“Transmissions: the definitive story”

La storia dei Joy Division & New Order in formato podcast



“I’ve been waiting for a guide to come and take me by the hand”, questo l’invocante incipit declamato, su un drumming ipnotico, dalla profonda e tormentata voce di Ian Curtis in Disorder. Non c’è stata però per lui alcuna guida “virgiliana” ad afferrargli la mano, ad attenderlo solo i suoi demoni interiori. Ironia della sorte, una frase pronunciata anni prima dall’inquieto “The Lizard King” Jim Morrison, del quale era un grande estimatore, sembra essere stata vate e precorritrice di un medesimo destino: “Quando il mio corpo sarà cenere, il mio nome sarà leggenda”. La morte di Ian Curtis non solo ha mitizzato l’uomo-artista, ma ha fatto del gruppo post-punk dei Joy Division, dei quali era una parte per il tutto, una pietra miliare della storia musicale e delle icone immortali di un immaginario collettivo. Una storia di vita e di morte che intreccia successi, fragilità e rinascite come raccontato nel podcast, in lingua inglese, dal titolo Transmissions: The Definitive Story, uscito il 29 ottobre e prodotto da Cup & Nuzzle, l’azienda di podcast che ha collaborato con Robert Plant in Digging Deep. Un corpus di interviste inedite affidate alle memorie dei membri dei Joy Division e dei New Order (Bernard Sumner, Peter Hook, Stephen Morris e Gillian Gilbert) e ai ricordi rivissuti attraverso le testimonianze degli ospiti coinvolti come Johnny Marr, Damon Albarn, Liam Gallagher, i fratelli Greenwood dei Radiohead, Bono, Thurston Moore, Karen O, Perry Farrell, Pet Shop Boys, Stereolab.


NETHERLANDS – JANUARY 16: ROTTERDAM Photo of Joy Division, Ian Curtis and Bernard Sumner (L) performing live onstage at the Lantaren (Photo by Rob Verhorst/Redferns)

Hot Chip, Anna Calvi, Bobby Gillespie, Shaun Ryder.

La voce dal sussurro solenne dell’attrice britannica Maxine Peake ci immerge nei colori tonali e narrativi di una storia che inizia con tre semplici parole “Band seeks singer” – “Band cerca cantante”- scritte su un annuncio affisso da un giovane Bernard Sumner in un negozio di dischi di Manchester. Risposero in tanti, tra loro anche Ian Curtis che all’epoca lavorava nei servizi sociali come assistente per disabili. “Incontrai Ian all’Electric Circus. Non riesco a ricordare quale concerto fosse. Potrebbe essere stato il terzo concerto dei Sex Pistols. Era facile da individuare, aveva un giubbotto con la scritta HATE scritta in vernice arancione sulle spalle…Sono andato a casa sua a Stretford. Ian mi disse, ‘Ehi, hai sentito questo nuovo album di Iggy Pop? È uscito questa settimana.’ Non avevo mai sentito Iggy Pop. Suonò “China Girl” da quell’album e pensai fosse fantastico, me ne sono subito innamorato e ho pensato… questo è il ragazzo.” Ricorda Peter Hook.


NETHERLANDS – JANUARY 16: ROTTERDAM Photo of Joy Division, Ian Curtis and Bernard Sumner (L) performing live onstage at the Lantaren (Photo by Rob Verhorst/Redferns)


Inizia, così, l’avventura dei Joy Division ripercorsa nel primo episodio di apertura della serie. Un viaggio dagli esordi acerbi ed inesperti dei Warsaw (omaggio omonimo al brano strumentale di David Bowie), nel 1977, alla fulminea popolarità raggiunta sotto il nome romanzato scelto dal “punk colto e introverso” Ian Curtis, la “Divisione della Gioia”, ispirato al libro La casa delle bambole di Ka-Tzetnik 135633 e al tugurio delle donne ebree prigioniere nei lagher nazisti destinate all’intrattenimento sessuale delle SS. Transmissions è una storia di amici, di musica, di case discografiche, club e studi di registrazione sullo sfondo di una Manchester vuota e arrabbiata, dalla tradizione proletaria e avvolta nelle nebbie e nel grigiume di ferro, acciaio e scheletri di fabbriche, ma attraversata nelle sue fondamenta da un energetico flusso di musica e creatività. È una storia che, puntata dopo puntata, indaga in otto episodi le tappe cruciali delle due band in un ricordo corale che diventa “memoria di massa”. Dalla nascita dei Joy Divsion all’alienazione introspettiva dell’album di debutto, “Unknown Pleasures”, pubblicato il 15 giugno del 1979 dalla Factory Records di Tiny Wilson e Alan Erasmus e passato alla storia per la sua iconica e idolatrata copertina realizzata dal graphic designer Peter Saville (l’immagine raffigurante le pulsazione della pulsar CP 1919). Dalla morte scelta di Ian Curtis, suicida a soli 23 anni nella sua casa al numero 77 di Barton Street a Macclesfield il 18 maggio del 1980, alla fondazione dei New Order. Riscattandosi dal peso della precedente eredità, la formazione orfana del suo carismatico frontman si reinventa in un gruppo che rinasce da un patto solenne stretto tra amici “se uno di loro fosse uscito dal gruppo, gli altri tre avrebbero dovuto cambiare nome e genere” e così fu. Con Blue Monday, il brano cult del 1983, la band si esibisce con uno stile completamente nuovo fatto di sintetizzatori e batterie elettroniche, spingendo la tecnologia ai limiti e trovando in questo successo inaspettato il loro futuro artistico.




L’ottava ed ultima puntata di Transmissions si chiude sulla scia delle parole di Bernard Sumner:“Niente ci avrebbe fermato, niente ci ha fermato, vero? La morte di Ian non ci ha fermato, la morte di Rob non ci ha fermato, il furto di tutta l’attrezzatura non ci ha fermato, la morte di Tommy non ci ha fermato. Non c’era alcun piano B, non c’era altra opzione”. La seconda stagione della serie non è stata ancora annunciata, ma potrebbe ripartire da qui per svelarci il resto della storia, fino allo scioglimento degli anni ’90 e alle reunion degli ultimi anni.

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