A TU PER TU CON JACOPO CULLIN, UN ANIMO COMICO DAL CUORE GENTILE

Appassionato di recitazione fin dai banchi di scuola, Jacopo Cullin cresce intrattenendo i suoi compagni con imitazioni comiche di professori e bidelli. Un talento innato quello dell’attore sardo, coltivato giorno per giorno, dai primi corsi di recitazione all’esperienza con il maestro Michael Margotta presso l’Actor’s Center di Roma. Costantemente diviso tra set cinematografico e teatro, Jacopo ha una personalità versatile; ama calarsi in ruoli ogni volta differenti, mostrando quell’animo comico e gentile che da sempre lo caratterizza.

Dalla sua esperienza televisiva di esordio presso Videolina, rete locale sarda, l’attore ne ha fatta di strada: un primo importante progetto al cinema, L’arbitro, innumerevoli spettacoli teatrali, il film per la tv Le ali. E una serie Rai campione di incassi con Luisa Ranieri, Le indagini di Lolita Lobosco, in uscita con la terza stagione a inizio marzo 2024. Qui nei panni dell’agente Lello Esposito, buono e un po’ goffo, l’attore porta in scena il suo senso di correttezza e lealtà, tratti che condivide con lo stesso personaggio.

Tanto studio e determinazione, passione e un animo squisitamente comico: questi gli ingredienti che permettono a Jacopo di spiccare il volo come attore, da sempre suo grande (e folle) sogno.  

Ritratto di Jacopo Cullin
Ritratto di Jacopo Cullin

«Ricordo la mia faccia sui manifesti tra due autentici miti del palcoscenico, Fiorello e Gigi Proietti: era una situazione surreale; di solito mi recavo in teatro per assistere agli spettacoli, non per prenderne parte accanto a dei giganti del genere»

Sei originario della Sardegna, hai frequentato lì una scuola di recitazione per poi intraprendere una carriera da attore sia sul set sia a teatro. Cosa ti ha portato a scegliere proprio questo tipo di percorso? E come si sono svolti i tuoi primi passi da attore?

Ti direi la follia (ride, ndr). Tutto è nato in maniera piuttosto spontanea; fin dalle superiori mi divertivo moltissimo nell’imitare professori e bidelli per far ridere i miei compagni. Poi, durante il terzo anno, la mia scuola ha introdotto una nuova attività da svolgere dopo la fine delle lezioni: un laboratorio di teatro. Nel momento in cui questa proposta è stata presentata alla mia classe io purtroppo ero in bagno (ride, ndr). Ero abbastanza disperato quando ho scoperto che cosa mi ero perso, tuttavia, fortunatamente, il mio migliore amico, a conoscenza del mio desiderio di recitare, si era iscritto al corso appositamente per lasciarmi il suo posto. Proprio un bellissimo gesto. E da lì è iniziato un po’ il tutto.

Poi, all’età di 18 anni, durante l’estate ho cominciato a fare l’animatore turistico a Pescara. È stato un impegno portato avanti per tre anni; d’inverno studiavo e durante la bella stagione lavoravo come intrattenitore cercando di portare sul palco tutto quello che avevo imparato alle superiori durante i corsi di recitazione. Mi esibivo tutti i giorni prendendo parte a spettacoli di tutti i tipi. È stata sicuramente una bellissima esperienza che mi ha aiutato tanto a prendere confidenza con il palcoscenico e con il pubblico. Poi, a 22 anni, ho partecipato al mio primo progetto televisivo, Come il calcio sui maccheroni, trasmesso dalla rete locale sarda Videolina. Inaspettatamente la mia presenza nel programma ha riscosso fin da subito un incredibile successo; nel giro di due settimane sono passato dal più totale anonimato all’essere riconosciuto dalla gente per strada. E all’inizio è stato piuttosto strano (ride, ndr).

Jacopo Cullin
Jacopo Cullin

Anche se ho preso parte a una sola stagione della trasmissione, quell’esperienza mi ha aperto molteplici possibilità lavorative successive. Ho partecipato a diversi spettacoli teatrali con un pubblico numerosissimo. Addirittura la tappa conclusiva del mio tour, partito subito dopo Come il calcio sui maccheroni, si è svolta di fronte a 5000 persone. Un numero spropositato considerando che all’epoca avevo solo 23 anni. Mi sembrava davvero di vivere un sogno, tutto era così assurdo e veloce. Ricordo la mia faccia sui manifesti tra due autentici miti del palcoscenico, Fiorello e Gigi Proietti: era una situazione surreale; di solito mi recavo in teatro per assistere agli spettacoli, non per prenderne parte accanto a dei giganti del genere.

Stavo vivendo un momento bellissimo della mia vita, avevo riscosso un successo incredibile in poco, anzi pochissimo tempo. Tuttavia ero ancora giovanissimo, appena ventitreenne, e sentivo di voler proseguire i miei studi per approfondire al meglio il mondo della recitazione. Così per un periodo ho deciso di mettere in pausa gli spettacoli e ho iniziato un percorso a Roma accanto al maestro Michael Margotta presso l’Actor’s Center. Qui studiavano nomi importanti che all’epoca si stavano affermando, Sabrina Impacciatore e Pierfrancesco Favino per esempio.

Jacopo Cullin
Jacopo Cullin

«L’esperienza da animatore turistico mi ha preparato a far divertire non semplicemente la mia cerchia di persone care, ma un pubblico di spettatori per me sconosciuti. E questo è stato senza dubbio un insegnamento importante»

L’esperienza sul palco durante le estati da animatore turistico, che ti ha visto prendere parte a spettacoli di ogni tipo, ti ha aiutato nei tuoi progetti svolti in seguito? Magari nel calarti in ruoli sempre diversi…

Sicuramente in me era già presente un’attitudine innata che mi ha sempre aiutato a calarmi in personaggi ogni volta differenti. Fin da ragazzino adoravo interpretare ruoli diversi per intrattenere i miei amici. L’esperienza da animatore turistico mi ha preparato a far divertire non semplicemente la mia cerchia di persone care, ma un pubblico di spettatori per me sconosciuti. E questo è stato senza dubbio un insegnamento importante.

Tra l’altro il mio capo-animatore era un appassionato di teatro, quindi, spesso e volentieri, mi ritrovavo a prendere parte in spettacoli anche di un certo spessore. Addirittura capitava di partecipare a opere di Pinter e Beckett, giusto per fare qualche nome.

Prima di soffermarci sul tuo più recente progetto, la terza stagione di Le indagini di Lolita Lobosco, ti chiedo: qual è il progetto, a teatro o sul set, a cui hai preso parte che più ti è rimasto nel cuore? Perché?

Ti direi L’arbitro, il primo film di Paolo Zucca. È stato il mio primo progetto per il cinema; un’esperienza davvero stupenda in cui ho avuto modo di recitare accanto al grande Stefano Accorsi. Abbiamo lavorato con tanta passione e serenità. In più questo progetto è capitato in un momento della mia carriera dove non stava succedendo niente di particolare. E proprio quando ormai mi stavo convincendo del fatto che non si sarebbe più mosso nulla, mi è arrivata la proposta di interpretare il ruolo di Matzutzi. Un personaggio bellissimo, dal carattere forte, che mi ha permesso di mettere in atto tutto ciò che avevo imparato durante i miei studi.

C’è un mito, del cinema o del teatro, che senti come tua fonte di ispirazione?

Onestamente non mi sono mai ispirato a nessuno. Forse ho assorbito qualcosa (o almeno spero) dagli attori che adoro fin da quando ero bambino, come Totò e Alberto Sordi. E Jerry Lewis in modo particolare.

Jacopo Cullin
Jacopo Cullin

«Nella terza stagione della serie ho avuto modo di esplorare lati del personaggio che non conoscevo e che mi hanno piacevolmente colpito; ho scoperto un Lello più profondo che diventa protagonista di scene anche drammatiche e intime»

E ora è il turno di scoprire qualcosa in più riguardo Le Indagini di Lolita Lobosco 3. Tu interpreti l’agente Lello Esposito, già presente nelle precedenti stagioni. Rispetto agli episodi già visti, vedremo un’evoluzione nel tuo personaggio (che tra l’altro si appresta a un passo importante: diventare padre di due gemelli)?

Lello Esposito rimane il personaggio buono, goffo e buffo che abbiamo conosciuto negli scorsi episodi. A cambiare sono le situazioni che si sviluppano attorno a lui, non sempre piacevoli. E proprio grazie a queste circostanze un po’ avverse, nella terza stagione della serie ho avuto modo di esplorare lati del personaggio che non conoscevo e che mi hanno piacevolmente colpito; ho scoperto un Lello più profondo che diventa protagonista di scene anche drammatiche e intime. In generale, quindi, resta quell’ironia divertente che da sempre caratterizza il personaggio, a cui si aggiunge però un suo lato più umano e fragile mai visto prima.

Ci sono alcuni aspetti del tuo personaggio in cui ti rivedi?

Mi rispecchio molto nella correttezza e nella lealtà di Lello. Fondamentalmente io penso di essere un buono, proprio come lui.

Quali sono le principali tematiche messe in scena con Le indagini di Lolita Lobosco 3?

In primis, per quanto riguarda il mio personaggio, emerge il tema della paternità. Poi sicuramente l’amicizia e l’amore sono i pilastri su cui tutta la serie si costruisce. E per quanto riguarda Lolita, tornerà la questione del rapporto con il padre che si riflette nei suoi rapporti con gli uomini.

Le indagini di Lolita Lobosco 3
Jacopo Cullin

Jacopo Cullin: «In generale io sono una persona da lieto fine; sono cresciuto con quei film di formazione che una volta visti ti lasciano addosso una sensazione bella»

Vedremo qualche colpo di scena inaspettato?

I colpi di scena saranno moltissimi, soprattutto da parte di personaggi che assolutamente il pubblico non si aspetta. Però non posso sbilanciarmi troppo a riguardo, vedrete il tutto non appena la serie andrà in onda (ride, ndr).

Parlando invece di progetti futuri, puoi svelarci qualcosa in anteprima?

A maggio riprenderò i miei spettacoli teatrali. Le prime date del tour si svolgeranno in Sardegna: sono già stati venduti tutti i biglietti nonostante qui io abbia già portato il mio spettacolo per ben quattro anni. Dopo essermi esibito a Milano, al teatro Manzoni, e a Roma, al teatro Ambra Jovinelli, proseguirò con Torino, Firenze e Bari, città che ho fortemente voluto e dove mi sento pienamente a casa.

C’è un ruolo che non hai mai interpretato in cui ti piacerebbe calarti? Perché?

Mi piacerebbe interpretare un personaggio di una di quelle commedie romantiche e al tempo stesso divertenti, un po’ in stile british. Una cosa alla Hugh Grant, tipo Notting Hill, simpatica ma anche molto emozionante e profonda. In generale io sono una persona da lieto fine; sono cresciuto con quei film di formazione che una volta visti ti lasciano addosso una sensazione bella. Oggi, spesso e volentieri, il lieto fine sembra quasi snobbato e considerato “troppo facile”; a mio parere, invece, quello è il miglior modo con cui chiudere un qualsiasi film o spettacolo. La vita è già complicata di suo, non appesantiamola ancor di più con finali tristi (ride, ndr).

Le indagini di Lolita Lobosco 3
Jacopo Cullin

Credits

Photographer: Sara Montalbano

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