Federica Sabatini, un’attrice alla ricerca della sua verità

Federica Sabatini, 31 anni, di Roma, protagonista femminile della cover story cinema di MANINTOWN, si racconta senza timori, lasciando trasparire la sua attitude sognante e rivelando una verve new age, che si esprime attraverso la sua spiritualità e le sue passioni. Tra queste: la pittura (a olio), la fotografia (su pellicola) e poi i tarocchi, l’esoterismo e la psicomagia: “Metodi di varia natura che sono stati per me fonti di grandi rivoluzioni interiori ed esteriori.” Sguardo profondo e labbra carnose, un’allure un po’ parigina che si fonde ad una sensualità innata, l’attrice di Suburra – La serie pare quasi inconsapevole – o forse noncurante  – del suo fascino ammaliante: “Per me la bellezza assoluta è nella natura e nella qualità del tempo speso”, ci dice con voce calma. 

Dal carattere introspettivo ma al contempo forte e determinato, fin da giovanissima Federica capisce che la recitazione è la sua strada. Un percorso che non ha mai più abbandonato da quando verso i 13/14 anni le sue sorelle le hanno regalato un contratto con un’agenzia, spiega la Sabatini, riavvolgendo la pellicola fino alla sua infanzia. L’amore per il cinema e per il teatro la spinge poi – irrimediabilmente – nel 2010, verso gli studi di recitazione con Gisella Burinato (attrice e docente, madre dell’attore Pier Giorgio Bellocchio, ndr) e dal 2013 al 2015, al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma

Federica Sabatini, Nadia in Suburra

Il successo la travolge nel 2019, anno in cui la Sabatini è tra le nuove protagoniste della seconda stagione di Suburra – La Serie, sua prima produzione di respiro internazionale, nella quale interpreta il ruolo di Nadia (figlia di un piccolo boss di Ostia che instaura un legame sentimentale e di affari con Aureliano, interpretato da Alessandro Borghi, ndr), personaggio che la proietta verso l’olimpo del cinema. “Mi ricordo l’emozione di quando mi avevano scelta per Nadia”, racconta Federica, riconfermata anche per la terza ed ultima stagione del serial.

Total look Valentino
Total look Valentino

Dagli inizi della sua carriera ad oggi

La Sabatini però, qui non ci arriva per caso: nel 2016 si era già fatta notare nella serie di Francesco Pavolini Tutti insieme all’improvviso e in Un passo dal cielo 4 di Jan Maria Michelini. È la volta poi del film per Rai Uno Nozze romane, di Olaf Kreinsen, e la fiction Provaci ancora Prof ! – 7. Successivamente, recita nella pellicola Saremo giovani e bellissimi, per la regia di Letizia Lamartire e, nel 2019, nel lungometraggio di Rai Uno Liberi di scegliere, diretto da Giacomo Campiotti. Ma è solo l’inizio: dopo varie interpretazioni tra cinema e televisione, infatti, nel 2021, l’attrice viene scelta per vestire i panni di Rania (personaggio che la 31enne definisce com “l’antime”), nella seconda stagione del thriller Toy Boy, serie Netflix per la regia di Javier Quintas e Laura M. Campos. Questa esperienza le offre uno sguardo privilegiato su una nuova realtà permettendole di lavorare su un set spagnolo e di cimentarsi per la prima volta con una cultura cinematografica straniera.

Un viaggio nel mondo di Federica

Reduce dalle riprese di Suburra Eterna, attesissimo spin-off della serie pilota, Federica Sabatini ci parla della sua carriera e delle sue passioni più grandi, aprendoci uno spiraglio sulla sua interiorità. Dal suo rapporto con la bellezza e con il corpo, passando per la moda, fino ai suoi progetti futuri, ci confessa: “Mi piace esprimermi e il mezzo cambia a seconda del periodo.” Per MANINTOWN, l’interprete romana si esprime in maniera sublime davanti all’obiettivo di Davide Musto. Piume e ruche, tessuti fluidi che si alternano a capi strutturati – uno smoky eye le incornicia gli occhi, mettendole ancor più in risalto lo sguardo ipnotico – in uno scenario che pare prescindere il qui e ora, dominato solo da chiaroscuri, luci e ombre, Federica sembra quasi provenire da un’altra epoca, portando in scena un’eleganza senza tempo, tra pose da equilibrista e movenze da incantatrice. 

Sei stata tra i protagonisti del thriller spagnolo Toy Boy. Ci racconti di questa esperienza ?

Toy Boy è stata un’esperienza divertente che mi ha aperto una seconda vita in Spagna. Ho una serie di colleghi che sono ormai diventati carissimi amici, tra il cast e la troupe. Mi mancano molto e li sento spessissimo. È stato molto bello lavorare fuori dall’Italia, conoscere un nuovo paese per questo lavoro.

“Rania è un personaggio che mi ha divertito interpretare perché è l’antime.”

Interpreti il personaggio di Rania: oscura, a tratti ambigua ma con un’anima combattiva. Cosa ci hai messo di tuo e come lo hai costruito?

Rania è un personaggio che mi ha divertito interpretare perché è l’antime. Più le cose sono lontane da me e più mi divertono. È l’ antime perché usa delle strategie psicologiche, emotive e di azione che io non userei mai, che non riuscirei mai a prendere in considerazione. È molto più scaltra, stratega e manipolatrice di me. È combattiva, va dritta per i suoi obiettivi. 

Si tratta del primo set estero in cui hai lavorato. Come è stato prendere parte a un progetto straniero internazionale confrontandoti con una cultura cinematografica diversa e soprattutto, recitando in una lingua differente dalla tua?

Il primo mese è stato molto difficile, è servito più che altro per capire. Quando sono arrivata e abbiamo iniziato a girare eravamo nel periodo del secondo lockdown. Era tutto chiuso e io ho trascorso un mese durante il quale non potevo nemmeno visitare il posto in cui mi trovavo. Ancora non avevo recuperato del tutto la lingua: lo spagnolo l’ho studiato al liceo e per l’occasione mi sono rimessa sotto in Italia e Il primo mese è stato molto difficile, è servito più che altro per capire. Quando sono arrivata e abbiamo iniziato a girare eravamo nel periodo del secondo lockdown. Era tutto chiuso e io ho trascorso un mese durante il quale non potevo nemmeno visitare il posto in cui mi trovavo. Ancora non avevo recuperato del tutto la lingua: lo spagnolo l’ho studiato al liceo e per l’occasione mi sono rimessa sotto in Italia e quando sono tornata lì ho continuato a studiarlo. Però, il primo mese è stato di totale ambientazione: avevamo orari molto ristretti, come in Italia. È stato un impatto emotivo molto forte. Tuttavia, la mia fortuna è stata di trovare dei colleghi, tra cast e troupe, super accoglienti che mi hanno aiutata a integrarmi, hanno velocizzato il processo e sono stati pazientissimi con la lingua. Per quanto riguarda il lavoro sul set, è stato affascinante, perché ho avuto modo di scoprire abitudini molto vicine, ma al contempo molto diverse. È un’altra cultura, tra le più vicine che abbiamo, ma completamente diversa.

Total look Taller Marmo
Total look Taller Marmo

“Mi ricordo l’emozione di quando mi avevano scelta: avevo una voglia pazzesca di riuscire a sentirmi all’altezza di quella produzione, del set, del progetto”

Hai raggiunto la notorietà grazie alla tua interpretazione del ruolo di Nadia nella serie Suburra. Polimorfa e con un’emotività complessa: com’è il tuo rapporto con questo personaggio?

Io Nadia la amo follemente. Abbiamo appena finito di girare lo spin-off (Suburra Eterna, ndr). Nadia è un personaggio che ho sotto pelle, le devo tantissimo. Interpretare questo ruolo è stato un momento di crescita essenziale. Mi ricordo l’emozione di quando mi avevano scelta: avevo una voglia pazzesca di riuscire a sentirmi all’altezza di quella produzione, del set, del progetto. È stato molto, molto bello.

Come ti sei avvicinata al mondo della recitazione e quando hai capito che quella era la tua strada?

Da bambina, tra le cose che volevo fare c’era l’attrice. Era un constante per me copiare tutto quello che vedevo tra video musicali e film. Ero molto timida, abbastanza introversa e quando guardavo alcune scene nei film e vedevo le emozioni così forti che gli attori riuscivano a trasmettere interpretando i loro personaggi – avevo 8 anni – mi sono detta che volevo fare questo e ho insistito con tutta la mia famiglia, fino a quando, verso i 13/14 anni, le mie sorelle mi hanno regalato un contratto con un’agenzia, in accordo con i miei genitori. Da quel momento ho iniziato a cercare di capire come potevo funzionare io in rapporto a questo lavoro. È stata una cosa molto divertente e faticosa al tempo stesso, che è stata possibile grazie a loro che mi hanno aiutato a creare questa occasione. 

“Uno degli obiettivi più grandi della mia vita è lavorare per la mia verità: per la verità di me stessa e per la mia crescita spirituale e personale”

So che sei un’appassionata di tarocchi, esoterismo e psicomagia. Da dove arriva questa passione e come questa eventualmente influenza la tua vita quotidiana e il tuo lavoro?

Io faccio molti percorsi spirituali e tra questi sono incappata in varie letture e varie tecniche. Uno degli obiettivi più grandi della mia vita è lavorare per la mia verità: per la verità di me stessa e per la mia crescita spirituale e personale. Sono tutti i metodi di varia natura che sono stati per me fonte di grandi rivoluzioni interiori ed esteriori. Mi influenzano nel mondo di lavorare perché è come se avessi una scala di valori settata spiritualmente Inoltre, la curiosità che mi spinge sempre a cercare, mi mantiene viva su più fronti. Come quando fotografo in pellicola o dipingo – non sono né fotografa né pittrice, però, quella ricerca di contatto, di creazione delle immagini mi aiuta molto nel lavoro. Mi aiuta anche se fotografo colleghi ad esempio, perché mi spinge a osservare e l’osservazione è come la meditazione: l’osservazione interiore e l’osservazione esteriore sono delle fonti inesauribili di input artistici.

“L’osservazione interiore e l’osservazione esteriore sono delle fonti inesauribili di input artistici

Hai posato davanti all’obiettivo di Davide Musto per la cover story del prossimo numero di MANINTOWN. Come è andata?

Con Davide (Musto, ndr) mi sono divertita da morire. Ero in una giornata in cui ero fisicamente KO. La troupe è stata  molto paziente con me: sai quando l’universo ti manda delle persone carine attorno proprio nel momento in cui ne hai bisogno, se no non potresti sopravvivere a te stessa? È stato come lavorare in una bolla. Un bel lavoro di squadra. 

Che rapporto hai con la moda?

Avevo un rapporto travagliato con la moda quando ero più piccola, adesso mi diverte un sacco. Per me la moda non significa solo sfoggiare qualcosa che fa tendenza, ma indossare delle cose, anche vintage (sono una grande fan dell’armadio di mia madre e dei suoi anni Settanta), ed esprimermi: e lo faccio sia quando mi vesto completamente di nero, che quando mi riempio di brillantini, vado da un eccesso all’altro. Per me la moda quindi, dipende da come mi sento in quel momento e se voglio essere in un determinato modo, mi sento libera di farlo e mi diverte molto.

Cos’è per te la bellezza?

La bellezza è una sorta di crisi sociale: per fortuna non vuol dire niente e purtroppo vuol dire tutto. È una cosa che è oggettiva solo rispetto a dei canoni imposti socialmente e non è così importante rispetto a ciò che per noi è soggettivamente bello. Dunque, ho un rapporto molto travagliato e personale con la bellezza che mi genera molta fatica. Nella società in cui viviamo, questo concetto è utilizzato in genere nella visione più bassa, ovvero solo nelle forme (che poi è normale perché sono quelle che colpiscono l’occhio). Secondo me la bellezza è un concetto molto estendibile in realtà a tante altre sfaccettature che sono quelle che forse mi rappresentano di più perché mi riempiono di più personalmente.

Secondo me la bellezza è un concetto molto estendibile in realtà a tante altre sfaccettature che sono quelle che forse mi rappresentano di più perché mi riempiono di più personalmente

jacket and trousers Alessandro Vigilante hat Alfonso D'Este bracelets Indigeno
Jacket and trousers Alessandro Vigilante hat Alfonso D’Este bracelets Indigeno

Ti va di condividere qualcuna di queste sfaccettature?

Per me la bellezza assoluta è nella natura e nella qualità del tempo speso: questi per me sono respiri per l’anima. È lì che la trovo principalmente. 

E qual è il tuo rapporto con il corpo?

Possono esserci dei giorni in cui percepisco il mio corpo come una gabbia, come per tutti, perché viviamo tutti in un sistema culturale e sociale che ci impone una serie di cose. E poi ci sono momenti in cui sento il corpo come la mia casa che mi può proteggere ed è per me, il miglior posto in assoluto dove stare. 

Che progetti hai in cantiere?

Sto pensando molto al teatro. Poi studio all’università, psicologia. Vorrei riuscire a fare delle cose da sola, vorrei smuovere un po’ di energia creativa per scrivere qualcosa finalmente. Mi piace scrivere ma soprattutto, mi piace esprimermi e il mezzo cambia a seconda del periodo. Scrivo molto per me. Scrivo cose veloci, flussi di pensiero, cose creative, spirituali, ma mi piace di più scrivere i progetti che vorrei realizzare, le idee che ho. Ce la farò prima o poi. 

Credits

Talent Federica Sabatini

Editor in Chief Federico Poletti

Text Giulia Cangianiello

Photographer Davide Musto

Stylist Vanessa Bozzacchi, Sara Castelli Gattinara @othersrl

Styling Assistant Bianca Giampieri 

Ph. Assistant Valentina Ciampaglia

Make up: Eleonora Mantovani 

Make-up assistant Gaia Melmeluzzi  

Hair Giuseppe Criscio @germanohr @ simonebelliagency

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