La recitazione secondo Gianni Rosato: impegno, passione ed emozione

Hair Stylist:  Gian Battista Virdis di A.M. Parrucchieri Porto Torres

Gianni Rosato è un attore prolifico che nel corso della sua carriera ha accumulato un gran numero di esperienze tra teatro, tv e cinema. Originario di Catanzaro, si è trasferito a Roma per rendere la recitazione una professione, frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia e l’Actor’s Planet.
Nel 2005 è stato notato dal regista Giulio Base, che gli ha regalato il suo primo ruolo cinematografico in L’inchiesta. Da allora ha recitato in diverse serie e pellicole, passando dai titoli noti al grande pubblico (tra gli altri Un medico in famiglia e Che Dio ci aiuti) a film come Figli di Maam e Edhel, per finire con La fuggitiva, in onda su Rai 1. 


Ph: Serafino Giacone

Come è nata la tua passione per la recitazione?

«Questa domanda me l’hanno fatta spesso, non riesco a dare una risposta precisa. Ricordo benissimo che in terza elementare scrissi su un compito in classe di voler fare l’attore.
La passione per la recitazione è venuta col tempo, comunque mi è sempre piaciuta l’idea di vivere una vita diversa, magari di evadere da quelle situazioni in cui subivo il bullismo e desideravo  solo chiudere gli occhi e fuggire; poi mi sono reso conto che si trattava solamente di voglia di esplorare, di mettersi alla prova e raccontare delle storie interpretando qualcun altro.
Mi affascinava il cinema dei grandi registi italiani e non solo, negli anni della scuola restavo incantato davanti a film come E.T. L’extra-terrestre o Il tempo delle mele. Ecco, penso che la passione sia esplosa proprio lì.
La recitazione è l’arte del poter vivere tante realtà, è pensare, interagire, immedesimarsi nei personaggi più disparati. Non basta imparare a memoria la parte, bisogna compiere un lavoro interiore tremendo e meraviglioso al tempo stesso, con cui si impara a conoscere davvero se stessi e incanalare le emozioni. Amo recitare, non importa il contesto, la cosa importante è farlo al meglio, emozionandosi».

Quali sono i tuoi maestri, ideali e non?

«Idealmente avrei tanto voluto confrontarmi con chi ha fatto la storia del cinema, ad esempio Fellini, Bertolucci, Leone, Antonioni e Pasolini.
Per quanto riguarda la mia formazione, potrei stilare un elenco infinito partendo da Giancarlo Giannini, Alberto Negri, Enzo Garinei… Mi reputo fortunato ad aver avuto la possibilità di studiare con grandi autori, e di continuare a farlo. Non nascondo che mi piacerebbe moltissimo lavorare con Özpetek, Genovese, Bruno e un regista con cui ho già collaborato e che stimo senza riserve, Carlo Carlei».

Qual è la prima esperienza professionale ad averti segnato?

«Per mantenermi facevo il cameriere in un locale e una sera incontrai Giulio Base. Per farla breve, mi chiese cosa facessi nella vita, gli parlai di me, di quanto credessi nella passione per il cinema. Due giorni dopo mi chiamò la IIF, Giulio aveva visto in me qualcosa e mi diede un ruolo inL’inchiesta, così mi ritrovai a confrontarmi con nomi del calibro di Ornella Muti, Mónica Cruz e Max von Sydow; un’esperienza straordinaria, che auguro a tutti!».


Ph: Serafino Giacone

Hai lavorato anche in una celebre fiction, Un medico in famiglia: parliamo di come cambia il tuo lavoro a seconda delle diverse esperienze.

«Ho conosciuto Lino Banfi anni fa, ricordo che ci raccontò della sua infanzia difficile e, vedendolo emozionarsi, espressi fra me e me il desiderio di lavorare insieme, da una personalità del genere c’è solo da imparare.
Nella serie ho interpretato un personaggio dal carattere forte che si scontra subito con Nonno Libero, l’ho vissuto intensamente anche perché, come ho detto varie volte, amo dar vita ai personaggi sfruttando i miei trascorsi, tuttavia quando non hanno niente a che vedere con il mio passato e non mi somigliano affatto, il gioco si fa ancora più divertente».

Sono in uscita nuove produzioni a cui hai preso parte, a partire da La fuggitiva, puoi parlarcene?
«Devo dire innanzitutto che lavorare con un regista come Carlei è stata una grandissima soddisfazione, professionalmente parlando mi sono innamorato di lui da ragazzino, guardando i film su Padre Pio ed Enzo Ferrari.
Ne La fuggitiva sono Goran, faccio parte di un clan di slavi che decide di rapinare una famiglia facoltosa, alla fine però, come spesso accade, le cose non vanno come previsto… Ma non voglio anticipare nulla, si tratta di una storia davvero avvincente, che terrà gli spettatori col fiato sospeso per tutto il tempo. Andrà in onda su Rai 1 nel prime time».


Ph: Serafino Giacone

Al di là del lavoro, quali sono le tue passioni?

«Ho sempre sognato di lanciarmi da un aereo, sicuramente lo farò. Amo andare a cavallo, leggere un bel libro e confrontarlo con il film senza aspettarmi nulla in particolare. Solitamente cerco di realizzare tutto ciò che sogno ad occhi aperti e se non ci riesco va bene così, almeno non avrò rimpianti.
Mi chiedo spesso cosa farei se non fossi un attore e penso che mi piacerebbe essere un oncologo, salvare vite, dare il mio contributo alla scienza».

Quando viaggi cosa non può mancare nella valigia?

«Immagino verrebbe spontaneo rispondere con cose tipo documenti, carte di credito, cambio e così via, nel mio caso però non deve mai mancare il costume da bagno, perché ogni volta che parto la direzione è il mare, è vitale per ricaricarmi».


Ph: Gian Piero Rinaldi

Quali sogni vorresti realizzare nei prossimi anni?

«In realtà non ho sogni ben chiari, o magari sono troppi… Ho imparato comunque che sono il carburante della vita, si possono avere infiniti sogni e progetti, non ci sono limiti in questo senso, dunque ho deciso di fare una lista di ciò che amo, dei luoghi da visitare e, perché no, di tutte le cose folli che finora non mi sono permesso di provare per paura del giudizio altrui. Voglio adoperarmi affinché non passi un solo giorno senza fare qualcosa per me stesso. Bisogna sempre concedersi la possibilità di stupirsi, di meravigliarsi di fronte alle novità, si potrebbero scoprire cose che non hanno prezzo». 

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