Intervista a Gianni D’Addario

Gianni D’Addario, pugliese, di Gravina, è il co protagonista di Checco Zalone nel suo ultimo film campione d’incassi “Tolo-Tolo”, dove il suo personaggio spicca per il suo inverosimile cinismo. Ma è davvero un attore poliedrico, infatti tra poco lo vedremo anche a teatro con Pirandello, e poi in estate al Festival di Napoli con uno spettacolo ispirato a “La grande abbuffata” di Marco Ferreri.

Ovviamente hai iniziato il percorso attoriale con dei concorsi di bellezza?

Si, ho fatto Miss Italia, Mr. Italia e non mi son fatto mancare i concorsi nei villaggi turistici, classificandomi anche piuttosto bene mettendo i capelli lunghi! Ovviamente Gianni sta al gioco, in quanto facciamo riferimento ai repentini cambi di parrucca che ha nel film, i quali, definiscono la crescita del personaggio.

Il tuo con Zalone è un sodalizio che si protrae da diversi anni, in quanto ti avevamo già visto in “Quo Vado”.

Tutto nasce da un amico in comune che abbiamo, ovvero Francesco Asselta, che è anche il mio autore teatrale, e per una serie di connection dopo una serata assurda finita con me senza benzina nel motorino, mi son ritrovato a fare un provino il giorno seguente. Sono risultato abbastanza simpatico e mi ha preso.

Com’è lavorare in un film di Zalone, di cui si sa già che incasserà tantissimo e ci saranno tantissime critiche che creano sempre una grande aspettativa.

Prima di tutto devo dire che la responsabilità che senti addosso è davvero tanta per me, quindi immagina per lui! La verità però è anche che ci divertiamo tantissimo, e siamo come un gruppo di amici che gira un film. In quest’ultimo in particolar modo, ha preso tantissimi attori dal teatro, quindi persone che conoscevo benissimo e con cui avevo già lavorato precedentemente.

In questo film in particolare le critiche hanno largamente fatto da trailer al film.

La situazione si spiega semplicemente con il fatto che quando un film viene visto praticamente da tutto il paese, stiamo parlando quasi di rito collettivo, dove ognuno ovviamente deve dire qualcosa per parteciparvi. Soprattutto quando si fa della satira che colpisce la coscienza delle persone, gli animi si scuotono facilmente.

Con la tua escalation del personaggio che da disoccupato diventa Presidente Europeo alla commissione dell’immigrazione, ti sei ispirato a Di Maio?

No, mi sono ispirato a quello che era scritto nella sceneggiatura (vedi Luigi Di Maio) alla fine è un modo di agire che vedo quotidianamente nelle persone.

Ora come ti vedono in Puglia, la tua terra, dopo questo successo.

Posso dire di essere un uomo libero, in quanto non mi riconosce nessuno, a parte quelli del mio paese che sanno che ho fatto il film, giro tranquillamente.

Progetti futuri imminenti?

Esco al cinema con un altro film che è un’opera prima di Marcello di Noto, che dovrebbe chiamarsi, se non cambiano il titolo, “L’amore non si sà”, ed al mio fianco ci sarà la mia amica Silvia D’Amico. Posso dire che il montaggio che ho già visto è davvero bellissimo, con delle immagini stupende, vediamo come si organizzerà la distribuzione ma in primavera dovrebbe essere nelle sale. Poi sarò a teatro con “Sei personaggi in cerca di autore” per la regia di Michele Sinisi. E poi sempre a teatro per il festival di Napoli faremo uno spettacolo tratto dal film del 73’ “La grande abbuffata” con Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, un vero cult della cinematografia mondiale.

Dimmi del tuo CV?

Beh, diciamo che agli esordi il mio CV era un vero fake, in quanto nonostante io ce la mettessi tutta, non riuscivo nemmeno a fare i provini. Quindi, diciamo che ho dato largo sfogo alla mia fantasia in quanto non avevo grandi scuole da inserire, sono diventato famoso proprio per le mie invenzioni di esperienze che non avevo avuto.

Il ricordo più bello dei tuoi esordi?

Sicuramente lo spettacolo su Giorgio Gaber che feci quando avevo ventotto anni, dove giravo con cinque musicisti su di un furgone Ducato scassatissimo, con delle sponde altissime sopra che ci aveva fatto un fabbro per gli strumenti.

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