Onesto, trasparente, determinato Leo

Una voce calda, un grido forte che sa rappresentare dolore, delusione, ma anche fiducia nella vita e un’energia esplosiva che reagisce ad errori e ostacoli, con una maturità a tratti spiazzante.
Leo Gassmann, cantautore con un cognome importante che gli ha permesso d’immergersi completamente nell’ambiente a lui tanto familiare del cinema e del teatro, fino a comprendere quanto il suo fascino non bastasse alla sua sete di verità.

Dopo un’impennata di consensi alla dodicesima edizione di XFactor che ha portato in semifinale il suo primo inedito Piume, arriva la vittoria sul palco dell’Ariston tra le nuove proposte 2020 di Sanremo con il brano Vai bene così che precede di poche ore l’uscita del suo album Strike.
Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’uscita del suo ultimo singolo Down per farci svelare i dettagli di una personalità così consapevole e introspettiva. Ci piace descriverlo come direbbe anche Coelho nella sua MR Fonda “un bravo guerriero della luce, che predispone di un carattere sagace, nonostante possa essere precoce”.

Cosa ti ha spinto verso la musica essendo circondato da una famiglia che ha dedicato la sua vita al teatro e al cinema, cosa ha portato nella tua formazione quello che hai respirato per tutti gli anni della tua crescita?

Parliamo sempre di arte. Mio nonno diceva che si recita per essere ciò che non si è, t’immedesimi in ciò che nella vita non potresti mai essere. Nella musica è tutto il contrario: devi dare tutto te stesso per far emergere la parte più profonda di te, e più vero riesci ad essere, migliore sarà la tua performance. Crescere dietro le quinte di un teatro o di un set cinematografico mi ha fatto capire che mi trovavo dentro a qualcosa che non mi apparteneva completamente, perché il mio desiderio è sempre stato quello di esprimere e raccontare la vita attraverso i suoi dolori e le sue difficoltà, tirare fuori ogni suo aspetto attraverso le esperienze di chi la vive con le proprie debolezze e il coraggio di andare avanti.

Xfactor e San Remo sono stati per te due momenti d’esordio che ti hanno portato alla notorietà e soprattutto ci hanno fatto capire che piaci alla gente e che piace il tuo modo di fare musica.

Xfactor per me è stata una scuola musicale, andai lì perché non conoscevo nessuno che facesse musica e avevo bisogno di un punto da cui partire e nuove amicizie che mantengo ancora adesso come i Bowland, Martina, Anastasio, una penna molto speciale con cui mi confronto spesso.

Nella tua musica è molto presente questo tema della caduta e del sapersi rialzare. Leggo in molte tue canzoni una visione positivista e possibilista della vita, una saggezza a cui non siamo più abituati. Da “Vai Bene Così” a “Down”, il tuo ultimo successo, questo è un aspetto rivelatore della tua personalità.

Si sono contento che questo messaggio riesca a venir fuori perché io mi ritengo una persona abbastanza fortunata perché ho avuto modo d’incontrare persone che mi hanno dato gli strumenti per affrontare i momenti più difficili, e quello che mi piacerebbe fare è portare un messaggio di positività, in un momento storico in cui siamo bombardati di notizie negative senza via d’uscita, quando, in realtà, in questa vita una via d’uscita c’è sempre.

E si, è un po’ il tema che approfondisco in Down, il mio ultimo singolo. Parla deimostri presenti nelle nostre vite, di cui la gente cerca di liberarsi, sbagliando, perché invece dovremmo imparare ad accettarne le condizioni e conviverci, perché un giorno saranno il nostro punto di forza per superare traumi e brutte esperienze.

Down è anche una grande evoluzione che sto cercando di fare attraverso la mia musica, ci sono delle novità a livello sonoro, tra cui l’utilizzo dell’auto-tune, è il frutto di sperimentazioni a cui ho avuto modo di dedicarmi in questo lungo periodo di arresto forzato che è diventato ricerca e ispirazione, che ho condiviso con le persone di cui più mi fido.

Scrivi sempre da solo le tue canzoni?

Si, il primo album l’ho scritto interamente io. La cosa che un po’ è cambiata in quest’ultimo anno, pieno di lavoro, è stata avere la fortuna di partecipare a Sanremo e confrontarmi con altri artisti che mi hanno aiutato ad ispirarmi nei contenuti.

Qual é la canzone che più ti rappresenta?

Direi Down al momento, perché parla di determinate situazioni che ho vissuto di recente, di alcuni mostri che era necessario che affrontassi, con cui ho imparato a convivere e che ho trasformato in musica. Ovviamente ogni brano che ho scritto è legato a specifici momenti della mia, senza i quali non sarei quello che sono oggi.

In “Cosa sarà di noi” chi era quel folle che ti ha avvisato che le stelle ti proteggono da lontano?

Era il mio nonno che quando ha doppiato Mufasa, il Re Leone, ha detto “che i grandi Re del passato ci guardano da quelle stelle, perciò quando ti senti solo ricordati che quei Re saranno sempre lì per guidarti”.

Il tema del tempo che scorre e con lui la vita, l’importanza di lasciare un segno, una memoria di sé sono temi che hanno un certo peso. Li affronti in Mr Fonda. Chi era?

Questo brano è dedicato a Peter Fonda che è stato uno dei miei maestri di vita, una sorta di figura paterna che mi ha convinto a credere nei miei sogni e ad andare in fondo per raggiungere i miei obiettivi.

In alcuni brani il tuo timbro mi ricorda Brunori. Cosa ne pensi?

Adoro Brunori e ho tutta la collezione dei suoi album, dal primo all’ultimo. Penso sia il ponte tra il grande cantautorato italiano e quello che è rimasto di oggi, perché ha un modo di comunicare senza tempo, è l’unico artista che ha ancora un legame con i grandi cantautori come Dalla, De Andrè, De Gregori.

E altri generi musicali, altri artisti che hanno fatto parte della tua formazione?

A me non piace l’idea di seguire solo un genere musicale, quindi la mia formazione ha spaziato da dai The Nineteen Seventy Five all’alternative pop con nomi come i Bon Iver che hanno fatto evolvere la musica come contenuti e ricerca del suono. Ma sono anche cresciuto con i Coldplay, gli Oasis e la musica dei Rolling Stones, fino a Machine Gun Kelly. La cosa più importante per me è che s’inizi a vedere anche in Italia il germe dell’evoluzione, della libertà d’espressione che riesce ad avere la musica all’estero, e per esempio la vittoria dei Maneskin quest’anno su un palco tradizionale come quello di Sanremo è una grande conquista per tutti, per il valore e l’evoluzione della musica italiana.

Photographer: Davide Musto @davide_musto
Fashion Director: Rosamaria Coniglio @rosamaria_coniglio
Grooming: Maria Esposito @maria.esposito.makeup @simonebellimakeup @simonebellireal
Si ringrazia l’Hotel NH Collection Roma Vittorio Veneto
I.C.E. Independent Celebrities Endorsement

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