marinelli.  Ma non ho un unico modello d’ispirazione ma più una curiosità che mi spinge a cercare di far mio ogni volta che vedo qualcosa che mi sorprende.  Guardo sempre con enorme fascinazione il lavoro che attori del calibro di Al Pacino, Anthony Hopkins e Bryan Cranston fanno sui personaggi che interpretano.



Ph Paolo Palmieri

C’è un ruolo a cui ti sei sentito molto vicino nel corso della tua carriera?

Per forza di cose è il personaggio di Salvatore nel cortometraggio “Beatrice” con Anna Galiena (può essere visto sul sito di rai cinema nella sezione corti). Dico per forza di cose perché quel corto l’ho scritto io e anche se non vivo la condizione di salute sfortunata del protagonista, quel personaggio ha una sensibilità a me vicina.

Un regista con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?

Ne posso dire due? Saverio Costanzo e Xavier Dolan. Costanzo riesce a toccare le corde del subconscio dello spettatore, evocando, mostrando senza mai spiattellare. Xavier Dolan mi piace perché osa ed è per giunta anche un ottimo attore. E’ sfrontato, arrogante ma in modo intelligente, stimolante e così anche il suo cinema.  

Hai poco tempo per fare la valigia per un weekend, cosa porti assolutamente con te?

Porterei il Kindle con tanti libri scaricati, probabilmente anche l’Ipad per vedere delle serie TV durante il viaggio. Due costumi da bagno, perché mi piace pensare che me ne andrei al mare, delle noci già sgusciate e del cioccolato 85% – sono i miei snack durante la giornata, se non ho quelli poi finisco per mangiare schifezze – infradito, scarpe da ginnastica e qualche camicia di lino. E’ la valigia di quando mi sento libero, spensierato e in vacanza.



Ph Paolo Palmieri

Progetti lavorativi per i prossimi mesi?

Ci dovrebbe essere la seconda stagione di “Lolita Lobosco” ad Ottobre, prima, però, è in uscita un film di Ivan Cotroneo, “14 giorni”, dove presto la voce a un allenatore virtuale. L’indicazione di Cotroneo nel chiedermi di fare questa piccola cosa è stata: “Hai presente l’ufficiale in Full Metal Jacket, ecco…quello!”. Ho capito subito cosa voleva e così mi sono molto divertito nella sala di doppiaggio a dare ordini perentori in inglese al personaggio interpretato da Carlotta Natoli che nel film cerca di allenarsi durante il periodo di quarantena (a causa del covid).

Sto lavorando al mio secondo corto e ci sono altri progetti in ballo ma tutto ancora da confermare, quindi ancora presto per parlarne.   

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