La street art, la moda e il viaggio: Alice Pasquini

Alice Pasquini, (in arte Alicè)  è un’artista contemporanea le cui opere sono esposte sulle superfici urbane, nelle gallerie e nei musei di centinaia di città in tutto il mondo. Street artist, illustratrice e scenografa italiana, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma e in Spagna, prima all’Università Complutense poi all’Ars Animation School di Madrid, è diventata un’artista poliedrica sperimentando diverse tecniche, generi e medium espressivi. È inoltre tra le poche esponenti femminili affermate a livello internazionale tra i protagonisti del movimento street art. Noi la incontriamo a ridosso dell’apertura del primo store di Canada Goose a Milano, di cui Alice è artefice delle grafiche che verranno poi utilizzate anche per l’opening di Parigi e per gli altri store monomarca nel mondo.

Il tuo progetto con Canada Goose, un incarico importante. Come è avvenuto il processo creativo?

Abbiamo pensato alla rappresentazione di personaggi immersi nella natura, con l’utilizzo di colori naturali e in un momento di rivelazione dovuto all’immersione ed al contatto con l’ambiente. E’ questo il fil rouge che lega le opere pensate per Canada Goose a Milano e nelle altre città internazionali dove interverrò.

Quali i valori che ti legano al brand?

La vita all’aperto, l’avventura, il concetto di trovare un contatto con la natura nella città. Canada Goose nasce come capo outdoor da lavoro e questo riguarda da vicino la mia professione che si svolge all’aperto e espesso in condizioni difficili.

Il tuo rapporto con la moda.

Io ho sempre dei vestiti molto sporchi di vernice (ride). Sono molto affascinata dalla moda anche se viaggio spesso e il mio lavoro mi impone un abbigliamento estremamente funzionale.

Ti dedichi principalmente alla street art. Proseguirai a lavorare in questo senso o hai intenzione di modificare?

Il mio lavoro è legato ai muri delle città dove ho dipinto. Ma c’è anche un lavoro fatto in studio che, in quanto artista, mi porta a fare mostre personali ogni due anni, spesso legate ad un’idea  o ad un  un concetto che sto studiando in quel periodo, cercando  anche il giusto supporto per esprimermi. Ne è un esempio la mostra sui confini dove avevo utilizzato delle vecchie mappe geografiche del mondo. Oppure quando ho sperimentato la street art in 3D, stampando dei grossi poster e lasciando al pubblico degli occhiali appositi per guardarli. Piuttosto che la ricostruzione di una casa delle bambole abbandonata perché stavo facendo un lavoro sull’oggetto transizionale.

Parte tutto da una mia curiosità personale, da qualcosa che sto studiando in quel momento che poi diventa anche un corpo di lavoro per una mostra. C’è anche una vita dentro lo studio dentro al quale io porto poi le cose che trovo nei miei viaggi di strada.

Come nasce l’ispirazione nel tuo lavoro?

L’ispirazione nasce spesso dal supporto, dal contesto, dai colori del luogo in cui si trova il muro in cui andrò a interpretare, qualcosa che improvvisamente stimola la mia fantasia e ispira per poi aggiungere una storia a qualcosa che ha già una sua storia.

Hai sempre voluto fare questo sin dai tempi degli studi?

Non sapevo che un giorno la street art (graffiti ai miei tempi) sarebbe stato il mio lavoro però ho sempre saputo che avrei fatto arte nella vita

A che punto è la street art in Italia?

Diciamo che ormai sono tanti anni che esiste questa forma d’arte, quindi da quando sono nati i graffiti negli anni ’50 ad oggi c’è stata una grande evoluzione e, piano piano, avendo vissuto abbastanza l’evoluzione degli anni ’90 ad oggi, sto notando adesso un grande riconoscimento da parte delle istituzioni, magari in principio sono stati prima i marchi e il pubblico a rendersi conto, però adesso sta diventando anche una cosa istituzionale, come tutti i movimenti artistici, ad un certo punto hanno un apice, un’esplosione, poi rientrano in qualche modo in un contesto di accettazione e comprensione.

Un luogo che vorresti visitare e uno in cui consigli di andare.

Io ho dipinto in tutti i continenti tranne Antartide. Sicuramente mi piacerebbe dipingere una mongolfiera, un mio grande sogno. Fare un viaggio in mongolfiera dipinta da me. Ho dipinto barche, navi, moto, ogni mezzo di trasporto. La mongolfiera mi manca. Altrimenti un viaggio alla ricerca delle mie radici, come quello che mi ha permesso un piccolo Paese molisano come Civitacampomarano dove ora c’è un Festival di street art importante ed il Paese sta rivivendo grazie all’arte.

Il necessario da portare in un viaggio.

Bomboletta, quaderno, colori, macchina fotografica, giacca comoda, una maschera per il viso.

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