Giampaolo Sgura è un noto fotografo internazionale e da anni collabora con diverse riviste e periodici di moda, scattando foto per le copertine di Vogue, Teen Vogue, Allure, GQ e Interview. Fotografo per alti marchi come Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli, La Perla, Pomellato, Versace, Gucci e Armani, Giampaolo è al momento impegnato su diversi progetti che hanno come protagonisti famosi attori, cantanti, sportivi e celebrity di fama mondiale.
Tra gli ultimi suoi lavori troviamo quello con il magazine Icon: un numero dedicato alla New Generation del cinema italiano che racconta la moda, il costume, le storie e le passioni maschili attraverso i volti nuovi della cultura pop contemporanea e i ritratti dei talenti simbolo della nuova generazione dell’industria dello spettacolo ne fanno da sfondo.
Nello speciale moda, il fotografo Giampaolo Sgura ha dato vita a un vero e proprio inedito racconto per immagini, senza gerarchie di fama o di settore, in cui i giovani protagonisti del cinema hanno interpretato una selezione di capi delle collezioni autunno-inverno 2020 cercando questa volta di togliersi la maschera da palcoscenico ed essere se stessi.
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Come nasce la tua passione per la fotografia?
Quando ero piccolo avevo sempre delle macchine fotografiche con me. Mi piaceva inquadrare e scattare foto ai compleanni di amici e alla mia famiglia. Poi feci un corso di fotografia a Fasano e allo stesso tempo iniziai con dei ritratti ad amici e amiche in spiaggia ma senza nessun vezzo fashion o a prova di moda: una fotografia super amatoriale. Con il tempo ho cominciato a nutrire un certo interesse per la moda e iniziai a maturare il desiderio di diventare stilista. Ma vivendo al sud in piccolo paesino ho deciso di intraprendere la strada per la architettura e mettere da parte (momentaneamente) la fotografia. Trasferito a Berlino grazie all’erasmus universitario, ho ritrovato la passione per la fotografia e rientrato a Milano ho conosciuto un redattore di Glamour per il quale ho iniziato a lavorare creando un piccolo portfolio. Ed e così che piano piano è nato tutto.
Ti capita spesso fotografare attori. Nel tuo lavoro hai notato grosse differenze tra old e new generation ?
Sì, fotografo molti attori, da premi oscar ad attori emergenti. Ma devo dire che la categoria attore fa sempre parte della categoria, quella dell’essere umano: che tu fotografi un modello, un attore, un musicista o uno scrittore, davanti alla macchina fotografica cerchi di raccontare la loro vera personalità: come loro sono nella realtà, ovvero chi sono realmente. Chi molto scontroso, chi divertente, chi spaventato, chi arrabbiato, etc…
Con alcuni personaggi sul set ho stretto una meravigliosa amicizia e con altri ho persino discusso: sul set si crea una bella sinergia, la mia personalità si fa travolgere dalle altre o può generare conflitti. Non centra la categoria attore: è la categoria essere umano che deve essere immortalato e di conseguenza si crea sinergia e complicità.
Come pensi che oggi Instagram possa influire sulla fotografia tradizionale?
I social usano la fotografia ma alla fine è il soggetto che conta. Non credo che Instagram oggi influisca sulla fotografia. Purtroppo ormai la agente confonde queste cose ma la fotografia è l’“immortalizzazione” attraverso la macchina fotografica con la tecnica di ripresa: la fotografia resterà sempre fotografia, Instagram rimarrà sempre un veicolo, come il televisore o il magazine, per diffondere la fotografia. Instagram non prenderà mai il posto della fotografia.
Nel progetto Icon, dedicato alla new generation, hai avuto modo di lavorare e scattare i nuovi talenti del cinema italiano. È stato difficile per loro togliersi la maschera del cinema ed essere se stessi ?
Per il progetto Icon tutti gli attori sono stati molto disponibili e hanno dato il meglio di se stessi senza darsi troppe arie. Alcuni erano più affermati ed altri emergenti, ma tutti super positivi. Una bellissima esperienza e nessuno indossava una maschera o aveva vergogna: hanno rappresentato al meglio la loro personalità e bellezza, il loro “package”, composto da diverse cose: non solo il lato estetico, ma anche espressività e fisicità.
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Hai qualche consiglio in particolare per essere se stessi sotto la macchina fotografica ?
L’oggetto macchina fotografia purtroppo mette in soggezione tante persone, da chi si sente spiato a chi scoperto. Tanti non vogliono far vedere dei lati nascosti, ad esempio io non amo essere fotografo perché non mi riconosco nella fotografia che mi viene fatta. Come consiglio è difficile da dare, altrimenti saremmo tutti bravissimi modelli e attori. Tante persone molto belle davanti alla macchina fotografica non rendono e viceversa. Tanti mi chiedo come fare a diventare attori o modelli, ma io come prima cosa rispondo che la fotogenia è fondamentale: non basta essere belli, bisogna vedere anche come si viene in foto.
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